Il piccolo Vialardi

Trascrizione, revisione e edizione digitale a cura di Andrea Maggi

  • Sottotitolo: Cucina semplice ed economica per le famiglie
  • Autore: Giovanni Vialardi
  • Tipo opera: Stampa
  • Tipologia testo: Ricettario
  • Collocazione geografica: Torino
  • Datazione: 1899
  • Luogo di edizione: Torino
  • Collocazione (biblioteconomica o archivistica):
  • Pubblicata il: 18/01/2022
  • Condizioni accesso: Open Access
  • Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it
  • Copyright: AtLiTeG
  • DOI: 10.35948/ATLITEG/Corpus/86

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La carne del bue di 4 a 5 anni, ucciso di fresco, non troppo grassa né troppo magra, è eccellente per fare ottimo brodo; ma è assolutamente necessario sia frolla (conservata per 3 giorni se d’estate e di 6 od 8 se d’inverno) perché resti tenera e buona a mangiarsi. Cotta tenera, sugosa, in poca acqua, stufata alla braise per 4 o 5 ore secondo l’età del bue e ridotta a cottura ristretta, è uno dei migliori alimenti e rinforzanti tanto pei sani che pei convalescenti ed è di facile digestione. Il bue lessato perde quasi la metà del suo volume. Arrosto o sulla gratella consuma meno ed è più nutritivo, ma un po’ riscaldante.

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La cucina distingue il vitello in tre età, da 1 mese a 4 lo chiama vitello da latte o sanato; da 4 a 10 vitello grosso, e più vecchio, bue. Il vitello è di grande utilità nella cucina ed il migliore nutrimento pell’uomo. La carne di sanato è un eccellente mangiare, e tanti la preferiscono alla carne di volaglia; essa è molto gelatinosa, nutritiva e rinfrescante, conviene molto agli stomachi delicati. Il miglior modo di cucinarla è di arrostirla o friggerla nel burro, o di arrostirla sulla gratella o di stufarla in fretta a sugo ridotto. Il vitello grosso è più nutritivo, dà dei brodi e sughi buoni e conviene ad ogni età ed è di facile digestione; i pezzi migliori da usarsi a far brodo sono quelli indicati a N. 1 (Vedi brodo).

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Il montone è un ottimo alimento che si confà a tutte le età e temperamenti: nutrito nelle alpi colle abbondanti erbe aromatiche ed all’aria pura, ucciso dai 10 mesi ai due anni, non troppo grasso né troppo magro e frollo, nell’inverno è buonissimo. La sua carne nutrisce molto e più di quella di vitello, ma è un po’ riscaldante ed eccita il sudore; anche nella stagione estiva se ne fa molto uso; le parti migliori sono: la coscia, la lombata, le costolette, le spalle. Si cuoce per lo più in arrosto e stufato, non usando però nell’acconciarlo il suo grasso. Il montone vecchio non è più tanto buono a mangiare, poiché sente di sego, perciò volendosene servire bisogna disgrassarlo bene e marinarlo per 2 o 3 ore con olio, aceto, cipolle, prezzemolo, sedano, sale, pepe e lauro, il tutto mescolato, oppure, per chi non ama le droghe e aceto, bagnarlo con acqua bollente; ma questo si fa quando la carne vuolsi lessare o stufare. — La capra ed il caprone hanno la carne molto inferiore a quella del montone; essa si cuoce allo stesso modo di quella di quest’ultimo. Se sono vecchi la loro carne ha un odore di sego ripugnante e può solo convenire agli uomini robusti che faticano all’aria aperta.

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Per fare buoni composti è d’uopo che le uova, la farina di meliga, il burro, il latte e la panna siano freschi, che il formaggio, l’olio, le acciughe non siano rancidi, ma di buon gusto, che la farina di fromento, le paste, la semola abbiano buon odore e che l’aceto sia di buon vino bianco.

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L’agnello, dai 4 agli 8 mesi, è un eccellente mangiare: conviene agli stomachi delicati, nutrisce poco ed è un po’ rilassante: i migliori modi di cucinarlo sono arrostirlo o cuocerlo in padella con cipolle o sulla gratella servendolo con patate, o crescione, od insalata. Il capretto si cucina come l’agnello.

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La carne del maiale dagli 8 ai 12 mesi, né troppo grassa, né troppo magra, ed usata moderatamente è un eccellente mangiare; essa è una delle carni più nutritive e saporite, però un po’ riscaldante e difficile a digerirsi; essa serve a condire varie sostanze alimentari. Il maiale fresco dell’aprile sino a tutto agosto non è buono e fa male. Si possono però adoperare in ogni stagione per condimento il lardo, la ventresca, lo strutto salati, come sono pure buonissimi il salame, il presciutto benché un po’ riscaldanti e pesanti allo stomaco. La carne del maiale si cucina quasi in ogni modo come quella di vitello, sia arrostita che stufata.

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Mettete del burro, quanto desiderate, in un tegame e fatelo friggere adagio finché sia divenuto chiaro di bel color dorato e non faccia più rumore; passatelo alla tovaglia in un vaso di terra. Raffreddato, copritelo e servitevene al bisogno, tenendolo in un luogo fresco.

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Varie sono le specie dei pesci di mare; ma qui descriverò soltanto i più conosciuti e stimati per essere cucinati. I pesci colle squame hanno la carne bianca e sono più sani e più gustosi di quelli che ne sono privi; sono poi migliori se si possono avere freschissimi. Appena preso il pesce di squama, raschiatolo leggermente, si sventra, gli si tagliano le pinne, si priva delle branchie di dietro le orecchie, e dopo averlo ben lavato si marina per 3 ore con olio, aceto e sale (Vedi n. 1, fritture magre).

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La lepre ha la carne rossa e molto nutritiva; la lepre di montagna o collina è migliore di quella della pianura, e, uccisa giovane dai 4 agli 8 mesi, è un eccellente mangiare; più vecchia ha la carne dura ed asciutta. Appena uccisa, sventratela, riempitela di carta, cucitela e conservatela sotto la pelle dai 2 ai 5 giorni in luogo fresco; spellatela, tagliatele le gambe, nettatela e lavatela bene e fatela in pezzi secondo l’uso che desiderate farne; posti in terrina, marinateli con olio, aceto, sale e pepe e 2 cipolle, un po’ di carota e sedano netti e tagliati, e lasciateli così per 12 ore circa. La carne di coniglio è pur buona, ma assai inferiore a quella di lepre. Il coniglio ha la carne bianca ed è migliore se è nutrito di grani, cavoli, carote, all’aria aperta.

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Fate rotonde e grosse come noci 30 patate buone; friggetele in un tegame con un ettogramma di burro chiarificato; cotte tenere e rosolate, mettetevi un po’ di sale, scuotetele, scolate il burro; mettete un po’ di sugo o fondo ridotto, fate che restino lucide e d’un bel colore castagno e servitele calde o per piatto, o attorno a stufati o arrosti.

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Alla cacciagione grossa, appena uccisa, levate le budella ed il gozzo, mettete nel ventre della carta asciugante, fuorché alle beccacce. La cacciagione si conserva in luogo fresco per 2 giorni se di estate, e 6 se d’inverno, più o meno, secondo il grado di calore ove si tiene; si conserva ancor meglio se, appena uccisa, sventrata, raffreddata, s’inviluppa in un pannolino e si pone nel carbone pesto o nel frumento. La cacciagione troppo frolla diviene ripugnante ed indigesta. La miglior stagione per la selvaggina è l’autunno. La cacciagione arrostita si digerisce assai facilmente.

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Appena ucciso l’animale quale esso sia o bue, o vitello o montone, o pollame, o selvaggina a peli od a piume o pesce, sventratelo; levate ad esso il gozzo se volatile, asciugate bene le parti sanguinolenti, sfregatelo internamente con sugo di limone ed aceto spolverizzato di sale con un po’ di pepe nero; riempite il ventre di carta sciugante o di pannolini bianchi. Ciò fatto inviluppate l’animale intero o a pezzi in una tovaglia o tela per ripararlo dai semi delle mosche, i quali generano subito i vermi sulla carne; tenetelo sospeso in luogo fresco in cantina all’aria corrente di mezzanotte; l’aria umida ed il calore corrompono la carne.

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Il pesce dev’essere freschissimo per essere buono. Sventratelo, levate le branchie da sotto le orecchie, raschiate le squame e lavatelo bene. La grossa trota e tinca ed altri pesci, dopo nettati e disquamati, raschiateli leggermente versandovi dell’acqua bollente sopra finché divengano bianchi. All’anguilla occorre tagliare la testa, sventrarla e, posta sulla gratella con brace ardente sotto, fare che si abbrustolisca la pelle; ciò fa che perde un po’ il grassume, bisogna inoltre raschiarla bene col coltello finché resti bella bianca, tagliare le reste all’intorno e lavarla bene. I pesciolini si nettano e si lavano. Tagliate la testa e le zampe alle rane, levate loro la pelle, sventratele, gettatele nell’acqua; cambiate questa di tanto in tanto, sinché siano divenute bianche e più grosse. Le ostriche si aprono con un coltello forte al momento di servirsene. I pesci un po’ grossi, come la trota, la tinca, l’anguilla, dopo averli nettati, si pongono in una terrina con cipolle tagliate, prezzemolo intiero, un po’ di sedano, sale, pepe, lauro, olio, aceto o sugo di limone, tutto diligentemente mischiato; e si lasciano in luogo fresco sino al tempo di cuocerli. I pesci si friggono nel burro, o nel grasso, o strutto, ma chiarificato come s’è detto ai N. 1 e 2 (V. fritture grasse).

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Uccidete polli, galline, piccioni, ecc., tagliando l’arteria sotto il collo; levate subito le budella, il gozzo e ponete in luogo di questi della carta asciugante ed un po’ di sale; perché diventi frolla la carne mettete l’animale in luogo fresco, se piccolo da 12 ore a 30 in estate e 48 d’inverno, se grosso dai 2 a 3 giorni d’estate e sino a 6 d’inverno, secondo il grado di calore del luogo ove si tiene; spennate bene il volatile senza squarciare la pelle; abbrustiatelo su fiammella di carta o meglio di carbone per togliere la pelurie: staccate la coratella col dito e fatela uscire per di sotto senza guastarla; ben lavato, forbitelo come la selvaggina a penne. — Le anitre ed oche si puliscono allo stesso modo. — Alle beccacce, beccaccini e tordi non si leva il gozzo, ma si sventrano soltanto per di sotto ad una coscia in modo che non si conosca.

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L’aringa si netta dalla pelle, si spacca in due, si pulisce dalle reste, si dissala ponendola nell’acqua o latte tiepido; posta sul piatto, si serve con sopra un po’ d’olio fino fritto con un po’ di prezzemolo, aglio, sugo di limone. Alla bottarica si leva la pelle, si taglia a fette, che poste in giro sul piatto, si servono con prezzemolo trito e olio. Il tonno si dissala nell’acqua, si taglia a fettine poste in giro sul piatto, si serve con prezzemolo e cipolla triti ed olio fino, oppure con dell’insalata verde. Le sardelle si servono nella loro stessa scatola coll’olio, o sul piatto con cipolla e prezzemolo triti. Le boghe si servono con un po’ d’insalata sotto.

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Abbiamo detto (V. avviso sul brodo) che le parti cartilaginose quali ossa, tendini, pelle, giaretto, piedi, siano di vitello, di montone o di porco, danno buona colla, se sono d’animale vecchio ne danno meno. Prendete 4 piedi di vitello e di maiale, rendeteli bianchi (V. n. 35, fritture grasse); tagliati in due per traverso, poneteli in una marmitta di adatta grandezza con acqua che li copra, più 2 bicchieri d’aceto, 2 cipolle, una carota ed un po’ di sedano netti e tagliati, 6 garofani, un po’ di pepe intero, timo, lauro; fateli cuocere per otto ore circa sin tanto che le ossa si stacchino dalla carne, aggiungendo se fa d’uopo dell’acqua bollente; nettate i piedi dalle ossa e poneteli in un piatto di terra e servitevene se volete per frittura di bas-de-soie (Vedi n. 35 fritture grasse); passate il brodo o colla al setaccio; riponete nella marmitta le ossa con un poco di acqua e bollite un po’, passate il brodo al setaccio ed unitelo all’altro; fatelo ridurre, badando che non resti troppo salato, e servitevene per fare ogni sorta di gelatina.

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Prendete 6 uova freschissime; le conoscerete per tali guardandole alla luce d’una candela se piene o no, oppure ponendole in un recipiente con acqua fresca e se stiano coricate o no orizzontalmente. Avrete in tegame sul fuoco dell’acqua che bolle; ponetevi entro le uova e lasciatele 3 minuti, se d’estate, e 3 1/2, se d’inverno, non di più, e servitele in tovaglia su piatto.

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Sotto il nome di verdura si comprende ogni sorta di produzioni ortive che servono al mangiare. Le principali categorie in cui si possono suddividere sono: Dei legumi e loro proprietà. — Diconsi legumi tutte quelle piante, i cui semi sono granelli chiusi entro i baccelli. I frutti di esse sono buoni a mangiare ancorché non giunti al punto della maturità, come fave, fagiuoli, piselli ancora verdi; i semi di esse giunti alla maturità divengono farinosi, come fave, lenticchie, fagiuoli secchi e sono nutritivi ma ventosi. Del fortume e sua proprietà. — La voce fortume comprende tutti gli ortaggi di sapore forte, cioè acre e mordace, come agli, cipolle, peperoni, ramolacci, barbaforte (rafano), capperi, senape. L’aglio è antiventoso, stomatico, appetitoso, vermifugo; la cipolla cruda mangiata in abbondanza eccita il sonno e produce male di capo, cotta poi è dolcigna, benigna, e d’ottimo condimento (Vedi guerniture N. 8); i porri hanno le medesime qualità della cipolla, la radice del rafano è diuretica, antiscorbutica, si mangia in insalata colle carni cotte. Aromi si dicono tutte le sostanze vegetali odorose; appartengono alle verdure la salvia, il timo, il basilico, il prezzemolo, la menta, la borrana, la maggiorana, il cerfoglio. La salvia è antiventosa; il cerfoglio e il prezzemolo sono diuretici, di buon condimento; la borrana, la menta, usate in piccola quantità, danno un grato sapore; il cretano o critimo (erba di S. Pietro) bisogna pure usarlo in piccole dosi, si ritiene diuretico. Insalata. — Nome generico delle erbe con che si fa la vivanda dello stesso nome. — Appartengono a questa categoria: l’insalata di campo, la lattuga, la cicoria, l’indivia, la porcellana, il crescione, ecc. — Queste piante si possono fare anche in minestra ed altri modi. La cicoria e l’indivia si ritengono buone contro la itterizia, il crescione è antiscorbutico e si mangia in insalata colle carni cotte.

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Prendete una fetta di quattro ettogrammi di lonza o di culaccio di bue frolla in punto, digrassatela, legatela, ponetela in tegame di adatta grandezza con il suo grasso trito e quanto una noce di carota o di rapa; fatela rosolare spruzzandola d’acqua; versatevi sopra dell’acqua appena da coprirla e fatela cuocere adagio con fuoco sotto e sopra per circa 4 ore; cotta tenera a sugo ridotto, ponetela su piatto; staccate la sua cottura con mezzo bicchier di acqua, digrassatela, passatela alla stamigna, versatela sopra la carne e servitela. — Il medesimo sugo è ottimo per fare zuppe e minestre per gli ammalati.

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Fate cuocere con vino bianco un bel carpione come sopra, N. 9. Avrete un’anguilla di 3 ettogrammi con altrettanto di tinche; nettatele (Vedi N. 1, fritture magre); ponete in tegame 2 cipolle tagliate a dadolini, friggetele bionde con un ettogr. di burro, aggiungetevi l’anguilla e tinca tagliate a pezzi grossi come noci; fritte un po’, mettete un cucchiaio di farina, rimestate leggermente; versatevi sopra mezzo litro di buon vino nero, sale, pepe e spezie, e fate cuocere a salsa ristretta. Ponete il carpione cotto sul piatto ovale, guernitelo coi pezzi d’anguilla e tinca con framezzo delle cipolline che avrete cotte a parte (Vedi N. 8, guerniture). Unite la salsa dell’anguilla alla cottura delle cipolline e, finita di buon gusto, versatela sopra al carpione. Ponete ancora sopra questo dei gamberi cotti (Vedi hors d’œuvres, N. 7), il tutto ben disposto di bella figura e servite caldo.

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Fate cuocere un cavolfiore come sopra N. 8; sgocciolato e fatto a pezzi, friggetelo biondo; spolverizzato di sale, servitelo allo stesso modo però senza droghe e formaggio.

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Prendete 8 costolette di vitello buone; tagliatele spesse un dito; levate ad esse le ossa e la pellicola nervosa, lasciando un pezzetto di costola lungo tre dita e netto dalla carne; schiacciatele leggermente e spolverizzatele un po’ di farina; ponetele su tegghia con burro ed, al momento di servirle, fatele cuocere a gran fuoco; rosolate da ambe le parti, non più rosse nel mezzo, tenere, sugose, spolverizzatele di sale e ponetele sul piatto; staccatene la cottura con un bicchier di brodo ridotto a sciroppo; versatelo sopra le costolette e servitele calde, e, se volete, con sotto una purée.

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Prendete 6 bei filetti di montone; nettateli dalle parti grasse, dai nervi e dalla pelle; appiattiteli un po’ schiacciandoli leggermente; tagliateli per traverso in due; poneteli a marinare con olio, aceto, un po’ di cipolla tagliata, un po’ di prezzemolo intiero, un po’ di sale, pepe; lasciateli 2 ore circa; asciugateli, intingeteli nel burro fuso, avvoltolateli nel pane grattugiato, poneteli sulla gratella al fuoco lento; appena cotti di color rossigno e non più rossi nel mezzo, disponeteli sul piatto in giro e serviteli fumanti con sopra una salsa agretta fatta come ai N. 17 e 18 (Vedi salse). I filetti di maiale o di vitello si fanno e si servono allo stesso modo.

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Preparate le rane nette come abbiamo detto a N. 1 (Vedi fritture magre); tagliatele a metà della schiena ed alla punta delle zampe, rivolgete le gambe all’insù in croce sopra la schiena; marinatele come il pesce, infarinatele e friggetele allo stesso modo.

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Pelate e nettate dalle interiora una lepre giovane, staccate i filetti della schiena e di sotto i rognoni; spolpate le coscie, le spalle; privi dai nervi e pelle tagliateli a dadi grossi il dito pollice; marinateli per 20 ore con aceto, olio. Avrete altrettanto di lardo, di lingua salata cotta, o del presciutto e dei tartufi neri pelati e tagliati a dadi, un po’ d’aglio con prezzemolo trito e mezzo bicchiere di rhum. Aggiungete tutto questo alla carne marinata, quindi una farcìa fatta con 4 ettogrammi tra coscia di vitello e raschiatura delle ossa e dei nervi, più cinque ettogrammi di lardo; tritate e pestate bene il tutto; unitegli 60 grammi di pistacchi verdi e pelati, un po’ di pepe, spezie e sale. Fate un sugo colle ossa, carcame e nervi (Vedi n. 2, brodo), e, ridotto a sciroppo con un po’ di colla, mischiatelo alla farcìa e questa colla carne tagliata a dadi; il tutto ben unito, riempitene un grosso budello di bue (Vedi n. 6, freddi); inviluppatela e fate cuocere; formate la gelatina e servite come si è detto sopra n. 5 per la galantina di volaglia. — La galantina di montone, di vitello, di cervo o di daino si fa allo stesso modo. — Invece del budello si può adoperare una fetta di carne resa sottile o meglio una vescica di bue.

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Nettate (Vedi volaglia, N. 1) una gallina faraona giovane; cucitela, tagliatele le gambe; posta in tegame di terra con un ettogramma di burro fresco, un po’ di sale, fatela rosolare, spruzzandola di tanto in tanto con acqua o brodo; finitela di cuocere con fuoco sotto e sopra; cotta tenera, servitela col sugo della sua cottura sgrassato.

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Mettete in tegame sul fuoco 2 ettogrammi di burro, unite un ettogramma di farina bianca di semola, e, fritta un po’, bagnatela con mezzo litro di fior di latte tramenando forte e formando una béchamelle spessa e ben liscia; se riesce granellata, passatela alla stamigna; aggiungete un ettogramma di fontina grattugiata ed altrettanto di cacio parmigiano, un po’ di pepe, sale, spezie, più 6 rossi d’uova; unite bene il tutto; sbattete i 6 bianchi in neve ferma, mischiateli al resto, versate il tutto in un piatto di terra, o terrina, o cassetta di carta spessa unta e non piena, entro la quale si può servire il gâteau; fatelo cuocere al forno o in tegame con fuoco sotto e sopra, cresciuto un terzo, raffermo nel mezzo, servitelo caldo.

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Rompete il verde a 6 mazzi di sparagi, mondateli e tagliateli grossi come piselli; fateli cuocere con acqua e sale bollente a fuoco ardente affinché restino verdi. Cotti teneri, sgocciolateli, e poneteli in tegame con 60 grammi di burro; fate friggere un momento, aggiungete un bicchiere di salsa bianca (V. N. 4) e un po’ di sale. Serviteli o per piatto o con filetti di pesci o sauté di volaglia.

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La laccia è un pesce di mare che risale nel fiume in primavera: è piuttosto ordinario, ha la carne saporita, ma pesante allo stomaco. Prendete una laccia fresca, netta e marinata (Vedi sopra N. 1); posta sulla gratella a fuoco ardente, cotta e un po’ colorita d’ambe le parti, non più rossa la carne presso le reste della schiena, ponetela sul piatto, versate la salsa (Vedi N. 16, salse) e servitela. Potete pure cuocerla come s’è detto a N. 34 per le tinche.

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Prendete le parti più tenere e polpose dell’animale, come filetti, lombo, coscia; netti dalle ossa, nervi, pellicola, ben spolverizzati di farina, fateli friggere nell’olio d’oliva, o nel burro, o strutto, finché siano cotti; asciutti, non più rossi nel mezzo, poneteli in una terrina, versatevi sopra una marinata come pel pesce (Vedi freddi, N. 31); posti in luogo fresco servitevene all’occorrenza. — Potete carpionare in questo modo qualunque verdura, ma fritta prima (V. fritture magre, al N. 21).

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Preparate un tritume come sopra N. 9; fritto un po’ con farina, aggiungetevi un chilogramma di carne di montone o tagliuzzata od intiera, purché ben digrassata; appena fritta mettete 6 pomidoro netti dalla pelle, parti dure, semi e acqua, un po’ di sale, pepe e fate cuocere adagio con fuoco sotto e sopra bagnandola di tanto in tanto con un po’ d’acqua o brodo; cotta tenera a salsa ridotta e sgrassata, servitela.

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Dose: 2 ettogrammi di farina bianca di semola fina, un ettogramma di burro fresco, un ettogramma di zucchero bianco pesto, un uovo intero, un po’ di cannella, un pizzico di sale. — Formate col tutto una pasta liscia, divisa in due parti; mischiate in una parte 10 grammi di cioccolato ammollito, e formate d’ambedue le paste tanti pezzetti grossi come ghiande. Avrete indi uno stampo a canestrelli ben netto, caldo ed unto di burro; ponete un pezzetto di pasta senza cioccolato ed un altro col cioccolato; chiudete il ferro, fatelo cuocere a fuoco ardito; cotti di color dorato, rivoltando il ferro d’ambe le parti, staccateli, piegateli sopra un cilindro a forma d’un tetto e serviteli.

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Friggete un poco, in un tegame, un cucchiaio di farina cotta (Vedi N. 2 delle salse); bagnatela con la cottura della cosa cui volete porre in salsa, come cavolo-fiore, carne, pesce, ma che sia ridotta e di buon gusto; fate bollire un poco tramenando finché avrete una salsa liscia, infittitela con 3 rossi d’uova sbattuti con un cucchiaio di brodo, ed un po’ di burro; passatela alla stamigna, aggiungete dei capperi, cocomeri, o funghi agretti triti o tagliati a fette sottili; servitela calda o con pesce, o carne, o verdura.

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Preparate delle tartines al burro d’acciuga come sopra, N. 9; avrete delle acciughe nette, lavate, spaccate in due, mettetene fra mezzo alle fette del pane invece della lingua; — invece dell’acciuga potete mettere uno strato di caviale (uova di pesce di gusto saporito).

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Il tordo è uccello di passaggio nell’autunno; grassotto, sa di ginepro, è eccellente. — Avrete 8 bei tordi grassotti di vigna; spennateli, abbrustiateli, sventrateli per di sotto alla coscia; ben netti, tagliate loro le gambe; inviluppati nel lardo con la foglia di vite, fateli cuocere allo spiede od in tegame, come s’è detto sopra a N. 8 per le quaglie, e serviteli con 8 crostini fatti nella salsa delle budella estratte (ventriglio) (Vedi N. 33, guerniture).

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Prendete 4 cipolle, 6 porri, un po’ d’aglio ed un po’ prezzemolo, 4 acciughe lavate, e tritate tutto finissimo; posto in tegame sul fuoco con 2 ettogr. di burro o d’olio fino friggetelo d’un color biondo; aggiungete 6 pomidoro pelati, tagliuzzati, nettati dai semi e dalle parti dure e ben giusti di sale, un po’ di pepe, spezie, fate ancor friggere adagio fin che siano cotti, quindi aggiungete 2 litri d’acqua e lasciate bollire un pochino. Avrete del buon pesce cotto con acqua e sale ed un po’ d’aceto, nettatelo spolpandolo dalle reste e scaglie; mettete la polpa tagliuzzata nel tegame dei pomidoro e versate il tutto nella zuppiera ove avrete messo delle fette di pane abbrustolite. I marinai aggiungono delle ostriche e dei datteri. Qualunque sorta di pesce sia di mare o d’acqua dolce serve per la suddetta zuppa che è eccellente di magro.

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Preparate una gelatina come s’è detto sopra N. 97, tratta dal fuoco; prima di filtrarla gettatevi entro 3 ettogrammi di buone fragole ben mature e lasciatele in essa 20 minuti senza bollire; versate il tutto sulla tovaglia e filtratela chiara; venuta fredda, mischiatele 4 cucchiai di rhum e mezzo quinto di un litro di vino di Malaga e posta in uno stampo, fatela gelare ponendole fra mezzo delle belle fragole, di cui ne avrete levate un ettogramma come s’è detto sopra N. 100, e servite. — Se fosse per ammalati non mettete né il rhum né il vino.

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Preparate una gelatina tutta finita; filtrata chiara come s’è detto sopra N. 97, più forte di colla raffreddata; unitele mezzo bicchiere di buon maraschino od alchermes od un quinto di buon vino di Madera o di Malaga od un po’ di qualche buona essenza di rosa o di cedro e, fatta gelare, servitela.

Pagina 278

Sbollentate, pelate, asciugate nette, bianche, 3 ettogrammi d’amandorle dolci con qualcheduna amara; pestatele fine nel mortaio spruzzandole con un po’ di acqua o sugo di limone affine non facciano olio; passatele al setaccio, poste in tegame non stagnato o piatto di porcellana su un calore dolce, con 4 ettogrammi di zucchero bianchissimo e pesto fino; rimestatele affinché non s’attacchino più alle dita; venuta la pasta fredda, rotolatela nello zucchero e, posta in un vaso, servitevene all’occorrenza.

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Le conserve ad uso di famiglia si compongono o di polpa di frutti cotti o di sughi dei medesimi passati allo staccio; la dose è una parte di sugo o di polpa con 4 parti di zucchero cotto alla gran piuma. Raschiate la scorza d’un arancio e di 2 limoni con un ettogramma di zucchero in pane, finché divenuto giallo, profumato, schiacciatelo e mischiategli il sugo di un limone. Fate indi bollire in tegame quattro ettogrammi di zucchero bianco in un quinto di un litro di acqua; bollito un poco, aggiungete lo zucchero profumato, mescolate e fate cuocere alla gran piuma. — Tratto dal fuoco, sfregatelo un po’ con un cucchiaio intorno alle pareti del tegame, versatelo in cassette di carta; venuto un po’ freddo, tagliatelo a quadretti, finite di seccarli nella stufa e conservateli in iscatole od inviluppati nella carta. Si fa allo stesso modo colla scorza di cedrato.

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Fate cuocere in tegame di terra 2 ettogrammi di pesche o di albicocche, o di prugne, o di mele o pere con un po’ di acqua; cotte, ridotte in purée, passatele allo staccio. Ponete indi in un tegame mezzo chilogramma di zucchero bianco con un quinto di un litro d’acqua; bollito un momento, aggiungete la polpa dei frutti; continuate a farla cuocere mestando finché ridotta in modo che ponendone una goccia su un foglio di carta s’allarghi oppure comprimendola con un dito resista un po’ alla pressione; versatela in cassette di carta; tagliatela e finitela come sopra N. 104.

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Nettate dalla pelle e semi 6 ettogrammi di mele cotogne; tagliuzzate fine, poste in tegame con un po’ d’acqua, fatele cuocere adagio, finché cotte tenere a cottura ridotta; passatele allo staccio; riposte in tegame sul fuoco con 6 ettogrammi di zucchero bianco pesto, fatele cuocere adagio mestando finché ponendone un pochetto su un piatto non s’allarghi, o su carta non trapassi l’umido; versatele in un vaso e, raffreddate, ponetele sopra un pezzo di carta bagnata nello spirito di vino; coprite il vaso con carta pecora; tenetelo in luogo fresco e servitevene all’occorrenza.

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Nettate dalla buccia e semi delle pere o delle mele; tagliuzzate fine, fatele cuocere in tegame con un po’ d’acqua, finché siano cotte tenere e ridotte in purée, passatele allo staccio; riposte in tegame con una quantità uguale al loro peso di zucchero bianco pesto, fatele svaporare e finitele come s’è detto sopra N. 106.

Pagina 280

Fate cuocere in purée con un po’ d’acqua delle albicocche o delle pesche prive del nocciolo; passate allo staccio, riposte in tegame con una quantità uguale al loro peso di zucchero bianco; cuocete e finite come s’è detto sopra N. 106.

Pagina 280

Nettate dalla pelle e semi, tagliuzzate fine delle mele o delle pere, o pesche, o prugne; poste in un tegame di terra con un po’ d’acqua, ed una sottile scorza di un limone, o canella, coprite e fatele cuocere adagio, finché cotte tenere; aggiungete tanto zucchero bianco quanto era il peso del frutto prima di cuocerlo e privo della buccia e semi; continuate a far cuocere adagio, rimestando finché si ottiene una purée sciropposa e spessa; versatela in un vaso e, raffreddata, copritela e conservatela come s’è detto sopra N. 106. — Questa serve per fare delle charlottes, farcire delle focacce, o pasticcietti, o delle croste dorate.

Pagina 280|281

Prendete due chilogrammi di longia di bue, disossatela, sforacchiatela con un grosso ago o meglio lardellatela (Vedi n. 4, bue); posta in un vaso di terra con due ettogrammi di sale pesto, più 15 grammi di salnitro, sfregatela bene; aggiungete un po’ di spezie, pepe, cipolla tagliata, un po’ di ginepro, di cocciniglia o straccia di levante, timo, lauro, garofani; sfregatela un po’ tutti i giorni con un poco di sale, e ciò per 16 dì più o meno, tenendola in luogo fresco e coperta con un peso sopra affinché stia immersa nel suo liquido; legata con filo spago, e posta in una pentola di adatta grandezza coperta d’acqua con un po’ di vino nero, fatela bollire adagio por 4 ore circa, finché tenera; netta e tagliata servitela calda con purée di lenticchie o patate, oppure fredda con gelatina fatta come al n. 3 (Vedi freddi). — La lingua, il montone, oca od anitra, si preparano allo stesso modo cuocendoli più o meno e si servono caldi o freddi come sopra.

Pagina 232|233

Fate cuocere un carpione come sopra, N. 9; a metà cottura lasciatelo raffreddare. Fate quindi una farcìa con 3 ettogrammi di carne di luccio netta dalla pelle e reste; pestatela fina nel mortaio con 2 ettogrammi di burro e 2 ettogrammi di mollica di pane cotta con mezzo bicchiere di fior di latte, divenuta asciutta e fredda, più un po’ di sale, pepe, spezie, prezzemolo ed aglio triti, ed un uovo intiero; il tutto ben pesto ed unito passatelo al setaccio e fate che resti ben liscio. Asciugate il carpione: posto su tortiera unta, fategli sopra uno strato di farcìa spesso uno scudo, lisciatelo; umidito di bianco d’uovo, decoratelo con tartufi neri a forma di squame di pesce; copritelo con carta unta e ponetelo al forno o ponetegli della brace sopra affinché la farcìa si raffermi. Fate col resto della farcìa tante pallottole (Vedi N. 60, zuppe), unitele ad una salsa magra (Vedi N. 20, salse). Ponete il carpione sul piatto, guernitelo di detta salsa, e servite.

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Fate cuocere due bei cavolfiori come sopra N. 8; posti sul piatto versategli sopra la salsa rémolade (Vedi N. 13, salse), oppure altra salsa di vostro gusto.

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Prendete una costoletta di bue mortificata e spessa due dita; levatele l’ossa, nettatela dai nervi, schiacciatela un po’; nettate e tagliate un po’ la costola, marinatela per due ore circa con olio, sugo di limone od aceto, sale, pepe, prezzemolo; ponetela sulla gratella su brace ardente, fatela abbronzire d’ambe le parti; appena cotta, sugosa, non più rossa nel mezzo, servitela su piatto guernendola con patate cotte come a N. 1 (Vedi guerniture) e con sopra una salsa à la maître d’hôtel fatta come a N. 16 (Vedi salse).

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Preparate 8 costolette come sopra N. 10; marinatele con un po’ d’olio, aceto, sale, pepe e prezzemolo; lasciatele così due ore, asciugatele; bagnate nel burro fuso, poste sulla gratella con brace ardente, fatele abbronzire da ambe le parti; cotte, non più rosse nel mezzo, servitele con sopra una salsa agretta di funghi.

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Prendete un chilogramma di bel fegato tenero di sanato; levategli la pelle, tagliatelo a fette larghe 3 centimetri e spesse 5 millimetri; intingetele nell’uovo sbattuto con sale e un po’ di pepe, avvoltolatele nel pane grattugiato; mettetele su tegghia con del burro chiarificato; fatele cuocere a fuoco lento rivoltandole finché siano d’un colore bronzino e non più rosse nel mezzo; cotte tenere e sugose, servitele calde.

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Avrete delle rane grosse come s’è detto sopra; tagliatele lasciando attaccate soltanto le due coscie, ad una levate l’osso, ed all’altra rovesciate la carne all’ingiù, lasciando l’osso netto, a forma d’una pera (se non sono abbastanza grosse infilzatevi nell’osso delle altre coscie prive dell’osso), marinatele, asciugatele, infarinatele; intrise nell’uovo sbattuto con un po’ di sale, pepe, spezie, un po’ di formaggio, friggetele in molto olio. Cotte d’un bel color dorato, servitele calde con prezzemolo verde nel mezzo.

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Avrete sul fuoco una casseruola con acqua bollente salata, gettatevi entro 4 ettogrammi di piselli raccolti di fresco, ben uguali, teneri, puliti e sbaccellati; cotti teneri, ben verdi, sgocciolateli e poneteli in tegame con un ettogramma di burro fresco, un po’ di sale, pepe; appena il burro sarà fuso unite del sugo di buon gusto e, ridotto a sciroppo, servite.

Pagina 56|57

Il merlano è un pesce fino, molto stimato, principalmente quello del Mediterraneo; è migliore nell’inverno che nell’estate; ha carne bianca, di buon gusto che si digerisce facilmente ed è ottima per farne farcìe. Prendete un merlano fresco, nettatelo (Vedi sopra N. 1), cuocetelo con acqua, aceto, sale, e servitelo guernito come s’è detto per la trota (Vedi N. 15, trota), oppure servitelo arrostito (Vedi N. 6, fritture magre).

Pagina 186|187

Prendete 2 chilogrammi di piccoli cetriuoli grossi il dito mignolo, freschi e verdi; tagliati un po’ alle due estremità, foracchiateli con spille, rotolateli in uno strofinaccio o asciugamano nuovo con 2 ettogrammi di sale pesto grossolanamente; posti in una terrina col medesimo sale lasciateli per 24 ore; scolate l’acqua che hanno gettato; versatevi sopra dell’aceto bollente di vino bianco e lasciateli così per 24 ore, finché siano venuti gialli; scolate l’aceto; fattolo bollire, versatelo di nuovo sopra e fate così per tre giorni di seguito; nel quarto giorno fate bollire l’aceto, gettate in esso i cetriuoli scuotendoli sovente sino all’ebollizione per farli rinverdire; scolate i cetriuoli; posti in altro buon aceto bianco, poneteli nei vasi od albarelle di vetro e conservateli chiusi in un luogo fresco. — Se volete potete fare cuocere insieme delle cipolline ed aggiungere nell’ultima cottura delle foglie di serpentaria (estragon).

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Preparate del montone come s’è detto sopra, N. 10; ma invece dei pomidoro mettete 8 ettogrammi di funghi piccoli, duri, freschi, netti e tagliati a fette, più 2 cucchiai d’aceto; il tutto cotto tenero, servitelo come sopra.

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Ponete in una terrina 2 ettogrammi di zucchero bianco pesto, 2 ettogrammi di farina bianca di semola stacciata, 6 uova intere e un ettogramma d’amandorle dolci sbollentate, pelate, nette e pestate, passate al setaccio; mescolate il tutto insieme formando una pasta liscia, aggiungete 2 ettogrammi di burro fresco fuso e chiarificato; unite, versate il tutto in una tegghia unta, spolverizzata di zucchero in grana mischio con 30 grammi d’uva passa, netta dal gambo; fate cuocere al forno caldo il tutto finché moderatamente cotta, raffermo nel mezzo e di un bel color dorato.

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Mettete in tegame sul fuoco 2 litri d’acqua salata o brodo, e quando bolla, versate, poco per volta, dopo aver levato un po’ d’acqua, 9 ettogrammi di farina di meliga macinata di fresco e setacciata; formate una poltiglia liscia e colante aggiungendo un po’ dell’acqua messa a parte se è troppo dura, oppure un po’ di farina se troppo molle; cotta a suo punto, unitele un ettogramma di burro fresco, un ettogramma di cacio parmigiano, e, giusta di sale e colante, versatela in uno stampo unto, al fondo del quale avrete posto una corona d’uccelletti già arrostiti nel burro, oppure delle quaglie, o tordi, o salsiccia, o braciuoline; raffermata un momento versatela sul piatto con sopra il sugo della cottura degli uccelli e servitela calda. Se è al magro non mettete gli uccelli, né altro di grasso, ma dopo averla versata sul piatto fatele un buco e riempitelo di fonduta fatta come a N. 5 (Vedi composti), o di salpicon al magro.

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Prendete un cucchiaio di farina cotta (Vedi N. 2 delle salse) e, fritta un poco, aggiungete del brodo buono al grasso od al magro e tramenate forte a fuoco ardito; cotta un poco e ben liscia, legatela con 3 rossi d’uova e passatela alla stamigna, aggiungete un po’ di prezzemolo trito impastato con 60 grammi di burro, il sugo d’un limone, sale, pepe e servitela che vada di gusto, con carne, pesce, o verdura.

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Nettate due galline faraone giovani; tagliatele in sei parti e date loro bella forma disossandole un po’; poste in tegghia con burro, sale, fatele rosolare a gran fuoco; bagnatele con mezzo bicchiere di vino di Madera, più uno di brodo e fatele cuocere tenere; mischiatevi 60 grammi di tartufi bianchi, netti e tagliati, il sugo di un limone, un po’ di prezzemolo trito e servitele.

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Avrete degli uccelletti come passeri, merli, stornelli od altri; netti bene come le quaglie (Vedi N. 8, quaglie), arrostiteli in tegame con burro, sale ed un po’ di lardo raschiato e fateli cuocere con fuoco sotto e sopra spruzzandoli d’acqua, se fa d’uopo; cotti teneri, sugosi, serviteli col sugo della loro cottura sopra una polentina (Vedi N. 12, composti) o sopra un buon risotto (Vedi N. 23, zuppe).

Pagina 149

Potete servire per hors d’œuvre delle carni fritte o arrostite sulla gratella, delle uova al guscio, dei pesci cotti sulla gratella, varie verdure in insalata con uova toste, dei briozzi, tortelli alla milanese.

Pagina 22

Mondate 3 carote, 4 rape, un po’ di sedano, 4 porri, tagliateli a filetti lunghi 2 centimetri e spessi 2 millimetri, metteteli in tegame sul fuoco con 2 ettogr. di burro e friggeteli finché biondi, rimestandoli; aggiungete 2 indivie, 2 lattughe, alcune foglie di cavolo e d’acetosella, il tutto mondato, lavato e tagliato fino; fate ancor friggere a color biondo; bagnate con due litri di buon brodo al grasso od al magro, o con acqua e finite di cuocere; giusto di sale, versate nella zuppiera, in cui avrete del pane seccato a color biondo in padella od al forno, e servite.

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Siccome lo zucchero trattiene la cottura di qualunque frutto cuocendo insieme, ed invece di amollirlo lo indurisce, perciò bisogna prima cuocere questo quasi nell’acqua. Prendete un chilogramma di pere o di mele renette; pelate e tagliate in due od intere, nette dai semi gettatele nell’acqua. Avrete indi in tegame su fuoco mezzo litro di acqua, più o meno, il sugo e la sottile scorza di un limone ed un ettogramma di zucchero. Ponete entro le mele e fatele cuocere poche per volta; venute tenere (badate non si disfino), ponete man mano le cotte sopra uno staccio o piatto; quando le abbiate tutte cotte, levate la scorza del limone dalla cottura rimasta; aggiungete in questa due ettogrammi di zucchero; riponete in essa le mele e bollite un po’ nel sciroppo ridotto; servitele nella compostiera col loro sciroppo.

