Apicio moderno di Francesco Leonardi edizione seconda revista, corretta, ed accresciuta dall'autore


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APICIO
MODERNO

Di FRANCESCO LEONARDI
EDIZIONE SECONDA
RIVISTA, CORRETTA ED ACCRESCIUTA DALL’AUTORE.

Nec sibi cænarum quivis temere arroget artem
Ni prius exacta tenui ratione saporum.


Orat. lib. 2. sat. 4. ver. 35.
TOMO PRIMO.
IN ROMA MDCCCVII.
Nella Stamperia del Giunchi, presso Carlo
Mordacchini.
Con Approvazione.


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PREFAZIONE

La Cucina, quest’arte allettatrice del gusto, questo lusso di ben mangiare, del quale si fa tanto caso, e che si chiama nel Mondo la Cucina per eccellenza; Montagne la definisce più brevemente, la Scienza della gola ed il Signor della Mothe le Voyer, la Gastrologie. Tutti questi nomi indicano propriamente il segreto ridotto in metodo sapientissimo di far mangiare più del bisogno, poiché la Cucina per le persone sobrie, o povere non significa altro, che l’arte la più semplice di apprestate le vivande per soddisfare ai bisogni della vita.
Il Latte, il Mele, i Frutti della terra, l’Erbe condite con sale, il pane cotto sotto la cenere furono il nutrimento dei primi popoli del mondo; essi usavano senz’altro raffinamento di questi prodotti benefici della natura, onde ne viveano più sani, e più robusti, e meno esposti alle malattie. Le carni cotte allesso, sulla gratella, arrosto, o il pesce cotto nell’acqua succedettero a questi alimenti; ma cibandosi di tutto ciò con moderazione, la salute non ne soffri, la temperanza regnò ancora, e l’appetito solo regolatore indicava il tempo, ed il numero dei loro pasti.
Tale temperanza però non fu di molta durata, l’uso di mangiar sempre l’istesse cose generò il disgusto, questo fece nascere la curiosità, la curiosità volle fare dell’esperienze,
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l’esperienze condussero seco la sensualità, l’uomo scielse, assaggiò, gustò, variò, e pervenne a formare un’arte dell’azione la più semplice, e naturale; l’assuefazione si converti in uso, l’uso in bisogno, il bisogno in sistema, e questo venne abbracciato da una gran parte del genere umano; ed ecco l’origine dell’arte della Cucina.
Bisogna per altro convenire, che noi abbiamo delle obbligazioni a quest’arte, per li preparativi di una grande utilità, i quali meritano l’esame de’ nostri Fisici. Queste preparazioni, le une sono relative alla conservazione degli alimenti, e le altre a renderli più facili alla digestione; la conservazione di detti alimenti è un punto molto importante, poiché indipendentemente da qualche carestia, da cui il più delle volte le Regioni le più fertili ne sono afflitte, li viaggi di molti mesi esigono necessariamente questa loro conservazione. Il metodo per pervenirvi è lo stesso relativamente agli alimenti vegetabili, come riguardo a quelli del Regno animale, questo metodo dipende dall’unione, o dalla sottrazione di qualche parte, che tende ad impedire la corruzione, e questo è l’unico mezzo di conservare gli alimenti presi dagli animali. Il più semplice poi consiste nella disseccazione, che si opera a fuoco lento e temperato, oppure nei paesi caldi al calore del sole. Con questa maniera per esempio si fanno disseccare i pesci, che servono in seguito di nutrimento.
Si può ancora togliere al sugo delle carni degli animali tutta la loro umidità superflua, e renderla salubre, e necessaria all’uso, che se ne
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vuol fare, poiché essendo dette carni cariche di mucillaggini, possono benissimo reggere a questa operazione. Da ciò n’è derivata l’invenzione delle Tablette, cioè brodo ridotto in glassa, o sia gelatina, il quale si conserva per lungo tempo, e si trasporta per lunghissimi viaggi; ma come queste Tablette appartengono più particolarmente ad una specie di conservazione, che è molto ordinaria, e che si fa col mezzo di qualche corpo estraneo capace di allontanarne la putrefazione da sé medesimo; ecco ciò, che produce il fuoco, il sale marino, ed il sale comune. Gli acidi vegetabili, l’aceto, il sugo di agresto, di limone, di arancio sono ancora propri a questo effetto, mentre restringendo il solido della carne degli animali, sopra i quali viene impiegato, rende la sua unione più intima, e meno dissolubile.
Si conservano ancora le carni degli animali con dei sali volatili attenuati per la defragazione dei vegetabili, e con dei sali acidi volatili mischiati intimamente con un olio assai consunto; tali sono gli alimenti sfumati: ma questa preparazione è composta dalla disseccazione, che ne forma la parte principale; per altro è certo, che l’olio, il quale esce dal fumo, essendo sale sottilissimo, e prendendo il luogo dell’acqua che svapora del corpo della carne; ciò la rende molto meno alterabile. L’esperienza lo dimostra giornalmente, imperciocché le carni ed i pesci preparati in tal guisa si conservano davvantaggio, che in qualunque altro modo.
Vi sono moltissime altre maniere di conservare gli alimenti; ma siccome sono fondate tutte sugl’istessi principi, così le tralascio. Le
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carni cotte allesso, o arrosto si conservano sempre meglio, che in altra maniera: in tal guisa gli si leva gran parte dell’umido, e mucillagini. Si possono ancora conservare per qualche tempo, tanto le carni degli animali, come anche i vegetabili, sotto il grasso, l’olio, l’aceto, ed altri tre sughi depurati, li quali impediscono la loro fermentazione, e putrefazione, col difenderli dall’aria esteriore. In fine gli aromati, cioè il pepe, le spezie, e l’erbe odorifere, sono dei conservativi tanto più usitati, quanto che danno ordinariamente un sapore gustoso agli alimenti: è raro peraltro, che il sale non sia unito a queste droghe, essendone l’oggetto primario; onde la disseccazione concorre sempre unita agli aromati in ordine agli alimenti, che si vogliono conservare lungo tempo.
In quello poi, che concerne l’arte di rendere gli alimenti dei due regni più facili a digerirsi, la prima regola, che sia in uso, è una preparazione di fuoco preliminare, e forte, sopratutto per le carni, essendo le fibre delle carni crude congiunte troppo fortemente insieme, per fare che lo stomaco dell’uomo le possa separare, e che il mucillaggine, che le unisce, ha bisogno di una attenuazione considerabile, affine di essere più dissolubile, e più facile alla digestione. Ecco il motivo, per cui s’impiegano le bollizioni in qualche liquido, come nell’acqua, olio, o vino, ec. ovvero l’azione di un fuoco secco, che le arrostisce, e le cuoce col loro sugo interiore.
L’unione delle diverse sostanze, che si uniscono a questa prima preparazione concorre ancora a facilitare la digestione, o a servire di
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correttivo. Il condimento il più semplice può facilitare la digestione, ed il sale, che in picciola dose irrita leggermente lo stomaco, aumenta la sua azione, e la separazione dei fluidi. Tutto il correttivo consiste a dare agli alimenti un certo carattere di alterazione contrario al loro eccesso particolare; onde in tal guisa l’abilità del cuoco non urta in quei scogli, ove per ordinario va sempre a naufragare la salute, ed il temperamento delle persone. La dose e il condimento sono le base fondamentali d’ogni vivanda, ed i veri principi di un bravo professore. Senza tali principi si rende impossibile a chicchesia di potere giungere al punto di perfezione a cui aspira, e questo non si acquista, che mediante un assiduo travaglio ed una indefessa applicazione allo studio della qualità e proprietà fisica degli alimenti.
Tutti son cuochi, tutti fan la cucina, ognuno fino ad ora ha mangiato: è inutile dunque un Trattato su questo genere. Così dirà qualche cuoco solo di nome, o qualch’altra persona, che non sa cosa sia un buono, e sano alimento. Per essere eccellente in questa professione senza limiti, e che si estende fin dove giunge una felice immaginazione, non basta saper fare un ordinario, un pranzo, o una cena; bisogna saperlo far bene, mentre in tutte le professioni vi è il buono, il mediocre, ed il cattivo; ma quel che v’è più di male, che ognun suppone di essere un cuoco perfetto, nel tempo stesso che forse ne ignora i primi principi. Più un uomo ha talento, e meno ha presunzione, come si vede coll’esperienza, essendo l’amor proprio un terribile ostacolo a qualunque avanzamento.
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Ecco una delle ragioni, per cui in Italia l’arte della Cucina da due secoli a questa parte è andata sempre più in decadenza. Un cuoco si crederebbe tacciato d’ignoranza, se fosse sorpreso leggendo un libro che tratta della sua professione; come se un Avvocato, un Medico, un Architetto dovessero vergognarsi di applicarsi alla lettura di quelle Opere, onde raffinare maggiormente il proprio talento. Chi ha mai pensato che lo studio possa dare un’idea poco vantaggiosa del merito e che debba nuocere all’abilità e al sapere di chi vi si applica? Noi non abbiamo in Italia quei lunghi ed assidui lavori, onde colla prattica potersi istruire, né a tutti si presentano quelle occasioni di vedere il Mondo, e di osservare nei paesi esteri la maniera diversa dalla nostra, colla quale preparano, non solo gli alimenti a noi cogniti, ma eziandio quelli da noi non mai veduti; di modo che volendo correggere questo difetto del caso, non solo bisogna abbracciare con avidità tuttociò, che può istruire, ma di più bisogna andare in traccia di quanto può contribuire a perfezionarsi nella propria professione.
I primi elementi della buona cucina sono le provvisioni; queste debbono essere di ottima qualità, buone, e salubri; per esempio le carni qualunque siano ben nutrite, e di buon odore; i polli, che non abbiano mangiato immondizie (in diverse Città d’Italia gl’ingrassano col riso) che siano giovani, grassi, bianchi, e frolli al suo punto; il selvaggiume tanto grosso, che picciolo sia grasso, giovane, tenero, e di buon fumè, cioè di un grato odore; i pesci che
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corrispondino a queste ottime qualità; il butirro sia di vacca fresco, i latti non siano acidi, o di cattivo sapore, tuttociò, che riguarda la pizzicheria non senta il rancido, lo stantivo, o il riscaldato; l’erbe siano colte nello stesso giorno: gli uovi più freschi che sia possibile; i frutti maturi a perfezione, i vini sinceri, e non tanto aspri.
La manipolazione di tuttociò sia semplice, e naturale, il brodo non molto carico di carne; i sughi senza tanto lardo, prosciutto, e butirro; il sale, il pepe, le droghe, e ogni altro condimento di questo genere in pochissima quantità. Il palato dolcemente solleticato fa trovare del gusto in tuttociò, che si mangia: nulla di più contrario alla salute, che un troppo saporito cibo unito a bevande spiritose; questo cagiona un’infinità di serie malattie, oltre umor salso, pizzicore, macchie, ed altri incomodi, che appariscono sulla superficie del corpo umano.
Il condimento come ho detto di sopra è lo scoglio della salute, e dei più bravi Professori, e la parte della Cucina che domanda più attenzione ed intelligenza.
II grasso delle vivande, i rami qualche volta non ben stagnati sono veleni uno peggior dell’altro; una cucina succida contribuisce non poco ad un mal sano alimento, perciò dev’essere di una perfetta pulizia; gli utensili debbono corrispondere a questa proprietà, e la biancheria vi deve essere sufficiente.
Da questi ottimi principi la salute d’ognuno ne ritrarrà sommo vantaggio; il buono, e sano alimento dovrebbe essere preferito a
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qualunque altro comodo della umana vita; tutto il resto non è ch’esterno, ed i sughi, ed i sali di un nutrimento mal sano influiscono più di ogni altra cosa sulla costituzione dell’uomo; finché questi è giovane non ne risente gli sconcerti, ma soltanto allorché la natura indebolita dagli anni e dalle cure è costretta a soccombere a un tal disordine.
L’uomo di buona salute prescindendo dagl’incomodi che più o meno, allorché giunge ad una certa età, sono inseparabili dalla vita, deve nutrirsi di semplici e buoni alimenti.
Il Manzo allesso, allorché è ben cotto e di buona qualità, è un ottimo cibo, e gli si può preferire la Mongana, e il Pollo, qualora questi si rendesse indigesto; il Capretto, il Castrato, purché piaccia; il Tocchino, la Pollanca, il Pollastro, il Piccione, benché al quanto calido; il Selvaggiume, il Pesce, le Animelle, li Granelli, i Cervelli, il Fegato di Mongana, le Rigaglie, le Uova fresche, l’Erbe, i Latti, purché conferiscano, qualche Chenef, qualche Pasta ec. sono tutti alimenti sanissimi; basta che siano preparati con semplicità, e pulizia.
Le Zuppe, e le Salse, non tanto cariche di sostanza; la soverchia sostanza le rende indigeste, e la poca non nutrisce; pochissime droghe, poco sale; che il gusto sia più dalla parte dell’insipido, che del troppo saporito; il Vino beverlo temperato, ed in fine del pasto qualche bicchierino di Capo, o di Toccai, o di Cipro, o altro; un buon Frutto maturo, qualche Biscottino, qualche Frutto in composta, o sciroppato, un Gelato, una tazza di Caffè non molto amaro, pane buono, ed un’ottima cioccolata la mattina.
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Questo metodo di nutrirsi si è creduto da molti il migliore. Per quelli poi che sono provveduti dalla natura di un temperamento attivo, sanissimo, e robusto, e di palato saporito, e gustoso, nel corso di quest’Opera vi sarà di che soddisfarli.
Nel principio della presente Prefazione si è veduto succintamente in che modo ha avuto origine l’arte della cucina, ora esaminiamone i progressi e la decadenza.
Gli Asiatici più voluttuosi che gli altri popoli, furono i primi ad impiegare nelle preparazioni delle loro vivande tutte le produzioni del loro clima; il commercio portò queste produzioni ai loro vicini. L’uomo correndo appresso alle ricchezze, non ne desiderò l’acquisto, che per contentare i suoi desideri, e la sua voluttuosità, per cambiare un semplice e buon nutrimento in un altro più abbondante, più sensualmente preparato, e per conseguenza più nocivo alla salute; ecco come la delicatezza della Tavola passò dall’Asia agli altri popoli della terra.
I Persiani comunicarono ai Greci questo ramo di lusso contro il quale i saggi Legislatori di Sparta si opposero sempre con vigore.
I Romani divenuti ricchi e potenti scossero il giogo delle loro antiche leggi, abbandonarono la vita frugale, e gustarono l’arte della Cucina (dice Tito Livio lib. 39.) vilissimum antiquis mancipium, estimatione, etc. usu, in pretio esse, etc. quod ministerium fuerat, ars haberi cœpta; vix tamen illa, qua aspiciebantur semina erat futuræ luxuriæ; ma ciò non era che un leggiero
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principio della loro sensualità per la delicatezza del mangiare, che spinsero ben presto al più alto periodo di spesa e profusione.
Bisogna leggere in Seneca il ritratto ch’egli ne fa; dico in Seneca, perché la sua severità, o se si vuole la sua bile c’insegna molte cose, che degli uomini più indulgenti per i difetti del loro secolo, passano ordinariamente sotto silenzio: non si vede, dice questo Scrittore, che dei Sibariti stesi mollemente sopra i loro letti, contemplando la magnificenza delle loro mense, sodisfacendo le loro orecchie del concerto il più armonioso, i loro occhi degli oggetti i più vezzosi, il loro odorato dei profumi i più squisiti, ed il loro palato delle vivande le più delicate: mollibus, lanibusque fomentis totum lacessitur corpus, etc. ne nares interim cessent, odoribus variis inficitur locus ipse, in quo luxuriæ paventantur: in effetto abbiamo da loro l’uso dalla moltiplicità dei servizi, e lo stabilimento di quei servi, che si chiamano Scalco, Bottigliere, Uffiziante ec.; e singolare il modo, col quale essi venivano serviti; il Maestro di Casa era obbligato d’invigilare alle spese della Tavola ch’erano immense, e servirla; lo Scalco a trinciare, e ciò il più delle volte in cadenza a suono di musica; il Bottigliere doveva aver cura dei vini, e servirli; l’Uffiziante girare i piatti, e le carni trinciate, ec. e vi erano altri che doveano cacciare le mosche con dei grandi ventagli di penne.
Ma i Cuochi sopratutto erano persone importanti, ricercate, considerate, e pagate a proporzione del loro merito, cioè a dire della
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loro preminenza in quest’arte. Vi erano in Roma dei cuochi, ai quali si pagavano quattro talenti annui di salario, che secondo il calcolo del Dottore Bernard sono di nostra moneta circa quattromila scudi, onde erano pervenuti all’auge delle ricchezze, e della riputazione.
La sola spesa della Tavola di Lucullo partecipava, dice Plutarco, del fasto, de’ ricchi novelli. Cercava in essi non solo la magnificenza dell’apparato, i letti di porpora, un armario guarnito di vasi preziosi, e tutti risplendenti di gioie: ma gli piaceva ancora il mangiar bene; era amante di esquisite vivande, e de’ ragù delicati, che condiva inoltre colla musica e col ballo.
D’altro non parlavasi in Roma che della tavola di Lucullo; Cicerone, e Pompeo vollero assicurarsene. Avendolo adunque ritrovato una mattina nella pubblica piazza gli dissero: noi desideriamo di venire oggi a pranzo con voi, ma non vogliamo che ci diate cosa alcuna più del vostro ordinario. Lucullo da prima se ne schermì, e gli pregò di rimettere la cosa ad un’altra giornata per aver tempo di disporsi a riceverli. Ma eglino insistettero, ed andarono immediatamente seco alla di lui casa, e lo guardarono a vista per timore, che desse qualche ordine a suoi domestici. Disse solo con loro permissione, e in loro presenza al suo Maestro di Casa, che volea pranzare nella sala di Apolline, ed ingannò con questo la vigilanza de’ suoi due convitati. Imperciocché ciascuna sala aveva la sua spesa assegnata, e dicendo solo a suoi servi in qual sala voleva pranzare, faceva loro intendere quanto
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si dovea spendere, e come voleva essere servito, Ora la spesa di un pranzo nella sala di Apolline era di cinquanta mila dramme, cioè dieci mila scudi di nostra moneta. Cicerone e, Pompeo restarono fuor di modo sorpresi, sì per la magnificenza e splendidezza della tavola, che per la prontezza, con cui fu apparecchiata e imbandita. E così Lucullo era solito di distinguere il merito de’ suoi amici.
Marco Antonio per essere restato contento di uno de’ suoi cuochi in un pranzo, che dette alla Regina Cleopatra, gli fece regalo di una Città in ricompensa del suo buon servizio. Oltre le magnificenze di Lucullo, sono anche note le profusioni di Nerone, e Calligola; le cene di Tiberio nell’Isola di Capri; le stravaganze di Vitellio, che per la sua tavola composta di quattro pasti il giorno spendeva quaranta mila scudi; quelle di suo Fratello, che dette a quest’Imperatore un trattamento così grandioso, ove oltre sette mila piatti esquisiti, v’erano anche due mila sorte di Pesci tutti rari; onde Vitellio nel rendergli questo pranzo che fu del pari solenne, gli fece por d’avanti un pasticcio di Lingue di Fagiani, di Cervelli di Pavoni, e di Fegati di Uccelli sconosciuti fatti venire per mare espressamente dai confini delle Spagne, che si crede importasse venticinque mila scudi, e questo pasticcio fu chiamato per la sua grandezza lo Scudo di Minerva.
Sarebbe un dilungarmi all’infinito, se volessi annoverare tutto ciò, che gli antichi Romani hanno speso, e profuso in questo genere: non è però meno singolare il celebre pranzo dell’Imperatore Geta, che durò per lo spazio di tre
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giorni, ne’ quali si contarono per ordine alfabetico un numero infinito di piatti tutti diversi.
Ma le sensualità di Apicio, il quale alla perfine non era che un semplice particolare, sono ancora più sorprendenti. Questi era uno de’ tre famosi Romani di simil nome, che hanno vissuto, il primo qualche tempo avanti la Dittatura di Cesare, il secondo sotto Augusto, e Tiberio, ed il terzo sotto Trajano; il secondo è il più celebre. Teneva, egli pubblica scuola in Roma sopra la manipolazione, voluttuosità, e delicatezza della cucina, e dato avea secondo Seneca, che lo ha conosciuto, il suo nome a moltissimi Piatti, Salse, ragù, e Gattò, che per lungo spazio di tempo furono alla moda, e tenuti in grandissima stima fra Romani, essendosi in tal guisa formata una setta di Cuochi Apiceni, che sussistevano ancora nei tempi di Tertulliano, di modo che Eliogabalo seguendo i di lui precetti mangiava spesso delle Lingue di Pavoni, e di Rosignoli.
Inoltre abbiamo avuto un’opera latina in dieci Tomi concernente l’arte della Cucina col nome di M. Gadius Apicius, che si crede costantemente sia del secondo, essendo questo il suo nome. Una tal’opera peraltro degna dell’antichità si è smarrita, ed avendola qualcuno nei secoli barbari voluta riprodurre, sotto il nome di Caelius Aipicius, non gli è riuscito che malamente.
Il terzo poi fra le altre cose pregiavasi d’avere un segreto mirabile per conservare le Ostriche nella loro freschezza naturale, ed infatti, dall’Italia ne mandò allo stesso Imperatore nel Regno de’ Parti molte giornate distanti dal mare. Onde io memore di questi famosi maestri della
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professione, e miei antichi concittadini, e particolarmente del secondo, ne rinnovo al presente il di lui nome ponendolo in fronte a questa mia produzione.
In tempo di Augusto i Siciliani aveano più di riputazione delle altre Nazioni, ed erano i più eccellenti nell’arte della Cucina motivo per cui in Roma non davansi cene, o trattamenti delicati che non fossero da essi serviti; onde ha fatto dire a Orazio, nec Siculæ dapes dulcem elaborabunt saporem.
Non v’è dubbio, che i Romani abbondavano d’una infinità di prodotti, che noi non abbiamo, attesoché oltre il Manzo, la Mongana, il Castrato, l’Agnello, il Capretto, il Maiale, i Polli, il Selvaggiume, l’Erbe, le Uova, i Latti, le Frutta, che servivano alle loro tavole, come noi serviamo alle nostre: abbondavano più di noi in diversi altri generi che da Regni soggetti ad essi o a titolo di regalo, o di tributo, tanto in uccelli rari, e qualche volta sconosciuti, che in Galline di Numidia, in Pavoni, ed altri animali, i quali vivi eran condotti o per mare, o per terra alla Capitale del Mondo conosciuto.
Gneo Aufidio Lucro col solo mezzo da esso rinvenuto d’ingrassare i Pavoni ne ritraea d’utile ogni anno sessanta mila sesterzi, che sono di nostra moneta circa due mila scudi. Marziale, il quale ci dà una enumerazione di moltissimi generi nomina particolarmente il Capretto di latte, il Porchetto da latte, i Funghi ovoli, i Beccafichi, i Tartufi, l’Anitra, la Tortora, i Fegati d’Oca, il Ghiro, il Coniglio, il
I.XVII Francolino, la Pernice, la Colomba, il Rigogolo specie d’uccello della grandezza del Pappagallo, la Catte altro uccello, il Pavone, il Fenicotero uccello coll’ali rosse, il Fagiano, la Gallina Numidica, la Grue, la Gallina selvatica, il Cigno, il Parfirione uccello che ha il becco, e piedi rossi, la Gallinaccietta, la Lodola, il Tordo, lo Sparviere, la Lepre, il Cignale, il Daino, il Coniglio, il Cervo, l’Asinello selvatico, il Caprio, l’Orige animale del genere dei cervi, il Cignaletto, la Damma, la Capra selvatica, la Triglia, la Murena di mare, il Rombo, lo Storione, l’Ostriche, i Gamberi di mare, lo Scauro altra sorte di Pesce, il Corvo, il Riccio marino, la Murice, o sia conchiglia di mare, il Ghiozzo altro pesce, il Pesce Lupo, l’Orata, la Lampreda, il Caviale liquido, o sia salsa d’uova di pesce, la Muria, o sia salsa di tonno, gli Sparagi, le Rape, la Lattuga, le Persiche, le Pera ec.
Questa non è che una picciola idea delle loro produzioni, senza annoverare tante altre da essi ricercate, e rinvenute per variare il loro gusto, e le loro mense, e dagli altri popoli venuti in appresso adottate. Quello però che è certo che la Cucina moderna stabilita sopra i fondamenti dell’antica si prepara con meno d’apparecchio, e d’imbarazzo, ed inoltre con men di spesa; ma all’incontro richiede più studio, e più sapere: essa è più delicata, più semplice, più sana, più fisica, più propria, più varia, travagliata con più precisione, e decorata con più d’armonia, ed in fine preferibile all’antica in ogni genere; sono peraltro così unite l’una coll’altra, che
I.XVIII per poterle dividere il solo tentarlo sarebbe un’impresa difficile.
Ma che! dopo d’aver l’arte della Cucina soggiornato per più di due secoli in Italia, l’abbandonò per andar nelle Gallie, e ciò accadde nella venuta in Italia di Carlo VIII., e Luigi XII. L’acquisto fatto da questi due Regnanti il primo del Regno di Napoli, ed il secondo del Ducato di Milano, fu per i Francesi anche quello di un’arte, che ancora non conosceano che grossolamente. Il Matrimonio poco dopo accaduto di Caterina de’ Medici col Delfino, che fu poscia Enrico II., e la sua partenza dalla Toscana per la corte di Francia, fu l’ultimo addio, che non solo l’arte della Cucina dette all’Italia, ma anche diverse altre scienze, e professioni.
Ecco l’epoca della decadenza di quest’arte in Italia, onde si trasferì il gusto, e la delicatezza in Francia, appunto in un tempo in cui gl’Italiani aveano portate le delizie della tavola al più alto grado di perfezione, come si rileva dalla quantità de’ Trattati de’ Cuochi Italiani pubblicati nel secolo XV., e XVI. tanto sopra l’arte in generale della Cucina, che sulla maniera d’imbandire, ed ordinare bene una tavola.
I Francesi peraltro prendendo giusti, ed a proposito i sapori, che dovevano dominare in ogni vivanda sorpassarono ben presto i loro Maestri, e li fecero anche dimenticare: d’allora in poi come se si fossero diffidati di loro stessi sulle cose importanti, sembra, che non abbiano trovato niente di più lusinghiero, che di vedere il loro gusto di Cucina dominare, e trionfare sopra i Regni vicini, ricchi, e opulenti.
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Giunto poscia il glorioso Regno di Luigi XIV, l’arte della Cucina non si trovò mal contenta d’avere abbandonata l’Italia, poiché alla Corte magnifica di quel gran Monarca si raffinò, divenne delicata, e gentile, trovò degli amanti, e degli scrittori, si accostumò al gusto Francese, dal quale mai più si è separata.
E’ vero peraltro, che grazie ai costumi del secolo tutti i paesi ricchi hanno qualche Lucullo, che concorre col suo esempio a perpetuare il vivere lautamente: e così la Cucina semplice nella prima età del mondo divenuta più composta, e più raffinata di secolo in secolo, ora in un luogo, ora in un altro è divenuta presentemente uno studio penoso per quelli, che ci si vogliono distinguere, e tanti cambiamenti che succedono gli uni agli altri nella manipolazione degli alimenti, provano sufficientemente, ch’è impossibile ridurre ad un ordine fisso ciò che il capriccio degli uomini, e le fantasie del loro gusto ricercano, inventano, immaginano per mascherare gli alimenti.
Ma al presente l’economia ha ridotta in Italia quest’arte, così necessaria per sé stessa, alla sua depressione. Il Generale Schouvaloff solea dire, che il mangiar sano, e ben preparato era una delle belle prerogative dell’uomo ricco; non già che intorno ad una mensa fina, e delicata s’abbiano a dissipare le rendite di un’ intera famiglia; ma soltanto che gli estremi sono dannosi, e che il cuoco per risparmiare non sia obbligato di comprare alla piazza robbe magre, e di cattivo odore, per poi con salse piccanti, o altro mascherarne i difetti; onde in tal
I.XX guisa, rovinarsi la salute con un alimento mal sano e nocivo.
La Cucina fra tutte le arti, è quella, ove regna più il gusto, l’arbitrio, e l’immaginazione; essa nonostante ha i suoi principi, come tutte le altre professioni, e se molti sono in grado di fare la Cucina al loro gusto, pochissimi sono quelli, che la sanno finire perfettamente a quello d’altri: il buon cuoco deve essere abile nelle sue manipolazioni, deve conoscere esattamente le qualità, e proprietà di tutto ciò che pone in opera, per potere correggere, e perfezionare gli alimenti, che la natura gli presenta nel suo proprio stato; deve avere il palato buono, il gusto delicato per combinare esattamente i condimenti, e le dosi; deve inoltre esser sollecito nel lavorare per operar prontamente, e deve studiare secondo Marziale con assiduità il gusto del proprio Padrone, il palato del quale deve divenire precisamente quello suo proprio, essendo questa scoperta la più bella prerogativa d’un ottimo cuoco.
Quest’Opera pertanto, che io presento al Pubblico, mi lusingo, che non solo potrà essere utile alle persone della professione, ma eziandio a quelle di una condizione diversa, tanto relativamente alla salute, che all’economia di qualsivoglia famiglia, potendovi ognuno ricercare di che divertirsi nel voler fare la Cucina; imperciocché oltre a quei piatti di prezzo soliti servirsi alle tavole de’ Grandi, ve ne sono una gran quantità a portata d’ogni ceto di persone, tanto sullo stile Italiano, che Francese. Vi sono anche moltissimi piatti Inglesi, e Tedeschi, e
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diversi di mia invenzione, nei quali la semplicità della composizione mi è sembrata più naturale nella vasta estensione dell’arte della Cucina; onde troverà il Cuoco di che perfezionarsi, ed il Cittadino potrà con miei principi servire alla sua mensa un numero grande di piatti, Zuppe, Salse, e ragù differenti mediante una moderata spesa, ed economia. Finalmente oso sperare, che questa mia fatica potrà essere utile a tutte quelle persone, che sapendo quanto ei sia necessario per mantenersi in salute un alimento sano, e ben preparato, vorranno istruirsi nelle Teorie di quest’opera, per non avere sì sovente ad incomodare il Medico.
L’ho io divisa in Sette Tomi: nel primo alla presente Prefazione, seguirà una Nota delle Produzioni delle quattro stagioni dell’anno; poscia diverse Minute de’ pranzi di primavera, e d’estate. Alcune Osservazioni sulla maniera di servire le Tavole presentemente, ed in fine una Nota di tutti i Condimenti, che s’impiegono nella Cucina. Dopo tutto ciò principieranno i Brodi, e questo Capitolo si estenderà ad ogni sorta di sugo, Suage, Consomè, Biondo di Mongana, Restoran, Purè, Culì, Zuppe, Salse; ec. che formano l’anima, e la base della Cucina, e quindi ne verrà il Manzo, e la Vitella Mongana.
Nel Tomo Secondo. Ad un ben ragguagliato Dipartimento per il Maestro di Casa, e Scalco, in cui vi sarà la maniera di ordinare, imbandire, e ben servire qualsivoglia Pranzo, il modo di Trinciare ogni sorta di grossa, e picciola Carne, una Nota di tutti i Vini forestieri col modo di Conservarli. Seguiranno le Minute de’
I.XXII Pranzi d’Autunno, e d’Inverno, e poscia verrà il Castrato, l’Agnello, il Capretto, il Maiale, e parte della Polleria.
Nel Tomo Terzo. Il Compimento della Polleria, il modo d’Ingrassarla, Ucciderla, Dissossarla, e Spennarla; e quindi verrà il Selvaggiume grosso, e picciolo, le Terrine ed i Piatti composti.
Nel Tomo Quarto. I ragù, i Salpicconi, le Farse, l’Erbe, gli Uovi, le Creme, le Gelatine, altri Piatti diversi, e la Pasticcieria.
Nel Tomo Quinto. Diverse Minute de’ Pranzi di Magro, Brodi, Zuppe, e Salse, di Magro; i ragù di magro, col alcuni di grasso; e tutti i Pesci in generale sì di mare, che di acqua dolce, apprestati ancor’essi di grasso, e di magro.
Nel Tomo sesto. Gli Arrosti, pur’anche di grasso, e di magro. I Rifreddi, egualmente di grasso, e di magro. La Maniera di apprestare tutti i Crostacei e Frutti di mare a noi cogniti, sì di Napoli, che di Venezia, e del picciolo Golfo di Taranto. Le Erbe di magro, compresovi anche quelle solite mangiarli dal già Em̃o de Bernis, ad esclusione d’ogni altra Vivanda, e ciò a cagione di sua salute, la maggior parte delle quali sono di mia invenzione. La Pasticceria di magro. Diversi altri Piatti di magro. La Descrizione esatta del modo in cui si debbano apprestare tutte quelle Vivande state di già servite alla Tavola, senza che alcuno conosca essere avanzate il giorno antecedente, ma bensì si crederanno fresche e fatte espressamente nello stesso giorno. Recapito infinitamente necessario, non solo in tutte quelle Corti, ove l’ordinario è
I.XXIII
grande, ed ove necessariamente restano molte Vivande, che si servono il giorno susseguente, ma eziandio in qualsivoglia famiglia, mentre restando alcuna Vivanda, la possono preparare in guisa che cambi d’aspetto, e di sapore, senza essere conosciuta neppure dalle persone della professione. Finalmente il Metodo di conservare diverse sorta d’Erbe. Quello di estrarre la Farina dai Pomi di Terra; ed una Spiegazione generale de’ termini Francesi.
Nel Tomo settimo. Sarà descritta a fondo l’Arte del Credenziere, cioè la Distillazione, i Rosoli, le Rattafie, le Acquavite; poscia il cacao, La Cannella, la cioccolata, il Caffè, il Thè; indi i Frutti in generale, compresovi anche i Fiori, e gli Agrumi, la Biscottineria, i Confetti, le Bevande, i Sorbetti Gelati composti, ed altre Preparazioni diverse.
Questo Settimo Tomo si rende egualmente raccomandabile, che gli altri sei, onde avere un’opera compiuta, e forse sarà l’unica, in questo genere, nella nostra Italia, che sia venuta alla luce.
Gli Antremè finalmente, che si troveranno segnati di più nel secondo servizio delle Minute de’ Pranzi, se ne spiegherà il motivo nel Dipartimento del Maestro di Casa e Scalco. Tomo II., come anche i Cambiamenti, che sonosi introdotti presentemente da’ Maestri di Casa e Scalchi Francesi, nell’Imbandimento delle Vivande, nella Distribuzione delle medesime, e nel Servizio generale delle Mense.
Rapporto però a nomi de’ Piatti, Zuppe, Salse, o altro si rende impossibile di cambiarli, dovendosegli dare quello che portano seco dalla
I.XXIV
loro origine sia Italiano, Francese, o d’altra Nazione. Lo stesso ho creduto di fare dell’ortografia Francese, servendomi soltanto dei nomi tradotti in pronunzia Italiana, e ciò per maggiore intelligenza di quelli, che non sanno quell’idioma, onde non recherà meraviglia di trovare detti nomi come si pronunziano, e non come si scrivono.
In questo Mondo non è la Patria che forma l’uomo, ma bensì il talento, il buon gusto, ed una immaginazione feconda; è vero peraltro che i Cuochi Francesi ci hanno di molto superato nell’arte della Cucina, ma i progressi più o meno felici di qualunque arte, o professione dipendono del tutto dallo spirito d’un’intera nazione. Io benché Italiano ho fatto il mio noviziato nelle cucine Francesi, e particolarmente in Parigi, in quella del fu Maresciallo di Richelieu; in Napoli in quella del fu Principe di Francavilla, Cucina del tutto Francese; ho travagliato in diverse campagne di Luigi XV., ho viaggiato per lo spazio di sei anni in una gran parte dell’Europa al servizio di S.E. Gio. Schouvaloff, Gran Ciamberlano di S.M.I., al quale sono anche debitore di avere veduto la Capitale della Russia, avendomi egli chiamato in S. Pietroburgo nel 1778., ove sono stato Maestro di Casa di S.A. il Principe Gregorio di Orloff; e finalmente Cuoco, e Scalco di S.M. l’Imperatrice di tutte le Russie Caterina II., che con mio sommo rammarico, e discapito dovetti lasciare a cagione dell’eccessivo freddo del clima nocivo alla mia salute, onde posso dire di aver veduto, ed in conseguenza potuto distinguere, imparare, e lavorare, e rendo ai
I.XXV Maestri dell’arte quella giustizia, ch’è loro pur troppo dovuta.
Ma siccome veruno nasce fornito di quelle scienze, e cognizioni, le quali sono tanto necessarie per prodursi nell’umana vita, e qualora manchino i mezzi, onde imparare, distinguere, ed acquistare dell’esperienze, bisogna in tal caso applicarsi alla lettura de’ buoni libri.
Ciò, che non si apprende colla prattica, si può benissimo apprendere colla teorica col vantaggio di più, che chi possiede la prima, e non sdegna la seconda è certo di potere giungere alla perfezione della sua professione.



I.XXVI
PRODUZIONI
DELLE QUATTRO STAGIONI DELL’ANNO.

LA PRIMAVERA
Marzo, Aprile, e Maggio.
ABBIAMO
In Carne di Macello - Pollaria, e Caccia
Il Manzo.
La Vitella.
La Vitella Mongana.
Il Castrato.
L’Agnello.
Il Capretto.
L’Abbacchio, ossia Agnello di latte.
Li Granelli d’Agnello.
L’Animelle d’Agnello.
L’Animelle di Capretto.
L’Animelle d’Abbacchio.
Le Pollanche.
Le Pollanche novelle.
Li Tocchini novelli, o piccioli Gallinaccietti.
Li Pollastri.
Li Piccioni.
Li Gallinaccietti novelli.
Li Pavoni.
Le Galline pratarole.
Le Pizzarde.
Li Pizzardoni.
Le Quaglie poco buone in questa stagione.
Li Pivieri.
Li Colombi selvatici.
Le Colombelle, ossiano Marzarole.
Le Codette.
Le Lepri.
Li Conigli.

I.XXVII IN PESCI.

COMPRESO ANCHE
Giugno, Luglio, e Agosto.
Lo Storione.
Il Pesce Spada.
La Porcelletta.
L’Ombrina.
II Corvo.
La Spigola, o Ragno.
Il Dentale, o Dentice.
L’Ombrina Lopis, o di scoglio.
Li Calamaretti.
Li Cefali, o Muggini.
Le Triglie.
Le Alici, o Acciuche.
Le Sarde.
Le Orate della Corona.
Li Fravolini, o Paraghi.
Le Aguglie.
Li Rondini.
Li Occhialoni.
Il Palombo.
Le Orate lisce.
Li Maccarelli.
Li Capponi.
Le Arzille chiodate.
La Cerna di Sciabica.
La Cerna di scoglio.
Il Rombo chiodato.
Il Rombo liscio.
Il Tonno.
Le Triglie di scoglio.
Le Linguattole, o Sogliole.
Li Merluzzi, o Naselli.
Lo Squadrolino.
Le Seppie.
Le Arzille lisce.
Li Polpi.
La Frittura, o Pesce minuto.
Le Ostriche.
Li Gamberi.
Li Frutti di Mare.
Le Telline.
Le Trotte.
Li Lucci.
Le Anquille.
Le Tinche.
Le Reine.
Le Laccie, o Chieppie.
Lo Smeriglio.
Li Barbi.
Li Jozzi.
Le Tartarughe o Testuggine.
Li Lattarini.
Li Granci Teneri.

I.XXVIII
IN ERBAGGI.

Li Carciofi.
Li Piselli.
Li Sparagi.
Li Finocchi.
Le Carote novelle.
Le Panè.
Li Selleri, o Sedani.
La Fava.
Li Sparagi verdi.
Li Luperi, o Luppoli.
Li Finocchietti di Campagna.
La Sivette, specie di cipollina.
La Salvia.
La Borraggine, o Borrana.
La Bieta.
La Pinpinella.
La Menta.
Li Ravanelli.
Le Scalogne.
Le Cipolle novelle.
Li Spinaci novelli.
La Lattuga.
La Cappuccina.
L’Indivia.
L’Aglio novello.
L’Acetosa.
Il Cerfoglio.
L’Insalatine fine.
Il Petrosemolo.
L’Aneto.
Il Rocambòle, specie d’Aglio.
Il Crin-forte.
I Fusti di Lattuga, e Indivia.
Li Prugnoli.
Li Spugnoli.
Li Tartufi a tutto Marzo.
Le Radiche di Cicoria.
Le punte di Cicoria.
IN FRUTTA
Le Fravole.
Le Mandorline.
Le Ceriegie di ogni sorte.

I.XXIX
L’ESTATE.
Giugno, Luglio, e Agosto.
ABBIAMO
In Carne di Macello — Polleria, e Caccia.
Il Manzo.
La Vitella.
La Vitella Mongana.
Il Castrato.
L’Agnello a tutto Giugno.
Il Capretto a tutto Giugno.
L’Abbacchio a tutto Giugno.
Li Granelli a tutto Giugno.
Le Animelle a tutto Giugno.
Le Pollanche.
Le Pollanchette.
Li Tocchini.
Li Capponi.
Li Pollastri novelli.
Li Gallinacci.
Li Gallineccietti.
Le Galline di Faraone.
Li Pavoni.
Li Starnotti.
Li Perniciotti.
Li Beccafichi.
Li Quagliardi.
Li Castriche.
Li Strigliozzi.
Li Rondoni di nido.
Le Lepre.
Li Conigli.
Le Creste di Pollastro.
Le Anitre domestiche.
Le Anitrelle novelle.
Li Piccioni.
Li Granelletti di Pollastro.
Le Uova nonnate.
Le Anitre mute.

I.XXX
IN ERBAGGI.

