Mettila a mollare in un pocha d’acqua calda et raschia via quella viscosità che ha disopra, ma non guastare, né rompere la pelle. Et cavali la lingua et li denti et in fondo del ventre, dove è il suo sexo, gli farai un buco piccholo tanto che vi possi mettere la ponta del dito et, con un cotellino o con un stecco de ligno acuto, alzirai suso per quello buco il suo budello,
tanto che l’ possi prendere con la manu involtata in un panno di tela. Et tirarlo fora pianamente, che ne venga tutto sano senza rompersi, perché la lampreda non ha in corpo niente di gattivo excepto questo budello. Et ricoglirai molto bene tutto il suo sangue, che con quello se nne fa il sapore. Et in la boccha gli mettirai una meza noce moscata et in tutti quilli buchitti che ha presso ala testa gli mettirai uno garofolo sano. Et in questa forma mettirai la lampreda in giro in un tegame di terra capace de essa lampreda et dentro gli mettirai meza oncia de olio bono con un poco d’agresto et un pocho de vino biancho, del migliore che possi havere, facendo tanta la quantità di questi licori che copra la lampreda più di meza. E di sopra gli mettirai un poco di sale facendola cocere ad ascio sopra la brascia como una torta et, quando comincia a cocere, apri con il coltello quilli buchi che sono sotto la testa et strignendola di sopra con un tagliero o altramente tanto che tutto il sangue n’esca tutto fora et mescolise con queste altre cose. Et questo cavarli il sangue il poterai fare per maiore comoditate, se più ti piace, inanzi che la metti al foco. Et per fare il suo sapore habi de l’amandorle o
nociole: senza mondare le farai brusculare con la cenere calda et nettale facendole pistare con un poca d’uva passa et con una fetta di pane abrustolato; le stemperarai con agresto et con un poca di sapa et con un poco di quello vino et altri licori sopraditti, in li quali si coce la lampreda. Et, passato ogni cosa per la stamegna, gli agiognirai un poco di zenzevero et pochissimi garofali et de la canella assai. ltem, se ’l suo sangue haverai ricolto prima che l’abi posta a cocere,
lo mescolarai con le cose sopraditte, le quali tutte inseme ponerai con la lampreda a bollire tanto che sia ben cotta. Poi la
volterai inseme con questo suo sapore in nel piattello et manderala in tavola.
Item la poterai cocere ad un altro modo, ciò è arrosto nelo spito, tenendogli sotto – quando si volta – qualche vaso attuato a questo, per ricogliere lo sangue, il grasso che, cocendosi, gucciula et escie de la dicta lampreda, che questo è ’l meglio de la sua bontate. Et con questo poterai componere et fare un sapore como ordinatamente si monstra di sopra, il quale darai con essa lampreda; ma le piccole, ciò è le lampredoze, vogliono essere arrostite ad ascio sopra ala graticola, facendoli
un sapore con suco di naranci et sapa. Et non havendo naranci, in loco
suo gli mettirai dell’agresto con un poco d’olio et di sale et de le spetie dolci. Et mentro si rostono, le bagnirai spesso col ditto sapore et, cotte, le mettirai sopra il rimanente del sapore sopraditto et
manderale in tavola.