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Siccome lo zucchero trattiene la cottura dei frutti, così l’acido o sugo del limone li conserva bianchi. Volendo fare una composta di pesche o d’albicocche o d’altro frutto ben maturo per cui ci vuole poca cottura, gettate il frutto nell’acqua bollente per poterlo sbucciare con facilità o meglio levate ad esso la buccia senza porlo nell’acqua; spaccato in due e privo del nocciolo, gettatelo in tegame sul fuoco in cui avrete peso uguale d’acqua di zucchero appena fuso; cotto il frutto un po’ e ridotto a sciroppo, servite.

Pagina 281

Fate fondere in tegame largo e piatto sul fuoco due ettogrammi di zucchero bianco con un quinto di un litro d’acqua ed il sugo di 2 limoni; bollito un 10 minuti, gettate entro un chilogramma di buone fragole fresche, mature al loro punto e, ben nette e lavate, scuotete il tegame in modo che le fragole s’immergano bene nel sciroppo; versate subito nella compostiera affinché restino intiere, e servitele. Invece di farle cuocere, potete servirle unite ad un po’ di zucchero bianco pesto con un po’ di rhum, o qualche altro buon liquore, o vino di Malaga o di Madera, o buon vino nero.

Pagina 281|282

Avrete dei lamponi o delle more di rovo fresche, mature al loro punto; nette e lavate, servitele con zucchero mischio con un po’ di liquore o vino, oppure cotte al sciroppo come s’è detto sopra N. 112 per le fragole.

Pagina 282

Levate il picciuolo e lavate 7 ettogrammi di ciliege o di amarene poste in tegame sul fuoco con un quinto di un litro d’acqua, 2 ettogrammi di zucchero bianco, fatele cuocere finché tenere e ridotte a sciroppo, versatele nella compostiera e servitele.

Pagina 282

Preparate e levate il nocciolo e fate cuocere delle ciliege in ogni modo come sopra N. 114, ma invece dell’acqua mettete 2 quinti di un litro di buon vino nero e un po’ di cannella di Ceylan; cotte a sciroppo e ridotte a metà, servitele calde nella compostiera con sotto 8 crostini di pane abbrustolito e grossi come scudi.

Pagina 282

Nettate dalla scorza 6 buoni aranci maturi al loro punto, tagliateli a ruotelle per traverso spesse 2 scudi; posti in un piatto con due ettogrammi di zucchero bianco pesto e 6 cucchiai di rhum, o di vino di Malaga o di Madera, o di altro liquore, più la scorza grattugiata di un arancio; lasciateli così per due ore mescolandoli di tanto in tanto, quindi serviteli col loro sciroppo.

Pagina 282|283

Avrete mezzo chilogramma di fette nette di un buon popone lunghe e larghe tre dita e prive della scorza e rete coi semi; poste nell’acqua bollente fatele cuocere finché tenere; scolata via l’acqua, aggiungete 3 ettogrammi di zucchero bianco, mezzo bicchiere d’aceto con altrettanto d’acqua; fatele bollire finché ridotte a sciroppo e servitele.

Pagina 283

Lavate nell’acqua mezzo chilogramma di belle e buone prugne secche; poste in tegame di terra sul fuoco con mezzo litro d’acqua, un bicchier di buon vino nero, fatele cuocere finché un po’ tenere; aggiungete 2 ettogrammi di zucchero bianco pesto; continuate a cuocerle finché tenere ridotte a sciroppo e servitele.

Pagina 283

Levate la scorza ad un chilogramma di castagne (marroni); poste in tegame sul fuoco, coperte d’acqua, con un po’ di finocchio, un pizzico di sale, fatele cuocere adagio finché tenere; sgocciolatele e levate loro la seconda buccia; riposte in tegame con 2 ettogrammi di zucchero, mezzo bicchier di acqua, la scorza grattugiata di un limone, od un po’ di acqua di fiore d’arancio fatele bollire finché ridotte a sciroppo, e servitele. — Potete servirle appena cotte e senza levare la seconda buccia.

Pagina 283

L’arzagola rassomiglia ad una piccola anitra, si nutre di pesce come il pollo d’acqua, epperciò è concesso il mangiarla di magro. — Avrete un’arzagola spennata, sventrata, abbrustiata; lavatela; tagliatele la testa e le gambe, arrostitela in tegame con burro, cipolle e sale; cotta tenera, servitela con guernitura di cipolline (Vedi N. 8, guerniture). — Lo stesso fate del pollo d’acqua.

Pagina 149|150

Preparate una polenta come sopra N. 11; versata in tegghia dello spessore di un dito, lasciatela raffreddare; tagliatene con uno stampo tante cassettine o tonde o quadre, fatevi un buco nel mezzo della stessa forma della cassetta e riempitelo d’un buon salpicon; ricoprite il buco col poco di polenta che avete levata per fare il buco; ponetele su tegghia, spolverizzatele con formaggio misto con crosta di pane rossa grattugiata fina; versate sopra un po’ di burro fritto biondo; copritele con fuoco sopra e meno sotto, o, meglio, ponetele al forno, e, ben colorite bionde, servitele calde. Potete pure riempirle di fonduta, o d’uova miste con tartufi bianchi.

Pagina 69

Fate cuocere un cavolfiore come sopra N. 8; fate col brodo della sua cottura e con del fior di latte una salsa come s’è detto sopra N. 9, infittitela con due rossi d’uova sbattuti con un po’ d’aceto, sale, pepe e spezie; aggiungetevi un pezzetto di burro fresco, unite il tutto sul fuoco senza lasciarlo bollire, e formate una salsa liscia e colante, mischiatele 30 grammi di capperi all’aceto, versatela sul cavolfiore e servite.

Pagina 202

Prendete un chilogramma di carne di montone o di collo o di spicchio di petto; sgrassatela, fatela in seguito bollire per 5 minuti, e tagliatela a pezzi. Ponete in tegame sul fuoco 6 cipolle tagliate ed un ettogramma di burro e friggetele bionde. Aggiungete la carne, 30 grammi di farina; fritta un po’, versate due bicchieri d’acqua ed altrettanto di buon vino o mostarda, un po’ di sale, pepe, spezie e fate cuocere; cotta tenera a salsa ridotta, servitela sgrassata.

Pagina 133

Tagliate 6 costolette di vitello da latte, spesse due dita; nettatele dalla pellicola nervosa e dalle ossa lasciando un pezzo di costola lungo tre dita; schiacciatele un po’, piantate in esse qua e là dei tartufi neri, della lingua salata e cotta, del lardo, dei piccoli cetriuoli verdi, il tutto tagliato grosso come fave; poste in tegghia con burro, fatele friggere un po’ bionde da ambe le parti; aggiungetevi 2 bicchieri di brodo o sugo con mezzo bicchier di vino di Madera, un po’ di sale e fatele cuocere adagio. Cotte tenere e sugose, ridotte quasi a fondo, togliete loro la superficie sotto e sopra ed all’intorno acciocché somiglino marmoreggiate; poste in giro sul piatto, staccate la loro cottura con un po’ di salsa spagnola e versatela sopra aggiungendovi nel mezzo un intingolo alla financière (Vedi N. 29, guerniture).

Pagina 119|120

Avrete un prosciutto o altro dei suddetti pezzi salato; tagliate via le parti rancide; resolo netto disossatelo, tenetelo 40 ore in molta acqua cambiandogliela sovente, inviluppato in una tela o non, ponetelo in una marmitta con acqua ed una quinta parte di vino nero, più 2 cipolle, una carota, un poco di timo, lauro, fate bollire adagio per 4 o 5 ore. Se lo volete servir caldo, sgocciolatelo, nettatelo dalla cotenna dura, tagliatelo a fette per traverso; riunito insieme sul piatto, servitelo con qualche purée sotto; oppure lasciatelo raffreddare in vasi di terra colla sua cottura e servitelo per freddo con gelatina. — La spalla detta S. Secondo, la bondiola, il coppo, la lingua salata, si dissalano e si fanno cuocere allo stesso modo più o meno sin che siano tenere; si riconosce ciò se col forarle con un grosso ago questo passa facilmente da parte a parte. — Il zampino non si dissala, s’inviluppa in un pannolino e si fa bollire per cinque ore in una navicella con acqua ed un po’ di vino e si serve con choucroute o purée di lenticchie fatta come a n. 17 (Vedi zuppe).

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Mozzate le due estremità a 4 ettogrammi di fagiuolini raccolti di fresco e verdi, tagliateli come piselli e gettateli nell’acqua salata bollente sul fuoco. Cotti teneri, scolateli, poneteli in tegame con 60 grammi di burro fresco; fritti un poco, mischiatevi un po’ di salsa bianca (V. N. 4) ovvero un cucchiaio di farina cotta (V. N. 2 delle salse), bagnandola con brodo o sugo ridotto; aggiungete mestolando bene, il sugo d’un limone, un po’ di sale, pepe, noce moscata ed un po’ di burro. Serviteli come s’è detto degli sparagi (V. N. 10 delle guerniture).

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Prendete 2 chilogrammi di fagiuolini verdi freschi, teneri; rotti alle due estremità per levare i fili, poneteli in una terrina con 2 ettogrammi di sale pesto; lasciateli così per 6 ore; scolate via l’acqua, copriteli di aceto forte di vino bianco, finiteli e conservateli come si è detto sopra. N. 11, pe’ cetriuoli. — I capperi ed i peperoni si conservano allo stesso modo tagliando a questi ultimi il gambo e foracchiandoli bene con un ago.

Pagina 305|306

Sventrate 2 carpioni, di 2 ettogrammi ciascuno; lavateli, tagliateli in due, levate tutte le reste, passate un coltello che tagli bene fra la carne e la pelle e così avrete i filetti netti; date ad essi una bella forma a cuore, decorateli piantandovi, dopo averli umiditi con bianco d’uovo, delle fettine di tartufi neri grosse un centesimo, e di citrioli all’aceto posti di bella figura a forma di squame; posti in tegame con burro fuso, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra per 10 minuti; spolverizzati di sale, serviteli con sotto la lattata di patate (Vedi N. 21, guerniture).

Pagina 171|172

Prendete un chilogramma di filetto di bue frollo in punto; netto dai nervi e dai tendini, tagliatelo a fette spesse e lunghe due dita, schiacciatele un po’, marinatele e fatele cuocere come s’è detto sopra, N. 11, per la costoletta; e servitele con sopra la salsa Robert fatta come a N. 17 (Vedi salse).

Pagina 112|113

Dopo aver preparato il fegato cotto e finito sul piatto, come s’è detto sopra, N. 11, aggiungete delle cervella fritte alla milanese (Vedi N. 7, fritture); più ponetevi ancora nel mezzo della coratella cotta come a N. 31 (V. guerniture) e servite caldo.

Pagina 83|84

Levate i filetti al pesce che desiderate, sia carpione, trota, persico, pulendoli dalle reste e dalla pelle; marinateli, asciugateli, infarinateli uno per volta, intingeteli nell’uovo; gettateli nell’olio bollente; friggeteli e serviteli come s’è detto sopra, N. 11, per le rane.

Pagina 97|98

Sbattete in una terrina 16 decagrammi di burro appena fuso, con 2 grammi di sale e 30 grammi di zucchero pesto; venuto bianco, aggiungete uno per volta 3 rossi d’uova e 2 uova intere, poi 25 decagrammi di farina bianca stacciata e 20 grammi di lievito di birra fresco; asciutto, sciolto con mezzo bicchiere di latte tiepido e passato alla stamigna, unite bene il tutto, formando una pasta molletta; mischiatele ancora 30 grammi di scorza d’arancio confettata e tritata, 6 cucchiai di vino di Malaga o 3 di rhum, 30 grammi di marzapani amari schiacciati; versate il tutto in uno stampo o tegame unto; lasciatelo levare al tiepido per 4 ore circa e, cresciuto del doppio, cuocetelo e servitelo.

Pagina 245|246

Avrete un merlano di 4 ettogrammi, netto e marinato (Vedi sopra N. 1); fatto a forma di cerchio con la coda in bocca, legatelo con filo spago. Tritate quindi fini una mezza cipolla, un po’ d’aglio e prezzemolo, due acciughe lavate e nette dalle reste, un po’ di capperi: posto il tutto in tegame con un ettogramma di burro, friggetelo asciutto, aggiungetevi mezzo cucchiaio di farina e, fritta un po’, bagnatela con un bicchiere di vino bianco ed altrettanto d’acqua, un po’ di sale, pepe e spezie. Ciò fatto, ponetevi entro il merlano e fatelo cuocere adagio con fuoco sotto e sopra; cotto a salsa ristretta, posto sul piatto, servitelo. — Riesce pur buono se vi aggiungete a cuocere insieme dei funghi freschi, netti e tagliati, ovvero dei pomidoro pelati, tagliati, e privi dei semi, più il sugo di un limone.

Pagina 187

Nettate bene un grassotto e giovane pollo d’India (Vedi volaglia, N. 1); tagliate le gambe, raccorciate le coscie; cucito di bella forma, steccategli bene il petto e le coscie con pezzetti di lardo tagliati grossi come una penna da scrivere e lunghi tre dita; infilzato nello spiede, legato fermo, inviluppato con un foglio di carta unta con sale, ponetelo sul girarrosto a fuoco forte da principio, bagnatelo di tanto in tanto con burro fuso, e, divenuto ben colorito, diminuite il fuoco e finite di cuocerlo; tenero, non più rosso nel mezzo delle coscie, d’un bel color dorato, levate la carta, tagliatelo a fette sottili in più gran numero che potete secondo la grossezza del pollo; disossatele dando ad esse bella forma; poste sul piatto, guernite di crescione in insalata o di crostini di pane fritti nel burro con un po’ di sugo ridotto, servite. — Si arrostisce in tegame con burro e sale, e con fuoco sotto e sopra spruzzandolo d’acqua o brodo, o, meglio, al forno, e si serve allo stesso modo. — Se prima di arrostirlo allo spiede si pone sopra al pollo una larga fetta di lardo che l’inviluppi, o, arrostito in tegame, si pone anche un po’ di lardo, la sua carne resterà più sugosa e di buon gusto.

Pagina 154|155

Impastate 3 decagrammi di farina con 6 decagrammi di burro; posto in tegame con un bicchiere d’acqua, un po’ d’aceto o sugo di limone, sale, pepe, noce moscata, fatela bollire un po’ mestando forte finché formiate una salsa spessa e liscia, unitele del burro fresco in proporzione della quantità della salsa e servitevene per carne, pesce, verdura.

Pagina 47

Lavate nell’acqua calda mezzo chilogramma di buone castagne bianche; poste in tegame, coperte d’acqua tiepida, con un pizzico di sale, fatele bollire adagio finché tenere e ridotte a sciroppo, aggiungete un ettogramma di zucchero, un po’ d’acqua di fior d’arancio, o d’altro gusto e, ridotte a sciroppo, servitele.

Pagina 283|284

Pelate liscie due chilogrammi di pere dette martin sec; tagliate ad esse il picciuolo a metà, levate ad esse un po’ il torsolo facendo un piccolo buco e ponetele in tegame sul fuoco; coperte d’acqua con una quinta parte di vino bianco o nero, un po’ di cannella o scorza di limone, copritele e fatele cuocere adagio finché tenere; aggiungete 2 ettogrammi di zucchero; continuate a cuocerle finché ridotte a sciroppo e servitele.

Pagina 284

Ponete in un tegame di terra tante pere quante ne può contenere; bagnatele con un po’ di vino nero; aggiungete qualche chiodo di garofano, un po’ di cannella ed un po’ di zucchero; fatele cuocere adagio con brace sotto e sopra o, meglio, al forno finché cotte tenere e ridotte a sciroppo e servitele. — Le mele si cuociono senza né vino, né acqua e quando son cotte si spolverizzano di zucchero. — Si possono pure cuocere in tegame di latta accanto al fuoco rivoltandole finché cotte eguali, e si servono spolverizzate di zucchero.

Pagina 284

Prendete dell’uva spina (ribes) ben matura, raccolta di fresco; spremetene il sugo cruda (o un po’ cotta) a traverso una staccio o tela e ponetelo in tegame con tanto zucchero quanto è il peso del sugo; posto sul fuoco, bollito per 15 minuti, versatelo in vasi di maiolica; raffreddato e venuto come gelatina, ponetevi sopra un pezzo di carta bagnata nello spirito di vino; coprite con carta pecora, legatela con filo spago e conservatelo in luogo fresco servendovene all’occorrenza.

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Avrete parti eguali di ribes, ciliege e lamponi freschi e maturi al loro punto; posti in tegame sul fuoco, spruzzati con un po’ d’acqua, fateli cuocere un momento schiacciandoli, finché sia ben uscito il sugo; passate quest’ultimo a traverso uno staccio; posto in tegame con ugual peso di zucchero bianco pesto, fatelo bollire adagio schiumandolo, finché ridotto in punto che versandone un po’ sopra un piatto non s’allarghi, ma si congeli subito; versatelo in vasi e finitelo come si è detto sopra N. 123.

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Nettate dai semi e parti dure delle mele cotogne ben mature; tagliate a fette sottili, poste in tegame sul fuoco, coperte d’acqua, fatele cuocere adagio, finché tenere, col sugo ridotto a metà; passate quest’ultimo allo staccio o tovaglia; riposto in tegame sul fuoco con ugual peso di zucchero in pane schiacciato, fatelo bollire schiumandolo, finché versandone qualche goccia sopra un piatto non si allarghi ma si congeli subito; versatelo in vasi e finitelo come s’è detto sopra N. 123. La gelatina di mele renette si fa allo stesso modo. Potete aromatizzare le suddette gelatine con scorza di arancio, di limone o di cannella.

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Il cioccolatte è una bibita assai gradita, molto nutritiva, fortificante lo stomaco, facile a digerirsi, nociva ai ragazzi e convalescenti, perché un po’ riscaldante. Il cioccolatte si forma di egual peso di cacao preparato e di zucchero bianco ed è profumato alla vaniglia od alla cannella; avvene due qualità, la migliore deve aver un bel color bruno, buon odore, essere pesante e non spugnosa. — Per preparare il cioccolatte tagliate a pezzetti o grattugiate il cioccolatte e, quando l’acqua bolle nella caffettiera del cioccolatte, gettatene in essa 30 grammi circa per ogni tazza d’acqua; tratto accanto al fuoco, lasciatelo ammollire; riposto sul fuoco, frollatelo col frollino di legno, finché sia divenuto schiumante; versatelo nelle tazze e servitelo con dello zucchero a parte. — Potete unirlo al caffè, o col latte o fior di latte a piacimento.

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Il caffè è divenuto quasi indispensabile alla società; esso è antifebbrile, corroborante, facilita la digestione, accelera la circolazione del sangue, stimola il sistema nervoso e priva del sonno; usato moderatamente è sanissimo. Il caffè di prima qualità è quello Moka di grana piccola, bianca, giallognola; quello della seconda qualità è dell’isola Borbone di grana grossa, biancastra, amendue di buon odore; della terza è della Martinica o di S. Domingo, di color verdastro e di odor erbaceo. Il caffè stato bagnato o tenuto in luogo umido acquista un cattivo odore di romatico; per cui deve esser tenuto in luogo asciutto. — Posto il caffè in bruciacaffè senza riempirlo troppo, si abbrustolisce su fuoco forte, rivolgendolo e scuotendolo di tanto in tanto, finché sia divenuto di color bruno nericcio ben uguale, un po’ lucente, badando che non faccia olio; poscia si getta su largo piatto per farlo subito raffreddare e si conserva coperto in un vaso. — Volendo preparare il caffè ponete nella caffettiera dell’acqua; quando bolla, levate un po’ d’acqua, gettate nella caffettiera 15 grammi circa di caffè macinato di recente per ogni tazza d’acqua, ovvero 3 cucchiarini colmi per ogni 2 tazze; bollito in modo che risalga per tre volte, aggiungete l’acqua tolta e lasciatelo depositare; divenuto chiaro, versatelo in un’altra caffettiera e ponete nella prima dell’acqua, la quale servirà per un’altra volta, e servitelo ben caldo nelle tazze con zucchero nella zuccheriera e con a parte del latte o fior di latte. — Usasi in molte famiglie la caffettiera all’inglese che è di latta e divisa in due parti con un filtro nel mezzo. Ponete 20 grammi circa di caffè abbrustolito e macinato di recente, per ogni tazza d’acqua sul filtro, versategli sopra l’acqua bollente che filtrerà chiara ed il caffè sarà fatto, servitelo ben caldo col zucchero in pane a pezzetti. Nella caffettiera potete rimettere dell’acqua che servirà per fare il caffè un’altra volta. — Per le macchine a caffè collo spirito ed a vapore servono le istruzioni che si trovano annesse.

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Il thè proviene dalla China e dal Giappone; se ne raccolgono le foglie due volte all’anno, epperciò si hanno due qualità di thè, la prima detta thè verde e la seconda thè nero. Il thè in generale è a fogliette arrotolate, di color verdastro nericcio, di un odore gradevole come quelle del fieno fresco misto a violetta. Il thè facilita la digestione, è calmante, facilita la traspirazione, è diuretico ma un po’ restringente. Il thè forte non conviene usarlo molto né per gli stomachi deboli, né per ragazzi poiché ammagrisce e produce vertigini e convulsioni. — Il thè si prepara ponendolo in un vaso (téjère) di porcellana o di maiolica e versandogli sopra dell’acqua bollente in ragione di 10 grammi di buon thè per ogni tazza d’acqua, ossia 15 grammi per ogni quinto di un litro d’acqua; si lascia coperto per 6 minuti circa, si filtra ad un piccolo scolatoio di latta e si serve caldo con zucchero, latte, fior di latte, come si è detto pel caffè.

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Ponete in una caffettiera mezzo litro di buon vino bianco o nero con 3 grammi di garofani, altrettanto di cannella e di coriandoli, un gramma di macis, altrettanto di pepe e vaniglia, 2 foglie di lauro, e di salvia, un pezzetto di rosmarino, un po’ di scorsa di limone, il tutto intero, 60 grammi di zucchero bianco; fatelo bollire finché ridotto di un terzo; filtratelo ad un pannolino e servitelo caldo che è stomatico e riscaldante.

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Avrete 2 cavolfiori cotti come sopra N. 8; sgocciolati su tovaglia, fatti a pezzi, avvolti nella farina bianca mischia con un po’ di formaggio, sale e pepe, poneteli in padella con due ettogrammi di burro bollente; ben fritti di color biondo, poneteli sul piatto; rimettete la padella sul fuoco con un po’ del burro fuso e bollente e mezzo bicchiere tra acqua ed aceto, versatelo sui cavolfiori e servite.

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Staccate le ciocche a dei cavolifiori bianchi e duri; fateli bollire un momento con metà acqua e metà aceto ed un po’ di sale, finché sieno cotte un po’ croccanti da mangiarsi; raffreddate nella loro cottura, sgocciolatele; poste in vasi, copritele di buon aceto forte e chiudete il vaso. — Le cipolline, nette dalla pelle, si fanno cuocere e si finiscano allo stesso modo. — Potete mettere e conservare in un vaso solo dei cetrioli, fagiuolini, peperoni, cavolifiori, cipolline e servirli a tavola per hors-d’œuvre.

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Nettate e disossate due coscie di gallinaccio o d’oca, tagliatele a metà; fate una farcìa con 3 ettogrammi di coscia di vitello, due ettogrammi di lardo, un po’ d’aglio e prezzemolo; tritate tutto bene, pestatelo nel mortaio con due uova intiere, un po’ di sale, pepe, spezie; posto in terrina con un ettogramma di lardo, altrettanto di lingua salata e di tartufi neri tutti tagliati a dadi, grossi come nocciuole, più 60 grammi di pistacchi bagnati in acqua bollente e pelati verdi, mezzo bicchiere di rhum, il tutto ben mischio insieme, riempitene bene le coscie formando come delle galantinelle; cucitele; poste in un tegame con una cipolla, un po’ di carota tagliata, di grasso trito o burro, più le ossa tolte dalle coscie, fatele biondeggiare; bagnatele con mezzo bicchiere d’aceto e con colla fatta come al n. 1 (Vedi freddi); allungata con acqua, fate cuocere adagio finché tenere; raffreddate, servitele con la gelatina fatta colla loro cottura (Vedi n. 5, freddi).

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Tagliate 4 costolette di vitello grosso; un po’ schiacciate, prive dai nervi e dagli ossettini, mettetele in tegghia o piatto di terra con burro o grasso, un po’ di cipolla, prezzemolo, aglio triti; fatele rosolare; bagnatele con due bicchieri di brodo o d’acqua e fatele cuocere tenere ed a sugo ridotto; scolate il grasso in una padella e friggete in esso mezzo chilogramma di patate che avrete fatte cuocere nell’acqua pelate e tagliate a fette; fritte di color biondo, mettetele colle costolette, aggiungetevi un po’ di sale, pepe; ponetele sul piatto, versate sopra il sugo delle costolette e servitele.

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Prendete un chilogramma di fegato di vitello tenero; levategli la pelle, tagliatelo a fette sottili, infarinatelo; avrete in padella sul fuoco 2 ettogrammi di burro fuso chiaro e caldissimo, gettatevi entro il fegato; fate cuocere a fuoco ardente, scuotendolo e rivoltandolo finché rosolato; non più rosso nel mezzo, spolverizzatelo di sale, un po’ di pepe, un po’ di prezzemolo trito con un po’ d’aglio, più il sugo di due limoni; versatelo sul piatto di buona grazia; staccate la cottura; con mezzo bicchiere di brodo o meglio vino di Madera; ridotto a metà versatelo sopra, servite caldo. — Il fegato di maiale, di volaglia, di montone, di agnello si fa allo stesso modo; ma volendo far friggere anche la coratella insieme a quest’ultimo si deve farla prima bollire dieci minuti nell’acqua e sale. — Invece del vino si può mettere un po’ d’aceto, e s’usa pure a far friggere insieme al burro delle cipolle, e mettere dei tartufi.

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Togliete i filetti a 2 merlani come s’è detto sopra N. 14; tagliati a forma di cuore come costolette, poneteli su tegghia con burro fuso sotto; posti a fuoco ardente, appena siano coloriti, spolverizzateli di sale, poneteli sul piatto con qualche purée sotto (Vedi N. 22, guerniture), e serviteli. — Potete anche, fatti i filetti, bagnarli nell’uovo sbattuto con sale, ravvoltarli nel pane grattugiato fino, porli su tortiera, farli cuocere adagio e, divenuti biondi, servirli con sotto qualche purée o guernitura di vostro gusto, però semplice per ammalato, cioè con burro fresco.

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Prendete 12 filetti di montone, sgrassateli, snervateli; schiacciati un po’, e lardellati marinateli con olio, aceto e lasciateli così per due ore; posti su tegghia con burro fuso sotto, fateli cuocere di bel color biondo con fuoco sotto e sopra spruzzandoli con un po’ di vino di Madera; cotti teneri, poneteli in giro sul piatto con nel mezzo la purée d’acetosella fatta come a N. 26 e 27. (Vedi guerniture) e serviteli. — Le costolette e braciuole si fanno pure allo stesso modo.

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Sventrate, lavate il pesce che volete adoperare; staccatene la carne dalle reste passando il coltello tagliente lungo la resta della schiena; otterrete così 2 filetti grossi secondo la grossezza del pesce; levata la pelle passando il coltello tra la pelle e la carne, tagliateli a forma di cuore; marinateli (Vedi N. 1), asciugateli, intingeteli nell’uovo sbattuto con un po’ di prezzemolo trito, pepe e sale; avvolti nel pane, poneteli in tegghia con burro raffinato e friggeteli a fuoco lento; coloriti d’ambe le parti di color dorato, teneri, sugosi, serviteli col loro burro sotto e con sopra del sugo di limoni, oppure con salsa agretta o con purée di pomidoro (Vedi N. 11, guerniture).

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Avrete mezzo chilo di bei fagiuoli, detti della regina, netti e sbaccellati; posti in tegame con dell’acqua calda che li copra, un po’ di sale, un po’ di salvia, fateli cuocere teneri a cottura ridotta. Avrete in tegame 2 cipolle nette e tagliate a dadi con un ettogramma di burro; fatele friggere di color biondo; mettete quindi un cucchiaio di farina cotta (V. N. 2 salse) e, fritta un po’, bagnatela con mezzo bicchiere d’aceto ed uno di brodo ed aggiungete un po’ di prezzemolo trito con un po’ d’aglio. Unitevi i fagiuoli, dopo d’averli sgocciolati, e, bolliti un momento, serviteli con un po’ di burro fresco all’intorno di carni stufate. — I fagiuoli secchi, fannosi allo stesso modo dopo averli prima cotti (V. zuppe, N. 16).

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Se non trovate del lievito di pane già rinfrescato dai prestinai, prendete un ettogramma di buon lievito di pane senza pellicola; impastatelo con un ettogramma di farina bianca ed un po’ d’acqua tiepida e formate una pasta dolce al tatto, elastica, ben liscia e piuttosto soda; fatene una pallottola e, posta in un piatto infarinato o meglio coppa di legno, coperta e posta in luogo tiepido, lasciate fermentare per 12 ore circa e, cresciuto quasi del doppio, servitevene per fare dei briozzi o qualunque pane dolce.

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La lotta, pesce di lago o di fiume, ha la carne bianca e d’un eccellente gusto. Avrete una lotta; tagliatele le reste all’intorno, spellatela, sventratela, lavatela, marinatela per 2 ore con olio, aceto e friggetela (Vedi N. 8, fritture magre); sarà eccellente. — Oppure prendete 2 lotte di 2 ettogrammi ciascuna, tagliatele a pezzi lunghi tre dita; dopo averli puliti, fateli a cerchio; posti in tegame con un ettogr. di burro, mezza cipolla, un po’ d’aglio e prezzemolo trito, friggeteli un po’; unitevi mezzo cucchiaio di farina e, fritta un poco, bagnatela con un bicchiere di vino bianco, altrettanto d’acqua, un po’ di sale e pepe, e fate cuocere per 15 minuti; cotti i pezzi a salsa ristretta poneteli sul piatto, unite alla salsa 3 rossi d’uova sbattuti con un po’ d’acqua; fatela infittire sul fuoco senza lasciarla bollire, versatela sul pesce e servite.

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Preparate una polenta come sopra N. 11; versatela in uno stampo liscio, di bella forma e unto, lasciatela raffreddare; versata sopra un piatto, asciugate lo stampo, ungetelo ben di burro chiarificato, velatelo di pane grattugiato, riponete entro adagio la polenta, fatele un buco nel mezzo, riempitelo di un intingolo fatto come a N. 28 guerniture, oppure di fonduta (Vedi N. 5, composti); ponete della brace sotto, sopra e all’intorno dello stampo, o, meglio, ponetelo al forno; ben colorita tutto attorno la polenta, ponete lo stampo un momento nell’acqua fredda, staccate la polenta passando il coltello all’intorno, versatela sul piatto e servitela calda.

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Nettate un bel pollo d’India (Vedi N. 1, volaglia), disossategli il petto; prendete quindi 4 ettogrammi di coscia di vitello priva dai nervi, 2 ettogrammi di lardo, un po’ d’aglio e prezzemolo; tritate il tutto fino, pestatelo nel mortaio aggiungendo 3 uova intere, un ettogramma di burro, quanto un uovo di mollica di pane umidita appena nella panna, un po’ di sale, pepe, spezie, noce moscata, mezzo bicchiere di rhum; finito di pestare il tutto, passatolo al setaccio o non, unitevi un ettogramma di tartufi neri pelati e di cetriuoli all’aceto, tagliando ogni cosa a dadi grossi come nocciole; il tutto ben unito, empitene il pollo; cucito questo di bella forma, postolo in una braciera o navicella di sua giusta grandezza con 2 cipolle, un po’ di carota, di sedano, 2 foglie di lauro, un ettogramma di lardo raschiato, altrettanto di burro, un po’ di sale, fatelo rosolare a fuoco forte, bagnandolo con mezzo litro di vino bianco con altrettanto di brodo od acqua; fatelo in seguito cuocere adagio con fuoco sotto e sopra. Quando il pollo sarà cotto tenero, a cottura ridotta, di bel color dorato, tagliatele a fette e servitelo con una salsa fatta col sugo della sua cottura (Vedi N. 3 e 21, salse). — Invece del tacchino potete farcire qualunque volaglia e servirla con qualche salsa di vostro gusto.

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Nettate, lavate e tritate un pugno di prezzemolo, mezza cipolla, un po’ d’aglio, di capperi, 3 acciughe; posto in tegame sul fuoco con 60 grammi di burro, fate friggere a fondo; aggiungete un cucchiaio di farina bianca e, fritta un poco, aggiungete un po’ di brodo al magro od al grasso, mezzo bicchiere d’aceto, un po’ di sale, pepe, spezie; fate cuocere adagio rimestando e formate una salsa colante e liscia; passatela al setaccio e servitevene per carne alla graticola, testa, lingua, selvaggina, maiale; è ottima ed appetitosa.

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Nettate dai nervi e dalla pellicola un chilogramma di coscia di bue frolla in punto; tagliatela a fette spesse un dito, schiacciatele leggermente e date loro una forma tonda od a cuore; poste in tortiera sul fuoco, con un po’ di burro, fatele rosolare da ambe le parti; mettetele in tegamino; riposta la tortiera sul fuoco, con mezzo cucchiaio di farina, friggetela un momento, bagnatela con un bicchier d’acqua; tramenate, staccatela bene e versatela sopra la carne con un po’ di sale; fate cuocere adagio finché le fette sieno tenere e la salsa spessa, servitele sopra una purée di patate fatta come a N. 21 (Vedi guerniture).

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Ponete in un vaso 4 grammi di buon thè verde, la sottile scorza di un limone e un ettogramma di zucchero in pane; versate sopra mezzo litro d’acqua bollente e, lasciato così 5 minuti, filtratelo ad una tela; posto in una terrina, aggiungetegli mezzo bicchiere di buon rhum, dategli il fuoco, mescolatelo finché si spenga e servitelo caldo che è stomatico e molto riscaldante. — Invece del rhum potete mettere del vino di Madera o di Keres.

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Prendete delle belle castagne (marroni), pelatele, fatele cuocere adagio nell’acqua che sobbolla appena; cotte tenere, sgocciolatele, levate la seconda buccia; poste in una terrina, versatevi sopra un sciroppo fatto con tanto zucchero quanto è il peso delle castagne, fuso e bollito un momento con egual quantità d’acqua; lasciatele così 24 ore, sgocciolatele su d’uno staccio. Riposti nella terrina, fate ribollire il sciroppo; ridotto un po’, versatelo sopra le castagne e ripetete l’operazione per 6 giorni; nell’ultima volta fate ridurre il sciroppo alla gran piuma; gettatevi le castagne, fatele bollire per 20 minuti, versate il tutto in un vaso e, raffreddato, coprite.

Pagina 288

Fate cuocere le castagne tutte finite come sopra N. 131; appena raffreddate, sgocciolatele su d’uno staccio; rotolatele bene nello zucchero bianco in polvere e fatele seccare a dolce calore in una stufa, quindi aggiacciatele al bianco od al cioccolatte (Vedi N. 167) e servitele.

Pagina 288

Prendete delle belle ciliege dette duracini al punto della lor maturità e raccolte di fresco; tagliate loro il picciuolo a metà; poste nelle arbarelle, mischiatevi 3 ettogrammi di zucchero per ogni chilogramma di ciliegie, 6 grammi di cannella intera, 2 chiodi di garofani; versatevi dello spirito di vino raffinato ai 36 gradi, finché sieno ben coperte le ciliegie, e turate il vaso con carta pecora. — Si può farle senza o con minor quantità di zucchero, ma non sono così buone.

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Prendete dei zuccottini grossi come ghiande, dei piccoli cocomeri e peperoni, dei fagiuolini, ogni cosa fresca, tenera e verde. — Rompete alle due estremità, levate il filo ai fagiuolini, e tagliateli alle due estremità; rotolate i cetriuoli, zuccotti e peperoni in un asciugamano ruvido con un po’ di sale; sforacchiateli con delle spille per ogni lato e, posti in una terrina coi fagiuolini, copriteli d’aceto bollente con un po’ di sale e lasciateli così sino al domani; scolate i frutti e fateli cuocere ciascuno a parte con acqua, un po’ d’aceto e sale finché siano teneri; sgocciolati, poneteli in una terrina. Fate fondere dello zucchero quanto è il peso dei frutti con egual quantità d’acqua e fatelo bollire un momento. Versatelo sopra i frutti. L’indomani scolate i frutti, fate ribollire il sciroppo, versatelo di nuovo sopra i frutti e continuate così per 6 giorni. Al settimo fate bollire il sciroppo sino alla gran piuma; gettate entro i frutti ed un bicchiere di buon aceto di vino bianco; fate ridurre finché, mettendone qualche goccia sopra un piatto, non s’allarghi; versate il tutto in un vaso e, raffreddato, coprite.

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Fate la composta alla savoiarda tutta finita come si è detto sopra N. 134, aggiungendovi delle fette di cedro, di mellone, di pere, dei fichi, ogni cosa stata prima confettata a parte e poscia finita colla composta formando così un miscuglio. Bagnate indi per ogni chilogramma di composta 60 grammi di senapa con un quinto di un litro d’acqua bollente e 2 ettogrammi di zucchero; venuto freddo, mescolate il tutto colla composta alla savoiarda.

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Prendete dell’uva ben matura, raccolta asciutta; sgranellatela, schiacciatela; passate il sugo, spremendo, in un tegame grande e stagnato; fatela bollire, finché sia ridotto il sugo a metà; passatelo allo staccio, riponetelo in tegame sul fuoco. Pelate quindi delle mele cotogne o delle pere dette martin sec od altri frutti di dura cottura; tagliati in quattro e netti dai semi e parti dure, fateli cuocere con un po’ d’acqua ed un ettogramma di zucchero per ogni chilogramma di frutti; cuoceteli a metà cottura e, ridotti a sciroppo, gettateli nella mostarda con 2 ettogrammi di zucchero per ogni chilogramma di mostarda; fate cuocere adagio scuotendo il tegame e mestando, finché la mostarda sia ridotta a sciroppo per modo che versandone qualche goccia sopra un tondo non s’allarghi. Versate la mostarda in un vaso; raffreddata, ponetevi sopra un foglio di carta bagnato nello spirito di vino e coprite il vaso, con carta pecora.

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Prendete delle pere o mele primaticce o tardive od altri frutti, purché non troppo maturi; pelati, tagliati in tre e netti dai semi e parti dure, fateli cuocere con un po’ d’acqua ed un ettogramma di zucchero per ogni chilogramma di frutti; cotti interi e ridotti a sciroppo, poneteli su d’una gratella di cannoncini, e fateli seccare un po’ ad un dolce calore o nel forno o nella stufa od al sole; poneteli in sciroppo fatto con due parti di zucchero ed una d’acqua e, bollito un momento, scuotete affinché i frutti si bagnino bene egualmente; riponeteli a seccare finché siano ben asciutti; poneteli in scatole spolverizzandoli di zucchero con della cannella o scorza di limone trita tra mezzo e conservateli coperti in luogo fresco ed asciutto. — Le pesche non troppo mature si spaccano in due; prive del nocciuolo si gettano un momento nell’acqua bollente; sgocciolate, si leva la buccia; fatte seccare, bagnate nel sciroppo, si finiscono di seccare come le pere.

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Gettate nell’acqua bollente e pelate delle amandorle dolci con qualcheduna amara; pestatele nel mortaio spruzzandole con un po’ d’acqua profumata ai fiori d’arancio od alla cannella; passatele allo staccio, pesatele; fate fondere un egual peso di zucchero bianco con la metà d’acqua; bollito un momento (si può adoperare anche zucchero pesto senza fonderlo coll’acqua), unitegli le amandorle; fate cuocere adagio tramenando affinché non s’attacchi al fondo; divenute un po’ spesse per modo che rotolandone un po’ sulla palma della mano non s’attacchino, versatele nel mortaio un po’ raffreddate, pestatele; poste in un vaso, conservatele coperte per l’uso bramato. — La pasta di nocciuole, di pistacchi, o di castagne lessate od arrostite si fa allo stesso modo. — Se mescolate un po’ di gomma avrete una pasta per fare varie decorazioni mangiabili.

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Questa pasta serve a condire diversi piatti di cucina pei dì di digiuno; se ne metta col caffè o cioccolatte invece del latte; e serve a formare ogni sorta di frutti come olive, amandorle verdi, mischiandovi un po’ di frutti verdi confettati pestati; per ottener le pere, mele, pesche, castagne, fragoloni, si mischia un po’ di polpa dell’istesso frutto cotto od un po’ di marmellata.

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La carne che si confà meglio arrostita è quella di animale giovine, e le parti più adatte sono la lonza col rognone, la coscia, e la spalla, che si fanno cuocere quasi asciutte, con fuoco moderato, in tegame, o al forno, od allo spiede, aromatizzandole con aglio, rosmarino e sale. La carne cotta allo spiedo si bagna continuamente con burro fuso, o grasso, od olio, finché la carne sia cotta e non più rossa nel mezzo, tenera e sugosa. Avrete un chilogramma di lonza di vitello col rognone, rompetele un po’ le ossa, piantatele un po’ di aglio e rosmarino in vari punti; spolverizzata di sale, piegatela a forma d’un libro, legatela con filo spago e fatela cuocere adagio con grasso trito o burro con fuoco sotto e sopra, spruzzandola di tanto in tanto d’acqua o brodo, se fa d’uopo. Cotta tenera, sugosa, di bel color dorato, non più rossa nel mezzo, tagliatela a fette sottili per traverso ai fili della carne e servitela: potete guernirla con patate (Vedi N. 1, guerniture) o con insalatina o crescione.