Il Fromento.
Li Cavoli Cappucci.
Li Cavoli Bolognesi.
Li Cavoli Torsuti.
Li Carciofi.
Li Sparagi.
Li Piselli.
Li Piselli gulù.
Li Finocchi.
Li Fagioletti fini.
Le Zucchette.
Li Cedrioli.
Le Salse fine novelle.
L’Indivia.
La Lattuga.
La Cappuccina.
Li Porri novelli.
Li Pomidoro.
Le Carote gialle.
Le Carote rosse.
Le Zucche lunghe.
Le Zucche bianche.
Le Cipolle.
Li Spinaci.
L’Acetosa.
Il Cerfoglio.
Il Petrosemolo.
La Pimpinella.
Il Crescione.
Li Capperi novelli.
Il Dragoncello, o Serpentaria.
Il Basilico.
La Bieta.
L’Aglio.
Li Ceci.
Li Fagioli bianchi.
Le Cicerchie.
Le Lenticchie.
L’Insalatine fine.
Li Cedrioletti.
Li Peperoni.
IN FRUTTA
Le Ananasse.
Il Ribes.
Le Albicocche.
Le Persiche della Maddalena.
Le Persiche asperges.
Le Persiche noci.
Altre Persiche diverse.
Le Pere moscarole.
Li Fichi gentili.
Li Fichi di S. Giovanni.
Altra sorte di Fichi.
Le Pere Cremesine
Le Pera Giugnolone

I.XXXI
Li Meloni, o Poponi.
Le Nocchie.
Le Framboese, ossia Lampone.
Le Verdacchie.
Prugne diverse, o Susine.
Le Mele Cotogne.
Le Sorbe.
L’agresto.
Le Visciole, o Maraschine.
Le Pera Spadoncine.
Le Pera Brutte Buone.
Le Visciole di Montagna.
Li Cocomeri, o Angurie.
Le Zuccherine, o Susine.
Le Ceriegie, a tutto Giugno.
L’AUTUNNO.
Settembre, Ottobre, e Novembre.
ABBIAMO.
In Carne di Macello-Polleria, e Caccia.
IL Manzo.
La Vitella.
La Vitella Mongana.
Il Castrato.
Il Maiale.
La Porchetta di latte. Il Capretto.
L’Abbacchio, o Agnello di latte.
Il Gallinaccio.
Il Gallinaccietto.
Li Tocchini.
Li Capponi.
Le Capponesse di Bologna.
Le Anitre domestiche.
Le Oche.
Le Lepri.
Il Cignale.
Il Daino.
Il Capriolo.
Il Coniglio.
Le Starne.
Le Pernici.
Li Fagiani.
Le Beccaccie.
Le Pizzarde.
Li Pivieri.
Le Tortore.
Le Garganelle.

I.XXXII
Le Pollarde.
Le Pollanche.
Le Pollanchette.
Li Pollastri.
Li Piccioni.
Le Galline di Faraone.
Li Pavoni.
Le Galline Pratarole.
Le Anitre selvatiche.
Le Pavoncelle.
Le Mezzanelle.
Le Quaglie.
Li Tordi.
Le Allodole.
Gli Ortolani.
Gli Uccelletti minuti.
Li Palombacci.
Le Ali di Gallinaccio.
Li Filetti di Gallinaccio.
Li Fegati di Gallinaccio.
IN PESCI
COMPRESO ANCHE
Decembre, Gennaro, e Febraro.
Lo Storione.
La Porcelletta.
L’Ombrina.
Il Corvo.
La Spigola.
Il Dentale.
L’Ombrina Lopis.
La Cerna di Scoglio.
Il Pesce spada.
Il Rombo chiodato.
La Cerna di sciabica.
Il Rombo liscio.
Le Linguattole.
Le Triglie di scoglio.
La Lampreda.
La Salpa.
Li Bronchi.
Le Arzille lisce.
Il Palombo.
Lo Smeriglio.
Il Martino.
Lo Squadrolino.
Il S. Pietro.
Li Polpi.
Gli Occhialoni.
Le Triglie.
Il Congro.
La Morena.
Le ragoste.
Li Leoni, o Aliuste.
Le Ostriche.
Li Cicinelli.
Il Palamido.
Li Gamberi.

I.XXXIII
Le Orate della corona.
Li Merluzzi.
Li Cefali.
Le Alici.
Li Fravolini.
Le Sarde.
Li Capponi.
Li Rondini.
Le Orate lisce.
Li Scorfani.
Li Maccarelli.
Le Arzille chiodate.
Le Trotte.
Le Anguille.
Li Lucci.
Li Corpioni.
Le Carpe, o Reine.
Le Tinche.
Li Barbi.
Gli Ghiozzi.
Le Telline.
Le Seppie.
Le Ranocchie.
Li Granci.
Li Frutti di mare di ogni genere.
IN ERBAGGI
Li Broccoli.
Li Cavoli fiori.
Li Fagioletti fini tardivi.
Li Cedrioli.
Le Zucchette.
Li Pomidoro.
Le Rape.
Le Salse fine.
Li Marignani.
Le carote.
Le Zucche bianche.
Le Cipolle.
Li Cavoli torzuti.
Le Panè.
Li Porri.
Le Zucche gialle.
Li Gobbi, ossiano Cardi domestici.
Li Selleri.
Li Cavoli Bolognesi.
Li Cavoli Verdi.
La Lattuga.
L’Indivia.
La Cappuccina.
Li Pomi di terra.
L’Acetosa.
Il Cerfoglio.
Il Petrosemolo.
Il Crescione.
Li Raponzoli.
L’Insalatine fine.
Le Radiche di Cicoria.
Le Pastinache.
Il Caccialepre.
La Cicoria.
Li Tartufi freschi.

I.XXXIV
I Funghi freschi di ogni sorte.
Li Spinaci.
Le Scervi, ossiano Rapette lunghe.
I Ravani di ogni specie.
Il Crin forte.
La Pinpinella.
La Rucchetta.
IN FRUTTA.
Li Fichi.
Le Lazzarole.
Le Genzole.
Le Pera Spadone.
Le Pera Angeliche.
Le Pera pistacchine.
L’Uva spina.
Le Pera burrè.
Le Pera vergolose.
Il Pizzutello.
Il Pergolese.
Le Mela ranette.
Le Mela rose.
Le Mela ruzze.
Le Mela granate.
Le Mela pasticciere.
Le Mela giacciole.
Li Melappioni.
Gli Aranci dolci, e acidi.
Le Spadefora.
Li Cedri.
Il Moscatello.
L’Uva.
L’Uva lacca.
Le Nespole.
Le Persiche di Scandriglia.
Le Persiche duraci.
Le Pera danesi.
Le Pera bergamotte.
Le Pera butirro.
Le Pera spine.
Le Pera del duca.
Altre Pera diverse.
Le Melappiette fine.
Le Mandorle.
Li Pignuoli.
Li Marroni.
Le Castagne.
Li Melloni d’Inverno.
L’Uva d’Inverno.
Li Limoni.
Li Cedrati.

I.XXXV L’INVERNO.

Decembre, Gennaro, e Febraro.
Siccome in questa Stagione abbiamo dalla Natura quasi le medesime Produzioni, che in quella di Autunno, così sarebbe un ripeterle di nuovo. Si dirà soltanto che essendovi molte specie di Ciriegie, Prune, Persiche, Pere, Mele, Albicocche, Fichi, ec., come si è potuto osservare in alcune specie di sopra descritte; di queste si potranno vedere le loro diversità, quantità, e sapori nel Tom. VII., che tratta l’Arte del Credenziere.















I.LV
Spiegazioni

Di alcuni Termini Francesi, ed Italiani usitati nella Cucina, dei quali l’Autore si è servito nella composizione di quest’Opera. Tutti gli altri si trovano alla fine del Tomo Sesto.
Passare, passate, passerete sul fuoco, significa soffriggere, soffriggerete, fate soffriggere.
Gratinare, gratinato, gratinata sul fuoco, significa attaccare, rosolare, rosolato, abbrustolire, far divenire rosso.
Legare, legata, legherete sul fuoco, significa fare stringere, rendere denso, ovvero infittire, rendere spessa, o densa una salsa, o altro.
Liason nome, che significa rossi d’uova stemperate con acqua, o brodo, o latte, o fiore di latte per brodettare, e legare qualunque zuppa, Salsa, o altra Vivanda.
Mittonare, mittonate, mittonerete, significa inzuppare le croste, o fette di pane per la zuppa con brodo, o altro, e farle bollire un poco dolcemente.
Carne rosolata del sugo, significa quei pezzi di carne, che si mettono per fare il sugo, e che alcuno se ne leva prima di bagnarlo per servirsene per le zuppe, come si dirà in appresso.
Fiore di latte, significa quella panna, che si leva al latte prima che abbia bollito, e capo di latte poscia che ha bollito.
Zeste d’Arancio, Limone ec. sono certe fettine assai fine, che si tagliano sulla superficie del frutto.

I.LVI
Le coperte significano le posate.
Coprire la tavola s’intende imbandirla di tutte le vivande.
La Tavola scoperta s’intende senza vivande.
Minute de’pranzi significano note dei piatti.
Una tavola servita, a tre servizi vuol dire una mensa imbandita in tre portate diverse.
Primo, e secondo servizio s’intende, prima, e seconda portata.
Antrè, Orduvre, Antremè, e diversi altri nomi Francesi servono per l’ordine, e la distribuzione delle vivande.



I.LVII
CONDIMENTI, CHE S’IMPIEGANO NELLA CUCINA.

Sale.
Salnitro.
Pepe bianco.
Pepe lungo.
Garofani.
Basilico in polvere.
Alloro in foglio, e in polvere.
Persa in polvere.
Erba pepe in polvere.
Noce Moscata.
Macis.
Zenzero.
Ginepro.
Mandorle dolci.
Mandorle amare.
Pistacchi.
Zibibbo.
Limoni.
Passerina.
Coriandoli.
Cannella.
Zafferano.
Scorzetta di cedrato.
Scorzetta di Limone.
Scorzetta di Arancio.
Bigarada, ossia Arancio di Spagna.
Melogranato.
formaggio di Gruyera.
formaggio di brie.
Altri Formaggi bianchi.
Aceto alla Mariniera.
Aceto al Basilico.
Aceto all’Aglio.
Aceto al Draconcello.
Aceto alla Ravigotta.
Cipolle.
Cipollette.
Aglio.
Scalogne.
Sivette, picciolo aglietto.
rocambole, picciola cipollina.
Mazzetti d’erbe.
Erbe trite d’ogni sorte.
Spirito di vino.
Gingiè in polvere.
Colla di Pesce.
Corno di Cervo.
Pignoli.
sugo di agresto.
mostarda.
Capperi.
Alici.
Cedrioletti.
Olive.
Olive di Spagna.
Zucca candita.
mostacciolo.
Zucchero.

I.LVIII
Zucchero in pane.
Pepe.
Pepe fino.
Vainiglia.
cioccolata.
Caffè.
cedrato.
Aranci dolci, e acidi.
Ogni sorte d’Erbe Aromatiche.
Vino di Sciampagna bianco.
Vino del Reno bianco.
Vino di Borgogna bianco.
Vino di Borgogna rosso.
Vino bianco ordinario.
Vino rosso ordinario.
Aceto bianco e rosso.
Olio fino.
parmigiano.
Anaci.
Tartufi secchi, e sotto olio.
Prugnoli secchi.
Uva passa.
Funghi secchi.
Finocchio secco, e in polvere.
Olio ordinario.
Lardo.
prosciutto.
ventresca.
strutto.
butirro.
Spezie fine.
Spezie per i Budini.
Erbe aromatiche in polvere.
Marmellate diverse.
Acqua vite.
rosolio.
Senapa.



I.001

L’APICIO MODERNO.

PARTE PRIMA.
Che Contiene ogni sorte di Brodi, Zuppe, e Salse di grasso, il Manzo, e la Vitella Mangana.


CAPITOLO PRIMO.
De’ Brodi, Zuppe, e Salse di grasso.


Osservazioni sopra i Brodi.


I Brodi sono la base fondamentale della buona Cucina. Da questi dipende la delicatezza, ed il buon gusto delle Zuppe, delle Salse, dei ragù, e di ogni altra Vivanda. La Carne, la quale ordinariamente si impiega per i differenti brodi, bisogna fare attenzione, che sia di buona qualità, e non troppo infrollita, mentre in questo caso perde gran parte del suo sugo, e della sua sostanza, ed inoltre rende un brodo assai torbido; devesi ancora prima di porla in opera levargli tutto il grasso superfluo.
Benché nella scelta della carne per fare i brodi ciascuno v’impieghi quella, che più gli aggrada, pure si preferisce la coscia vuota, la
I.002 noce, la culatta, per brodi alla cazzarola; per brodi poi alla marmitta, vi si aggiunge il petto, le coste, il collo, i garretti, e la spalla. In detti brodi bisogna guardarsi di porvi del castrato, imperciocché se questo animale non è più che perfetto, darà un sapore poco grato al brodo; se pure non fosse per ordine del Medico a cagione di malattia.
Le differenti Carni, che s’impiegano per il brodo generale, e che si servono in Tavola per Allesso, sono la culatta, il petto, il lombo, le coste, e altri tagli secondo il bisogno.
L’erbe, e le radiche, che si mettono nel brodo devono essere fresche, e mondate bene, e non sarebbe male di farle imbianchire un momento all’acqua bollente avanti di porle nel brodo, specialmente carote, selleri, panè, rape, porri, cipolle, e radiche di petrosemolo.
Inoltre bisogna, che il brodo bolla dolcemente, e stia cinque, o sei ore al fuoco; poscia si deve passare con attenzione per un setaccio fino di seta, o per una salvietta pulita prima bagnata, e spremuta bene.
Se si vuole conservare il brodo, non bisogna metterci dentro porri, cipolle, o altre erbe.


Manzo Allesso.

Questo lo farete con culatta, o lombo, o petto di manzo; ma si preferisce la culatta ad ogni altro taglio, e per la quantità ne prenderete quel tanto, che sarà necessario, secondo l’Ordinario, o il Pranzo che dovete fare. Lo dissosserete, parerete propriamente, lo laverete all’acqua fresca, e legherete con spago; lo I.003porrete quindi a cuocere con acqua fredda, e lo schiumarete bene, aggiungendovi qualche erba, come si è detto di sopra, e pochissimo sale; averete attenzione, che bolla sempre dolcemente.



brodo Generale.

Questo brodo si forma con la Pezza del Manzo Allesso, e serve a bagnare il sugo, il Culì, la Poele, le Brese, e tutto altro, come si dirà in appresso, e farvi anche la zuppa per la famiglia, aggiungendovi qualche erba di Santè.


Suage.

Ponete in una cazzarola, un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, de’ pezzi di mongana, ovvero de’ pezzi di magro, e di petto di vitella, un garretto di mongana, una pernice vecchia, una gallina, una cipolla con due garofani, una carota, una panè, un mazzetto di sellero, fusti di petrosemolo, e due cipollette novelle se vi sono. Mettete la cazzarola sopra un fuoco alquanto allegro, con mezzo ramaiolo di brodo. Allorché vedrete, che ha preso un sufficiente colore biondo, bagnate col brodo generale, e fate spuntare a bollire, e schiumate; indi versate il tutto in una marmitta, che farete bollire dolcemente con poco sale. Abbiate attenzione, che il brodo sia chiaro, e di un vero color d’oro. Quando la carne sarà cotta passate il brodo con una salvietta, che prima avrete bagnata nell’acqua, e ben spremuta, come farete sempre in occasione di passare qualunque brodo, o gelatina, e lo porrete in un vaso di terra. Questo vi servirà per ogni sorta di Zuppe chiare, e diverse I.004 Purè. Per la quantità del brodo che volete fare, bisogna che vi regolate per la carne, che dovete porre in opera.



Consomè.

Mettete in una marmitta, secondo la quantità del brodo che volete fare, del petto di vitella tagliato in grossi pezzi, un garretto di mongana, una gallina, una starna vecchia, qualche carcassa di pollo, un pezzo di prosciutto, bagnate col brodo generale, che non sia caldo, fate spuntare a bollire, e schiumate con attenzione; aggiungeteci una cipolla con due garofani, una carota, una panè, un mazzetto di sellero, fusti di petrosemolo, e due cipollette novelle se vi sono, il tutto imbianchito un momento all’acqua bollente; fatelo bollire a picciolo fuoco con poco sale. Quando la carne sarà cotta, passate il brodo colla salvietta in una terrina, avendo attenzione, che sia ben chiaro. Questo vi servirà per ogni sorta di Zuppe, ragù, Salse, o altro che vorrete fare al bianco.



Biondo di Mongana

Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, de’ pezzi di coscia di mongana, una gallina, una pernice vecchia, una cipolla con due garofani, una carota, una panè, tre scalogne; fate sudare sopra un fuoco alquanto allegro con un ramaiolo di brodo; allorché principia a prendere un colore biondo, bagnate col brodo generale, fate spuntare a bollire, e schiumate bene.

Versate il tutto in una marmitta, e fatela bollire dolcemente con poco sale. Quando la I.005 carne sarà cotta passate il brodo alla salvietta, disgrassatelo, ed allorché sarà freddo, e di un bel color d’oro, sbattete qualche uovo, e chiarificatelo, come si dirà qui appresso all’articolo dell’aspic. Questo vi servirà per tutte sorti di Salse chiare, Zuppe, o altro.



Restoran.

Questo è un brodo alquanto più colorito, di quello di sopra, e non va chiarificato; si fa per altro nella stessa maniera, alla riserva, che ci si aggiunge qualche pezzo di coscia di vitella, diminuendo parte della mongana, avendo attenzione, che sia ben chiaro, e di un bel colore. Questo vi potrà servire per un’infinità di Salse, Terrine, Antrè, Antremè ec.


Tablette.

E’ Questo un brodo da servirsene per viaggio, e per fare una zuppa sul momento, in conseguenza prendete dei grossi pezzi di manzo, di coscia di vitella, di mongana, di castrato, se sarà buono, qualche garretto di mongana, galline, capponi, e qualche pernice vecchia, il tutto secondo la quantità del brodo che volete fare. Ponete ogni cosa in una marmitta con dei pezzi di prosciutto, qualche garofano, bagnate con acqua fredda, e fate spuntare a bollire schiumando bene. Fate cuocere sette, o otto ore a fuoco lento, poscia passate il brodo per una salvietta in una cazzarola, e sopra un fornello gagliardo fatelo bollire, e consumare al punto di una bella glassa color d’oro.

Abbiate dei piatti alquanto inumiditi, versateci sopra la Glassa della grossezza di un dito, allorché sarà fredda tagliatela col coltello, I.006 come mezzi mattoncini di cioccolata, e poneteli sopra della carta ad asciugare, o alla stufa, o a un sole temperato, rivolgendoli spesso; poscia incartateli, e poneteli in luogo asciutto.
Allorché ve ne volete servire per una zuppa ponetene una certa quantità nell’acqua bollente, che squagliandosi, gli darà colore, e sostanza, e ci porrete l’erbe di santè allessate, e ben spremute, ovvero passate sul fuoco, in una picciola cazzarola, con un poco di butirro, e un pezzo di prosciutto. Fatele bollire alla perfetta cottura, che il brodo stia bene di sale, e servitele sopra dadini di pane fritti, o croste di già mittonate con un poco di detto brodo. Se in luogo della zuppa volete fare altra minestra, ciò dipenderà dalla volontà.



sugo di Manzo.

Mettete in una cazzarola, secondo il sugo che volete fare un pezzo di butirro nel mezzo, e sopra una o due cipolle spaccate in due parti, guarnite il fondo di fette di lardo, e sopra poneteci dei pezzi di manzo, aggiungeteci una carota, una panè, una cipolla con due garofani, un pezzo di prosciutto; mettete la cazzarola sopra un fornello discreto con un ramaiolo di brodo, fatela andare a fuoco lento fintanto che la carne renda il suo sugo; poscia passatela a un fuoco maggiore, e quando principierà a rosolare tornate di nuovo a farla andare dolcemente, acciò formi una bella glassa di colore piuttosto oscuro; allora bagnate col brodo generale, e fate bollire, a picciolo fuoco con poco sale. Quando la carne sarà cotta, passate il brodo al setaccio, o alla I.007 salvietta in una terrina, osservate che sia ben chiaro. Se volete mettere qualche pezzo di detto manzo rosolato nelle zuppe, bisogna allora levarlo prima di bagnare il sugo.



sugo di Vitella.

Questo si fa nella stessa guisa, alla riserva soltanto che deve essere meno colorito, ed in conseguenza più biondo.


Culì di Vitella.

Guarnite il fondo di una cazzarola di fette di prosciutto, e un pezzo di butirro nel mezzo, poneteci sopra de pezzi di vitella, che coprino il fondo della cazzarola, una gallina, una cipolla con due garofani, una carota, una panè, e un ramaiolo di brodo; fate sudare sopra un picciolo fuoco; quando la carne ha reso il suo sugo passatela a fuoco più allegro, e fatela rosolare dolcemente; allorché avrà preso un sufficiente colore biondo, bagnate col brodo generale, e lasciate bollire a picciolo fuoco. Quando la carne sarà quasi cotta digrassate, e legate il brodo col Rosso; abbiate attenzione che non sia molto denso, finitelo di cuocere, digrassatelo ancora bene, e passatelo per la stamina in una terrina.



Culì di Mongana.

Questo si fa nella stessa maniera col vantaggio, che essendo di mongana renderà sempre una glassa più bella, e più bionda, e sarà di un gusto migliore.



Culì di prosciutto.

Ponete in una cazzarola dei dadini di prosciutto secondo la quantità del culì, che volete fare, aggiungeteci qualche poco di mongana, I.008 carota, panè, cipolla, radica di petrosemolo, egualmente tagliato in dadini, due scalogne, e uno spicchio d’aglio; passate il tutto sopra il fuoco con un pezzo di butirro. Allorché principierà a rosolare leggermente metteteci mezzo bicchiero di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnatelo col Culì di vitella, e un poco di Restoran, o altro brodo buono, alquanto colorito. Fatelo bollire dolcemente. Quando la carne sarà cotta digrassatelo, passatelo alla stamina in una terrina, avendo attenzione che non sia salato.



Culì di Gamberi.

Fate cuocere una quantità di gamberi secondo avete bisogno di culì, con acqua, sale, mezza cipolla in fette, una foglia di alloro, e qualche fusto di petrosemolo; dopo che saranno cotti levategli tutte le coccie, e zampe, e le code le metterete a parte, che vi potranno servire per guarnizione. Fate seccare le coccie, e zampe in una cazzarola a picciolo fuoco, o un momento al forno; quando saranno secche pestatele ben fine nel mortaio, aggiungendovi il petto di un pollo arrosto; stemprate la dose col Culì, e un poco di Restoran, o altro brodo buono; mettete il tutto dentro una cazzarola, e scaldate sul fuoco senza bollire, poscia passatelo alla stamina, osservate che non sia troppo legato, di un bel colore rosso, e giusto di sale. Per servirvene lo potete scaldare al Bagno maria.



Culì alla Rena.

Pestate nel mortaio qualche mandorla dolce, quando saranno peste aggiungeteci del petto di pollo arrosto, tagliato in dadini, poscia una I.009 mollica di pane bagnata nel latte, o brodo buono; allorché il tutto sarà ben pesto, poneteci quattro rossi d’uova tosti; stemperate col Consomè, o altro brodo buono bianco, mettete in una cazzarola, scaldate bene senza bollire, e passate il culì al setaccio, o alla stamina, avendo attenzione, che non sia né troppo denso, né troppo sciolto.


Culì di Pernice.

Abbiate una o due pernice cotte arrosto secondo la quantità del culì che volete fare, pestatele nel mortaio. Passate sul fuoco in una cazzarola qualche fetta di tartufo, o prugnolo, con un poco di butirro, erbe fine, cipolletta, basilico, uno spicchio d’aglio, due garofani, un pezzetto di prosciutto; aggiungete ci mezzo bicchiere di vino di Spagna rosso, consumato per metà, fatelo finire di consumare, bagnate col Culì di vitella, lasciate bollire mezz’ora, digrassate, passate al setaccio, stemperateci le pernici; passatele alla stamina, e osservate che il Culì non sia troppo denso.



Culì di Anitra Selvatica.

Abbiate un’anitra arrosto, levategli tutta la polpa, pestatela nel mortaio, aggiungeteci qualche lenticchia cotta nel brodo. Fate rosolare un pezzo di prosciutto con un poco di butirro, bagnate col sugo di vitella, o altro brodo buono colorito, mezzo bicchiere di vino rosso consumato, aggiungetici un mazzetto d’erbe, un poco di aneto, una cipolletta, uno spicchio d’aglio, due scalogne, due garofani; fate bollire dolcemente, digrassate, passate al setaccio, stemperateci I.010 l’anitra, e passate alla stamina; che il culì non sia molto legato, e dolce di sale.



Culì di Tartufi.

Mondate, e tritate grossolanamente, cinque o sei tartufi, metteteli in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, due scalogne, uno spicchio d’aglio, qualche pezzetto di vitella, due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, un poco d’olio, passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di sciampagna, o altro vino bianco buono, fatelo consumare di nuovo; bagnatelo col Culì, e un poco di Restoran, o altro brodo colorito, fatelo bollire dolcemente una mezz’ora, digrassatelo, e passatelo alla stamina, o al setaccio.



Culì di Prugnoli.

Prendete una cazzarola, metteteci un poco d’olio, tre fette di prosciutto, qualche pezzetto di mongana, la quantità di brugnoli che credete sufficienti per la salsa tagliati in fette, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, due garofani, passate sopra il fuoco; quando principia a rosolare, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o del Reno, o altro vino bianco buono, fatelo consumare di nuovo; bagnate col Culì, e un poco di Restoran, o altro brodo colorito, fate bollire dolcemente una mezz’ora, digrassate, e passate al setaccio.



Culì di Beccaccia.

Pestate nel mortaio una, o due beccaccie cotte arrosto, secondo la quantità del culì che avete di bisogno. Passate sul fuoco in una cazzarola qualche fetta di prosciutto, due I.011 scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, un mazzetto d’erbette diverse, mezza foglia di alloro, un poco di butirro, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino rosso, fatelo consumare, bagnate con metà sugo, e metà Culì. Fate bollire dolcemente, digrassate, passate al setaccio, stemperateci la beccaccia, e passatela alla stamina; osservate che il Culì non sia troppo denso.


Culì alla besciamella.

Tagliate dei dadini di mongana, di prosciutto, di carota, di cipolla, di panè, di radica di petrosemolo, un pochetto di sellero, qualche foglia di dragoncello, mettete il tutto in una cazzarola con un pezzo di butirro, due garofani, uno spicchio d’aglio, due scalogne; passate sul fuoco. Quando principia ad asciugarsi poneteci un poco di farina, bagnate con latte di vacca, fiore di latte, e un poco d’Italiana bianca, o brodo bianco buono, sale, pepe schiacciato, qualche coriandolo. Fate bollire dolcemente una mezz’ora; poscia passate alla stamina senza spremere, e osservate che non sia né troppo, né poco legato, e dolce di sale.



Culì di Cappone.

Levate tutte le pelli, e gli ossi ad un cappone arrosto, tritate la polpa ben fina, pestatela nel mortaio, aggiungeteci una mollica di pane bagnata nel latte, o brodo bianco buono, stemperate metà Culì bianco, e metà Consomè, o altro brodo bianco, passatelo alla stamina, che sia molto bianco, e non tanto legato.



Culì Imperiale.

Mettete in una cazzarola qualche fetta di mongana, di prosciutto, di tartufi, quattro scalogne, I.012 due spicchi d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, due garofani, due cucchiai d’olio, due rocambole, un poco di dragoncello; passate sopra il fuoco; quando principia ad asciugarsi, aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco asciutto buono, fatelo consumare di nuovo, e bagnate con due terzi Culì, e un terzo Restoran, o altro brodo alquanto colorito, aggiungeteci dodici coriandoli, fatelo bollire dolcemente un’ora, digrassatelo, e passatelo al setaccio, o alla stamina.



Culì Bianco, o Italiana Bianca.

I cuochi Francesi danno impropriamente il nome di Sausse Tournè al Culì bianco; mentre questa Salsa tournè non è altro che una Salsa di butirro, o al bianco, o al rosso come si può osservare all’articolo delle Salse. Per farlo prendere secondo la quantità del culì, che volete fare, un poco di magro di mongana, o di vitella, ma questa bisogna imbianchirla, prosciutto, carota, panè, cipolla, sellero, radiche di petrosemolo, tagliate il tutto in dadini, e metteteli in una cazzarola, con un pezzo di butirro, qualche scalogna, uno spicchio d’aglio, due garofani; passate sopra il fuoco, quando principierà ad asciugarsi metteteci della farina a proporzione, e bagnate col Consomè, o altro brodo bianco di sostanza; fate bollire a fuoco lento, andando sempre digrassando, Allorché la carne sarà cotta, ed il culì legato sufficientemente, passatelo al setaccio, o alla stamina in una terrina.



I.013
Culì di Pomidoro.

Ponete in una cazzarola dei dadini di vitella, di prosciutto, di carota, di cipolla, di panè, di sellero, di radica di petrosemolo, due scalogne, due garofani, uno spicchio d’aglio, passate il tutto sopra il fuoco con un pezzo di butirro; quando principierà a rosolare poneteci dentro i pomidoro tagliati in pezzi, alli quali avrete dato una mezza spremuta per fargli sortire una porzione dell’acido, aggiungeteci qualche fusto di petrosemolo, un pochetto di basilico, poco sale, allorché principierà ad asciugarsi bagnate metà Suage, o altro brodo, e metà Culì; fate cuocere dolcemente. Quando sarà cotto digrassate, passate alla stamina in una terrina. Se non avete il colì, metteteci un poco di farina, e bagnate poscia con brodo buono e se non avete vitella fate senza.



sugo di Pomidoro.

Questo si fa nella stessa maniera, alla riserva, che quando si bagna, in luogo di porvi il Culì, vi si pone Suage, Restoran, o altro brodo buono.



Culì Rosso Ordinario.

Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, secondo la quantità del culì, che volete fare, con della farina a proporzione, fategli prendere un bel color d’oro, sopra un fuoco leggero, poscia bagnatelo con metà sugo, e metà brodo bianco, che il colore sia biondo; conditelo di sale, pepe schiacciato, fatelo bollire un poco dolcemente per digrassarlo bene, e passatelo colla stamina o setaccio in una terrina.



I.014
Culì Bianco ordinario.

Prendete una cazzarola poneteci un pezzo di butirro, farina a proporzione, un pezzo di prosciutto, fate squagliare sopra il fuoco senza prendere colore, bagnate con brodo bianco di sostanza; aggiungeteci due scalogne, due garofani, un pochetto di sellero, qualche fusto di petrosemolo, fatelo bollire a fuoco lento, digrassatelo di tempo, in tempo, che non sia troppo lento, giusto di Sale, e passatelo colla stamina, o col setaccio, in una terrina.

Essenza di prosciutto.

Mettete in una cazzarola delle fette di prosciutto alquanto battute, qualche pezzetto di mongana, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbette diverse, due garofani, quattro prugnoli, se vi sono, una cipolletta, un poco d’olio, passate sopra il fuoco. Quando principia a rosolare, aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo; bagnate col Biondo di mongana, o altro brodo chiaro colorito, fate bollire dolcemente un quarto d’ora, digrassate, abbiate attenzione al sale, e passate al setaccio.

Essenza di Prugnoli.

Ponete in una cazzarola dei prugnoli tagliati in fette fine, la quantità che credete necessaria, con qualche dadino di prosciutto, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta, sei foglie di dragoncello, due garofani, un poco d’olio, passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino I.015 bianco buono, fatelo consumare di nuovo; bagnate col Biondo di mongana, o altro brodo colorito chiaro, pepe schiacciato, poco sale, fate bollire dolcemente mezz’ora, digrassate, e passate al setaccio.

Essenza di Tartufi.

Mondate, e tritate tre, o quattro tartufi grossolanamente, metteteli in una cazzarola, con qualche fettina di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, uno spicchio d’aglio, una cipolletta, due rocambole, due garofani, un poco d’olio; passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo; bagnate col Biondo di mongana, o altro brodo chiaro colorito; pepe schiacciato, poco sale, fate bollire dolcemente mezz’ora, digrassate, e passate col setaccio.

Essenza di Dragoncello.

Ponete in una cazzarola dei dadini di prosciutto, di mongana, e di vitella, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, una cipolletta, un mazzetto di dragoncello, due garofani, un poco d’olio; passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo; bagnate col Biondo di mongana, o altro brodo chiaro colorito; pepe schiacciato, un poco più di dragoncello, poco sale; fatelo bollire mezz’ora dolcemente, digrassate, e passate al setaccio. Nello stesso modo potete fare qualunque altra Essenza, di Basilico, Funghi, Aglio, ec.

I.016
brodo per addolcire il Sangue.

Tagliate in dadini tre oncie di magro di mongana, fatelo bollire con due fogliette di acqua, aggiungetevi tre gamberi vivi schiacciati un poco nel mortaio, e due ranocchie, metteteci anche un poco d’indivia, di cerfoglio, e qualche foglia di lattuga. Fatelo bollire fino a tanto che consumi un terzo; indi passatelo alla stamina, con spremere bene ogni cosa senza digrassare.

Latte di Pollastro Pettorale.

Dopo che avrete sventrato e ben pulito un picciolo pollastro, fatelo cuocere in due fogliette d’acqua comune, quando sarà consumata un terzo passate il brodo col setaccio di seta. Prendete una tazza poneteci un rosso d’uovo fresco, e un poco di zucchero in pane fino, movete il tutto insieme, e stemperate col brodo del pollastro, che sia quasi bollente, acciò possa cuocere l’uovo. Vi sono molti che in luogo del brodo di pollastro, si servono di qualche decorazione pettorale, sì di fiori, che di erbe.

brodo lungo Rinfrescativo.

Prendete un fiasco, che sia senza paglia pieno di acqua, metteteci dentro dei dadini di mongana, o di petto di pollastro, qualche foglia di lattuga, o crescione, o indivia, o cerfoglio, o qualche altra sorte d’erba rinfrescativa, ponete detto fiasco sopra il fuoco, fatelo bollire un mezzo quarto d’ora, o più se bisogna. Questo brodo si beve la mattina versandolo in qualche tazza.


Acqua di Pollastro.

Abbiate un picciolo pollastro ben pulito, e ripieno di un oncia e mezza di quattro sorte di I.017 semenze frigide schiacciate un poco nel mortaio, cucitelo, e fatelo cuocere in tre fogliette d’acqua comune, fino a tanto che consumi un terzo, poi passate il brodo in un setaccio di seta. Lo potete fare ancora d’un’altra maniera, aggiungendovi una mezz’oncia di riso, altrettanto d’orzo mondo, e grosso come una noce di zucchero, essendo in tal guisa più pettorale.


Prendete una marmitta, secondo la quantità del brodo, che volete fare, metteteci uno, o due garretti di mongana, pezzi di petto di vitella, una gallina, una pernice vecchia, magro di mongana, qualche carcasse di pollo, un pezzo di prosciutto, un piede di mongana, o di più, se credete, che la quantità della carne non vi renda un aspic abbastanza forte; bagnatela col brodo, ponetela sopra il fuoco, e schiumatela bene, aggiungetevi qualche scalogna, una cipolla con due garofani, una carota, poco sale, una testa di sellero, uno spicchio d’aglio; fatela bollire a fuoco lento, e consumare al suo punto, che potete conoscere mettendone un poca in un tondino sulla neve, dategli un bel colore d’oro col sugo di vitella, e se non fosse abbastanza forte, fatela consumare d’avvantaggio, e se fosse troppo, slungatela con un poco di consomè, o altro brodo buono; passatela alla salvietta, digrassatela, quando sarà quasi fredda metteteci due, o tre uova sbattute, ponetela sul fuoco movendo sempre. Quando vedete, che sta per bollire tiratela indietro, aggiungeteci qualche foglia di dragoncello, qualche coriandolo, e sugo di limone, che stia bene di sale, coprite la cazzarola, lasciatela I.018 riposare qualche minuto fuori del fuoco, e passatela alla salvietta leggermente diverse volte, fintanto che viene chiara, come l’ambra; la salvietta per altro bisogna prima bagnarla nell’acqua bollente, poscia fresca, e torcerla bene, e legarla ai quattro angoli al di sotto di una sedia, qualora non vi sia altro comodo, e porvi sotto una terrina.
Le medesime carni le potete fare sudare, ed alquanto colorire in una cazzarola grande, come il Biondo di mongana. Vedi pag. 4. ma senza piedi di vitella. Poscia bagnate con brodo buono, e il brodo ancora de’ piedi, che averete fatto cuocere dolcemente in una marmitta a parte. Osservate che il brodo deve essere di un perfetto color d’oro, e ben schiumato. Versate il tutto in una marmitta, e fate cuocere, e finite come sopra.

Poele.

Ponete in una cazzarola dei ritagli di mongana tagliati in piccioli pezzi, e imbianchiti un momento all’acqua bollente, dei dadi di prosciutto, carota, panè, qualche scalogna, qualche cipolletta intiera, tre spicchi d’aglio, dei pezzetti di sellero, pepe sano, garofani, sale, passate sopra il fuoco con un grosso pezzo di butirro. Quando la carne principierà ad asciugarsi, bagnatela col brodo generale, fatela bollire mezzo quarto d’ora, schiumatela bene, levatela dal fuoco, e spremeteci qualche limone. Questa poele vi servirà a bagnare, e bresare tutte sorte di Antrè, e Antremè, come anche Carciofi, Gobbi, Cavoli fiori, ed altro. Se volete farla senza agro di limone, vi potrà servire per ogni sorte d’Erbe.

I.019
Glassa.

Mettete in una picciola marmitta dei pezzi di coscia di mongana, con consomè, o altro brodo bianco, che sia freddo, o acqua, ponetela sopra il fuoco, e schiumatela con attenzione, aggiungendovi un pezzo di prosciutto imbianchito all’acqua bollente. Quando la vitella sarà cotta, passate il brodo per una salvietta, dategli un poco di colore col restoran o altro brodo colorito, digrassatelo, e fatelo consumare a fuoco gagliardo, fino a tanto, che giunge al punto d’una glassa color d’oro; questa vi servirà per glassare ogni sorte di Antrè piccato, o in altra maniera.

Rosso.

Questo serve per molte cose, prima per legare il Culì, quindi per un’infinità di altre come si dirà in appresso. Per farlo, mettete in una cazzarola un grosso pezzo di butirro, con farina a proporzione, ponetelo sopra un fuoco leggiero, fategli prendere un bel colore biondo, avendo attenzione di moverlo spesso. Quando sarà giunto al suo punto, levatelo dal fuoco, e servitevene.

butirro di Gamberi.

Fate cuocere quella quantità di gamberi, che avete bisogno con acqua, e sale, levategli le coccie, come pel culì, pestatele ben fine, metteteci un grosso pezzo di butirro, seguitate a pestare ancora, poscia ponetele in una cazzarola sopra il fuoco movendo spesso, fintanto che il butirro abbia preso il colore delli gamberi, allora mettetelo in una salvietta, torcetela forte, fategli sortire tutto il butirro, che farete cadere nell’acqua fresca. Questo vi servirà per tutto ciò, che si dirà in appresso.

I.020
Sentiminult.

Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, secondo la quantità della Sentiminult, che avete di bisogno, con farina a proporzione, un mazzetto d’erbe, qualche coriandolo, sale, pepe, noce moscata, metà brodo buono, e metà fiore di latte; stringete sopra il fuoco, osservate che deve essere alquanto densa; fatela cuocere acciò non senta la farina, passatela al setaccio, aggiungeteci qualche rosso d’uovo se volete. Questa Salsa vi servirà per tutto ciò, che vorrete fare alla Senteminult. La potete fare ancora con culì, butirro maneggiato nella farina, sale, pepe fino, noce moscata. rossi d’uova, qualche coriandolo, un mazzetto d’erbe diverse; fatela stringere sul fuoco, e passatela al setaccio, o alla stamina torcendola.


besciamella Semplice

Mettete in una cazzarola una foglietta di buon latte, mezza di fiore di latte, o panna, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, tre garofani; fate stringere sopra il fuoco, movendo sempre con una cucchiaia di legno, e alquanto bollire, acciò non senta la farina; osservate che sia densa una cosa giusta, e passatela al setaccio in una terrina. Questa besciamella vi potrà servire per lasagne, Maccaroni, Gnocchi, polenta, Ravioli ec. Per tutta sorte d’Erbe, che farete al parmigiano, per moltissimi Piatti d’Uova, e per una quantità d’altre Vivande, come si dirà in appresso.

I.021
Pastella per Frittura.

Ponete in una cazzarola la farina, che avete di bisogno per la pastella, con un poco d’olio, ovvero butirro chiarificato, sale, pepe fino, uno, o due rossi d’uova; stemperatela con vino bianco, e acqua, che non sia né troppo densa, né troppo liquida. Poco prima di servire aggiungeteci l’uno, o li due bianchi d’uova sbattuti in fiocca, abbiate attenzione, che non venga grumelosa.

Colore Verde.

Prendete spinaci, bieta, e un poco di petrosemolo, pestate tutto nel mortaio, poscia spremetene il sugo per una salvietta, mettetelo in una cazzarola sopra un fuoco leggiero; quando vedete, che principia a quagliare, e formare una specie di siero, passatelo al setaccio di seta. Questo verde vi servirà per tutte sorte di Salse, ragù, Zuppe, Pasticcieria ec., per dare il colore, come si dirà in appresso.

Bresa Grossa.

La maniera di bresare l’erbe in generale sarà descritta all’articolo dell’Erbe tomo quarto. La Bresa di cui qui si parla, è soltanto quella per la polleria, selvaggiume, mongana ec. E benché la Poele, sia la regina delle brese, nulladimeno si dirà qualche cosa anche delle altre. La Bresa per cuocere la carne grossa si fa in questa guisa. Mettete in una braciera, o una marmitta fette di cipolla, carota, panè, radiche di petrosemolo, fette di manzo, o vitella, di lardo, prosciutto; poneteci sopra la carne, o sia manzo, gallinaccio, ec. Ricoprite colle stesse cose, finite di condire con I.022 sale, basilico, qualche spicchio d’aglio, garofani, un grosso mazzetto d’erbe diverse, una foglia di alloro; coprite bene la braciera, fatela sudare dolcemente con fuoco sotto, e sopra, aggiungeteci due bicchieri di vino bianco consumato per metà, e un poco di brodo, avendo attenzione, che bolla sempre a picciolo fuoco, e fate in modo di levare il restoran, che resta nel fondo della bresa, ma bisogna guardarsi dal sale.

