Prendi della polpa di vitella, o quella ottima di maiale, la netterai di tutte le pellicole e grascio, la taglierai in fette sottilissime tutte uguali, la porrai in addobbo in un vaso di terra, cioè a marinare, intersecandola con un trito finissimo di petrosemolo e capperini, e per chi piacesse ancora del trito di tartufi, ci porrai del sale, del pepe e poca polvere d’aromi, e quindi ci porrai del succo di limone, ma non molto, e terrai così, finché farai le altre operazioni. Prendi delle fresche pagnotte scorzate, o la polpa dei pagnottoni, ne farai delle fette non molto spesse, dir voglio non molto doppie, ma che siano tutte precisamente uguali e di una graziosa figura, o rotonde o a mostaccioletti, e baderai che ogni due fette dovrà formare il biscotto; dopo ciò farai delle fettoline di prosciutto, ma della sola parte magra, e che sieno tagliate sottili, che debbono essere diafane, e la loro dimensione simile a quella delle fettoline di vitella, o maiale; prenderai una coppia delle fette di pane, lo bagnerai nell’acqua fresca, ne porrai una di esse nella palma della tua mano sinistra, e sopra della stessa ci porrai una fettolina di prosciutto, di poi una di vitella, con un poco di quel trito ben premuto, quindi ci porrai l’altra fettolina di prosciutto e finalmente l’altra fetta di pane, e con mano destra cercherai ben comprimere (questa è la ragione perché tutto dev’essere tagliato sottilmente, onde non avere il risultato di un grosso volume); formato che avrai così questo biscotto, potrai friggerlo in due modi: o di passarlo nel fior di farina, poscia nel battuto d’ovi, o, meglio, passarlo per una pastarella velatissima, quella per l’ostie, e friggerlo, o con perfettissimo oglio o con strutto, gondolando sempre la padella perché tutti vengano cotti uguali; li farai sgocciolare del grascio sopra di carta floscia, e l’accomoderai nel piatto proprio con salvietta al disotto.
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