Pagina 120|121

Prendete un chilogramma di coscia di montone, sgrassata e snervata; tagliatela a fette larghe uno scudo e spesse due dita, schiacciate leggermente; poste in tegghia sul fuoco con burro fuso sotto, fatele biondeggiare d’ambe le parti; ponetele in tegamino e rimettete la tegghia sul fuoco con 30 grammi di farina ed un po’ di prezzemolo trito; fritto ciò un poco, versatevi mezzo bicchier d’aceto ed un po’ d’acqua tramenando ed otterrete così una salsa; versatela sopra le braciuole e fatele cuocere adagio con fuoco sotto e sopra; cotte a salsa ridotta, servitele. — Le costolette fannosi pure nello stesso modo.

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Cotto il cavolfiore come sopra N. 8, lo potete servire in insalata con olio, aceto e sale. Fatto a pezzi e fritti nel burro guernitene carne, volaglia o pesce. Infarinato, bagnato nell’uovo sbattuto con un po’ di cacio, sale, pepe e spezie, e fritto nel burro bollente od olio, di bel color biondo e croccante, servitelo per frittura.

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Delle trote ve ne sono di quattro specie: 1º Una bruna di mare che sta alle foci dei fiumi, e li risale; ha la carne rossa, assai delicata, abbonda nella Senna, e vien detta salmone; 2º V’è la trota dei fiumi d’acqua viva, dei laghi; ha la carne d’un rosso pallido, è ottima di gusto, facile a digerirsi, e la prescrivono persino agli ammalati; 3º Avvi la trota di montagna che rimonta i fiumi, benché rapida ne sia la corrente e fredda l’acqua; essa è macchiata di tanti puntini rossi, è detta saumonée, ha la carne rossa come il salmone, ma più gustosa e superiore a tutte le trote, si digerisce facilmente ed abbonda nei nostri fiumi alpini e nella Savoia; 4º V’è finalmente l’humble chevalier. — La trota saumonée è molto stimata, viene assai grossa ed abbonda nel lago di Ginevra. — In generale le trote vengono assai grosse tanto nei fiumi che nei laghi, si cucinano tutte approssimativamente allo stesso modo. — Esse devono essere mangiate freschissime.

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Dose: 2 ettogrammi di farina bianca stacciata, un ettogramma e 30 grammi di burro fresco, 3 cucchiai di fior di latte, un pizzico di sale, 20 grammi di zucchero, la scorza trita di un limone e un rosso d’uovo. Formate del tutto una pasta molletta sbattendolo in una terrina; mescolate 30 grammi d’uva di Malaga, 15 grammi di cedro tagliato a dadi fini, altrettanto d’uva passa e 3 cucchiai di rhum; versate in uno stampo unto o cassetta di carta; fatelo cuocere al forno di calor moderato finché raffermo nel mezzo, cotto e di color dorato; servitelo caldo spolverizzato di zucchero.

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Nettate i pesci che avrete, o trotoline, o tinchette, o barbi, o triglie, o merlanotti; marinateli come a N. 1 (Vedi fritture magre); asciugateli, infarinateli bene, friggeteli in padella con un po’ d’olio e burro bollente. Cotti di bel color dorato d’ambe le parti, non più rossi nel mezzo, spolverizzateli di sale e serviteli col loro burro; oppure staccate la loro cottura con un po’ d’aceto, ed un po’ di prezzemolo trito e versateglielo sopra, o, meglio, versatevi sopra una salsa rémolade (Vedi N. 17, salse).

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Nettate il gambo a 3 chilogrammi di bei funghi calenghi grossi come noci o ghiande, duri e freschi; posti in una terrina con 2 ettogrammi di sale grossolanamente pesto, lasciateli così per 24 ore mescolandoli sovente. Mettete quindi in un tegame sul fuoco 2 ettogrammi di olio fino con 6 chiodi di garofani, 2 foglie di lauro, 4 grammi di cannella, altrettanto di macis, di coriandoli, di pepe nero, ogni cosa intera; aggiungete i funghi prima sgocciolati, poi lavati in fretta e asciugati; fateli friggere un momento a fuoco forte, scuotendoli e facendoli saltellare; coperti di buon aceto di vino bianco, fateli bollire adagio per 30 minuti. Versateli in una terrina, lasciateli così per 24 ore; scolate indi l’aceto in un tegame; posto al fuoco, aggiungete i funghi quando bolla; bolliti per 12 minuti, rimetteteli nella terrina e ripetete questa operazione per 3 giorni aggiungendo se fa d’uopo dell’aceto finché stiano immersi nel loro liquido. Venuti freddi, dopo l’ultima operazione, sgocciolateli su tovaglia; puliti e posti in albarelle di vetro con un po’ delle loro droghe, copriteli di buon aceto nuovo forte di vino bianco e chiaro; aggiungete un po’ d’olio fino d’olivo; copriteli con carta pecora e conservateli in luogo fresco. — Se invece d’aceto ponete soltanto dell’olio fino potete star più certi di conservarli. Se per caso si forma poi una pellicola bianca sopra i funghi o sopra l’aceto è segno di fermentazione, epperciò sgocciolateli e rimetteteli in altro buon aceto.

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Togliete le foglie verdi e nettate 6 bei sedani, tagliateli a dadi grossi come piselli; cuoceteli nell’acqua bollente sul fuoco, con un po’ di sale, finché siano teneri; sgocciolati, poneteli in tegame con 60 grammi di burro; fritti un poco, unitevi un cucchiaio di farina cotta (V. N. 2 salse), bagnateli con brodo al grasso od al magro e rimestate; aggiungete un po’ di prezzemolo trito, con un po’ di sale, pepe, spezie, più 2 rossi di uova sbattuti con un po’ d’acqua, il sugo di 2 limoni; unite il tutto rimestando sul fuoco senza lasciar bollire; unite ancora un poco di burro fresco e serviteli o per piatto o per guernitura a carni, volaglia o pesce.

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Nettate un merlano di un ettogramma (Vedi sopra N. 1), non marinatelo, ma fatelo a cerchio ponendogli la coda in bocca, oppure a fette; posto in tegamino con mezzo bicchiere di vino bianco ed uno d’acqua, un po’ di sale, mezza rapa, un pezzetto di carota, fatelo bollire adagio per 15 minuti; tratto fuori levategli leggermente la pelle affinché resti bianco e servitelo in salsa fatta colla sua cottura o meglio con brodo (Vedi N. 22, trota).

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Preparate una polenta come sopra N. 12; mischiatele 60 grammi di tartufi bianchi netti e tagliati a fette sottili e versatela nello stampo; raffreddata, rovesciatela sopra un piatto, ungete di burro e panate lo stampo; tagliate la polenta a rotelle per traverso, riponetele nello stampo l’una sopra l’altra ponendo fra esse del cacio, burro e tartufi bianchi; fatela colorire come sopra, e servitela calda.

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Nettate un pollo d’India (Vedi N. 1, volaglia), piegate le gambe, cucitelo di bella forma; posto in una casseruola di giusta grandezza con 3 cipolle, 1 carota ed un poco di sedano, netti e tagliati, 2 ettogrammi di burro, un po’ di lardo, fatelo rosolare a fuoco forte, bagnandolo con un litro d’acqua, aggiungendo un po’ di sale e pepe; e fatelo in seguito cuocere con fuoco sotto e sopra o meglio al forno; cotto tenero a cottura ridotta, di bel color dorato, ponetelo in un altro tegame con un po’ del suo sugo e tenetelo al caldo; allungate con acqua o meglio con brodo la sua cottura affine di cuocere in essa la quantità di riso che desiderate, e che, cotta al punto, acconcierete di buon gusto (Vedi N. 23, zuppe) (se v’aggiungete dei tartufi bianchi resterà migliore). Tagliate il tacchino, disponetelo sopra il riso e servite. — Invece del pollo d’India potete usare un cappone o altra volaglia.

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Prendete un tacchino o un cappone od altra volaglia; spennato, sventrato, ben netto e lavato, marinatelo per 12 ore circa, ponendolo in una terrina con olio, aceto, due cipolle, una carota, un po’ di sedano mondati e tagliati, un po’ di prezzemolo, quattro garofani, un po’ di pepe intiero, una foglia di lauro; dategli bella forma con filo spago, passandoglielo con un ago tra le coscie e la schiena; posto in tegame con la verdura della marinata, un po’ di burro ed un ettogramma di lardo, fatelo friggere di color biondo; versate due bicchieri di vino bianco un po’ acido od un bicchiere di aceto, un po’ di colla fatta come al n. 1 (Vedi freddi), con acqua che lo copra; fatelo bollire adagio per due ore circa; cotto tenero, posto in terrina, lasciatelo raffreddare; riscaldate la sua cottura, digrassatela, passatela alla tovaglia e chiarificatela (Vedi n. 4, freddi); ben gelata servitela sopra ed all’intorno della volaglia già tagliata.

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Fate una salsa rémolade come sopra N. 13, tutta finita; aggiungete 4 decagrammi di cedro tagliato a dadolini, 30 grammi di pignoli lavati con acqua bollente, 30 grammi di zucchero ed un po’ di cannella e fate bollire il tutto insieme un pochetto, e servitevene. Ottima salsa che si confà con oche, anitre, cervo, lepre, montone.

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Nettate dalla pellicola un chilogramma di filetto di bue frollo in punto, tagliatelo a fette spesse due dita; schiacciate leggermente, ponetele su tegghia con burro fuso; spandetevi sopra un po’ di prezzemolo, un tartufo nero pelato e un fungo fresco, il tutto trito; al momento di servirle fatele cuocere a fuoco ardente; bronzite d’ambe le parti, cotte tenere, sugose, non più rosse nel mezzo, salatele, ponetele in giro sul piatto; riponete la tortiera sul fuoco con mezzo cucchiaio di farina; fritta un po’, versatevi sopra un bicchier di vino di Madera, un po’ di acqua, sale, pepe; tramenate, staccatela e, ridotta a metà, versate sopra la carne e servite.

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Prendete un filetto di vitello o di maiale, o bue, o montone, ed, in mancanza di filetto, la coscia; tagliatela a fette sottili come carta, oppure schiacciate che siano larghe e lunghe 3 dita; infarinatele leggermente, friggetele e servitele come s’è detto sopra pel fegato.

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Avrete una secchia di legno adatta alla grossezza della sorbettiera più larga di 4 centimetri e munita al fondo di un piccolo cannello da cui possa uscire l’acqua; mettete al fondo della secchia del ghiaccio rotto o meglio intero con sopra uno strato di sale pesto e sopra a ciò la sorbettiera di latta o meglio di stagno con entro il gelato già preparato e freddo; ponetele all’intorno del ghiaccio e sale finché la secchia sia piena terminando con uno strato di sale (la dose è: 3 parti di ghiaccio rotto ed una di sale pesto, o meglio due di ghiaccio ed una di sale, affine di produrre un freddo ai 17 gradi sotto lo zero), coprite il ghiaccio con pannilini bianchi e dopo un momento fate girare la sorbettiera, con moto il più accelerato; scopritela ogni 10 minuti per staccare il gelato che formasi intorno alle sue pareti; sbattetelo bene con una lunga spatola, affine di rendere il sorbetto pastoso, liscio e sodo il più che si può. — Ottenuto così il gelato ai frutti o sorbetto alla crema, servitelo in bicchieri o scodellini, oppure versatelo in uno stampo di latta od in piccoli stampi di stagno aventi la forma di frutti; ben chiusi, avvolti in foglio di carta, copriteli di ghiaccio e sale, lasciateli così per 3 o 4 ore, badando bene di levare l’acqua al ghiaccio acciò non entri nel sorbetto; levate le stampe, bagnate nell’acqua un po’ tiepida, rovesciate i gelati su tovaglia e serviteli subito; questi si chiameranno pezzi duri. — Potete formare i gelati a vari colori mischiando crema al cioccolatte, crema bianca, gelato bianco al limone, rosso alle fragole, o lamponi, ma ogni cosa gelata a parte in una sorbettiera.

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Fate fondere bollendo un momento 5 ettogrammi di zucchero bianco con mezzo litro d’acqua ottenendo in tal modo un sciroppo ai 26 gradi; aggiungete 6 ettogrammi ossia 3 quinti di un litro dei sughi indicati nelle seguenti ricette ed otterrete un sciroppo ai 16 o 17 gradi circa; occorrendo che fosse troppo grasso e stentasse a gelare, aggiungete un po’ d’acqua, e se è troppo magro, mischiate un po’ di zucchero fuso.

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Grattugiate la sottile scorza a 3 aranci; posta in una terrina, versate sopra 3 quinti di un litro d’acqua bollente, più il sugo di 4 aranci e di due limoni e aggiungete ancora il sciroppo indicato sopra N. 141; passato il tutto alla stamigna e raffreddato, fatelo gelare; quando è quasi gelato unitegli un bianco d’uovo sbattuto in neve, ben ferma con 30 grammi di zucchero e finitelo e servite come s è detto sopra N. 140.

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Passate allo staccio 8 ettogrammi di buone fragole mature al loro punto, in modo che otteniate 6 ettogrammi di sugo; unite a questo il sugo di tre limoni, ed il sciroppo indicato sopra N. 141, ancora caldo; ripassato il tutto allo staccio, aggiungete 6 cucchiai di vino di Malaga e un po’ di colore di straccio di levante (Vedi N. 98); fatelo gelare; mischiatevi un ettogramma di fragole intiere e servitelo come si è detto sopra, N. 140.

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Spremete crudi o scaldati, e schiacciati in una tovaglia del ribes o dei lamponi ben maturi, tanti da ottenere 6 ettogrammi di sugo; unite a questo il sciroppo indicato sopra, N. 141, un po’ di colore di straccio di levante ed il sugo di un limone; fatelo gelare e servitelo come sopra, N. 140. Si fa allo stesso modo col sugo di ciliegie; fatto gelare, si aggiungono 7 cucchiai di maraschino e quando il gelato sia appena rappreso fermo, si serva subito.

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Fate un sciroppo come sopra, N. 141; aggiungete un ettogramma d’acqua di cannella o di fior d’arancio, più il sugo di tre limoni e tre quinti di un litro d’acqua; fatelo gelare e servitelo come s’è detto sovra, N. 140.

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Mettete in acqua calda, pelate e pestate fine un ettogramma d’amandorle dolci con 30 grammi d’amandorle amare; bagnatele con due quinti di un litro d’acqua ed un quinto di fior di latte; passatele alla tovaglia spremendo affine che otteniate 6 ettogrammi di liquido; unite il sciroppo indicato sopra, N. 141; fatelo gelare e servitelo come sopra, N. 140.

Pagina 294

Ponete in una terrina la scorza sottile di un arancio e due limoni e col loro sugo, 5 grammi di thè verde, e 5 ettogrammi di zucchero bianco; versate sopra un litro d’acqua bollente; venuta fredda, passate il tutto alla stamigna e fatelo gelare (Vedi sopra, N. 140). Ben gelato e sbattuto liscio, aggiungetevi due bianchi d’uova sbattuti in neve ferma uniti a 60 grammi di zucchero bianco pesto; mischiate ancora 8 cucchiai più o meno di rhum; ben rimescolato, servitelo in bicchierini, in occasione di grande pranzo, al tempo dell’arrosto.

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Ponete in una terrina la scorza sottile ed il sugo di 6 limoni o di cedrati; versate sopra un litro d’acqua bollente con 5 ettogrammi di zucchero bianco; raffreddata, passate il tutto allo staccio, fatelo gelare come sopra, N. 140; quando incomincia ad essere gelato ed è ben liscio, mischiate 30 grammi di cedrato, altrettanto d’amandorle, di ciliegie, di scorze d’aranci, ogni cosa confettata al secco e tagliata a dadi, più 30 grammi di pistacchi verdi pelati; unita bene ogni cosa al gelato, versate questo in uno stampo, finitelo e servitelo come sopra, N. 140.

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Avrete due dozzine di palline di cavoli di Bruxelles, levate via le foglie più dure d’intorno ed il torzolo ben lavati, fateli cuocere ad acqua e sale su fuoco ardente finché cotti teneri; sgocciolati, posti in tegame sul fuoco con burro, sale e pepe, fateli saltellare, scuotendo il tegame; aggiungetevi del sugo di carne ridotto a sciroppo e serviteli per guernitura alle carni e volaglia. — All’inglese si servono dopo averli cotti nell’acqua e sale, con sopra del burro fresco.

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Tagliate 8 costolette di montone, spesse un dito, un po’ sgrassate e nette dai nervi; date loro bella forma levando un po’ le ossa; schiacciate leggermente, marinatele con olio, aceto o sugo di limone, sale e pepe, lasciandole così per due ore; bagnate nel burro fuso, poste sulla gratella su brace ardente, abbronzatele d’ambe le parti; cotte, non più rosse nel mezzo, servitele con una salsa fatta come a N. 26 (Vedi salse).

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Mettete in tegame 2 ettogrammi di burro con un ettogramma di farina bianca; fritta un po’ di color biondo, versate adagio mezzo litro di brodo con altrettanto fior di latte, tramenando forte affinché riesca una salsa liscia (se è troppo spessa, aggiungetevi del brodo) e fatela cuocere con un po’ di sale e pepe. Avrete delle carni cotte o d’arrosto, o volaglia, o selvaggina, o delle animelle o cervella cotte come a N. 28 (Vedi guerniture), più del salame o giambone; tagliate il tutto a dadolini, o tritatelo o pestatelo. Mettetelo nella salsa aggiungendovi ancora dei tartufi bianchi o neri; mischiate il tutto insieme e fate bollire finché rimanga come una polentina colante e di buon gusto; versatela in un piatto e, raffreddata, formatene tante pallottole grosse come noci; inviluppatele nelle ostie umidite nell’acqua; 10 minuti prima di servirle immergetele nella marinata (Vedi N. 3, fritture); gettatele nella padella in cui avrete del grasso bollente sul fuoco; friggetele e servitele come le animelle (Vedi N. 4, fritture).

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Sbattete in una terrina 2 ettogrammi di burro appena fuso con 2 ettogrammi di zucchero bianco pesto, 5 rossi d’uova, un po’ di noce moscata; venuti bianchi, aggiungete 30 grammi di cedro, altrettanto di scorza d’arancio confettata e fatti a dadolini o triti, 2 ettogrammi d’uva passa ben netta, 2 ettogrammi di farina bianca stacciata, 5 bianchi d’uova sbattuti in neve, un pizzico di sale, 6 cucchiai di rhum, 30 grammi d’amandorle nette e tagliate a filetti fini; il tutto mischiato leggermente insieme, versatelo in uno stampo o cassetta di latta o carta unta, grande che contenga il preparato e dell’altezza di due dita; fate cuocere al forno come s’è detto sopra pel damier N. 14 e servite freddo inzuccherato.

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Avrete del pesce cotto, privo dalle reste, oppure del pesce già stato servito a tavola, purché buono; tagliatelo a pezzi, marinatelo con un po’ di prezzemolo trito, aceto, olio, sale, pepe e lasciatelo così una mezz’ora; immergetelo quindi entro una marinata fatta come a N. 3 (Vedi fritture grasse); friggetelo e servitelo.

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Togliete le parti dure e raschiate il gambo a tre chilogrammi di funghi calenghi grossi come uova, duri e raccolti di fresco; tagliateli a fette rotonde spesse un dito, lavateli in fretta. Poneteli in un tegame con due quinti di un litro d’aceto forte di vino bianco, altrettanto d’acqua, 30 grammi di sale, un po’ di pepe, spezie, una foglia di lauro, e 4 ettogrammi di burro; fateli cuocere bollendo, finché la salsa sia ridotta a due terzi; versateli in vasi di maiolica badando che il burro sia eguale per ogni vaso; venuti freddi, copriteli e teneteli in luogo fresco.

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Preparate uno dei suddetti animali, conditelo, cuocetelo e servitelo come s’è detto sopra al n. 14.

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Prendete 30 funghi grossi come noci, freschi e duri, raschiate loro il gambo, lavateli con acqua calda; posti in tegame sul fuoco con 60 grammi d’olio fino, un po’ di pepe, sale, prezzemolo, uno spicchio d’aglio intiero, friggeteli un poco; quindi bagnateli con un bicchier di vino di Madera o di Malaga; fateli cuocere a cottura ristretta, serviteli all’intorno di carne lessata, o cotta sulla gratella o pesce stufato, o di insalate cotte.

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Preparate e drogate come sopra una lonza di vitello di due chilogrammi, infilzate l’asta dello spiede nel mezzo, quindi la forchetta con un’asticciuola legata alle due estremità, facendo in modo che la lonza non giri; inviluppata con carta unta di burro, ponetela al fuoco ardente da principio e più lento quando sia rosolata; fate cuocere per 3 ore circa finché non stilli più sangue dal mezzo; quando, cotta tenera, sugosa, spanda una quantità di fumo, traetela dal fuoco, nettatela, tagliatela per traverso a fette sottili e servitela calda guernendola di patate e con salsa al rafano. — Se volete cuocerla al forno, preparatela come sopra, inviluppatela in carta unta; posta in tegghia con burro e grasso trito, ponetela al forno ben caldo; fatela cuocere bagnandola col suo grasso di tanto in tanto finché cotta; ben colorita, tenera, non più rossa nel mezzo, tagliatela e servitela guernita d’insalata di crescione.

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Avrete un merlano piccolo fresco, nettatelo; intero o fatto a pezzi, toglietene un po’ le reste più grosse, infarinatelo e friggetelo in padella in cui avrete abbondante burro fresco e bollente; fritto biondo d’ambe le parti e tenerello, spolverizzato di sale, servitelo. — Potete anche, dopo averlo infarinato, bagnarlo nell’uovo sbattuto con un po’ di sale e friggerlo allo stesso modo; ovvero non infarinarlo, ma intingerlo nell’uovo sbattuto, ravvoltolarlo nel pane grattugiato fino e friggerlo e servirlo caldo aggiungendovi sopra il sugo di un limone od aceto se la salute dell’ammalato lo permette. — La sogliola, la triglia, il lupino, il rombo, presi freschi e non marinati come s’è detto sopra N. 13 e 14, sono di facile digestione e convengono ai convalescenti.

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Avrete delle parti cartilaginose di bue come orecchie, nocetta, ecc.; immergetele in acqua bollente; raschiatele e, nette dai peli, fatele cuocere come s’è detto delle zampe (Vedi N. 35, fritture grasse), aggiungendovi un po’ di farina che le renderà più bianche; cotte tenere tanto che le ossa si stacchino, servitele in salsa rémolade (Vedi N. 13, salse).

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Nettate un bel giovine pollo d’India (Vedi volaglia N. 1), levatene il filetto, fatene 8 pezzi dando loro la forma di costolette; privi dai nervi e pellicola, intingeteli nell’uovo sbattuto con sale e pepe; ravvolti nel pane grattugiato, poneteli su tegghia con burro fuso. Tagliate quindi le gambe al pollo, disossate le coscie, riempitele di una farcìa fatta come si è detto sopra, N. 13; cucitele dando loro la forma di piccoli prosciutti e fatele cuocere col resto del pollo come si è detto sopra al N. 13 pel pollo d’India; cotte, tagliatele a fette; poste sul piatto, versatevi sopra la salsa (Vedi sopra, N. 13). Ponete sopra i filetti, che avrete fatti cuocere teneri, sugosi e di bel color dorato e servite caldo. — Si può servire separatamente coscie e filetti con diversa salsa ed avrete due piatti.

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Avrete in tegame sul fuoco 2 litri di buon brodo o sugo bollente; gettatevi mezzo chilogramma di bel riso netto, e, cotto 18 minuti a cottura ridotta, conditelo con 60 grammi di formaggio, altrettanto di burro fresco, un po’ di pepe, spezie e sugo ridotto; giusto di sale, versatelo in uno stampo unto di burro chiarificato e velato di pane; fate un buco nel mezzo del riso e riempitelo di un intingolo fatto come a N. 27 guerniture, fatelo crostare, ossia colorire come sopra (V. polenta N. 13), e servitelo. — Si fa pure così alla finançière, versando però il riso nello stampo soltanto unto di burro e non panato, e farcendolo di un intingolo alla finançière (V. N. 28 guerniture); raffermato un po’, si versa sul piatto e si serve con creste di gallo all’intorno.

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Ponete in tegame un po’ di prezzemolo, un po’ di cipolla, capperi, aglio, un’acciuga netta, il tutto tritato fino; aggiungete 60 grammi di burro, 10 grammi di farina bianca, un po’ di sale, pepe, spezie ed il sugo di 2 limoni, mescolate bene il tutto insieme e mettetela sul fuoco con mezzo bicchier di brodo o d’acqua. Appena cominci a bollire servitevene o per carne, o pesce alla graticola.

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Nettate e fate bianca una bella trota (Vedi N. 1, fritture magre); fregata con mezzo limone, inviluppata con carta bianca unta d’olio, ponetela nella navicella della pescaiuola. Mondate indi 3 cipolle, una carota, un po’ di sedano; tagliati, posti in tegame sul fuoco con olio, un po’ di lauro, timo, garofani, coriandoli, fateli friggere di color biondo, mettetevi 2 parti d’acqua ed una di vino bianco, in tutto, la quantità necessaria per coprire la trota, più un po’ di pepe intero, prezzemolo, un po’ d’aceto, fate bollire il tutto per 20 minuti, passatelo allo scolatoio e versatelo sopra il pesce. Fate cuocere adagio questo per 40 minuti, più o meno secondo la grossezza della trota (si conosce quando è cotto facendo un piccolo taglio profondo vicino alle reste della schiena; occorre non sia più rosso); trattolo col doppio fondo della pescaiuola (navicella) su tovaglia, toglietelo dalla carta; ponetelo sul piatto ovale intiero e tagliato a quadretti larghi e lunghi tre dita, guernitelo con patate cotte con un po’ d’acqua e sale (Vedi N. 2, guerniture) e servitelo con una salsa olandese a parte nella salsiera (Vedi N. 6, salse). — La verdura che adoperate per fare il court-bouillon potete anche metterla a cuocere col pesce senza farla friggere. — In questo modo potete far cuocere qualunque pesce sia d’acqua dolce che di mare.

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Mettete nella casseruola con acqua tiepida un chilogr. di belle lenticchie secche; gettate via quelle che galleggieranno sopra l’acqua, a mano a mano che l’acqua vorrà bollire. Al momento della bollitura le lenticchie verranno tutte sopra, levatele colla schiumaruola e mettetele in un altro tegame in cui avrete dell’acqua calda salata, liberandole così dalle parti selciose; ripostele sul fuoco, fatele bollire; aggiungete poscia alcune foglie di salvia con 3 cipolle, 6 porri ed un po’ di sedani tagliati fini e fritti biondi, con 2 ettogr. di burro e finite di farle cuocere tenere. Saranno migliori se invece dell’acqua si metterà del brodo. Cotte nel suddetto modo, si servono sole od unite col riso, colle paste o col pane. Passate al setaccio, diventano purée per zuppe od altro.

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Pelate e nettate dai semi un chilogramma di pere o di mele renette od altri frutti polposi; fatti a fettine, posti in tegame col sugo e la sottile scorza di due limoni ed un litro d’acqua, fateli cuocere teneri; passateli allo staccio e fate d’ottenere 6 ettogrammi di sugo o poltiglia; unitevi il sciroppo indicato sopra, N. 141, con un po’ di colore di straccio di levante, più 4 cucchiai di vino di Madera; ripassate allo staccio, fatelo gelare e servitelo come s’è detto sopra, N. 140.

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Abbrustolite e macinate 2 ettogrammi di caffè moka; posto in una terrina, versate sopra un litro ed un quinto d’acqua bollente e copritelo; venuto quasi freddo, passate chiaro il liquido in modo che ne abbiate un litro chiaro; mischiate ad esso, riscaldandolo, 5 ettogrammi di zucchero bianco; ben fuso lo zucchero, fate gelare come s’è detto sopra al N. 140.

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Il gelato granito si fa allo stesso modo che i suddetti indicati, ma mettendo meno zucchero, cioè un ettogramma meno per ogni dose indicata nei già descritti gelati, ed appena congelata si serve ordinariamente subito mischiandovi, prima di metterlo nei bicchierini, un po’ di buon vino di Madera o di Malaga o rhum, curaçao, o maraschino.

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Avrete delle albicocche, pesche, fragole, del ribes, dei lamponi, ben maturi e di buona qualità, privi dei nocciuoli e pelle; passate ciascun frutto a parte allo staccio e poneteli separatamente in bottiglie di vetro senza riempirle troppo; turatele chiudendole ermeticamente e legandole con filo spago; ponetele diritte in un bacino o marmitta con della paglia o cenci fra mezzo, affinché non si rompano; ponete nella marmitta dell’acqua fredda che giunga al collo delle bottiglie; posto sul fuoco, fate bollire per un’ora; tratto dal fuoco e venuta l’acqua quasi fredda, levate le bottiglie, incatramatele, ponetele in luogo fresco in cantina e servitevi dei frutti in inverno; questo avrà il gusto come se fosse fresco; unito al sciroppo come al N. 141 avrete un buon gelato.

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Ponete in un tegame 3 ettogrammi di zucchero bianco con un quinto di un litro d’acqua; posto al fuoco, al punto di bollire, aggiungetevi 2 ettogrammi di sugo d’uva lacca ben matura spremendola; fate bollire schiumando finché sia ridotto a sciroppo; passatelo alla stamigna; venuto freddo, conservatelo chiuso in bottiglie, e servitevene, ponendone qualche goccia per tingere in rosso sorbetti, gelati od altre cose mangiabili.

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Se vi accade di non poter fare congelare i sorbetti o gelati è segno che sono troppo grassi di zucchero, epperciò aggiungete un po’ d’acqua calda. Badate ancora che volendo unire al gelato del liquore qualsiasi, dovete ciò fare quando il sorbetto è congelato come una pomata, perché il liquido spiritoso fa ammollire il gelato.

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Ponete in un tegame 6 rossi d’uova fresche, 3 ettogrammi di zucchero bianco, la sottile scorza di un mezzo limone o di un arancio, 4 chiodi di garofani e un gramma di cannella di Ceylan; sbattete il tutto con un mazzo di vimini, finché sia venuto bianco; mischiategli un litro metà latte e metà fiore; posto sul fuoco, tramenate senza lasciar bollire finché sia venuto spesso che veli la mestola; passatelo allo staccio, fatelo raffreddare sbattendolo di tanto in tanto, finché resti liscio e morbido; venuto freddo, ponetelo nella sorbettiera; quando cominci a congelarsi unite un bianco d’uovo sbattuto in neve, finite di congelarlo e servitelo come s’è detto sopra, N. 140.

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Preparate una crema tutta finita come sopra, N. 157, ma senza droga; quindi fate fondere in un tegame sul fuoco un ettogramma di cioccolatte con mezzo quinto di un litro d’acqua; divenuto fuso e liscio, unitelo alla suddetta crema e fatela congelare nella sorbettiera finché venuta spessa come vedesi al N. 140; versatela nello stampo, coprite questo con ghiaccio con sale e per 3 ore; bagnato poi nell’acqua tiepida, riversatelo sul piatto con tovaglia sotto e servitelo.

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Prendete una costola od una fetta di carne col rognone, ben tenera, netta delle parti dure nervose, schiacciatela un poco, datele la forma tonda legandola col filo; posta in piatto con burro e sale, fatela cuocere adagio con fuoco sotto e sopra, spruzzandola di tanto in tanto con un po’ di brodo o d’acqua; cotta tenera di color dorato ed a sugo ridotto, servitela col suo sugo sopra.

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Nettate un bel cappone (Vedi N. 1, volaglia), grasso, bianco; rompetegli un po’ l’osso dello stomaco, aggiustatelo, cucitelo di bella forma; posto un momento nell’acqua bollente, levatelo, fregatelo con un po’ di burro o lardo e con mezzo limone, ponetegli una sottile fetta di lardo sullo stomaco, inviluppatelo con un foglio di carta ben unta; legato, posto in tegame di sua giusta grandezza, versategli sopra dell’acqua fredda finché lo copra; mettetevi un po’ di sale, fatelo cuocere adagio a punto, cioè fino a che ceda sotto la pressione delle dita (troppo cotto perderebbe del suo sapore); tratto fuori, nettato e tagliato, posto sul piatto con sopra la salsa veneziana, fatta col brodo ridotto (Vedi N. 11, salse), servitelo.

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Avrete uno dei suddetti animali; supposto una lepre, spellatela, nettatela, lavatela, tagliatela a metà schiena, cucitela di bella forma; marinatela; piantate dei pezzetti di lardo nelle coscie; fatela cuocere e servitela come si è detto sopra al n. 14.

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Questi croccanti prendono il nome dalla materia che si usa più abbondante per comporli. Fate un miscuglio come avete fatto sopra per i cromesquis e formate dei croccanti (Vedi più sotto). Ovvero preparate una salsa spessa, cotta e finita come a N. 4 (Vedi salse); unite ad essa della carne cotta qualunque purché buona, o volaglia, o selvaggina, o delle cervella, più un po’ di salame o dei funghi fritti nel burro, o dei tartufi bianchi o neri (ma il tutto tagliato a dadolini o tritato) e formatene un miscuglio colla salsa, ridotta come una polentina colante e di buon gusto; raffreddata, formatene tante pallottoline dando loro la forma oblunga; spolverizzatele di pane, intingetele nell’uovo sbattuto con un po’ di sale, rotolatele ancora nel pane, friggetele e servitele come le animelle (Vedi N. 4, fritture) guernendole di prezzemolo fritto.

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Il carciofo è buon alimento, nutritivo, un po’ stringente; si digerisce assai bene; il bianco si mangia crudo con olio, sale e pepe. Prendete dei carciofi tenerelli; levate via le foglie dure d’intorno; tagliati in quattro, nettateli dal fieno e dalla corteccia dura e dalle parti spinose; marinateli per un’ora con olio, sale, aceto, prezzemolo, un po’ di cipolla triti; poneteli in una specie di cassetta di carta oleata sulla gratella con fuoco dolce sotto; fateli cuocere rivoltandoli; cotti e coloriti, serviteli con sugo della lor marinata.

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Il merluzzo o baccalà, sorta di pesce che si pesca nel mare del Nord, e viene a noi secco e salato, ha la carne bianca sfogliata, di buon gusto, nutriente, ma un po’ pesante allo stomaco. Si dissala lasciandolo per 20 ore circa nell’acqua, più o meno secondo il grado di temperatura. Il merluzzo migliore è quello polposo con carne bianca e pelle nera. Dopo averlo dissalato si raschia e si netta dalle pinne e dalle spine e, fatto a pezzi, si pone in tegame sul fuoco con acqua; al punto di bollire si leva dall’acqua bollente e si rimette nella fredda; nettato poscia dalle parti inservibili si avranno così i pezzi buoni da cucinare. — Lo stockfish è un merluzzo secco senza sale, epperciò bisogna batterlo bene e lasciarlo 3 o 4 giorni nell’acqua cambiandola sovente; si cucina in tutti i modi come il merluzzo, aggiungendo dappertutto del sale.

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Preparate una pasta sfogliata (Vedi N. 166); spianatela spessa 4 millimetri; tagliatane due rotondi larghi 15 centimetri più o meno secondo il bisogno; postone uno sopra una tegghia, indoratelo, versategli sopra una crema frangipane fredda allargata, fatele sopra una gratella con nastrellini dell’istessa pasta spianata più sottile; indoratela, ritagliate nel mezzo l’altro rotondo facendolo largo di 8 centimetri, a mo’ di anello; ponetelo sopra alla gratella e crema; ben giusto, indorato, fate cuocere al forno caldo moderatamente; cotta cresciuta del doppio, di un bel color dorato, spolverizzata di zucchero, fatela ghiacciare, passatela sopra una pala rovente e, divenuta lucida, servitela.

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Dissalate un merluzzo di mezzana grossezza tenendolo 30 ore circa nell’acqua e cangiandogliela di tanto in tanto sinché il merluzzo vada bene di sale; ponetelo con acqua fresca al fuoco e, sul punto di bollire, levatelo (s’è spesso, lasciatelo un po’ nell’acqua bollente); raschiate le squame; ben netto, tagliatelo a pezzi e privatelo dalle reste e parti dure ed anche dalla pelle se volete; marinatelo con un po’ d’olio, prezzemolo trito, aceto, pepe e spezie e lasciatelo così 2 ore circa; fatelo in marinata come s’è detto sopra, N. 16, pei pesci, o alla sainte-Florentine come s’è detto sopra, N. 12, pei filetti di pesci; oppure panatelo come s’è detto sopra, N. 13, per le costolette; ovvero inviluppatelo in una béchamelle fatta come a N. 5 (Vedi salse).

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Prendete 5 chilogrammi di bei funghi calenghi, freschi, duri, sani e di mezzana grossezza, raschiate loro il gambo; tagliateli a fette spesse; fateli bollire in un tegame coperti d’acqua con 2 quinti di un litro d’aceto e 2 ettogrammi di sale e adagio per tre quarti d’ora lasciateli raffreddare. Sgocciolateli e poneteli in una pignatta facendo uno strato di funghi ed uno di sale grossolanamente pesta e finendo sopra con sale. Copriteli con asse con un peso sopra; teneteli in luogo fresco, servendovene all’occorrenza dissalandoli nell’acqua.

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Nettate 8 bei pomidoro, tagliateli in due, levate il seme, spremeteli un po’, poneteli sopra una tortiera con butirro od olio sotto; tritate fino un pugno di prezzemolo con un poco d’aglio, 2 acciughe nette dalle reste e mezza cipolla, e mischiate il tutto con 60 grammi di mollica di pane grattugiata fina, un po’ di formaggio, pepe e sale; empite con questo i pomidoro; umiditeli bene sopra di butirro fuso; metteteli al forno caldo o con fuoco sotto e sopra coperti; fateli cuocere finché teneri ed un po’ bruni; disposti sul piatto, serviteli caldi, ovvero all’intorno di carne di bue, o volaglia alla braise.

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Avrete un pezzo di trota od una trotolina netta e resa bianca (Vedi N. 1, fritture magre); inviluppata in carta unta d’olio, legata con filo spago; posta in tegame di adatta grandezza con una cipolla, un po’ di carota, sedano, prezzemolo, tagliati, e coperta appena con due parti d’acqua ed una di vino bianco acidetto o un po’ d’aceto, più una foglia di lauro, un po’ di sale, pepe e garofani interi, fatela bollire adagio tanto che frema per 30 minuti o meno, se piccola; tratta fuori, scolata e netta dalla carta e filo, servitela sopra una purée di pomidoro (Vedi N. 21, guerniture).

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Tagliate delle fettine di coscia di montone e, coi ritagli, fate una farcìa; formate le polpette in ogni modo come quelle di vitello (Vedi N. 20, vitello) e servitele allo stesso modo.

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Nettate e tritate un pugno di prezzemolo; posto in tegame con 60 grammi di burro, il sugo di due limoni, un po’ di sale, pepe, spezie, mescolate bene il tutto insieme, ed appena tiepido, servitevene per carne, o pesce, alla gratella.

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Mettete 4 ettogrammi di farina bianca sul tavolo, con 3 uova intere, un po’ di sale pesto, e formate una pasta più soda che potete aggiungendo, se fa d’uopo, della farina o uova (si potrebbe bagnare con acqua, ma coll’uovo va meglio ed è più nutritiva); spianatela sottile come carta, spolverizzatela di farina, rotolatela e tagliatela a nastrini piccolissimi e staccateli d’insieme; avrete sul fuoco in tegame di adatta grandezza dell’acqua salata che bolle, gettate i tagliatelli; cotti teneri, scolateli bene col setaccio; riposti in tegame, conditeli con 2 ettogrammi di burro, altrettanto di formaggio parmigiano, un po’ di pepe, spezie e di sugo ridotto di carni arrostite o stufate; giusti di sale, versateli in uno stampo liscio unto di burro chiarificato e velato di pane; farciteli e fateli colorire come si è detto sopra N. 13 per la polenta. — Al magro si fanno senza sugo.

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Preparate un sorbetto al latte d’amandorle tutto finito come s’è detto sopra N. 147; quando è quasi congelato mischiate due quinti di un litro di fior di latte sbattuto in neve; finito di congelare, versatelo quindi nel modello o stampo; fatelo gelare e servitelo come s’è detto sopra, N. 148, oppure servitelo subito sul piatto in forma d’una roccia.

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Sbattete in neve 4 quinti di un litro di fior di latte; mischiatevi leggermente 2 ettogrammi di zucchero bianco pesto; fate gelare finché il tutto sia divenuto un po’ spesso; unitevi mestando 30 grammi di cedrato, altrettanto di scorza d’arancio, di ciliegie, d’amandorle verdi, ogni cosa confettata al secco e tagliata a dadolini, più 6 cucchiai di maraschino e servitelo sul piatto in forma d’una roccia con tovaglia sotto.

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Abbrustolite un ettogramma di caffè moka; gettatelo caldo in un litro metà latte e metà fiore, caldo; venuto freddo, passatelo alla stamigna e formate con questo latte una crema senza droghe nello stesso modo indicato sopra, N. 147; fatela quindi congelare e servitela come s’è detto sopra, N. 140.