Bresa Fina.

Qualunque carne, sia pollo, selvaggiume, mongana ec. Per bresarla si cuopre di fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo, o due di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, uno spicchio d’aglio, qualche fetta di carota, sugo di limone sul petto, qualora sia pollo, oppure due fette senza scorza, poco sale, due, o tre garofani, brodo bianco, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra, e qualche volta s’incolla anche il coperchio, come si dirà in appresso. Quando però avrete la poele, allora si cuopre il pollo, o altro, solamente di fette di lardo sotto, e sopra, e si bagna colla poele sudetta. Allorché la carne sarà cotta la leverete, e la bresa, che resterà, è ottima per cuocere teste di Cignale, Manzo, Piedi, Orecchie, ec.

Bresa Bianca.

Questa si fa con brodo bianco, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fette di lardo, qualche fetta di limone senza scorza, garofani, un mazzetto d’erbe diverse, fette di cipolla, e carota, sale, pepe sano. Questa Bresa I.023 serve a diverse cose, come si dirà andando innanzi.

Croste per le Zuppe.

Per fare le croste delle zuppe, bisogna prima scrostare il pane, cioè levargli quella patina, che ha all’interno, grattandolo un poco, poscia tagliate le croste, che vi sia poca mollica attaccata, fatele asciugare al forno, ovvero sulla gratella di un bel color d’oro. Queste croste vi serviranno anche per dare corpo alle Purè, o Culì d’erbe. Per le Zuppe bianche le croste non devono prendere colore.

Dadini di pane alla Tedesca per le Zuppe.

Dopo che averete scrostato il pane, tagliatelo in fette, e poscia in dadini, fateli friggere nel butirro di un bel colore d’oro, e scolateli nel passabrodo, o sopra una salvietta. In Napoli li friggono nello strutto per la scarsezza di butirro. Questo pane in dadini si serve in tutte le Zuppe di Purè, ed altre Zuppe d’Erbe, come si dirà in appresso.

Delle Purè

Le Purè sono di un uso assai grande nella Cucina. Si servono per Zuppe, e per Terrine; ma si avverte qui per sempre, che ogni Purè, la quale deve servire per le Terrine de’ ragù, deve essere più densa, che per le Zuppe. Il pane, che ordinariamente si mette nelle Zuppe di purè, allorché sono ben bollanti, e nel momento di servire, deve essere a dadini fritti, come è descritto qui sopra, ed in I.024 quella quantità, che sarà necessaria, cioè né troppo, né poco.

Purè di Piselli.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco dei piselli fini freschi, con qualche foglia di lattuga cappuccina, un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe, con una cipolletta, aneto, sellero, carota, due garofani, poco sale; quando saranno ben passati, bagnateli la metà consomè, e la metà suage, o altro brodo buono poco colorito, versateli in una picciola marmitta, e fateli bollire a fuoco lento. Quando saranno cotti digrassateli, levate il mazzetto, il prosciutto, passateli alla stamina, e se non fosse abbastanza denza aggiungeteci qualche crosta di pane bagnato nello stesso brodo dei piselli. Allorché la purè sarà passata, versatela in una picciola marmitta, ponetela vicino al fuoco acciò si depuri, andandola digrassando di tempo in tempo, e avere attenzione, che bolla assai lentamente. Il suo colore deve essere di un bel verde pallido. Si avverte qui per sempre, che ogni Purè, la quale deve servire per le Terrine dei ragù, deve essere più densa, che per le Zuppe.

Purè di Fava.

Levate alle fave la prima, e la seconda buccia, mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe come sopra, ma più abbondante di aneto, passatele sopra il fuoco, bagnatele con suage, o altro brodo colorito, ponetele dentro una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, fatele bollire a fuoco lento. Quando la carne sarà cotta levatela, unita al prosciutto, e mazzetto, metteteci qualche crosta di pane bene inzuppata, nello stesso brodo I.025 digrassatele,e passatele alla stamina; che sia la purè di un color verde pallido, e discretamente legata, versatela in una marmittina, ponetela vicino al fuoco, che bolla dolcemente, acciò si depuri, andando schiumando di tempo in tempo; e prima di servirla, vi porrete un pezzetto di zucchero in pane.

Purè di Lenticchia.

Capate bene le lenticchie, imbianchitele un momento all’acqua bollente, poscia scolatele, e mettetele in una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, bagnate o con Suage, o altro brodo colorito, aggiungeteci un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, uno spicchio d’aglio, sale, fatele cuocere dolcemente. Quando la carne sarà cotta levatela, unita al prosciutto, e mazzetto, digrassate la purè, e passatela alla stamina, depuratela come le altre, che sia densa quanto basti, altrimenti slungatela con un poco di brodo. Se volete potete serbare qualche lenticchia intiera per metterla nella purè.

Purè Verde.

Imbianchite all’acqua bollente delle foglie di cappuccina, con un poco di bieta, dei spinaci, e qualche cipolletta novella, passatele all’acqua fresca, e spremetele bene; ponetele in una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto, aggiungeteci dell’acetosa, e cerfoglio, bagnate col suage, o altro brodo buono, fate bollire dolcemente. Quando la carne sarà cotta, e il brodo consumato al suo punto, levate la carne, e il prosciutto, digrassate, metteteci qualche crosta I.026 di pane, passatela alla stamina, che la purè sia di un bel verde, depuratela come sopra, e che non sia troppo legata.

Purè alla Fobbonne.

Prendete porri, cipolle, carote, panè, rape, selleri, la quantità, che vi bisogna per una zuppa, tagliate il tutto in fette, e mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, ponete sopra il fuoco, quando avranno preso un picciolo color d’oro, bagnatele con suage, o altro brodo buono colorito. Vuotatele in una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, una cipolletta, con due garofani, fate bollire a fuoco lento. Quando la carne sarà cotta levatela colla cipolla, e prosciutto, aggiungeteci qualche crosta di pane, digrassate la purè, passatela alla stamina, depuratela come le altre; e osservate che deve essere color d’oro.

Purè di Rape.

Tagliate delle rape in piccioli pezzi tondi, fatele friggere nello strutto che sia ben bollente, di un bel color d’oro, scolatele e mettetele in una picciola marmitta con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto, bagnatele col Suage, o altro brodo buono colorito, e un poco di sugo, fatele bollire dolcemente. Quando la carne sarà cotta, levatela, unita al prosciutto, aggiungeteci qualche crosta di pane, se non fosse sufficentemente legata, digrassatela, passatela alla stamina, osservate, che sia di un bel biondo, depuratela come le altre, e prima di servirla vi metterete un pezzetto di zucchero in pane. In luogo I.027 di friggere le rape le potete passare in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, fintanto, che saranno color d’oro, e poscia finirle come sopra.

Purè di Fagioli.

Ponete nel fondo di una cazzarola un poco di butirro, e sopra fette di vitella, o di manzo, fette di prosciutto, di cipolla, di carota, di panè, due garofani, qualche scalogna, fate sudare sopra il fuoco, e rosolare di un colore oscuro come il sugo. Quando sarà ben colorito, bagnate col Suage, o altro brodo buono; fate bollire a fuoco lento; allorché la carne sarà cotta, passate il brodo al setaccio, e digrassatelo. Prendete un poco di cipolletta trita, passatela in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro; quando sarà divenuta color d’oro, metteteci dentro dei fagioli cotti all’acqua quella quantità che credete sufficiente per la purè, passateli ancora un poco sul fuoco, e bagnateli col brodo suddetto. Finiteli di cuocere a fuoco lento, e che il brodo consumi al suo punto. Passateli alla stamina, che il colore sia biondo, e la purè legata una cosa giusta, depuratela come le altre, e se non fosse abbastanza colorita, aggiungeteci un poco di sugo.

Purè di Ceci

Mettete in una cazzarola dei pezzetti di mongana, o di vitella, di prosciutto, di carota, di cipolla, di panè, di sellero, tre scalogne, due spicchi d’aglio, tre garofani, un pezzo di butirro; passate il tutto sopra il fuoco; quando principia a rosolare bagnate con I.028 suage, o altro brodo colorito, fate bollire a fuoco lento; allorché la carne sarà cotta passate il brodo al setaccio. Prendete dei ceci cotti all’acqua, scolateli, e poneteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, scalogna, e petrosemolo trito, passateli bene sopra il fuoco, poscia bagnateli col brodo suddetto, vuotateli in una picciola marmitta, fateli cuocere a fuoco lento; quando averanno preso buon sapore, digrassateli, e passateli alla stamina. Il colore deve esser biondo, se non lo fosse aggiungeteci un poco di sugo, depuratela come le altre purè, e che sia sufficientemente legata.

Purè di Marroni.

Fate un brodo colorito come quello dei fagioli, abbiate dei marroni cotti al forno, o arrosto, levategli la prima, e seconda pelle, fateli cuocere con brodo, un mazzetto d’erbe diverse, e una fetta di prosciutto; quando saranno cotti, scolateli, metteteli nel brodo suddetto, fategli fare ancora qualche bollo, digrassateli, passateli alla stamina, che il colore sia molto biondo; vuotate la purè in una picciola marmitta, depuratela vicino al fuoco, osservate che non sia soverchiamente legata, ed il colore glielo darete più o meno col sugo.

Purè di Cipolle.

Tagliate in fette la quantità delle cipolle, che credete sufficiente per una zuppa, ponetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, passatele sopra il fuoco, facendogli prendere un bel color d’oro, bagnatele col suage, o altro I.029 brodo buono colorito; versatele in una picciola marmitta, aggiungeteci un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto, fatele bollire dolcemente. Quando la carne sarà cotta levatela unita al prosciutto, digrassatele, passatele alla stamina, che il colore sia biondo, e la purè sufficientemente legata, depuratela vicino al fuoco, e schiumatela bene. Se volete vi potete aggiungere qualche rosso d’uovo tosto, e parmigiano grattato prima di servirla, ripassandola di nuovo alla stamina, o al setaccio, ovvero un poco di parmigiano solo nell’atto, che passate le cipolle al setaccio, o alla stamina la seconda volta; ma ciò dipende dall’arbitrio, e poscia non deve più bollire.

Purè di Porri

Questa si fa nella stessa maniera, che quella di cipolle, e vi si può egualmente aggiungere, qualche rosso d’uovo tosto, e parmigiano grattato. Ciò come ho detto, dipenderà dalla volontà di chi travaglia, non solo in questa purè, ma anche in quella di Rape, Carote, ec. rendendole questi due condimenti più melate, e di miglior gusto; ma questo metodo si pratica soltanto per le Zuppe, e non per Terrine, Salse, ec.

Purè di Carote Gialle.

Prendete delle belle carote gialle, raschiatele, o mondatele, fatele allessare un momento all’acqua bollente, tagliatele in fette, mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, e di prosciutto, passate dolcemente sopra il fuoco, allorché averanno preso un picciolo color d’oro, I.030 bagnatele con suage, o altro brodo buono, versatele in una picciola marmitta, aggiungeteci un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete; fatele cuocere a fuoco lento. Quando la carne sarà cotta levatela unita al prosciutto, digrassate la purè, e passatela alla stamina; depuratela vicino al fuoco, e se non fosse abbastanza legata metteteci prima di passarla qualche crosta di pane inzuppato nel buon brodo.

Purè di Zucca Bianca.

Tagliate in fette una quantità sufficiente di zucca bianca, levategli la buccia, e i semi, tagliatela in piccioli pezzetti, mettetela in una marmitta sopra il fuoco acciò renda la sua acqua; poscia versatela in un setaccio, e fatela scolar bene; ponetela dopo in una picciola marmitta, con un brodo come quello de fagioli, molto colorito acciò gli dia un colore biondo, un pezzo di prosciutto, e una cipolla con due garofani imbianchita; fatela cuocere un’ora a fuoco lento, digrassatela, levate il prosciutto, e la cipolla, passatela alla stamina, depuratela vicino al fuoco, e se nel momento di servire volete legarla con qualche rosso d’uovo fresco, e parmigiano grattato, ciò gli darà un ottimo gusto, ovvero prima di passarla dategli corpo con qualche crosta di pane bene inzuppata, e un poco di parmigiano grattato.

Purè di Zucca Gialla.

Questa si fa nella stessa guisa, che la precedente, alla riserva, che in luogo di bagnarla con brodo assai colorito, la bagnerete con brodo bianco assai di sostanza e la finirete come l’altra.

I.031
Purè di Piselli secchi.

Prendete dei piselli secchi la quantità, che vi bisogna per la purè, capateli, e imbianchiteli un momento all’acqua bollente; poneteli in una picciola marmitta con un pezzo di manzo rosolato del sugo, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe, una cipolla con due garofani, bagnateli con suage, o altro brodo buono, fateli bollire a fuoco lento, quando la carne sarà quasi cotta, aggiungeteci un poco di lattuga, e spinaci bene allessati, e spremuti, fateli finire di cuocere, levate la carne, il prosciutto, il mazzetto, la cipolla, digrassateli, passateli alla stamina, fate depurare la purè vicino al fuoco, avendo attenzione, che sia di un bel verde pallido, e di buon gusto.

DELLE ZUPPE.
Osservazioni Sulle Zuppe.

Le zuppe di erbe si fanno ordinariamente di tre sorti, cioè di erbe tagliate fine, di erbe tagliate in filetti, e di erbe tagliate in dadini, e queste si uniscono il più delle volte insieme, di erbe intagliate in diverse maniere, e di erbe legate in mazzetti, unendo tanto quelle intagliate, che li mazzetti insieme, potendovi aggiungere ad ogn’una delle cipollette d’inverno, e legare il brodo con qualche purè per variarne il gusto. Circa il manzo rosolato, chi non ne avrà, o non ve lo vorrà porre, ciò non impedirà, che la zuppa sia buona, purché abbia un buon brodo di sostanza. Il riso si prepara nello stesso modo, e si unisce perfettamente ad ogni sorta d’erba, di I.032 purè, o di culì. Le paste fine di Puglia si fanno egualmente come il riso. L’orzo di Germania si unisce molto bene, ad un culì di Gamberi, o a un culì alla Rena. Le zuppe legate con rossi d’uovo, e parmigiano grattato sono ottime; ma chi non piacesse quest’ultimo si può fare a meno; basta soltanto avere un brodo buono. Le zuppe in generale devono essere sempre di un brodo chiaro, e non molto colorito, ma bensì biondo, mai saporite di sale, alquanto brodose, e di buon gusto.

zuppa di Santè.

Tagliate dell’indivia, sellero, lattuga, acetosa, cerfoglio, il tutto fino; prendete ancora una rapa, una carota, un sellero, un torsuto, una panè, e tagliateli in dadini, o in filetti, lavate queste erbe, e allessatele un momento all’acqua bollente, ponetele alla fresca, spremetele bene, mettetele in una marmittina con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto; bagnatele con suage, o altro brodo buono colorito, fatele bollire dolcemente, aggiungeteci qualche picciolo pisello fresco se sarà la stagione; allorché la carne averà dato sufficiente sapore, levatela, col presciutto, digrassatela, che stia bene di sale, e versatela sopra le croste di pane di già mittonate con suage, o altro brodo buono colorito, e servitela, che sia di buon gusto, e il brodo chiaro. Si avverte qui per sempre, che chi non avesse altro brodo, che quello dell’Allesso, si servirà del medesimo, dandogli un poco di colore col sugo. L’erbe per la zuppa di santè, alcuni le allessano, altri le passano sul fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, I.033 e un pezzo di prosciutto, ed altri le fanno alquanto appassire senza nulla in una cazzarola sul fuoco. L’Estate per altro è sempre bene imbianchirle, e L’Inverno passarle a crudo, come sopra.

zuppa di Giulienne.

Tagliate in filetti tutte l’erbe descritte qui sopra, imbianchitele un momento all’acqua bollente, spremetele bene, ponetele in una picciola marmitta con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto; bagnatele con suage, o altro brodo buono poco colorito, fatele cuocere a fuoco lento; allorché la carne sarà cotta, e averà dato sufficiente sapore, levatela col prosciutto, aggiungeteci qualche punta di sparagi imbianchito, fate bollire ancora un poco, che stia bene di sale, digrassate la zuppa, e servitela sopra le croste di pane mittonate.

zuppa alla Fobonne.

Questa si fa come la precedente, soltanto ci si aggiunge un poco di purè di piselli freschi, quando sia la stagione; ed allorché non si trovano si possano impiegare i secchi, come è descritto all’articolo delle Purè; ma solo per dare un’idea al brodo, non dovendo essere, né una Purè, né un Culì, e servirla come le altre. In luogo delle croste mettete i dadini di pane fritti nel butirro.

zuppa di Rape.

Intagliate dei pezzetti di rapa in quella maniera che più sarà di vostro genio, friggeteli nello strutto vergine bollente, quando saranno color d’oro, scolateli e metteteli in una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto, bagnatele col suage, o altro brodo poco colorito; I.034 fatele bollire dolcemente. Quando le rape saranno cotte, levate la carne, e il prosciutto, digrassatele, abbiate attenzione che non si rompono, e servitele sopra le croste di pane mittonate. Osservate che in tutte le zuppe il brodo sia sufficiente, altrimenti aggiungetene dell’altro; e se avesse troppo colore, correggetelo col consomè, o altro brodo bianco, oppure se ne avesse poco col sugo di vitella, onde in tal guisa formare un color biondo. Vi sono alcuni che non si servono del brodo delle rape; ma bensì dappoi, che le hanno cotte le aggiustano sopra le croste mittonate, ed hanno un buon brodo a parte di bel colore, che glielo versano sopra; ma in tal caso si fa di meno del manzo rosolato. Volendole bianche non si friggono ma soltanto s’imbianchiscono all’acqua bollente, e si cuociono come le precedenti.

zuppa di Cipollette.

Capate delle cipollette che sieno eguali, fatele friggere come le rape, e cuocetele, e servitele nella stessa maniera. Se poi le volete servire bianche, in tal caso tagliate le cipollette da capo. e da piedi, fategli dare un bollo nell’acqua bollente, indi levategli la pellicola, rimettetele all’acqua fresca, poscia scolatele, ponetele in una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo, un pezzo di prosciutto, bagnatele con suage, o altro brodo poco colorito; fatele cuocere a fuoco lento. Allorché saranno cotte sufficientemente dovendo restare intiere, levate la carne, il prosciutto, digrassatele, e servitele sopra le croste di pane mittonate con suage, o altro brodo buono.

I.035
zuppa di Cavoli.

Tagliate dei cavoli Bolognesi in quattro parti, allessateli all’acqua bollente, passateli alla fresca, spremeteli, tagliategli il fusto di mezzo, formatene tanti mazzetti, legateli, metteteli in una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, una carota, sale a proporzione, bagnateli con suage, o altro brodo buono senza digrassare, fateli bollire a fuoco lento. Quando la carne sarà cotta levatela unita al prosciutto, cipolla, e carota. Se il brodo sarà poco aggiungetene dell’altro, digrassatelo, mettete le croste di pane mittonate nella Terrina, li cavoli sopra sciolti, e tagliati propriamente, versateci sopra il loro brodo, che stia bene di sale. Se avete qualche Salciccia, Quaglia, Pernice vecchia, potete porla a cuocere colli cavoli, ma senza servirla.

zuppa in Hoscepot.

Allessate all’acqua bollente selleri, lattuga, indivia, e formatene tanti mazzetti legati. Abbiate rape, torzuti, carote, panè, intagliate propriamente, ed allessate, uniteci delle cipolline imbianchite all’acqua bollente. Mettete il tutto in una marmittina con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto, sale, bagnate con suage, o altro brodo buono poco colorito; fate bollire a fuoco lento; quando l’erbe saranno cotte levate la carne, il prosciutto, digrassatele. Abbiate le croste di pane mittonate, mettetele nella Terrina, accomodateci sopra li mazzetti, colle carote, I.036 rape, cipollette, e torzuti, versateci sopra il brodo, che sia giusto di sale, e di bel colore.

zuppa alla Giardiniera.

Tagliate in dadini minuti rapa, forzuto, sellero, carota, panè, e radiche di petrosemolo. Passate quest’erbe in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, ed una fetta di prosciutto. Quando sarà asciugato il loro sugo; bagnate con suage, o altro brodo buono alquanto colorito; fate bollire dolcemente, con un pezzo di manzo rosolato del sugo, se lo avete. Allorché saranno cotte, ed il brodo giusto di sale, levate la carne, il prosciutto, e versate nella Terrina, sopra dadini di pane fritti nel butirro, o nello strutto di bel colore, e servite. Potete fare a meno di mettere le panè e le radiche di petrosemolo.

zuppa alla Genovese.

Allessate della borraggine, lattuga, e un poco di bieta, passatele all’acqua fresca, spremetele bene, tagliatele grossolanamente; ponetele in una picciola marmitta con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, dell’acetosa, e cerfoglio non molto trito, bagnatele la metà consomè, o altro brodo bianco, e la metà suage, o un pochino di sugo, fatele cuocere dolcemente con poco brodo. Quando l’erbe saranno cotte levate la carne, il prosciutto, la cipolla, digrassatele, e fatele raffreddare, avendo attenzione che l’erbe siano in poca quantità, ed il brodo giusto di sale. Allorché sarà freddo, sbattete dieci, o dodici uova fresche, secondo la quantità della zuppa, I.037 con un poco di parmigiano grattato, e sale, mescolate col brodo ove sono l’erbe, versate il tutto in una picciola marmitta, e fatela cuocere al Bagno maria. Vale a dire ponete detta marmittina in un’altra più grande, ove vi sia dell’acqua bollente, che mettendoci dentro la picciola, l’acqua giunga un poco al di sopra della metà, e fatela bollire fino a tanto che vedrete la composizione quagliata. Allorché sarete al momento di servire, abbiate un cucchiaio grande, prendete delle picciole porzioni della dose, mettetele nella Terrina, aggiungeteci, un biondo di vitella mongana, o altro brodo chiarificato, giusto di sale, e di un bel colore d’oro.

zuppa alla Catalana.

Prendete lattughe, selleri, indivia, allessatele, formatene dei mazzetti legati, aggiungeteci qualche cipolletta pure allessata, ponete il tutto in una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto; bagnatele col suage, o altro brodo poco colorito, fatele cuocere a fuoco lento. Quando l’erbe saranno cotte, levate la carne, il prosciutto, digrassate il brodo, e poneteci un poco di purè di ceci; mittonate il pane, versatelo nella Terrina, sciogliete li mazzetti, accomodateli sopra le croste, uniti alle cipollette, versateci sopra il brodo, che stia bene di sale, e non molto legato. In questa zuppa vi anderebbe anche un poco di zafferano.

zuppa d’Erbe in Generale.

A qualunque sorte di zuppa, sia di Santè, di Giulienne, di Cavoli, in Hoscepot, e di qualsivoglia altra specie, vi si può aggiungere nel I.038 brodo qualche poco di purè, l’Estate, di ciò che produce la stagione, e l’Inverno di legumi, o altro. Si deve avvertire peraltro, che il brodo di dette Zuppe deve essere pochissimo legato. Si può ancora in luogo delle croste mettere dei dadini di pane fritti nel butirro.

zuppa di Senzarella.

Mettete in una cazzarola della mollica di pane grattata fina, del parmigiano, dieci, o dodici uova fresche più, o meno secondo la quantità della zuppa, aggiungeteci acetosa, e cerfoglio trito, e ben spremuto, un poco di cannella fina; sbattete il tutto insieme; bagnate con suage, o altro brodo alquanto colorito freddo, ponete la zuppa sopra il fuoco, andate sempre movendo, che sia giusta di sale. Quando bolle tiratela indietro, fatela bollire dolcemente, un quarto d’ora, e servitela senza pane, non molto brodosa. Se volete potete fare di meno dell’acetosa, e cerfoglio, e metterci un pochino di perza trita.


Impastate della farina con quattro, o sei uova, e un poco di sale, secondo la quantità della pasta, che volete fare, maneggiatela, che non sia tanto dura, né tanto tenera; fatela un poco riposare, stendetela poscia collo stenderello fina come la carta, o tutta in una volta, o in diversi pezzi. Lasciatela alquanto asciugare, indi involtatela a cartoccio, e tagliatela fina a guisa di tanti filamenti. Fate bollire il suage, o altro brodo buono alquanto colorito, giusto il sale, poneteci dentro li tagliolini quella quantità, che richiede la dose del brodo; fateli bollire mezzo quarto d’ora, che non siano né molto spessi, né molto I.039 brodosi, e li servirete uniti ad un tondino di parmigiano grattato.

zuppa alla Tedesca.

Mettete in una cazzarola otto oncie di mollica di pane grattata fina, cinque di parmigiano grattato, dieci uova, un pochino di persa trita, e cannella fina; mescolate bene, ed aggiungeteci un bicchiere di brodo freddo. Poscia allungate con tanto brodo buono alquanto colorito, o suage, giusto di sale, per quanto ne richiede la zuppa; ponete sopra il fuoco, andate sempre movendo finché spunta a bollire; allora passatela sopra la cenere calda, che bolla dolcemente dovendosi formare tutta una massa. Servitela nella terrina in grossi pezzi non tanto brodosa. Potete aggiungere alla composizione di questa zuppa, se volete, lattuga, o indivia, cotta in brodo, e tagliata grossolanamente per traverso, ovvero acetosella, e cerfoglio trito, e spremuto.

zuppa di picciole lasagne.

Fate una pasta quella de’ tagliolini, stendetela nella stessa guisa, e quando sarà asciutta, in luogo di tagliarla a filamenti, la taglierete a piccioli mostaccioli. Allorché bollirà il suage, o altro brodo colorito, poneteveli dentro, avvertendo però, che non si ammassino, fateli bollire come li tagliolini, e che il brodo sia giusto di sale. Li servirete con un tondino di parmigiano grattato.

zuppa di Tortellini alla Bolognese.

Fate una sfoglia come la precedente. Pestate nel mortaio del petto di pollo arrosto, aggiungeteci midollo di manzo ben pulito, parmigiano grattato, un pezzetto di butirro, I.040 sale, noce moscata, cannella fina, e due rossi d’uova crudi. Tagliate la sfoglia sudetta con una picciola stampa rotonda, ponete in ciascheduna di queste rotelle, un pocolino della dose, bagnatele all’intorno con uovo sbattuto, e copritele coll’altra rotellina. Li cuocerete come li tagliolini, ma vogliono un poco più di cottura. Li due rossi d’uovo dipenderà dalla volontà di chi travaglia, potendosene fare dimeno. Di questi se ne fanno anche dei Ravioletti, e Cappelletti. Per i primi tagliate le rotelle, un poco più grandicelle, e piegatele a guisa di raviolo. Per i secondi quando avete piegati i ravioli, unite insieme le due punte, e formatene in tal guisa un cappelletto. Di questi come degli altri averò occasione di parlarne altrove, imperciocché se ne servono diversi Antrè, Antremè, Terrine, Zuppe, ec.

zuppa di Riso alla Veneziana.

Nettate, e lavate bene il riso, e ponetelo sopra un setaccio. Accomodate un cappone per allesso, fatelo cuocere in una picciola marmitta, con metà consomè, o altro brodo bianco, e metà brodo generale, ovvero acqua, una cipolla con due garofani, e un poco di sale; fatelo bollire dolcemente con poco brodo. Quando sarà cotto, levate la cipolla, metteteci dentro il riso, aggiungetevi un poco di sugo se volete; quando averà bollito mezzo quarto d’ora levatelo dal fuoco, che sia giusto di sale, metteteci un pugno di parmigiano grattato, e servitelo prontamente alquanto brodoso. Se il riso deve servire per una Tavola d’impegno, in tal caso il cappone non si serve, ma per I.041 un ordinario di famiglia, o si serve col riso, ovvero in un tondino a parte, o unito all’allesso. Il riso alle quaglie, o a qualunque altra sorte di selvaggiume, o alle cervellate si serve nella stessa guisa.

zuppa di Riso al Culì di Pomidoro.

Pulite bene, e lavate il riso. Abbiate al fuoco il suage, o altro brodo colorito, giusto di sale; quando bolle poneteci il riso, ed allorché sarà cotto per metà, aggiungeteci il culì di pomidoro. La maniera di farlo la troverete all’articolo dei Culì. Si avverte, che tutte le zuppe di riso devono essere brodose. Quando sarà cotto, digrassatelo, che sia giusto di sale, e servitelo poco cotto, come quello alla Veneziana.

zuppa di Riso alla Francese.

Quando averete ben pulito, e lavato il riso, ponetelo in una picciola marmitta, con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, e bagnatelo col suage bollente, o altro brodo buono poco colorito; fatelo bollire dolcemente per lo spazio di due ore; abbiate per altro avvertenza di mettere poco riso. Quando sarà cotto, levate la carne, che sia giusto di sale, digrassatelo, e se avesse poco colore, aggiungeteci un poco di sugo, e servitelo.

zuppa di Riso ad ogni Purè.

Quando il riso sarà cotto un poco più, che alla Veneziana, vi potete aggiungere qualunque purè, ma un poco più abbondante, che alle zuppe di erbe. L’Estate di tutto ciò, che somministra la stagione, e l’Inverno di legumi, e dell’erbe, e radiche, che si ritrovano.

I.042
zuppa alla Rena.

Mittonate le croste di pane per la zuppa col consomè, o altro brodo bianco, e ponetele nella Terrina. Abbiate del culì alla Rena, fatelo scaldare al Bagno maria, che sia giusto di sale, e servitelo sopra le croste mittonate. Il modo di fare il culì lo potete vedere all’articolo dei Culì pag. 8.

zuppa ad ogni Purè.

Allorché averete mittonate le croste di pane, col suage, o altro brodo buono, abbiate quella purè, che più vi aggrada, secondo la stagione, giusta di sale, e servitela, bollente sopra le croste. Potete vedere all’articolo delle purè la maniera di farle, ed il pane che v si deve mettere. Come anche del Culì di pomidoro se ne fa molt’uso in genere di zuppe.

zuppa di Purè ad ogni Erba.

Nell’Inverno in molte purè è solito, che si mette qualche filetto di sellero, oppure di acetosa, e cerfoglio trito, come alla purè di ceci, lenticchie, fagioli, ec. Si tagliano de’ filetti di sellero, di carota, di panè, ec. Si passano sul fuoco in una picciola cazzarola, con un pezzetto di butirro, poscia si bagnano con un poco di brodo; quando sono cotti si digrassano, e si mettono nella purè. Altre volte si trita l’acetosa, ed il cerfoglio, si passano come sopra, e si bagnano egualmente, e cotte, che sono si versano nella purè. Si può anche porvi una delle due separatamente; ciò le rileva molto, e gli dà un sapore esquisito.

I.043
zuppa di Farricello passato.

Pulite, e lavate bene il farricello di montagna, ponetelo a bollire in una picciola marmitta con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, e suage, o altro brodo buono colorito. Quando sarà cotto a sufficienza levate il manzo, che sia giusto di sale, digrassatelo, passatelo al setaccio, o stamina. Allorché sarete nel momento di servire, fate una liason di qualche rosso d’uovo fresco, e parmigiano grattato, legateci il farricello, che sia bollente, e servitelo, che non sia molto denso.

zuppa di Maccaroni.

Prendete dei maccaroni di Napoli, o della Costa, rompeteli a piccioli pezzi, fateli cuocere nel brodo generale giusto di sale. Quando saranno a mezza cottura scolateli, e poneteli nel suage, o altro brodo buono poco colorito bollente, fateli finire di cuocere, digrassateli, e serviteli, che il brodo sia chiaro, e alquanto brodosi, con un tondino di parmigiano grattato.

zuppa al Culì di Pomidoro.

Mittonate le croste di pane con suage, o altro brodo buono colorito, ponetele nella Terrina; mettete in una cazzarola il culì di pomidoro, che credete sufficiente per la zuppa, aggiungeteci qualche rosso d’uovo fresco, passatelo di nuovo alla stamina, o setaccio, fatelo stringere sopra il fuoco come una crema, non molto denso, giusto di sale, e versatelo sopra le croste mittonate. La maniera di fare il culì di pomidoro la potete vedere alla. pag. 13.

I.044
zuppa di Riso al Culì di Gamberi.

Quando il riso sarà cotto con suage, o altro brodo buono, vi aggiungerete del culì di gamberi a proporzione della zuppa, che stia bene di sale, e lo servirete. Così farete alle zuppe, cioè, mittonate le croste di pane, e versateci sopra il culì scaldato al Bagno maria, e giusto di sale, con qualche coda tagliata in mezzo, o sana. Lo stesso potete fare anche al riso. Il culì di gamberi lo troverete alla pag. 8.

zuppa di mille Fanti.

Impastate in una cazzarola mollica di pane grattata fina, parmigiano grattato, un pochino di farina, uova, ed un poco di sale, e di cannella fina; formatene una pasta alquanto soda, che farete riposare, e gratterete leggiermente. Abbiate al fuoco del suage, o altro brodo buono poco colorito, quando bolle poneteci dentro la pasta grattata, in giusta quantità, acciò la zuppa non venga troppo densa; fatela bollire un quarto d’ora dolcemente, osservate che stia bene di sale, e servitela. La farina dev’essere un terzo della mollica di pane.

zuppa di Passatelli.

Fate una pasta come la precedente, ma che sia alquanto più tenera, aggiungendovi qualche uovo di più. Abbiate una cucchiaia di rame forata, o di ferro con due manichi; ponete la pasta sopra la tavola della pasticciera, opprimetela sopra colla cucchiaia, in maniera, che la pasta passi per i buchi, e formi tanti maccaroncini, i quali di mano in mano metterete nel suage bollente, o altro brodo buono alquanto colorito. Quando I.045 saranno passati tutti, fateli cuocere una mezz’ora a fuoco lento, che il brodo sia giusto di sale, e non tanto brodosi. Potete passare anche per una siringa bucata, e farli cadere nel brodo bollente.

zuppa di Crocchetti di Riso.

Formate de’ piccioli Crocchetti di riso come noci moscate, con riso cotto e condito come quello per il Sortù alla Sultana. Tom. III. Cap. IV. indorateli, spolverizzateli di mollica di pane grattata fina, fateli friggere di bel colore, e serviteli nella Terrina con sopra un buon restoran, o altro brodo buono poco colorito, giusto di sale.

zuppa alla Purè di Selvaggiume.

Abbiate delle lenticchie imbianchite, come all’Articolo delle Purè, mettetele in una piccola marmitta con due starne, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, uno spicchio d’aglio, sale; bagnate con brodo buono la quantità necessaria. Fate bollire dolcemente, e schiumate. Quando le starne e le lenticchie saranno cotte, levate le starne, il prosciutto, il mazzetto, tagliate li petti delle starne in piccoli filetti, ed il rimanente pestatelo nel mortaio, aggiungendovi le lenticchie. Stemperate con il loro brodo, e passate alla stamina, o setaccio, che la purè non sia troppo densa, e giusta di sale. Nel momento di servire metteteci li filetti di starne, e li dadini di pane fritti, mescolate, e servite ben caldo. Le Beccaccie, le Pernici, li Palombacci, ossiano i Piccioni selvatici, le Anitre, le Garganelle, si possono servire in Purè nello stesso modo, e formarne delle buone zuppe.

I.046
zuppa di Pasta grattata.

Fate una pasta come quella dei tagliolini, pag. 38. Dopo che sarà riposata un poco, grattatela leggermente, e fatela un poco asciugare. Abbiate al fuoco del suage, o altro brodo buono poco colorito. Quando bolle poneteci la pasta grattata in giusta quantità, fatela cuocere un poco, servitela, con un tondino di parmigiano grattato.

zuppa di Erbe di Primavera.

I Francesi chiamano zuppa alla Printaniera. Prendete sparagi bianchi, e verdi, piselli, fava, carciofoletti, cipollette novelli, finocchi, carote novelle. Il tutto secondo la quantità della zuppa. Delli sparagi prendetene le punte tenere, le cipollette le teste bianche, i carciofoletti, e li finocchi li monderete, e spaccherete in mezzo, le fave gli leverete prima, e seconda buccia, le carote le taglierete a guisa di piccioli prugnoli. Quando tutte l’erbe saranno così preparate, le imbianchirete all’acqua bollente, eccettuato i piselli, e le fave. Poscia passatele alla fresca, e scolatele. Formate delli sparagi, e cipollette tanti mazzetti legati con spago. Fate cuocere li sparagi, le cipollette, li finocchi, le carote, con buon brodo bianco, qualche fettina di lardo, un pezzetto di prosciutto qualche garofano, ed un mazzetto di erbe diverse. Osservate che li sparagi si cuoceranno prima, onde subito cotti bisogna levarli, e tenerli caldi in un poco di brodo, Passate in una cazzarola sopra il fuoco li piselli, e la fava con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, ed un mazzetto d’erbe diverse poscia bagnate con I.047 un poco di brodo bianco, e fate bollire dolcemente con poco sale. Allorché il tutto sarà cotto, e nel momento di servire, mittonate le croste di pane, ponetele nella terrina, aggiustateci sopra tutte le erbe scolate dal loro brodo, e versateci sopra li piselli, e le fave ben digrassate, e levato prosciutto, e mazzetto. Aggiungeteci un buon restoran, o altro brodo buono colorito, quanto basti per la zuppa, e servite giusto di sale.

zuppa di Estate, di tutti Frutti.

Abbiate pomidoro, torzuti, pere cremesine, zucca lunga, cipollette, procurate che i pomidoro, ed i torzuti siano mezzanelli e rotondi. Pelate li pomidoro all’acqua bollente. Fate lo stesso alle cipollette. La zucca che non sia tanto grossa, raschiatela, e tagliatela in pezzi lunghi circa tre dita traverse. Mondate le pere, lasciandole il gambo corto. Vuotate con un cava frutto ogni cosa, indi imbianchite il tutto all’acqua bollente, alla riserva delli pomidoro, e cipollette, passateli alla fresca, e scolateli sopra una salvietta. Riempite tutti questi frutti con una forsa di chenef, che troverete nel Tom. IV. Cap. I. aggiungendovi un poco di parmigiano grattato, e petrosemolo trito. Fate cuocere ogni cosa a parte con buon brodo bianco quanto basti, qualche fettina di lardo, un pezzetto di prosciutto, sale, tre garofani, ed un mazzetto d’erbe diverse. Quando il tutto sarà cotto al suo punto, e nel momento di servire, scolate, ed aggiustate i frutti nella Terrina. Versateci sopra un buon restoran, o altro brodo chiaro poco colorito, e giusto di sale. Osservate che la quantità de’ frutti sia sufficiente per la zuppa.

I.048
zuppa di Pagnottelle ripiene.

Scrostate tante piccolissime pagnottelle fatte espressamente, quante ne avete bisogno per la zuppa, vuotatele facendole un’apertura dalla parte di sotto, bagnatele bene con buon brodo caldo, ed un poco di fiore di latte, riempitele di un salpiccone di animelle freddo, che troverete nel Tom. IV. Cap. I. Chiudete l’apertura col pezzetto di crosta che avete levato, infarinatele, indoratele con uovo sbattuto, panatele di mollica di pane fina, e parmigiano grattato. Nel momento di servire fatele friggere di bel colore, ponetele nella terrina bene asciugate, e versateci sopra un buon restoran, o altro brodo chiaro poco colorito, e giusto di sale.

zuppa di Riso al Culì di Pernice.

Fate cuocere una Pernice, o due secondo la quantità della zuppa, che volete fare, con brodo buono, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani. Fate ancora una panata con mollica di pane fresco, e brodo colorito buono. Quando la pernice sarà cotta levategli tutta la carne, tritatela, e pestatela nel mortaio, aggiungeteci la panata, stemperate con il brodo della pernice, ed un poco di sugo per dargli colore; passate quindi al setaccio, o stamina, che sia densa una cosa giusta, e sufficiente per la zuppa. Abbiate del riso cotto con buon brodo, scolatelo, ponetelo nel culì, e servite subito. Se in luogo del riso vi volete mettere de’ dadini di pane fritti nel butirro, allora sarà una zuppa al culì di pernice. Questa stessa zuppa di culì al riso, la potete fare con starne, beccaccie, piccioni da ghianda, ed altri uccelli.

I.049
zuppa Gris-mel alla Tedesca.

Fate cuocere a picciolo fuoco circa mezz’ora della semmolella con latte, movendola spesso acciò non si attacchi alla cazzarola, e non venga grumelosa. Allorché sarà cotta, e giusta di sale, e densa come una crema pasticciera, metteteci otto rossi d’uova, movendo sempre sopra il fuoco, e quando sarà alquanto raffreddata quattro rossi crudi, mescolate bene, e formatene delle chenef non tanto grosse, fatele cuocere in buon brodo bianco mezz’ora, scolatele, ponetele nella terrina, versateci sopra un leggiero culì di gamberi, o alla rena, o naturale, o altro. Si serve ancora con un brodo in cui vi sia acetosa, e cerfoglio trito grossolanamente, e legato con una liason, come anche con un buon restoran, o altro brodo chiaro poco colorito. Queste sorta di chenef, come ancora quelle qui sotto descritte si possono servire anche la sera per zuppa cotte in latte, e se lo amano anche con un poco di zucchero. La dose è per ogni tre oncie di semmolella, una foglietta di latte, e sei rossi d’uova. Queste chenef si fanno di farina di riso, di farina d’orzo di Germania, di farina di biada cotta con brodo di radiche, e questa ultima maniera viene spesso in Germania ordinata dal medico per essere salutare. Si può aggiungere alla semmolella, allorché vi si mettono li rossi d’uova, un pugno di parmigiano grattato, ed un’idea di noce moscata.

zuppa Glaif-gan alla Tedesca.

Squagliate in una cazzarola sopra il fuoco mezza libra di butirro, aggiungeteci dieci rossi d’uova, un poco di cerfoglio trito, un poco di I.050 sale, un’idea di noce moscata, e di cannella fina, ed un buon pugno di mollica di pane grattata ben fino. Mescolate bene, e formatene delle picciole chenef tonde, o lunghe; fatele cuocere in una zuppa di Giulienne un quarto d’ora avanti di servire. Queste chenef vi serviranno di pane nella zuppa. Le potete servire anche con un brodo chiaro colorito. Potete anche aggiungere alla mollica di pane del parmigiano grattato.

zuppa al Culì di Orzo di Germania.

I Cuochi Tedeschi dopo che hanno compito una zuppa di orzo di Germania ben cotto, lo passano alla stamina, che sia alquanto denso, vi aggiungono un pezzo di butirro ben fresco e molti lo legano con rossi d’uovo allungati con un poco di fior di latte. Io ci aggiungerei un pugno di parmigiano grattato. Si avverte che queste Zuppe al Culì legate con uova non debbono più bollire.

zuppa alla Purè di Pomi di terra.

Fate cuocere de’ pomi di terra di buona qualità, e tutti eguali sotto la bracie involti di carta straccia bagnata con acqua. Cotti che saranno li pelarete, e disfarete dentro una cazzarola, con un buon pezzo di butirro fresco; indi caldi passateli al setaccio alquanto fino, e stemperateli con buon suage, e sugo, o altro brodo ben colorito, in guisa che formi una purè densa, uniteci una foglietta di fiore di latte freschissimo, ed un poco di sugo colorito, osservando che il colore della purè deve essere biondo. Fate bollire circa mezz’ora, che sia giusta di sale, e servite con dadini di pane fritti nel butirro. Alcuni la legano con rossi d’uova fresche, e parmigiano grattato.


I.051
zuppa Or-bes alla Tedesca.

Fate una pasta cruda a guisa di pastella da frittura con farina, un poco di latte, due uova intiere, e due rossi, unite a proporzione una quantità di butirro squagliato, e purificato. Abbiate una stampa di latta bucata, come per la pasta a perla. Fate cadere la pasta per questa specie di imbuto dentro la padella, ove avrete del butirro chiarito, e caldo a sufficienza. friggetela di bel colore d’oro, indi scolatela, ed asciugatela sopra una salvietta. Nel momento di servire ponetela nella Terrina, e versateci sopra un buon restoran, o altro brodo buono biondo ben bollente, e giusto di sale, e servite subito. Questa pasta non deve bollire.

zuppa Nokel alla Tedesca.

Battete tre oncie di butirro fresco squagliato, con un poco d’acqua, e metteteci ad uno per volta quattro rossi d’uova, uniteci della farina, che formi una pasta non molto densa, condita di sale. Stendetela uguale sopra un coperchio con un coltello unto di butirro. Quindi con la punta scaldata di detto coltello nel brodo, tagliate tanti quadretti, o tondi e fateli cadere nel brodo bollente. Quando averanno bollito mezz’ora saranno cotti. Il brodo deve essere buono, e di un bel color biondo, giusto di sale. Queste zuppe di Nokel ove non entra né carne, né pollo, si possono egualmente fare al latte, e servirle ne’ giorni di magro, come di grasso.

zuppa alla Brunoese.

Tagliate in dadini minuti rape, torzuti, carote, selleri, panè, radiche di petrosemolo, I.052 la quantità necessaria per la zuppa. Passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e una fetta di prosciutto. Quando la loro acqua si sarà asciugata, bagnate con suage, o altro brodo chiaro colorito, dolce di sale. Quando saranno cotte, e nel momento di servire, digrassate, levate il prosciutto ed aggiungeteci; delle cipollette cotte a parte in buon brodo, e dadini di pane fritti nel butirro di un bel colore d’oro, e servite subito.

zuppa di Chenedel alla Polacca.

Mettete un bicchiere d’acqua in una cazzarola con tre oncie di butirro fresco, un poco di sale; fatela bollire, aggiungeteci tanta farina per quanta ne potrà assorbire, tenendo la pasta leggiera, e morbida. Quando sarà ben cotta cambiatela di cazzarola, metteteci sei rossi d’uova, tre buoni cucchiai di capo di latte, un poco di petto di pollo cotto arrosto, trito, e pestato bene nel mortaio, cannella fina, e noce moscata. Formatene delle chenef a vostro piacere, con le mani bagnate con acqua, e fatele cuocere in un buon restoran, o altro brodo poco colorito, giusto di sale, e servite. Con queste Chenedel si guarniscono ancora ogni sorta di Terrina alla Tedesca di Carne, e d’Erbe ec.

zuppa di Ruladine di Riso alli Cavoli.

Fate delle Ruladine di cavoli Bolognesi ripiene di riso, come sono descritte nel Tom. IV. Cap. II., accomodatele nella zuppiera, e versateci sopra un buon restoran, o altro brodo buono poco colorito, e giusto di sale.

I.053
zuppa Crines alla Tedesca.

Prendete spinaci, bieta, borragine, capate, lavate, ed asciugate in un panno queste erbe, tritatele fine, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, ed una fetta di prosciutto, sbrustateci quindi un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco buono; fate cuocere come una zuppa d’erbe. Nel fine ci potete aggiungere acetosa, e cerfoglio trito. Nel momento di servire levate il prosciutto, e legate con una liason di sette o otto rossi d’uova fresche, che sia giusta di sale. In questa zuppa alcuni vi mettono de’ dadini di mollica di pane fritti, altri degli uovi spersi, ed altri un Bagno maria tagliato a mostaccioletti. Questo forse è il miglior modo di servirla, Il Bagno maria vedetelo pag. 54.

zuppa di Riso, ad ogni sorta d’Erba.

Oltrecché il riso si serve ad ogni sorta di purè, si serve anche ad ogni sorte d’erbe, ma queste devono essere tagliate in filetti, o dadini, come per esempio, torsuti, rape, selleri, cavoli, virzi, ec. si serve anche con i piselli. Il riso è un prodotto di un grand’uso nella cucina, ed è buono in ogni maniera, allorché è ben preparato, come si dirà in appresso. L’erbe suddette si cuociono passandole con un pezzetto di butirro in una cazzarola sopra il fuoco, e si bagnano con suage, o altro brodo, poscia si uniscono al riso prima della sua totale cottura, oppure s’imbianchiscono all’acqua bollente, e si pongono a cuocere unitamente al riso. Li cavoli virzi dopo imbianchiti, si tagliano, minuti, si spremono, e si cuociono a parte, con un pezzo di prosciutto, un pezzo di carne I.054 rosolata del sugo se l’avrete, suage, o altro brodo buono alquanto colorito, fateli cuocere a fuoco lento. Quando saranno cotti levate la carne, e il prosciutto, osservate che siano giusti di sale, uniteli al riso cotto al suo punto, digrassate la zuppa, e servitela.

zuppa di Semmolella passata.

Fate cuocere la semmolella con suage, o altro brodo buono, bisogna però metterla nel brodo quando bolle, che non venga troppo denza, o grumelosa, fatela cuocere un’ora e mezza dolcemente, poscia passatela pel setaccio o stamina; allorché sarete vicino a servire legatela con rossi d’uova fresche, e parmigiano grattato, che sia giusta di sale, e non molto denza.

zuppa al Bagno maria.

Prendete del consomè freddo, o altro brodo buono bianco, uova fresche, parmigiano grattato, sale, cannella fina, passate il tutto al setaccio, in quella quantità, che credete sufficiente, sì per la zuppa, che per stringere la composizione, versate in una stampa di rame o anima d’argento di terrina, unta di butirro, fate cuocere al Bagno maria, ed allorché averà quagliato, e che sarete al momento di servire, tagliate con un cucchiaio dei pezzi della composizione suddetta, poneteli nella terrina, aggiungeteci del biondo di mongana, o altro brodo chiarificato, e alquanto colorito, bollente, giusto di sale, e servitela. Potete rivoltare il Bagno maria sopra un coperchio, tagliarlo a mostaccioli, o quadretti, e servirlo nella stessa maniera.

I.055
zuppa alle Croste di pane gratinate.

Prendete quattro piccioli pani, rapategli la superficie, tagliateli in mezzo per traverso, levategli la mollica, e fate disseccare le croste, poscia bagnatele nel grasso della marmitta ove sia pollo, vitella, ec., ritiratele subito fuori, conditele con un poco di sale fino, mettetele sopra un piatto nel forno, e bagnatele di tempo in tempo col grasso della stessa marmitta finché saranno croccanti. Alcuni le pongono sulla gratella, ma molti preferiscono il forno. Abbiate delle croste di pane disseccate al forno, mettetele in una Giatta d’argento con brodo buono, fatele mittonare dolcemente sopra il fuoco, fintantoché formi un bel gratino nel fondo della Giatta e servitele colle croste sopra, il buco al di sotto, e un buon brodo chiaro a parte. Questa è la base di tutte le zuppe alle croste sia al culì di Gamberi, al culì alla Rena, a qualunque Purè, Biondo di Mongana, Tartufi, Prugnoli, ec.

zuppa di Santè agli Uovi freschi.

Allorché sarete pronto a servire una zuppa di santè; abbiate sei uova fresche sperse all’acqua, o brodo, le quali metterete sopra la zuppa. Tali zuppe si servono ordinariamente la sera in occasione di cena, e molte volte le uova si pongono sopra le zuppe di brodo bianco, come di Piccione, di Pollanca ec. ovvero colorito senz’erbe, avendo attenzione che il brodo sia chiaro, e giusto di sale.

zuppa di pane grattato.

Fate bollire il suage, o altro brodo buono in una picciola marmitta, poneteci del pane grattato ben fino, e passato per il passabrodo; fatelo I.056 cuocere a fuoco lento. Quando sarà cotto, fate una liason di qualche rosso d’uovo fresco, e un poco di parmigiano grattato, legateci la zuppa che sia bollente, giusta di sale, e servitela non molto densa.

zuppa di Orzo di Germania.

Pulite, e lavate bene l’orzo di Germania, imbianchitelo un momento all’acqua bollente, scolatelo, ponetelo in una picciola marmitta con metà consomè, ovvero altro brodo bianco di sostanza, e metà brodo generale, un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, oppure una pernice vecchia, o una gallina, un pezzo di prosciutto imbianchito all’acqua bollente, poco sale; fatelo bollire dolcemente tre ore. Quando sarà cotto levate la carne, il prosciutto, che sia giusto di sale, e non tanto denso, metteteci tanto sugo di vitella, quanto possa prendere il brodo un bei color d’oro, digrassatelo, e servitelo.

zuppa di Paste fine.

Prendete delle paste fine di Puglia, osservate se sono pulite, imbianchitele un momento all’acqua bollente, scolatele subito, e ponetele nel suage bollente, o altro brodo poco colorito; fatele cuocere dolcemente, quando saranno cotte, servitele un poco brodose, e giuste di sale, con un tondino di parmigiano grattato.

zuppa di Piselli fini.

Passate li piselli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse abbondante di aneto, una cipolletta con due garofani, poco sale; quando saranno un poco passati, bagnateli con suage, o altro brodo buono alquanto I.057 colorito; fateli cuocere a fuoco lento. Essendo cotti, e di buon gusto, digrassateli, levate il mazzetto, e il prosciutto, mittonate le croste di pane, ponetele nella Terrina, versateci sopra li piselli, giusti di sale, e il brodo di bel colore.

zuppa alla Rena bionda.

Mittonate le croste di pane per la zuppa con suage, o altro brodo colorito. Abbiate del petto di pollo arrosto, pestatelo nel mortaio, aggiungeteci una mollica di pane bagnata nel sugo, tre rossi d’uova tosti, stemperate con suage, o altro brodo buono colorito; ponete il tutto in una cazzarola, mettetela sul fuoco, quando sarà ben calda, passatela per la stamina, che sia bionda, e giusta di sale. Nel momento di servire scaldatela al Bagno maria, oppure sul fuoco movendola sempre senza bollere. Versatela sopra le croste mittonate, o dadini fritti nel butirro, e che sia sufficientemente legata.

zuppa di luperi, o siano Luppoli.

Prendete delle puntarelle di luperi che siano tenere, lavatele bene a molte acque, imbianchitele un momento all’acqua bollente, passatele alla fresca, formatene tanti mazzetti ben spremuti, e tutti eguali, legateli, e poneteli in una picciola marmitta con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, poco sale, bagnateli con suage, o altro brodo buono alquanto colorito, fateli cuocere lentamente. Allorché la carne avrà dato sufficiente sapore, e che i luperi siano cotti, levatela, unita al prosciutto, e cipolla, digrassateli; abbiate delle croste di pane mittonate, ponetele I.058 nella Terrina, accomodateci sopra i mazzetti di luperi ben disposti, versateci sopra il loro brodo, che sia giusto di sale, e serviteli. Si fanno ancora Brodettati con rossi d’uova fresche, e parmigiano grattato; ma allora si tritano un poco dopo allessati, si cuociono egualmente, e si brodettano nel momento di servire.

zuppa di Sparagi.

Prendete delle punte di sparagi gentili, o di campagna, allessateli un momento, formatene dei mazzetti legati, e tagliati sin dove giunge il tenero; poneteli a cuocere con un buon brodo di sostanza alquanto colorito, o suage, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, poco sale. Quando saranno cotti, mittonate le croste, ponetele nella Terrina, accomodateci sopra i mazzetti ben disposti, versateci il loro brodo, giusto di sale, e serviteli. Si possono Brodettare come i luperi, ma in tal caso bisogna tagliarli a guisa di piccioli piselli.


Ponete le croste mittonate con brodo buono bianco nella Terrina giuste di sale. Prendete una cazzarola, metteteci sette, o otto rossi d’uova più, o meno, secondo la quantità della zuppa, e parmigiano grattato, stemperate con brodo bianco di sostanza bollente, stringete sopra il fuoco come se fosse una crema, nell’atto di servire aggiungeteci sugo di limone, o di agresto, e versate sopra le croste, che sia di buon gusto, e giusta di sale.

zuppa di Puntarelle di Cicorie.

Prendete delle puntarelle di cicoria, che siano tenere, capatele, lavatele bene, e I.059 allessatele un momento all’acqua bollente, passatele alla fresca, e spremetele bene. Prendete una picciola marmitta, poneteci del buon brodo, un poco di lardo rapato, un pezzo di prosciutto, un pezzo di ventresca, fatelo bollire un’ora a fuoco lento, poscia passatelo al setaccio fino, rimettetelo nella sua marmitta col prosciutto, e ventresca, ponetelo sopra il fuoco, allorché bolle di nuovo metteteci le puntarelle di cicoria, fatele cuocere a fuoco allegro, avendo attenzione che non passino di cottura, che restino verdi, e poco brodose, digrassatele, che siano giuste di sale, e servitele.

zuppa di Zucchette.

Prendete delle picciole zucchette, raschiatele, e tagliatele in dadini; ponete in una cazzarola un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, cipolletta e petrosemolo trito, passate un poco sopra il fuoco, poneteci dentro le zucchette, con poco sale, e pepe schiacciato, fatele cuocere a fuoco allegro acciò consumino la loro acqua, bagnatele con brodo di sostanza. Quando saranno cotte, e nell’atto di servire, levate il prosciutto, e legatele con una liason di qualche rosso d’uovo fresco, e parmigiano grattato.

zuppa Russa di Ortica.

I Russi amano molto questa zuppa, e se ne fa un grand’uso nelle Tavole de’ Grandi in Pietroburgo. Per farla abbiate delle cimarelle, e foglie tenere d’ortica, che sia fresca, lavatela bene, e allessatela un momento all’acqua bollente, passatela alla fresca, spremetela, e tritatela un poco. Passate sopra il fuoco un poco di cipolla trita, con un pezzo di butirro, I.060 quindi metteteci l’ortica, e seguitare a passarla, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con buon brodo bianco, dove siavi stato cotto un cappone, o una bella pollanca, tagliata in pezzi. Fate cuocere dolcemente giusto di sale. Nel momento di servire legate la zuppa con otto rossi d’uova freschi, stemperati con fiore di latte, versatela nella terrina, aggiungeteci li pezzi di pollo, e otto mezzi uova duri farsiti, dorati, panati, e fritti nel butirro. Le uova ripiene fritte vedetele nel Tom. IV. Cap. II. Sarebbe bene se alla liason de’ rossi d’uovo, e fiore di latte si unisse un pugno di parmigiano grattato. Se nella zuppa di luperi brodettata, di sparagi, e in questa qui, volete metterci dei dadini di pane fritti nel butirro, o croste mittonate, ciò dipenderà dalla quantità dell’erbe, e della zuppa. Si avverte però, che in questa di ortica, mettendoci il pane non vi si aggiunge né pollo, né uova ripiene.

zuppa di Cicoria.

Prendete della cicoria di campagna tenera, e fresca, capatela, lavatela, e imbianchitela un poco all’acqua bollente, passatela alla fresca, spremetela bene. Fate un brodo come quello delle puntarelle di cicoria, poneteci dentro le cicorie quando bolle; fatele cuocere a fuoco allegro giuste di sale, che sia bella verde, e non passata di cottura, digrassatela, e servitela con poco brodo.

zuppa di Farina di Riso.

Fate bollire del buon brodo di sostanza bianco, metteteci dentro della farina di riso, avendo attenzione, che non venga grumellosa, né troppo densa, né troppo brodosa; fatela cuocere a I.061 fuoco lento giusta di sale, allorché sarete per servire, passatela per la stamina, o per il setaccio, legatela con rossi d’uova fresche, e parmigiano grattato.

zuppa di Finocchietti.

Mondate, e lavate bene, il più bianco, e tenero dei finocchietti di campagna, allessateli all’acqua bollente, passateli alla fresca, spremeteli bene, poneteli in una picciola marmitta con un pezzo di manzo rosolato del sugo se lo avete, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani; bagnateli con suage, o altro brodo buono colorito; fateli cuocere dolcemente. Allorché saranno cotti, levate la carne, il prosciutto, la cipolla, digrassateli, che siano giusti di sale, e serviteli sopra le croste di già mittonate.

zuppa di Cavoli Fiori.

Capate i cavoli fiori in picciole cimette, allessatele un momento all’acqua bollente, e passatele alla fresca, scolatele bene, mettetele in una picciola marmitta con un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, un pezzo di butirro, poco sale, bagnatele col consomè, o altro brodo bianco, quanto restino coperte; fatele cuocere a fuoco allegro, avendo attenzione che non passino di cottura. Mittonate le croste con buon brodo colorito, o suage, giusto di sale; ponetele nella Terrina, accomodateci sopra le cimette di cavolo fiore bene scolate, e versateci un buon brodo alquanto colorito, che terrete pronto, bollente, giusto di sale, ben digrassato. Se ci volete porre qualche uovo fresco sperso nell’acqua ciò dipenderà dall’arbitrio.

I.062
zuppa di Riso passato.

Fate cuocere il riso con buon brodo bianco, oppure colorito; allorché sarà molto cotto, e giusto di sale, passatelo per il setaccio, o stamina, osservate che non sia molto denso, e nel momento di servire legatelo con qualche rosso d’uovo fresco, e parmigiano grattato. Bisogna avere attenzione, che tutte le zuppe legate in tal guisa, li rossi d’uovi stemperati con un poco di brodo, e parmigiano grattato, si devono porre nella zuppa allorché bolle, acciò gli uovi cuocino subito, e leghino il brodo. Tali zuppe non debbono essere molto dense.

zuppa di Broccoli.

Questa è una zuppa che prescindendo da Napoli, e suo Regno, in altre parti d’Italia non se ne fa uso, non trovandovisi i broccoli di quella natura. Ma qualora ciò si voglia fare con i broccoli Romani, questa si potrà eseguire esattamente come la zuppa sopraccennata di cavoli fiori. Per quella poi de’ broccoli di Napoli, si fa un brodo come quello della cicoria, si capano propriamente i broccoli, e senza allessarli, allorché bolle vi si pongono dentro poco prima di servire, avvertendo che restino verdi, e poco cotti, facendoli bollire a fuoco allegro, e giusti di sale. Quando si servono si leva il prosciutto, e la ventresca, e si digrassano bene.

zuppa di ogni sorte d’Erbe alla Napolitana.

Le vicinanze di Napoli sono sì amene, e sì ben coltivate, che reca non picciolo piacere a chiunque il vederle, e tutte le erbe, che producono hanno un sapore dolcissimo, motivo per cui i Napoletani non le allessano mai per farne delle I.063 minestre, eccettuatene la cicoria, li cardi, e qualche altra specie. E’ vero peraltro che nelle cucine de’ Grandi si servono delle zuppe di erbe allessate, e accomodate in mazzetti, o in altra guisa; ma la vera maniera, e la più saporita è quella di metterle nel buon brodo crude, o sole, ovvero mescolate diverse insieme. E’ certo, che non avrà la zuppa quella semitria nella Terrina che si desidera; ma questa verrà ricompensata dal buon sapore, e buon gusto delle erbe, che si faranno cuocere in un brodo come si è descritto all’articolo della cicoria. Ognuno peraltro potrà prepararle come più gli aggrada. Oltrediciò vi si possono mettere a cuocere delle salsiccie, del salame, de’ cerrisse, specie di salametti, e servirle con sopra le salsiccie spaccate nel mezzo e levate la pelle, ed infine la ventresca, o il prosciutto tagliato egualmente in fette. Si uniscono perfettamente broccolilli ed escarola, cioè indivia larga. Cappucci e torzelle. Si pone a cuocere prima l’escarola, ed a più di mezza cottura si mettono li brocolilli. Li cappucci, o virzi, si mettono a cuocere unitamente alle torzelle. Queste minestre in Napoli sono molto in uso, anche sulle tavole de’ Grandi.

zuppa di brodetto al Culì di Pomidoro.

Mittonate le croste di pane con buon brodo colorito, o suage giusto di sale, e ponetele nella Terrina. Abbiate una picciola marmitta, poneteci metà culì di pomidoro, e metà suage, o altro brodo buono, otto o dieci rossi d’uova fresche, secondo la quantità della zuppa; fate stringere sopra il fuoco, a guisa di I.064 una crema, giusto di sale, e versatelo sopra le croste mittonate nel momento di servire.


Delle Salse.
Osservazione sulle Salse.

Non vorrei, che un apparato di tanti brodi, zuppe, salse, e nomi ignoti spaventassero l’onesto cittadino, e gli facesse supporre essere quest’opera inutile per lui. No? Sarebbe questo un mal’inteso supposto, mentre dovendo essa servire sì per il grande, e magnifico, che per il semplice, e mediocre, ho dovuto principiare con quei fondamenti, che portono seco le regole dell’arte, per poi insensibilmente calare al fine che mi sono proposto, volendo assolutamente che possa apportare profitto a chiunque ne sia provveduto. Questi miei principi economici verranno maggiormente spiegati nel Dipartimento del Maestro di Casa Tom. II. Onde non deve recar maraviglia se nella maggior parte delle salse vi bisogna qualche poco di vino di Sciampagna, essendo questo un condimento, che ognuno, che sappia alquanto la professione non lo deve ignorare, imperocché l’anima delle salse è il vino bianco, e specialmente lo Sciampagna. Ciò nonostante chi non lo avesse, o non potesse farne tal uso, potrà in tal caso servirsi del vino bianco ordinario, ma che non sia dolce. In quanto poi alli brodi, che vengono indicati, questi qualunque siano, basta che abbiano corpo, e sostanza, tanto bianchi, che coloriti. Riguardo poi alla carne, che viene prescritta anche di questa se ne può mettere I.065 meno, oppure niente, basta soltanto porvi qualche dadino di prosciutto; ma tale difficoltà potrà accadere in un ordinario molto ristretto, e regolato, poiché in occasione di un buon ordinario, o di pranzo straordinario, non mancano mai de’ retagli di mongana, o vitella per uso delle salse. Del rimanente sono tutte di semplice composizione. Per un Ordinario peraltro limitato si può far uso del sugo di manzo, del culì rosso ordinario, e di quello bianco ordinario, ed avere soltanto un poco di brodo chiaro per le Zuppe, Salse, ec.

Salsa alla Spagnuola.

Ponete in una cazzarola dei dadini di mongana, e di prosciutto, qualche scalogna sana, uno, o due spicchi d’aglio, due garofani, un poco di olio buono. Passate sopra il fuoco, quando principia a rosolare, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, e bagnate col culì di mongana, o altro culì la quantità, che ne avete di bisogno, fate bollire dolcemente un quarto d’ora, digrassate, passate al setaccio, e servite con sugo di limone.

Salsa all’Italiana rossa.

Mettete in una cazzarola dei dadini di mongana, e prosciutto, scalogne e petrosemolo trito, uno o due spicchi d’aglio, due garofani, un poco d’olio buono, passate un momento sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con metà culì, e metà Restoran, o altro brodo colorito, che bolla come sopra, digrassate, passate al passabrodo, e servite con sugo di limone.

I.066
Salsa all’Italiana bianca.

Ponete in una cazzarola dei dadini di prosciutto, di vitella imbianchita, un tartufo in fette, uno spicchio d’aglio, due scalogne, due garofani, una radica di petrosemolo, una cipolletta, un quarto di foglia di alloro, un pezzo di butirro, passate sopra il fuoco; quando principia ad asciugarsi, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo asciugare di nuovo, metteteci un poco di farina, bagnate col consomè, o altro brodo bianco, sale, pepe schiacciato, due fette di limone senza scorza. Fate bollire a picciolo fuoco, digrassate, e passate al setaccio.

Salsa all’Italiana chiara.

Questa si fa come l’Italiana rossa, alla riserva, che si bagna col biondo di mongana, o altro brodo chiaro colorito. Si passa egualmente al passabrodo, e si serve con sugo di limone.


Salsa alla Nompareglie.

Fate sudare in una picciola cazzarola con un poco di butirro, un pezzetto di prosciutto, tritatelo fino, unito a un poco di petto di pollo arrosto, un cedrioletto sotto aceto, un alice, petrosemolo, scalogna, un rosso d’uovo tosto, il tutto trito separatamente, mettete in una picciola cazzarola con un poco di pepe schiacciato, biondo di mongana, o altro brodo colorito, fate bollire un momento, e servite con sugo di limone.

Salsa alla Nivernoese.

Mettete in una cazzarola due fette di prosciutto, uno spicchio d’aglio, due garofani, I.067 mezza foglia di alloro, qualche fetta di cipolla, di carota, di panè, di radica di petrosemolo, un poco d’olio, passate sopra il fuoco, quando principierà a prender un color d’oro bagnate con un poco di restoran, o altro brodo colorito, mezzo bicchiere d’aceto di Dragoncello consumato per metà, altrettanto culì, fate bollire la salsa un’ora a picciolo fuoco, digrassatela, passatela al setaccio, e servitela per una salsa piccante.

Salsa al Salmì.

Ponete in una cazzarola sette, o otto scalogne, qualche dadino di prosciutto, e di vitella, un mazzetto d’erbe, uno spicchio d’aglio, un pezzetto di butirro, passate sul fuoco, quando avrà preso un poco colore, bagnate con una bottiglia di vino rosso, fatto bollire, e consumare per metà, aggiungeteci qualche picciola crosta di pane fritta nel butirro, o un poco di culì, sale, e pepe schiacciato, zeste di arancio, fate bollire un’ora, digrassate bene, e passate al setaccio. Abbiate delle carcasse di beccaccia, o di pernice, o di starna pestate nel mortaio, mettetele nel salmì, mescolate, e passate alla stamina, che sia denso una cosa giusta. Alcuni passano una sol volta tutto insieme.

Salsa alla Ravigotta.

Passate in una picciola cazzarola sopra il fuoco una scalogna trita con un poco di butirro, quando sarà color d’oro bagnate con un poco d’Italiana bianca, ovvero metteteci un poco di farina, e il fondo della cottura del pollo del quale volete servire la salsa, una fetta I.068 di limone senza scorza, fate bollire dolcemente. Abbiate petrosemolo, cerfoglio, pimpinella, dragoncello, ruchetta, foglie di finocchio domestico, sivette, crescione; il tutto a proporzione, tritate, imbianchite all’acqua bollente, e spremete bene, levate la fetta di limone dalla salsa, digrassatela, e poneteci dentro l’erbe suddette, una picciola punta d’aglio, un poco di pepe schiacciato, e servitela con sugo di limone.

Salsa alla Ravigotta chiara.

Prendete una picciola cazzarola, poneteci la quantità del brodo freddo colorito, che avete di bisogno per la salsa, metteteci dentro l’erbe di sopra descritte senza imbianchirle, né tritarle, un poco di aceto, sale, pepe schiacciato, un garofano, una fetta di limone senza scorza, un poco di uovo sbattuto; ponete sul fuoco. Quando vuol principiare a bollire, tirate indietro e coprite la cazzarola, lasciatela alquanto riposare, passatela alla salvietta, e servitela chiara come un aspic.

Salsa all’Acido.

Pestate nel mortaio due, o tre rossi d’uova tosti, e due alici, mettetele in una picciola cazzarola, con mezzo bicchiere d’aceto consumato per metà, qualche cappero intiero, sale, pepe fino, noce moscata, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di brodo; fatela stringere sopra il fuoco, e servitela.

Salsa alla Remolada.

Tagliate una cipolla in fette, mettetela in una picciola cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio; quando principia a prendere colore, I.069 aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con culì, o biondo di mongana, o altro brodo buono, uno spicchio d’aglio, un pezzetto di foglia di alloro, timo, basilico, un garofano, una fetta di limone senza scorza; fate bollire un quarto d’ora, e passate al setaccio; aggiungeteci un’alice o due, capperi, dragoncello, pimpinella, sivette, petrosemolo, qualche rosso d’uovo tosto, il tutto trito separatamente, un poco di mostarda, sale, pepe schiacciato, olio, sugo di limone, fatela scaldare senza bollire, e servitela.

Salsa alla Remolada fredda.

Questa si fa con scalogne, una testa di sellero, petrosemolo, capperi, dragoncello, pimpinella, sivette, crescione, una punta d’aglio, il tutto ben pesto, ponete in una picciola cazzarola, con due, o tre rossi d’uova toste, sale, e pepe schiacciato, stemperate con olio, aceto, mostarda, passate al setaccio, e servite. Se la volete verde, aggiungeteci un poco di verde, come è descritto alla pag. 23.

Salsa al Fumè.

Fate sudare in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro, qualche dadino di vitella, di prosciutto, di carota, di panè, di cipolla, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un pezzetto di foglia d’alloro, due garofani, metteteci anche un poco di brodo per eccitare a sudare; quando sarà quasi asciutto, e attaccato, poneteci una pernice, o una beccaccia in pezzi, o qualche carcassa di bon fumè; passate sul fuoco, aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino I.070 bianco buono, fatelo consumare di nuovo, bagnate con biondo di mongana, o altro brodo colorito, un mazzetto d’erbe diverse, un poco di erba pepe, o sia santoreggia, qualche zeste di arancio; fate bollire fintanto, che la salsa sia consumata per metà, digrassatela, passatela al setaccio, e servitela con sugo di limone. Se la volete legata, bagnatela col culì.

Salsa alla Neste.

Mettete in una cazzarola sopra il fuoco un pezzetto di vitella, una fetta di prosciutto, e un poco di brodo; quando principia ad attaccarsi, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo; bagnate con brodo bianco buono, un garofano, uno spicchio d’aglio, due fette di limone senza scorza, fate bollire dolcemente. Quando la carne sarà cotta, passate la salsa al setaccio, e servitela con qualche rocambole trita.

Salsa al Porchetto.

Mettete in una cazzarola un poco d’olio, fatelo ben scaldare sopra il fuoco, poneteci dentro sei, o sette fette di cipolla, fategli prendere un colore d’oro; poscia levatela, mettetela in una cazzarola con culì, mezzo bicchiere d’aceto consumato per metà, qualche prugnolo fresco, se è la stagione, uno spicchio d’aglio, un garofano, un mazzetto d’erbe diverse con una cipolletta, basilico, e un poco di foglia di alloro, due fette di limone senza scorza; fate bollire dolcemente, digrassate, passate al setaccio, e servite.

Salsa alla Poevrada.

Ponete in una cazzarola qualche fetta di cipolla, carota, panè, radiche di petrosemolo, uno I.071 spicchio d’aglio, un garofano, la quarta parte d’una foglia di alloro, un poco di basilico, un pezzo di butirro, passate sopra il fuoco. Quando principia a prendere colore, aggiungeteci mezzo bicchiere d’aceto, fatelo consumare di nuovo, bagnate col culì, e un poco di brodo colorito, sale, pepe schiacciato, una fetta di limone senza scorza; fate bollire al suo punto, digrassate, passate al setaccio, e servite.

Salsa all’Essenza di Finocchio.

Prendete in una cazzarola il culì, che vi bisogna per la salsa, fatelo scaldare, metteteci in infusione un ramoscello di finocchio, levatelo subito che averà dato sufficiente sapore alla salsa, e servitela con sugo di limone.

Salsa al Seladone.

Imbianchite qualche dadino di vitella all’acqua bollente, mettetelo in una cazzarola, con una fetta di prosciutto, due, o tre prugnoli se vi sono, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, l’ottava parte d’una foglia di alloro, un pezzo di butirro, passate sul fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, fatelo consumare di nuovo, bagnate con metà culì bianco, e metà consomè, o altro brodo bianco. Se non avete il culì bianco metteteci prima di bagnare un poco di farina; fate cuocere dolcemente, digrassate, e passate al setaccio, nel momento di servire legate la salsa con uno, o due rossi d’uova freschi, e un verde come è descritto alla pag. 21, ma fatto tutto di petrosemolo, aggiungeteci sugo di limone, il quale col suo acido cambierà il colore verde in Seladone.

I.072
Salsa all’Inglese Turnè.

Abbiate un fegatino di pollo, capperi, e scalogna, il tutto trito, mettete in una picciola cazzarola, con sale, pepe schiacciato, un pezzo di butirro, un poco di farina, brodo, e sugo di vitella, ponete sopra il fuoco, fate stringere, e servite con sugo di limone, e rosso d’uovo tosto trito.

Salsa al Verd-prè.

Prendete dei dadini di vitella imbianchiti, all’acqua bollente, un pezzetto di prosciutto, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un garofano, passate sopra il fuoco con un pezzetto di butirro, quando principia ad attaccarsi, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, poneteci un pochetto di farina, bagnate con brodo bianco buono, poco sale, pepe schiacciato, fate bollire dolcemente, digrassate. Quando la carne sarà cotta passate la salsa al setaccio, che non sia molto legata. Nel momento di servire abbiate del petrosemolo trito fino imbianchito all’acqua bollente in molta quantità, acciò formi il Verd-prè, spremetelo bene, mettetelo nella salsa, e servitela con sugo di limone.

Salsa al Reveglio.

Passate sul fuoco dei dadini di vitella, e prosciutto, con un poco d’olio, aggiungeteci uno spicchio d’aglio, qualche scalogna, due rocambole, un mazzetto d’erbe, una cipolletta, due garofani, macis, ginepro, cannella sana, un poco di menta, una fetta di limone senza scorza, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, consumato per metà, o altro vino bianco, metà brodo colorito, e metà culì, poco sale, pepe I.073 schiacciato; fate cuocere il tutto a picciolo fuoco. Quando sarà consumata la salsa al suo punto, digrassatela, passatela al setaccio e servitela a qualunque selvaggiume.

Salsa all’Olandese.

Prendete un poco di verde come è descritto alla pag. 21., mettetelo in una cazzarola, con un pezzo di butirro, un poco di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, consomè, o altro brodo bianco di sostanza, stringete sopra il fuoco, e servite con sugo di limone. Per fare l’Olandese senza il butirro, vedete salsa all’Italiana verde.

Salsa al sugo di Acetosa.

Pestate un pugno di acetosa nel mortaio, spremetene il sugo, ponetelo in una picciola cazzarola con un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, fate stringere sopra il fuoco, senza bollire, e servite.

Salsa alla Tedesca.

Mettete in una picciola cazzarola una fetta di prosciutto, fatelo sudare, e attaccare, bagnate con metà culì, e metà restoran, o altro brodo colorito, fate bollire. Quando sarà consumato al suo punto, digrassate, e passate al setaccio; aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, due alici, petrosemolo, capperi, cipolletta, il tutto trito fino, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere la salsa sopra il fuoco, che non sia troppo densa, e servitela con sugo di limone.

Salsa alla Mariniera.

Prendete un fegatino di pollo, o di selvaggiume, due scalogne, due tartufi, tritate il tutto I.074 ben fino, passate in una picciola cazzarola sopra il fuoco con un cucchiaio d’olio buono, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato, bagnate con culì di mongana, o altro culì, un poco di brodo colorito, sale, pepe schiacciato; fate bollire un quarto d’ora dolcemente, digrassate, e servite con un filetto d’aceto, o un gran sugo di limone.

Salsa all’Inglese.

Ponete in una picciola cazzarola, un pezzo di butirro, altrettanto culì bianco, due o tre rossi d’uova fresche, un poco di zucchero in pane fino, sale, pepe schiacciato, noce moscata, stringete sopra il fuoco, senza bollire, e servite con un gran sugo di limone.

Salsa picciola Italiana.

Mettete in una cazzarola una fetta di prosciutto, quattro prugnoli se vi sono, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, l’ottava parte di una foglia di alloro, mezzo cucchiaio d’olio buono, un garofano; passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate metà culì, e metà biondo di mongana, o altro brodo buono colorito, poco sale, pepe schiacciato, fate bollire a picciolo fuoco una mezz’ora, digrassate, e passate al setaccio.

Salsa all’aspic.

Prendete una cazzarola, poneteci tanto biondo di mongana ben chiaro per quanto avete bisogno di salsa, aggiungeteci una fetta di limone senza scorza, uno spicchio d’aglio, otto foglie di dragoncello, otto coriandoli, un poco di aceto consumato, sale, e pepe schiacciato; fate I.075 bollire mezzo quarto d’ora, e passate alla salvietta, o al setaccio.

Salsa al Culì di Pomi di Terra.

Prendete dei pomi di terra, mondateli, e tagliateli in fette, passateli sul fuoco in una cazzarola, con un buon pezzo di butirro; quando saranno color d’oro, bagnateli con restoran, o altro brodo buono colorito; versateli in una picciola marmitta, con un pezzo di prosciutto, sale, e pepe schiacciato, fateli cuocere dolcemente. Quando saranno cotti, levate il prosciutto, digrassateli, passateli al setaccio, o alla stamina, che la salsa sia sufficientemente legata, e di un bel color d’oro. Il colore gli si da col sugo se è pallida, e col consomè, o altro brodo bianco, se è colorita.

Salsa alla Sassone.

Ponete in una cazzarola qualche fetta di prosciutto, di mongana, o di vitella, di cipolla, di carota, di panè, due garofani, un cucchiaio di olio buono; passate il tutto sopra il fuoco, fate sudare, e alquanto attaccare, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con biondo di mongana, o altro brodo chiaro colorito, metteteci qualche prugnolo fresco se si trova, uno spicchio d’aglio, poco sale, pepe schiacciato, fate bollire a picciolo fuoco circa un’ora, passate la salsa al setaccio, digrassatela, e servitela con dragoncello, o potrosemolo trito imbianchito all’acqua bollente, e spremuto.

I.076
Salsa all’Acetosa.

Capate, e lavate bene l’acetosa, mettetela in una cazzarola senz’acqua sopra il fuoco, copritela, fatela cuocere, e scolatela al passabrodo, quando sarà fredda spremetela, e tritatela fina, oppure se volete passatela al setaccio; ponetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, sale, noce moscata, pepe fino; passatela bene sopra il fuoco, acciò prenda sapore, spolverizzatela con un poco di farina, e bagnatela col culì, fatela bollire a picciolo fuoco, e servitela.

Salsa agli Spinaci.

Capate, lavate, e allessate li spinaci all’acqua bollente, quando saranno ben cotti scolateli, e fateli raffreddare, spremeteli bene, e tritateli ben fini, metteteli in una cazzarola, con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata. Poco prima di servire passateli sul fuoco, e fateli ben rosolare acciò prendano sapore movendoli spesso con una cucchiaia di legno, spolverizzateli con un pò di farina, bagnateli metà culì, e metà sugo, ma poco per volta, fateli cuocere mezzo quarto d’ora, e serviteli subito ben verdi.

Salsa all’Indivia.

Questa si prepara nella stessa maniera, che li spinaci, ma si fa rosolare maggiormente, acciò renda fuori tutto l’umido, e prenda sapore. In ciascuna di queste tre salse d’erbe, si può aggiungere del fior di latte se si vuole; ma bisogna avere attenzione che siano dense.

Salsa alli Cedrioli.

Mondate, e tagliate li cedrioli in sei parti per lungo, levategli l’amaro da piedi, e li semi, come alla zucca, poi tagliateli in I.077 fette fine, marinatele in una terrina con aceto, sale, pepe schiacciato, una cipolla in fette fine; dopo due ore spremeteli bene, e poneteli in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, metteteli sopra un fuoco allegro, e fategli prendere un bel colore d’oro, movendoli quasi sempre, poscia spolverizzateli di farina, e bagnateli metà sugo, e culì, e metà latte, e fiore di latte; fateli bollire un’ora a picciolo fuoco, avendo attenzione, che siano di colore biondo, e questo dipende dalla quantità del latte, e sugo ad arbitrio, che la salsa sia giustamente legata, e nel servirla vi metterete un filetto d’aceto.

Salsa alla Chinesec.

Abbiate dei dadini di mongana, o vitella, di prosciutto, di cipolla, di carota, metteteli in una cazzarola con due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, ponete sul fuoco, fate sudare, e un poco attaccare, spolverizzate con un poco di farina, bagnate la metà sugo, e la metà fiore di latte, aggiungeteci otto coriandoli, sale, pepe schiacciato, fate bollire una mezz’ora dolcemente, che la salsa sia color d’oro, e legata quanto basti, passatela al setaccio, o alla stamina, e servitela movendola prima bene sopra il fuoco senza bollire. Anche qui il bel colore dipende come sopra.

Salsa Agro-dolce.

Ponete del zuccaro in una cazzarola la quantità, che ne avete di bisogno per una salsa, fategli prendere un pochetto di colore sopra il I.078 fuoco, bagnatelo con aceto bianco a proporzione del zucchero, e fatelo bollire dolcemente, aggiungeteci mostacciolo di Napoli pesto ben fino, e un poco di culì, e il fondo della carne, sulla quale volete servire la salsa; fatela consumare al suo punto, e nel servirla metteteci qualche cappero sano. Nel gusto di questa salsa non deve prevalere né l’aceto, né il zucchero, ma devono fare questi due contrari, un’unione piacevole, e grata. Ordinariamente in queste salse vi si aggiunge come si è detto il fondo della cottura della carne, che si deve servire in luogo del culì, come anche se si vuole delle prugne d’Amelia dissossate, del candito tagliato in dadini, o pignoli, e passerina, ma ciò dipenderà dal gusto.