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Mettete in acqua calda e pelate 2 ettogrammi di pistacchi verdi, non rancidi, e pestateli fini nel mortaio. Preparate quindi una crema tutta finita come sopra, N. 147; unitele i pistacchi verdi; fateli cuocere insieme senza lasciar bollire; passate il tutto allo staccio; fatelo raffreddare sbattendolo sul ghiaccio; unite un quinto di un litro di fior di latte sbattuto in neve, un gramma di zafferano e quanto una lenticchia d’indaco sciolto con un po’ d’acqua calda ottenendo per tal modo un bel verde; fatelo gelare e servitelo come s’è detto sopra, N. 140.

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Sgusciate 4 ettogrammi di nocciuole, fatele seccare sopra un legger calore sfregandole, finché prive della pelle; pestatele fine nel mortaio, spruzzandole con un po’ d’acqua acciò non facciano l’olio; unitele alla crema e finite in ogni modo come s’è detto sopra, N. 163, pei pistacchi.

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Sbattete in un tegame 8 rossi d’uova con 3 ettogrammi di zucchero, 6 grammi di cannella di Ceylan, 4 garofani; aggiungete mezzo litro di vino di Malaga o di Frontignano con 3 quinti di un litro d’acqua; fatelo cuocere e raffreddare come s’è detto al N. 147 per la crema; fatelo congelare e servitelo come sopra, N. 140.

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Ponete 4 ettogrammi di farina bianca fina di semola sopra il tavolo ben netto; fate un buco nel mezzo allargando la farina; mettetevi 10 grammi di sale, il sugo di un mezzo limone, un rosso d’uovo, 30 grammi di burro ed un bicchiere d’acqua più o meno; riunite il tutto adagio, impastate e formate una pasta molletta; ben impastata liscia, lasciatela riposare un po’. Impastate quindi 4 ettogrammi di burro fresco sul tavolo o nell’acqua con ghiaccio se d’estate e fate modo di renderlo impastato ben liscio; se resta granuloso, passatelo al setaccio, rimpastatelo di nuovo e asciugatelo bene con tovaglia. Quindi allargate collo spianatoio un poco la pasta; ponete nel mezzo il burro e schiacciato un poco, ripiegate sopra i quattro lati della pasta, fate che il burro resti chiuso, spianatela lunga e larga uguale dappertutto e spessa 6 millimetri e ripiegata in tre; spolverizzatela di farina, spianata; ripiegatela di nuovo in tre (il più presto possibile); lasciatela così per 10 minuti (se d’estate, ponetela su carta fra due tortiere con ghiaccio sotto e sopra e lasciatela raffreddare); spianata, ripiegatela in tre per due volte come s’è fatto sopra, riposta nuovamente fra il ghiaccio per 10 minuti; spianatela e ripiegatela per 6 volte come sopra e lasciatela riposare un momento. — Servitevene per vol-au-vents, torta, pasticcetti, focacce ed altro. Per essere buona debb’essere mangiata calda. In mancanza di burro puossi adoperare del grasso fresco di rognone di vitello o bue, pestata e passata allo staccio ma non riesce tanto buona.

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Sbattete in una terrina 3 ettogrammi di zucchero bianchissimo passato allo staccio di seta, con un bianco d’uovo, più o meno, in modo che formiate una pasta bianca e morbida aggiungendo pure un po’ di sugo di limone; profumatela con essenza di menta, o d’anici, o di rosa, o d’acqua doppia di fior d’arancio, ecc. ovvero con un po’ di liquore di maraschino, o di rhum o di curaçao, e tingetela, se volete, di color rosso o di rosa (V. tinta N. 98 e servitevene per velare ogni sorta di focaccia, pasticceria, confetture.

Pagina 300

Preparate un cappone e arrostitelo allo spiede od in tegame allo stesso modo che si è detto pel pollo d’India (Vedi sopra, N. 12) e servitelo con insalata di crescione.

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Avrete dei carciofi marinati come sopra N. 16; infarinateli, bagnateli nell’uovo sbattuto con un po’ di sale, pepe e formaggio, gettateli uno alla volta in padella sul fuoco in cui avrete dell’olio o burro chiaro e bollente; fritti biondi d’ambe le parti, serviteli colla propria marinata o con sugo di limone.

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Prendete una lonza di vitello, disossatela, levate la pelle sopra al filetto lombato, piegatela a forma di un libro; steccatela bene con dei pezzetti di lardo grossi come penne d’oca e lunghi 3 centimetri, l’uno ben vicino all’altro, legatela; posta in tegame con burro o grasso trito, cipolla, carota, sedano, una foglia di lauro, sale e pepe, fatela rosolare a fuoco forte, bagnatela con un bicchiere di vino bianco ed altrettanto di brodo, fatela cuocere adagio con fuoco sotto e sopra; cotta tenera, ridotta a sciroppo, tagliatela per traverso a fette spesse due scudi e servitela con sotto una qualche purée di vostro gusto.

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Prendete 6 costolette di montone tagliate spesse un dito, schiacciatele. Avrete 3 cipolle tagliate sottili, friggetele in padella di color biondo. Aggiungete le costolette, fatele colorire d’ambe le parti, mettetevi due cucchiai di aceto, un po’ di sale e pepe, e, non più rosse nel mezzo, servitele.

Pagina 134|135

Nettate 3 ettogrammi di riso, fatelo cuocere con del buon brodo; cotto a cottura ridotta, conditelo di buon gusto con 60 grammi di formaggio, un po’ di burro, pepe, sale, spezie; fatene tanti mucchietti grossi una albicocca; allargateli un poco e mettete nel mezzo un po’ d’intingolo fatto con avanzi di carni cotte uniti ad un po’ di salsa; finiteli a vostro piacere od a forma ovale, od a pere od a pallottole rotonde guardando che l’intingolo resti sempre nel mezzo; rotateli un poco nel pane, dando ad essi sempre la giusta forma ideata; intingeteli nelle uova sbattute con un po’ di sale; panateli di pane grattugiato; friggeteli al momento di recarli a tavola che ondeggino nel grasso, che avrete bollente sul fuoco in padella. Croccanti di bel color dorato, serviteli caldissimi in piatto su tovaglia.

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Nettate i pesci che desiderate, marinateli come s’è detto a N. 1 (V. fritture magre); se sono grossi, fate loro dei tagli per traverso affinché penetri più facilmente il calore; poneteli sulla gratella che sia ben pulita, unta e posta su brace abbondante ma non troppo forte; fateli cuocere adagio rivoltandoli e bagnandoli di tanto in tanto con un po’ d’olio, aceto e sale; cotti, non più rossi entro e presso la resta dorsale, serviteli con una salsa alla maître d’hôtel fatta come a N. 16 (Vedi salse).

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Nettate e raschiate il gambo a funghi calenghi freschi e duri; tagliateli a fette spesse due scudi; posti su gratella di vimini, fateli seccare al sole od in una stufa o forno poco caldi, rivoltandoli acciò prendano aria; divenuti ben secchi e sonanti, poneteli in sacchetti di carta e conservateli in luogo fresco. — Ovvero se sono secchi pestateli; ridotti in polvere, passateli allo staccio e servitevene mettendone un po’ per dar gusto alle salse od intingoli.

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Mondate 6 belle cipolle grosse, tagliatele per traverso, ma più spesse dalla parte della radice; fatele cuocere nell’acqua bollente con un po’ di sale finché siano tenere; sgocciolatele, scegliete le parti vuote più intere e ponetele in una tegghia con burro sotto. Tritate fino il resto delle cipolle, con un po’ di prezzemolo, aglio; ponete questo in tegame sul fuoco con un ettogramma di burro, e, fritto un poco, mischiate 60 grammi di farina bianca; fate cuocere un po’ insieme; versate un bicchiere di fior di latte; tramenate cuocendo da formare una specie di polentina molle; aggiungete 60 grammi di cacio, un po’ di pepe, spezie, 6 marzapani schiacciati, 3 uova intere ed unite il tutto ben insieme. Empite le cipolle, mettetele al forno caldo o fatele cuocere con fuoco sotto e sopra; cotte, di un bel colore dorato, servitele o per piatto o all’intorno di carne, come dei pomidoro (V. N. 16).

Pagina 58|59

Prendete un buon merluzzo preparato come s’è detto sopra N. 16, intinto nell’uovo sbattuto con un po’ di aglio e prezzemolo trito ed il sugo di un limone, avvolto nel pane pesto, posto su tortiera o padella con burro ed un po’ d’olio, friggetelo biondo d’ambe le parti, quindi servitelo con sotto una purée di pomidoro o d’acetosella (Vedi N. 21 e 27, guerniture).

Pagina 189

Fate netto un pezzo di trota d’un chilogramma (Vedi N. 1, fritture magre); copritelo con fette sottili di lardo e legatelo con filo. Fate quindi rosolare in tegame due cipolle, un po’ di carota, sedano, prezzemolo con un ettogramma di burro; versatevi sopra due bicchieri di vino di Malaga ed uno d’acqua, un po’ di sale e pepe. Aggiungetevi il pesce e fatelo cuocere adagio con fuoco sotto e sopra, bagnatelo di tanto in tanto coll’istessa sua cottura; cotto (non più rossa la carne sotto le reste della schiena), ponetelo sul piatto intero o tagliato a pezzetti lunghi e larghi tre dita, guernitelo d’una financière fatta di grasso (Vedi N. 29, guerniture) e di 4 quenelles decorati di prezzemolo e di 6 gamberi cotti (Vedi N. 10, hors-d’œuvres), il tutto ben disposto di bella figura, servitelo salsato. — Se volete avere il pesce al magro non mettete il lardo, guernitelo d’una financière fatta di magro, staccando la cottura del pesce, unitela di quenelles fatta con farcìa magra (V. N. 11, carpione), aggiungetevi ancora dei piccoli funghi e citrioli all’aceto e servite caldo.

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Nettate 4 rognoni dai nervi e pellicola, tagliateli a fette sottili. Avrete in padella 3 cipolle nette e tagliate fine; fatele friggere adagio, bionde, con un ettogramma di burro. Gettate i rognoni, fateli saltellare e friggere a fuoco forte; mettetevi un po’ di sale, pepe e spezie; appena coloriti, non più rossi nel mezzo, serviteli. — Restano migliori se si aggiunge a cuocere insieme un bicchier di vino di Marsala o di Madera e si lascia ridurre a sciroppo.

Pagina 114

Nettate e tagliate a dadolini 4 cipolle; mettetele in tegame con un ettogramma di burro, fatele cuocere adagio d’un bel color rossigno; aggiungete 30 grammi di farina bianca, friggetela un poco e versate mezzo bicchiere d’aceto con un bicchiere di brodo al grasso od al magro o dell’acqua, più 30 grammi di zucchero; fate bollire il tutto adagio rimestando; giusta di sale, con un po’ di pepe e spezie servitevene. — Si confà con della carne, pesce, verdura e uova. — Si può tralasciare di mettere lo zucchero per chi non ama il dolce.

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Preparate un giorno prima della colla, ponendo una zampa di vitello tagliata a pezzi in una stufarola con acqua che la copra, facendola bollire per sei ore, finché si disfi; ridotto il liquido a mezzo litro, sgrassatelo bene e passatelo alla tovaglia. Prendete 4 ettogrammi di coscia di vitello, sgrassata, un po’ battuta; posta in un tegamino di terra col suo grasso trito o burro, un po’ di carota tagliata, fatela friggere adagio spruzzandola con mezzo bicchiere di aceto e di vino bianco, finché rosolata; bagnatela con la colla già preparata ed un bicchiere di vino bianco ed un po’ di sale; cotta tenera, lasciate raffreddare, levate la carne, riscaldate la cottura, digrassatela; passata alla tovaglia, chiarificatela (Vedi n. 4, freddi) senza sugo di limoni; ponete la carne tagliata con la gelatina in una terrina, fatela congelare sul ghiaccio e servitela poco per volta. — Se si pone a cuocere insieme un pollastrino, la gelatina resta migliore ed avrete un pollo alla daube.

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Preparate dei maccheroni di Napoli, cotti e conditi come i tagliatelli ai N. 19; unitevi un intingolo d’animelle di vitello (V. N. 27 guerniture) e lasciateli raffreddare. Prendete 2 ettogrammi di farina bianca, un ettogramma di zucchero pesto, un ettogramma di burro, un rosso od un uovo intero, unite il tutto e formate una pasta liscia; spianatela leggiermente infarinandola, fin che resti spessa due scudi; rivestitene l’interno d’uno stampo liscio e unto di burro, fate che la pasta resti uguale per tutto. Versate entro i maccheroni freddi, copriteli con l’istessa pasta, bagnatela con uovo; fate cuocere al forno caldo, o con brace sotto, sopra e all’intorno finché i maccheroni siano rappresi e la pasta cotta e croccante dorata; rovesciatela e servite caldo.

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Preparate 2 rotondi di pasta sfogliata spessi 6 millimetri, tagliatene uno ad anello come s’è detto sopra N. 16; posti in tegghia l’uno sull’altro con quello ad anello sopra, indorateli, fateli cuocere al forno piuttosto caldo; cotti, ben cresciuti, leggieri, di un bel color dorato, spolverizzateli di zucchero; riposti nel forno, fateli ghiacciare passando sopra una fiammella ovvero passando sopra una pala di ferro come s’è detto sopra. Raffreddati, riempiteli d’una crema plombière ben sbattuta (Vedi N. 72, creme), ovvero d’una crema chantilly (Vedi N. 73, chantilly), ben montata di bella figura (Vedi disegno, tav. 8, figura 13), servite.

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Prendete 6 rognoni di montone netti, tagliateli a fette sottili, infarinateli; avrete del burro bollente in padella sul fuoco; gettate in essa i rognoni e, ben coloriti, aggiungetevi un po’ d’aglio e prezzemolo triti, il sugo di 2 limoni od aceto, un po’ di sale, pepe e spezie, e serviteli. — Si fanno pure friggere colle cipolle come si è detto sopra per le costolette, e mettendo invece dell’aceto, mezzo bicchier di vino di Malaga o Madera.

Pagina 135

Preparate e fate cuocere un bel cappone come si è detto sopra, N. 14, pel pollo d’India; tagliato, servitelo guernito d’un intingolo alla financière, oppure di sparagi o di fagiuolini (Vedi N. 10, 12 e 29 guerniture).

Pagina 157

Avrete 6 bei carciofi freschi, levate le foglie verdi, pelateli sottilmente di sotto, tagliateli trasversalmente alto due dita, levate la pelurie con un cucchiarino e date loro la forma di un piccolo nido; gettateli nell’acqua con un po’ di sugo di limone od aceto affinché non anneriscano e fateli cuocere per 10 minuti; scolateli. Mettete in tegame sul fuoco un ettogramma di burro, mezzo cucchiaio di farina; fritta un po’, bagnatela con brodo od acqua, aggiungetevi un po’ di sale ed il sugo di due limoni od un po’ d’aceto. Mettete i carciofi e fateli cuocere finché teneri (potete pur mettervi insieme un po’ di lardo), sgocciolateli; posti sul piatto versatevi sopra una salsa bianca o spagnuola (Vedi N. 3 e 6, salse) e serviteli.

Pagina 204

Bianchite e braciate due cervella di bue e servitele in salsa bianca (V. N. 4, salse) oppure coi capperi o con qualche purée di vostro gusto.

Pagina 114

Raschiate e tagliate grosse e lunghe un dito delle carote, fatele cuocere con acqua e sale; cotte tenere, sgocciolatele e marinatele con olio, sale e prezzemolo trito; fate cuocere cavoli-fiori o broccoli con acqua e sale, marinateli come le carote; lasciate queste e quelli così un poco; asciugateli, infarinateli e friggeteli poco per volta con olio bollente nella padella su fuoco ardente: cotti croccanti di color biondo, serviteli caldi. — Si possono anche intingere nell’uovo, dopo infarinati come alla sainte-Florentine.

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Avrete delle cervella cotte nell’acqua tiepida e pulite dalla pelle e dal sangue; tagliatele a pezzetti. Mettete 6 rossi d’uova in un piatto profondo con 60 grammi di cacio, 30 di pane pesto, un po’ di sale, pepe, spezie; sbattete tutto bene insieme; sbattete 6 bianchi d’uova in neve ben ferma. Avrete in tegghia o padella sul fuoco del burro chiarificato e caldissimo. Mischiate i bianchi coi rossi adagio con il cucchiaio, mettetene un cucchiaio per volta in padella formando come tanti mucchietti, con nel mezzo un pezzo di cervella; rappresi da una parte, rivoltateli dall’altra; cotti di color dorato, serviteli caldi su tovaglia e con bella forma. — Invece delle cervella si può mescolare coll’uovo ogni sorta di carni cotte, o volaglia, o salame, o verdura, purché di buon gusto e tritate con poco prezzemolo ed aglio, o tagliate fine.

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Preparate delle cipolle come s’è detto sopra, e farcitele d’una farcìa fatta come per gli agnelotti (Vedi N. 26 delle zuppe). Ovvero, fatta una farcia come sopra per le cipolle al magro, aggiungete ad essa degli avanzi di carne o di volaglia triti fini, riempitene le cipolle; fatele cuocere e servitele come sopra.

Pagina 59

Avrete un chilogramma di buon merluzzo preparato come sopra N. 16; mondate quindi una cipolla, un po’ d’aglio, prezzemolo e 6 grammi di capperi; il tutto trito fino, posto in tegame con 2 ettogrammi di burro e metà d’olio, fatelo friggere finché asciutto; aggiungetevi un cucchiaio di farina bianca e, fritta un po’, bagnatela con due bicchieri d’acqua; mettete poscia il merluzzo, un po’ di pepe, spezie, il sugo di un limone, fatelo cuocere a salsa ristretta, e, giusto di sale, servitelo. — Potete aggiungere a cuocere insieme dei funghi freschi, netti e tagliati, oppure dei pomidoro tagliati e netti dalla pelle, dalle parti dure e dai semi.

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Prendete il miglior taglio della coscia d’un vitello da latte; nettatela un po’ dal grasso e dai nervi, steccatela con dei pezzetti di lardo grossi un dito, tartufi neri, cocomeri verdi all’aceto, legatela con filo spago e fatela cuocere come s’è detto sopra, N. 17, per il carré, mettendo però del vino di Madera invece del vino bianco; cotta tenera, tagliatela per traverso in modo che si vedano i colori dei pezzetti e servitela con una salsa fatta colla medesima sua cottura ovvero fatta come a N. 20 (Vedi salse).

Pagina 122

Tagliate in due dei pomidoro ben maturi e freschi; posti in un tegame o bacino stagnato, copriteli e fateli cuocere adagio, finché siano cotti teneri e asciutti dell’acqua; passate allo staccio, riponete la purée ottenuta in tegame, fatela cuocere mestando continuamente perché non si attacchi al fondo, finché sia ridotta come una poltiglia spessa o marmellata. Versatela in vasi di maiolica; venuta fredda, ponetevi sopra del burro chiarificato o dell’olio fino e tenetelo in luogo fresco.

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Nettate una cipolla, mezza carota ed un po’ di sedano e tagliuzzateli fini; posti in tegame con una foglia di lauro, del pepe intero, 2 garofani, prezzemolo intiero con 60 grammi di burro, friggeteli di color castagno; versate mezzo bicchiere d’aceto e, ridotto a metà, aggiungete un cucchiaio di farina cotta (Vedi N. 2 delle salse); bagnatela con brodo al grasso od al magro e tramenate affinché resti bollendo una salsa liscia, colante, di buon gusto; passatela alla stamigna. Ottima per ogni sorta di carne lessata, di selvaggina, volaglia e verdura. — Invece della farina cotta si può mettere della salsa alla spagnuola.

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Ponete in un tegamino di terra 3 ettogrammi di coscia fina di vitello digrassata, snervata, tagliata a fette e schiacciata leggermente insieme mezzo pollo tagliato; posta sul fuoco con mezzo bicchiere di vino bianco e divenuta asciutta, bagnatela con colla fatta come sopra n. 20; giusta di sale aggiungete 3 cucchiai di buon aceto di vino bianco, più o meno secondo il gusto dell’ammalato; cotta tenera a cottura che appena bagni la carne, versate il tutto in una piccola terrina; sgrassate; raffreddata sul ghiaccio, servite.

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Pelate 6 rape, altrettante carote, più o meno secondo la grossezza della timballa che volete fare; tagliatele a colonnette grosse il dito mignolo, oppure a dadi o a foglie; fatele cuocere con acqua e sale; a mezza cottura scolatele; poste in tegame con burro, del buon brodo, un pizzico di zucchero, sale, finite di cuocerle, però non troppo. Avrete uno stampo, infoderatelo internamente con carta unta. Ponete poscia le rape e carote in bella maniera da poter formare qualche decorazione o corona di fiori, o stella (adoperate pure anche qualche pezzetto di cetriolo all’aceto, piselli, sparagi nell’estate, e di barbabietola cotta rossa per poter fare combinazioni di colori a guisa di marmoreggio); ciò fatto, sbattete 3 uova con un po’ di formaggio, sale, pepe, pane pesto fino; imbrattate con un pennello la superficie della decorazione internamente. Avrete 3 palle di cavoli; sfogliate e nettate, ponetele in tegame con 2 salsicciotti, un ettogramma di lardo trito con un po’ d’aglio, 2 ettogrammi di burro, un po’ di sale e mezzo litro di buon brodo, fate cuocere; il tutto cotto a cottura ridotta, levate i salsicciotti, spremete i cavoli con la mestola. Poneteli nello stampo senza guastare la decorazione, ponete nel mezzo dei cavoli i salsicciotti pelati e tagliati a fette, oppure qualche sauté di selvaggina o di volaglia, o di carne; coprite di cavoli. Ponete lo stampo al bagno-maria avvertendo che l’acqua calda arrivi soltanto a metà dello stampo, e lasciatelo così coperto per un quarto d’ora. Rovesciatelo adagio sopra un piatto; levate leggermente la carta per non guastare la decorazione, e servite.

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Fate cuocere un pezzo di trota come sopra N. 18, adoperando qualunque sorta di vino bianco con un po’ di aceto ed acqua; cotto al suo punto, posto sul piatto, guernitelo della giardiniera (Vedi N. 3, guerniture) oppure di sparagi, piselli e funghi (Vedi N. 10, 11 e 15, guerniture).

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Pelate un chilo e mezzo di belle patate, mettetele a cuocere con acqua e sale; cotte al punto, scolate via l’acqua; rimettetele sul fuoco, fatele asciugar per bene schiacciatele e passatele al setaccio; rimettetele nella casseruola sul fuoco con 3 ettogr. di burro fresco e friggete tramenando; versate quindi due litri di buon brodo grasso, o magro o dell’acqua con sale; ribollito il tutto, mettete un po’ di formaggio e del burro fresco, e servite nella zuppiera con dei crostini di pane. Si fa allo stesso modo col latte, mettendo della crema e del latte invece dell’acqua. Si avrà pure della purée per ogni sorta di guernitura se si mette solo un mezzo bicchier di fior di latte con un po’ di sugo o buon brodo nelle patate per modo che resti più fitta la purée ed aggiungendo un po’ di pepe, sale e burro fresco.

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Avrete 6 carciofi grossi; nettati dalla pelurie e tagliati in due, troncate loro le spine; cotti nell’acqua a metà cottura, sgocciolateli, poneteli in tegame unto col vuoto all’insù. Lavate e pelate 60 grammi di tartufi neri, pestatene la metà con 60 grammi di lardo, un ettogramma di carne cotta o cruda o fegato, un po’ d’aglio e prezzemolo trito, sale, pepe, spezie, un rosso d’uovo, ed un po’ di rhum; il tutto ben unito passatelo al setaccio. Riempite i carciofi, lisciateli e versatevi sopra un ettogramma di burro fuso; fateli cuocere teneri con fuoco sotto e sopra; rappresi ed un po’ coloriti, disponeteli sul piatto. Riposto il tegame sul fuoco con un po’ di burro e l’altra metà dei tartufi tritati, friggeteli un po’ con mezzo cucchiaio di farina, bagnatela con mezzo bicchiere di vino di Malaga o di Madera, un po’ di brodo ed il sugo di un limone; ridotto a salsa, versatela sopra i carciofi e serviteli.

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Tagliate delle fette di filetto di bue o di vitello o di coscia, larghe e spesse due scudi; schiacciatele sottili; accoppiatele due a due mettendo frammezzo ad esse uno strato spesso uno scudo di farcìa come quella dei croccanti al N. 15 (V. fritture); intingetele nell’uovo sbattuto con un po’ di sale e del prezzemolo trito, avvoltolatele nel pane pesto dando loro bella forma tonda; ponetele in tegghia con burro raffinato e fatele friggere di color dorato da tutte e due le parti; cotte tenere e rapprese nel mezzo, servitele calde. — Si possono pur friggere alla saint florentine.

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Netti e resi bianchi 6 ettogrammi di trota (Vedi N. 1, fritture magre), priva dalle reste, tagliatela a pezzetti lunghi e larghi tre dita; intrisi nell’uovo sbattuto con prezzemolo trito, sale, pepe, qualche goccia d’aceto, avvolgeteli nel pane grattugiato fino; posti su tegghia con burro fuso, fateli friggere adagio; cotti, non più rossi nel mezzo, ben coloriti d’ambe le parti, posti sul piatto in giro serviteli con sotto la purée d’acetosella (Vedi N. 27, guerniture) o con altra guernitura (Vedi N. 14, guerniture).

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Tagliate 2 rotondi di pasta frolla spianata larghi quanto desiderate la focaccia (Vedi pasta frolla N. 10); poneteli su tegghia con tramezzo una crema al cioccolato (Vedi N. 70, dolce); indorate coll’uovo e fatela cuocere al forno caldo moderatamente; cotta di color dorato, servitela inzuccherata tiepida.

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Prendete dei zuccotti verdi grossi come un uovo, raschiatene un po’ la pelle; lavati nell’acqua, tagliateli per lungo in 4 parti; levate loro la trippa e ritagliateli a filetti grossi il dito mignolo; metteteli in una terrina con un po’ di sale fino e lasciateli così due ore; prendete dei carciofi teneri, levate loro le prime dure foglie, tagliate tutte le punte con le spine, e levate le parti dure e legnose del gambo; tagliateli in quattro; netti dalla pelurie, marinateli col sale come i zuccotti; avrete delle cipolle, mondatele della seconda buccia, tagliatele per traverso spesse il dito mignolo e a forma di tanti anelli e marinatele come i zuccotti. Spremete questi, i carciofi e le cipolle, asciugateli, intingeteli nell’uovo sbattuto, infarinateli bene e friggeteli a parte, perché di disuguale cottura, e serviteli come s’è detto a N. 18 delle carote, ecc.

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Prendete 10 zuccotti grossi come un bell’uovo, che siano freschi e teneri; raschiateli leggermente, tagliateli un po’ alle due estremità e ritagliateli in due parti per traverso; gettateli nell’acqua bollente sul fuoco, fateli bollire finché siano teneri; sgocciolateli, vuotateli e poneteli su tortiera con burro sotto. — Mettete poi in tegame un ettogramma di burro, una cipolla, un po’ d’aglio e un poco di prezzemolo triti e fate friggere un poco; aggiungete ciò che avete levato dai zuccotti e friggetelo finché sia asciutto; mischiate 60 grammi di farina, e, fritta un po’, bagnatela con un bicchiere di fior di latte, fatela cuocere rimestando finché fitta come una polentina; condite con 60 grammi di cacio, un po’ di sale, pepe, spezie, 6 marzapani, 3 uova intiere, unite tutto bene insieme. Ciò fatto, empite i zuccotti e fateli cuocere d’un bel color dorato, con fuoco sotto e sopra, o, meglio, al forno; serviteli per piatto o all’intorno di carne arrostita.

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Tagliate a pezzi lunghi e larghi tre dita due chilogrammi di panciotto di bue; sbollentato per 10 minuti e netto dalla pellicola dura, mettetelo con sei cipolle fritte con un ettogramma di burro e due cucchiai di farina, e fate friggere un po’ rimestando; versatevi sopra un litro d’acqua o meglio brodo, un po’ di sale, pepe e fate cuocere adagio con fuoco sotto e sopra per tre ore incirca; aggiungetevi 20 cipolline, 20 pezzetti di carote grossi come noci; continuate a far cuocere per due ore circa; il tutto tenero, a salsa ristretta, giusto di sale, digrassatelo e servitelo.

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Prendete 6 lingue, ponetele nell’acqua bollente per 5 minuti; tratte fuori, raschiatele; ben nette dalla pelle, ponetele in tegame con tre cipolle, una carota ed un po’ di sedano, netti e tagliati, ed un ettogramma di burro; versate mezzo litro d’acqua, altrettanto di vino bianco ed un po’ d’aceto; fatele colorire spruzzandole con un po’ d’acqua, sale e pepe; fatele cuocere adagio finché siano tenere; aggiungetevi un cucchiaio di farina cotta (Vedi N. 2, salse), fate bollire a salsa ridotta; ponete le lingue sul piatto, tagliate in due, versatevi sopra la salsa passata alla stamigna, oppure servitele con qualche purée (Vedi N. 25, guerniture).

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Avrete un chilogr. di merluzzo cotto e fatto bianco come s’è detto sopra N. 12; asciugatelo ed infarinatelo bene; tagliate quindi a fette sottili 6 cipolle, poste in padella o tegame con 2 ettogrammi di burro e metà d’olio, friggetele adagio di color biondo; aggiungetevi poscia i pezzi del merluzzo e friggetelo adagio, finché il tutto sia ben rossigno e servitelo giusto di sale e pepe.

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Preparate e fate cuocere una bella pollanca come si è detto sopra numero 16 pel cappone. Pelate quindi 8 cipolline grosse come noci, tagliatele in due per traverso, fatele cuocere un po’ con acqua e sale; poste sopra un piatto, formatene tanti anelli; tritate o pestate un po’ di prezzemolo, due acciughe, un po’ di cerfoglio e un rosso d’uovo cotto duro; passate il tutto al setaccio, unitegli mezzo cucchiaio d’olio ed uno di aceto, un po’ di sale e pepe, empitene gli anelli delle cipolline. Ponete la pollanca cotta, netta, bianca, intera o tagliata sul piatto, guernitela coi suddetti anellini, versatevi sopra un po’ del suo brodo col sugo di due limoni e servitela.

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Prendete il primo taglio di coscia di vitello; netta dai nervi e dalla pellicola, tagliatela a fettine per traverso per tre quarti di profondità; battetele sottili senza staccarle; fate una farcìa con ritagli di carne netta dai nervi, più un po’ d’aglio e prezzemolo, una quantità uguale di lardo, di carne e di mollica di pane prima cotta con un po’ di fior di latte in tegame sul fuoco e formatene come una polentina; raffreddata, unitela alla carne e lardo; al tutto ben trito e pesto unite due uova intiere e due cucchiai di rhum; giusto di sale e spezie, farcite con questo le fette senza staccarle, rotolatele una vicina all’altra che restino grosse come il dito pollice, legatele con filo; poste in tegame con una cipolla, burro o grasso trito ed un po’ di lardo sopra, fatele cuocere adagio come s’è detto sopra, N. 17, pel carré bagnandole con un po’ di brodo; cotte bionde, ponetele sul piatto; digrassate il sugo, unitegli un po’ di farina cotta (Vedi N. 2, salse), ed un po’ di brodo; fate bollire formando come una salsa ridotta; mettetevi un po’ di sugo di limone, versatela sopra la carne e servite. — Potete servirle con purée di tomatiche o di acetosella.

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Mettete in tegame 30 cipolline nette con 60 grammi di burro, e, frittele d’un bel color dorato, aggiungete un cucchiaio di farina bianca; friggete un poco, quindi versate mezzo bicchier d’aceto, un po’ di vino nero, un po’ d’acqua, sale, pepe ed un pizzico di zucchero; fate cuocere adagio scuotendo di tanto in tanto. Cotte le cipolline, versate due rossi d’uova sbattuti con un cucchiaio d’acqua; non lasciate bollire e servitevene. È ottima per guarnitura del pesce, montone, selvaggina, anitre.

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Rompete il verde a bei sparagi; netti, tagliateli a pezzetti grossi come piselli; gettati nell’acqua bollente, bolliti per 5 minuti, sgocciolateli; raffreddati, riempitene delle bottiglie sino metà il collo. — Rompete quindi alle due estremità, levando il filo, dei fagiuolini verdi, freschi e teneri; tagliati a pezzetti, fateli bollire per 5 minuti; raffreddati, riempitene delle bottiglie come gli sparagi. — Indi prendete dei piselli grossi, eguali, verdi e teneri e fateli bollire per 2 minuti; raffreddati, poneteli in bottiglie come gli sparagi. — Turate ermeticamente tutte le bottiglie e ponetele al fuoco in una pentola, con paglia tra mezzo affinché non si rompano; bollite adagio per mezz’ora, estraetele, incatramatele sul tappo e conservatele in cantina.

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Fate una pasta come a N. 8 (V. composti); spianata spessa due scudi infoderatene uno stampo della grandezza che volete dare alla timballa; badate che la pasta sia uguale di spessore dappertutto. Avrete 2 ettogrammi di coscia di vitello fino netta dai nervi, un ettogramma di lardo, altrettanto di burro, un po’ d’aglio, sale, pepe, spezie, prezzemolo; tritate il tutto ben fino e fatene uno strato al fondo ed all’intorno della pasta. Nettate e tagliate in 8 parti un pollastro o due piccioni; unitevi un po’ d’olio, aceto e sale e poneteli nel mezzo della timballa con insieme qualche fettuccia di fungo o di tartufo bianco e nero. Ponete sopra un po’ del tritume fatto; coprite con un pezzo della medesima pasta attaccandolo con l’uovo all’altra pasta, spalmatelo coll’uovo e ponete lo stampo al forno, oppure mettetegli della brace sotto, sopra e all’intorno, e fate cuocere adagio per circa un’ora. Cotta di bel color dorato e quando mandi fumo di buon odore, levata dal fuoco, staccatela dallo stampo passando il coltello all’intorno, versate sul piatto e servitela.

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Prendete un pezzo di trota od una trotolina; sventratela, raschiatela; resa bianca col versarle un po’ d’acqua calda sopra, ben lavata, tagliata a pezzi, ponetela in tegamino con dodici belle rane pelate, nette e rese bianche col tenerle otto ore nell’acqua e tagliate a metà schiena, più mezzo bicchiere di vino bianco con della colla fatta come sopra n. 20, oppure 15 grammi di colla di pesce, un po’ di sale, due cucchiai d’aceto di vino bianco, un po’ di acqua per fondere la colla, fate bollire col pesce adagio per 12 minuti; raffreddato, servite come sopra al n. 18. — Qualunque pesce di mare si fa pure allo stesso modo, e se si desidera la gelatina chiara si fa come sopra n. 17.

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Gettate in una casseruola con un mezzo litro d’acqua bollente 6 ettogr. di piselli raccolti di fresco e verdi, una cipolla, due fior di garofani ed un po’ di sale; fateli bollire a gran fuoco; a cottura ridotta, aggiungete un cucchiaio di farina cotta (V. salse N. 2); bolliti ancor un tantino, passateli al setaccio, riponeteli in tegame con 60 grammi di burro e sul fuoco; fateli friggere, tramenando ed aggiungendo 2 litri di buon brodo al grasso od al magro o dell’acqua salata rimestando bene affinché resti ben liscia. Giusto il tutto di sale, aggiungete un pezzetto di burro fresco e versatelo nella zuppiera sui crostini di pane. Invece del pane si può mettere del riso o delle paste cotte. Bagnata la pasta di spinaci solo con un po’ di sugo ridotto a fior di latte ed un pezzetto di burro fresco, facendo come una tenera polentina, serve per guernitura a varie cose come costolette, fricandolini, ecc.

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Lavate 8 belle acciughe; apritele in due, nettatele dalle reste, formatene tanti anelli; postili sul piatto ponete in uno un rosso d’uovo cotto duro, in un altro il bianco trito mischiato con un po’ di prezzemolo e aglio trito; versate sopra un po’ d’olio fino e sugo di limoni od aceto e servite.

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L’acetosella, erba agretta rinfrescativa, calma la sete; è appetitosa, diuretica, antiscorbutica, si mangia colla carne e col pesce e si prepara come a N. 27 (Vedi guerniture) e si confà con diverse zuppe (Vedi N. 39, zuppe).

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L’anguilla ha le carni bianche, assai gustose, ma è pesante allo stomaco a cagione del suo grasso nauseante, epperciò debbesi cercare di privarla il più che si può del grasso. Abbrustolite, nettate e marinate un’anguilla (Vedi N. 1, fritture magre); tagliata a pezzi lunghi tre dita, infilzatela con un’asticciuola e frammezzo ai pezzi d’anguilla mettete una fettina di pane, una fetta di limone priva dalla scorza, una foglia di lauro; legata allo spiede attaccatela al girarrosto con fuoco forte, bagnandola di tanto in tanto con burro fuso; cotta di bel color dorato, spolverizzata di sale, nettatela e, posta sul piatto con sugo di limoni o con patate fritte (Vedi N. 23, fritture magre), servitela. — Per cuocerla in tegame si prepara allo stesso modo, ma invece d’infilzarla nell’asticciuola, infilzatela con una bacchettina di legno e, posta in tegame con sale e pepe, umidita di burro, fatela cuocere con fuoco sotto e sopra; cotta tenera, di bel color dorato, servitela con insalata e con salsa alla maître d’hôtel (Vedi N. 16, salse).

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L’anitra (canard) è un uccello anfibio, il quale, benché inferiore al pollame, tuttavia ben nutrito, tenuto nelle acque correnti o risaie, giovine, grasso, forma un buon alimento. Prendete una bella anitra giovine, grassa, che sia giustamente frolla; nettatela come si è detto sopra al N. 1; tagliatele la testa e le gambe; cucita di bella forma, mettetela in tegame con 2 cipolle nette e tagliate, un ettogramma di burro, 30 grammi di lardo raschiato, sale, pepe, una foglia di lauro; fate rosolare il tutto a gran fuoco, aggiungetevi due bicchieri di brodo od acqua, uno di vino bianco ed uno d’aceto; fate cuocere con fuoco sotto e sopra finché sia tenera a cottura ridotta; posta sul piatto, tagliata in 10 pezzi, cioè cinque dello stomaco, quattro delle coscie ed una della schiena, servitela guernita di cipolline (V. N. 8, guerniture) con sopra il sugo della sua cottura. — Se volete servirla col riso non mettete del vino o dell’aceto per cuocerla.

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L’aringa ha la carne grassa, di un eccellente gusto, ma è un po’ pesante allo stomaco; abbonda essa nel mare del Nord. Avrete un’aringa, nettatela e marinatela (Vedi sopra n. 1); posta sulla gratella con fuoco ardente, cotta, colorita un po’ d’ambe le parti, ponetela sul piatto. Unite un po’ di prezzemolo trito, con un po’ di burro fuso, il sugo di un limone, sale e pepe; il tutto ben mescolato, versatelo sopra l’aringa e servite. Potete cuocere quest’ultima in tegame con acqua, aceto e sale e servitela coll’istessa salsa.

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Prendete il quarto di dietro d’un agnello, marinatelo per due ore con olio, aceto, prezzemolo e cipolle, mondati e tagliati fini; aggiustatelo sopra allo spiede fissandolo per bene; legato con filo-spago, spolverizzato di sale, inviluppato in carta unta di burro, mettetelo al girarrosto sul fuoco forte per due ore circa, bagnandolo di tanto in tanto con burro fuso; cotto tenero d’un bel color dorato, sugoso, non più rosso nel mezzo, levatelo dallo spiede, nettatelo, tagliatelo e servitelo con patate arrostite (V. N. 1, guerniture) oppure con crescione, a parte, in insalata.

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Prendete la metà d’una lepre; nettata e marinata, rompetele l’osso della coscia e acconciatela a forma di ranocchi, cucitela con filo spago; lardellate la coscia come si è detto pel vitello (Vedi N. 17, vitello), coprite la schiena di fette di lardo sottilissime, inviluppatela in carta unta, attaccatela allo spiede; posta a fuoco forte, fatela cuocere umidendola con burro di tanto in tanto; cotta tenera, non più rossa nel mezzo, nettatela e servitela col crescione all’intorno fatto in insalata. — Potete pure arrostirla in tegame con burro, lardo, sale e la verdura della sua marinata (Vedi sopra, N. 1) e con fuoco sotto e sopra o, meglio, al forno, spruzzandola di tanto in tanto con brodo od acqua. Quando sia tenera, tagliatela e servitela. Il coniglio si arrostisce allo stesso modo.

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Prendete la parte che desiderate del montone, coscia, o schiena, o spalla; digrassatela, disossatela un po’ e marinatela come si è detto sopra N. 1; lardellatela piantandole per lungo dei pezzetti di lardo lunghi e grossi come il dito mignolo e qualche spicchio d’aglio e pezzo di rosmarino, ma che non si vedano; piegatela, legatela con filo-spago dandole bella forma; se la volete allo spiedo inviluppatela nella carta unta di burro e un po’ di sale, altrimenti fatela cuocere al forno come si è detto pel vitello (Vedi N. 15), e pel bue (Vedi N. 6); cotta al punto, tenera, sugosa, servitela come si è detto pel vitello e guernitela di patate (Vedi N. 1, guerniture).

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La beccaccia è uccello di passaggio ed ha le carni assai gustose. Prendete una beccaccia frolla ma non colla pancia nera; nettatela come si è detto al N. 1, volaglia; tagliatele le gambe, raccorciatele le coscie, spolverizzatela di sale; copritela d’una lunga, larga e sottile fetta di lardo; legatela con filo spago, infilzatela nello spiede, inviluppatela d’un foglio di carta unta; posta sul girarrosto al fuoco ardente, fatela cuocere bagnandola di tanto in tanto con burro fuso; quando sia tenera, non più rossa nel mezzo e col lardo colorito, nettatela, tagliatela in 5 parti, cioè 3 dello stomaco e 2 delle coscie, servitela con crostini di pane farciti (Vedi N. 33, guerniture). — Si arrostiscono pure le beccacce in tegame con fuoco sotto e sopra, bagnandole d’acqua se fa d’uopo e si servono allo stesso modo.