Salsa Turnè alla Tedesca.

Mettete in una picciola cazzarola un pezzo di butirro fresco, due rossi d’uova, un pochino di consomè, o brodo bianco buono, sale, pepe schiacciato, noce moscata. Fate stringere sopra il fuoco, movendo sempre con una cucchiaia di legno, ma senza bollire, e servite questa Salsa sopra sparagi, cavoli fiori, broccoli, cotti con acqua e sale. Finocchi, carciofi, selleri, cotti in una bresa.

Salsa al butirro di Gamberi.

Prendete in una cazzarola la quantità del culì bianco, o Italiana bianca, che avete di bisogno per la salsa, aggiustatelo di sale, e nel momento di servire aggiungeteci del butirro di gamberi a sufficienza per dare un bel colore al culì, movendo sempre sopra il fuoco senza bollire, e servitelo.

I.079
Salsa all’Italiana Verde.

Prendete come qui sopra del culì bianco, o Italiana bianca, la quantità, che ne avete di bisogno, aggiungeteci nel momento di servire un bel verde come è descritto alla pag. 21. sempre movendo sopra il fuoco, osservate, che formi un bel colore, e che sia giusta di sale.

Salsa alla Mariette.

Ponete in una cazzarola quache fettina di vitella, o di mongana, di prosciutto, di cipolla, di carota, di panè, uno spicchio d’aglio, due garofani, cinque foglie di dragoncello, fate sudare sul fuoco, e un poco attaccare, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, fatelo consumare di nuovo, bagnate con restoran, o altro brodo poco colorito; fatela bollire a picciolo fuoco, digrassatela, passatela al setaccio, e servitela, con scalogne trite, e sugo di limone.

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Salsa al Petrosemolo.

Pestate bene nel mortaio un pugno di petrosemolo, e mettetelo in una cazzarola, con restoran, o altro brodo, la quantità, che vi bisogna per la salsa; lasciatelo in infusione un quarto d’ora, poscia passatelo nel setaccio, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, fate stringere sopra il fuoco, e servite con sugo di limone.

Salsa chiara in ogni maniera.

Per servire qualunque salsa chiara prendete biondo di mongana, o altro brodo chiaro, ponetene in una picciola cazzarola la quantità, che vi bisogna per una salsa, aggiustatelo di sale, e I.080 pepe schiacciato, fatelo bollire, un momento, e servitelo con sugo di limone. Nella stessa guisa vi potrete aggiungere scalogna trita e lavata, petrosemolo trito imbianchito, dragoncello in dadini, o trito e imbianchito, cerfoglio trito imbianchito, cipolletta novella, rocambole, sivetta, trita e lavata, basilico trito imbianchito, e qualunque altra sorte d’erba ad arbitrio del cuoco, ponendone in poca quantità, e servite tutte queste salse con sugo di limone; che l’erbe siano spremute. Imbianchite, s’intende all’acqua bollente.

Salsa alla Garonne.

Tagliate in fette fine una cipolla, mettetela in una cazzarola con un poco d’olio, passatela sul fuoco, allorché sarà a mezza cottura aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, fatelo consumare di nuovo, bagnate con metà culì, e metà restoran, o altro brodo colorito, un mazzetto d’erbe diverse, mezza foglia di alloro, due spicchi d’aglio, due garofani, due fette di limone, un pochetto d’aceto consumato, un pezzetto di prosciutto, sale, pepe schiacciato, dieci foglie di dragoncello, basilico, fate bollire mezz’ora a fuoco lento, digrassate la salsa, passatela al setaccio, e servitela.

Salsa al Finocchio.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco qualche dadino di vitella, di prosciutto, di cipolla, di carota, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, un poco d’olio, quando principia ad asciugarsi, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con metà culì, e I.081 e metà restoran, o altro brodo colorito, sale, pepe schiacciato, fate bollire dolcemente mezz’ora, digrassate, passate al setaccio, e aggiungeteci qualche foglia di finocchio domestico trito imbianchito, fate bollire ancora un momento, e servite. Nell’Inverno, che non si trova finocchio fresco, metteteci prima di passare la salsa una rametta di quello secco, e subito, che avrà dato sufficiente sapore, passatela.

Salsa alli Fagioletti verdi.

Tagliate dei fagioletti fini, in dadini, o filetti, allessateli quasi a cottura, scolateli bene, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con un spicchio d’aglio, una cipolletta con due garofani, sale, pepe fino, noce moscata, passateli bene sopra il fuoco; quando avranno preso sapore, bagnateli metà culì, e metà fiore di latte, fateli bollire dolcemente, che la salsa resti legata, levate il prosciutto, mazzetto, e cipolletta, che sia giusta di sale, e servitela.

Salsa verde fredda.

Pestate nel mortaio un pugno di petrosemolo bene asciugato, aggiungeteci una punta d’aglio, mollica di pane inzuppata nell’aceto, zucchero a proporzione, poco sale, e pepe fino, stemperatela con aceto la quantità necessaria, passatela al setaccio, che sia ben verde, né troppo dolce, né troppo acida, e alquanto legata. Questa salsa la potete servire ancora calda sotto qualunque sorta di carne, o pesce.

Salsa alli Capperi.

Passate dei capperi sani in una picciola cazzarola con un poco d’olio buono, I.082 petrosemolo, scalogna, un’alice il tutto trito fino, uno spicchio d’aglio, bagnate con culì, poco sale, pepe schiacciato, fate bollire un momento, digrassate, levate l’aglio, e servite con un filetto d’aceto.

Salsa Ascè.

Fate sudare sopra il fuoco in una picciola cazzarola un pezzo di prosciutto, con un poco di butirro, e tritatelo ben fino; tritate anche cipolla, scalogne, petrosemolo, capperi, alici, cedrioletti; prendete la cazzarola ove ha sudato il prosciutto, poneteci la cipolla, e scalogna trita, fategli prendere un poco di colore sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, e finite di metterci tutte le altre robbe trite, avendo attenzione di stemperare bene l’alici, e un poco di pepe schiacciato; bagnate la salsa con culì di mongana, o altro culì; fatela bollire a picciolo fuoco, osservate che sia alquanto densa, e servitela con un buon filetto d’aceto.

Salsa all’Ammiraglio.

Tritate un’alice, mettetela in una cazzarola con qualche cappero sano, sette, o otto rocambole, o scalogne trite, biondo di mongana, o altro brodo buono colorito, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pezzo di butirro maneggiato nella farina; fate stringere sopra il fuoco, e servite con buon sugo di limone, o di agresto.

Salsa alla agresto.

Prendete dell’agresto spaccatelo per mezzo, levategli i semi, e imbianchitelo un momento all’acqua bollente, versatelo sopra un setaccio; I.083 ponete in una cazzarola metà culì, e metà restoran, o altro brodo colorito, la quantità, che vi bisogna per la salsa, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, stringete sopra il fuoco, e prima di servire metteteci l’agresto, che avete imbianchito. Vi sono però alcuni, che non l’imbianchiscono. Si pone anche nel culì, senza il butirro, e la farina.

Salsa alla Pulette.

Quando l’agresto sarà imbianchito, in luogo di metterlo nel culì come sopra, lo porrete nel culì bianco, o Italiana bianca; cioè prendete una cazzaroletta con culì bianco, o Italiana bianca, quanto vi bisogna per la salsa, fatelo bollire, e legatelo con una liason di tre, o quattro rossi d’uova fresche, che sia giusta di sale, e prima di servire poneteci l’agresto imbianchito, o senza imbianchire. Chi non vi vorrà porre le vaga di agresto, vi ponga il sugo, e questo sul momento di servire.

Salsa picciola Olandese.

Mettete in una picciola cazzarola un pezzo di butirro, un poco di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, consomè, o altro brodo bianco, quanto bisogna per la salsa, fatela stringere sul fuoco, e servitela con buon sugo di limone.

Salsa alla Fiamminga.

Piccate uno spicchio d’aglio di un garofano, ponetelo in una piccola cazzarola con due fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo trito imbianchito, restoran, o altro brodo colorito, quanto è necessario per la salsa, un pezzo di butirro I.084 maneggiato nella farina, lasciate in infusione un quarto d’ora, stringete sopra il fuoco, levate il limone, l’aglio, e servite.

Salsa alla Sivette.

Mettete in una picciola cazzarola del restoran, o altro brodo colorito, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato, fate bollire mezzo quarto d’ora, aggiungeteci della sivette trita, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, e noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, e servite con buon sugo di limone.

Salsa all’Avaro.

Prendete cipollette e scalogne trite, mettetele in una picciola cazzarola con metà acqua, e metà aceto, ovvero sugo di agresto, sale, e pepe schiacciato, fate bollire un poco, e nel momento di servire aggiungeteci del petrosemolo trito.

Salsa al Pover Uomo.

Fate bollire un momento la metà di un limone senza scorza, tagliato in fette, con consomè, o altro brodo bianco di sostanza quanto basti per una salsa, aggiungeteci della cipolletta novella, o cipolla d’inverno trita, sale, pepe schiacciato, e in servire levate il limone.

Salsa Remolada fredda.

Prendete un poco di sellero, cipolletta, scalogna, petrosemolo, una punta d’aglio, due alici, un poco di capperi, dragoncello, cerfoglio, crescione, pinpinella, sivette, rucchetta; pestate il tutto insieme, aggiungeteci due o tre rossi d’uova tosti, e un poco di brodo buono bianco e freddo, passate al setaccio, mettete in una I.085 cazzaroletta con olio, aceto, mostarda, sale, pepe schiacciato, stemperate bene il tutto, e servite.

Salsa Bianca.

Mettete in una picciola cazzarola un pezzo di butirro, un poco di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, consomè o altro brodo bianco, quanto vi bisogna, stringete sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone, o aceto.

Salsa alla Gendarme.

Ponete del consomè in una picciola cazzarola, la quantità necessaria per la salsa, con petrosemolo sano, e tre spicchi d’aglio, lasciate in infusione un’ora sopra la cenere calda, passate al setaccio, aggiungeteci un piede di lattuga cotta in brodo buono, e ben pestata, tre rossi d’uovi tosti, ripassate di nuova al setaccio, mettete in una cazzarola con un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, stringete sopra il fuoco, e servite con sugo di limone.

Salsa al Fior di Latte.

Mettete in una picciola cazzarola qualche prugnolo fresco se si trova, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, passate sopra il fuoco, aggiungeteci un poco di farina, bagnate con fiore di latte, e un poco di consomè, o altro brodo bianco, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate bollire a picciolo fuoco, passate la salsa al setaccio, e servitela con petrosemolo trito imbianchito all’acqua bollente, e spremuto.

Salsa Roberta.

Tagliate delle cipolle in dadini, mettetele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, fategli prendere un bel color d’oro, I.086 movendole spesso, bagnatele metà culì, e metà biondo di mongana, o altro brodo buono poco colorito, sale, pepe schiacciato; fatele bollire una mezza ora a picciolo fuoco, che si riduca al punto di una salsa, e servitela con un filetto d’aceto, e un poco di mostarda.

Salsa alla mostarda.

Mettete in una picciola cazzarola tanto culì, quanto vi bisogna per una salsa, aggiungeteci un poco d’aceto consumato, mostarda, sale, pepe schiacciato, fatela scaldare senza bollire.

Salsa alla Nonette.

Tagliate in dadini un poco di magro di vitella, e di prosciutto, poneteli in una cazzarola con un poco d’olio buono, quattro prugnoli freschi, se vi sono, un mazzetto di petrosemolo con una cipolletta, due garofani, uno spicchio d’aglio, e la quarta parte di una foglia di alloro; passate il tutto sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con biondo di mongana, la quantità che ne avete di bisogno, o altro brodo chiaro colorito; fate bollire a piccolo fuoco, quando la carne sarà cotta, digrassate, e passate al setaccio.

Salsa al Verd Galant.

Prendete cerfoglio, dragoncello, pimpinella, petrosemolo, lavate il tutto, e spremete bene, pestate nel mortaio ben fino, stemperate con un bicchiere di consomè, o altro brodo buono bianco, passate alla stamina, e stringete bene acciò n’esca tutto il sugo; aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra I.087 il fuoco, senza bollire, e servite con sugo di limone.

Salsa Piccante.

Fate sudare sopra il fuoco, e un poco attaccare in una cazzarola, con un poco d’olio, delle fette di vitella, e prosciutto, aggiungeteci un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con culì, e aceto bianco un poco consumato, uno spicchio d’aglio, due garofani, sei coriondoli, poco sale, e pepe schiacciato, fate bollire un’ora a picciolo fuoco, e consumare al punto di una salsa, digrassatela, che sia di buon gusto, e passatela al setaccio.

Salsa al Sultano.

Tagliate in dadini magro di mongana, o vitella, prosciutto, cipolla, carota, panè, e una mezza testa di sellero; passate il tutto in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro; quando principia a rosolare, aggiungeteci un poco di vino di Sciampagna, o altro vino buono bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con culì di mongana, o altro culì, e restoran, o altro brodo buono colorito, aggiungeteci inoltre uno spicchio d’aglio, tre scalogne, due garofani, sei coriandoli, due fette di limone senza scorza, poco sale, pepe schiacciato, fate bollire a picciolo fuoco. Quando la carne sarà cotta, digrassate, passate al setaccio, e servite con un poco di petrosemolo trito imbianchito all’acqua bollente e spremuto.

Salsa alla Niscion.

Prendete della salsa al sultano, ma senza essere legata col culì, ma bensì tutto restoran, I.088 o altro brodo chiaro, passatela al setaccio, e per legarla metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, e cerfoglio trito imbianchito, sale, pepe schiacciato, fate stringere sopra il fuoco, e servite.

Salsa al Reverendo.

Mettete in una picciola cazzarola un poco di scorzetta di limone verde ben trita, due cedrioletti imbianchiti e triti, un pezzo di butirro, sale, e pepe schiacciato, un poco di farina, del restoran, o altro brodo colorito, quanto basti per la salsa; fate stringere sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone.

Salsa alli Prugnoli.

Capate, e lavate bene dei prugnoli freschi, tritateli fini, metteteli in una picciola cazzarola, con un poco d’olio, uno spicchio d’aglio, passateli sopra il fuoco, aggiungeteci un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate col culì di mongana, o altro culì, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato, fate bollire un quarto d’ora, digrassate, levate il mazzetto, l’aglio, il limone, e servite.

Salsa all’Arancio.

Mettete in una cazzarola qualche fetta di vitella, di prosciutto, di cipolla, di carota, di panè, di radica di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, un poco d’olio; fate sudare sul fuoco, e un poco attaccare, bagnate la metà culì, e la metà restoran, o altro brodo colorito, sale, e pepe, schiacciato; fate bollire dolcemente. Quando I.089 la carne sarà cotta, e consumata la salsa al suo punto, digrassate, e passate al setaccio; aggiungeteci zeste d’arancio, che bolla ancora un momento, e servite con sugo di due aranci.

Salsa chiara all’Arancio.

Prendete una picciola cazzarola poneteci biondo di mongana, o altro brodo chiaro, poco colorito, la quantità che vi bisogna per una salsa; aggiungeteci zeste di arancio come sopra, sale, pepe schiacciato; fate bollire un momento, e servite col sugo di due aranci. La medesima salsa si fa anche col culì, in luogo del biondo di mongana.

Salsa alli Tartufi.

Mondate, e lavate bene quattro, o cinque tartufi, tagliateli in fette, e poscia con una picciola stampa, formatene tante stelle, o rosette; mettete in una picciola cazzarola un cuchiaio d’olio, uno spicchio d’aglio, un poco di scalogna, e petrosemolo trito, un pezzetto di prosciutto; passate sopra il fuoco, poneteci li tartufi, passateli ancora, aggiungeteci due cucchiai di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, stemperateci un’alice trita; bagnate col culì, e un poco di brodo colorito, quanto vi basta per una salsa; oppure un pochino di farina, e bagnate con brodo colorito, sale, e pepe schiacciato; fate bollire a picciolo fuoco un quarto d’ora, digrassate, levate il prosciutto, l’aglio, e servite con sugo di limone.

Salsa all’Anitra.

Ponete in una picciola cazzarola biondo di mongana, o altro brodo chiaro colorito, sale, I.090 pepe schiacciato; fate consumare al punto di una salsa, aggiungeteci il sugo di due aranci, fate scaldare senza bollire, e servite. Potete farla anche al culì.

Salsa alli Selleri.

Prendete il mezzo più bianco dei selleri, la quantità che ne avete di bisogno per una salsa, lavateli, e tagliateli fini, allessateli all’acqua bollente, passateli alla fresca, e spremeteli bene; abbiate una cazzarola con un pezzo di prosciutto, e un pezzo di butirro, quando sarà squagliato metteteci li selleri, sale, pepe fino, noce moscata, passate sopra il fuoco fintantoché si attacchino alla cazzarola, sbruffateci un poco di farina, bagnate metà sugo, e metà fiore di latte, fate bollire dolcemente, che il colore sia biondo, e la salsa di buon gusto, levate il prosciutto, e servite. Potete anche bagnarli col culì, ma senza farina.

Salsa alla Belle Vue.

Questa non è che una salsa chiara, la quale nel momento di servire si varia con qualche cedrioletto, o tartufo, o altro trito.

Salsa alla Turnè

Ponete in una picciola cazzarola un pezzo di butirro, un poco di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, sugo di manzo, o di vitella, o altro brodo colorito, quanto vi bisogna per la salsa; fate stringere e bollire un momento sopra il fuoco, e servitele con un buon sugo di limone. Vi potete aggiungere, se volete capperi fini interi, o tartufi in fette cotti a parte con un poco di butirro.

I.091
Salsa alla Scalogna.

Mettete in una picciola cazzarola della scalogna trita, con metà biondo di mongana, o altro brodo colorito, e metà sugo di manzo, o vitella, la quantità che vi bisogna per una salsa, aggiungeteci sale, pepe schiacciato; fate bollire un momento, e servite con sugo di limone.

Salsa al Petrosemolo.

Imbianchite all’acqua bollente del petrosemolo trito, versatelo in un setaccio, spremetelo bene, mettetelo in una picciola cazzarola con biondo di mongana o altro brodo chiaro poco colorito, sale, pepe schiacciato; fate bollire un momento, e servite con sugo di limone, potete farla anche col cerfoglio.

Salsa alli Cedrioletti.

Prendete dei cedrioletti sotto aceto, mondateli, e tagliateli in filetti, o dadini; metteteli in una picciola cazzarola con culì quanto basti, sale, pepe schiacciato; fate bollire un momento, e servite con sugo di limone; o un filetto d’aceto.

Salsa al Culì di Rape.

Tagliate le rape come picciole noci, fatele friggere nello strutto vergine bollente di bel color d’oro, scolatele, e ponetele a cuocere con restoran, o altro brodo buono colorito, e un pezzo di prosciutto. Quando saranno cotte, e il brodo quasi consumato, scolatele, e passatele al setaccio, o alla stamina, aggiungeteci un poco di culì; che sia color d’oro, sale, e pepe schiacciato; fate bollire dolcemente, e consumare al suo punto; nel momento di servire I.092 metteteci un poco di mostarda, e un filetto d’aceto.

Salsa al Culì di Carote.

Mondate le carote gialle, imbianchitele un momento all’acqua bollente, e tagliatele in fette, ponetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, passatele bene sopra il fuoco acciò prendano sapore, bagnatele con restoran, o altro brodo colorito, fatele cuocere dolcemente, e che consumi il brodo, scolatele, passatele al setaccio, o stamina, aggiungeteci culì di mongana, o altro culì, ovvero fiore di latte, fatelo consumare, e che sia legata la salsa quanto basti. Se la bagnate col culì in tal caso vi porrete nel servirla, un poco di mostarda, pepe schiacciato, e un filetto d’aceto. Se poi la bagnate col fior di latte, allora nel momento di servire, ci metterete una liason di due, o tre rossi d’uovi freschi, e un pochetto di zucchero. Il medesimo potete fare alla salsa al culì di rape; come anche volendone fare di zucca bianca, o gialla; queste si cuociono in piccioli pezzetti, con un pezzo di butirro, e sale, quando sono cotte, si scolano bene, vi si aggiunge fiore di latte, si passa la salsa al setaccio, o stamina, si fa bollire ancora qualche poco, e si serve legata con una liason, e un pezzetto di zucchero in pane.

Salsa al Culì di Pomidoro.

Vedete all’articolo dei culì pag. 14. Questo si serve nella stessa maniera; ma talvolta vi si aggiunge una liason di due, o tre rossi d’uovi freschi, fiore di latte, e un pezzetto di zucchero in pane.

I.093
Salsa alla Tartara.

Maneggiate un pezzo di butirro, con un poco di mollica di pane grattata fina, scalogna, petrosemolo, cipolletta novella, il tutto trito; ponete in una picciola cazzarola con un bicchiere di restoran, o altro brodo colorito, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, consumato per metà, sale, pepe schiacciato, fate bollire, e stringere sopra il fuoco, che non sia troppo densa, e servite con buon sugo di limone.

Salsa alla Condè.

Ponete in una cazzarola una fetta di prosciutto, di vitella, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, con un pezzo di butirro, due garofani, fate sudare sopra il fuoco, e un poco attaccare, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, aggiungeteci biondo di mongana o altro brodo chiaro colorito, un cucchiaio d’olio buono, sale, e pepe schiacciato, fate cuocere a fuoco lento. Quando la carne sarà cotta, digrassate, passate al setaccio, e servite con sugo di limone.

Salsa al Culì di Fagioli bianchi.

Allorché li fagioli saranno cotti nell’acqua, prendete una cazzarola, con un pezzo di butirro, e un poco di farina, ponete sopra un fuoco leggiero, fategli prendere un bel color d’oro, aggiungeteci mezza cipolla trita, e ben spremuta, quando sarà anch’essa color d’oro, bagnate con sugo di manzo, o di vitella, fate consumare per metà a fuoco allegro, movendo I.094 spesso acciò non s’attacchi, scolate li fagioli quella quantità, che richiede la salsa, poneteli nella salsa suddetta con sale, pepe schiacciato, fateli cuocere un’ora dolcemente; allorché avranno preso sufficiente sapore, passateli al setaccio, o stamina, che la salsa sia color d’oro, e legata quanto basti; nell’atto di servire, poneteci un buon filetto d’aceto, e un poco di mostarda, se volete.

Salsa alla Polacca.

Quando avrete levati i petti, e le coscie, a qualche starna, o pernice, o beccaccia, o altro selvaggiume, prendetene le carcasse, pulitele bene, e rompetele in più parti, ponetele in una cazzarola con un poco d’olio, qualche scalogna, un pezzo di prosciutto, un mazzetto di petrosemolo, uno spicchio d’aglio, la quarta parte di una foglia di alloro, timo, basilico, una cipolletta con due garofani, passate sopra il fuoco, fate alquanto asciugare, aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate la metà restoran, o altro brodo colorito, e la metà culì di mongana, o altro culì, sale, e pepe schiacciato, fate bollire a picciolo fuoco; quando sarà consumato al suo punto, digrassate, passate al setaccio, e servite con sugo di limone.

Salsa al Blù Celeste.

Abbiate un verde di petrosemolo, cerfoglio, dragoncello, pimpinella, verde di cipolletta novella, imbianchito tutto, spremuto, e pesto bene, stemperatelo con un poco d’Italiana bianca, o culì bianco, sale, pepe schiacciato, noce moscata; ponetelo in una cazzarola sopra il fuoco I.095 senza bollire, passatelo al setaccio, che la salsa sia di un bel colore, e in servirla scaldatela al Bagno maria.

Salsa alla Principessa.

Mettete in una picciola cazzarola un cucchiaio d’olio buono, qualche fetta di prosciutto, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, un garofano, l’ottava parte d’una foglia di alloro; passate sopra il fuoco, e fate prendere un color d’oro, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con culì di mongana, o altro culì. Se la volete chiara in luogo del culì, poneteci il biondo di mongana, o altro brodo chiaro colorito, sale, pepe schiacciato, fate bollire a picciolo fuoco, digrassate, passate al setaccio, e servite con sugo di limone.

Salsa al Pere-Ninon.

Tritate ben fino qualche fegatino di pollo, o di selvaggiume, ponetelo in una cazzarola con un pezzo di butirro, petrosemolo, scalogna, quattro foglie di dragoncello, un poco di basilico, una cipolletta novella, il tutto trito fino; passate sul fuoco, quando il tutto sarà cotto, pestate nel mortaio, passate al setaccio, stemperate con un poco di culì, e restoran, o altro brodo colorito, aggiungeteci sale, pepe schiacciato, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fate stringere sul fuoco, e servitela con sugo di limone.

Salsa alla Rena.

Ponete in una cazzarola un pezzetto di mollica di pane, con un poco di consomè, o altro brodo buono bianco, fate stringere sopra il fuoco I.096 come una panata. Pestate bene nel mortaio sei mandorle dolci, aggiungeteci un poco di petto di pollo arrosto, la panata sudetta, due rossi d’uova toste, stemperate con un bicchiere di fiore di latte, che abbia bollito, passate al setaccio, che sia giusta di sale, e legata giustamente. Per servire scaldate al Bagno maria.

Salsa Russa alla Cakcina.

Prendete delle lattughe cappuccine, levategli tutte le foglie, lavatele bene, e allessatele quasi a cottura, spremetele, e dategli quattro, o più tagli, ponetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, fiore di latte passato al setaccio, culì, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate bollire mezz’ora a fuoco lento, e consumare al suo punto, e servite sotto a qualunque carne salata di Lingua, prosciutto, o altro, come si dirà in appresso.

Salsa all’Ivoare.

La salsa all’Ivoare non è altro che il fondo di una picciola bresa bianca ben fatta, la quale si forma col fondo della carne, che si vuoi servire; cioè Tocchini, Pollarde, Pollastri, Coscie, Ali, ec. come si dirà all’articolo della Polleria Tom. II. Cap. IV.

Salsa Russa alla Petroffe.

Tagliate dell’indivia, come la lattuga, allessatela bene, spremetela, dategli qualche taglio, mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, sugo di manzo, e fiore di latte passato al setaccio, sale, pepe fino, e noce moscata; fate bollire, e consumare al suo punto, e servite come sopra. Colla lattuga Romana potete fare lo stesso.

I.097
Salsa Russa alla Ropesce.

Prendete dei piedi d’indivia, allessateli, e tagliateli le teste, spremeteli bene, metteteli in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, sale, pepe fino, e noce moscata, fate bene asciugare sopra il fuoco, e un poco attaccare alla cazzarola, movendo spesso, bagnate con sugo di manzo, o di vitella carico di colore, fate bollire dolcemente, che consumi al punto di una salsa, levate il prosciutto, e servite.

Salsa al Culì di Cipolla.

Tagliate in fette sei, o sette cipolle, ponetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, passate sul fuoco, fategli prendere un bel color d’oro, aggiungeteci un pezzo di prosciutto, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con culì di mongana, o altro culì, e un poco di restoran, o altro brodo buono colorito, sale, pepe schiacciato, un mazzetto d’erbe diverse con due garofani, fate bollire a fuoco lento fintantoché consumi al suo punto, levate il prosciutto, il mazzetto, digrassate, e passate al setaccio, o stamina, che la salsa sia sufficientemente legata, e di buon gusto. Nel momento di servire metteteci un filetto d’aceto, e un poco di mostarda. Potete ancora farla in altra maniera, cioè quando le cipolle avranno preso sufficiente colore, poneteci un poco di farina, e metà sugo di manzo, o di vitella, e metà fiore di latte, e finitela come la precedente.

I.098
Salsa verde all’Olandese.

Capate, e lavate, petrosemolo, cerfoglio, dragoncello, pimpinella, spremete bene, e pestatele nel mortaio, stemperatele con un poco di consomè, o altro brodo bianco, passatele alla stamina ben forte, acciò n’esca tutto il sugo, ponete questo sugo in una cazzarola, con un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco senza bollire, e servite con sugo di limone.

Salsa al sugo chiaro.

Questa salsa la farete con qualsivoglia sugo, di manzo, di vitella, di castrato, o di mongana, che sia ben fatto, biondo, e chiaro; ci porrete scalogna trita ben lavata e spremuta, ovvero cipolletta novella anch’essa trita e lavata come sopra, o rocombole, o sivette, una fetta di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato, e servite levando il limone.

Salsa Biela Russa.

Mettete in una picciola cazzarola tanto fiore di latte per quanto avete bisogno di salsa, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, sale, noce moscata. Fate stringere sopra il fuoco e bollire un momento, acciò non senta la farina, osservando che non sia troppo legata, e servite questa salsa sopra a qualunque pudino all’Inglese, cotto alla Salvietta.



I.099

CAPITOLO SECONDO.

Del Manzo.


Cognizioni del Manzo.

Questo animale sparso ne’ due Continenti, è tanto necessario all’uomo per la sua utilità domestica, quanto per il suo nutrimento. Di tutti gli animali de’ quali si fa uso per servizio della Tavola, il manzo è quello che stabilisce il sodo fondamento dell’Arte della cucina, sia per il brodo, sia per il sapore, e sia per la sostanza della sua carne. Esso forma il principale nutrimento di tutti i Popoli della Terra. La sua carne salata, e sfumata, serve a diverse Nazioni, come la Russia, e l’Inghilterra, a farne non solo un gran commercio, ma ancora per servirsene nei lunghissimi viaggi di mare.
I migliori manzi che noi abbiamo, sono quelli che ci vengono recati dal Territorio di Perugia, detti Bovi Perugini, ed alcuni delle Tenute del nostro Agro Romano. Quanto ad altri Stati d’Italia, quelli della Toscana, e della Lombardia sono i migliori; benché il Piamonte, gli Stati di Genova, e di Venezia, non manchino di buoni ed ottimi manzi. Anche in Napoli, e Palermo si hanno nell’Inverno degli eccellenti manzi. Ma siccome quest’animale non si uccide nella cucina, che in occasioni molto estraordinarie, così è necessario di conoscere la di lui carne; imperocché il più delle volte i macellai vendono la carne di Vacca, sotto il nome popolare di Carne di Vaccina.

I.100 Per scegliere dunque della buona carne di manzo, bisogna osservare che sia d’animale giovane, ben coperta di grasso, e di un colore cremisi. Le parti, che si servano alla cucina sono, il Cervello, il Palato, la Lingua, gli Schinali, il Grasso, i Piedi, e la trippa. Nel quarto d’avanti la Spalla, le Coste, il Petto, li Tenerumi del petto, l’Armone, e il Collo. In quello di dietro la Noce, ossia Scannello, la Culatta, la Coscia, il Lombo, il Filetto del lombo, la Coda, e il Midollo. Si tralasciano diversi altri tagli, non essendone necessaria la spiegazione. Bisogna mettere in opera prima d’ogni altra cosa il Cervello, gli Schinali, il Palato, e la trippa; le altre parti richiedono di essere infrollite per qualche giorno, ma bensì più l’Inverno, che l’Estate.
La Lingua dev’essere infrollita, come la carne. I Palati si debbono porre subito in opera, e bisogna sceglierli bianchi, grassi, e senza durezze; quelli che sono sottili, e gialli nell’estremità sono ordinariamente di vacca. La trippa dev’essere bianca, grossa, e grassa. Il Grasso di manzo dev’essere posto in opera freschissimo.

Lingua di Manzo alla Poele.

Antrè = Prendete una bella lingua di manzo, lavatela, e tagliategli la regaglia da capo, fatela allessare una mezz’ora all’acqua bollente, passatela alla fresca, lardatela di grossi lardelli di prosciutto per traverso, fatela cuocere in una poele, che vi abbia già servito per cuocere la polleria; e bresatela come la Senteminult con qualche fetta di lardo e prosciutto; quando sarà cotta levategli la pelle, e tagliatela in mezzo per lungo, senza totalmente dividerla, ponetela I.101 sopra il piatto e servitela con una salsa di Capperi, che troverete all’articolo delle salse pag. 81.

Lingua di Manzo alla Senteminult.

Antrè = Prendete una lingua di manzo, tagliategli la regaglia, allessatela un quarto d’ora, poi lardatela per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, fatela cuocere con brodo bianco, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, sale, pepe sano, qualche garofano, cipolla, carota, e panè, in fette, un mazzetto di petrosemolo, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, timo, e basilico; allorché sarà cotta, levategli la pelle, e tagliatela in mezzo per lungo senza dividerla del tutto; ponetela sopra un piatto, stendeteci sopra una Senteminult, panatela di mollica di pane ben fina, fategli prendere un bel colore d’oro al forno, e servitela con sotto una salsa al culì di prosciutto, o altro di vostro genio, con sugo di limone. Il culì vedete alla pag. 7. e la Senteminult pag. 20.

Lingua di Manzo panata.

Orduvre = Quando la lingua di manzo sarà cotta, e tagliata, come la precedente, ungetela con butirro squagliato, mescolato con rosso d’uovo, sale, e pepe schiacciato, panatela tutta di mollica di pane grattato fino, fategli prendere un bel colore alla gratella, o al forno, e servitela con sotto una salsa alla Scalogna, con un buon sugo di limone, che troverete alla pag. 91.

Lingua di Manzo Agro-dolce.

Antrè = Fate cuocere una lingua di manzo, lardata per traverso di lardelli di prosciutto, in una bresa, come alla Senteminult, aggiungendoci soltanto qualche fetta di lardo, e prosciutto, I.102 oppure in una poele, ove di già abbiano cotto dei polli, imperocché per cuocere, Lingue, Teste, Piedi, Orecchie di Manzo, di Mongana, di Cignale, di Maiale ec. come anche grossi Gallinacci in adobbo, o rifreddi, Manzo alla bresa ec. si mette in opera detta poele, come si pratica in tutte le buone cucine, e specialmente per quelle carni, che richiedono del nutrimento. Quando la lingua sarà cotta, levategli la pelle, e tagliatela in mezzo per lungo, mettetela in una salsa Agro-dolce, che troverete alla pag. 77., acciò prenda sapore, fategli fare qualche bollo, aggiungeteci un poco di culì, se bisogna, e servitela con poca salsa.

Lingua di Manzo al Naturale.

Orduvre = Allessate una lingua di manzo un quarto d’ora, poi lardatela di lardelli di lardo, e fatela cuocere nella marmitta dell’Allesso, ovvero con acqua, sale, una carota, un mazzetto di erbe, una cipolla con tre garofani. Quando sarà cotta, levategli la pelle, dividetela in mezzo per lungo, e servitela con petrosemolo intorno; oppure con petrosemolo, e scalogna trita, sale, pepe schiacciato, un poco di sugo di manzo, e sugo di limone.

Lingua di Manzo alle Cipollette.

Antrè = Allessate, e lardate di lardelli di prosciutto, una lingua di manzo, fatela cuocere in una bresa leggiera, o in una poele; quando sarà cotta, levategli la pelle, spaccatela in mezzo per lungo, e servitela con un ragù di cipollette, che troverete all’articolo dei ragù, Tom. IV. Cap. I., ovvero con una salsa alli cedrioletti, che troverete allo stesso Capitolo.

I.103
Lingua di Manzo al Forno.

Orduvre = Quando sarà cotta la lingua di manzo, come la precedente, levategli la pelle, tagliatela per lungo in quattro fette eguali, panatele, come alla Senteminult, e ponetele sopra un piatto, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitela con una salsa al culì di Pomidoro, ovvero una salsa chiara all’agresto, che potete vedere all’articolo delle salse. Le lingue di manzo fresche sono poche in uso nella buona cucina; preferendosi sempre le Sfumate, Furrè, e allo Scarlatto, come si dirà all’articolo dei Rifreddi, Tom. VI., non ostante si possono servire, dandogli un poco di nitro, e sale comune per cinque, o sei giorni, poi lavarle bene, lardarle, e cuocerle in una buona bresa, e servirle con qualunque salsa Piccante, o ragù, o salsa d’Erba, che vorrete.

Lingua di Manzo in fricandò.

Antrè = Fate sgorgare, e imbianchire all’acqua bollente una lingua di manzo, ponetela poscia in una marmitta, con brodo, qualche fetta di lardo, una cipolla, una carota, un mazzetto d’erbe diverse, mezza foglia di alloro, due spicchi d’aglio, un poco di basilico quando sarà cotta più della metà tiratela fuori; levategli la pelle, e piccate tutto il di sopra di minuto lardo, prima che sia del tutto fredda, fatela finire di cuocere in una cazzarola, come un fricandò, glassatela, e servitela con sotto una salsa Russa alla Cakcina, che troverete alla pag. 96.

Lingua di Manzo alla Poevrada.

Antrè = Questa si prepara nella stessa maniera, che la precedente, solo, che quando sarà I.104 piccata, in luogo di farla cuocere come l’altra, si pone allo spiedo, e si fa finire di cuocere di un bel color d’oro, e la servirete con una salsa alla Poevrada, che troverete alla pag. 70.

Lingua di Manzo agli Spinaci.

Antrè = Fate cuocere una lingua di manzo, lardata per traverso di lardelli di prosciutto, con brodo, qualche fetta di lardo, e di prosciutto, una cipolla con due garofani, una carota, una panè, un mazzetto d’erbe diverse, mezza foglia di alloro, tre scalogne, timo, basilico e pepe sano. Prima peraltro si deve allessare, per una mezz’ora avanti di lardarla e porla in detta bresa, e di lasciarla ancora quanto basti all’acqua tiepida. Quando sarà cotta, levategli la pelle, se non è furrè, tagliatela in mezzo per lungo, e servitela sopra una salsa di Spinaci, che troverete alla pag. 76.

Lingua di Manzo in Certrosa.

Antrè = Abbiate una lingua di manzo rifredda senza essere lardata. Prendete dei cavoli Bolognesi la quantità necessaria, tagliateli in quattro parti, lavateli, e allessateli, passateli all’acqua fresca, tagliategli il fusto di mezzo, e formatene tanti grossi mazzetti legati. Prendete una cazzarola, poneteci nel fondo delle fette di manzo, di lardo, di prosciutto, di cipolla, di carote, due spicchi d’aglio, aggiustateci sopra li mazzetti de’ cavoli, aggiungeteci sale, pepe fino, e spezie fine, coprite con fette di lardo, di prosciutto, di cipolle, di carote, fette di manzo, dovendo essere bresati tanto sopra, come sotto. Ponete la cazzarola sul fuoco, fate alquanto sudare, bagnate con brodo I.105 generale, che non sia digrassato, e fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; potete aggiungnervi qualche buona salciccia, se l’avete, o un pezzo di ventresca. Prendete una cazzarola della grandezza dell’Antrè, che volete fare, copritela tutta al di dentro di fette di lardo di una grossezza eguale, che non soprappongano l’una coll’altra; sopra detto lardo, guarnite tanto il fondo, che all’intorno di fette di lingua rifredda, di un bel color cremisi, e tagliate con eguaglianza, tramezzatele con cipolline, e carote intagliate, cotte prima in un buon brodo bianco, dovendo formare una simitria dentro la cazzarola. Tirate fuori i cavoli dalla bresa, che sieno caldi, poneteli sopra un panno pulito, scioglieteli, e spremeteli bene uno per volta, involtandoli nello stesso pannolino, e torcendoli alquanto; poneteli nella cazzarola, che avete preparata, tramezzandoli con qualche fetta di lingua; allorché sarà piena, prendete una salvietta pulita a quattro doppi, mettetela sopra la cazzarola premendo alquanto acciò n’esca qualche poco di umido se vi fosse, fate cuocere una mezz’ora ad un forno temperato. Un poco prima di servire tirate fuori la cazzarola, rivoltatela sopra il suo coperchio, e lasciatela così qualche poco, acciò scoli il grasso. Nel momento di servire alzate la cazzarola, levate le fette di lardo, scolate bene la Certrosa, ponetela sul suo piatto, e servitela con sopra una salsa alla Spagnuola, che troverete alla pag. 65.

Lingua di Manzo in Tortigliè.

Antrè = Tagliate in fette per traverso una lingua di manzo rifredda, che le fette siano tutte I.106 tonde nella stessa guisa, abbiate una farsa di Chenef che troverete al Tom. IV. Cap. I., stendetene un mezzo dito nel piatto che dovete servire, prendete le rotelle di lingua, formate un tortigliè sopra la farsa di Chenef, che non passi il bordo del piatto, d’una fetta di lingua ritta, e un poco di farsa tramezzo, in maniera che formi un buco in mezzo del piatto. Coprite con fette di lardo cotte in qualche bresa, e un foglio di carta; fate cuocere a un forno temperato. Nel momento di servire levate il lardo, scolate il grasso, e guarnite intorno di cipolline grosse come noci moscate, cotte con buon brodo, o consomè, e un pezzetto di prosciutto; nel buco di mezzo vi porrete un ragù di animelle, o melè, che troverete ambidue all’articolo dei ragù Tom. IV. Cap. 1., e servite con un poco di salsa alla Spagnuola e sugo di limone sopra il tortigliè, e cipollette.

Lingua di Manzo in Sortù.

Antrè = Coprite una cazzarola di fette di lardo come quella della lingua di manzo in Certrosa; abbiate una lingua un poco calda cotta in una buona bresa, tagliatela in filetti per lungo della grossezza degli schinali di manzo, che avrete anche pronti, e imbianchiti; fate un giro in fondo della cazzarola di un filo di schinale, ed uno di lingua, e così di mano in mano fintantoché la cazzarola sarà tutta guarnita, tanto nel fondo, come all’intorno. Abbiate una farsa di Chenef come la precedente, mettetela tutta all’intorno alla grossezza di un pollice, poneteci in mezzo un ragù di animelle, o di piccioni, cuoprite col rimanente della farsa, fate cuocere al I.107 forno. Quando sarà il momento di servire, rivoltate il Sortù sopra un coperchio, scolatene il grasso; levate le fette di lardo, posatelo leggermente sopra il piatto, acciò non si rompa, e servitelo con una salsa alla Spagnuola, che troverete alla pag. 65.

Lingua di Manzo alli Cavoli.