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Dicesi sugo il brodo fatto abbrustolendo le carni. Mettete in una casseruola del grasso trito o del burro con cipolle, carote, porri, un po’ di sedani mondati e tagliati a fette, aggiungete la carne di cui volete fare il sugo sia di bue, o di vitello o di montone, o di selvaggina, o di volaglia e qualunque ne sia la parte (la coscia e la spalla sono migliori); tagliatela a pezzi o lasciatela intiera; servitevi pur anche di ritagli legati insieme; schiacciate le ossa se havvene. Posto sopra un violento fuoco fate rosolare il tutto di color castagno, bagnando di tanto in tanto con un po’ di acqua; aggiungete quindi dell’acqua da coprire la carne, aggiustate di sale e mettete 4 garofani, una foglia di lauro e del pepe intiero, continuate a far cuocere adagio finché le carni siano tenere. Passate ogni cosa alla tovaglia ed avrete un chiaro ed eccellente sugo rossigno che serve a fare buone salse brune, dar risalto alle zuppe ed a condire ogni sorta di paste ed intingoli.

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Il migliore grasso a usarsi è quello del maiale, del bue, del vitello e della volaglia. Prendete la quantità che desiderate d’uno dei suddetti grassi; tritatelo fino, con un po’ di prezzemolo, di cipolla, sedano, lauro; posto in tegame con un po’ d’acqua, sale, pepe, spezie, fatelo cuocere adagio, rimestando di tanto in tanto; aggiungete, se n’avete, del grasso di brodo o di arrosto o di frittura; quando sia fuso, divenuto chiaro, di color dorato, passatelo alla tovaglia come avete fatto pel burro e servitevene per fritture al grasso. Lo strutto o grasso di maiale già preparato serve per le fritture grasse. L’olio è più acconcio per le fritture magre, pel pesce, e la verdura.

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Prendete 6 costolette di porco, tagliatele spesse un dito, levate loro un po’ l’osso; schiacciate leggermente, marinatele con olio, pepe, sale, il sugo d’un limone od aceto, oppure, senza marinarle, ungetele soltanto di burro; poste sulla gratella su brace ardente, fatele abbronzire da ambe le parti; cotte, non più rosse nel mezzo, servitele con salsa sopra (Vedi N. 16, salse). Potete, dopo averle marinate o al naturale, intingerle nell’uovo sbattuto, avvoltolarle nel pane, friggerle in padella con burro, e, non più rosse nel mezzo e di bel color dorato, servirle con sugo di limoni.

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Prendete due chilogrammi di culaccio di bue frolla a punto; disossatela, legatela con filo spago, mettetela in tegame o marmitta ristretta che sia adatta al suo volume; coperta d’acqua fredda con un po’ di sale, fatela cuocere come s’è detto a N. 1 (Vedi brodo). Oppure prendete un pezzo di pettrina, dissanguatela lasciandola un po’ di tempo nell’acqua tiepida e cangiandogliela di tanto in tanto finché bianca; fatela cuocere come il culaccio e, tenera, servitela con una salsa agretta e verde fatta con prezzemolo, un poco d’aglio, olio e aceto. — Qualunque sia la parte del bue, si lessa allo stesso modo. Il bue va cotto a cottura ristretta né mai digrassato finché sia cotto. Il lesso di bue usasi servire o con guerniture varie (Vedi N. 2 e 7, guerniture) o con salsa a parte e si taglia a fette spesse 5 millimetri e larghe 60 per traverso ai fili della carne.

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Trovansi in uso nelle case borghesi certi forni molto economici, poiché vi si può cuocere tutto un pranzo ed avere il forno ed acqua calda. Per usare bene il forno è d’uopo avere un po’ di pratica, affine di saperne regolare il calore. Per provare se il forno è troppo caldo si mette entro un pezzo di carta bianca, se questa annerisce in 5 minuti è segno che è troppo caldo, se resta del colore di cannella serve per paste sfogliate, gâteaux, soufflés, timballe, briozzi; diminuito di calore serve per quasi ogni sorta di pasticceria, meno i marzapani, meringhe, pei quali va pochissimo caldo. — Il forno migliore per ben cuocere la pasticceria è quello costrutto di mattoni ed adoperato dai panattieri. — Ove non si hanno forni di sorta, possono formarsi una specie di forno per mezzo d’una tegghia di rame ponendo del fuoco sotto, sopra ed all’intorno, regolandone il calore.

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Mettete entro una casseruola 3 ettogrammi di burro a fondere sul fuoco, ed aggiungete di farina bianca di semola quanta potrà essere assorbita e friggetela un pochino, tramenando; appena cominci a biondeggiare versatela in una terrina di terra. Servitevene all’occorrenza; essa si conserva lungo tempo se si tiene coperta ed in luogo fresco.

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Ponete in tegame 30 patate rotonde, come sopra, con acqua o brodo che le cuopra appena, più 60 grammi di burro, un po’ di prezzemolo ed aglio triti fini, od un po’ di lardo trito, se di grasso; poste sui fuoco, fatele cuocere adagio. Cotte tenere, ed a cottura ridotta e di buon gusto, servitele per guernitura a carni, volaglia, o pesci lessati. — Se si mette un po’ di salsa bianca o béchamelle servono per piatto.

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Le parti migliori per lessare sono il culaccio, lo spicchio di petto che, se fa d’uopo, bisogna dissanguare lavandolo in più acque, e la spalla. Avrete due chilogrammi dei suddetti pezzi di carne, levate loro un po’ le ossa, legateli con filo spago dando loro bella forma e poneteli in una pentola di adatta grandezza con 5 litri di acqua fredda che li copra, un po’ di sale, una fetta di rapa, di carota ed una cipolla abbrustolita nella brace, che darà un color dorato al brodo; posto al fuoco il tutto, quando sarà per bollire, schiumate bene; coprite la pentola e fate cuocere adagio per due ore circa secondo l’età del vitello; cotto tenero, ma non troppo, perché resterebbe filacciuto, tagliatelo a fette sottili per traverso ai fili della carne e servitelo guernendolo di patate o di verdura (Vedi N. 2 e 4, guerniture) e con a parte una salsa agretta (Vedi N. 24, salse).

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Nettate, preparate ed inviluppate la carne come s’è detto sopra; sospesa in aria e divenuta fredda, copritela con ghiaccio in cui si conserva per lungo tempo, oppure con carbone pesto. — Il pesce appena preso sventratelo, nettatelo bene; inviluppato in una tovaglia, copritelo con ghiaccio.

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Prendete 4 ettogrammi di fegato di vitello, pelatelo, tagliatelo a fette; posto in tegame con un ettogramma di lardo trito, un po’ d’aglio, prezzemolo, una cipolla, 2 ettogrammi di burro, una foglia di lauro, un po’ di pepe, sale, spezie, fate friggere finché un po’ bronzito; aggiungete 2 ettogrammi di mollica di pane fresco, mezzo bicchiere di vino di Malaga o di Madera, un bicchiere di buon brodo; il tutto ben inzuppato ed a sugo ridotto, lasciatelo raffreddare, pestatelo nel mortaio, passatelo al setaccio; riposto in tegame, mischiate sbattendo bene 6 uova intiere; gettatene un pezzetto nell’acqua bollente, lasciatelo appena fremere finché rappreso; tratto fuori, se si tiene bene insieme, è segno che va bene, e se è troppo tenero aggiungete delle uova, e se è troppo duro aggiungete della salsa o fior di latte: avrete uno stampo qualunque, ungetelo di burro raffinato, versatevi entro il suddetto preparato, ponetelo in tegame con acqua bollente che giunga sino a metà dello stampo (a bagno-maria), ponete fuoco sotto e sopra al tegame e lasciate così senza far bollire l’acqua finché sia rappreso. Versatelo sul piatto con sopra una salsa alla Périgueux (V. N. 21 salse), oppure guernitelo con filetti di volaglia o di selvaggina. — Questo flan si fa pure con fegati di volaglia e con ogni sorta di carne, e puossi servire freddo con gelatina.

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Qualunque sia la qualità dell’olio che si voglia usare deve essere di buon gusto; il migliore è quello d’oliva. Siccome l’olio contiene sempre un po’ d’acqua, perciò bisogna lasciarlo friggere nella padella sino a tanto che non faccia più rumore. È allora che si debbono mettere a friggere i pesci i quali debbono barcollare nell’olio e debbonsi friggere pochi per volta ed a gran fuoco.

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Ponete un ettogramma di zucchero in un tegame non stagnato; fatelo fondere rimestando finché colorito castagno scuro; versate un bicchiere d’acqua calda; ridotto a sciroppo, passatelo; raffreddato, ponetelo in ampolline e servitevene per colorire zuppe, salse, intingoli, gelatine, ponendone poco affinché non doni gusto di amaro.

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Mettete in padella sul fuoco quanto una noce di burro; fatelo friggere bollente; rompete entro due uova fresche; appena rapprese da una parte, rivoltatele dall’altra senza guastarle; cotte nel rosso tenero nel mezzo, spolverizzatele di sale, ponetele sul piatto in corona. Fate così per quante ne volete; supposto 6, riponete la padella sul fuoco con 60 grammi di burro, fatelo friggere sin che sia nero, aggiungetevi un quarto d’un bicchiere di buon aceto, un pizzico di sale, e, se volete, una foglia di salvia ed un po’ di prezzemolo intero, versatelo sopra le uova e servite.

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Cercate dei carciofi come sopra N. 19; posti in un tegame con burro fuso, sale, pepe, prezzemolo, 2 cipolle, 2 funghi all’aceto triti, fateli cuocere adagio con fuoco sotto e sopra finché teneri ed un po’ coloriti; disponeteli sul piatto; staccate la lor cottura con un po’ di brodo od acqua; ridotta a salsa, aggiungetevi il sugo d’un limone, un pezzetto di burro fresco, versate sopra i carciofi e serviteli. — Potete mettere un po’ di salsa fatta come a N. 3 (Vedi salse).

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Rompete le due estremità levando il filo alla quantità che volete di fagiuolini verdi, gettateli in un tegame con acqua e sale bollente sul fuoco; cotti teneri e ben verdi, sgocciolateli e marinateli come s’è detto sopra, N. 18, delle carote; avrete degli sparagi grossi e freschi, rompetene il verde, mondateli e fateli cuocere come i fagiuolini, marinateli allo stesso modo e farcite e friggete questi e quelli come le carote.

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Preparate dei zuccotti come sopra e una farcia come sopra con in più avanzi di carne tritati fini e di buon gusto, ovvero fate una farcìa come per gli agnelotti (V. N. 26 delle zuppe); farcite i zuccotti, cuoceteli e serviteli come sopra.

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Tritate 3 ettogrammi di coscia di vitello, o d’agnello, o di montone, con un ettogramma di lardo, altrettanto di grasso di rognone, un po’ d’aglio, prezzemolo, sale, pepe, spezie; trito il tutto, pestatelo fino nel mortaio; aggiungete 2 uova intere; unite bene; formate tante pallottole grosse una noce, rotolatele nella farina bianca. Avrete del burro chiaro e caldissimo in padella. Al momento di servirle, fatele friggere rotolandole nel burro, finché abbiano un color dorato e servitele fumanti. — S’usa pure mettervi sopra qualche purée.

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Preparate e fate cuocere una pollanca come s’è detto sopra al N. 16 pel cappone; tagliata a pezzi, posta sul piatto, versatele sopra una buona salsa verde fatta col suo brodo (Vedi N. 23, salse) e servitela. — Potete servire in questo modo qualunque volaglia o selvaggina sì a piume che a peli.

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Prendete 6 ettogrammi di coscia di vitello; netta dai nervi e dalla pellicola, tagliatela a fette larghe tre dita, spesse un dito; schiacciatele sottili e pareggiatele; fate una farcìa coi ritagli della coscia; avrete 3 ettogrammi di carne, 2 ettogrammi di lardo o grasso di rognone, un po’ d’aglio, prezzemolo, quanto una noce di mollica di pane inzuppata nel latte e spremuta, sale, pepe e spezie; tritate il tutto ben fino, aggiungetevi un uovo intero e pestatelo nel mortaio; fatene tanti mucchietti quante sono le fette di carne, avviluppatene uno in ciascuna di queste; formate le polpette grosse come il dito pollice, leggermente spolverizzate di farina bianca, legatele; poste in tegame con un ettogramma di burro, fatele friggere adagio; un po’ rosolate, bagnatele con un po’ di brodo e fatele cuocere tenere a cottura ridotta; servitele con salsa sopra o con qualche purée (Vedi N. 21, guerniture). — Invece di fare tante polpettine se ne può fare una sola detta polpettone con una larga fetta di coscia battuta sottile.

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Prendete due chilogrammi di coscia di vitello digrassata; snervata, tagliatene la metà a filetti od a dadi; tagliate della medesima forma altrettanto di lardo, di lingua salata o presciutto, di tartufi neri pelati, cetrioli all’aceto ed un po’ di pistacchi pelati verdi; ponete il tutto in terrina con un po’ d’olio, aceto o sugo di limone; fate quindi una farcìa con 4 ettogrammi della coscia avanzata, più 3 ettogrammi di lardo, un po’ di tartufi neri, quanto un cece d’aglio, ed un po’ di prezzemolo trito; tritate e pestate bene il tutto nel mortaio con due uova intiere, quanto un uovo di burro fresco, sale, pepe, spezie, mezzo bicchiere di rhum ed altrettanto di vino di Malaga; il tutto ben unito, passatelo o non al setaccio, mescolatelo coll’altro preparato e ve ne servirete all’uopo o per pasticcio caldo o per pasticcio freddo ed in quest’ultimo modo aggiungerete a cuocere insieme un po’ di colla ridotta col sugo fatto del carcame dell’animale stesso (fatto come Vedi brodo n. 11). — Se invece di vitello avrete adoperato del montone, cinghiale, cervo, camoscio, volaglia o pernice che si preparano allo stesso modo, il suddetto pasticcio si fa come a n. 31 dei composti; appena cotta la carne si sgrassa e si serve pur anche caldo con qualche salsa sopra.

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Nettate e tagliate a dadolini una cipolla; ponetela in tegame con 30 grammi di tartufi neri pelati e tagliati pure a dadolini, e con 60 grammi di burro; fate friggere di color un poco biondo, quindi mettete 30 grammi di farina e friggete ancora un poco; bagnate con mezzo bicchiere di vino Madera ed un bicchiere di brodo al grasso od al magro: fate cuocere adagio tramenando affinché resti liscio; aggiungete un po’ di prezzemolo, funghi agretti e triti, pepe, noce moscata e sale e servitevene colla carne di pesce, o di volaglia o di montone.

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Avrete degli avanzi di carne di bue lessata o alla braise oppure cotta espressamente; tagliatela, quando sia fredda, a fette sottilissime; fate di salsa bianca (V. N. 4, salse), tanto quanto ve n’abbisogni; mischiate insieme la carne, con un po’ di lingua salata e tartufi bianchi tagliati allo stesso modo, e formate come una polentina molle; aggiungetevi sale, pepe, spezie ed il sugo di un limone; ben mescolata, versatela in piatto profondo, spolverizzatela di crosta di pane grattugiata; inumiditela sopra con un po’ di burro fuso e coloritela con una paletta rovente o, meglio, ponendola al forno e servite caldo.

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Gettate nell’acqua bollente il verde netto di bei sparagi e dei fagiuolini verdi e netti; bolliti per 6 minuti, sgocciolateli; fateli seccare sopra una graticola di vimini con una tela sotto esponendola al sole od al forno o stufa poco caldi, dando dell’aria di tanto in tanto. Divenuti ben secchi, conservateli in sacchetti di carta. — I piselli verdi, grossi, teneri si conservano allo stesso modo. — Potete conservarli ancor meglio se, dopo averli cotti, li immergerete un momento in una colla fatta con un ettogramma di colla di pesce fusa in un litro d’acqua e, tratti sopra uno staccio, li farete seccare al sole o ad un calore secco ed arioso poiché non prenderanno l’odore di fieno che prendono facilmente i primi se non furono seccati in fretta.

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Preparate ogni cosa come sopra N. 19, ma, invece della volaglia, potete servirvi di carne di lepre, d’agnello o d’altro. Avrete un piatto di terra di bella forma, od una terrina unta; mettete qualche fettina di lardo e prosciutto sotto, quindi il tritume mischio colla carne che volete adoperare, che il tutto occupi i due terzi del piatto. Ponete sopra un foglio di pasta fatta come a N. 8 (V. composti), facendola attaccare al bordo del piatto con un po’ di uovo sbattuto ed un po’ di farina e decorandolo se volete con della stessa pasta. Fate un piccolo buco nel mezzo del foglio affinché il vapore possa uscire; indoratelo; fate cuocere adagio con brace sopra e sotto per un’ora circa, servite caldo, e se la sgrassate e le aggiungete una salsa fatta come a N. 20 (V. salse), sarà migliore.

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Fate una pasta frolla (Vedi pasta frolla N. 10), rotolata a forma d’un bastone, spianata, spessa 6 millimetri, tagliata lunga 45 centimetri, larga 3; fate col rimanente della pasta un rotondo largo 15 centimetri e spesso 3 millimetri; posto il rotondo su tegghia unta, attaccategli all’intorno con un uovo la fascia di pasta disrotolandola ben dritta, e legatele all’intorno con filo spago una fascia di carta unta; infoderatela pur anco internamente di carta unta, empitela di meliga intera, fatela cuocere al forno di calor moderato; cotta, rafferma, di color dorato, vuotatela, nettatela dalla carta e fatela asciugare al forno; tratta fuori e raffreddata, riempitela d’una composta di mele o di pere cotte (Vedi composte N. 121), forbitela di bella figura verniciandola da per tutto col sciroppo ridotto delle pere, e servitela fredda.

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Nettate e rendete bianche 4 trotoline d’un ettogramma ciascuna; asciugate, infarinatele; avrete in padella su fuoco forte 60 grammi di burro con altrettanto d’olio bollente; gettate in essa le trote e friggetele; colorite d’ambe le parti e non più rosse nel mezzo sotto le reste della schiena, spolverizzate di sale, ponetele sul piatto. Riponete la padella sul fuoco con un po’ d’aglio e prezzemolo, 60 grammi di funghi freschi triti; fritti un momento, aggiungetevi un po’ d’aceto con acqua, sale e pepe, versate sopra le trotoline e servite. — Invece dei funghi potete mettere dei tartufi neri, o bianchi, netti, tagliati o triti.

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Immergete nell’acqua bollente e raschiate 8 zampe di montone finché sieno nette dai peli e rese bianche; ponetele a bollire nell’acqua per circa un’ora; tratte fuori, rinettatele. Ponete in tegame due cipolle, un po’ d’aglio, prezzemolo e 60 grammi di lardo, il tutto trito; fate friggere un po’ con un ettogramma di burro; mischiate 40 grammi di farina bianca, e friggetela un po’. Aggiungete le zampe, mezzo litro di brodo o d’acqua con mezzo bicchiere di aceto o mezzo litro di vino bianco, un po’ di sale, pepe e spezie; fatele cuocere adagio finché le ossa si stacchino da loro; gettate via le ossa, tagliate le zampe in due per lungo e ponetele sul piatto. Avrete la salsa ben ridotta e sgrassata; infittitela con 3 rossi d’uova sbattuti con un po’ d’acqua, versatela sopra le zampe e servitele. — Potete anche lasciare raffreddare la salsa e, quando sia spessa, immergere in essa ciascun pezzo di zampa; spolverizzati di pane, intrisi nell’uovo sbattuto e rivoltati nel pane, friggeteli con burro in padella sino a color biondo; si servono così caldi per frittura con salsa di pomidoro.

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Levate le foglie più verdi e tagliate la punta a 12 indivie, nettatele e lavatele, gettatele nella casseruola sul fuoco e con acqua bollente e salata; fatele cuocere tenere; sgocciolatele, mettetele nell’acqua fresca; premetele bene, tritatele fine e mettetele nella casseruola con 2 ettogrammi di burro; fate friggere finché sia asciugata tutta l’acqua; aggiungete un ettogr. di farina bianca, fate cuocere ancora adagio, tramenando, acciocché la farina sia ben cotta; versate poco per volta 2 litri di buon brodo al grasso od al magro o dell’acqua e lasciate cuocere una mezz’ora. Passatele al setaccio doppio, o, senza darvi la pena di passarle aggiungete una lega fatta con quattro rossi d’uova, un poco di formaggio nella zuppa sul fuoco senza lasciarla bollire; versatela nella zuppiera con entro dei crostini di pane tagliati a dadolini, indi servite. Invece del pane si può mettere del riso o delle paste cotte assieme od a parte con acqua e sale. Passate al setaccio, o non, se si bagnano con un poco di fior di latte o del sugo per modo che restino fitte, servono per guernitura a diverse carni.

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Prendete un’anguilla di un chilogramma; posta su brace ardente, giratela finché sia screpolata, raschiatela che resti bianca; sventrata, lavata, rotolata a forma di un cerchio, cucitela; posta in tegame coperta, con tre quarti d’acqua ed uno d’aceto, un po’ di sale, cipolla, carota, prezzemolo, fatela bollire per mezz’ora adagio; raffreddata, posta sul piatto, velatela d’una buona salsa alla tartara (Vedi n. 30 salse), e guernitela di punte di lattuge o d’uova cotte dure. — La trota, tinca o merlano, o lupino si sbianchiscono come s’è detto a n. 1 (Vedi fritture magre), poscia si fanno e si servono in tutto come l’anguilla.

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I cardi giunti alla loro maturità, cioè bianchi e teneri, tagliati a pezzi lunghi tre dita e netti dai fili si mangiano crudi con salsa fatta di olio, burro e acciughe; cibo assai gradito e nutritivo, però assai pesante allo stomaco; il cardo è di più facile digestione se cotto e ben acconciato. Avrete due bei cardi bianchi e teneri; tagliateli lunghi 8 centimetri, levatene i fili e le parti dure ed il tronco; gettateli nell’acqua bollente mettendo prima le coste più dure, poscia le più tenere, per portarle ad eguale cottura; cotti 20 minuti, scolate l’acqua, rimetteteli nell’acqua fresca, raschiate via la pellicola ed i filacci affinché restino bianchi e poneteli in tegame di adatta grandezza. Fate quindi friggere una cipolla, un po’ di carota, prezzemolo, una foglia di lauro, con due ettogrammi di burro; mischiatevi venti grammi di farina bianca e, fritta un po’, bagnatela con una quantità d’acqua o brodo sufficiente per coprire i cardi, più il sugo di 4 limoni od aceto (ciò fa che restano bianchi); messo un po’ di sale e pepe, e fatto bollire un po’ versate il tutto sui cardi. Coprite questi con un foglio di carta o con una fetta di lardo, se di grasso, o con un po’ d’olio per chi piace; cuoceteli finché teneri. Preparati così e posti in vasi di terra si conservano circa 8 giorni nell’inverno e servitevene all’occorrente in ogni modo.

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Tagliate dal filetto o dalla coscia di vitello delle belle fette spesse un dito, tante quante desiderate (siano digrassate e prive dai nervi); schiacciatele leggermente, date loro bella forma o rotonda o quadrata; intingetele nell’uovo sbattuto con sale; coperte di pane grattugiato, mettetele e friggetele in tegghia o padella con burro abbondante e chiarificato; cotte da una parte, rivolgetele dall’altra; bene abbronzite, non più rosse nel mezzo, tenere e sugose, servitele calde col proprio burro sotto, od un po’ di sugo. Si fa lo stesso con la coscia di montone, agnello, maiale, ecc.

Pagina 87

Pelate delle buone patate, tagliatele a fette spesse uno scudo e friggetele a grand’olio piuttosto adagio; cotte tenere di color dorato, ma non secche, spolverizzatele di sale e servitele.

Pagina 100

Mettete in un tegame 2 cipolle nette e tagliate a fette sottili con un ettogramma di burro, un po’ di prezzemolo intiero, una foglia di lauro ed un po’ di pepe intiero; frittele di color biondo, mettete 6 bei pomidoro tagliati in due e netti dai semi; aggiungete un po’ di sale e fatele cuocere adagio, coprendole e aggiungendo un po’ di brodo se fa di bisogno. Cotte tenere, e ridotte a fondo, passate il tutto al setaccio, e servite calda la purée, che si confà con ogni sorta di carne, volaglia, pesce. — Se aggiungete un po’ di farina cotta a cuocere insieme (V. N. 2 salse), la purée resterà più chiara; se mischierete un po’ di salsa qualunque o sugo resterà migliore.

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Preparate un merluzzo di un chilogramma come s’è detto sopra N. 16; tagliate i quadretti larghi tre dita; ben netti e asciutti infarinateli; posti sulla tegghia con 2 ettogrammi di burro fuso a fuoco ardente fateli colorire d’ambe le parti e serviteli con sopra la salsa Robert (Vedi N. 17), oppure con una purée qualunque.

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Preparate e fate cuocere un bordo tutto finito come s’è detto sopra N. 20, ponetegli entro delle pere o mele cotte (Vedi appresso N. 26) a forma piramidale. Sbattete quindi 5 bianchi d’uova in neve ferma, aggiungete 2 ettogrammi di zucchero bianco pesto ed un po’ di scorza di limone raschiata. Coprite con questo la composta ben liscia e mettetene in un cartoccio di carta col quale decorerete la composta a vostro genio; spolverizzata ben di zucchero, posta al forno poco caldo, fatela cuocere adagio, di un bel color dorato e asciutta, e servitela calda. — Potete farla sul piatto senza bordo disposta allo stesso modo.

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Arrostite e fate cuocere alla braise una pollanca come s’è detto sopra, N. 12 e 14, pel pollo d’India e servitela allo stesso modo.

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Prendete due ettogrammi di coscia fina; netta dai nervi e pelle, pestatela bene nel mortaio; aggiungete un ettogramma di mollica di pane cotta nella panna, più un ettogramma di burro fresco, fatene una specie di polentina e lasciatela raffreddare; ben pigiata, mischiatevi due rossi d’uovo e sale e passateli o non al setaccio; tagliate delle fettine di carne, schiacciatele sottili e formate col suddetto impasto delle polpettine ed infarinatele leggermente; poste in piatto di terra con burro, fatele cuocere adagio con fuoco sotto e sopra spruzzandole con un po’ di brodo; cotte tenere, bionde, servitele colla propria salsa.

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Pelate 60 grammi di tartufi neri, tritateli fini; poneteli in tegame con un bicchier di vino di Madera o Marsala e, ridotto a metà, aggiungete 2 bicchieri di buona salsa alla spagnuola (V. N. 3 delle salse); servitela che vada bene di gusto. Si confà colla selvaggina, volaglia, pesce, verdura.

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Disossate una spalla di montone a forma di una borsa e marinatela con olio, aceto, cipolle e prezzemolo per due ore. Fate una farcìa con 4 ettogrammi di carne di montone, netta dal grasso, pelle e nervi, più 2 ettogrammi di lardo, un po’ d’aglio e prezzemolo; tritando o pestando bene il tutto, aggiungendo 2 uova intiere, un po’ di sale, pepe, spezie, 2 cucchiai di rhum e quanto un uovo di mollica di pane inzuppata nel fior di latte, e mischiando bene tutto. Mettete la farcia entro la spalla che avrete asciugata; cucitela formando una palla rotonda; posta in tegame con la sua marinata e verdura ed un ettogramma di burro, fatela rosolare; versatevi sopra mezzo litro di brodo od acqua ed altrettanto di vino bianco, un po’ di sale e fate cuocere adagio per due ore circa; cotta tenera a cottura ridotta, tagliatela a fette sottili levando il filo, e servitela con del choucroute sotto (Vedi N. 5, guerniture), oppure servitela con salsa fatta col sugo della sua cottura. — Si può unire alla farcìa della lingua salata e tartufi neri tagliati a dadi.

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Prendete il pesce che volete, o trota, o tinca o anguilla, oppure pesce di mare, come lupino, sardelle, merlano, ecc., che siano freschi; squamateli, sventrateli, e, lavati netti, tagliatene a rotelle o a filetti netti dalle reste il più che potete; marinateli con olio, aceto, sugo di limone, pepe, sale. Mondate un pugno di prezzemolo, mezza cipolla, un po’ di tapperi, aglio, 4 acciughe; tritate il tutto fino; avrete 60 grammi di mollica di pane grattugiata fina, più 4 pomidoro netti dai semi, pelle e parti dure, un po’ di sale, pepe; unite il tutto insieme col pesce. Riempitene uno stampo, che avrete foderato internamente di pasta, fate cuocere come si è detto sopra N. 19, e servite caldo. — Si può, invece di farla nello stampo, cuocerla e servirla in piatto come sopra N. 20.

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Avrete della carne cotta avanzata da tavola, come lesso o arrosto, netta dai nervi, ossi e pelle; tritatela fina e unitele una salsa spessa, di buon gusto (Vedi N. 4 e 5, salse); sbattuto un momento insieme, giusto di sale e spezie, versatelo sul piatto con sopra delle uova affogate (Vedi N. 6, uova) e con all’intorno dei crostini di pane fritti nel burro e servite.

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Nettate e rendete bianca una trotolina (Vedi N. 1, fritture magre) che sia freschissima, cioè colla carne dura; senza marinarla, inviluppatela intera, o fatta a pezzi, in carta unta d’olio; posta in tegame di terra di adatta grandezza, coperta appena con due parti d’acqua ed una di vino bianco, un po’ di sale, fatela bollire adagio in modo che frema per 20 minuti, e servitela calda o fredda, traendola, quando volete servirla, dalla sua cottura, nella quale potete conservarla per parecchi giorni. — Le rane, le tinche, il persico, i barbi cotti così sono buoni e di facile digestione.

Pagina 175|176

Si conservano le uova per lo più nel mese d’agosto o di settembre per averle nella stagione fredda in cui le galline cessano di farle. Prendete quindi delle uova appena deposte dalle galline, ancor calde; ben lavate ed asciugate, ponetele adagio in un vaso di vetro o di maiolica pieno di buon olio che serve per uso di famiglia e si conserveranno per lungo tempo. Se per caso si rompesse un uovo nel vaso stesso, fate bollire l’olio che resterà chiaro e, raffreddato, servitevene come prima.

Pagina 309

Pelate 8 belle e buone rape, tagliatele a fettine, mettetele in un tegame con 2 ettogr. di burro, un po’ di sale e fatele cuocere adagio, tramenando; passatele poi al setaccio e, rimessele nella casseruola sul fuoco, versatevi adagio 2 litri di brodo e tramenate perché resti liscia la purée.

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Preparate dei cardi cotti come sopra N. 21; sgocciolateli; posti in tegghia con un po’ di burro, friggeteli un po’ d’ambe le parti; versatevi sopra della salsa bianca (Vedi N. 4, salse), od un’altra di vostro gusto; fate bollire adagio per 10 minuti e serviteli. — Per farli alla midolla di bue fate dissanguare 60 grammi di midolla di bue nell’acqua, e imbianchita 5 minuti nell’acqua bollente e sgocciolata, unitela alla salsa coi cardi o riempite delle cassette di pane fritto in pezzi grossi come noci e mettetele all’intorno.

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Prendete 3 ettogrammi di carne di luccio o d’altro pesce; privata dalla pelle e reste, pestatela fina; unitele una quantità uguale di mollica di pane cotta nel fior di latte; resa liscia come una polentina e raffreddata, continuate a pestare con del burro quanto avete di carne, più due uova intere, un po’ di pepe, sale, spezie; il tutto ben unito passatelo al setaccio, pestando pur anco se volete con un po’ di tartufi, funghi, prezzemolo triti per darle più buon gusto. Per conoscere se la farcìa è ben fatta, gettatene un pezzo nell’acqua bollente, e dopo dieci minuti di lenta bollitura se riesce troppo molle aggiungete delle uova, e se troppo dura del fior di latte.

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Nettate 4 pollanche (Vedi N. 1, volaglia), levate la pelle dello stomaco, distaccate i due filetti grossi e due filettini gentili; levate sottilmente la pellicola di sopra; umidite i grossi con un po’ di bianco d’uovo e fate sopra ad essi a vostro gusto una bella decorazione, con fettine sottili di tartufi neri, lingua salata cotta e citrioli all’aceto: date la forma d’anelli ai filetti gentili; umiditi d’uovo, copritene 4 di tartufi neri triti fini e 4 di lingua salata pure trita; ponete tutti i filetti su tegghia con burro fuso. Fate con le coscie e carcame una salsa finita (Vedi N. 4, salse); aggiungetevi il sugo di un limone, un po’ di prezzemolo trito e 30 quenelles fatti come a N. 60, zuppe. Posti i filetti a fuoco forte fateli cuocere; cotti nel mezzo, di bel color biondo, spolverizzati di sale, poneteli in corona sul piatto con tramezzo delle fette di lingua salata e di pane, fritte nel burro, della medesima forma dei filetti e in modo che i filetti gentili restino sopra; versate la salsa nel mezzo coi quenelles e servite.

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Questa frittura consiste nel servire diverse qualità di pesci, o trote, o sardelle, o rane, ecc., con legumi croccanti, patate, fagiuolini, ecc.

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Fate una pasta frolla come s’è detto sopra N. 13; spianatela spessa 8 millimetri, tagliate 6 od 8 rotondi larghi un decimetro, formatene degli anelli ritagliandoli nel mezzo e per modo che restino larghi 4 centimetri; posti su tegghia unta, indorateli. Fate quindi coi ritagli della pasta 20 piccole mezze lune; ponetele coi suddetti anelli e fateli cuocere al forno di calor moderato. Cotti croccanti, staccateli ancor caldi battendo sotto la tegghia; raffreddati, poneteli sopra un piatto con tramezzo ed all’intorno della crema fatta con tre quinti di un litro di fior di latte sbattuta in neve ferma ed unita a un ettogramma di zucchero bianco pesto ed un po’ di cannella; forbite il tutto di bella figura ponendo sopra le mezze lune con tramezzo qualche pistacchio sbollentato, pelato e servite freddo.

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Preparate un bel merluzzo cotto, bianco, come si è detto sopra al N. 16, fatelo in insalata con un po’ d’olio, sugo di limone od aceto e prezzemolo trito; ovvero mischiategli un po’ di salsa tartara (Vedi N. 30, salse) e servitelo guernito o non (Vedi N. 8, hors-d’œuvres).

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Mondate e tagliate fini 3 cipolle, una carota, un po’ di sedano e prezzemolo; poneteli in tegame con 60 grammi d’olio, un po’ di timo, lauro, pepe, garofani, cannella, e sale; fateli rosolare; aggiungetevi mezzo litro di buon aceto, altrettanto d’acqua e fate bollire per 10 minuti; versate il tutto in una terrina e quando sia ben raffreddato, immergetevi la parte di montone che meglio v’aggrada e lasciatela in tale marinata per 40 ore. Tratta dalla terrina la carne, asciugatela e fatela cuocere come si è detto sopra, N. 21, per la spalla, col vino o senza, e servitela con salsa al capriolo (Vedi N. 14, salse).

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Preparate una purée di patate come si è detto al N. 18, delle zuppe, bagnandola, invece che con brodo, con fior di latte o sugo ridotto, e formando una poltiglia spessa, appena colante e di buon gusto. Servitela o per piatto con crostini di pane fritti di color biondo nel burro, all’intorno, ovvero sotto a braciuolini, costolette, pesce, uova.

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Mettete in un tegame mezzo litro di buon vino barbera con 2 ettogrammi di gelatina di ribes; fate bollire alla densità d’una salsa e servitela dopo aver messo un po’ di sale e cannella. Squisita salsa per carne di montone, selvaggina, anitre.

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Preparate un po’ di farcìa come s’è detto sopra, N. 21, tagliate delle fettine di coscia di vitello giovane che siano larghe e spesse uno scudo, schiacciatele sottili; ponetevi sopra un po’ di farcìa ben allargata ed uguale, riponete sopra una fettina di carne; fate di tutte così; bagnatele nell’uovo sbattuto con sale; avvolte nel pane grattugiato fino, poste in tegghia con burro, fatele cuocere adagio; colorite d’ambe le parti, cotte nel mezzo, servitele calde, e, se si vuole, con qualche purée di patate (Vedi N. 22, guerniture).

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Ponete in tegame mezzo cucchiaio di farina bianca con quanto una noce di burro, friggetela di color citrino; versatevi sopra un bicchiere di buon brodo, rimestate bene e formate una salsa; ben cotta non troppo spessa, aggiungetevi una trotolina od altro pesce cotto come s’è detto sopra, N. 22, fatto a pezzi lunghi due dita, più qualche cucchiaio della cottura medesima del pesce; questo bollito un momento, servite. — Potete aggiungere qualche goccia d’aceto o di sugo di limone e infittire la salsa con un rosso d’uovo, se ciò è permesso all’ammalato.

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Ponete adagio in un tegame sul fuoco delle uova appena deposte dalle galline, versatevi adagio dell’acqua bollentissima e lasciatele così sul fuoco due minuti e mezzo. — Ponetele su tovaglie e, raffreddate, mettetele in un vaso con tramezzo del sale pesto o della crusca di frumento, copritele e tenetele in cantina al fresco, che si conserveranno per lungo tempo. Volendo servirle, nettatele e ponetele nell’acqua fredda riscaldate sino all’ebollizione.

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Mettete sul tavolo 4 ettogrammi di farina di semola, 20 grammi di burro, 8 grammi di sale, 3 ettogrammi d’acqua e formate una pasta ben liscia, molletta, elastica; riposata un momento, allargatela, ponetele nel mezzo 4 ettogrammi di burro impastato liscio, ricopritelo bene colla pasta, spianatela leggermente per lungo; spessa 6 millimetri, ripiegata su sé stessa in tre, spianatela di nuovo, ripiegatela come prima e lasciatela riposare per 8 minuti; ripetete per tre volte l’istessa operazione; riposata un momento, ponete un tondo sopra e tagliate il vol-au vent spesso due dita passando il coltello all’intorno del tondo, ponete la pasta sopra una tegghia con carta sotto, ritagliata in mezzo in forma d’anello senza staccarlo lasciando il bordo largo 3 centimetri, spalmatela con uovo sbattuto, fatela cuocere al forno piuttosto caldo, cresciuta tre volte di volume, croccante e di bel color dorato, levatela dal forno, levate la parte cruda dal mezzo, fatela rasciugare al forno e riempitela d’un intingolo (V. N. 30 guerniture), e servite caldo.

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Sventrate e nettate una gallina tenera, ponetela in una pentola con 2 chilogr. di carne magra di vitello, 3 litri d’acqua fredda, una cipolla ed una carota; nettate e fate bollire schiumando bene. Quando la carne sia quasi cotta aggiungete un ettogr. di riso e fate che tutto sia ben cotto; allora traete fuori la gallina e, quando fredda, levatele la pelle, spolpatele tutte le ossa e mettete a parte in un po’ di brodo il filetto ed un po’ di polpa tagliati a dadolini; pestate il resto della polpa con un po’ di carne di vitello e, unita al riso, passatela al setaccio. Schiacciate le ossa, ponetele nel restante brodo e fatele bollire, quindi disgrassatelo e passatelo alla tovaglia; unitelo alla carne e riso che avete passati al setaccio ed otterrete una purée, che ridurrete ad un litro e mezzo e che verserete, ben calda e giusta di sale, nella zuppiera con dei crostini di pane, unendovi i dadolini di carne che avete riserbati del filetto e della polpa. Squisitissima zuppa signorile.

Pagina 30|31

Cotti i cardi come s’è detto sopra N. 21, sgocciolati, poneteli su tegghia o tortiera con abbondante burro sotto; spolverizzateli di formaggio con un po’ di sale, pepe e spezie; fatti friggere ben biondi d’ambe le parti con fuoco sotto e sopra, serviteli.

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Levate l’osso a 8 coscie di pollanca; fate un po’ di farcìa che basti per riempire le coscie, come si è detto sopra N. 13 pel pollo d’India; farcite le coscie, cucite, poste in tegame, fatele cuocere come si è detto a N. 13 pel pollo e servitele con salsa périgueux fatta col sugo della loro cottura (Vedi N. 21, salse).

Pagina 158|159

Tagliate 4 grosse costolette spesse un dito; pulitele dai nervi e dagli ossettini lasciando un pezzo di costola lungo 2 dita; schiacciatele un po’ dando loro bella forma; bagnatele nel burro fuso, salato, copritele di pane; ponetele sulla gratella sopra la brace non troppo ardente; abbronzite da una parte, rivoltatele dall’altra e, non più rosse nel mezzo, servitele con sopra una salsa agretta come a N. 16 (Vedi salse). — Potete anche panarle coll’uovo e friggerle come sopra N. 22.

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Avrete un chilogramma di rane pulite e bianche come s’è detto a N. 1 (Vedi fritture magre); disossate la carne, fatela friggere con un ettogramma di burro; di color biondo ed asciutta, aggiungetevi 60 grammi di farina, friggetela un poco, bagnatela quindi con 2 bicchieri di fior di latte ed altrettanto di brodo magro fatto colle ossa delle rane (Vedi N. 3, brodi); tramenate e fatela cuocere e ridurre spessa; mischiate tre uova cotte dure e dei tartufi bianchi netti e tagliati a dadi; giusta di sale, pepe, spezie, noce moscata, versata sopra un piatto e lasciata raffreddare, formatene dei croccanti spalmati di pane, intrisi nell’uovo sbattuto, rotolateli nel pane dando ad essi bella forma o ovale, o rotonda, o d’una pera; friggeteli pochi per volta in padella con grand’olio bollente su fuoco ardente; cotti croccanti d’un bel color dorato, asciugateli ponendoli su tovaglia o carta asciugante e serviteli caldi con nel mezzo del prezzemolo fritto e verde.

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Preparate una pasta ben sbattuta con 2 ettogrammi di zucchero con 6 rossi d’uova ed uno intero; ben montata mischiate amandorle (un ettogramma), pestate e passate al setaccio, più un ettogramma di fecola di patate e 30 grammi di farina bianca, un po’ di cannella pesta e 6 bianchi d’uova sbattuti in neve, aggiungete un ettogramma di burro fresco appena fuso ed una scorza di limone trita; versate il tutto in uno stampo liscio o tegame unto leggermente infarinato; fatelo cuocere al forno, finché cotto raffermo nel mezzo e di color dorato; versatelo sopra un piatto; fate fondere 2 ettogrammi di zucchero con mezzo bicchiere d’acqua ed altrettanto di curaçao; bagnate con questo il gâteau con un pennello finché l’abbia assorbito tutto; velatelo d’un ghiaccio all’arancio e servitelo (Vedi N. 167, dolce)

Pagina 249|250

Preparate dei pezzetti bianchi di buon merluzzo come si è detto sopra N. 16; posto in tegame sul fuoco con un ettogramma di burro, un po’ d’aglio e prezzemolo trito, tramenate forte, aggiungetevi mezzo bicchiere d’olio fino, poco per volta affinché si formi così una salsa spessa e liscia, ma senza lasciarla bollire; giusto di sale, spezie, pepe, aggiungete un po’ di senapa, il sugo di due buoni limoni, qualche goccia d’acqua fredda; unite il tutto e servite caldo.

Pagina 190|191

Avrete 2 litri di buon brodo bollente sul fuoco; gettatevi mezzo chilogramma di bel risone pulito e fatelo cuocere 18 minuti a fuoco ardente. A giusta cottura, acconciatelo con 60 grammi di buon formaggio, 60 grammi di burro fresco, 60 grammi di tartufi bianchi ben lavati, puliti dalle tacche nere, tagliati a fette sottili, un po’ di noce moscata, spezie e sale; aggiungete un po’ di sugo, se fa bisogno, badando che resti un risotto un po’ molle. Servitelo nella zuppiera con un po’ di sugo sopra. — Per chi l’ama più duro puossi mettere entro uno stampo e riversarlo sul piatto.

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Prendete un pugno di cerfoglio, un po’ di prezzemolo, pimpinella, serpentaria; nettateli, fateli cuocere 5 minuti nell’acqua bollente salata; sgocciolateli, pestateli, passateli al setaccio; mischiatevi una salsa bianca finita (Vedi N. 4 delle salse) più un po’ di sugo di limone, un po’ di sale e di burro e servitevene per volaglia o lesso. Si rende d’un bel color verde aggiungendo un poco di verde di spinaci. Quest’ultimo si ottiene pestando nel mortaio un pugno di spinaci verdi e freschi, quindi spremendoli in una tovaglia finché ne esca tutto il sugo e ponendo il sugo in tegame sul fuoco ardente, affinché si rapprenda subito e si divida il verde dall’acqua. Questo verde privo dell’acqua è appunto quello di cui ci serviamo all’occorrenza; esso serve pure per ghiaccio, o creme dolci.

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Prendete della coscia o del filetto di vitello frollo; netto dai nervi e pelle, tagliatelo a fette tonde spesse il dito pollice; schiacciate un po’ e poste su tegghia con burro fuso, al momento di servirle, fatele cuocere a gran fuoco; tenere, sugose, ben colorite da ambe le parti, non più rosse nel mezzo, spolverizzatele di sale, versatevi sopra mezzo bicchier di vino di Madera, fatele bollire un momento scuotendole, ponetele in giro sul piatto con sopra il loro sugo, oppure con una salsa nel mezzo (Vedi N. 20, salse).

Pagina 124|125

Fate una pasta come sopra N. 22, tagliatene un pezzo a forma d’anello, ma anche vuoto nel mezzo; riunite e spianate la pasta che avanza, tagliatene due rotondi sottili più grandi del primo, mettetene uno sopra una tegghia con carta sotto o senza, ponetevi sopra uno strato di erbe preparate (V. N. 7 composti); umiditelo all’intorno con un po’ d’uovo; ponete sopra l’altro rotondo, spalmatelo coll’uovo; coprite col rotondo fatto ad anello, uguagliate all’intorno, indorate coll’uovo e fate cuocere al forno caldo moderato; cresciuta alta, di colore dorato e croccante, servitela. — Si può mettere carne cotta trita insieme.

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Nettate una trota; inviluppata in carta bianca unta d’olio, fatela cuocere come s’è detto sopra n. 34 per l’anguilla; raffreddata, posta sul piatto con salvietta sotto, guernitela di lattuga bianca od insalatina o uova dure, acciughe nette; messa in tavola, tagliate la trota, condite l’insalata con olio, aceto o con salsa fatta con due rossi d’uova duri schiacciati, con olio, aceto, sale, un po’ di pepe, e servite il tutto nel medesimo piatto.

Pagina 237|238

Nettate e rendete bianca una trotolina o pezzo di trota (Vedi N. 1, fritture magre), tagliata od intera, squarciata in due, netta dalle reste, bagnata nell’uovo sbattuto con sale; rivoltatela nel pane oppure infarinatela e poi intingetela nell’uovo sbattuto; gettatela in tegame con del burro bollente, o in padella con olio d’oliva puro bollente (Vedi N. 5, fritture magre); friggetela adagio; ben colorita d’ambe le parti, non rossa nel mezzo, spolverizzata di sale, servitela calda.

Pagina 176

Ponete in una pignatta di terra delle uova freschissime; copritele con cenere fredda e stacciata di legno o meglio di sarmenti di viti; coprite la pignatta con carta, legata con filo spago, e tenetela in luogo fresco in cantina.

Pagina 309|310

Preparate dei cardi cotti come s’è detto sopra N. 21; sgocciolati su tovaglia infarinateli, bagnateli nell’uovo sbattuto con formaggio grattugiato fino, e con sale, pepe e spezie; gettateli in padella sul fuoco in cui avrete del burro od olio bollente; ben fritti di color biondo d’ambe le parti, serviteli caldi.

Pagina 206

Preparate 10 costolette di montone il tutto come sopra, però ben digrassate, ovvero 12 costolettine di agnello tagliate spesse due dita (cioè di due costoline formatene una) e schiacciatele un po’ come si è detto a N. 22; marinatele con un po’ d’olio, aceto, cipolla, prezzemolo; lasciatele così 2 ore circa; asciugatele; intingetele nel burro fuso; rotolatele nel pane e fatele cuocere sulla gratella come sopra a N. 23, e servitele con salsa agretta di cocomeri o funghi all’aceto (V. salse) e con fette di limone all’intorno. — Se le intingete nell’uovo poi le panate e le fate friggere nel burro son dette alla milanese; se le bagnate soltanto nel burro od olio e le fate cuocere sulla gratella son dette alla genovese, e, infine, se le spolverizzate di sale, pepe, vi spremete sopra del sugo di limone, le asciugate, le infarinate, le intingete nel burro od olio e le fate cuocere sulla gratella e le servite con sugo ridotto e del sugo di limoni, son dette alla francese.

Pagina 88|89

Mettete sul tavolo 6 ettogrammi di farina bianca di semola con nel mezzo 3 rossi d’uovo, un po’ di sale, un ettogramma di burro, un bicchiere circa d’acqua; riunite il tutto formando una pasta soda; inviluppatela in una tovaglia e lasciatela 10 minuti; rimpastatela senza stracciarla; spianata lunga, ben liscia, tagliatene una fascia lunga 38 centimetri, larga 4 e spessa 5 millimetri; rimpastate il resto; tagliatene due rotondi larghi 12 centimetri; ponetene uno in una tegghia unta di burro, spalmatelo coll’uovo sbattuto nel brodo, attaccategli la fascia diritta formando un pasticcio basso; pizzicatelo, decoratelo di bel gusto. Infoderato di carta unta nell’interno, riempitelo di grani di meliga, ponete l’altro rotondo sopra attaccandolo al bordo; fategli un buco nel mezzo a forma d’un caminetto, ornatelo di foglie fatte coll’istessa pasta; spalmata per tutto coll’uovo, fatela cuocere al forno e d’un bel color dorato, levate il coperchio, nettatela dalla meliga e carta, ed avrete una crostata che potete riempire di un intingolo qualunque, di verdura in salsa, o d’avanzi di carne con gelatina. Si fa della dimensione che si desidera.

Pagina 75|76

Prendete un chilogramma di fegato di vitello da latte, lardellatelo; ponete in un tegame di adatta grandezza due ettogrammi di burro, quattro cipolle mondate e tritate, un ettogramma di lardo ed un po’ di prezzemolo; fritti di color biondo, mescolatevi mezzo cucchiaio di farina bianca, e, fritta un momento, aggiungete il fegato; bagnatelo con due bicchieri di vino nero, con altrettanto di brodo, un po’ di sale, pepe, una foglia di lauro; copritelo e fatelo cuocere adagio per 2 ore circa; tenero a salsa ridotta, sgrassatelo, tagliatelo a fette sottili e servitelo colla sua salsa sopra.

Pagina 125

Mettete in tegame sul fuoco un litro e mezzo di liquido metà di buona panna e metà di brodo al magro o d’acqua, un po’ di sale, e quando bolla aggiungetevi 4 ettogrammi di riso netto e lavato; cotto tenero a cottura ridotta, acconciatelo con 60 gr. di cacio, altrettanto di burro, un po’ di pepe, sale, spezie; fatene tanti mucchietti grossi come uova mezzane, e, posti su tortiera unta, allargateli un po’ nel mezzo e empiteli con un po’ d’intingolo fatto come a N. 30 (Vedi guerniture); date ad essi la forma d’una pera, spolverizzandoli di pane, e facendo in modo che l’intingolo stia nel mezzo; intingeteli nell’uovo sbattuto; avvolti nel pane e ben formati, friggeteli e serviteli come sopra i croccanti (Vedi N. 23). — Si possono fare con riso già servito a tavola purché spesso e buono; si può omettere di farcirli e si può dar loro variata forma o di bozzoli, o ovali, o rotondi, ecc.

Pagina 101|102

Fate una pasta maddalena, versatela in uno stampo o tegame liscio, rotondo, unto, leggermente infarinato e largo ed alto un decimetro; fatela cuocere al forno di calor moderato; cotta, rafferma nel mezzo di color dorato, rovesciatela; raffreddata, tagliatela in 6 fette per traverso; riponetela nello stampo con tramezzo ed all’intorno una crema al caffè (Vedi N. 80), oppure un zabaione (Vedi N. 86, dolce); posto nell’acqua calda al bagnomaria, lasciatelo finché il tutto sia rappreso; ben caldo rovesciatelo e servitelo con un po’ di crema o di zabaione all’intorno.

Pagina 250

Preparate 6 ettogrammi di merluzzo cotto, fatto bianco come s’è detto sopra N. 20; sfogliato a pezzi grossi come soldi, gettatelo in tegame con una buona béchamelle (Vedi N. 5, salse); fatelo bollire un pochetto, aggiungendovi un po’ di formaggio, burro fresco ed il sugo di un limone. Prendete quindi dei panini grossi come mele, grattugiate di essi leggermente la crosta, tagliateli in due per traverso, levate loro la mollica. Riempite queste fette di pane del preparato; spolverizzatele di formaggio e di crosta di pane pesta fina; umiditele per tutto di burro fresco e fuso e fatele colorire tenendovi sopra una pala rovente o meglio mettendoli al forno. — Invece dei panini potete riempire delle cassette di pane fritte al burro.

Pagina 191

Cuocete il pesce o gambero come sopra n. 39, guernitelo con legumi cotti e salsa (Vedi hors-d’œuvre n. 10-11), e decoratelo di bella forma.

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Nettate bene una bella pollanca (Vedi N. 1, volaglia) preparata come il pollo d’India (N. 13). Fate quindi tondi come castagne 12 pezzi di carote, pulite 16 cipolline di uguale grossezza e fatele cuocere insieme con un po’ di brodo od acqua, burro, sale, un pizzico di zucchero; cotti teneri a cottura ridotta, lasciateli raffreddare e aggiungetevi 16 castagne cotte abbrustolite. — Tritate 2 ettogrammi di coscia di vitello con un ettogramma di lardo, un po’ di prezzemolo, pestate il tutto nel mortaio con due uova intiere, un po’ di sale, pepe, rhum. Mischiate leggermente tutto questo colle cipolle, castagne e carote già cotte, ma non troppo; riempitene la pollanca, cucitela di bella forma; posta in tegame, fatela cuocere come si è detto a N. 13 pel pollo d’India, e servitela tagliata con salsa spagnuola fatta col sugo della sua cottura (Vedi N. 3, salse). — Potete farcire in questo modo qualunque volaglia.

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Preparate delle purées come si è detto per le zuppe (V. N. 20) ma invece di mettere del brodo, bagnate con un poco di fior di latte o sugo ridotto; reso il tutto ben liscio, colante e di buon gusto, servite con braciuole, costolette, lombata, uova, ecc.

Pagina 61

Nettate e tritate 2 cipolle; postele in tegame con un ettogr. di burro, fatele friggere d’un color biondo; aggiungete mezzo chilogramma di risone e continuate a friggere, badando che le cipolle non brucino; bagnate con 2 litri di buon brodo e fate bollire per 12 minuti. Appena cotto, aggiungete 60 grammi di buon formaggio, 60 grammi di burro con un po’ di zafferano, spezie, sale, noce moscata aggiungendo, se fa bisogno, un po’ di sugo fin che resti un po’ molle, indi servitelo in zuppiera. Taluni usano mettere a friggere colla cipolla del lardo, della cervellata ed usano ancora di mettere un po’ di vino bianco, ma ciò va a gusto.

Pagina 31

Lavate e nettate dalle reste 2 acciughe, e tritatele ben fine con un pugno di prezzemolo, un po’ d’aglio, un po’ di capperi, mezza cipolla, mollica di pane bagnata nell’aceto della grossezza di una noce; posto il tutto in un vasetto, aggiungete un po’ d’olio e d’aceto, sale, pepe e, per chi l’ama, un pizzico di zucchero, formando così una salsa.

Pagina 50

Avrete un pezzo di trota di 8 ettogrammi, dalla parte della coda, netta e marinata (Vedi N. 1, fritture magre); posta sulla gratella con molta brace sotto, fatela cuocere adagio rivoltandola e bagnandola di tanto in tanto con burro fuso finché sia cotta; colorita, non più rossa la carne presso la schiena, ponetela sul piatto; spolverizzata di sale, umidita col sugo d’un limone, guernitela di cipolline cotte (Vedi N. 8, guerniture) e servitela tagliata a quadretti larghi tre dita.

Pagina 176|177

Ponete in una terrina sei ettogrammi di calce viva; versate sopra 6 litri d’acqua, rimestatela finché sia tutta sciolta; lasciata riposare 24 ore, scolate l’acqua chiara in un altro vaso nel quale metterete delle uova fatte recentemente dalle galline; fate che stiano immerse nel liquido; copritele e conservatele in cantina fresca. — Non mettete troppe uova in un vaso, perché la calce ammollisce il guscio.

Pagina 310

Sventrate un polastrone tenero o pollastra; abbrustiatelo; levategli la pelle; tagliatelo in quattro parti e con i due filetti dello stomaco formate due costolettine senza nervi e pellicola, lasciando l’osso delle ali tagliato a metà; fate quindi 4 pezzi delle coscie se sono grosse, altrimenti soltanto due, rivolgendo la carne all’ingiù e lasciando un pezzetto d’osso attaccato a forma di costolettina; schiacciate ben forte, spianate col coltello ed avrete così 6 costolettine; intingetele nell’uovo sbattuto; copritele di pane grattugiato fino e fatele cuocere con burro in una tegghia su fuoco lento; colorite d’ambe le parti, cotte tenere e sugose, servitele col proprio burro nel mezzo. Bagnate nel burro fuso, coperte di pane, cotte sulla gratella e servite con salsa agretta sono dette alla maréchal.

Pagina 89

Il luccio frollo almeno d’un giorno è più buono che fresco; ha esso le carni bianche, magre e assai gustose, ottime per fare delle farcìe. Il luccio dei fiumi e laghi è migliore di quello delle paludi. Si frigge nell’olio come gli altri pesci (Vedi N. 5, fritture magre) e si lessa come la trota (Vedi N. 16, trota) e si serve guernito in vari modi.

Pagina 177

L’orphie o beccaccino di mare ha carne ordinaria e poco stimata. Dopo averlo nettato e marinato (Vedi N. 1, pesci di mare), si fa friggere (Vedi N. 8, fritture magre), oppure si cuoce con acqua, sale, aceto e si mette in salsa (Vedi N. 16, salse).

Pagina 191

Pelate e nettate bene delle belle e buone patate; grattugiatele leggermente colla grattugia in una terrina o secchia piena d’acqua; ben grattugiate, mestatele; passate l’acqua torbida ad uno staccio, raccogliendola in una terrina (di ciò che resta sullo staccio servitevene subito per fare minestre o purée); lasciate depositare per 24 ore; scolate adagio l’acqua ed avrete al fondo la fecola. — Stendetela sopra uno staccio con tovaglia sotto e carta sciugante sopra, fatela seccare al forno o stufa poco caldi od al sole; venuta secca sfregatela, passatela allo staccio ed avrete la fecola da usare. Volendo farne delle minestre scioglietela nell’acqua fredda formando una poltiglia colante; versatela nel brodo o latte bollente sul fuoco; cotta per 10 minuti, servitela. È ottima per ammalati e ragazzini, perché leggera, nutritiva e sana.

Pagina 310

Mondate 4 cipolle, un po’ di prezzemolo e d’aglio, tritateli fini con due ettogrammi di lardo; posti in tegame con un ettogramma di burro, un chilogramma di fegato pelato e tagliato a pezzi grossi come noci, fate rosolare il tutto; mischiatevi due cucchiai di farina rimestando bene; aggiungete due bicchieri di vino nero, altrettanto d’acqua, un po’ di sale, pepe e spezie, coprite e fate cuocere adagio. Cotto tenero a salsa ridotta, servite.

Pagina 125

Nettate tre pollastroni (Vedi N. 1, volaglia), levate loro i filetti, come sopra, N. 22, con un pezzo dell’osso dell’ala insieme; steccatene due di lardo, ornatene due di tartufi neri e due di cetrioli (l’ornamento si fa tagliando un po’ il filetto per traverso, umidendo con bianco d’uovo e impiantando le fettine di tartufi od altro non più grosse d’un centesimo, in maniera da formare come le squame d’un pesce); fate lo stesso pei filetti, gentili. Tagliate quindi le gambe al pollo, levate l’osso delle coscie, fate due pezzi del carcame e ponetelo colle coscie in tegghia con burro fuso; fateli rosolare, mischiatevi 30 grammi di farina e, fritta un po’, versate un bicchiere di vino bianco, due di brodo od acqua, un po’ di sale; coprite e fate cuocere finché sia tenero; unite alla salsa 2 rossi d’uova sbattuti con un po’ di acqua, il sugo d’un limone, un po’ di prezzemolo trito, sale e pepe; fatela infittire sul fuoco senza lasciarla bollire. Poste le coscie sul piatto, passate la salsa alla stamigna, versatela sopra ed aggiungetevi i filetti che avrete fatti cuocere come si è detto sopra, N. 22, per la pollanca, più un tartufo nero grosso cotto nel vino e 8 creste di gallo cotte: il tutto va disposto sul piatto di bella forma.

Pagina 159|160

Fate un risotto spesso; cotto al punto e di buon gusto come sopra, N. 24, versatelo su tortiera unta spesso due dita; lasciatelo raffreddare, tagliatelo a quadri od a circoli con uno stampo di latta largo 8 centimetri; panateli all’uovo, fatevi sopra un buco con uno stampo largo 4 centimetri, friggeteli come i croccanti (Vedi sopra N. 23); vuotateli un po’ e empiteli di un intingolo fatto come a N. 30 (Vedi guerniture) e serviteli caldi.

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Fate una gelatina agretta, e forte di colla (Vedi n. 3 freddi); versatela in uno stampo di latta o di rame, cilindrico detto a bordura; fatela congelare sul ghiaccio. Avrete degli avanzi di lesso, di volaglia, o di vitello o selvaggina purché buoni; tagliati a fettine e netti dalle parti grasse, fateli in insalata con un poco d’aglio, aceto, cipolla, prezzemolo trito fino, sale, pepe, un po’ di lattuga bianca. Bagnate lo stampo nell’acqua calda, riversato sul piatto; mettete nel mezzo del buco della gelatina, l’insalata fatta a forma piramidale; versate sopra ed all’intorno una salsa tartara (Vedi n. 33 salse) e servite.

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Preparate una crostata come sopra N. 24, ma, invece di riempirla di meliga, mettete nel mezzo della farcìa di vitello (V. N. 13 o 20 freddi), e, se volete un pollastro tagliato in quattro, coprite, come si è detto sopra, col coperchio di pasta, indoratela e fatela cuocere al forno a calore moderato per 2 ore circa, e, se prende troppo colore, inviluppatelo di carta bianca un po’ inumidita; cotta, scopritela, sgrassate, versate sopra una salsa fatta come a N. 21 (V. salse); ricoperta, servitela sul piatto di bella figura.

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La carota è una radice zuccherina, poco nutritiva, diuretica, contraria all’itterizia, eccellente per dare buon gusto al brodo; forma un buon cibo, ma un po’ ventoso; ve ne sono di diverse specie, ma le migliori sono la rossa e la gialla. Raschiate e tornite a forma di piccole pere 30 pezzetti di carote fresche, tenere e gialle; bollite 15 minuti nell’acqua, sgocciolatele; ponetele in tegame con un ettogramma di burro, un po’ di sale ed un pizzico di zucchero; fatele rosolare, umiditele di tanto in tanto con brodo od acqua e fatele cuocere con fuoco sotto e sopra finché tenere a cottura ridotta come sciroppo e lucente; servitele o per piatto o per guernitura od unitele ad una salsa qualunque (Vedi N. 3 e 4, salse).

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Mondate 6 cipolle, tagliatele a fette sottili, fatele cuocere nell’acqua con sale; cotte tenere, sgocciolatele, mettetele in tegame con un ettogramma di burro; fatele friggere un po’, indi mettete 60 grammi di farina bianca; friggetela un poco, quindi versate mezzo litro di fior di latte; fate cuocere adagio, e quando le cipolle siano tenere e quasi ridotte a fondo, passatele al setaccio; poste in tegame con un po’ di sale, pepe, un po’ di burro fresco, sbattete bene e servite caldo. Questa purée si confà con braciuole, pesce, vitello, stufati, uova, ecc.

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Nettate e tritate 3 cipolle; poste in tegame con un ettogr. di burro, fatele friggere di color biondo, versatevi 2 litri di sugo di gamberi (Vedi N. 5 del brodo) o dell’acqua; quando bolla, gettate mezzo chilogr. di riso e fate cuocere per 18 minuti; condite con 60 grammi di formaggio, 30 grammi di burro fresco, un po’ di spezie, mettete un po’ del burro rosso dei gamberi (V. n. 5 del brodo) e servite il risotto un po’ molle mischiando dei tartufi bianchi. — Se si adopera il brodo fatto coi gamberi non è più necessaria la cipolla.

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Nettate un pugno di prezzemolo ed un po’ d’aglio; pestateli nel mortaio con due rossi d’uova dure, mezza cipolla e quanto una noce di mollica di pane bagnata nell’aceto; passate il tutto al setaccio, allungatelo con olio ed aceto, aggiungete un po’ di sale, pepe, un pizzico di zucchero e formate così una salsa liscia, colante e di buon gusto.

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Infoderate ben uguale l’interno d’uno stampo unto, di pasta frolla (Vedi N. 10, pasta) spianata spessa 3 millimetri. Mettete quindi in un tegame 60 grammi di farina bianca di prima qualità, 2 ettogrammi di zucchero bianco pesto, 30 grammi di cioccolato alla vaniglia e un pizzico di sale; mescolate il tutto sul fuoco con 2 quinti d’un litro di fior di latte e fate cuocere per 10 minuti; venuto spesso, liscio, lasciate raffreddare; appena tiepido unite 60 grammi di burro fresco, 6 rossi d’uova; ben unito, passatelo alla stamigna; mescolate 6 bianchi d’uova sbattuti in neve ferma e versatelo nello stampo già preparato; fatelo cuocere al forno di calor moderato, cresciuto del doppio, raffermo nel mezzo, con la pasta cotta e di color dorato all’interno; rovesciate e servitelo caldo inzuccherato.

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Avrete degli avanzi di carne che sia buona, come arrosto, lesso, volaglia e verdura, benché un po’ grassa; mondatela dai nervi e dagli ossetti, tritatela fina o pestatela; mettetela in un piattello con del formaggio, un po’ di mollica di pane bagnata nel fior di latte e cotta un momento perché resti spessa, più un po’ di prezzemolo fritto nel burro, sale, pepe, spezie e delle uova intiere mischiate bene colla mestola, affinché si formi una pasta, che resti unita cuocendo. Fate poi una pasta con mezzo chilogr. di farina bianca, 30 gr. di burro, un uovo intiero, un po’ di sale e d’acqua quanto ne occorre per formare una pasta un po’ molle, e cedevole al tatto; spolverizzate il tavolo di farina e spianate la pasta formando un foglio spesso un po’ più della carta; tagliatelo in due parti eguali e bagnatelo con una penna intrisa nelle uova sbattute. Fate colla farcia tanti mucchietti grossi come nocciuole, egualmente distanti ed in linea retta, sopra una parte del foglio e coll’altro copriteli; premete colle dita all’intorno e tagliateli quadri o rotondi. Avrete dell’acqua salata al fuoco e bollente, gettateli entro, fateli cuocere adagio che restino intieri. Cotti teneri, sgocciolateli bene, metteteli in un tegame di terra con burro, formaggio e spezie, serviteli con un po’ di sugo o salsa ridotta ed un po’ di burro fritto di color biondo spolverizzandoli sopra di formaggio.

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Prendete un chilogramma di primo taglio di coscia di vitello; netta dai nervi e dalla pelle, tagliatela a fette larghe uno scudo e spesse un dito, schiacciatele sottili senza stracciarle; poste in tegghia con un po’ di burro su fuoco ardente, fatele colorire da ambe le parti; ponetele in tegamino; riponete la tegghia sul fuoco con un cucchiaio di farina, e, fritta un po’, bagnatela con due bicchieri di brodo o d’acqua, un po’ di sale; tramenate formando una salsa, versatela sopra le braciuole e fatele cuocere adagio con fuoco sotto e sopra. Cotte tenere, di color biondo ed a salsa ridotta, servitele calde in giro sul piatto e salsate: oppure con spinaci fatti come a N. 26 (Vedi guerniture), ovvero sopra una polentina, o tagliatelli, o risotto.

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Raschiate un chilogramma di carote mezzane, fresche e tenere; tagliatele a soldi; poste in tegame con 2 ettogrammi di burro, un po’ di sale, pepe ed un pizzico di zucchero, fatele friggere, quindi fatele cuocere adagio con fuoco sotto e sopra umidendole; se fa d'uopo, di tanto in tanto con brodo od acqua; cotte tenere e di bel color dorato, aggiungetevi, se vi aggrada, il sugo di un limone od un po’ d’aceto, e, ridotte a sciroppo, servitele calde.

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L’orata, pesce colla testa dorata, abbonda nel mare Mediterraneo; ha carne d’un ottimo gusto e di facile digestione ed adatta per gli ammalati. Si mangia arrostito sulla gratella o fritto nell’olio e si cucina in ogni modo come il merlano (Vedi merlano).

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Nettate due pollastri (Volaglia, N. 1); posti in tegame con un po’ di burro, sale, due bicchieri d’acqua o brodo fateli cuocere; cotti teneri, ma non troppo, tagliateli in 5 pezzi, cioè due dello stomaco, due delle coscie ed uno della schiena e riponeteli in tegame; versatevi sopra una salsa béchamelle (Vedi N. 5, salse) fatta col brodo e con fior di latte; bolliti un po’, serviteli di buon gusto.

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Fate una polenta come s’è detto a N. 11 (Vedi composti), ma più liquida e colante; mettetene un cucchiaio sopra una tortiera unta; posate sopra una fetta di fontina tenera e grassa larga un soldo e spessa il doppio, quindi una fetta di tartufi bianchi e netti; mettete un cucchiaio di polenta sopra che copra il tutto e continuate a far così secondo la quantità che ne desiderate; tagliateli con uno stampo o coltello, dando loro bella forma; panateli coll’uovo e pane, fateli friggere di bel color dorato con burro raffinato sopra tegghia a fuoco dolce e serviteli caldi.

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Fate una gelatina agretta, forte di colla, ben chiara (Vedi n. 3 freddi); mettetene un po’ al fondo d’uno stampo o casserolina; congelata sul ghiaccio, fatele una decorazione con bel ordine di colori con della verdura cotta e fatta in insalata (Vedi n. 11 horsd’œuvre); versate un po’ di gelatina appena congelata, mettete nuovamente alto tre dita di legumi; sbattete della gelatina con la metà di salsa tartara (Vedi n. 30 salse); versatela nello stampo affinché copra la verdura; congelata, fate di nuovo uno strato di verdura, copritelo di gelatina e continuate così finché lo stampo sia pieno (potete mettere tra mezzo del pesce, della volaglia o selvaggina, purché cotta di buon gusto ed in insalata come la verdura). Gelato il tutto fermo sul ghiaccio, bagnate un po’ lo stampo nell’acqua calda; riversatelo sul piatto, guernito di gamberi, verdura, uova cotte dure, acciughe (Vedi n. 11 hors-d’œuvre) e servite.

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Nettate un luccio un po’ frollo (Vedi N. 1, fritture magre); inviluppato in carta unta d’olio, ponetelo intero o tagliato in navicella o tegame con un po’ di sale, pepe intero, sedano, cipolla, carota, 2 foglie di lauro, un po’ di timo, garofani; bagnatelo da coprirlo appena con metà di buon vino nero ed altrettanto di acqua, fatelo bollire adagio per 30 minuti più o meno secondo la sua grossezza; scolato e netto, posto su piatto guernito della salsa matelote (Vedi N. 19, salse) fatta colla sua cottura, servitelo.

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Pelate un chilogramma di belle mele renette; tagliate in due o meglio intere, nettatele dalle parti dure e semi e fatele cuocere in tegame con un ettogramma di zucchero, un bicchiere d’acqua, la scorza di un limone o cannella e fate in modo che restino cotte intere, lucide e sciroppate. Fate quindi bollire per 5 minuti nell’acqua 3 ettogrammi di riso; scolate l’acqua e finite di cuocerlo in un litro di latte più o meno con la scorza di un limone, 2 ettogrammi di zucchero, un pizzico di sale e 30 grammi di burro; cotto tenero e bianco, versatelo in uno stampo a bordura; venuto sodo, rovesciatelo sul piatto, ponetegli sopra in bella figura le mele cotte; versate sopra il sciroppo e servite. — Invece delle mele potete usare delle pere o pesche.

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Nettate dalle radici e dai gambi 2 chilogrammi di spinaci, lavateli bene e fateli cuocere nell’acqua bollente sul fuoco; cotti teneri, scolate l’acqua, gettateli in acqua fresca, spremeteli; tritateli fini e, postili in tegame con 2 ettogrammi di burro, friggeteli bene; aggiungete 40 grammi di farina, tramenando finché fritta; versate mezzo litro di fior di latte, un po’ di sugo ridotto, pepe, sale, noce moscata, un pezzetto di burro fresco e tramenate. Serviteli come si è detto sopra per la saubise, o per piatto con crostini di pane fritto di color biondo nel burro.

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Lavate e nettate dalle reste 4 acciughe, nettate un pugno di prezzemolo, un po’ d’aglio, mezza cipolla; tritate il tutto fino; postolo in una scodella con olio fino, aceto, sale, pepe, formate una salsa colante; avrete 4 pomidoro sani e ben maturi; immergeteli in acqua bollente, pelateli, nettateli dai semi e dalle parti dure, tritateli o tagliateli fini, mischiateli colla salsa e servitevene per il lesso o carne fredda.

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Cuocete degli sparagi o fagiuolini ben verdi con acqua e sale; raffreddati, serviteli su piatto con sopra la salsa tartara (vedi n. 33 salse), oppure prima di cuocerli tagliateli grossi come piselli; cotti e freddi uniteli alla salsa tartara e serviteli in crostate di pane.

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Preparate delle braciuole più o meno grosse; fritte, colorite e poste in tegame con la salsa, come si è detto sopra, N. 26, aggiungete 4 ettogrammi di buoni funghi piccoli, freschi, raschiati, lavati e tagliati a fettine, più un po’ di prezzemolo e aglio trito, il sugo di due limoni od aceto, un po’ di sale, pepe e spezie; fate cuocere il tutto adagio finché sia tenero e servite coi funghi in mezzo.

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Raschiate 6 belle carote tenere; tagliatele per traverso lunghe due dita; tagliate la buccia all’intorno e formate un lungo nastro sottile; ritagliatele a piccoli filetti; ponetele a bollire per 5 minuti nell’acqua, quindi sgocciolatele; poste in tegame con un ettogramma di burro, un po’ di prezzemolo trito, friggetele adagio; mischiate un po’ di farina cotta (Vedi N. 2, salse); bagnatele con un po’ di brodo od acqua, un po’ di fior di latte, aggiungetevi un po’ di sale, pepe, un pizzico di zucchero ed il sugo di un limone; cotte tenere, servitele con crostini di pane fritti all’intorno.

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L’ombrina, pesce che abbonda nel mare Mediterraneo, è assai grosso, molto stimato, ha carne di ottimo gusto, facile a digerirsi, adatta per gli ammalati. Si cucina in ogni modo come la trota (Vedi N. 15, trota).

Pagina 191|192

Fate una polenta come s’è detto a N. 11 (Vedi composti), versatene in tegame piatto largo tanto che resti alta due dita; lasciatela raffreddare, tagliatene tanti circoli; panateli e friggeteli come s’è detto sopra a N. 25 per le crostate di riso; vuotateli e riempiteli di un intingolo al magro, o di fonduta, o di uova miste.

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Avrete 5 ettogrammi di luccio grosso o piccolo; netto, lavato, fatto a pezzi ponetelo in tegghia o piatto che resista al fuoco. Tritate quindi un po’ d’aglio e prezzemolo con mezza cipolla e due acciughe nette; posto il tutto in tegame con 2 ettogrammi di burro o metà d’olio, un po’ di sale, pepe e spezie, fatelo friggere un po’, versatelo sul pesce. Spolverizzate questo di pane e fatelo cuocere adagio con fuoco sotto e sopra spruzzandolo con qualche goccia d’aceto; cotto, non più rosso nel mezzo, giusto di sale, servitelo. — Potete aggiungervi dei funghi freschi o dei pomidoro netti, se ciò vi aggrada.

Pagina 177

Mettete entro una terrina un ettogramma di zucchero pesto, due ettogrammi di grasso di rognone di bue e un ettogramma di midolla di bue, ambedue ben netti dagli ossicini e tendini nonché triti fini, un ettogramma d’uva di Malaga con altrettanto di uva passa amendue nette e lavate, trenta grammi di cedrato con altrettanto di scorza d’arancio confettati e tagliati a dadini, 4 cucchiai di rhum o curaçao, trenta grammi di farina bianca, 3 ettogrammi di mollica di pane grattugiata o trita, quattro uova intere, 7 grammi di sale, mezzo bicchiere di fior di latte; mescolate il tutto insieme. Ungete indi una tovaglia di burro fresco; infarinata, versate sopra il preparato, inviluppatelo a forma d’una palla e legatelo; posto in un tegame di giusta sua grandezza, copritelo d’acqua bollente e ponetegli qualche peso sopra per tenerlo sott’acqua; fatelo bollire adagio per quattro ore circa; cotto, raffermo nel mezzo, levatelo netto dalla tovaglia; posto sul piatto, piantate dei pignoli e pistacchi verdi sulla superficie; servitelo con un zabaione fatto col vino di Malaga.

Pagina 251|252

Nettate 2 bei pollastri (Vedi N. 1, volaglia); tagliate le gambe, aggiustateli, cuciteli di bella forma, steccatene uno con lardo e l’altro copritelo d’una larga e sottile fetta di lardo; salati, legati con filo spago, aggiustateli sullo spiede; inviluppati con un foglio di carta unta, legati fermi, cuoceteli a fuoco forte bagnandoli di tanto in tanto con burro fuso; cotti teneri, non più rossi nel mezzo delle coscie, d’un bel color dorato, levateli; netti, tagliateli in 8 pezzi, cioè 3 dello stomaco, 4 delle coscie ed 1 della schiena e serviteli con del crescione fatto in insalata o con crostini di pane fritti. Ovvero arrostite i pollastri in tegame con burro, sale e con fuoco sotto e sopra o meglio al forno spruzzandoli di tanto in tanto con un po’ d’acqua finché siano cotti teneri sugosi di color dorato, e serviteli come sopra.

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Nettate dai gambi un chilogramma d’acetosella, lavatela, gettatela nell’acqua bollente sul fuoco; cotta tenera, scolate l’acqua, passate l’acetosella al setaccio, mettetela in tegame con un ettogramma di burro; friggete finché asciutta; mettete 40 grammi di farina bianca, fate cuocere un poco, aggiungete un bicchiere di fior di latte, un poco di sugo al grasso od al magro; cotta e ridotta a salsa appena colante, aggiungete un po’ di sale, pepe, spezie; servitela, o per piatto, guernita di crostini di pane fritti nel burro, o con costolette, stufati, pesce, uova, ecc.

Pagina 61|62

Nettate un po’ di prezzemolo con un po’ d’aglio; triti fini e poneteli in tegame; aggiungete un ettogramma di piccoli funghi, sani e duri, netti, lavati e tritati fini; fateli friggere con 60 grammi di burro; aggiungete poscia un cucchiaio di farina bianca, e, fritta un poco, versate mezzo bicchiere d’aceto o di sugo d’uva non matura, più un po’ d’acqua; fate cuocere un poco tramenando acciò resti una salsa colante; giusta di sale, pepe, spezie, servitela con carne lessata o arrostita.

Pagina 51

Nettate, come sopra, 3 polli o piccioni; tagliateli in quattro, nettateli un poco dalle ossa, marinateli, friggeteli e serviteli come le animelle (Vedi N. 6, fritture).

Pagina 90

Fate una farcia come è detto al N. 60 per la zuppa di volaglia. Fate pure una pasta come sopra per agnelotti alla borghese (Vedi N. 26) e finite allo stesso modo facendo i mucchietti grossi come olive e tagliando gli agnelotti grossi come soldi. Cotti teneri nell’acqua salata, sgocciolateli e poneteli in zuppiera con del brodo o sugo e serviteli con formaggio a parte.

Pagina 33

Fate una buona gelatina agretta, ben chiara e forte di colla (vedi n. 3 freddi); mettetene dello spessore d’uno scudo in uno stampo o tegame; congelata ferma sul ghiaccio, decoratela con bianco d’uovo cotto duro, coprite adagio questo con gelatina tiepida quasi fredda; congelata ferma, mettete sopra con bella forma delle fettine di carne arrostita o di volaglia, o vitello, o lingua, o prosciutto, o pesce, o altro purché cotta, buona e netta dai nervi; versate della gelatina fredda finché copra la carne; congelata ferma, bagnate lo stampo nell’acqua calda; riversatelo sul piatto e servite. — Questo piatto prende il nome dalla carne che lo compone.

Pagina 239

Il suo corpo è molle e cartilaginoso e d’un bianco sporco. Sventrato, ben netto e lavato si taglia a nastrini; marinato 2 ore con olio fino, sale, pepe, aceto, si frigge poscia a grand’olio (Vedi N. 8, fritture magre); oppure cotto con acqua, aceto e sale si serve con qualche salsa agretta.

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Il cetriolo si mangia crudo in insalata con olio, aceto e sale: è rinfrescativo, ma difficile a digerirsi. Prendete 4 bei cetrioli verdi e teneri; pelateli sottilmente; tagliateli in quattro per lungo, levate loro i semi e tagliateli a fette lunghe tre dita, fateli bollire nell’acqua con sale finché teneri. Avrete in padella sul fuoco un ettogramma di burro bollente con due spicchi d’aglio. Sgocciolate i cetrioli, gettateli entro e friggeteli biondi mescolando fra essi un po’ di burro, cacio, sale, pepe e spezie, e serviteli caldi.

Pagina 207|208

Prendete 2 ettogrammi di carne di luccio, netta dalle reste e pelle pestatela bene nel mortaio; passata poscia al setaccio e ben impastata, fatene tanti mucchietti grossi come noci, spianateli col coltello spessi uno scudo ed a forma di cuore; infarinateli, gettateli in padella con burro bollente; fritti di color biondo d’ambe le parti, spolverizzati di sale, serviteli caldi. — Essendo la carne del luccio magra, potete aggiungere, per fare i suddetti filetti, quanto una noce di burro con un po’ di aglio e prezzemolo trito ed un rosso d’uovo. — Se i suddetti filetti sono invece fatti con carne di tinca, o trota, o persico, o barbio, bagnateli nell’uovo sbattuto; spolverizzati di pane e fritti nel burro, serviteli caldi così con qualche purée (Vedi N. 21 e 26, guerniture).