Antrè = Fate rinvenire nell’acqua una lingua di manzo come le precedenti, allessatela una mezz’ora, e lardatela per traverso di lardelli di lardo; fatela cuocere dolcemente in una buona bresa leggiera; quando sarà cotta levategli la pelle, tagliatela in mezzo per lungo, ponetela sopra il piatto, guarnitela di mazzetti di cavoli preparati come per la Certrosa, e servitela con una salsa all’Italiana rossa, che troverete alla pag. 65.

Lingua di Manzo in ogni maniera.

Antrè = La lingua di manzo o piccata di minuto lardo come un fricandò, o lardata per traverso di lardelli di lardo, o di prosciutto, oppure di tutte e due le sorti, si possono servire con qualunque Salsa, ragù, Purè, o Erbe. All’articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV., ne parlerò ancora qualche poco.

Cervello di Manzo.

Orduvre = Questo si prepara esattamente come quello della Vitella, della Mongana, dell’Agnello, del Capretto, e del Abbacchio, di quello del Castrato, e del Maiale non se ne fa molto uso. Onde al capitolo della Vitella mongana, troverete la maniera di apprestarlo.

I.108
Palati di Manzo alla Pulette.

Orduvre = Prendete quattro, o sei palati di manzo, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, cambiategliela più d’una volta, e finalmente mettete la cazzarola sopra il fuoco andandoli sempre movendo fintantoché vedrete che si distacca la pelle; allora tirateli indietro, e ad uno per volta col coltello raschiatela, che si staccherà con ogni facilità, e passateli all’acqua fresca; ciò devesi praticare in tutti i palati. Fateli poscia quasi cuocere con brodo generale e poco sale, indi tagliateli in mostacciuoli, o grossi filetti, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un poco di sale, una cipolla con due garofani, passateli sopra il fuoco, aggiungeteci un poco di farina, bagnateli con metà brodo, e metà consomè, o altro brodo bianco; fateli bollire a picciolo fuoco. Quando saranno cotti, e la salsa consumata al suo punto, digrassate, prendete una cucchiaia, levate pezzo per pezzo i palati, poneteli in altra cazzarola, e passateci unitamente la salsa per setaccio; ciò si fa per maggior pulizia. Allorché volete servirli, legateli con una liason di tre rossi d’uova fresche stemperati con un poco di fiore di latte, e sugo di limone.

Palati di Manzo alla Senteminult.

Orduvre = Quando li palati di manzo saranno puliti, e mezzo allessati, metteteli a cuocere con fette di lardo sotto, e sopra, fette di prosciutto, di carote, di cipolle, di panè, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, con due garofani, sale, bagnateli con brodo gene rale, e fateli cuocere dolcemente. Quando saranno cotti, I.109 poneteli sopra un piatto, conditeli con un poco di sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato; allorché saranno quasi freddi aggiungete un rosso d’uovo nel butirro, ungete bene i palati sotto, e sopra, e panateli con mollica di pane grattata fina; fategli prendere un bel colore sulla gratella, e serviteli con sugo di limone, e una salsa chiara al Dragoncello, oppure alla Scalogna. La maniera di farle vedete all’articolo delle Salse.

Palati di Manzo all’Inglese.

Orduvre = Prendete dei palati di manzo ben puliti, e cotti in una bresa come la precedente, spaccateli in mezzo nella loro grossezza come due fette di lardo, farsiteli con una farsa di Chenef, oppure con un Salpiccone ben fino, involtateli propriamente, e nel momento di servire intingeteli in una pastella, fateli friggere nello strutto di un bel color d’oro, e serviteli con petrosemolo fritto. Si possono ancora dorare, panare, e friggere di bel colore.

Palati di Manzo in Crocchetti.

Orduvre = Allorché i palati di manzo saranno puliti, e cotti del tutto in una bresa, tritateli ben fini; prendete una cazzarola, metteteci un pezzo di butirro, e un poco di farina, ponetela sopra il fuoco, quando sarà squagliato aggiungeteci metà fiore di latte, e metà consomè, o altro brodo bianco, tartufi, prugnoli, prosciutto che abbia un poco sudato in una picciola cazzarola, il tutto trito fino, uniteci li palati di già tritati, sale, pepe schiacciato, e un poco di noce moscata; fate cuocere al suo punto di consistenza; ed allorché la dose sarà fredda formatene de’ piccioli Crocchetti grossi I.110 come noci moscate, infarinateli, bagnateli con uovo sbattuto, e panateli di mollica di pane ben fina. Osservate che siano tondi, e tutti eguali. Nel momento di servire fateli friggere nello strutto ben caldo, acciò prendono subito un bel color d’oro, e serviteli con petrosemolo fritto.

Palati di Manzo in Marinada.

Orduvre = Cotti che saranno in una buona bresa i palati di manzo li tagliarete in quattro, o sei pezzi, li marinerete con sale, pepe schiacciato, cipolla in fette, una foglia di alloro, fusti di petrosemolo, basilico, uno spicchio d’aglio, e aceto. Quando dovrete servire levateli dalla marinada, asciugateli, metteteli in una pastella, e fateli friggere di un bel color biondo, guarniteli di petrosemolo fritto.

Palati di Manzo al Sultano.

Orduvre = Allorché i palati di manzo saranno ben puliti, e cotti in una bresa, tagliateli con un taglia paste in rotelle tonde tutte eguali, tagliate altrettante rotelle di mollica di pane, e fatele friggere ben bionde nel butirro, o nello strutto. Prendete il piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra le rotelle di palato, e sopra ad ogni rotella poneteci una fetta di pane fritto, mettete un poco di salsa al Sultano in fondo del piatto, e fate mittonare sopra un fuoco lento, il piatto coperto. Nell’atto di servire versate il resto della salsa sopra ad ogni rotella di pane, e servite con sugo di limone. La Salsa vedetela alla pag. 87.

Palati di Manzo in trippa.

Orduvre = Quando li palati di manzo saranno cotti in una bresa, o con acqua, sale, una cipolla con due garofani, e un mazzetto d’erbe diverse; tagliateli in sei pezzi per ciascheduno, I.111 passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, sale, pepe schiacciato, noce moscata; bagnate con un poco di culì, e fateli mittonare dolcemente un’ora sopra la cenere calda. Prendete poscia il piatto, che dovete servire, metteteci nel fondo la metà della salsa dei palati, e sopra parmigiano grattato mescolato con qualche frondina di menta, aggiustateci i pezzi di palato, ricoprite col resto della salsa, e con parmigiano grattato; ponete il piatto coperto sopra la cenere calda, e servite con crostini di pane fritti intorno. Osservate che la salsa deve essere poca.

Palati di Manzo al parmigiano.

Orduvre = Quando i palati di manzo saranno cotti, e raffreddati, tagliateli per traverso in fette larghe due dita; tagliate ancora altrettante fette di mollica di pane della stessa grandezza, che farete friggere nel butirro d’un color biondo; mettete in una cazzarola un pezzetto di butirro, un poco di culì, altrettanto fiore di latte passato al setaccio, sale, e pepe schiacciato; fate stringere sopra il fuoco, ponete la metà di questa salsa nel fondo del piatto, che volete servire, e del parmigiano grattato sopra, poi aggiustateci sopra le fette de’ palati, e le fette di pane tramezzate una coll’altra alzate per coltello, versateci sopra per tutto il restante della salsa, e spolverizzate di parmigiano grattato; fate prendere al forno un bel colore, e servite.

Palati di Manzo in Menù Droet.

Antremè = Prendete due cipolle, tagliatele in filetti, ponetele in una cazzarola, passatele sopra il fuoco con un pezzo di butirro; allorché I.112 saranno color d’oro, aggiungeteci dei palati di manzo cotti in una bresa, e tagliati i filetti per traverso, bagnate con un poco di culì, e restoran, o altro brodo colorito, fate bollire dolcemente, aggiungeteci un poco di sale, pepe schiacciato, e noce moscata; nel momento di servire un poco di mostarda, e un buon filetto d’aceto. Serviteli con crostini fritti intorno.

Palati di Manzo alla Mariette.

Orduvre = Fate cuocere quattro palati di manzo per lo spazio d’un’ora con acqua, e sale, indi spaccateli in due parti, come due fette di lardo, ponete tramezzo a ciascheduna fetta un Salpiccone crudo, che troverete nel Tom. IV. Cap. I., cucite tutto all’intorno i due mezzi palati, come se fossero interi, aggiustateli propriamente in una cazzarola con brodo, poco sale, un mazzetto di erbe diverse, una cipolletta con due garofani, uno spicchio d’aglio, due fette di carota, due scalogne; coprite con un foglio di carta, fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; quando saranno cotti, e che dovete servire, accommodateli sopra il piatto ben scolati, scioglieteli, e serviteli con una salsa alla Mariette, che troverete alla pag. 79.

Palati di Manzo alla Provenzale.

Orduvre = Abbiate dei palati di manzo cotti in una bresa, tagliateli in filetti per traverso, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, scalogne, cipolla, petrosemolo, prugnoli, qualche foglia di dragoncello, il tutto trito ben fino, un cucchiaio d’olio, uno spicchio d’aglio, fate mittonare sopra il fuoco un quarto d’ora, I.113 aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, fatelo consumare, bagnate con un poco di culì, un poco di restoran, o altro brodo colorito, fate bollire dolcemente; quando la salsa è consumata al suo punto, digrassate, levate l’aglio, e servite con sugo di limone e crostini fritti intorno.

Palati di Manzo alle Cipollette.

Orduvre = Questi si fanno come quelli al parmigiano colla sola diversità, che in luogo di tramezzare i filetti di palati con le fette di pane fritte, si tramezzano con delle cipollette d’inverno cotte in un brodo buono bianco, e un pezzetto di prosciutto. Il resto si finisce precisamente come l’altro.

Palati di Manzo in escaloppe.

Orduvre = Abbiate dei palati cotti con acqua, e poco sale, nettateli bene dei nervi, e tagliateli in fette assai fine. Squagliate in una picciola cazzarola un pezzo di butirro, guarnite il fondo di fettine di prosciutto, e sopra aggiustateci le fette de palati, con petrosemolo, cipolla, scalogna, prugnoli, o tartufi secondo la stagione, una punta d’aglio, il tutto trito ben fino, niente sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Formate in tal guisa tre, o quattro strati; quando sarà finito, coprite di qualche fetta di lardo, e un foglio di carta. Fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare di nuovo, levate il lardo metteteci un poco di culì, e un poco di biondo di mongana, o altro brodo colorito; fate ancora bollire dolcemente qualche poco, digrassate, e servite a corta salsa, con sugo di limone, e crostini fritti intorno.

I.114
Palati di Manzo alla ravigotte.

Orduvre = Prendete dei palati di manzo cotti all’acqua, tagliate ciascheduno in sei pezzi eguali, e metteteli in una cazzarola, con un pezzo di prosciutto, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse con una cipolla novella, uno spicchio d’aglio e due garofani; passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino bianco bollente, fatelo consumare, sbruffateci un poco di farina, bagnate con biondo di mongana, o altro brodo colorito; fate bollire a picciolo fuoco, con sale, e pepe schiacciato, digrassate, lasciate consumare al punto di una salsa legata, e allorché sarete al momento di servire, ci aggiungerete un poco d’erbe a ravigotte, imbianchite, e tritate ben fine. Servite con crostini fritti intorno. Per il numero, e quantità di quest’erbe vedete salsa alla ravigotte pag. 67.

Palati di Manzo all’Italiana.

Orduvre = Prendete quattro palati di manzo, cotti in una bresa leggiera, spaccateli in mezzo come due fette di lardo, tagliateli propriamente all’intorno; abbiate una farsa di Gratino con qualche tartufo trito, stendetene un poco sopra a ciascuna fetta di palato, formatene otto rulade, tutte eguali; prendete il piatto, che dovete servire, stendeteci un dito di farsa nel fondo, aggiustateci sopra le rulade, copritele di una Senteminult, panatele di mollica di pane ben fina, fategli prender colore in un forno temperato, e servitele ben digrassate, e tramezzate di creste di pane fritte, con una salsa all’Italiana chiara. Nel mezzo vi potete porre un I.115 ragù, ovvero una cima di Cavolo fiore cotta in un bianco. L’Italiana chiara vedete alla pag. 66. La farsa di Gratino al Tom. IV. Cap. I.

Palati di Manzo in Granata.

Antrè = Quando i palati di manzo saranno cotti in una bresa, tagliateli bene all’intorno, e lasciateli sani, prendete una cazzarola della grandezza che volete fare l’Antrè, guarnite tutto il di dentro di fette di lardo, come la lingua in Certrosa; abbiate dei tartufi grossi imbianchiti, delle carote gialle, e rape, cotte nel brodo, formate una grande stella, o qualche altro disegno nel fondo della cazzarola, posateci sopra i palati, che il bello resti sopra il lardo, e tra un palato, e l’altro poneteci un gambero, o due, a’ quali avrete levato la coccia, le picciole zampe, mondata la coda, e spuntate le grosse zampe, mettete intorno, e in fondo della farsa di Chenef, e in mezzo un ragù d’animelle; coprite con altra farsa, e fate cuocere a un forno temperato; quando la Granata sarà cotta rivoltatela sopra un coperchio, lasciatela qualche poco, acciò scoli il grasso, alzate poscia la cazzarola, levate le fette di lardo, e pian piano ponetela nel suo piatto. Bisogna avere attenzione in queste sorta di Antrè, che non si rompano quando si levano dalla cazzarola; e servite con sotto una salsa alla Spagnuola e sugo di limone, che troverete alla pag. 65. la farsa di Chenef, e il ragù al Tom. IV. Cap. I.

Palati di Manzo al Gratino.

Antrè = Abbiate sei palati di manzo cotti come li precedenti, de’ quali con la sudetta I.116 farsa di Chenef ne formerete sei belle rulade tutte eguali, e tagliate propriamente, stendete un dito di farsa di Gratino cruda nel fondo del piatto, che volete servire, e aggiustateci sopra le sei rulade. Fra mezzo a ciascheduna vi metterete due grosse creste di pollastro cotte in un bianco, coprite con fette di lardo cotte in qualche bresa, un foglio di carta; fate cuocere a un forno temperato per un quarto d’ora, digrassate, levate le fette di lardo, e nell’atto di servire guarnite tutto all’intorno di ovette nonnate imbianchite, pelate, e dentro molli, e versateci sopra una salsa picciola Italiana con sugo di limone, che troverete alla pag. 74.

Palati di Manzo in Atelette.

Orduvre = Quando i palati di manzo saranno cotti in una bresa, tagliateli in dadini tutti eguali, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, sale, e pepe schiacciato, bagnate con poco culi bianco, o Italiana bianca; oppure metteteci un poco di farina e bagnate con brodo bianco; fategli fare ancora qualche bollo, poi versateli sopra un piatto, e quando saranno quasi freddi metteteci un rosso, o due d’uova, secondo la quantità de’ palati, mescolate bene, e infilateli a spiedini di argento, o di legno lunghi meno di un palmo, panateli con mollica di pane ben fina; fateli cuocere alla gratella di un bel color d’oro, e serviteli con salsa alla Scalogna, e sugo di limone, che troverete alla pag. 91.

Palati di Manzo in Fricassè.

Orduvre = Prendete sei palati di manzo, fateli cuocere due ora con acqua, e sale, poi formate d’ogni palato quattro, o sei pezzi, I.117 poneteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di carota, un poco di sellero, uno spicchio d’aglio, sale, pepe schiacciato; passate sopra il fuoco, sbruffateci un poco di farina, bagnate con brodo generale, fate cuocere a fuoco lento, e ridurre al punto di una salsa, digrassate, ponete i pezzi de’ palati in un altra cazzarola pulita, passateci dentro la salsa col setaccio, e nel momento di servire legateli con una liason di tre rossi d’uova, sugo di limone e petrosemolo trito imbianchito all’acqua bollente e ben spremuto; guarniteli all’intorno con crostini di mollica di pane fritti nel butirro.

Palati di Manzo alli Piselli fini.

Orduvre = Tagliate sei palati di manzo in quattro o sei pezzi, e cotti come li precedenti, metteteli in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un pezzo di prosciutto, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta novella, due garofani, una quantità sufficiente di piselli, sale, e pepe fino, passate sul fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con restoran, o altro brodo colorito; fate cuocere a picciolo fuoco, e consumare al suo punto; nel momento di servire digrassate, levate il prosciutto, e il mazzetto. Tanto questi, come i precedenti, li potete servire con crostini fritti intorno.

Coda di Manzo alli Cavoli.

Antrè = Tagliate una coda di manzo in diversi pezzi, fatela sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, poscia allessatela un momento all’acqua bollente, passatela alla fresca, mettetela I.118 in una marmitta con brodo, e poco sale, ponetela al fuoco, fatela cuocere quasi due ora. Prendete un’altra marmitta, poneteci nel fondo delle fette di lardo, di prosciutto, di cipolla, di carota, sellero e sopra i pezzi della coda, che levarete dal suo brodo. Abbiate delli cavoli Bolognesi allessati, e legati in mazzetti ben spremuti, aggiustateli sopra la coda, e finite coprendo con qualche fetta di lardo, di prosciutto, cipolla, carota, sellero, uno spicchio d’aglio, sale, e spezie fine, tre garofani: fate sudare un momento sopra il fuoco, bagnate col brodo della coda, e se non basta aggiungetene dell’altro, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando il tutto sarà cotto, e che dovete servire, levate i cavoli, scioglieteli, e spremeteli bene del grasso, aggiustateli nel piatto tramezzati con li pezzi di coda, e servite con sopra una salsa alla Spagnuola, che troverete alla pag. 65.

Coda di Manzo alle Cipolle Glassate.

Antrè = Fate prima sgorgare, e poi cuocere un poco all’acqua e sale, una coda di manzo tagliata in pezzi; dopo la farete cuocere del tutto in una bresa, la metà brodo, e la metà poele; o bresa allungata; quando la coda sarà cotta aggiustatela sopra il piatto, e guarnitela di cipolle glassate. Queste si fanno, come siegue: sciegliete dieci cipolle eguali, mondatele, e imbianchitele all’acqua bollente mettetele, in una cazzarola con un pezzo di butirro, e un pezzo di prosciutto, sale, e pepe schiacciato, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra, quando saranno glassate da una parte voltatele dall’altra, che siano di un bel I.119 color d’oro, guarniteci i pezzi di coda di manzo, e servite con una buona salsa all’Italiana rossa, rilevata con un filetto d’aceto; la maniera di farla alla pag. 65.

Coda di Manzo in Hoscepot.

Antrè = Quando la coda di manzo tagliata in pezzi sarà cotta in una bresa, asciugatela bene del grasso, e servitela guarnita di rape, carote, sellari, cipollette, torsuti, il tutto intagliato propriamente, imbianchito all’acqua bollente, e cotto con consomè, o altro brodo buono, un pezzo di prosciutto, sale, garofani, un mazzetto di erbe diverse, dando a ciascheduna sorte dell’erbe sudette la cottura, che richiede, e servite con sopra una salsa al culì di prosciutto, che troverete alla pag. 7.

Coda di Manzo in diverse maniere.

Antrè = Prendete una bella coda di manzo che sia carnuta, tagliatela in pezzi, fatela sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, imbianchitela all’acqua bollente, passatela alla fresca, asciugatela, ponetela in una marmitta con brodo generale, fette di lardo, e di prosciutto, due cipolle con tre garofani, una carota, una panè, un mazzetto d’erbe diverse, due spicchi d’aglio, mezza foglia di alloro, sellero, timo, basilico, sale; fatela cuocere a picciolo fuoco; quando sarà cotta, la potete servire in diverse maniere, cioè panata, alla Senteminult, con tutte sorta di Salse, e ragù, come di Cedrioli, Marroni, Rape, Cipollette, Piselli fini, Cavoli fiori, Animelle, Cedrioletti sotto aceto, e tutto ciò, che giudicate a proposito. Alle Purè, e Culì ne parlerò all’articolo delle Terrine Tom. III., Cap. IV.

I.120
trippa di Manzo alla Romana.

Orduvre = Quando la trippa di manzo sarà ben pulita, e lavata, fatela cuocere con acqua, sale, una cipolla con tre garofani, un mazzetto di petrosemolo con sellero, carota, due spicchi di aglio, mezza foglia di alloro; fatela bollire in una marmitta a picciolo fuoco sei, o sette ore, che sia ben schiumata; quando sarà cotta tagliatela in quadretti, mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, sale, e pepe schiacciato, passate sopra il fuoco, aggiungeteci un poco di Spagnuola, o Culì. Abbiate un piatto con un picciolo bordo di pane, o di pasta, fate un suolo di parmigiano grattato, e un suolo di trippa con un poco di salsa, e così continuate fino a tanto che il piatto sia sufficientemente pieno, terminando col parmigiano grattato, nel quale avrete cura di mescolare qualche frondina di menta Romana; ponete alla bocca del forno, o sulla cenere calda acciò prenda sapore, e servite ben calda.

trippa di Manzo in Fricassè.

Orduvre = Allorché la trippa di manzo sarà quasi cotta nell’acqua e sale, come la precedente, tagliatela in filetti lunghi mezzo dito, metteteli in una cazzarola con Culì bianco, o Italiana bianca, la quantità necessaria per una salsa, fate bollire dolcemente, quando sarete al momento di servire legate con una liason di tre rossi d’uova, o più, o meno secondo la quantità della trippa, sugo di limone, petrosemolo e menta trita imbianchite. Se non avete culì bianco, o italiana bianca in tal caso passate la trippa sopra il fuoco dentro una cazzarola, con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe I.121 diverse, un pochetto di pepe schiacciato, sbruffateci un pizzico di farina e bagnate metà brodo generale, e metà consomè, o altro brodo bianco, fate cuocere un poco dolcemente, digrassate, e servite come sopra, che stia bene di sale. Quando sarà tempo dell’agresto vi porrete questo sugo, in luogo di quello di limone.

trippa di Manzo al Culì di Pomidoro.

Orduvre = Cuocete la trippa nell’acqua, come la precedente, quando sarà cotta tagliatela in pezzetti quadrati. Prendete un piatto, fateci un suolo di culì di Pomidoro, e parmigiano grattato con qualche fronda di menta trita, e un suolo di trippa, e continuate così fintanto che il piatto sarà pieno, terminando col culì, e parmigiano, abbiate attenzione di mettervi sopra un pochetto di pepe schiacciato, e che la trippa stia bene di sale; ponete il piatto coperto alla bocca del forno, oppure sopra la cenere calda, acciò prenda sapore. Un buon brodo di Garofanato, con sugo di Pomidoro, o senza, è ancora ottimo.

trippa di Manzo in Marinada.

Orduvre = Fate cuocere la trippa, che sia ben pulita, in una bresa leggiera, o con acqua, e sale come alla Romana; allorché sarà cotta asciugatela del grasso, e tagliatela in pezzi eguali, non molto grandi, ponetela in una terrina, marinatela con aceto, sale, pepe schiacciato, cipolla in fette, petrosemolo, fate una pastella per frittura, levate la trippa dalla marinada, asciugatela, e bagnatela nella pastella, e friggetela di bei color d’oro, servita con petrosemolo, e menta fritta.

I.123
trippa di Manzo alla Roberta.

Orduvre. = Tagliate delle cipolle in dadini, mettetele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro; quando saranno cotte, e di un bel color d’oro, abbiate della trippa di manzo cotta come alla Romana, tagliatela in filetti, o in piccioli mostacciuoli, ponetela nella cazzarola con la cipolla, bagnate con culì, mezzo bicchiere divino bianco consumato per metà, un poco di restoran, o altro brodo colorito, fate finire di cuocere, e consumare al suo punto, servite con un poco di mostarda, e un filetto d’aceto, oppure un buon sugo di limone, e crostini fritti intorno.

trippa di Manzo alla Bonne Famme.

Orduvre. = Allorché la trippa di manzo sarà cotta in una bresa, e bene asciugata dal grasso, tagliatela in piccioli pezzi rotondi, mettetela in una cazzarola con tanto culì, quanto basti per la salsa, sale, e pepe schiacciato, fatela alquanto bollire, e nel momento di servire legatela con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, parmigiano grattato, qualche frondina di menta, e servitela con sugo di limone, e crostini di pane fritti intorno.

trippa di Manzo in ogni maniera.

Orduvre = Quando la trippa di manzo sarà cotta in una bresa leggiera, la potete servire tagliata in filetti, o in dadi, con ogni sorte di ragù d’erbe, Salse legate, all’Erbe fine, culì di prosciutto, di Pomidoro, o altro. Alle Terrine Tom. III. Cap. IV. ne parlerò ancora.

fricandò di Manzo.

Grosso Antrè = Prendete una bella noce di manzo, levategli tutti i nervi, e pelle all’intorno, I.123 battetela un poco tramezzo un panno bagnato, lardatela al di sotto di lardelli di prosciutto conditi con erbe fine, pepe, e sugo di limone, poi piccatela dalla parte di sopra di minuto lardo, imbianchitela all’acqua bollente, e ponetela in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto di petrosemolo, con una cipolla, tre garofani, un pezzo di carota, una testa di sellero, uno spicchio d’aglio, poco sale, bagnate con brodo generale, coprite con un foglio di carta, e fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; quando sarà cotta, se non avete altra glassa, passate il fondo del fricandò per un setaccio fino, digrassatelo, fatelo consumare a fuoco gagliardo al punto di una glassa, glassateci il fricandò, che sia ben, biondo, e servitelo con sotto quella Salsa, o ragù d’erba, che credete a proposito.

fricandò di Manzo alla Cittadina.

Grosso Antrè = Prendete una noce di manzo come la precedente, levategli un poco di grasso, qualora ne avesse troppo, e lasciatela come si trova, battetela un poco tramezzo un panno bagnato, acciò prenda una bella forma, lardatela di lardelli di lardo, e prosciutto conditi come sopra, e ponetela in una marmitta, o braciera giusta alla sua grandezza, con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto di petrosemolo come il precedente, poco sale, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, bagnate con brodo generale, coprite con un foglio di carta, e fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; quando sarà cotta I.124 passate il fondo come sopra se non avete altra glassa, digrassatelo bene, e fatelo consumare a fuoco allegro al punto di glassa. Nel momento di servire levate la noce, che sia ben calda, glassatela dalla parte superiore, che sia d’un bel color d’oro, e servitela con sotto quella Salsa d’erba, o ragù, che più vi piacerà.

Piccioli fricandò di Manzo.

Antrè = Prendete una noce di manzo, levategli tutte le pelle, e i nervi, come se dovesse servire per un fricandò; battetela un poco, e tagliatela per lungo in diverse fette eguali, che piccarete di minuto lardo, e imbianchirete all’acqua bollente; poi prendete una cazzarola, met teteci delle fette di lardo in fondo, e aggiustateci sopra li piccioli fricandò, copriteli egualmente con fette di lardo, un pezzo di prosciutto, una cipolla con tre garofani, una carota, un mazzetto d’erbe diverse, due spicchi d’aglio, un poco di sellero, poco sale; coprite con un foglio di carta, bagnate con brodo generale, fate bollire dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti, passate il fondo per un setaccio fino, digrassatelo bene, e fatelo consumare a fuoco allegro al punto di una glassa, grassateci li piccioli fricandò di un bel color d’oro, qualora non ne aveste altra glassa, e serviteli con sotto quella Salsa d’erba, ragù, o Guarnizione, che sarà di vostro genio.

Manzo alla Moda.

Grosso Antrè = Prendete un grosso pezzo di manzo, cioè o tutta la noce, ovvero, porzione della culatta, che dissosserete, e larderete di grossi lardelli di lardo conditi con sale, spezie I.125 fine, erbe fine di tutte sorti, e un poco di sugo di limone, mettetelo in una marmitta con qualche fetta di lardo nel fondo, due cipolle, con sei garofani, una carota, un sellero, un mazzetto di petrosemolo, con una foglia di alloro, due spicchi d’aglio, timo, basilico, poco sale, due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente; coprite la marmitta, ponete intorno al coperchio della carta incollata con un poco d’acqua, e farina, acciò non svapori, ponetela nel forno, che non sia molto caldo, o con fuoco moderato sotto, e sopra, fatelo cuocere per cinque, o sei ore. In questa maniera si chiama manzo alla Moda servendolo caldo. E manzo alla Reale servendolo rifreddo. Nella prima maniera si passa la salsa del manzo al setaccio, si digrassa, ci si aggiunge un poco di salsa alla Spagnuola, o Culì, si fa consumare al suo punto, e si serve sopra il manzo, con sugo di limone. Nella seconda si aggiunge un poco di aspic nella salsa del manzo, e nel momento che si chiarifica si rileva con sugo di limone, e qualche foglia di dragoncello; si fa gelare sulla neve, e si serve tremolante intorno, e sopra al manzo alla Reale. Avverto, che tutte sorta di carni, allorché si lardano, bisogna lardarle sempre per lungo, dovendosi poi tagliare per traverso.

Manzo in Miroton.

Orduvre. = Prendete un pezzo di manzo alla Reale, tagliatelo per traverso in fette della grossezza di un dito, tutte tonde, aggiustatele sopra un piatto, con sale, pepe schiacciato, scalogna, petrosemolo, prugnoli, o tartufi secondo la I.126 stagione, il tutto trito, aggiungeteci metà sugo, e metà restoran, o altro brodo colorito. Ponete il piatto coperto sopra il fuoco, fatelo bollire un poco lentamente, e servitelo con sugo di limone.

Culatta di Manzo alla Bresa.

Rilievo = Prendete una bella culatta di manzo, dissossatela, e lardatela come quella alla Moda; mettetela in una marmitta, o braciera, con della poele del giorno antecedente, fatela cuocere al forno, facendogli prima spuntare il bollo sopra un fornello, ovvero, fatela cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra per sei, o sett’ore. Quando sarà cotta asciugatela bene dal grasso, e servitela guarnita di cavoli, o altr’erba, ovvero con qualsivoglia salsa legata. Abbiate cura di legare il manzo con spago, prima di metterlo a cuocere, acciò nel tirarlo fuori non si rompa.

Culatta di Manzo nel suo sugo.

Rilievo = Dissossate una culatta di manzo, lardatela di grossi lardelli di lardo conditi di sale, e spezie fine, mettetela in una marmitta con un poco di brodo, un mazzetto d’erbe diverse, due cipolle con sei garofani, qualche scalogna, tre spicchi d’aglio, una foglia di alloro, un pezzo di noce moscata, sale, e pepe sano; coprite la marmitta, fatela spuntare a bollire sopra il fuoco, poi ponetela dentro il forno, che non sia molto caldo, fatela cuocere sei, o sett’ore più, o meno secondo la grossezza del manzo, aggiungendovi a mezza cottura un bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco. Quando sarà cotta, passate la salsa al setaccio, digrassatela, metteteci un poco di sugo, fatela consumare al suo punto, avendo attenzione che non sia salata, I.127 e servitela sopra il manzo con scalogne trite, e sugo di limone.

Culatta di Manzo alla Spagnuola.

Rilievo = Allorché la culatta di manzo sarà lardata, e cotta più della metà, con un pezzo di prosciutto, fette di lardo sotto, e sopra, sale, pepe, un poco di brodo, ci aggiungerete otto mazzetti di cavoli, sei cipolle, sei rape, carote, panè, sei turzuti, il tutto intagliato propriamente, e imbianchito all’acqua bollente, fate finir di cuocere quest’ erbe con il manzo, e servitelo guarnito con le medesime, con sopra dei ceci, e salsiccie, ed una salsa alla Spagnuola. Sarà però molto meglio di far cuocere quest’ erbe a parte, e poscia guarnirci il manzo. Potete anche passare al setaccio il fondo, dove ha cotto il manzo, digrassarlo, metterci un poco di culì, farlo consumare al suo punto, avvertendo, che non sia salato, e servirlo sopra il manzo. Se lo volete servire con dei cavoli soli, questi l’imbianchirete, e ne formerete tanti mazzetti, che farete cuocere col manzo stesso, o a parte, aggiungendovi qualche salciccia. Nel momento di servire, guarnite la culatta, coi cavoli, tramezzati colle salciccie nettate dalla loro pelle, e sopra spandeteci dei ceci cotti con brodo, un pezzo di prosciutto, un mazzetto di petrosemolo con due spicchi d’aglio, e una rama di rosmarino. Versateci sopra un buon culì di prosciutto, che troverete alla pag. 7.

Culatta di Manzo all’Imperiale.

Rilievo = Prendete una culatta di manzo, dissossatela, lardatela di lardelli di lardo, e prosciutto conditi, ponetela in una braciera con poele di I.128 già servita per la polleria, fatela cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; quando sarà cotta, asciugatela dal grasso, e servitela con sopra un ragù melè di Animelle di mongana, Fegati di pollo, Creste di pollastro, Uova nonnate, Prugnoli, culì di Carciofi, Gamberi, picciole Chenef. Troverete la maniera di farlo nel Tom. IV. Cap. I.

Culatta di Manzo alla Tessè.

Rilievo = Ponete in una marmitta, o braciera delle fette di lardo, di prosciutto, di cipolle, di carote, di pane; metteteci sopra una culatta di manzo dissossata, e lardata di grossi lardelli di prosciutto, e lardo conditi, aggiungeteci sale, pepe sano, e un pezzo di noce moscata; fate sudare sopra il fuoco circa un’ora, bagnate con una bottiglia di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo, un mazzetto d’erbe diverse, due spicchi d’aglio, sei garofani, sei scalogne; fate cuocere con fuoco lento sotto, e sopra, cinque, o sei ore; quando sarà cotta, passate la salsa al setaccio, digrassatela, poneteci un poco di culì per legarla, e fatela consumare al suo punto. Guarnite il manzo all’intorno di Cavoli fiori cotti in un bianco, e versateci sopra la salsa, che sia giusta di sale, con un buon sugo di limone.

Culatta di Manzo alla Senteminult.

Rilievo = Ordinariamente si serve la culatta di manzo per allesso, e si guarnisce, come si è detto in diverse maniere con Erbe, con Salse, e ragù. Per farla dunque alla Senteminult; quando sarà cotta scioglietela, ponetela sopra il piatto, che dovete servire, copritela con una I.129 Senteminult, che troverete alla pag. 20, e panatela di mollica di pane grattato fino; fategli prendere al forno un bel color d’oro, scolate il grasso se vi fosse nel fondo del piatto, e servitela con sotto una salsa all’Italiana rossa, che troverete alla pag. 65.

Culatta di Manzo alli Pomi di terra.

Rilievo = Prendete una culatta di manzo, lardatela di grossi lardelli di lardo conditi, infilatela allo spiedo, e fatela cuocere arrosto. Averete delli pomi di terra cotti nell’acqua, mondateli, poneteli nella leccarda alla metà della cottura del manzo, e fategli prendere sapore, avendo attenzione, che il manzo non sia molto asciutto, ma bensì cotto al suo punto, e sugoso: ponetelo sopra il piatto, aggiustateci intorno i pomi di terra, passate al setaccio il fondo della leccarda, aggiungeteci un poco di sugo, digrassate, che sia giusto di sale, e servite sopra il manzo. Se volete, potete anche servirlo con sotto una salsa alli Pomi di terra, che troverete alla pag. 73.

Lombo di Manzo all’Inglese.

Rilievo = Prendete un bel lombo di manzo, appropriatelo bene all’intorno, infilatelo allo spiedo, e fatelo cuocere arrosto, bagnandolo spesso col butirro che avrete posto nella leccarda, osservate che non passi di cottura, e che sia sugoso, dovendo quando si taglia, fare un poco di sangue; prima di levarlo dallo spiedo lo panerete con mollica di pane grattato, e gli farete prendere un bel colore; servitelo con sotto una salsa all’Inglese, che troverete alla pag.74.

I.130
Lombo di Manzo in Adobbo.

Rilievo = Dissossate un lombo di manzo di tutte le sue ossa, lardatelo di grossi lardelli di lardo, e prosciutto conditi di spezie, e erbe fine, rulatelo, e legatelo; mettetelo in una marmitta, o braciera con fetta di lardo sotto, e sopra, di cipolle, di carote, un mazzetto di petrosemolo, con cipolletta novella, una foglia di alloro, due spicchi d’aglio, sei garofani, timo, basilico, sale, pepe. Fate sudare un poco a picciolo fuoco, bagnate con mezza bottiglia di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo; fate cuocere nel forno, ovvero con fuoco sotto, e sopra cinque ore in circa. Quando sarà cotto, scolatelo dal grasso, ponetelo sul piatto, scioglietelo, e servitelo con sopra qualunque Salsa legata, o ragù, che credete a proposito.

Lombo di Manzo alli Fagioli.

Rilievo = Dissossate, e lardate un lombo di manzo di grossi lardelli di prosciutto; rifilatelo all’intorno, e legatelo collo spago; fatelo cuocere in una braciera con della buona poele del giorno antecedente già servita per la polleria, oppure se non l’aveste come quello all’Adobbo. Quando sarà cotto levatelo, scolatelo dal grasso; e glassatelo di una bella glassa color d’oro; servitelo con sotto un ragù di fagioli al rosso, che siano ben rilevati con un filetto di aceto. La maniera di farlo la troverete all’articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.

Lombo di Manzo in Rot de Bif.

Rilievo = Fate cuocere un lombo di manzo, rifilato intorno propriamente, allo spiedo, come I.131 quello all’Inglese. Avendo attenzione che sia sugoso, cioè, che quando si tagli faccia il sangue. Quando sarete nel momento di servire ponetelo nel piatto con sotto una salsa al culì di Pomidoro, e che il manzo sia di un bel colore. Il modo di fare la salsa lo troverete alla pag. 92., un buon sugo di manzo è ancora ottimo.

Lombo di Manzo alla Marescialle.

Rilievo = Lardate di lardelli di lardo ben conditi un lombo di manzo dissossato, mettetelo in una braciera con fette di lardo e prosciutto sotto, e sopra, brodo quanto basti, mezza bottiglia di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, due cipolle con sei garofani, una carota, una panè, un mazzetto di petrosemolo con mezza foglia di alloro, due spicchi d’aglio, timo, basilico, sale, e pepe, coprite con un foglio di carta, fatelo cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra, e a corto brodo. Quando sarà cotto scolatelo dalla sua bresa, asciugatelo con una salvietta, ponetelo sopra il piatto, scioglietelo, e servitelo con sopra un ragù di animelle di mongana, prugnoli, tartufi, uovette nonnate, creste, e fegatini di pollo. La maniera di farlo la troverete all’articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.

Lombo di Manzo alla Riscielieu.

Rilievo = Abbiate un lombo di manzo di ottima qualità, dissossatelo, e rifilatelo intorno propriamente, fategli un buco nel mezzo, che passi per lungo da una parte all’altra. Tagliate in grossi filetti due fette di prosciutto, magro di vitella, una pollanca dissossata, una I.132 lingua di manzo, marinate il tutto con erbe fine, qualche prugnolo, e tartufo trito, sale, pepe fino, lardo rapato, un pezzo di butirro squagliato, il sugo di un limone, quattro rossi d’uova crudi; ponete questa composizione dentro il lombo di manzo, e lo cucite, dandogli una forma rotonda; mettetelo a cuocere in una braciera, o marmitta con brodo, una bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, un mazzetto di petrosemolo, con una foglia di alloro, cinque di dragoncello, due spicchi d’aglio, due cipolle con sei garofani, due carote, una panè; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, levatelo dalla bresa, scolatelo dal grasso, ponetelo sopra il piatto, scucitelo, e servitelo con una salsa all’Italiana rossa rilevata con un filetto d’aceto di dragoncello. La maniera di farla la troverete alla pag. 7.

Lombo di Manzo alla Delfina.

Rilievo = Prendete una braciera, metteteci nel fondo qualche fetta di lardo, e di prosciutto, poneteci sopra un bel lombo di manzo rifilato all’intorno, che il filetto resti di sopra, copritelo di altre fette di lardo, e prosciutto, due cipolle con sei garofani, due carote, una panè, un mazzetto d’erbe con due spicchi d’aglio, un poco di sellero, mezza foglia di alloro, sale, e pepe. Fate sudare un poco sopra il fuoco, bagnate con una bottiglia di vino del Reno bollente, o altro vino bianco, ed altrettanto brodo. Fate cuocere lentamente con fuoco sotto, e sopra, quando sarà cotto passate la salsa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al suo I.133 punto, avendo attenzione al sale, e servitela sopra il lombo, che sia bene scolato, e asciugato dal grasso. A tutti questi lombi di manzo, se incollerete il coperchio della braciera con carta, acqua, e farina, farete assai bene.

Filetto di Lombo di Manzo in Bif-stek.

Antrè = Prendete un filetto di manzo, levategli bene il grasso, i nervi, e le pelli; taglia telo in fette per traverso della grossezza di un dito, battetele alquanto, e marinatele con olio, sale, e pepe schiacciato; quando sarà l’ora di servire ponetele sopra la gratella con sotto fuoco allegro, fatele cuocere al suo punto, dovendo essere sugose, e fare un poco di sangue. Servitele con una salsa all’aspic con dentro un poco di rocambole trite, la maniera di farla la troverete alla pag.74., ovvero fate ridurre un poco di aceto con scalogne trite, e bagnate coll’aspic, o sugo di manzo.

Filetto di Manzo in Granadine.

Antrè = Levate bene a un filetto di lombo di manzo tutti i nervi, grasso, e pelli, tagliatelo in grosse fette per traverso, battetele un poco per renderle eguali, piccatele tutte nel mezzo, di minuto lardo a guisa di una Rosa. Abbiate un Salpiccone di animelle, prugnoli, tartufi, code di gamberi, il tutto crudo, che troverete all’articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I., cucite intorno con una specie d’infilsetta, che il lardo resti fuori, e che tirando il filo stringa la carne, dategli una forma rotonda, come un grosso pomo, imbianchite le granatine all’acqua bollente, ponetele alla fresca; mettetele in una cazzarola come piccioli fricandò, coperte di fette di I.134 lardo, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, quattro scalogne, uno spicchio d’aglio, un pezzo di carota, una testa di sellero, poco sale, bagnate con brodo, e coprite con un foglio di carta. Fate cuocere dolcemente con fuoco sotto. e sopra. Quando saranno cotte, passate il fondo al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di biondo di mongana, o altro brodo colorito, fate consumare a fuoco allegro al punto di una glassa, che sia color d’oro, glassateci le granatine, e servitele con sotto una salsa alli Spinaci, che troverete alla pag. 76.

Filetto di Manzo alla Pompadura.