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Fate una polenta come a N. 11 (Vedi composti); versatela sopra una tortiera unta, spessa un dito; raffreddata, tagliatela a quadretti larghi 3 centimetri e lunghi 10; infarinateli e friggeteli con burro od olio bollente a fuoco ardente; rivoltati e cotti d’un bel color dorato, serviteli spolverizzandoli di zucchero per chi l’ama.

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Mettete nell’acqua (V. N. 30, guerniture), imbianchite e nettate dai nervi facendo bollire 5 minuti nell’acqua 3 animelle di vitello e ponetele in tegame con una cipolla e carota; mondate e tagliate un po’ di prezzemolo intiero, 60 grammi di lardo; un poco di burro, sale, pepe, una foglia di lauro, fate friggere tutto di color biondo, bagnando di tanto in tanto con buon brodo. Cotte tenere, levatele dalla loro cottura; sciogliete questa con un po’ di brodo, passatela alla tovaglia, digrassatela e aggiungendo un bicchiere di salsa spagnuola, o unendole un cucchiaio di farina cotta; formate una salsa colorita, liscia e di buon gusto; unitele le animelle tagliate a pezzetti grossi come noci. Tutto ben unito, servitelo caldo per ripieno di risi, timballe, maccheroni, aggiungendovi dei tartufi bianchi. — Le animelle di montone si fanno allo stesso modo.

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Nettate due pollastri (Vedi N. 1, volaglia), date loro bella forma tagliandone le zampe vicino alle coscie e facendo entrare l’osso di queste sotto la pelle e cucendoli; posti in tegame con un ettogramma di burro, una cipolla, 30 grammi di lardo, un po’ di carota, sedano e sale, fateli friggere di color biondo, bagnandoli di tanto in tanto con mezzo bicchiere di brodo od acqua; fateli poscia cuocere con fuoco sotto e sopra; cotti teneri a cottura ristretta, tagliateli senza dividere i pezzi; posti sul piatto, guerniteli d’un buon risotto o tagliatelli (Vedi N. 23, zuppe e 16, composti) o di una giardiniera, o di piselli, o alla financière (Vedi N. 3, 11 e 29, guerniture); staccate il loro sugo con un po’ di brodo, versatelo sopra e serviteli.

Pagina 161

Fate appena bollire un litro di buon latte con due ettogrammi di zucchero bianco ed una scorza di limone; tratto dal fuoco, levate la scorza di limone; mettete 7 ettogrammi di mollica di pane fresco tagliata a dadini e fatela inzuppare. Aggiungete due ettogrammi di grasso di rognone di bue, un ettogramma di midolla amendue netti degli ossicini, parti tendinose e triti fini, 30 gr. di cedro confettato e tagliato a dadi, 2 ettogrammi d’uva di Malaga e altrettanto d’uva passa ben nette dai gambi e semi, mezzo bicchiere di rhum, 4 grammi di sale, 8 uova intere; il tutto ben mescolato, versatelo in uno stampo unto di burro chiarificato e spolverizzato di pane grattugiato; fatelo cuocere adagio con brace sotto, sopra, ed all’intorno o meglio al forno; cotto, raffermo nel mezzo, d’un bel color dorato, rovesciatelo sul piatto e servitelo spolverizzato di zucchero o con zabaione.

Pagina 252

Prendete un ettogramma di senapa in polvere e, postala in una tazza con 3 spicchi d’aglio schiacciati, mischiatela con dell’acqua calda o metà acqua e metà aceto; aggiungete della mostarda di vino cotto, un po’ di sale e servitevene. Si fa alla ravigote aggiungendo ancora delle erbe preparate e finite in purée (V. N. 23 delle salse), e servitevene per carni fredde, e per insalate cotte.

Pagina 51

Prendete un pezzo di vitello grosso o di sanato e disossatelo; spolverizzato di sale, piegato a forma di un libro o rotolo, legato con filo-spago, posto in tegame o navicella con grasso di rognone trito o burro, un po’ di cipolla, carota, sedano, mondati e tagliati sottili, più lauro, pepe e sale, fatelo rosolare a fuoco forte, spruzzandolo di tanto in tanto con acqua finché sia tenero e ben colorito; tagliato a fette larghe e lunghe quattro centimetri e spesse uno, servitelo con sotto qualche purée o guernitura di cavoli e di patate o con salsa al rafano o al verde in salsiera a parte.

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Nettate e fate cuocere un pollo, od arrostite due piccioni nel burro, e, cotti teneri, sugosi, giusti di sale, lasciateli raffreddare; tagliateli in 8 pezzi, date loro bella forma, marinateli con olio, aceto o sugo di limoni, un po’ di prezzemolo trito, sale, pepe e lasciateli così due ore circa; asciugateli, immergeteli nella marinata (Vedi N. 13, fritture), friggeteli e serviteli come le animelle (V. N. 4, fritture). — Potete servirvi degli avanzi di volaglia, selvaggina o carne qualunque, purché cotta e di buon gusto.

Pagina 90

Fate una pasta con 4 ettogr. di farina bianca, un rosso d’uovo, 3 ettogr. di burro, un po’ di sale, mezzo bicchiere di acqua impastando tutto bene insieme; spianate la pasta, ripiegatela su sé per due volte e seguitate a spianarla; resa sottile, formate degli agnelotti con la farcia di cui s’è detto sopra, N. 27, e tagliateli come si è detto per quelli; poneteli sopra un foglio di carta su tegghia e fateli cuocere al forno di bel color dorato; metteteli in zuppiera con buon brodo o sugo e servite con formaggio a parte. Buona zuppa signorile.

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Avrete della carne di volaglia o di selvaggina cotta arrostita e di buon gusto; netta dalle ossa, pestatela bene nel mortaio col sugo di un limone, un po’ d’olio, sale, pepe, senapa; scioglietela con della gelatina formando una purée, passatela al setaccio. Avrete uno stampo con della gelatina congelata e decorata; ponete sopra uno strato alto due dita della suddetta purée, raffermata sul ghiaccio; riponete della gelatina; congelata, mettete della purée e fate così finché lo stampo sia pieno; ben congelato, riversate lo stampo dopo averlo bagnato nell’acqua calda e servite. Potete pure mischiargli una salsa ravigote verde fredda, mischia con tartufi bianchi.

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Preparate dei cetrioli cotti nell’acqua e fritti come sopra N. 31, mischiate loro una buona salsa veneziana (Vedi N. 11, salse) od altra che vi aggradi di più e serviteli.

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Pelate 5 ettogrammi di patate, fatele cuocere con acqua e sale; cotte tenere, sgocciolatele, passatele al setaccio; rimettetele in tegame con 2 ettogrammi di burro fresco, tramenate forte perché resti liscia la purée; aggiungetevi un terzo d’un bicchiere di buona panna, 3 uova intiere, pepe, sale; versatela sopra una tortiera, lasciatela raffreddare; formate dei croccanti grossi come turaccioli di bottiglie, o come noci, o ovali; spalmati di pane, intrisi nell’uovo sbattuto, avvolti nel pane fino, friggeteli e serviteli come sopra, N. 23 dei croccanti di rane.

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Mettete in un tegame un bicchiere di vino di Madera con 60 grammi di tartufi neri pelati e tagliati a soldi o ad olive; fate cuocere a metà, aggiungete un intingolo d’animelle di vitello o d’agnello e finito con sua salsa (V. N. 28, guerniture), più ancora 12 creste di galli, cotte come sopra, N. 28. Il tutto ben unito, giusto di sale e pepe, servite per ripieni e guerniture di ogni sorta di volaglia, riso, ecc.

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Prendete due lingue di vitello, fatele bollire 5 minuti nell’acqua, spellatele raschiandole; ben lavate, mettetele in tegame con cipolle, carote, sedano, mondati e tagliati, del burro o grasso di rognone trito, un po’ di lauro e sale; fate rosolare a fuoco forte; versate un litro d’acqua ed un bicchiere d’aceto e fatele cuocere adagio per 3 ore circa con la casseruola coperta; cotte tenere a fondo ridotto, tagliatele in due per lungo, servitele con sotto il choucroute (Vedi N. 5, guerniture).

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Lo sgombro ha la carne grassa e gustosa, ma un po’ pesante allo stomaco. Nettate, sventrate e tagliate le reste ad uno sgombro, ben lavato, marinatelo (Vedi N. 1, pesci di mare); tagliatelo un po’ per lungo vicino le reste della schiena e mettete nel detto taglio un po’ di burro fresco con prezzemolo trito e sugo di limone, sale e pepe; ponetelo sulla gratella con sotto un foglio di carta unta d’olio; cotto adagio e colorito d’ambe le parti a fuoco moderato, servitelo caldo con un po’ dell’istesso burro sopra o con salsa (Vedi N. 16, salsa). — Potete pure cuocerlo con acqua, sale, aceto e servirlo con salsa qualunque.

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Il pesce persico è molto squamoso, ha la carne bianca, d’un ottimo gusto, nutritiva e di facile digestione; quello di fiume è migliore di quello di lago. — Prendete 4 pesci persici d’un ettogramma ciascuno, sventrateli, levate le branchie di dietro le orecchie, legate la testa, lavateli bene; posti in tegame con 2 bicchieri di vino bianco, altrettanto d’acqua, oppure tre parti d’acqua ed una d’aceto, una cipolla, un po’ di carota, prezzemolo, sale, 3 garofani, fateli cuocere adagio bollendo 12 minuti; posti su tortiera, levate le squame adagio, rendeteli netti e bianchi senza guastarli; disposti sul piatto con sopra la salsa alla maître d’hôtel (Vedi numero 16, salse), serviteli.

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Avrete una bella pollastrina bianca, grassa, tenera, un po’ frolla, nettata, lavata, cucita di bella forma; sbollentata un momento con acqua, fregatela bene con un po’ di burro; inviluppatela nella carta bianca unta di burro; posta in tegamino con 2 bicchieri d’acqua fresca ed un po’ di sale, fatela cuocere finché sia tenera; tagliatela e servitela con un po’ del suo brodo.

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Mettete in una terrina un ettogramma d’uva di Malaga con altrettanto d’uva passa e greca, nette dai gambi e semi, 30 grammi di cedrato o scorza d’arancio confettati tagliati a dadi e 4 cucchiai a bocca di rhum e mescolate insieme; ungete bene uno stampo liscio di burro chiarificato, mettete dei suddetti frutti al fondo dello stampo, quindi mettete uno strato di biscottini, e poi dei frutti e dei biscottini, e così di seguito finché lo stampo sia pieno. Indi sbattete otto uova intere con 2 ettogrammi di zucchero bianco pesto, un litro di latte con fiore, un po’ di sale, cannella in polvere; versatelo entro lo stampo finché copra i biscottini; fatelo cuocere al bagnomaria nell’acqua bollente che non oltrepassi i due terzi dello stampo; copritelo con fuoco sopra e fatelo cuocere adagio senza farlo bollire forte per due ore circa; cotto, rappreso nel mezzo e fermo, rovesciatelo sul piatto e servitelo con una crema. — Invece che nello stampo potete cuocerlo in un piatto di terra e servirlo nello stesso. — Si può mettere del pane o marzapane mischio con biscottini.

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Fate una purée d’erbe come si è detto a N. 23 (V. delle salse); postala in un vaso o scodella con 2 rossi d’uova crude, tramenate con un cucchiaio di legno, aggiungendo, una goccia per volta, olio fino sino alla quantità che desiderate di salsa, e, di tanto in tanto, un po’ di aceto perché non si separi l’olio, sempre sbattendo affinché resti liscia; finitela con un po’ di senapa, sale, pepe, aceto forte, e, se la desiderate d’un bel verde, con un po’ di verde di spinaci (V. N. 23 delle salse); servitela con carni fredde o cavoli-fiori o pesce in insalata. — Si fa meglio se si mette il vaso sul ghiaccio.

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Avrete un pollastro cotto e tagliato, marinato come sopra N. 28, oppure qualunque carne arrostita e di buon gusto, come piccioni, selvaggina, anitre, ecc.; velate i pezzetti con una salsa spessa fatta con del brodo, fior di latte e infittita con uova (V. animelle N. 5, fritture grasse); finite e servite allo stesso modo.

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Prendete mezzo chilogr. di maccheroni di Napoli, rompeteli lunghi 2 centimetri e fateli cuocere nell’acqua salata bollente sul fuoco finché siano teneri; sgocciolate via l’acqua, metteteli in una casseruola con del buon sugo e riducetelo a sciroppo di color bruno; conditeli con 60 grammi di burro, un ettogr. di buon cacio, un po’ di spezie, sale, noce moscata; mischiateli con metà del sugo di polpettine preparate a parte e serviteli caldi nella zuppiera mettendovi sopra il restante intingolo delle polpette. Zuppa preziosa ed eccellente.

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Nettate e lavate 2 acciughe, una cipolla, un po’ di prezzemolo 30 grammi di capperi agretti; tritate il tutto fino; posto in tegame con un ettogramma di burro e fritto un poco, aggiungetevi 6 ettogrammi d’anguilla tagliata a pezzi lunghi tre dita stata nettata e marinata (Vedi N. 1, fritture magre); friggetela; come asciutta, mischiate mezzo cucchiaio di farina bianca e fatela friggere leggermente; rimestando, mettetevi mezzo bicchiere di vino bianco, un po’ d’acqua, sale, pepe e spezie; fatela cuocere tenera a salsa ristretta, sgrassatela e servitela colla salsa. Se aggiungete 2 ettogrammi di funghi freschi, netti e tagliati a fette, resterà migliore.

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Dissanguate quattro belle animelle col risciacquarle nell’acqua tiepida cambiandola finché divenute bianche; bollitele 3 minuti nell’acqua; pulitele dai nervi e dal sangue rappreso all’intorno; ponetele in tegame con un po’ di cipolla, carota, sedano, burro e lardo raschiato, sale e pepe; friggetele un po’ bionde; aggiungetevi mezzo litro di buon brodo e fatele cuocere con fuoco sotto e sopra finché sieno tenere e d’un bel color dorato; servitele con sotto una purée (Vedi N. 21, 22 e 26, guerniture), oppure in salsa bianca o rémolade (Vedi N. 4 e 13, salse).

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Avrete due anitre giovani, grassotte; nettatele bene come si è detto sopra; tagliate ad esse la testa e le gambe, lavatele bene, cucitele di bella forma, spolverizzatele di sale, copritele con una fetta di lardo larga e sottile, legatele con filo spago; poste allo spiede, fatele cuocere a fuoco forte bagnandole di tanto in tanto con burro fuso; cotte tenere, di bel color dorato, non più rosse sotto le coscie, nette dal filo, tagliate in 8 pezzi, cioè 3 dello stomaco, 4 delle coscie ed un della schiena, servitele guernite di crescione. — Si arrostiscono in tegame come sopra N. 2, ma senza vino e aceto.

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Avrete delle aringhe salate grasse e polpose; levate ad esse la pelle, tagliate la testa e la coda, spaccatele in due, levatene le reste e dissalatele ponendole per 8 ore circa in un recipiente con tanta acqua quanto di latte. Piegate a forma di cassette un foglio di carta doppia e ungetele d’olio. Ponetele poscia sulla gratella con entro le aringhe che farete cuocere con la brace non troppo forte; un po’ colorite, poste sul piatto con un po’ d’olio, sugo di limoni e prezzemolo trito sopra, servitele; potete cuocere anche le aringhe in tegame con un po’ d’olio o burro, prezzemolo trito, sugo di limone, e appena fritte servirle.

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Prendete un quarto d’agnello, steccato con un po’ d’aglio, rosmarino, ungetelo leggermente di burro e spolverizzatelo di sale; posto in tegame o navicella con un ettogramma di burro, fatelo rosolare a fuoco dolce spruzzandolo di tanto in tanto con un po’ d’acqua o brodo con fuoco sotto e sopra; è meglio cuocerlo al forno; cotto tenero, ben biondo, servitelo guernendolo d’insalata.

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Prendete un chilogramma di coscia di montone tagliata per traverso; steccatela di lardo, aglio, rosmarino come sopra, N. 2; posta in tegame sul fuoco con un ettogramma di burro e rosolata da ambe le parti, fatela cuocere adagio con fuoco sotto e sopra spruzzandola di tanto in tanto con un po’ d’acqua; cotta sugosa, tenera, giusta di sale, servitela. — La lonza e spalla si arrostiscono allo stesso modo e si guerniscono di patate arrostite od in insalata.

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La barbabietola è tubercolo poco nutritivo, piuttosto rinfrescante, molto zuccherino; ve ne sono di due specie, una rossa e l’altra giallognola. Si fanno cuocere sotto la cenere od al forno, od in tegame; coperte d’acqua, fatele bollire adagio per 4 o 5 ore finché tenere; raffreddate, sbucciatele, tagliatele a fettine e fatele in insalata; oppure, infarinate delle fette larghe intrise nell’uovo sbattuto, friggetele adagio in padella o tegghia con burro e, ben colorite, spolverizzatele di sale, formaggio e spezie, si servano per frittura. Le foglie tenerelle della barbabietola si fanno cuocere come gli spinaci e restano migliori se si uniscono con un po’ d’acetosella.

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Preparate e fate cuocere in ogni modo, come sopra N. 2, una o due beccacce; tagliatele e servitele sopra un buon risotto (Vedi N. 23, zuppe). Nel caso abbiate cotte le beccacce in tegame potete, dopo averle poste sul risotto, versare sopra ad esse la propria salsa.

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Prendete un pezzo di tre chilogrammi di bue ben frollo (i migliori pezzi sono la lonza, il culaccio, la spalla, la coscia); disossato, un po’ battuto col pestello, e spolverizzato di sale, legato con filo spago, piegatolo a forma di valigia, mettetelo in tegame di proporzionata grandezza con tre ettogrammi di burro, grasso trito di rognone dello stesso bue o di vitello, con 3 cipolle, 2 carote ed un po’ di sedano tagliati a fette, una foglia di lauro e 4 garofani, sale e mezzo bicchiere d’acqua; posto sul fuoco e coperto, fatelo friggere e rosolare tutto bene spruzzandolo con un po’ d’acqua di tanto in tanto finché sia ben biondo rossigno; versatevi dell’acqua appena da coprire la carne; fate cuocere adagio con fuoco sotto e sopra per 3 o 4 ore secondo l’età del bue, aggiungendovi se fa bisogno un po’ d’acqua calda; digrassatelo quando sia cotto, non prima, affinché resti morbido e sugoso; cotto tenero a fondo ridotto od a sciroppo, tagliato a fette larghe 6 centimetri e spesse 5 millimetri, e nettato un po’ dal troppo grasso, servitelo con choucroute sotto come a N. 5 (Vedi guerniture), oppure con altre guerniture. — Il sugo del suddetto pezzo di bue, eccellente s’è stato ben fatto, è uno dei migliori condimenti per zuppe, salse, risotti, ecc., ed il grasso è ottimo per fritture.

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Nettate, come sopra, 8 acciughe, schiacciatele o pestatele nel mortaio; aggiungete 3 ettogrammi di burro fresco, un po’ di sale e pepe; impastatelo bene coll’acciuga, passatelo al setaccio e, postolo in una siringa con lo stampo che meglio vi aggrada, adagiatelo con bella forma sul piatto. Il burro al naturale non si unisce a niente, si raschia col coltello formando delle foglie, o si passa alla siringa dandogli bella forma.

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Mondate 6 cipolle, tritatele con 2 ettogrammi di lardo ed un po’ di prezzemolo; poste in tegame con 2 ettogrammi di burro e 40 grammi di farina, fatele colorire; aggiungetevi la lepre tagliata a pezzi grossi come uova, più il sangue, cuore e fegato netto dal fiele; fate friggere rimestando; versate mezzo litro di buon vino barbera, un po’ di brodo od acqua, sale, pepe, spezie, un po’ d’aceto e 30 grammi di zucchero; fate cuocere il tutto con fuoco sotto e sopra finché la carne sia tenera e la salsa ridotta; posta sul piatto, guarnitela con cipolline cotte (Vedi N. 8, guerniture) e servitela. — Nelle piccole case con una lepre si fanno due piatti, le coscie in arrosto ed il restante in civet. — Il civet di coniglio si fa allo stesso modo.

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Avrete 5 ettogrammi di lamprede vive; lavatele, e, nette dalle immondizie, mettetele per 3 ore entro del latte; sgocciolatele, asciugatele, infarinatele, friggetele a grand’olio bollente sul fuoco nella padella; fritte croccanti di color bronzino, spolverizzatele di sale e servitele calde.

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Ponete in pentola un chilogramma di giaretto ed una zampa di vitello grosso, tagliati a pezzi, più una gallina o piccione vecchio, netto, lavato, 4 litri d’acqua, un bicchiere di buon aceto di vino bianco; fate bollire per 6 ore circa sin tanto che la zampa si disfaccia, levando, se volete, prima la gallina o piccione appena cotti per mangiare; ridotto il liquido ad un litro abbondante, passatelo alla tovaglia, sgrassatelo e chiarificatelo nel modo seguente (Vedi appresso n. 4).

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Pelate 2 rape e 2 carote, nettate un poco di sedano; tagliateli a dadi grossi come il dito indice, e, se sono duri, cuoceteli un poco nell’acqua; posti in tegame con 20 cipolline, un ettogramma di burro ed un po’ di sale, pepe, spezie, fateli cuocere adagio bagnandoli di tanto in tanto con un po’ di brodo od acqua. Cotti teneri, unitevi un cucchiaio di farina cotta (V. N. 2 delle salse), bagnatela con del brodo e fatela cuocere ristretta; unite ancora un pizzico di zucchero. Se è d’estate, aggiungete dei piselli o fagiuolini freschi tagliati a dadi e cotti nell’acqua salata; se d’inverno, un po’ di cavol-fiore o broccoli verdi cotti nell’acqua salata e fritti un po’ nel burro. Il tutto riunito insieme e di buon gusto, serve per guernire le carni di volaglia, selvaggina, pesce lessato o stufato. Serve di piatto se si aggiunge salsa di 2 rossi d’uova, un poco di burro fresco ed un po’ di sugo ridotto.

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Sfregate la carne che volete conservare con un po’ d’aceto o sugo di limone; posta in una terrina di giusta grandezza, versatele sopra tanto latte fresco che copra la carne; tenetela coperta in luogo fresco, rivoltandola e aggiungendo del latte se fa d’uopo; in tal modo si conserva discreto tempo.

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Preparate un flan come sopra N. 2, ma invece di mettere le uova intere, montate i bianchi in neve ben ferma, uniteli coi rossi, poscia col flan, versatelo nello stampo che, dopo averlo unto di burro raffinato, velerete ben tutto attorno di pane grattugiato fino; fate cuocere al forno o con bragia sotto, sopra e all’intorno dello stampo: cresciuto un terzo di più, raffermo nel mezzo, riversatelo sul piatto e servitelo con sugo ridotto. Si fa pur cuocere in un piatto di terra, a bordo alto, unto di burro, pieno soltanto a metà, e si serve nello stesso piatto.

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Mettete in tegame 3 ettogrammi di farina bianca con un po’ di sale, pepe, spezie, 2 rossi d’uova, un cucchiaio di aceto od il sugo di un limone, 60 grammi d’olio fino; sbattete bene versando di tanto in tanto un po’ d’acqua e formate una pasta colante; lasciatela riposare un po’ e mischiatevi, al momento di friggerla, 2 bianchi d’uova sbattuti in neve e servitevene. Per frittelle si può bagnare con del vino bianco o birra invece dell’acqua e mettere un po’ di cannella.

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Dose: farina bianca stacciata 2 ettogrammi; olio sopraffino d’oliva un ettogramma; vino di Malaga od acqua con un po’ di buon liquore mezzo bicchiere; un po’ di cannella, sale e la scorza ed il sugo di un limone. — Riunite il tutto e formate una pasta molletta, liscia; riposata un momento, spianatela; ripiegatela in tre per due volte; stendetela spessa uno scudo; tagliatela a pezzetti della forma che volete e friggeteli nell’olio bollente (Vedi N. 23, fritture magre), e serviteli caldi spolverizzati di zucchero misto con cannella. — Con questa pasta potete fare delle rissoles e tortelline ripiene di marmellata.

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Prendete della suddetta farina in proporzione del sugo che avete a infittire fatto (V. del brodo N. 2), e, posta in tegame, tramenando fatela friggere adagio di color castagno, senza lasciarla bruciare; versate quindi il sugo rimestando forte, formate una salsa liscia e chiara; fatela cuocere accanto al fuoco e unitele un po’ di presciutto, dei ritagli di carne, di tartufi, di funghi, in poca quantità solo per dar gusto piacevole. Cotta e ridotta a salsa colante e di buon gusto, digrassatela, passatela alla stamigna. Servitevene per intingoli, per salse brune o per altro.

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Pulite dai nervi e dalla pelle un filetto di maiale; tagliatelo a fette spesse due dita; schiacciatele un poco; poste in tegghia con burro, fatele colorire da ambe le parti a fuoco ardente; aggiungetevi un cucchiaio di farina e, appena fritta, versate mezzo bicchiere di vino di Madera o Malaga ed un bicchiere di brodo od acqua, un po’ di sale, pepe, prezzemolo trito, il sugo di un limone, più 30 grammi di tartufi neri o bianchi purché buoni, netti e tagliati a fette: cotte tenere le fette a salsa ridotta, ponetele sul piatto con sopra la di che salsa. Le costolette si fanno anche allo stesso modo.

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Mondate 5 cipolle, 4 carote, 12 porri, un sedano, un po’ di cavolo. Tagliato a fette sottili o tritato, ponete il tutto in un tegame con 3 ettogrammi di burro, una foglia di lauro, 3 garofani; fate abbrustolire sul fuoco debole, tramenando finché sia di color biondo castagno; aggiungete un chilogramma di rane pelate e nettate, oppure carcami, reste o ritagli di pesci o testuggini, fateli ancor friggere colla verdura spruzzandoli con un po’ di acqua e, quando il tutto sarà colorito, bagnatelo con 2 litri d’acqua; mettete un po’ di sale e fate cuocere per un’ora; passatelo alla tovaglia ed avrete un buon sugo magro che serve per fare buone zuppe, salse, intingoli di magro. Lo avrete migliore se aggiungerete a cuocere un pugno di lenticchie.

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Mettete in un tegamino di terra o di maiolica o di ferro smaltato della grandezza da contenere 2 uova, un po’ di burro fuso, un quarto di un bicchiere di buona panna, un po’ di sale; rompete 2 uova fresche; ponete il tegame su fuoco lento con brace ardente sopra, oppure sulla gratella con brace ardente sotto e con la pala di ferro roventissima sopra finché siano cotte sopra e all’intorno; spolverizzatele di sale e pepe e servitele subito. Così farete per tante quante vi bisognano; si fanno cuocere con burro invece del latte e fiore, o con burro e anche acciuga schiacciata insieme e passata al setaccio.

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Pelate 6 rape tenere, non spugnose, tagliatele a fette sottili od a dadolini, ponetele in tegame con 2 ettogrammi di burro, fatele rosolare rimestando adagio, bagnatele e finite come per la canavesana (V. N. 1, zuppe).

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Levate la buccia a 6 cocomeri verdi e tenerelli; tagliateli un po’ alle due estremità, levate loro i semi senza guastarli; fateli cuocere per 10 minuti nell’acqua bollente, sgocciolateli su tovaglia, empiteli d’una buona farcìa fatta come al N. 60 (Vedi zuppe); poneteli in tegame con un ettogramma di burro, un po’ di sale; coperti di buon sugo di carne arrostita un po’ ridotto, ed una fetta sottile di lardo, fateli cuocere adagio con brace sotto e sopra; cotti teneri, di un bel color biondo e con la farcìa cotta nel mezzo, serviteli col sugo sgrassato.

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Fate una buona gelatina agretta e forte di colla (Vedi n. 3 freddi); ponetene un bicchiere in un tegame, con un bicchiere di salsa spagnuola un po’ spessa, colorita; bolliti un momento insieme, sbattete il tutto sul ghiaccio con un mazzo di vimini; quando stia per congelare, bagnate entro i pezzi di carne che volete velare, che resteranno di un bel color bruno lucente; poneteli su tortiera; sbattete quindi nel medesimo modo un bicchiere di gelatina con un po’ d’olio, sugo di limoni, un quinto di un bicchier d’acqua; quando incomincia a infittire e farsi bianco, immergete altri pezzi di carne che come quei di sopra saranno in precedenza cotti, marinati con olio, aceto, sale, prezzemolo trito, pepe; ben velati, poneteli sul piatto cogli altri già velati di differente colore; guerniteli con gelatina ferma e ben chiara e serviteli.

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Prendete un chilogramma di funghi freschi, duri e a larghi cappelli; staccate loro il gambo, raschiatelo e tagliatelo in due; tagliate il cappello in tre; mettete un tegame con acqua sul fuoco, un po’ di sale, prezzemolo, una cipolla tagliata ed un po’ d’aceto; gettatevi i funghi; bolliti 5 minuti, sgocciolateli, asciugateli, infarinateli e friggeteli come sopra, N. 23 dei croccanti di rane, e serviteli caldi, spolverizzandoli di sale. — I funghi alla borghese si fanno allo stesso modo, friggendoli però con un po’ di aglio intero e con meno burro od olio.

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Il pesce cappone è rosso, di corpo corto e ha la testa grossa, la carne bianca e assai gustosa; netto e marinato (Vedi N. 1, pesci di mare), si fa cuocere alla gratella, come sopra, lo sgombro, od in tegame come il merlano (Vedi N. 12, merlano).

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Preparate e cuocete 4 pesci persici come s’è detto sopra, N. 29. Ponete quindi in tegame 60 grammi di burro con 20 di farina bianca, friggetela adagio di color biondo, bagnatela con la cottura dei pesci e rimestate bene formando una salsa liscia; bollita un po’, infittitela con 2 rossi d’uova sbattuti, ma senza lasciarla bollire; passata alla stamigna, mischiatele 60 grammi di capperi agretti e 3 di burro fresco; giusta di sale e pepe versatela sui pesci, che, netti, avrete posti sul piatto, e servite.

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Nettate e lavate un pollastrino tenero od un cappone; cucito, posto in tegamino di terra con un ettogramma di burro, un po’ di sale, fate cuocere adagio con fuoco sotto e sopra; cotto tenero, di color dorato, servitelo con sotto il suo sugo sgrassato.

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Ponete in un tegame sul fuoco tre quinti di un litro di latte e fiore; aggiungete un quinto di caffè nero chiaro, fatto nell’acqua e piuttosto carico, due ettogrammi di zucchero, 3 grammi di sale e, quando il tutto bolla, mescolate tramenando due ettogrammi di semola fina; venuto spesso, tratto dal fuoco, aggiungete 30 grammi di marzapani amari schiacciati, un ettogramma d’uva passa e 6 grammi d’uva di Malaga amendue ben nette e lavate un ettogramma di burro fresco, 4 rossi d’uova, e unite il tutto bene, aggiungete leggermente 4 bianchi d’uova sbattuti in neve, versatelo in uno stampo o tegame liscio di adatta grandezza unto di burro, spalmato di pane; fatelo cuocere come s’è detto sopra N. 28 e servitelo con una crema al caffè. — Invece del caffè potete mettere della cannella o del cioccolato. — Potete pure cuocerlo in un piatto di terra con fuoco sotto e sopra e servirlo nello stesso.

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Spolpate le coscie e le gambe a 4 ettogrammi di belle rane lavate, ponete la polpa in tegame con 60 grammi di burro, 30 grammi di tartufi neri pelati, e tagliati a dadi; fate friggere finché asciutto, mettete un cucchiaio di farina bianca; fritta un poco, bagnatela, tramenando, con un bicchiere di fior di latte sino a che formi cuocendo una salsa liscia; unitevi due uova cotte dure e tagliate a dadolini, un po’ di sale, pepe, spezie, noce moscata, un pezzetto di burro fresco, un po’ di formaggio e servitevene come si è detto sopra. Invece della carne di rane si può mettere quella di pesce.

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Mettete in una terrina 2 rossi d’uova, un po’ di sale; tramenate con un cucchiaio di legno, aggiungendo di tanto in tanto un po’ d’olio fino e qualche goccia d’aceto affinché l’olio non si separi (cosa che succede sovente in estate), e formate, sbattendo sempre, la quantità di salsa che avete bisogno che sia densa e liscia; aggiungete dell’aceto, un po’ di prezzemolo, cerfoglio e serpentaria triti fini, un po’ di senapa, pepe. Se si guastasse nell’operazione, si rimedia col mischiarle un cucchiaio di salsa bianca fredda (V. N. 4 delle salse), un po’ di burro fuso, ovvero un po’ di sugo ridotto, oppure una salsa spessa ottenuta cuocendo un po’ di farina con un poco di burro, acqua, aceto e sale e raffreddata. D’estate questa salsa si sbatte sopra il ghiaccio. Si confà bene con carne di pesce, vitello, legumi freddi, insalate cotte.

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Tritate finissima 3 ettogrammi di coscia di maiale o di vitello con 2 ettogrammi di lardo fresco o salato, un po’ d’aglio, sale, pepe, spezie ben proporzionati (Resta più tenera se, dopo averla trita, la pestate un po’ nel mortaio). Avrete così il composto semplice. Avrete delle budella grosse come il dito, fresche, conservate secche; lavatele bene nell’acqua tiepida con un po’ d’aceto; prima asciugatele, empitele poi del preparato con un imbuto a buco largo. Fatta così la salsiccia, friggetela con burro in padella a fuoco moderato e servitela calda. Volendola variare di gusto aggiungetevi un po’ di rhum, di tartufi bianchi o neri, ma prima pelati, tritati e cotti con del vino di Madera o di Malaga. — Potete pure far salsiccia con carne di montone, lepre, selvaggina, volaglia, osservando però la dose che è di due parti di lardo e 3 di carne che sia ben digrassata e snervata.

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Prendete 6 arnioni di vitello; netti dalla pellicola e nervi, tagliateli a fette sottili, infarinateli un po’; avrete in padella sul fuoco ardente 4 cipolle tagliate a fettine con due ettogrammi di burro; fritte di color biondo, gettate i rognoni, friggeteli a gran fuoco scuotendoli finché sieno abbrustoliti; versate mezzo bicchier di vino di Madera, un po’ di sale, pepe e spezie; cotti teneri non più rossi nel mezzo, serviteli subito.

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Nettate e tagliate a dadi una cipolla; posta in tegame sul fuoco con 60 gr. di burro e fritta un poco, aggiungete 2 ettogr. di coscia di vitello tagliata a dadolini e fatela friggere di color biondo; aggiungete ancora 5 pomidoro maturi, pelati, privi di semi e delle parti dure; fate cuocere il tutto tenero ed a cottura ristretta mettendo un po’ di sale, pepe e spezie. Fate cuocere teneri mezzo chilogramma di maccheroni di Genova gettandoli nell’acqua salata bollente sul fuoco; sgocciolateli e conditeli con 60 grammi di burro, 60 grammi di buon cacio e mischiateli colla metà dell’intingolo che avete fatto e versateli in zuppiera ponendovi sopra l’altra metà dell’intingolo. — Si usano pure altre qualità di paste. — Puossi pure variare l’intingolo ponendo della carne di volaglia, montone, selvaggina, purché di buon gusto.

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Prendete due arnioni di vitello o di montone, o di maiale, netti dalla pelle e nervi, tagliati in due o tre per lungo; marinateli con olio, sugo di limoni od aceto, prezzemolo trito, sale, pepe e lasciateli così 2 ore circa; posti sulla gratella su brace ardente, fateli cuocere rivoltandoli finché siano cotti e non più rossi nel mezzo; serviteli con una salsa fatta come a N. 16 (Vedi salse).

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Avrete 2 chilogrammi di pesci di qualsiasi qualità; ben netti (Vedi n. 1 fritture magre), infarinati, friggeteli in padella con olio bollente e poneteli in un tegame o navicella di terra o maiolica. Mondate cinque cipolle, due spicchi di aglio, quattro porri tagliati a fette sottili; posti in padella con due ettogrammi d’olio fino, friggeteli adagio di color biondo; aggiungete dieci foglie di salvia, un po’ di sale pepe, prezzemolo intiero, mezzo litro di buon aceto di vino bianco, un bicchiere d’acqua; bollite il tutto un momento; versatelo bollente sui pesci; copriteli e teneteli in luogo fresco e servitevene. — Se si vuole che faccia gelatina si metta 25 grammi di colla di pesce fusa prima con un po’ d’acqua, bollita un momento coll’aceto mescolandola.

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Le fave ordinarie si mangiano fresche in minestra oppure cotte nell’acqua, e fatte in insalata con olio, aceto, sale, pepe e prezzemolo trito, ma altrimenti si cucinano le fave grosse. Avrete 5 ettogrammi di belle fave grosse tenere e fresche; levata la buccia, fatele cuocere nell’acqua bollente finché tenere; sgocciolatele; poste in tegame con un ettogramma di burro fresco, un po’ di prezzemolo trito, sale e pepe, friggetele un po’; mischiate un cucchiaio di farina cotta (Vedi N. 2, salse); fritta un poco, bagnatele con del fior di latte, del brodo od acqua; cotte tenere a salsa ridotta, aggiungetevi il sugo di un limone e servitele calde.

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Prendete 4 pesci persici d’un ettogramma caduno, sventrateli, lavateli; spaccati in due per lungo, levate loro tutte le reste senza guastarli; passate il coltello tra la pelle e la carne ed otterrete così i filetti netti ai quali darete la forma che volete; indi decorateli (Vedi N. 12, carpione); posti in tegghia con burro fuso e con un po’ di prezzemolo trito sopra, friggeteli per 5 minuti; un po’ biondi d’ambe le parti, spolverizzati di sale, umiditi col sugo di limone, poneteli sul piatto con sotto una béchamelle (Vedi N. 5, salse), oppure con una salsa fatta col sugo delle reste e carcame (V. N. 3, brodi), oppure sopra un bordo fatto di farcìa magra (Vedi luccio, N. 30) e rappreso entro uno stampo (Vedi N. 2, composti) e serviteli.

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Fate cuocere un pollastro come s’è detto sopra N. 29 a cottura ristretta. Fate friggere 2 cucchiai da caffè di farina bianca con 30 grammi di burro; bagnatela col brodo del pollastro e con mezzo bicchiere di latte e fiore e fatela bollire tramenando fin che resti liscia. Ponete il pollastro, tagliato in quattro, entro questa salsa, e, bollito un momento, servitelo giusto di sale e con il sugo d’un limone, se è permesso all’ammalato.

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Fate cuocere del riso, e, acconciatolo come s’è detto sopra N. 24 dei croccanti di riso, mischiategli 4 uova intiere; avrete del burro raffinato e bollente in padella sul fuoco; ponete in essa col cucchiaio dei mucchietti del riso preparato, grossi come una noce, l’uno accanto all’altro; fritti fermi da una parte, rivolgeteli dall’altra; rappresi nel mezzo e di bel color dorato d’ambe le parti, serviteli caldi.

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Dissanguate un’ala di coratella, col lavarla in molt’acqua tiepida, fatela cuocere in un tegame coperta d’acqua salata; cotta tenera a brodo ridotto, lasciatela un po’ raffreddare, quindi tagliatela a fette sottili, nettandola dai bronchi e dalla pellicola; friggetela in padella con burro, un po’ di sale, pepe, spezie, mischiatele un po’ di salsa spagnuola, un po’ di sugo, ed il sugo d’un limone e servitela per ripieno.

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Ponete in tegame sul fuoco quattro quinti d’un litro di latte e fiore, più due ettogrammi di zucchero e la scorza di un limone; quando bolla, mescolate due ettogrammi di semola fina e fatela bollire adagio finché spessa; tratta dal fuoco mettete un ettogramma di grasso di rognone di bue con altrettanto di midolla, ambedue netti dagli ossicini e parti membranose e triti, 2 ettogrammi d’uva di Malaga, un ettogramma d’uva passa di Corinto, tutte e due ben nette, 30 grammi di cedrato o scorze d’aranci confettati e tagliati a dadolini, mezzo bicchiere di rhum, 4 grammi di sale, 60 grammi di marzapani amari e schiacciati, 6 uova intere; mescolate il tutto. Fate indi fondere in un tegame non stagnato 60 grammi di zucchero tramenando sul fuoco; fuso e di color biondo, versatelo in uno stampo liscio e di adatta grandezza, inverniciatelo per tutto egualmente riscaldandolo e poi lasciatelo raffreddare. Versate entro il preparato e fatelo cuocere al bagnomaria come s’è detto sopra N. 29; rappreso fermo nel mezzo, versatelo sul piatto, spruzzatelo con un po’ di rhum e servitelo.

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Il rombo, pesce piatto romboidale, bianco da una parte, bruno oscuro con scaglioni grossi dall’altra verso il dorso, ha carne bianca, di squisitissimo gusto leggiera allo stomaco; è molto ricercato. Dopo averlo nettato (vedi N. 1, dei pesci di mare) e ben fregato col sugo di un limone, si fa lessare e si serve guernito come s’è detto a N. 15 per la trota o si cuoce in ogni modo come la medesima (Vedi trota). — Si può pure cuocere con metà acqua e metà latte, e un po’ di sale o meglio con acqua e aceto, e servire su tovaglia affinché faccia bella figura guernendolo di prezzemelo e mettendo a parte in saliera, una salsa olandese od al burro (Vedi N. 6 e 12, salse).