Antrè = Prendete un filetto di manzo, levategli tutti i nervi, e le pelli, fategli un buco, che passi da una parte all’altra in tutta la sua lunghezza, nel quale vi porrete prugnoli, o tartufi, secondo la stagione, scalogna, petrosemolo, una punta d’aglio, il tutto ben trito, e mischiato con sale, pepe fino, lardo rapato, butirro squagliato, due rossi d’uova crudi, e sugo di limone; fate rimanere un poco di questo ripieno, che facendo dei tagli di sotto al filetto col coltello, vi metterete in ciascheduno un poco del ripieno sudetto; dopo involtate il filetto in una rete di maiale, o di mongana, legate le due estremità, fatelo cuocere allo spiedo, bagnandolo con un poco d’olio, e un mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente o altro vino bianco. Quando sarà cotto, e che la rete avrà preso colore, spolverizzatolo con mollica di pane grattato fino, e servitelo con sotto un sugo di manzo, e sugo di limone.

I.135
Filetto di Manzo alla Poevrada.

Antrè = Pulite propriamente un filetto di manzo di tutti i nervi, grasso, e pelli, piccatelo di minuto lardo, marinatelo con olio, sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, due fette di limone senza scorza. Dopo due, o tre ore di marinada, infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere al suo punto, bagnandolo con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, se lo avete, che sia di un bel color d’oro, e servitelo con sotto una salsa alla Poevrada, che troverete alla pag. 70. Lo potete servire ancora a qualunque altra salsa, o d’Erbe, o Piccante, o a qualunque ragù di verdura.

Filetto di Manzo all’Erbe fine.

Antrè = Prendete un filetto di manzo, levategli i nervi, e le pelli, come li precedenti, lardatelo per lungo di grossi lardelli di lardo conditi con erbe fine, e spezie fine, fatelo rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, legandolo per le due estremità, acciò formi una specie di ciambella. Quando sarà un poco imbianchito, bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo, sale, e pepe fino, fate cuocere a picciolo fuoco a due terzi della cottura. Quindi passate la salsa, digrassatela, aggiungeteci un poco di culì, un poco di sugo di manzo, petrosemolo, scalogna, prugnoli, una punta d’aglio, cinque foglie di dragoncello, il tutto trito ben fino, metteteci dentro il filetto di manzo, fatelo finire di cuocere, che la salsa sia I.136 consumata al suo punto, giusta di sale, e servitelo con sugo di limone.

Filetto di Manzo all’Ammiraglio.

Antrè = Tritate quattro, o cinque cipolle, lavatele, e spremetele bene, passatele sul fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, quando saranno color d’oro levatele dal fuoco, aggiungeteci tre alici tagliate in filetti, un poco di lardo rapato, tre rossi d’uova crudi, poco sale, pepe fino, un pochetto di basilico in polvere. Abbiate un filetto di manzo ben pulito dei nervi, e pelli, fatelo imbianchire un momento all’acqua bollente, poi tagliatelo al di sotto per traverso a scala, senza che le fette siano divise del tutto; ponete framezzo a tutte queste fette un poco della cipolla che avete preparata, rendete al filetto la sua prima forma come se fosse intiero, involtatelo in una rete di maiale, o di mongana, legate le due estremità, fatelo cuocere allo spiedo. Quando sarà cotto, e di un bel color d’oro, servitelo con una salsa fatta con culì, biondo di mongana, o altro brodo colorito, e un buon sugo di limone.

Filetto di Manzo alla Nivernoese.

Antrè = Levare propriamente ad un filetto di manzo ogni nervo, e pelle, piccatelo di minuto lardo. Fate una marinada in questa maniera: prendete una cazzarola, metteteci un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, mezzo bicchiere d’aceto, un bicchiere di brodo, sale, pepe, quattro garofani, un pizzico di coriandoli schiacciati, una foglia di alloro, una cipolla in fette, due spicchi d’aglio, timo, basilico, fusti di petrosemolo, fate scaldare sopra il fuoco I.137 movendo sempre, tirate indietro la cazzarola, poneteci dentro il filetto, lasciatelo marinare quattr’ore, poi scolatelo, ponete una fetta di lardo dalla parte che non è piccato, involtatelo con carta imbutirrata, fatelo cuocere allo spiedo, e servitelo di un bel color d’oro, con sotto una salsa alla Nivernoese, che troverete alla pag. 66.

Filetto di Manzo all’Italiana.

Antrè = Quando avrete levato ad un filetto di manzo tutti i nervi, e le pelli, piccatelo di minuto lardo, e fategli dei tagli dalla parte opposta, nelli quali vi porrete petrosemolo, cipolla, scalogna, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto ben trito, timo, basilico, alloro in polvere, sale, e pepe schiacciato, maneggiato il tutto con lardo rapato; incartate il filetto, e mettetelo allo spiedo, quando sarà cotto, scartatelo, e panatelo di mollica di pane grattato ben fino dalla parte che non è piccato, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una salsa picciola Italiana, che troverete alla pag. 74.

Petto di Manzo alla Reale.

Rilievo = Prendete un bel petto di manzo, tagliategli le coste corte, alzategli la pelle carnuta, che ha di sopra, e poneteci framezzo un buon ragù di due capponi, con prugnoli, tartufi; ma questo deve esser crudo; all’Articolo de’ ragù vedrete la maniera di farlo. Cucite tutto all’intorno il petto, imbianchitelo all’acqua bollente; fatelo cuocere con brodo, vino bianco bollente, un grosso mazzetto di petrosemolo, cipolle, quattro garofani, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro, timo, basilico, otto scalogne, un quarto di noce moscata, sale, pepe sano, e lungo, I.138 fette di lardo, e prosciutto, coprite con un foglio di carta, fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto scolatelo bene dal grasso, asciugatelo con un panno, scucitelo, levategli tutte le ossa delle coste, glassatelo come un fricandò, e servitelo, con sotto, quella salsa, che più vi piacerà. Potete anche in luogo di glassarlo porvi sopra una Senteminult, panarlo, e fargli prendere un bel color d’oro al forno, e servirlo con sotto una buona salsa alla Spagnuola. La maniera di farla alla pag. 65.

Petto di Manzo alla Senteminult.

Rilievo = Rifilate all’intorno un petto di manzo, legatelo, e ponetelo a cuocere nella marmitta. Quando sarà quasi cotto mettetelo in una braciera con un poco di brodo, sale, pepe, un mazzetto d’erbe diverse con una cipolla, due spicchi d’aglio, sei garofani, timo, alloro, basilico, fette di carota, due bicchieri di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, fatelo finire di cuocere, e prendere buon sapore. Dopo scolatelo, ponetelo sopra una tortiera, ovvero sopra un piatto, stendeteci sopra una Senteminult, spolverizzatelo con mollica di pane ben fino, e fategli prendere colore al forno. Mettete il petto nel suo piatto bene asciugato dal grasso, e servitelo con sotto una Salsa Piccante, che troverete alla pag. 20.

Petto di Manzo in diverse maniere.

Rilievo = Il petto di manzo cotto, che sarà in una bresa, ovvero nella marmitta per allesso, fategli prendere gusto come sopra, scolatelo, asciugatelo dal grasso, e servitelo con qualunque Salsa, ragù, o Guarnizione d’Erbe, che giudicarete a proposito. Il Petto di manzo Sfumato, e allo I.139 Scarlatto si possono vedere all’articolo dei Rifreddi Tom. VI. Cap. I.

Tenerumi di Manzo in diverse maniere.

Grosso Antrè = Tagliate i tenerumi di un petto di manzo della grossezza che vorrete, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, e poscia imbianchire all’acqua bollente, passateli alla fresca, poneteli a cuocere con brodo, un bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, un mazzetto d’erbe con una cipolletta, una foglia di alloro, timo, basilico, due spicchi d’aglio, quattro garofani, fette di cipolle, carote, sale, e pepe schiacciato. Quando sono cotti prendete il fondo della bresa, passatelo al setaccio, digrassatelo, e ponetelo in una cazzarola con un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di cerfoglio imbianchito, e trito fino; fate stringere sopra il fuoco, aggiungeteci un sugo di limone, o un filetto d’aceto, e servite sopra li tenerumi. Per farli diversamente; quando sono cotti come sopra, ovvero in una bresa, li potete servire con qualunque Salsa, Purè, ragù, o Guarnizione di vostro genio, come anche con Cavoli, e Salciccie; ma questi si fanno cuocere uniti alli tenerumi, e le salciccie non vi si pongano, che un’ora prima di servire. Ne parlerò ancora all’articolo delle Terrine nel Tom. III. Cap. IV.

Carrè di Manzo alla Provenzale.

Grosso Antrè = Prendete un carrè di manzo cioè quattro, o cinque coste unite insieme, tagliategli le ossa corte, e levategli quelle della schiena, lardatelo per lungo di lardelli di lardo, e prosciutto, conditi con spezie fine, ed erbe fine; I.140 mettetelo in una braciera con qualche fetta di lardo, e prosciutto, una cipolla con tre garofani, una carota, una panè, quattro scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse con mezza foglia di alloro, timo, basilico, sale, e pepe schiacciato, un bicchiere di vino di Grave bollente, o altro vino bianco, un poco di brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere lentamente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto scolatelo dalla bresa, e servitelo con sopra una salsa Ascè, che troverete alla pag. 82.

Carrè di Manzo Glassato.

Grosso Antrè = Rifilate, e aggiustate propriamente un carrè di manzo come il precedente, fatelo cuocere nella stessa maniera. Quando sarà cotto tiratelo fuori, scolatelo dalla bresa, e glassatelo con una buona glassa color d’oro. Se non l’avete passate la detta bresa, che non sia salata, digrassatela, aggiungeteci un poco di sugo, ponetela in una cazzarola della grandezza del carrè, fatela consumare a fuoco allegro al punto di una glassa, metteteci dentro il manzo, grassatelo bene dalla parte superiore, e servitelo con sotto un ragù di Rape al rosso, che troverete la maniera di farlo al Tom. IV. Cap. I.

Carrè di Manzo all’Inglese.

Grosso Antrè = Questo si fa come la culatta di manzo alli Pomi di terra pag. 129. e servitelo con una salsa fatta in questa maniera. Prendete una cazzarola, poneteci metà sugo, e metà culì, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, e pepe schiacciato, mezzo bicchiere d’aceto I.141 consumato, stringete sopra il fuoco, e versate sopra li Pomi di terra; che la salsa sia legata una cosa giusta.

Carrè di Manzo al Culì di Rape.

Grosso Antrè = Prendete un carrè di manzo di quattro, o cinque coste, rifilatelo bene all’intorno, levategli tutti i nervi, e le pelli, e tagliategli le ossa corte, piccatelo di minuto lardo, marinatelo con olio, sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, due foglia di alloro in pezzi, due spicchi d’aglio, fusti di petrosemolo; dopo due ore di marinada, fatelo cuocere allo spiedo di un bel color d’oro, e ben sugoso; servitelo con sotto una salsa al culì di Rape, che troverete alla pag.91.

Carrè di Manzo in fricandò.

Grosso Antrè = Aggiustate, e rifilate un carrè di manzo, come il precedente, piccatelo di minuto lardo, fatelo cuocere, come la noce di manzo in fricandò, glassatelo di un bel colore, e servitelo con sotto una salsa alli Cedrioli, che troverete alla pag. 76.

Costa di Manzo all’Olandese.

Antrè = Prendete una costa di manzo, o due, tagliategli l’osso corto, e dissossatele di tutto il resto, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro, e lardo rapato, aggiungeteci un bicchiere di vino bianco consumato per metà, petrosemolo, cipolla, scalogna, crescione, dragoncello, pinpinella, cerfoglio, sivetta, il tutto ben trito, un poco di brodo colorito, sale, e pepe schiacciato; fate cuocere a fuoco lento. Quando saranno cotte, ponetele sopra il piatto, digrassate la salsa, e legatela I.142 con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, sugo di limone, e servitela sopra le coste.

Costa di Manzo alla Remolada.

Antrè = Abbiate una costa di manzo un poco grossa, dissossatela tutta alla riserva dell’osso principale, che tagliarete corto; lardatela per traverso di lardelli di lardo conditi, e rifilati al paro della carne, fatela cuocere a picciolo fuoco con brodo, qualche fette di lardo, e prosciutto, un poco di sale, un mazzetto d’erbe con mezza foglia di alloro, timo, e basilico, una cipolla con tre garofani, uno spicchio d’aglio; quando sarà cotta, ponetela sopra un piatto con un poco del grasso della sua bresa, sale, e pepe schiacciato; prima che si raffreddi del tutto poneteci un rosso d’uovo, mescolatelo col grasso, ungeteci la costa per tutto, panatela di mollica di pane ben fina, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella, e servitela con sotto una salsa alla Remolada, che troverete alla pag. 68.

Costa di Manzo in diverse maniere

Antrè = Tanto il carrè, che le coste sole di manzo si possano servire in molte maniere, cioè, dopo cotta alla bresa, come si è detto di sopra si serve con diverse Salse, e ragù. Anche il carrè piccato, ovvero solamente glassato, si serve come sopra con diverse Salse, e ragù. Si possano anche le coste di manzo panarle crude, e cuocerle alla gratella come quelle di mongana, oppure nel loro sugo con tutte sorte d’erbe fine; ma bisogna che siano molto tenere.

I.143
Rognone di Manzo alla Roberta.

Orduvre = Tagliate quattro, o cinque cipolle in dadini, passatele sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, quando saranno mezze cotte, metteteci un rognone di manzo tagliato in fette fine, aggiungeteci sale, e pepe schiacciato, fate cuocere dolcemente, poiché il rognone renderà sufficiente sugo per cuocere. Nel momento di servire poneteci un poco di mostarda, e un buon filetto d’aceto. Potete anche cuocerlo tagliato in filetti come il manzo stufato, abbondante d’erbe d’odore; vedete alla pag. 147.

Rognone di Manzo al Culì di Pomidoro.

Orduvre = Fate cuocere un rognone di manzo tagliato in filetti in una buona bresa. Quando sarà cotto, scolatelo del grasso, e ponetelo in un buon culì di pomidoro fatto di buon gusto, e servitelo con pepe schiacciato. Il modo di fare il culì di pomidoro lo troverete alla pag. 13. In Italia per altro si fa poco uso de’ rognoni di qualunque sorte essi siano: si possano bensì accomodare in diverse maniere tanto in pasticcio, che a qualunque Salsa, o ragù.

Zinna di Vacca all’Italiana.

Orduvre = Prendete una zinna di vacca lattante, e che sia d’animale giovane, allessatela una mezza ora, tagliategli tutti i nervi, e le pelli, che gli sono intorno, e rifilatela ben eguale, lardatela per traverso de’ lardelli lunghi di prosciutto conditi con erbe fine, pepe fino, e sugo di limone, mettetela in una marmitta con qualche fetta di lardo, e prosciutto, una cipolla con tre garofani, una carota, I.144 una panè, un mazzetto d’erbe con mezza foglia di alloro, timo, e basilico, due spicchi d’aglio, sale, pepe sano, e brodo finché resti coperta, fatela cuocere dolcemente; quando sarà cotta, tiratela fuora dalla bresa, ponetela sopra un piatto, conditela ancora con poco sale, e pepe schiacciato, e tanto grasso della sua bresa, quanto basti per panarla: allorché sarà un poco raffreddata, ponete un rosso d’uovo nel grasso, mescolate bene, ungeteci tutta la zinna all’intorno, panatela di mollica di pane grattato fino, fategli prendere al forno un bel color d’oro, e servitela scolata dal grasso, con sotto una salsa alli Capperi, che troverete alla pag. 81.

Zinna di Vacca in Fricassè.

Orduvre = Prendete una zinna lattante, allessatela, e tagliategli tutto all’intorno i nervi, e le pelli; fatto questo la taglierete in tanti pezzi eguali non molto grossi; poneteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, cipolla, scalogna petrosemolo, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, passate sopra il fuoco, aggiungeteci sale, e pepe schiacciato, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, fate cuocere a fuoco lento, che consumi al punto di una salsa; nel momento di servire, digrassate, levate il prosciutto, ed il mazzetto, e legate con una liason di tre rossi d’uova, e un gran sugo di limone, o di agresto.

I.145
Zinna di Vacca in diverse maniere.

Orduvre = La zinna di vacca, quando sarà cotta in una bresa, come si è detto di sopra, si può servire a qualunque Salsa, o ragù. Tagliata in fette si può friggere indorata, e panata, o soltanto indorata. Si può anche panare, e cuocere sulla gratella; alla Senteminult; al Gratino come i palati di manzo; al parmigiano come la trippa; in fette ripiene, e fritte; al forno come il fegato alla Veneziana, in Torta, in pasticcio; ma di queste ne parlerò all’Articolo della Pasticcieria Tom. IV. Cap. IV.

Polpette di Manzo.

Orduvre = La diversa maniera di fare delle Polpette di manzo, di vitella, o di mongana, si troverà all’articolo delle Farse Tom. IV. Cap. I.

Orecchie di Manzo in diverse maniere.

Orduvre = Prendete delle orecchie di manzo ben pulite, allessatele un quarto d’ora, poi fatele cuocere con brodo, un poco d’acquavita, un mazzetto d’erbe diverse, due cipolle con quattro garofani, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro, sale, e pepe sano, mezza libbra di grasso di manzo, due carote, una panè. Quando sono cotte scolatele, ponetele sopra il piatto, arricciatele, servitegli sopra quella salsa, che più vi piacerà, che sia alquanto piccante. Potete ancora tagliarle in due parti, e panarle, come li piedi alla Senteminult, e servirle con una salsa alla cipolletta, o alla scalogna con sugo di li mone, o agresto.

I.146
Polpette involtate di Manzo.

Antrè = Tagliate in fette fine un pezzo di scannello di manzo, o filetto, o qualche altro taglio, ma che sia magro, battetele ben sottili, bagnandole con un poco d’acqua. Stendete sopra ad ogni fetta un poco di farsa come troverete descritta all’articolo delle Polpette, o coppiette di Manzo, Tom. IV. Cap. I. Involtatele, che siano eguali, ed infilatele a due per due, o più, a spiedini di legno sottili. Ponete in una cazzarola qualche fettina di lardo, quattro fettine fine di prosciutto, aggiustateci sopra le polpette, conditele con sale, pepe, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando avranno preso un bel colore da una parte, voltatele dall’altra, che farete colorire egualmente; indi metteteci un pizzico di farina, bagnate con brodo, o sugo di pomidoro, fatele cuocere dolcemente. Allorché saranno cotte digrassatele, levate le polpette dagli spiedini, mettetele in un’altra cazzarola, passateci la salsa per setaccio, che stia bene di sale, e servitele.

Manzo Garofanato.

Antrè = Abbiate un bel pezzo di scannello, o culatta, battetelo alquanto, lardatelo di lardelli di lardo, e prosciutto, conditi con petrosemolo, persa, basilico, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito fino, sale, pepe, garofani in polvere, e sugo di mezzo limone. Prendete una braciera, metteteci qualche fetta di lardo, e prosciutto, aggiustateci sopra la carne, conditela con poco sale, pepe, una cipolla con due garofani, un I.147 mazzeto d’erbe diverse, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, coprite con un foglio di carta. Fate cuocere con fuoco leggiero sotto, e sopra, ed incollate con carta il coperchio della braciera acciò non svapori. Dopo due ore scoprite, fate prendere un bel color d’oro se non lo avesse, bagnate con brodo, e fate finire di cuocere dolcemente. Quando sarà cotta, e consumata la salsa al suo punto, digrassatela, passatela al setaccio, e servitela sopra il manzo con sugo di limone. Quando è la stagione de’ pomidoro, in luogo di bagnare col brodo, bagnate col sugo di pomidoro. Se volete la salsa legata, metteteci un pizzico di farina prima di bagnare.

Manzo stufato.

Antrè = Questo è il nostro stufato: Vivanda universale, ed ottima, allorché è ben fatta, e di buona carne. Alcuni che amano la carne grassa preferiscono la costa vuota allo scannello, altri, che amano la carne magra dicono, che lo scannello è migliore, onde ognuno prenderà quella, che più gli aggrada. Per farlo, tagliate la carne in pezzi grossi una cosa giusta; per ogni libbra di carne valutate un’oncia di lardo, che tritarete ben fino, al quale aggiungerete cipolla, scalogna, petrosemolo, due, o tre spicchi d’aglio, o più, o meno, secondo la quantità della carne, persa, e basilico, il tutto trito fino. Mettete questo battuto in una cazzarola, o come noi diciamo in una stufarola, unito alla carne, condite con sale, pepe, e spezie fine. Fate cuocere a fuoco leggiero; quando principia ad asciugarsi aggiungeteci mezzo bicchiere di I.148 vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo, bagnate con brodo, fatelo cuocere sempre ristretto con poca salsa e ben chiuso. Quando sarà cotto digrassatelo, e servitelo giusto di sale. In questa vivanda tutto ciò che vi si mette ci sta bene, come selleri, rape, melecotogne, pera, carote, cipollette, tartufi, pomidoro, fungi; è ottimo specialmente colle pera, e sugo di pomidoro. Le erbe si allessano prima, e poi si uniscono alla carne, quando è giunta ad una certa cottura, acciò termini di cuocere contemporaneamente all’erbe. Le pere, ed i cotogni si mettono crudi nella carne tagliati a spicchi. Le rape si friggono prima nello strutto di un color d’oro. Il sugo di pomidoro si fa in questa maniera non solo per lo stufato, ma anche per tutt’altra vivanda di tal natura, cioè, tagliate dei pomidoro, quella quantità che avrete di bisogno, dategli una mezza spremuta, metteteli in una cazzarola con fusti di petrosemolo, basilico, qualche spicchio d’aglio, un poco di sellero, fette di cipolla, qualche scalogna se l’avete; ponete sopra il fuoco, fateli bollire un’ora dolcemente, poscia passateli al setaccio, con una cucchiaia, a forza di braccia, dovendo passar tutto alla riserva delle pelli, e de’ semi, e servitevi di questo sugo in tutto ciò, che vi bisogna.



I.149

CAPITOLO TERZO.

Della Vitella Mongana.


Cognizioni della Mongana.

In tutta l’Italia le migliori Vitelle da latte, che noi abbiamo sono la Vitella Mongana de’ pascoli ubertosi della Campagna di Roma, e la Vitella di Sorrento, paese ameno nelle vicinanze di Napoli. Ciò nonostante nella Lombardia, e segnatamente ne’ contorni ridenti della città di Milano si trovano delle ottime Vitelle lattanti; ma per il sapore e buon gusto della loro carne, la mongana di Roma, quando specialmente è stata allattata da due madri, come volgarmente si dice, è molto superiore alle altre. Di questo animale se ne fa molto uso nella Cucina. La sua carne forma un alimento eccellente, perché sano e salubre, e conviene ad ogni età e temperamento. La Vitella mongana per esser buona, deve essere lattante, non tanto picciola e non tanto grossa e quella di pelo rosso è migliore delle altre. Si deve scegliere la carne della Vitella mongana, ossia da latte, bianca che approssimi ad un colore perlino, e grassa. Le parti, che s’impiegano alla Cucina sono la Testa intiera, o divisa, le Orecchie, gli Occhi, il Cervello, la Lingua, il Fegato, i Piedi, la Lattughella, la trippa, gli Schinali, la rete, le Animelle. Nel quarto d’avanti, la Spalla, il Carrè, il Petto, li Tenerumi del Petto, il Filetto, il Collo. In quello di dietro, la Coscia vuota, la Noce, la Culatta, il Lombo, il I.150 Rognone, il Garretto, la Coda; bisogna, come il Manzo, servirsi prima delle parti più delicate, e le altre lasciarle alquanto infrollite, ma molto meno l’Estate, che l’Inverno. Evvi delle vitelle da latte, che subito ammazzate la loro carne si corrompe assai facilmente; altre che subito morte, ancorché la carne non si corrompa, hanno un pessimo odore, e sapore; ed altre appena morte la loro carne diviene verminosa. Tutto ciò accade a questi animali nell’Estate, come ho io osservato in alcuni paesi della Romagna, del Bolognese e del Milanese.

Testa di Mongana alla Poevrada.

Antrè = Abbiate una testa di mongana ben pulita, dissossategli tutto il muso fino agli occhi, e tagliateglielo senza offendere la lingua, e la pelle; levategli il nero degli occhi, fatela sgorgare nell’acqua una buon’ora vicino al fuoco, cambiandogliela due, o tre volte, allessatela un momento all’acqua bollente, passatela alla fresca, involtatela in una salvietta, ponetela in una marmitta con acqua, cipolle, carote, un mazzetto d’erbe diverse, due spicchi d’aglio, sei garofani, quattro fette di limone senza scorza, un pezzo di butirro maneggiato in un poco di farina, sale, e pepe sano; fate cuocere a fuoco lento, e schiumate. Quando sarà cotta, levatela dalla salvietta, che sia ben bianca, ponetela sopra il piatto, apritegli il cervello, levandogli le due ossa del cranio, levate la pelle alla lingua, tagliatela in mezzo per lungo, scolate il brodo dal piatto, servitela con sopra una buona salsa alla Poevrada, e se volete un rosso d’uovo tosto e petrosemolo trito sopra, oppure la potete servire I.151 semplicemente con sale, pepe schiacciato, e petrosemolo intorno. La maniera di fare la Poevrada la troverete alla pag. 70.

Testa di Mongana all’Avaro.

Antrè = Fate cuocere una testa di Mongana, come la precedente, ponetela sopra il piatto, apritegli il cervello, levate la pelle alla lingua, spaccatela per lungo, ungetela con butirro, e rosso d’uovo mescolato insieme, sale, e pepe schiacciato, panatela di pane grattato, fategli prendere colore sulla gratella, e unitela alla testa; scolate bene il brodo del piatto, conditela con sale, pepe schiacciato sopra, petrosemolo intorno, e servitela con una salsa all’Avaro in una salsiera. La maniera di farla la troverete alla pag. 84.

Testa di Mongana alla Contessa.

Antrè = Dissossate tutta intiera una testa di mongana ben pulita, lavatela, ed asciugatela. Il cervello, e la lingua vi potranno servire per qualche altra cosa. Abbiate una buona farsa di Chenef, stendetene una porzione sopra la testa, metteteci in mezzo un buon ragù freddo, di animelle, o di piccioni, o una fricassè di pollastri, ricoprite con altrettanta farsa, cucite la testa, che torni nella sua forma naturale, copritela di fette di lardo, e qualche fetta di limone senza scorza, involtatela in una salvietta, legatela, fatela cuocere in una bresa, fatta con brodo, due bicchieri di vino bianco bollente, due fette di prosciutto, una cipolla con quattro garofani, una carota, una panè, due spicchi d’aglio, sei scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, con mezza foglia di alloro, un poco di sellero, timo, basilico, sale, e pepe sano. Quando sarà cotta I.152 levatela dalla salvietta, ponetela sopra il piatto, scucitela, scolate bene il brodo, e servitela, che sia bella bianca, con sopra una salsa alla Spagnuola, e sugo di limone, che potete vedere alla pag. 65. Per la farsa di Chenef, ed i ragù, nel Tomo IV. Cap. I.

Testa di Mongana al Sultano.

Antrè = Dissossate del tutto una testa di mongana, disfatene la carcassa, e levategli la lingua, ed il cervello: la lingua fatela cuocere in una bresa, ed il cervello dopo pulito, fatelo cuocere nell’acqua, e sale; quando la lingua sarà cotta, levategli la pelle, e tagliatela in filetti per traverso, il cervello tagliatelo in grossi dadi. Prendete una cazzarola, metteteci un pezzo di butirro, scalogna, petrosemolo, prugnoli, tartufi, cipolla, una punta d’aglio, il tutto trito, passateci i filetti della lingua, aggiungeteci sale, e pepe schiacciato, bagnate con un poco di culì bianco, fate bollire un momento, uniteci i dadi di cervello, e legate con una liason di tre rossi d’uova, e sugo di limone; prendete la testa, stendetela sopra un panno pulito, poneteci dentro tutto all’intorno una farsa di Chenef, ed in mezzo il ragù sudetto, che sia freddo; cucitela, copritela di fette di lardo, e qualcuna di limone senza scorza, involtatela in una salvietta; fatela cuocere in una bresa come quella alla Contessa, e servitela ben scolata dal grasso, con sopra una salsa al Sultano, che troverete alla pag. 87.

Testa di Mongana alla Mentenon.

Antrè = Dissossate una testa di mongana, come quella al Sultano, pestate il cervello crudo, aggiungeteci sei, ovvero otto rossi d’uovi tosti, mollica di pane disseccata con latte, e fiore di I.153 latte, petrosemolo, scalogna, prugnoli, o tartufi freschi, o secchi, il tutto trito, un pezzo di butirro, sale, pepe fino, noce moscata, e tre rossi d’uova crudi. Stendete questa farsa sopra la pelle della testa; prendete la lingua cotta per metà, levategli la pelle, tagliatela in filetti, poneteli dentro una cazzarola con animelle imbianchite, scalogna, cipolla, petrosemolo trito, prugnoli, o tartufi freschi in fette, un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, sale, e pepe fino, passate un momento sopra il fuoco, bagnate con un poco di culì bianco, fate finire di cuocere, legate con una liason di tre rossi d’uova, e sugo di limone, fate raffreddare, levate il prosciutto, e mettete questo ragù, che vi sia poca salsa nel mezzo della testa, cucitela, copritela di fette di lardo, e qualcuna di limone senza scorza, involtatela in una salvietta, fatela cuocere come le precedenti, e servitela ben scolata, con sopra una salsa alla Nivernoese, che troverete alla pag. 66.

Testa di Mongana alla Senteminult.

Antrè = Quando la testa di mongana sarà cotta come alla Poevrada, apritela sopra il cranio, e levategli il cervello, pestate nel mortaio un poco di petto di pollo arrosto, aggiungeteci un pezzo di butirro, mollica di pane disseccata nel latte, e stretta con rossi d’uova, il cervello della mongana, petrosemolo, scalogna, prugnoli, o tartufi, il tutto trito, tre, o quattro rossi d’uova crudi, sale, pepe fino, e noce moscata. Farsiteci il sito del cervello, le orecchie, e il di sopra della testa; coprite tutta all’intorno con una Senteminult, panatela con I.154 mollica di pane grattata fina. Mettetela a un forno temperato fintantoché la farsa sia cotta, e che abbia preso colore; servitela scolata dal grasso, con sotto una salsa Piccante, che troverete alla pag. 87.

Testa di Mongana al Verd Galand.

Orduvre = Levate a una testa di mongana il cervello, gli occhi, le orecchie, la lingua, le guancie, fate sgorgare il tutto nell’acqua vicino al fuoco. Il cervello fatelo imbianchire, levandogli prima la pelle, ed il resto dopo ben lavato, e imbianchito ponetelo a cuocere con brodo, un bicchiere d’aceto bianco, sale, quattro scalogne, tre fette di limone senza scorza, due spicchi d’aglio, una cipolla con tre garofani, un mazzetto d’erbe diverse, una carota; non bisogna però mettere il cervello, che alla metà, e più della cottura; quando il tutto sarà cotto scolate, e tagliate il cervello in due parti; abbiate una pastella per frittura, nella quale metterete una gran quantità di foglie di petrosemolo capato minuto, intingeteci dentro i pezzi di testa di mongana, che siano freddi, e fateli friggere di bel colore.

Testa di Mongana a qualunque Salsa.

Antrè = Quando la testa di mongana sarà cotta come alla Poevrada, o in una Bresa, oppure con acqua, sale, una cipolla in fette, due spicchi d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, quattro garofani, la potete servire con qualunque salsa Piccante, di Pomidoro, Italiana rossa rilevata con un buon filetto d’aceto, Agro-dolce, Remolada calda, Remolada fredda, Povero uomo, Nivernoese, alla mostarda, al Porchetto, I.155 Verde fredda, Ravigotta fredda, alli Capperi. Le salse fredde in una salsiera, e le calde come vi piacerà. Vedete l’Articolo delle Salse.

Orecchie di Mongana al Sultano.

Orduvre = Prendete quattro, o sei orecchie di mongana ben pulite, fatele sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, poscia imbianchire all’acqua bollente, mettetele a cuocere con brodo, fette di lardo, e di prosciutto, un pezzo di butirro, tre fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, uno spicchio d’aglio, due scalogne, sale. Quando saranno cotte, e ben bianche, spuntategli l’estremità dell’orecchie, arricciatele, asciugatele con un panno pulito, ponetele sopra il piatto, e servitele con sopra una salsa al Sultano, che troverete alla pag. 87.

Orecchie di Mongana al Gratino.

Orduvre = Abbiate una farsa di Gratino cruda, stendetene un dito sopra il piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra quattro orecchie di mongana cotte come le precedenti, guarnitele tutte all’intorno di cipollette cotte in un buon brodo; coprite il tutto con fette di lardo di già cotte in qualche bresa, ed un foglio di carta, mettetele a un forno temperato, e nel momento di servire levate la carta, e le fette di lardo, asciugate bene il grasso, e versateci sopra una salsa all’Italiana rossa, in cui vi sia un filetto di aceto. Il modo di fare la salsa lo troverete alla pag. 65. E quello di fare la farsa, nel Tom. IV. Cap. I.

I.156
Orecchie di Mongana al Culì di Pomidoro.

Orduvre = Prendete quattro, o sei orecchie di mongana ben pulite, e bianche; fatele imbianchire all’acqua bollente, e cuocere con brodo, quattro fette di limone senza scorza, fette di lardo, e prosciutto, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, tre scalogne, due spicchi d’aglio, un pezzetto di butirro, sale, pepe sano. Quando saranno cotte asciugatele bene dal grasso, che siano bianche, ponetele sopra il piatto, arricciatele, e servitele con sopra una salsa al culì di Pomidoro, che troverete alla pag. 92.

Orecchie di Mongana Panate.

Orduvre = Allorché le orecchie di mongana saranno cotte come sopra, scolatele, e ponetele sopra un piatto con poco sale, pepe schiacciato, ed un pezzo di butirro squagliato. Quando saranno quasi fredde, aggiungeteci un rosso d’uovo, mescolatelo bene col butirro, ungeteci le orecchie da pertutto, panatele di mollica di pane grattata fina; fatele cuocere alla gratella di bel colore, e servitele con sotto una salsa alla Remolada calda, che troverete alla pag. 68.

Orecchie di Mongana all’Italiana.

Orduvre = Fate cuocere quattro, o sei belle orecchie di mongana in una bresa, come si è detto di sopra. Allorché saranno cotte, asciugatele, ponetele sopra il piatto, che dovete servire, tagliategli una porzione dell’estremità dell’orecchie, arricciatele, e metteteci sopra a ciascheduna un uovo nonnato imbianchito, e levate la pelle, e all’intorno guarnite le orecchie con creste di pollastro, granelletti de’ medesimi, I.157 code di gamberi, il tutto cotto separatamente, e servite con sopra una salsa picciola Italiana, e sugo di limone, che troverete alla pag. 74.

Orecchie di Mongana alla Madalena.

Orduvre = Quando le orecchie di mongana saranno cotte come al Sultano, asciugatele, e ponetele sopra il piatto; tagliate a ciascheduna l’estremità dell’orecchie, arricciatele, e poneteci sopra un culo di carciofo cotto in un bianco, con entro un’animella di capretto glassata, e servite con un culì di prosciutto rilevato con un buon sugo di limone, che troverete alla pag. 7.

Orecchie di Mongana Farsite, e Fritte.

Orduvre = Prendete quattro, o sei orecchie ben pulite, imbianchitele all’acqua bollente, fatele cuocere con brodo, fette di lardo, e di prosciutto, un pezzo di butirro maneggiato in un poco di farina, tre fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, uno spicchio d’aglio, tre scalogne, sale, pepe sano. Quando saranno cotte asciugatele dal grasso; abbiate una farsa di Chenef delicata, mettetene un poco dentro a ciascheduna orecchia, infarinatele, indoratele con uovo sbattuto, e panatele con mollica di pane grattata fina. Fatele friggere di ben colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno. Il modo di fare la farsa di Chenef vedete nel Tom. IV. Cap, I. Potete anche dopo avere farsite le orecchie coprirle con una salsa alla Senteminult, panarle, fargli prendere colore al forno, e servirle con sotto una salsa verde, o altra di vostro genio.

I.158
Orecchie di Mongana alla Martiniere.

Orduvre = Imbianchite all’acqua bollente, e poi fate cuocere le orecchie di mongana in una bresa come sopra. Quando saranno cotte, asciu gatele dal grasso; abbiate una cazzarola con butirro squagliato, nel quale aggiungerete uno, o due rossi d’uova, sale, e pepe schiacciato, mescolate bene, ed ungeteci le orecchie dapertutto, panatele con metà mollica di pane fina, e metà parmigiano grattato, fategli prendere colore al forno, e servitele con sotto una salsa all’Italiana chiara, e sugo di limone. La maniera di farla vedete alla pag. 66.

Orecchie di Mongana in Minu-Droet.

Antremè = Quando le orecchie di mongana saranno cotte con brodo, fatele raffredare, e tagliatele in filetti. Tagliate due, o tre cipolle in dadini, passatele sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, quando saranno quasi cotte, bagnatele con un poco di culì, un mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, ovvero vino bianco, un poco di brodo buono, sale, e pepe schiacciato, aggiungeteci le orecchie tagliate in filetti, fate finire di cuocere a picciolo fuoco, digrassate, e servite con un filetto d’aceto, un poco di mostarda e crostini di mollica di pane fritti intorno.

Orecchie di Mongana in diverse maniere.

Orduvre = Le orecchie di mongana quando saranno prima imbianchite, e poscia cotte in una bresa, come altrove si è detto. Si possano servire con qualunque salsa legata un poco piccante, oppure con qualsivoglia ragù. All’Articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV. ne parlerò ancora qualche poco.

I.159
Cervelli di Mongana alla Pulette.

Orduvre = Quando i cervelli di mongana saranno stati qualche poco all’acqua tiepida, levategli la pelle, imbianchiteli all’acqua bollente, e metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, due fette di limone senza scorza, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, sale, pepe sano, un poco di brodo, coprite con un foglio di carta; e fateli cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti levateli dalla bresa, asciugateli, e metteteli intieri, ovvero tagliati per metà in una salsa all’Italiana bianca, fatela bollire ancora un poco, legatela con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, sugo di limone, petrosemolo trito imbianchito, e serviteli. Se non avete l’Italiana bianca, fate un poco di culì bianco ordinario, che trovarete alla pag. 14.

Cervelli di Mongana, alla crema.

Orduvre = Pulite propriamente due cervelli di mongana, imbianchiteli all’acqua bollente, e metteteli a cuocere come i precedenti. Quando saranno cotti, asciugateli, poneteli sopra il piatto, e serviteli con sopra una salsa al fiore di latte, che troverete alla pag. 85.

Cervelli di Mongana al Reveglio.

Orduvre = Abbiate uno, o due cervelli di mongana puliti come sopra, e cotti nella stessa maniera. Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, un poco di culì, un cucchiarino di mostarda, poco sale, e pepe schiacciato, stemperate sopra il fuoco, aggiungeteci un rosso d’uovo; ungete bene i cervelli con questa salsa, panateli metà I.160 parmigiano grattato, e metà mollica di pane fina; fategli prendere un bel color d’oro al forno, e serviteli con sotto una salsa fatta con Biondo di mongana, o altro brodo colorito, un pochino di mostarda, scaldate senza bollire.

Cervelli di Mongana alla Lombarda.

Orduvre = Allorché uno, o due cervelli di mongana saranno cotti con acqua, e sale, o crudi e ben puliti, tagliateli in fette, indorateli con uova sbattute, e panateli con mollica di pane grattato. Abbiate una tortiera con butirro chiarifi cato, aggiustateci sopra le fette di cervello, fateli cuocere con fuoco leggiero, quando averanno preso colore da una parte, voltateli dall’altra e serviteli con sopra sugo di limone, e petrosemolo fritto intorno.

Cervelli di Mongana Fritti.

Orduvre = Pulite bene uno, o due cervelli di mongana, fateli cuocere all’acqua, tagliateli in pezzi, o in fette, infarinateli, indorateli, e fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno. Potete anche dopo tagliati marinarli con sale, pepe schiacciato, aceto, fette di cipolla, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro, e friggerli bene asciugati della marinada, con una pastella da frittura.

Cervelli di Mongana al Gratino.

Orduvre = Quando avrete cotti i cervelli di mongana in una bresa, come alla Pulette. Prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, scalogna, petrosemolo, prugnoli, tartufi, il tutto trito fino, uno spicchio d’aglio, passate sopra il fuoco, sbruffateci un I.161 pizzico di farina, bagnate con culì, pepe, poco sale, fate alquanto consumare, levate il prosciutto, e l’aglio; prendete il piatto, che dovete servire, in cui vi sia un bordino all’intorno di pane, o di pasta; metteteci nel fondo un poco della salsa, ed un poco di mollica di pane grattata fina, e sopra un suolo di fette di cervello, e così farete suolo, per suolo finché avrete finito, terminando con la salsa, e mollica di pane. Fategli prendere un bel color d’oro al forno, e che sotto formi il suo gratino.

Cervelli di Mongana al Culì di Pomidoro.

Orduvre = Abbiate un cervello, o due di mongana, puliteli, e imbianchiteli all’acqua bollente, fateli cuocere con fette di lardo sotto, e sopra, due fette di prosciutto, tre fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla in fette, uno spicchio d’aglio, due garofani, pepe sano, sale, brodo quanto basti. Quando saranno cotti, scolateli, asciugateli, po neteli nel suo piatto, e serviteli con sopra una salsa al culì di Pomidoro, che trovarete la maniera di farla alla pag. 92.

Cervelli di Mongana al Culì di Gamberi.

Orduvre = Quando i cervelli di mongana saranno cotti come si è detto qui sopra, avendo attenzione, che siano bianchi, asciugateli, poneteli nel suo piatto, guarniteli di sopra nel canale di mezzo di un filo di code di gamberi bene aggiustate, e serviteli con sotto una salsa al culì di Gamberi, che trovarete alla pag. 8.

Cervelli di Mongana alla Gascogna.