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Sbattete in un tegame sul ghiaccio con un mazzetto di vimini 2 bicchieri di gelatina agra (aspic) (V. N. 3 dei freddi); quando comincia a congelarsi traetela dal ghiaccio ed aggiungetevi una salsa Tartara finita (Vedi sopra N. 30) continuando a sbattere finché resti leggiera e bianchissima. Questa salsa serve per velare della carne, dei pesci freddi o insalate cotte. Si può farla di color verde come s’è fatto della ravigote (V. N. 29 delle salse). Si fa alla Bayonnaise sbattendo allo stesso modo mezzo litro di gelatina agra con 60 grammi d’olio fino ed il sugo di 2 limoni; si riscalda e si congela dopo sbattendola sul ghiaccio; questo si ripete sin che resti leggiera e bianca. Si serve come la Magnonnaise.

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Mondate, tagliate a dadi o tritate 4 cipolle; poste in tegame con 60 grammi di burro, friggetele adagio finché cotte tenere e di color biondo; unite tanto quanto un uovo di mollica di pane fresco, più un bicchiere di fior di latte; fate bollire; raffreddato, mischiate 2 quinti di fior di latte con un litro di sangue liquido di maiale, più 4 ettogrammi di grasso di rognone di maiale passato al setaccio, un po’ di pepe, spezie, noce moscata; giusto di sale, sbattete bene il tutto insieme. Avrete delle budella larghe uno scudo; lavatele nell’acqua tiepida con un po’ d’aceto, legatele da una parte ed empitele, con un imbuto, del preparato; legate con spago le budella ad intervalli facendo ad ogni tratto due nodi distanti un centimetro l’uno dall’altro; tagliate colle forbici i sanguinacci e poneteli in tegame sul fuoco con dell’acqua fredda, che li copra; al punto di bollire, togliete un po’ di fuoco e lasciateli per 3 quarti d’ora al medesimo punto di ebollizione (per sapere quando sono cotti pungeteli con un ago, e se non esce più sangue è segno che son cotti); sgocciolateli e fateli friggere in tegghia con burro; un po’ coloriti, serviteli caldi. — Si possono preparare due giorni prima. Quando si mette il pane si può pure mettere tartufi bianchi, o erbe odorose trite a friggere colle cipolle o unire delle cervella cotte. — Si può pure mischiare del sangue di vitello, o d’agnello o di volaglia, ma va ben sbattuto.

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Pelate 4 buone patate e ponetele in tegame con acqua bollente e salata; cotte tenere, sgocciolatele e riponetele accanto al fuoco perché restino bene asciutte. Avrete mezzo chilo di farina bianca sul tavolo, aggiungetevi nel mezzo 30 grammi di formaggio, 2 uova intiere, un po’ di prezzemolo e di aglio trito e fritto nel burro, più 30 grammi di burro, un po’ di sale, spezie; aggiungete le patate, che avrete passate al setaccio, e, con un po’ d’acqua o fior di latte, impastate formando una pasta piuttosto soda; spianatela quindi sottile come della carta spessa e tagliatela in tante liste lunghe 6 centimetri e larghe 2. Avrete dell’acqua salata bollente sul fuoco, gettatevi quelle liste e fatele cuocere tenere; sgocciolatele e ponetele in tegame con 60 grammi di buon cacio e 60 grammi di burro, un po’ di sale, noce moscata, e servitele in zuppiera con sopra un po’ di sugo ridotto, o del burro fritto di color biondo ed un po’ di formaggio se di magro.

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I fagiuoli verdi formano un buon alimento, di facile digestione, ma sono un po’ ventosi; fra i fagiuoli freschi in grana i migliori sono quei bianchi. Prendete 6 ettogrammi di fagiuolini freschi, verdi e teneri; rompete le punte alle due estremità, levando il filo ai due lati; tagliate i grossi per lungo in due per renderli eguali ai più piccoli; gettateli nell’acqua bollente e, cotti teneri e ben verdi, sgocciolateli e rinfrescateli nell’acqua fresca. Mettete un ettogramma di burro nella padella sul fuoco; quand’è bollente gettate i fagiuolini ben asciutti; fateli friggere finché croccanti; aggiungetevi un po’ di formaggio parmigiano raschiato fino, sale, pepe, un pezzetto di burro fresco, il sugo di un limone e serviteli.

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Il pesce passarino è del genere del rombo e gli rassomiglia, ma non ha gli scaglioni sul dorso ed ha carne più ordinaria; si cucina in ogni modo come il rombo.

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Preparate dei filetti come sopra, n. 34; intrisi nell’uovo sbattuto con un po’ di sale, ravvolti nel pane, posti su tegghia con burro fuso, fateli friggere adagio; cotti, di color biondo da ambe le parti, serviteli con sotto una purée di pomidoro (Vedi n. 21, guerniture).

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Preparate delle patate finite e di buon gusto come sopra N. 29 pei croccanti di patate, aggiungendo però delle uova se restano troppo tenere; friggetele o servitele come sopra N. 31.

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Ponete in tegame sul fuoco tre quinti di un litro di latte fresco, un po’ di scorza d’arancio trita, 130 di zucchero bianco, due grammi di sale; quando bolla, mescolate un ettogramma di semola fina tramenando e fatela bollire adagio finché liscia e spessa; tratta dal fuoco, aggiungete un ettogramma d’uva di Malaga con altrettanto d’uva passa di Corinto, amendue ben nette e lavate, 30 grammi di burro fresco, 4 uova intere; il tutto ben mescolato, versatelo in uno stampo unto di burro chiarificato, fatelo cuocere al bagnomaria come s’è detto sopra N. 29; cotto raffermo nel mezzo, versatelo sul piatto e servitelo con una crema all’arancio. — Potete farlo cuocere allo stesso modo in tazze e servirlo nelle medesime.

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Mettete in tegame un po’ di prezzemolo e d’aglio triti fini con un ettogramma di burro fritto un poco; aggiungete 2 ettogrammi di tartufi bianchi nettati, lavati e tagliati a fette sottili; fateli cuocere un momento, mettete il sugo di un limone, un po’ di pepe, sale, spezie, mescolate e servitevene per ripieno di crostate.

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Fate della farcìa, la quantità che volete, come quella pei cromesquis (Vedi N. 15, fritture grasse); fate una pasta come a N. 8 (Vedi composti); spianata e spessa uno scudo, umiditela con un po’ d’uovo sbattuto e fatele sopra in linea retta tanti mucchietti, grossi come noci, della farcìa preparata, solo però sino a metà del foglio; ripiegate l’altra metà sopra, premete col dito leggermente all’intorno della farcìa; tagliate a forma di mezza luna le risole; friggetele adagio di color dorato come le animelle (Vedi N. 4, fritture grasse). — Si possono far cuocere in tegghia con fuoco sotto e sopra o meglio al forno, però prima spalmatele coll’uovo.

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Nettate un pollastrino, levate i filetti dello stomaco; pelati, disossati, coll’osso dell’ala tagliato a metà, intingeteli nell’uovo sbattuto, con un po’ di sale; ravvolti nel pane grattugiato, poneteli in tegamino con burro fuso. Staccate quindi le coscie, prive delle zampe, levate l’osso lungo e fate due pezzi della schiena; posto il tutto in tegame, fatelo rosolare; mischiatevi due cucchiarini di farina bianca e, fritta un po’, bagnatela con un bicchiere di brodo od acqua, un po’ di sale e fate cuocere adagio finché sia tenero e a salsa ristretta. Ponete le coscie sul piatto coi filetti, che avrete fatti cuocere a fuoco dolce e ben coloriti d’ambe le parti; sgrassata la salsa, passata alla stamigna, versatela nel mezzo e servite.

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Diconsi trippe il ventricolo, gli intestini degli animali, e usansi quelle degli animali ruminanti come bue, vitello, montoni; esse sono assai grate ma difficili a digerirsi. Prendete un chilogr. di trippe; lavatele, raschiatele, sbollentatele e lasciatele per 20 ore incirca nell’acqua fresca cambiando loro l’acqua finché diventino bianche; poste con acqua, aceto, cipolle e sale, fatele cuocere quasi tenere, riponetele in acqua fresca; raffreddate, tagliatele a nastrini sottili. Avrete 4 cipolle, mondate, tagliate a fettine; friggetele bionde con due ettogrammi di burro. Aggiungete le trippe e fatele friggere di color biondo; giuste di sale, pepe e spezie, spremete un limone e servitele calde. — In città si vendono le trippe già sbianchite.

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Fate una pasta come sopra per le lasagne, spianatela sottile e tagliatela in tante liste lunghe e larghe 2 centimetri. Prendete ciascun pezzetto e schiacciatelo col pollice contro la grattugia ottenendo una pallottola grossa come un’oliva, ma vuota. Fate cuocere le pallottoline e conditele come si è detto sopra per le lasagne.

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Il rondonino è pesce di forma romboidale, colle squame fatte a spina, ha carne bianca e assai gustosa. Nettato, marinato (Vedi N. 1, pesci di mare), ponetelo sulla gratella su brace ardente ed umidito d’olio, fatelo cuocere adagio rivoltandolo e bagnandolo colla sua marinata; cotto tenero e colorito, levategli la pelle; reso netto e bianco, posto sul piatto con sopra la salsa (Vedi N. 16, salse) servitelo; ovvero guernitelo di cipolline cotte (Vedi N. 8, guerniture). — Potete pur cuocerlo con acqua, sale e aceto come il rombo.

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La tinca d’acqua stagnante, paludosa e sporca, ha un odore disgustoso di melma (nita); quella d’acqua corrente, laghi o peschiere d’acqua viva, che è di color bronzo dorato verdognolo, ha la carne bianca rossigna. La tinca fresca fritta al momento (Vedi n. 1 e 5, fritture magre), oppure alla borghese come la trota (Vedi numero 21, trota), è eccellente e di facile digestione.

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Preparate dei fagiuolini fritti come sopra N. 32, ma invece del cacio unite loro della salsa Robert (Vedi N. 17, salse) od altra e serviteli. — Si possono pure, prima di cuocerli, tagliarli per traverso grossi come piselli (Vedi N. 12, guerniture e vedi N. 22, fritture magre).

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Mondate la quantità che desiderate d’erbe fresche, come bietola, borrana, spinaci, aglio, cipolline fresche, pimpinella, prezzemolo, menta, critamo; lavatele e tritatele finissime, mettetele in tegame con burro; fatele friggere ed asciugate l’erbe sul fuoco adagio; aggiungetevi un po’ di cacio, pepe, spezie, noce moscata, un pizzico di zucchero, delle ostie trite fine od un po’ di mollica di pane grattugiata fina; giusto di sale, mettete tante uova quante bastano a formare una pasta piuttosto densa sì che mettendone grosso come una noce a friggere nel burro non s’allarghi e rimanga né troppo dura né troppo molle; il tutto ben mischiato, fate le frittelle e friggetele come si è detto sopra, N. 31. Si fanno pure frittelle con avanzi di tavola come carne, verdura, purée, paste, riso, purché cotti e di buon gusto, tritandoli fini e, uniti alle uova, formando un impasto piuttosto spesso e finendole come s’è detto sopra. — Puossi anche usare un preparato di spinaci come s’è detto a N. 26 (Vedi guerniture) che sia piuttosto spesso ed unendogli le uova necessarie.

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Ponete in tegame sul fuoco due ettogrammi di bel riso lavato nell’acqua bollente, 4 quinti di un litro di latte fresco, una scorza di limone, 4 grammi di sale e due ettogrammi di zucchero; coprite e fate cuocere adagio; cotto tenero e spesso, tratto dal fuoco, levate la scorza di limone ed aggiungete un ettogramma di burro fresco, un ettogramma d’uva passa ben netta con altrettanto di cedrato o scorza d’arancio confettati e tagliati a dadolini, 4 rossi d’uova; il tutto ben mescolato, unitelo leggermente a 4 bianchi d’uova sbattuti in neve, versatelo in uno stampo o tegame d’adatta grandezza, unto di burro fuso chiaro, spolverizzato di pane; fatelo cuocere con fuoco sotto, sopra ed all’intorno o meglio al forno; cotto raffermo nel mezzo, di color dorato, rovesciatelo sul piatto spolverizzato di zucchero. — Potete pur cuocerlo in cassetta di carta o piatto di terra e servirlo nello stesso.

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Avrete il fegato privo del fiele e le budella d’una beccaccia o tordi con un po’ di fegato di vitello o di volaglia; tritate il tutto fino con un po’ di lardo, prezzemolo, aglio, pepe, sale, spezie, un po’ di formaggio, un rosso d’uovo, e unite bene. Tagliate dei crostini di mollica di pane larghi e spessi uno scudo, copriteli col tritume fatto, e, posti su tegghia con burro fuso, fateli cuocere al forno o con fuoco sotto e sopra finché rappresi. Serviteli allo intorno di arrosti o salmis.

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Nettate due pollastri teneri; tagliati in due, disossati un poco, infarinateli; posti in tegghia con un ettogramma di burro, fateli biondeggiare d’ambe le parti; aggiungetevi 2 ettogrammi di piccoli funghi freschi, netti, lavati e tagliati a fettine, un po’ di prezzemolo trito con un po’ d’aglio, sale, pepe, 2 cucchiai d’aceto, un po’ di brodo od acqua, e, bolliti 10 minuti, servite.

Pagina 162

Preparate una pasta come a N. 22 (Vedi composti); spianata spessa uno scudo, inumiditela coll’uovo sbattuto e fatevi sopra tanti mucchietti colla medesima farcìa come sopra N. 32; finite allo stesso modo; spalmateli con uovo sbattuto e fateli cuocere al forno finché cotti, dorati, cresciuti al doppio, croccanti, sfogliati; serviteli caldissimi.

Pagina 92

Mettete in tegame un chilogramma di trippe fresche, nette e tagliate a pezzetti più una cipolla, un po’ di prezzemolo, 60 grammi di lardo ed un po’ d’aglio triti fini, con un ettogramma di burro; fate friggere il tutto; quando sia colorito, aggiungetevi 60 grammi di farina bianca e, fritta un po’, versate mezzo litro di vino bianco, altrettanto di brodo o d’acqua, un po’ di sale e pepe; coprite e fate cuocere adagio. Cotte tenere a cottura ristretta, aggiungete 3 rossi d’uova sbattuti con un po’ d’acqua senza lasciare bollire e servitele.

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Mettete 4 ettogrammi di farina bianca con un po’ di sale, di formaggio raschiato, 3 uova intiere piccole; formate una pasta solidissima, spianatela sottile come un foglio di carta spessa, spolverizzatela di farina e rotolatela su di sé stessa, e tagliatela a filettini o nastrini. Avrete una casseruola sul fuoco con acqua bollente e sale, gettatevi i tagliatelli e fateli cuocere adagio sin che siano teneri, mestandoli affinché non s’agglomerino; sgocciolateli e metteteli in tegame con un ettogramma di burro, 60 grammi di formaggio parmigiano, un po’ di spezie, noce moscata, pepe, sale ed un po’ di sugo ridotto; rimestateli e serviteli in zuppiera con sopra un po’ di sugo e del formaggio.

Pagina 35

Mondate e ponete in tegame 6 ettogrammi di bei fagiuoli secchi con 2 litri d’acqua tiepida ed un po’ di sale; fateli cuocere adagio; a metà cottura, aggiungetevi 3 cipolle e 4 porri mondati, tagliati a dadolini e fritti biondi con mezzo ettogramma di burro e mezzo d’olio, più 3 foglie di salvia; cotti teneri, a cottura ristretta, sgocciolateli, poneteli in tegame con un ettogramma di burro, un po’ di prezzemolo trito, sale, pepe, il sugo di un limone, e, bolliti un momento, serviteli. — Potete mischiarvi un po’ di salsa fatta come ai numeri 12, 16 e 17 (Vedi salse). — Se i fagiuoli sono rossi potete mettere un po’ di mostarda o del vino nero ridotto a sciroppo.

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Preparate una semola cotta e finita con le uova come a N. 6 (Vedi composti); versatela in una tegghia unta; raffreddata, tagliatene dei pezzi tondi, o quadri; intrisi nell’uovo, ravvolti nel pane, friggeteli d’ambe le parti di bel color dorato nel burro raffinato in una tegghia; serviteli teneri di bel colore dorato.

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Ponete in un tegame 60 grammi di farina bianca di semola, 30 grammi di cioccolato grattugiato, 16 decagrammi di zucchero bianco pesto, 2 grammi di sale e 2 quinti di un litro tra latte e fiore; posto sul fuoco, fate bollire per 6 minuti tramenando finché spesso e bene liscio, tratto dal fuoco, aggiungete 30 grammi di burro fresco, 4 rossi d’uova e 4 bianchi sbattuti in neve; il tutto unito leggermente, versatelo in una casseruola di latta, o piatto di terra o di maiolica che resista al fuoco unto di burro e di grandezza tale che il preparato ne occupi soltanto i due terzi; fatelo cuocere per 25 minuti circa al forno piuttosto caldo; cresciuto del doppio, cotto e raffermo nel mezzo, di color dorato, spolverizzato di zucchero, servitelo subito caldo nello stesso piatto.

Pagina 255

Prendete un chilogramma di carne di vitello della parte che desiderate, o spalla, o collo, o altra; tagliatela a pezzi quadri lunghi tre dita; ponete in tegame 3 cipolle tagliate a fette; fritte di color biondo, aggiungete la carne, e, fritta un po’, mischiate 60 grammi di farina e friggetela rimestando; versate mezzo litro d’acqua, mezzo bicchier d’aceto, un po’ di sale, pepe e spezie, tramenando finché bolla; fate cuocere adagio con fuoco sotto e sopra; cotta tenera la carne ed a salsa ridotta, ponetela sul piatto; aggiungete alla salsa 3 rossi d’uova sbattuti con un po’ d’acqua, fatela rapprendere sul fuoco senza che bolla; passatela alla stamigna e versatela sopra la carne. Si potrebbe mettere dei pomidoro spellati e spremuti a cuocere insieme, e allora non farebbe più d’uopo di infittire la salsa colle uova.

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Fate una pasta come a N. 22 (Vedi composti), spianata spessa 5 millimetri; tagliate tante ruotelle con uno stampo di latta tondo e largo 4 centimetri e ponetele in una tegghia un po’ umidite; fate un secondo taglio con uno stampo di 2 centimetri di larghezza, ma soltanto sino a metà spessore; inverniciatele con pennello umidito nell’uovo sbattuto, fatele cuocere al forno piuttosto caldo; cotte di bel color dorato e cresciute triple di volume, vuotatele, empitele di un intingolo, fatto di salsa bianca come a N. 4 (V. salse) con pezzettini di lingua cotta e salata, tartufi bianchi e avanzi di carne cotta e servitele calde. — Invece di porle al forno si possono far cuocere con fuoco sotto e sopra.

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Nettate 2 pollastri (Vedi N. 1, volaglia), tagliati in 6 parti, cioè 3 dello stomaco, 2 delle coscie ed 1 della schiena, più le ali ed il collo, puliti dagli ossicini e dalle gambe date loro bella forma levando l’osso superiore delle coscie; posti in tegghia con 30 grammi d’olio, un ettogramma di burro, 2 cipolle, una carota, un po’ di sedano, mondati e tagliati a fettine, fate biondeggiare il tutto; mischiate 20 grammi di farina bianca o meglio della salsa spagnuola (Vedi N. 3, salse), più 2 bicchieri di brodo od acqua, un po’ di sale e pepe; fateli cuocere adagio con fuoco sotto e sopra; cotti teneri i polli a salsa ridotta, poneteli sul piatto; sgrassate e passate al setaccio la salsa sola od anche colla verdura, versatela sopra e servite.

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La sogliola è un pesce piatto, largo circa sei centimetri e lungo due decimetri, bianco da una parte e grigio scuro dall’altra, ha carne bianca, d’eccellente gusto e di facile digestione. Si sventra, si squama e si lava bene, oppure gli si leva la pelle d’ambe le parti. Marinato con olio, aceto e sale, si frigge (Vedi N. 6, fritture magre), oppure cotto con acqua, aceto e sale, si serve con una salsa qualunque.

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Nettate 6 tinche di un ettogramma ciascuna (Vedi n. 1, fritture magre), asciugatele, infarinatele intere o tagliatele in due per traverso, ben nette dalle reste. Mondate quindi una cipolla, un po’ d’aglio, prezzemolo, 2 acciughe; il tutto trito fino, ponetelo in tegame sul fuoco con un ettogramma di burro e friggetelo un po’. Aggiungete poscia le tinche, friggetele rivoltandole; divenute asciutte, bagnatele con mezzo bicchiere d’acqua ed un terzo d’aceto, un po’ di sale, pepe e spezie; bollite 10 minuti, poste sul piatto, servitele colla salsa di esse.

Pagina 180

Fate una pasta come sopra, mettendo dell’acqua invece delle uova, spianatela e tagliatene i tagliatelli come sopra, e fateli cuocere. Avrete 4 acciughe lavate e nettate dalle reste, 2 spicchi d’aglio schiacciati, il tutto in tegame con 2 ettogrammi di burro; friggete un poco, quindi mettetevi i tagliatelli cotti con un ettogramma di formaggio, un po’ di spezie, sale; rimestateli un po’ e serviteli con sopra del formaggio e 60 grammi di burro fritto di color biondo.

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I funghi in genere racchiudono in sé quasi tutti qualche cosa di sospetto, per cui bisogna andar molto cauti nel farne uso e sopratutto per chi non li conosce. I migliori e meno sospetti sono il fungo reale (boletus esculentus), le spugnole (morilles), l’arancio o uovolo (orange), che dovrebbero servire non per alimento, ma per un eccellente condimento. Neker, professore di botanica, dice di osservare se una cipolla bianca, pelata, cotta coi funghi non diviene azzurrognola tendente al nero; se conserva la sua bianchezza, è segno che c’è niente di cattivo. Alcuni per precauzione immergono un ferro rovente o una moneta di argento; se anneriscono, si dice, che è segno ch’avvi del veleno. Io ritengo però di bene lavare, anzi di lasciare un po’ di tempo i funghi nell’aceto e sale e di lavarli bene nell’acqua prima di usarli. Per i funghi in frittura vedi N. 40, delle fritture magre.

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La triglia è un pesce di color rosso, molto stimato; ha carne bianca d’eccellente gusto e facile a digerirsi. Le triglie si nettano e si marinano (Vedi N. 1, pesci di mare) quindi si arrostiscono sulla gratella come s’è detto sopra pel rondonino, oppure in padella coll’olio (Vedi N. 5, fritture magre), ovvero cotte con acqua, sale ed aceto, si servono con salsa sopra (Vedi N. 6, 16 e 17, salse).

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Fate cuocere al forno in tegame con un po’ d’acqua e zucchero delle mele o pere; cotte tenere, passatele al setaccio formando una purée spessa; unitevi un po’ di cannella pesta ed un po’ di zucchero; tagliate delle fette sottili di mollica di pane raffermo, o tonde o quadre; unitele due a due ponendovi frammezzo della preparata purée spessa uno scudo; sbattete insieme delle uova e della panna ed un pizzico di sale; bagnate le suddette fette finché ben inzuppate; avrete del burro raffinato e bollente in padella sul fuoco; gettatevi entro le fette e, fritte di color dorato d’ambe le parti, servitele calde e anche spolverizzate di zucchero per chi l’ama.

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Ponete in tegame 60 grammi di buona farina bianca, la scorza di un limone raschiata con un pezzetto di zucchero in pane, 2 grammi di sale, 16 decagrammi di zucchero; unite il tutto sul fuoco con due quinti di un litro di latte fiore; fatelo bollire tramenando per 5 minuti finché resti ben liscio e spesso; tratto dal fuoco, aggiungete 30 grammi di burro, 4 rossi d’uova coi bianchi sbattuti in neve; il tutto unito leggermente, fatelo cuocere come s’è detto sopra n. 34 oppure in piatto di terra o porcellana a bordo alto, unto, pieno a metà e con fuoco sotto e sopra; e, cresciuto del doppio, servitelo nel medesimo piatto spolverizzato di zucchero.

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Avrete della carne rosolata con cipolle già fritte con burro ed un po’ di lardo; aggiungetevi 20 patate e 20 cipolline nette e grosse come noci, un po’ di sale e pepe, e fate cuocere il tutto adagio spruzzando di acqua, se fa d’uopo. Il tutto tenero e di color biondo, servite ponendo nel mezzo la carne ed all’intorno le patate e cipolline.

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Preparate e tagliate 2 pollastri come a N. 34; posti in tegghia con un ettogramma di burro, un po’ di sale, fateli rosolare; aggiungetevi una salsa spagnuola (Vedi N. 3, salse) oppure un po’ di farina, bagnandola, dopo averla fritta un po’, con del brodo, e fate cuocere; cotti teneri, serviteli sopra una polentina o risotto (Vedi N. 12 e 23, zuppe), ovvero con purée (Vedi N. 22 e 26, guerniture).

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Preparate e cuocete delle tinche come sopra n. 34, aggiungete a cuocere insieme 60 grammi d’olio e 3 ettogrammi di pomidoro maturi e netti dalla pelle, semi e parti dure, oppure dei funghi freschi; il tutto cotto e di buon gusto, servite.

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Avrete 3 piedi di maiale o 2 di vitello: se non sono sbianchiti, bagnateli nell’acqua bollente, raschiate i peli o abbrustoliteli, spelateli che rimangano bianchi; lavateli, tagliateli in due per lungo se di maiale e per traverso se di vitello lunghi 4 dita; legateli due a due, metteteli in tegame con acqua, un po’ d’aceto, sale, 2 cipolle, 3 foglie di lauro, 6 garofani, una carota, un po’ di sedano e prezzemolo; fate cuocere per 6 o 7 ore guardando che i piedi siano sempre coperti dal liquido; cotti in modo che la pelle si stacchi facilmente dalle ossa, lasciateli raffreddare nella loro cottura ridotta in vaso di terra. Levate le ossa, se son piedi di vitello, e panateli con uovo e pane grattugiato e friggeteli con burro o grasso; se son piedi di maiale e volete avere dei bas-de-soie, nettati dagli ossicini, intingeteli nell’uovo sbattuto con un po’ di prezzemolo trito, sale, spezie, noce moscata; avvoltolateli bene nel pane grattugiato e friggeteli in padella o tegghia con burro raffinato, di color bronzino; serviteli caldi con sugo di limoni o con sopra una salsa rémolade fatta come a N. 13 (Vedi salse) adoperando la loro cottura.

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Fate della pasta come si è detto sopra N. 33, spianatela e tagliatela in tanti nastri larghi 2 centimetri, metteteli gli uni sopra gli altri e ritagliateli per lungo. Cotti teneri nell’acqua salata (V. sopra N. 33), sgocciolateli e metteteli in 2 litri di buon sugo; bolliti un tantino, serviteli col formaggio a parte.

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Fate cuocere 12 uova mollette come a N. 5 (Vedi uova) e sgusciatele. Tagliate 12 fette di fontina larghe e lunghe tre dita e spesse uno; mettetene una fetta in un cucchiaio bucato; immergete il cucchiaio con la fontina nell’acqua calda; lasciatala un momento, traetela fuori, allargate la fontina abbastanza da poter inviluppare un uovo, e fate così delle altre: spalmatele di pane, grattugiato, intingetele nell’uovo sbattuto; ravvolte nel pane, friggetele al momento e servitele calde come s’è detto a N. 23 (Vedi fritture magre) dei croccanti di rane.

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Avrete 8 ettogrammi di bei funghi mezzani, freschi e duri, puliti il gambo dal terriccio; lavateli bene nell’acqua calda con un po’ d’aceto e sale; tagliateli a ruotelle e pelateli; posti in tegame con un po’ d’acqua appena che li bagni, più il sugo di due limoni od un po’ d’aceto, un ettogramma di burro, un po’ di sale e pepe, fateli cuocere finché asciutti; mischiate mezzo cucchiaio di farina cotta (Vedi salse, N. 2), e, fritta un po’, bagnatela con un bicchiere di brodo od acqua con altrettanto di fior di latte e fateli bollire mestando; cotti, a salsa ridotta e giusti di sale, serviteli.

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Ponete in tegame 30 grammi di farina bianca con altrettanto di fecola di patate, un gramma di vaniglia o di cannella, 2 grammi di sale, 2 ettogrammi di zucchero bianco e pesto; mescolate con 2 quinti di un litro di fior di latte; fatelo bollire adagio per 5 minuti tramenando; cotto, spesso e liscio, tratto dal fuoco, aggiungete 60 grammi di burro, 4 cucchiai a bocca di rhum, 4 rossi d’uova con i bianchi sbattuti in neve; il tutto unito leggermente, fatelo cuocere e servitelo come s’è detto sopra N. 34.

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Prendete 4 ettogrammi di filetto o coscia di vitello, netta dai nervi e grasso, tagliatela a pezzetti grossi come noci; posta in tegame sul fuoco con 60 grammi di burro, friggetela bionda; mischiatevi mezzo cucchiaio di farina bianca, e, fritta un po’, versate due bicchieri di brodo, un po’ di sale, rimestando finché bolla; fatela cuocere adagio con fuoco sotto e sopra; cotta tenera a salsa ridotta, servitela ben sgrassata.

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Mettete nella casseruola 2 litri, metà di brodo e metà di acqua salata, e, quando bolle, mettetene un poco a parte. Avrete 9 ettogrammi di buona e gialla farina di meliga setacciata macinata di fresco. Mettete, poco per volta, la farina nel brodo, che bolle, mestando forte da formare una pasta densa; aggiungete il resto dell’acqua, se fa bisogno, tramenando sempre affinché resti ben liscia e non granulosa, sia un po’ molle e colante, e fatela cuocere un 20 minuti adagio. Lavate e togliete le macchie nere a 60 grammi di tartufi bianchi e tagliateli a fette sottili; mettetene la metà entro la polentina con un ettogramma di butirro fresco, 60 grammi di cacio raschiato ed unite tutto insieme, e guardate che sia di buon gusto. Versate la polenta in zuppiera mettendovi sopra un po’ di sugo ridotto con il resto dei tartufi e servite che è eccellente per colezione.

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Preparate e tagliate come sopra N. 34 due pollastri; posti in tegghia con un ettogramma di burro, fateli friggere adagio spruzzandoli con un po’ di acqua, 2 cucchiai d’aceto, un po’ di sale e pepe; cotti teneri, non più rossi nel mezzo delle coscie, di bel color dorato, aggiungetevi 2 ettogrammi di tartufi bianchi, netti, lavati, più un po’ di prezzemolo ed aglio triti; lasciate bollire un poco aggiungendo acqua o brodo, se fa d’uopo, e servite.

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Lo storione è un pesce di mare che risale i fiumi, ha la testa fatta a becco e delle grosse squame sul dorso e nei fianchi, è senza reste e molto cartilaginoso, serve per fare della colla, ha la carne bianca di eccellente gusto, ma un po’ pesante allo stomaco. Prendete uno storione, sventratelo e lavatelo bene; ponetelo intero od a pezzi in navicella o tegame di adatta grandezza, aggiungete cipolle, carote, sedano, prezzemolo netti e tagliati, più timo, lauro, garofani, pepe intiero, burro, un po’ d’olio o lardo se di grasso, il tutto proporzionato alla grossezza del pesce; fate rosolare la verdura bagnandola di tanto in tanto con vino di Madera o Malaga ed acqua, un po’ d’aceto, sale, fate cuocere adagio con fuoco sotto e sopra finché sia cotto tenero; non più rosso nel mezzo della carne, fate col sugo della sua cottura una salsa ai tartufi (Vedi N. 20, salse) e servitelo intero o tagliato a fette con salsa sopra.

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Nettate delle tinche fresche ancor viventi (Vedi n. 1, fritture magre), asciugatele, infarinatele, gettatele in padella sul fuoco in cui avrete qualche spicchio d’aglio e parte uguale di burro e d’olio bollenti; friggetele di bel color dorato d’ambe le parti; cotte tenere, spolverizzate di sale disponetele sul piatto. Riponete la padella sul fuoco con un po’ di prezzemolo e qualche foglia di salvia, triti fini; fritti un po’, aggiungetevi un po’ di sale, pepe, un po’ d’aceto, acqua ed il sugo d’uva non matura, tanto da formare una salsa; bollita un momento, versatela sopra le tinche e servitele calde.

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Tagliate a pezzi lunghi e grossi zampe cotte e prive dalle ossa, come s’è detto sopra, N. 35; marinateli con olio, aceto o sugo di limone, prezzemolo trito, sale, pepe, spezie; lasciateli un po’ così intrisi nella marinata (Vedi N. 3, fritture grasse); friggeteli e serviteli come le animelle (Vedi N. 4, fritture grasse).

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Fate cuocere dei zuccotti come s’è detto sopra N. 84, ma invece del formaggio mettete una delle salse qui indicate (Vedi N. 3, 4, 17 e 22, salse) e prenderanno il nome della salsa messa e serviteli per piatto o per guernitura.

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Preparate cotti dei zuccotti come s’è detto sopra N. 84, ma senza formaggio. Sbattete quattro rossi d’uova in un tegame con un ettogramma di zucchero bianco in polvere ed un pizzico di cannella; divenute le uova bianche, aggiungetevi 10 grammi di fecola di patate, 2 bicchieri e mezzo di buon vino bianco o meglio di Malaga o di Madera; posto sul fuoco tramenando sempre, lasciatelo finché divenga spesso e stia per bollire, unitelo ai zuccotti e serviteli.

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Nettate, come s’è detto sopra N. 84, dieci zuccotti grossi come limoni; tagliateli in quattro, levate ad essi i semi; ritagliati a fette sottili, poneteli in padella con un ettogramma di burro bollente ed un po’ d’aglio trito; copriteli e fateli cuocere adagio; cotti teneri e coloriti, unite un po’ di formaggio, sale e pepe, e serviteli.

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Avrete una bella zucca verde e tenera; tagliatela a lunghe fette, levatele la rete coi semi e la buccia verde; tagliatela a fette sottilissime, fatela friggere in padella su fuoco ardito con un ettogramma di burro, un po’ d’aglio trito, sale, pepe e spezie; umidita con un po’ d’acqua, se fa bisogno, finché cotta tenera e bionda, mischiatele del formaggio ed un po’ d’aceto e servitela.

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Avrete otto ettogrammi di zucca romana tenera; levate la rete coi semi e la buccia dura, gialla, tagliatela a fettine ovvero grattugiatela, fatela bollire per 5 minuti nell’acqua, oppure così se è tenera; sgocciolata, ponetela in tegame con 2 ettogrammi di burro, un po’ d’aglio e prezzemolo trito; fritta, asciutta ed un po’ bionda, unitele 60 grammi di farina e, fritta ancora un poco, versatevi sopra mezzo litro di fior di latte, e fatela cuocere finché ridotta spessa; tratta dal fuoco, mischiatele 6 marzapani amari e schiacciati, più un po’ di cacio, sale, pepe, spezie e 6 uova intere; il tutto ben mescolato, versatelo in un piatto di terra unto di burro e che resista al fuoco; fate cuocere adagio con fuoco sotto e sopra o, meglio, al forno finché la torta sia rafferma nel mezzo, cresciuta d’un quarto e d’un bel color dorato, e servitela nello stesso piatto. — Invece che nel piatto di terra si può mettere in uno stampo unto di burro, spolverizzato bene di pane e, cotta al forno, riversarla sul piatto.

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1º Hors d’œuvre { ravanelli. salame. 2º Zuppa di riso all’erbe primaticce. 3º Frittura di costolette d’agnello panate e fegato fritto. 4º Culatta di vitello stufato guernito di patate. 5º Timballa di tagliatelli guernita d’animelle. 6º Barbe di becco al parmigiano. 7º Pollanca arrostita con insalata. 8º Carlotta (Charlotte) di mele sciroppate. 9º Crema o zabaione nelle tazze. 10. Formaggio, frutta, pasticceria.

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1º Hors d’œuvre { salame, giambone. ravanelli, sedani, finocchio. 2º Zuppa d’orzo alla purée di volaglia. 3º Trota bollita calda con salsa all’olandese. 4º Bue braciato guernito di coste-bietole al parmigiano. 5º Filetti di montone piccati, all’acetosella. 6º Sparagi in crostata con burro e cacio. 7º Arrosto di pollo con crescione. 8º Poddingo al gabinetto e confetti. 9º Formaggio, frutta, pasticceria.

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1º Ostriche al sugo di limone. 2º Zuppa di pastine alla purée di sparagi. 3º Frittura di ramichini di polenta alla fonduta. 4º Sautés di tonno alla purée di pomidoro. 5º Timballa d’erbe primaticce. 6º Arrosto d’anguilla guernito di patate. 7º Torta all’italiana al cioccolatte. 8º Gelatina di fragole al rhum. 9º Formaggio, frutta, pasticceria, caffè, liquori.

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1º Hors d’œuvre { burro, ravanelli, salame. prosciutto, ostriche al sugo di limone. 2º Zuppa alla giardiniera con crostini. 3º Frittura di croccanti e pasticcetti farciti. 4º Pesce rombo in salsa olandese con capperi. 5º Filetto di bue al vino di Malaga guernito di lattughe farcite. 6º Lingua o giambone alla purée di patate. 7º Piselli alla francese con crostini. 8º Punch alla romana. 9º Arrosto di faraone guernito d’insalata. 10. Blanc-manger d’amandorle a diversi colori. 11. Formaggio, pasticceria, frutta varia, confetti, sorbetti, zuccherini, caffè, liquori.

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1º Ostriche al sugo di limone. 2º Zuppa al latte di pollo con crostini di pane crostati. 3º Frittura mista di trote, rane, sardelle, legumi. 4º Tagliatelli in crostata (gratin) guerniti d’un intingolo. 5º Zuccottini farciti alla giardiniera. 6º Insalata di legumi alla parigina. 7º Gâteau soufflé al cioccolatte. 8º Gelatina di lamponi. 9º Formaggio, pesche al sciroppo, pasticceria.

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1º Piccioni alla crépaudine in salsa Robert. 2º Maccheroni al parmigiano. 3º Braciuoline (fricandeaux) alla purée di patate. 4º Insalata cotta di legumi. 5º Salame, lingua, burro. 6º Formaggio e frutta. 7º Caffè, the, latte o fior di latte.

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1º Tagliatelli al burro d’acciughe. 2º Frittata con erbe primaticce. 3º Trotoline fritte alla milanese con funghi agretti. 4º Fonduta con tartufi bianchi. 5º Patate sautées alla maître d’hôtel. 6º Burro fresco, ravanelli, sedani. 7º Beignettes (frittelle di semola con crema al limone). 8º Pasticceria mista varia, formaggio, frutta, confetti, caffè, the, latte, fiore di latte.

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In una stanza vicino alla sala da ballo si apparecchia una tavola di bella apparenza, si pongono sopra tutti i piatti freddi sì di cucina che di credenza, e tutto il necessario per una tavola, come posate, bicchieri, tondi, tazze, pane, vini, ecc.; i piatti caldi di cucina si portano in tavola al momento di mangiarli. Per la scelta dei piatti si può prendere come guida la seguente nota.

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Nelle conversazioni serali si usa di servire sempre acque dolci, gazose, confetti varii, composte, ciliege allo spirito, frutta secca, dolci, pasticceria leggiera, briozzi, meringhe alla crema chantilly, sorbetti, zabaione, schiume al cioccolatte, aranci, mandarini, vini esteri e nostrani, birra, liquori, punch caldo al rhum, vino brulé, caffè, the, latte, fior di latte.

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1º Frutta fresca e secca varia. 2º Composte d’aranci o ciliege al liquore. 3º Confetti e zuccherini. 4º Sorbetti, schiume al cioccolatte. 5º Granite, zabaione, vino brulé. 6º Punch caldo, acque dolci di varii gusti, aranciate, orzate, limonate, ecc. 7º Vini esteri vari: Madera, Malaga, Champagne. 8º Vini nostrali vari. 9º Liquori varii, birra, acqua di seltz, gazose, caffè latte, fior di latte, the.

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1º Risotto con tartufi bianchi alla piemontese. 2º Costolette di vitello panate alla purée di spinaci. 3º Pollastri in fricassée alla poulette. 4º Sparagi alla milanese. 5º Quaglie arrostite con crostini. 6º Insalata alla provençale in salsa tartara. 7º Salame, giambone, lingua, burro. 8º Biscuit al zabaione al vino di Malaga. 9º Pasticceria mista con briozzi, formaggio, frutta, confetti, caffè, the, latte o fior di latte.

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1º Brodo consumato, caldo. 2º Risotto alla piemontese con tartufi bianchi. 3º Costolette panate alla milanese. 4º Pollo d’India alla daube con gelatina. 5º Sandwichs cori prosciutto e lingua. 6º Galantina di volaglia o lonza di vitello alla gelatina. 7º Pasticcetti farciti d’un intingolo. 8º Pasticcio all’aune freddo con gelatina. 9º Insalata alla provençale in salsa tartara. 10. Salame, prosciutto, bondiola. 11. Formaggi varii. 12. Babà alla polonese. 13. Panettone alla milanese. 14. Biscottini ghiacciati al rhum. 15. Gelatina al maraschino di Zara. 16. Briozzi e pasticceria varia. 17. Meringhe farcite alla crema chantilly.

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Zuppa al latte d’amandorle con crostini di pane. Risole di pasta all’olio con marmellata. Frittura di ogni sorta di legumi fritti all’olio. Frittata di riso con cipolle all’olio. Patate fritte coll’olio alla nizzarda. Biscottini di polenta fritti all’olio. Aringhe sulla gratella con olio, prezzemolo, sugo di limone. Carciofi cotti sulla gratella con olio e aceto. Spinaci caldi all’acciuga con uva passolina. Insalata mista di varii legumi cotti. Insalatina fresca, mista, varia, o crescione. Mele o pere cotte allo sciroppo. Croste dorate con marmellata al vino di Malaga. Castagne bianche sciroppate. Prugne al sciroppo. Frutta fresca e secca. Caffè, cioccolatte.

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