Orduvre = Fate una salsa con butirro, biondo di mongana, o altro brodo colorito, I.162 dragoncello, scalogna, tartufi, o prugnoli secondo la stagione, una punta d’aglio, il tutto ben trito, un poco di farina, sale, e pepe schiacciato, fate stringere sopra il fuoco, e un poco bollire. Servite questa salsa con un gran sugo di limone sopra dei cervelli di mongana cotti in una bresa come li precedenti, ovvero serviteli con petrosemolo fritto, butirro rosso, aceto, sale, e pepe schiacciato.

Cervelli di Mongana alla Singarà.

Orduvre = Prendete uno, o due cervelli di mongana, fateli sgorgare qualche poco nell’acqua tiepida, puliteli della pelle, imbianchiteli all’acqua bollente, passateli alla fresca, e tagliateli se volete nel canale di mezzo in due parti eguali. Imbutirrate una cazzarola giusta per i cervelli, coprite il fondo di fette fine di prosciutto della grandezza, e numero de’ mezzi cervelli, che dopo asciugati ve li porrete sopra, colla parte crespa al di sotto, conditeli con poco sale, e pepe schiacciato, copriteli con fetti ne di lardo, e un foglio di carta, Fateli cuocere con fuoco sotto, e sopra senza voltarli. Quando principieranno ad asciugarsi, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare di nuovo, metteteci un poco di brodo buono, fatelo anche consumare, che i cervelli restino asciutti, e glassati. Serviteli col prosciutto sopra, e d’un bel color d’oro, con sotto altrettante fette di pane fritte, e una salsa al culì di Pomidoro, o altra chiara di vostro genio.

I.163
Occhi di Mongana in diverse maniere.

Orduvre = Gli occhi di mongana quando li avrete levati dalla testa, imbianchiteli all’acqua bollente, rifilateli, levategli il nero, metteteli a cuocere come i cervelli, e serviteli a qualunque ragù di Piselli, Cipollette, Prugnoli, Tartufi, Animelle, Creste, Uova nonnate, Fegatini di pollo, picciole Chenef, Rape, Gobbi, Sparagi, Olive, Carote, Cedrioli, ovvero a qualunque salsa legata, alla Liason, Roberta, Piccante, Spagnuola, Italiana rossa, Poevrada, culì di Pomidoro, culì di Gamberi; e ancora a qualunque sorta di mazzetti di verdura, cioè Selleri, Indivia, Lattuga, Luperi, Sparagi, Cavoli fiori, Mazzocchi, e tante altre sorte d’erbe. Se volete friggerli, bagnateli nell’uovo sbattuto, panateli di mollica di pane grattato, e friggeteli di un bel colore. Potete anche intingerli in una pastella da frittura; se poi volete farli alla gratella li metterete in una cazzarola con butirro squagliato, sale, e pepe schiacciato, un rosso d’uovo crudo stemperato insieme, l’infilerete in spiedini d’argento, o di legno, e panerete di mollica di pane grattato, fateli cuocere alla gratella come le Atelette di animelle, di un bel color d’oro, e serviteli con sopra sugo di limone, e sotto una salsa all’Italiana chiara, che troverete il modo di farla alla pag. 66.

Lingue di Mongana.

Orduvre = Per le lingue di mongana potete vedere le lingue di manzo dalla pag. 100. fino a 107. le quali si accomodano, e si servano nella stessa maniera.

I.164
Lattughella di Mongana all’Avaro.

Orduvre = Prendete una lattughella di mongana, che sia ben pulita, fatela stare qualche poco nell’acqua fresca, imbianchitela all’acqua bollente, ponetela a cuocere in una picciola marmitta con un bianco fatto con brodo, ovvero acqua, butirro maneggiato con un pizzico di farina, sale, e pepe sano, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe con timo, basilico, mezza foglia di alloro, due spicchi d’aglio, una carota, una panè; allorché bolle metteteci dentro la lattughella, fatela cuocere a picciolo fuoco. Quando sarà cotta, scolatela bene, ponetela nel suo piatto, e servitela con una salsa fatta in questa maniera. Fate bollire in una picciola cazzarola metà brodo bianco, e metà aceto, la quantità giusta della salsa che vi bisogna, con un poco di scalogna trita, sale, e pepe schiacciato, e nel momento di servire aggiungeteci un pizzico di petrosemolo trito, imbianchito, e spremuto.

Lattughella di Mongana alla Tedesca.

Orduvre = Formate un Gratino con parmigiano grattato, mollica di pane, un poco di culì, due o tre rossi d’uova crudi, poco sale, pepe fino, noce moscata; stendetelo sopra il piatto, che dovete servire, e ponetelo sopra la cenere calda, acciò formi il suo gratino; dopo aggiustateci sopra una lattughella di mongana, cotta come la precedente, digrassata, tagliata in piccioli pezzi a guisa di lavagnette, e passata sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e un poco di culì; guarnitela tutta all’intorno di cipollette cotte in brodo, e crostini di pane fritti con butirro, spolverizzate il I.165 tutto con metà parmigiano grattato, e metà mollica di pane ben fina, aspergete sopra con butirro squagliato. Fategli prendere colore al forno, e servitela ben digrassata, con un poco di biondo di mongana, o altro brodo chiaro. Potete quando avete tagliata la lattughella in pezzi porla in una picciola salsa Roberta, in luogo del culì, e butirro; e prima di accomodarla sul piatto con parmigiano grattato e mollica di pane, bagnare il di sopra della lattughella con butirro squagliato unito, con un poco di mostarda, ed in ultimo servirla con una salsa chiara Piccante.

Lattughella di Mongana al parmigiano.

Antrè= Quando una Lattughella di Mongana sarà cotta come sopra, scolatela, e tagliatela in fettine come le lasagne. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, cipolletta, scalogna, petrosemolo, il tutto trito, qualche tartufo in fette, un pezzo di prosciutto; aggiungeteci quindi la lattughella, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; passate ancora sopra il fuoco, bagnate con un poco di brodo bianco, ed un poco di culì. Quando la lattughella averà preso sapore, legatela con rossi d’uova e parmigiano grattato, versatela in una cazzarola di argento, spolverizzatela sopra con parmigiano grattato mescolato con mollica di pane pure grattata, aspergete con butirro squagliato; fate prendere colore al forno, e servite subito. Questa Lattughella la potete servire ancora per Terrina. Servendola per antrè potete fare un bordo di pane, o di pasta all’intorno del piatto. I.166 Con la lattughella di vitella potete fare le stesse vivande, comela lattughella di mongana.

Lattughella di Mongana all’Italiana.

Orduvre = Allorché la lattughella di mongana sarà cotta come si è detto di sopra, e digrassata, tagliatela in piccioli pezzi, accommodatela sopra il piatto con butirro, e parmigiano grattato sotto, e sopra; fategli prendere un picciolo colore al forno, e servitela con sopra una salsa al culì di Pomidoro.Vedete la pag. 92.

Lattughella di Mongana in Crepinette.

Orduvre = Tritate due, o tre cipolle, lavatele e spremetele bene. Fatele cuocere dolcemente in una cazzarola con un pezzo di butirro. Quando saranno cotte metteteci una lattughella di mongana cotta e tagliata come le precedenti, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, qualche frondina di menta, uno o due tartufi triti, se vi sono, petrosemolo trito, una mollica di pane ben inzuppata nel fiore di latte, e passata al setaccio, un poco di farsa costa di petto di pollo tre o quattro rossi d’uova crudi, ed un pugno di parmigiano grattato. Mescolate tutto insieme, e con dei pezzi di rete di vitella o di maiale, formatene tante Crepinette, come se fossero piccioli Budini, spolverizzate di mollica di pane fina, ponete sopra il piatto, che dovete servire, fategli prendere un bel colore al forno temperato, scolategli bene il grasso, e servitele con sopra una salsa alla Spagnuola, o culì. Se le volete servire con una salsa piccante, o rilevata con sugo di limone, o di agresto allora I.167 bisogna far di meno del parmigiano. La Farsa vedetela Tom. IV. Cap. I.

Lattughella di Mongana al Naturale.

Orduvre = Quando la lattughella di mongana sarà cotta, come all’avaro, scolatela, digrassatela, e servitela ben calda con sopra scalogna, e petrosemolo trito, sale, pepe schiacciato, sugo di manzo, e un buon filetto d’aceto, ovvero con solo petrosemolo intorno, sale, pepe schiacciato, aceto, ed un pochetto del suo brodo.

Lattughella di Mongana alla Perla.

Orduvre = Quando una lattughella di mongana sarà ben pulita, e cotta come quella all’Avaro, scolatela, e tagliatela in piccioli pezzi, levategli il grasso, marinatela con aceto, brodo, fette di cipolla, sale, pepe schiacciato, garofani, uno spicchio d’aglio, fusti di petrosemolo, mezza foglia di alloro, lasciatela così due ore; poi asciugatela, ponetela in una pastella, fatela friggere di bel colore, e servitela con petrosemolo fritto intorno.

Lattughella di Mongana in ogni maniera.

Orduvre = Dopo, che la lattughella di mongana sarà cotta, come si è detto di sopra, digrassata, ben pulita, ed asciugata; si può servire o intiera, o in pezzi con qualunque salsa un poco piccante, ed anche al butirro nero, con sale, e pepe schiacciato, e petrosemolo fritto intorno. A qualunque ragù di verdura, alla Roberta, alla mostarda, al Culì di Pomidoro, alla Salsa Ascè, alle Cipollette, alli Piselli, alli Cedrioli, in trippa alla Romana, in piccioli Pasticcetti, in Torta, ma di queste due I.168 ultime ne parlerò all’Articolo della Pasticcieria Tom. IV. Cap. IV. come di alcune altre all’Articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV.

Fegato di Mongana alla Militare.

Orduvre = Levate la pelle, ed i nervi a un fegato di mongana, tagliatelo in fette fine; ponete in una padella un pezzo di butirro, un poco d’olio, scalogna, ovvero cipolletta novella trita, passatela sopra il fuoco, metteteci il fegato, aggiungeteci sale, pepe schiacciato, e petrosemolo trito, fatelo cuocere al suo punto, ed osservate, che sia estremamente sugoso. Servitelo colla salsa che avrà reso, e un gran sugo di limone.

Fegato di Mongana alla Veneziana.

Orduvre = Tagliate in filetti quattro, o cinque cipolle, passatele sopra il fuoco in una cazzarola, con un pezzo di butirro, un poco d’olio, e fatele cuocere dolcemente senza che prendino colore. Abbiate un fegato di mongana, levategli la pelle, ed i nervi, tagliatelo in fette ben fine, e poco prima di servire ponetelo insieme con le cipolle sopra un fuoco alquanto allegro, aggiungeteci del petrosemolo trito, sale, e pepe schiacciato, fatelo cuocere al suo punto, movendolo spesso, e servitelo un poco digrassato, con due cucchiai di culì, e un gran sugo di limone.

Fegato di Mongana alla Veronese.

Orduvre = Levate la pelle, e i nervi ad un fegato di mongana, tagliatelo in fette eguali, e non tanto sottili, abbiate una tortiera con butirro squagliato, indorate con uovo sbattuto le fette di fegato, panatele con mollica di pane grattata, fra la quale vi sia sale, pepe I.169 schiacciato, petrosemolo e scalogna trita, aggiustatele sopra il butirro, e poco prima di servire ponete la tortiera sopra il fuoco, quando avranno preso colore da una parte, voltatele dall’altra, e servitele scolate dal butirro, con un gran sugo di limone, ovvero con un poco di salsa chiara piccante, o sugo di manzo rilevato con un filetto d’aceto; avvertendo che il fegato sia sugoso, e non diseccato.

Fegato di Mongana alla Momoren.

Orduvre = Quando avrete levato i nervi sotto a un fegato di mongana, piccarete tutto il di sopra di minuto lardo, marinatelo per lo spazio di un’ora con sale, pepe schiacciato, aceto, cipolla in fette, una foglia di alloro, due spicchi d’aglio, fusti di petrosemolo, mettetelo allo spiedo, e fatelo cuocere arrosto, bagnandolo spesso col grasso della leccarda, osservando, che non si dissecchi, e che sia arrivato al suo punto di cottura; servitelo di un bel color d’oro, con sotto qualsivoglia salsa, che sia alquanto piccante, ovvero un ragù di Cipollette, di Cedrioli, o Roberta, o altre.

Fegato di Mongana in Granata.

Antrè = Prendete una cazzarola della grandezza che volete fare l’Antrè, coprite tutto il di dentro di fette di lardo, e sopra stendeteci una rete di maiale, o di mongana, guarnite tutto il fondo di schinali imbianchiti con brodo bianco, collocati a tortigliè, e all’intorno di fette di cipolle tagliate fine per anelli, e imbianchite un momento all’acqua bollente. Abbiate un fegato di mongana, tagliatelo in fette fine, pestatelo nel mortaio, passatelo al setaccio di crino, ed I.170 aggiungeteci lardo rapato, o panna di maiale tagliata in dadini, un poco di fiore di latte, un poco di butirro squagliato, petrosemolo, scalogne, timo, basilico, il tutto trito, alloro in polvere, sale, pepe fino, e noce moscata, tre rossi d’uova crudi; avendo attenzione, che non sia troppo grasso. Mettete la metà di questo fegato nella cazzarola sopra agli schinali, con un picciolo ragù di animelle nel mezzo fatto di buon gusto, che sia freddo e con poca salsa; coprite col restante del fegato e rivoltateci sopra la rete che resta fuori della cazzarola; fate cuocere al forno; quando sarà cotto, rivoltatelo sopra un coperchio di cazzarola, levate le fette di lardo, scolatelo bene dal grasso, e servitelo sopra il suo piatto con sopra una Salsa alla Poevrada. Badate bene di non romperlo nel porlo, che farete sopra il piatto. La maniera di fare la salsa vedete alla pag. 70., ed il ragù Tom. IV. Cap. I. Si può condire questo fegato come quello in Gattò.

Fegato di Mongana alla Momoransì.

Antrè = Levate al di sotto di un fegato di mongana i nervi, lardatelo per lungo di lardelli di lardo e prosciutto condite con erbe fine, sale, spezie fine, e sugo di limone, che passino da una parte all’altra. Mettetelo in una cazzarola ovata giusta alla sua grandezza, con fette di lardo sotto e sopra, qualche fetta di prosciutto, di cipolla, di carota, tre scalogne, due spicchi d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di butirro, una mignonette. Vedete Condimenti nel Tom. II., che il bello del fegato resti al di sotto, coprite con un foglio di carta. Fate sudare un poco con fuoco sotto e sopra, I.171 indi poneteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, consumato per metà, ed il sugo di un limone. Chiudete la cazzarola con carta, e colla di farina. Fate cuocere dolcemente per un’ora sempre con fuoco sotto e sopra. Intanto preparate la salsa, cioè abbiate una Poevrada. Saltate in una padella sopra il fuoco, con un pezzo di butirro tre o quattro fette di fegato infarinate soltanto. Quando saranno cotte pestatele nel mortaio, stemperatele con il fondo che tirerete dal fegato, digrassato e passato al setaccio, tornate a passare di nuovo, ed uniteci la Poevrada. Scolate ed asciugate il fegato e servitelo con sopra la detta salsa giusta di sale.

Fegato di Mongana in Gattò.

Antrè = Tritate un fegato di mongana, levandogli prima tutti i nervi, pelle e fili. Passate sopra il fuoco in una cazzarola della cipolla trita con un pezzo di butirro. Sbruffateci quindi un pizzico di farina, bagnate con fior di latte, condite con sale e spezie fine. Fate bollire dolcemente u quarto d’ora. Abbiate della panna di maiale, tagliatela in piccioli dadini, unitela al fegato, ed alla salsa di cipolla fredda; aggiungeteci qualche tartufo fresco trito, e che sia giusta di sale. Guarnite il di dentro di una cazzarola, giusta alla grandezza dell’Antrè, di fette di lardo, indi stendeteci una rete di maiale, o di vitella, o di capretto. Versateci dentro la composizione, voltateci sopra la rete, che resta fuori dalla cazzarola. Fate cuocere al forno. Quando sarà cotto rivoltatelo sopraun coperchio di cazzarola, scolatelo dal grasso, levate le fette di lardo, e servitelo con I.172 sotto una salsa Piccante. Vedete all’Articolo delle Salse. Potete guarnire questo Gattò come la Granata.

Fegato di Mongana in Crepina.

Antrè = Tritate bene un fegato pulito, come si è detto sopra, con un poco di lardo e midollo di manzo. Tagliate dei piccioli dadini di lardo, di prosciutto, di tartufi freschi, ed uniteli al fegato, Abbiate una salsa, come la precedente, nella quale averete messo anche un poco di Culì. Quando sarà fredda unite tutto insieme, condite come sopra, ed aggiungeteci quattro rossi d’uova. Versate in una cazzarola guarnito il di dentro come la precedente. Fate cuocere al Forno, e servite nella medesima maniera.

Fegato di Mongana alla Pulette.

Orduvre = Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, cipolla, scalogna, e petrosemolo trito; passate sopra il fuoco, aggiungeteci un fegato di mongana levata la pelle, li nervi, e tagliato in fette non molto grosse, sale, e pepe schiacciato; fate cuocere alquanto, e sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo, e un bicchiere di vino bianco bollente, lasciate bollire, e consumare al suo punto sopra un fuoco allegro. Prima di servire digrassate, e legate con una liason di tre rossi d’uova, e un gran sugo di limone, o di agresto.

Fegato di Mongana alla Poele.

Orduvre = Prendete un fegato di mongana, levategli la pelle, ed i nervi, lardatelo per traverso di grossi lardelli di lardo, e prosciutto I.l73 conditi con erbe fine, sale, pepe, e sugo di limone; mettetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, una foglia di alloro, due spicchi d’aglio; bagnate colla poele, sale, pepe schiacciato, un bicchiere di vino bianco bollente; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra per lo spazio di un’ora. Quando sarà cotto scolatelo dalla bresa, ponetelo nel suo piatto, e servitelo con sopra una salsa alla Purè di cipolla, o culì di Pomidoro, ovvero con una salsa Piccante, o alla mostarda, o Agro-dolce, oppure glassarlo, e servirlo con sotto una salsa Roberta, o di Cedrioli, o di Capperi, o a qualunque ragù, d’Olive, di Cipollette, o altro, che dipenderà dal gusto, di chi lavora, o dirigge.

Fegato di Mongana in Surprise.

Orduvre = Tritate, e passate al setaccio un fegato di mongana. Tagliate fine due, o tre cipolle, lavatele, spremetele, e passatele sopra il fuoco in una cazzarola, con un pezzo di butirro; quando saranno quasi cotte, aggiungeteci il fegato di mongana, fatelo cuocere un poco, sbruffateci un pizzico di farina, un poco di panna di maiale, tagliata in piccioli dadi, sale, spezie fine, bagnate con un bicchier di latte fate consumare al suo punto alquanto denso, e legate con tre o quattro rossi d’uova; quando sarà raffreddato, tagliate de’ pezzi di rete di maiale, o di mongana, della grandezza che volete fare le Surprise, metteteci a ciascheduno un poco della composizione nel mezzo, involtatele, ponetele nell’uovo battuto, panatele di mollica di pane grattata, e friggetele di un bel color d’oro. Servitele con petrosemolo fritto intorno.

I.174
Fegato di Mongana Fritto.

Orduvre = Levate la pelle, ed i nervi ad un fegato di mongana, tagliatelo in fette non tanto fine; nel momento di servire infarinatelo, indoratelo con uovo sbattuto e friggetelo nello strutto d’un bel color d’oro, ovvero indoratelo, e panatelo, o solamente infarinatelo, e friggetelo. Quest’ultimo è la migliore maniera, e la più gustosa; osservate che il fegato di mongana in qualunque maniera sia fritto, deve essere su goso, e servitelo con petrosemolo fritto, sale e pepe schiacciato.

Fegato di Mongana in Salciccie.

Orduvre = Levate la pelle, e li nervi ad un fegato di mongana, tritatelo fino, aggiungeteci della panna di maiale tagliata in piccioli dadini, tre o quattro cipolle trite cotte con un pezzo di butirro, sale, spezie fine, passarina, pignuoli, mostacciolo di Napoli ben pesto, un’idea di coriandoli in polvere: mescolate il tutto bene; abbiate de’ budelli di maiale, o di mongana, lavati e puliti, riempiteli, e finiteli come le Salciccie di maiale, dele quali nè parlerò al Tom. II. Cap. III.

Polmone di Mongana alla Burgioese.

Orduvre = Fate quasi cuocere un polmone di mongana nel brodo, o con acqua e sale; fatelo raffreddare, tagliatelo in piccioli dadini, pas satelo sul fuoco in una cazzarola, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, uno stecco di cannella, sale, pepe; allorché sarà ben passato, metteteci un pochino di farina, bagnate con brodo bianco, fate I.175 bollire dolcemente mezz’ora. Quando sarà tempo di servire, levate il mazzetto, prosciutto, e cipolla; legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, sugo di limone, o di agresto, e petrosemolo trito imbianchito. Alcuni vi aggiungono della passerina nettata e lavata nell’acqua tiepida, e spremuta, qualche frondina di persa, ed altri degli acini di agresto tagliati in mezzo.

Rognoni di Mongana.

Orduvre = Questi si accomodono come quelli di Castrato, Cap. IV.

trippa di Mongana alla Pulette.

Orduvre = Questa si può egualmente preparare, e servire come quella di manzo, alla sola riserva, che richiede minor cottura, essendo più dilicata. Per farla dunque alla Pulette, prendete una trippa di mongana ben pulita, tagliatela in pezzi, imbianchitela, mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, prugnoli triti, se vi sono, una cipolla con due garofani, un mazzetto di petrosemolo con uno spicchio d’aglio, due scalogne, un pochino di foglia di alloro, timo, basilico, sale, e pepe schiacciato; passate sopra il fuoco, sbruffateci un poco di farina, bagnate con brodo bianco, fate bollire, e consumare a corta salsa, digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto d’erbe, legate con una liason di tre rossi d’uova e fiore di latte, o brodo, e servite con sugo di limone.

Piedi di Mongana.

Orduvre = Questi si apprestano come quelli di Castrato, Tom. II. Cap. I.

I.176
Animelle di Mongana alla Duchessa.

Antrè = Prendete quattro belle animelle di cuore di mongana, fatele sgorgare nell’acqua vi cino al fuoco, tagliategli la regaglia, imbianchitele un momento all’acqua bollente, e piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, imbianchitele di nuovo, e mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, uno spicchio d’aglio, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di carota, sale, un poco di consomè, o altro brodo buono bianco; coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, se non avete altra glassa, digrassate la salsa, passatela al setaccio, aggiungeteci un poco di biondo di mongana, o altro brodo colorito, fatela consumare a fuoco allegro al punto di una bella glassa, glassateci le animelle, e servitele con sotto quella salsa d’Erba, o ragù, che sarà di vostra soddisfazione; come anche con una Salsa chiara, e sugo di limone.

Animelle di Mongana alla Sen-Clù.

Antrè = Allorché le animelle di mongana saranno imbianchite, e piccate come sopra, fategli col coltello un’apertura da un lato, nella quale vi farete entrare un salpiccone composto di una, o due animelle di gola, prugnoli, tartufi, code di gamberi, fegatini di pollo, che vedrete la maniera di farlo al Tom. IV. Cap. I. Cucite il buco, ovvero metteteci uno spiedino acciò non esca il salpiccone, fatele cuocere come le precedenti, glassatele, e servitele con sotto una salsa al Culì di Gamberi, oppure un Culì verde, o alla Rena. Vedete l’Articolo de’ Culì, e Salse.

I.177
Animelle di Mongana all’Inglese.

Orduvre = Imbianchite, e pulite le animelle di mongana, tanto quelle di cuore, che quelle di gola; mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, sale, due scalogne, passatele sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con consomè, o altro brodo bianco, fatele cuocere a picciolo fuoco. Quando saranno cotte, digrassatele, e ponetele in un’altra cazzarola, passateci dentro la salsa per setaccio, e nel momento di servire, legatele con una liason di tre rossi d’uova, fiore di latte, sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito. Bisogna avvertire, che tutte le salse legate in questa maniera non devono bollire, altrimenti si straccerà l’uovo. Se volete aggiungervi dei piselli, li porrete uniti all’animelle, quando le passate sopra il fuoco, e le finirete come sopra; in tal caso la cipolletta, e le scalogne le metterete dentro il mazzetto, che levarete prima di legarle, unitamente al prosciutto.

Animelle di Mongana alla Singarà.

Orduvre = Abbiate quattro, o sei animelle di mongana, imbianchitele all’acqua bollente, e puli tele bene. Prendete una cazzarola giusta per le animelle, imbutirratela, e stendeteci nel fondo quattro, o sei fette di prosciutto, grandi come le animelle; mettete le animelle sopra il prosciutto, conditele con poco sale, e pepe schiacciato, copritele con una, o due fette di lardo, ed un foglio di carta; fatele cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra, bagnandole di tempo, in tempo con un poco di biondo di mongana, o I.178 altro brodo poco colorito, dovendo formarsi una glassa, come di piccioli fricandò, senza mai voltarle. Quando saranno cotte, e d’un perfetto color d’oro, servitele col prosciutto sopra, guarnite di creste di pane fritte, e ben scolate dal butirro, con sotto una Salsa al Restoran, o Biondo di mongana, o altra Salsa chiara, e sugo di limone, ovvero ponete un poco di brodo nella loro cazzarola, fatelo bollire, digrassatelo, passatelo al setaccio, e servitelo con scalogna trita, e sugo di limone; ma bisogna avere attenzione al sale.

Animelle di Mongana alla Contì.

Orduvre = Prendete quattro, o sei animelle di cuore di mongana, imbianchitele all’acqua bollente, tagliategli i nervi al di sotto, e fategli al di sopra quattro, o cinque tagli col coltello di un dito di profondità, e dentro ad ogni taglio vi porrete un pochetto di farsa di Chenef. Intagliate in forma di piccioli prugnoli, delle carote gialle, de’ tartufi, imbianchiti l’uno, e l’altro con un poco di brodo; e sopra ad ogni taglio formerete un filo di code di gamberi cotte, un altro di tartufi, un altro di carote, e così di mano in mano, finché avrete finito; fatele cuocere in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, una testa di sellero, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, sale, un poco di consomè, o altro brodo bianco, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte scolatele dalla bresa, e servitele con sotto una I.179 salsa chiara alla Belle vue, o al Culì di Carote. Vedete la Salsa pag. 90. Il Culì pag. 92.

Animelle di Mongana alla Senteminult.

Orduvre = Quando le animelle di mongana saranno cotte in una bresa, come quelle alla Duchessa, senza essere piccate, ponetele sopra un piatto, lasciatele alquanto raffreddare, copritele con una Senteminult, panatele di mollica di pane grattata fina, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitele con sotto una Salsa chiara con un poco di scalogna trita, e sugo di limone, o altra di vostro genio. Vedete la Senteminult pag. 20.La Salsa pag. 80.

Animelle di Mongana in Atelette.

Orduvre = Di queste ne parlerò all’articolo delle animelle di Capretto, e di Abbacchio, Tom, II Cap. I.

Animelle di Mongana alla crema.

Orduvre = Allorché le animelle di mongana saranno imbianchite, pulite, e cotte con brodo, fette di lardo, un pezzo di prosciutto, fette di cipolla, e di carota, uno spicchio d’aglio, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, scolatele bene dal grasso, ponetele sopra il piatto, e servitele con sopra una Salsa al fiore di latte. Potete vedere la maniera di farla alla pag. 85.

Animelle di Mongana al Naturale.

Orduvre = Imbianchite, e pulite bene delle animelle di mongana, mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra, I.180 facendole dolcemente glassare come quelle alla Singarà, senza mai voltarle, ponendovi di tempo in tempo un poco di brodo. Quando avranno preso un bel color d’oro, servitele, scolate dal butirro, con sotto un Biondo di mongana, o altro brodo chiaro, e sugo di limone.

Animelle di Mongana alla Giardiniera.

Orduvre = Prendete quattro, o sei animelle di cuore di mongana, imbianchitele all’acqua bollente, piccategli tutto il di sopra con prosciutto, carote, e tartufi; il prosciutto prima fatto sudare un poco in una cazzarola con un pezzo di butirro, e poi raffreddato tagliato, le carote, e li tartufi imbianchiti nel buon brodo, e poi tagliati. Piccate che saranno le animelle, mettetele a cuocere nella stessa cazzarola del prosciutto, con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, altrettanto consomè, copritele di fette di lardo, ed un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, scolatele dalla bresa, e servitele con sotto una Salsa al Sultano. La maniera di farla vedete alla pag. 87, ovvero passate al setaccio il fondo della salsa, aggiungeteci un poco di culì, digrassate, fate consumare al suo punto, e servite sotto le animelle, con sugo di limone; badate bene al sale.

Animelle di Mongana alla Plusce Verte.

Orduvre = Piccate quattro belle animelle di mongana con fusti di petrosemolo, mettetele in una cazzarola con un poco di consomè, o altro brodo bianco buono, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due I.181 garofani, uno spicchio d’aglio, due scalogne, sale, e pepe schiacciato, copritele con due, o tre fette di lardo, un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un buon pizzico di petrosemolo trito imbianchito all’acqua bollente; scolate le animelle del grasso, ponetele sul piatto, fate stringere la salsa sopra il fuoco, e servitela con sugo di limone sotto le animele.

Animelle di Mongana all’Erbe fine.

Orduvre = Mettete in fondo di una cazzarola qualche fetta di vitella, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, una rametta di finocchio domestico, tartufi, o prugnoli freschi, secondo la stagione, cipolla, scalogna, petrosemolo, il tutto trito, uno spicchio d’aglio; poneteci sopra le animelle di mongana imbianchite, sale, pepe schiacciato, copritele con fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare con fuoco sotto, e sopra, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco. Quando saranno cotte ponetele nel piatto, che dovete servire, mettete un poco di culì nella salsa, fatela bollire un momento, digrassatela, passatela al passabrodo, e servitela, con sugo di limone, sopra le animelle. Osservate, che sia sufficiente.

Animelle di Mongana alla Trimuglie.

Orduvre. = Imbianchite, e piccate di minuto lardo tutto il di sopra di quattro animelle di mongana, imbianchitele di nuovo all’acqua bol lente, I.182 infilatele in uno spiedino, legate questo ad uno grande, fatele cuocere arrosto di bel colore, e servitele con sotto una Salsa chiara alla Scalogna, con sugo di limone.

Animelle di Mongana alla Reale.

Orduvre. = Imbianchite all’acqua bollente quattro belle animelle di cuore di mongana, fate a ciascheduna dei tagli simili a quelli delle animelle alla Contì, e metteteci dentro la medesima farsa di Chenef. Abbiate creste di pollastro cotte per metà in un bianco, code di gamberi imbianchite, tartufi imbianchiti, e tagliati a guisa di creste di pollastro, picciole uovette nonnate imbianchite, granelletti di pollastro anche essi imbianchiti, fate un filo sopra i tagli delle animelle di code di gamberi, un altro di creste di pollastro ritte, un altro di olive di Spagna dissossate, imbianchite, e ripiene di un poco di farsa di Chenef, un altro di granelletti di pollastro, un altro di creste di tartufi, un altro per l’uovette nonnate, nel quale in vece porrete delle picciole cipolline cotte con brodo, che poi cambierete nel momento di servire con le uovette nonnate, non dovendo queste essere cotte del tutto. Quando avrete terminato di guarnire le animelle, mettetele in una cazzarola con fette di lardo, sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, un poco di consomè, o altro brodo buono, una cipolletta con due garofani, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, sale, e pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché saranno cotte, scolatele dalla bresa, accommodatele sul piatto, aggiustateci le uovette nonnate imbianchite, e levata I.183 la picciola pelle, e servitele con sotto una Salsa al Sultano, o Salsa Chiara. Vedete pag. 87. e 79.

Animelle di Mongana alla Pompadura.

Orduvre = Prendete due tartufi mondati, e cotti con un poco di brodo, code di gamberi cotte, una carota gialla egualmente cotta, de’ fusti di petrosemolo bene imbianchiti, e foglie di dragoncello imbianchite. Tirate fuori dalla loro bresa quattro belle animelle di cuore di mongana; che siano bianche, e sopra a ciascheduna fategli diversi fiori, o altro disegno colle code di gamberi, tartufi, e carote, i fusti di petrosemolo, e le foglie di dragoncello vi serviranno per formare i rami, e foglie dei fiori; quando ne avete finita una, ponetela sopra il suo piatto, che coprirete, con carta da scrivere bagnata nel brodo, ed allorché saranno finite tutte, le servirete ben calde, con sotto una Salsa Chiara, ovvero un Culì colorito.

Animelle di Mongana in Cotelette.

Orduvre = Imbianchite all’acqua bollente quattro belle animelle di mongana, tagliatele nel mezzo per traverso, e formatene due fette eguali, infilategli ad ognuna un osso di pollo, o di capretto, acciò formi la coteletta, marinatele con olio, sugo di limone, dragoncello, fusti di petrosemolo, una foglia di alloro in pezzi, due spicchi d’aglio, quattro scalogne tagliate in mezzo, basilico, tre fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato, noce moscata. Dopo tre ore di marinada asciugatele, ungetele con butirro squagliato mescolato con rosso d’uovo, panatele di mollica di pane grattata, fatele cuocere sulla gratella di un bel colore I.184 d’oro, e servitele con sotto una Salsa alla Ravigotta chiara, o un buon sugo di manzo alla Scalogna, e sugo di limone. Ved. pag. 68 e 98.

Animelle di Mongana in diverse maniere.

Orduvre = Allorché le animelle di mongana saranno imbianchite, e cotte in una buona bresa, come si è detto di sopra, le potete servire con sopra qualunque Salsa, o ragù, di Carciofi, Piselli, Sparagi, Tartufi, Prugnoli, Creste, Uovette nonnate, Granelletti, ragù melè, Guarnite di mazzetti di verdura; a qualsivoglia Culì, o Purè, con sotto ogni Salsa d’Erba, piccate, o semplicemente glassate; tramezzate ancora con grandi creste, o filettoni di manzo allo Scarlatto. Marinate e fritte, o Indorate e panate, ovvero con una pastella, e fritte di bel colore. All’articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV. avrò occasione di parlarne ancora qualche poco.

Schinali di Mongana in diverse maniere.

Orduvre = In Italia si fa più uso degli Schinali di manzo, o di vitella, che di mongana, essendo questi più grossi, e di maggior consistenza, ed oltre che se ne fa molto consumo per le Guarnizioni de’ piatti, come si dirà nel corso di quest’Opera, si preparano, e si servano anche separatamente. In molti luoghi d’Italia si vendano unitamente alla prima pelle; ma questa si taglia col coltello, e si leva; poi si mettano gli schinali nell’acqua fresca per potergli levare tutti i fili carnosi, che hanno intorno, avendo attenzione di non guastarli portando via parte dello schinale, essendo questa la sua bellezza. Ciò fatto poneteli sul fuoco con acqua fresca, e quando principieranno a I.185 bollire, tirateli indietro. Se volete servirvene per guarnizione lasciateli intieri, altrimenti tagliateli in pezzi, che li potete friggere, come i cervelli di mongana infarinati, e indorati, oppure indorati e panati; potete inoltre metterli in Salsa, o ragù come gli Occhi di mongana; formarne de’ Salpicconi in cassettine di pane, o di carta; metterli alla crema, o alla Pulette come le animelle di mongana; guarnirne delle Torte, e dei Pasticci; farne dei Budinetti. All’articolo degli Antremè, e della Pasticcieria ne parlerò ancora. Gli schinali si debbano porre in opera freschissimi.

rissole alla Scioesì.

Orduvre = Abbiate delle zinne di mongana rifredde, cotte con brodo, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, una carota, sale, e pepe sano; tagliatele in fette per traverso, e rifilatele all’intorno, mettete tra due fette un poco di farsa di Chenef, indoratele con uovo sbattuto, panatele di mollica di pane grattato, e fatele friggere di bel color d’oro. Potete anche intingerle in una pastella da frittura, friggerle egualmente, e servirle con petrosemolo fritto intorno.

Code di Mongana alla Mentenon.

Antrè = Prendete delle code di mongana la quantità, secondo il piatto, che volete fare, tagliatele corte, fatele sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, imbianchitele all’acqua bollente, e piccatele di minuto lardo, imbianchitele di nuovo, mettetele in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe, una cipolla con I.186 due garofani, una carota, uno spicchio d’aglio, due scalogne, sale, e brodo; coprite con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, se non avete altra glassa, passate il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di biondo di mongana, o altro brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci le code, e servitele con sotto una Salsa agli Spinaci, pag. 76.

Code di Mongana alla Senteminult.

Antrè = Imbianchite le code di mongana come le precedenti, fatele cuocere con brodo, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe, una cipolla con tre garofani, uno spicchio d’aglio, una carota, tre scalogne, sale, pepe sano; quando saranno cotte, ed un poco raffreddate, levategli l’ossa al di sotto senza rompergli il di sopra, metteteci in vece una buona farsa di Chenef, e fatele ritornare come prima; copritele con una Senteminult, panatele di mollica di pane grattata, fategli prendere un color d’oro al forno, e servitele con sotto una Salsa chiara alla Scalogna, o altra Salsa chiara di vostro genio. Potete anche dopo d’averle farsite intingerle in una pastella da frittura, ovvero indorarle, panarle, e friggerle di bel colore, oppure prima di porvi la Senteminult, ungerle con butirro squagliato, mescolato con rosso d’uovo, sale, e pepe schiacciato, panarle con mollica di pane, fargli prendere un bel color sulla gratella, e servirle colla salsa suddetta. La Senteminult pag. 20.

I.187
Code di Mongana in diverse maniere.

Antrè = Quando le code di mongana saranno ben sgorgate nell’acqua vicine al fuoco, imbianchite all’acqua bollente, e cotte in una bresa come alla Mentenon, le potete servire come vi aggrada; cioè glassate al Naturale con sotto una Salsa d’Erba, in Hoscepot, a qualunque Salsa, o ragù, alli Cavoli, ad ogni Purè. All’articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV., avrò occasione di parlarne di nuovo.

Tenerumi di Mongana all’Olandese.

Antrè = Levate ad un petto di mongana la copertina carnosa, tagliate le ossa delle coste alla giuntura, e tagliate i tenerumi in fette per traverso ben larghe; fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, cambiategliela due, otre volte, imbianchiteli all’acqua bollente, passateli alla fresca, asciugateli, metteteli in una cazzarola, con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe con un poco di sellero, uno spicchio d’aglio, un pezzetto di carota, una cipolla con due garofani, sale; passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con acqua bollente, fateli cuocere dolcemente. Quando saranno cotti, e la salsa consumata al suo punto, digrassateli, metteteli in un’altra cazzarola, passateci dentro la salsa per setaccio, che sia giusta di sale, nel momento di servire legateli con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, un poco di consomè, o altro brodo bianco, e sugo di limone.

Tenerumi di Mongana alla Pulette Olandese.

Antrè = Quando i tenerumi di mongana saranno tagliati, ed imbianchiti come li I.188 precedenti, passateli in una cazzarola sopra il fuoco nella stessa maniera, aggiungeteci soltanto dei prugnoli triti, o intieri, ed in luogo dell’acqua, bagnateli con brodo, e un bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco; nel momento di servire digrassateli, levate il prosciutto, la cipolla, il mazzetto, legateli con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, con un poco di fiore di latte, petrosemolo trito imbianchito, e sugo di limone.

Tenerumi di Mongana alli Piselli fini.

Antrè = Tagliate, ed imbianchite i tenerumi, come si è detto qui sopra, passateli sul fuoco come quelli all’Olandese, con sopra mezza libbra o più di piselli fini, sbruffateci un poco di farina, bagnateli con brodo generale, fate consumare la salsa al suo punto, digrassateli, levate il prosciutto, la cipolla, il mazzetto, e legateli con una liason, come quella alla Pulette Olandese.

Tenerumi di Mongana alla Massedoeme.

Antrè = Tagliate, ed imbianchite i tenerumi di mongana come li precedenti, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, due fette di limone senza scorza, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due fette di carota, sale, brodo quanto basti; copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto, e sopra; quando saranno cotti, passate il fondo, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci i tenerumi, metteteli sopra il piatto, e serviteli con un ragù alla Massedoene, I.189 che troverete la maniera di farlo all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I. Li potete servire ancora senza glassarli, basta che siano bianchi con sopra il medesimo ragù.

Tenerumi di Mongana alla Tessè.

Antrè = Quando i tenerumi di mongana saranno cotti, come qui sopra, scolateli dal grasso, aggiungete nella bresa, del restoran, o altro brodo colorito, passatela al setaccio, digrassatela, fatela consumare sul fuoco al punto di una glassa, glassateci i tenerumi, e serviteli con sotto una Salsa d’Erba, o chiara, o legata.

Tenerumi di Mongana alla Perla.

Orduvre = Allorché i tenerumi di mongana saranno cotti, e glassati come quelli alla Tessè, lasciateli raffreddare, ed intingeteli in una pastella da frittura, ovvero indorateli con uovo sbattuto, e panateli con mollica di pane grattata; fateli friggere d’un bel color d’oro, e serviteli con petrosemolo fritto intorno. Potete inoltre, quando saranno cotti alla bresa marinarli, e friggerli come sopra. All’articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV., ne parlerò ancora.

Petto di Mongana alla Barrì.

Antrè = Prendete un petto di mongana, fatelo sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, rifilatelo bene tutto all’intorno, alzategli la copertina sopra i tenerumi, e riempitelo di un salpiccone crudo, di animelle, tartufi, o prugnoli, secondo la stagione, o ambedue secchi, code di gamberi, fegatini di pollo, creste ec., che vedrete la maniera di farlo all’Articolo dei Salpicconi Tom. IV. Cap. I., cucitelo intorno, imbianchitelo all’acqua bollente, fatelo raffreddare, e piccategli tutto I.190 il di sopra di minuto lardo, imbianchitelo di nuovo, e mettetelo in una cazzarola ovata, con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una carota, una cipolla con due garofani, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, brodo, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra; quando sarà cotto, scolate il fondo della bresa, aggiungeteci un poco di restoran, o altro brodo colorito, passatelo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare sopra un fuoco allegro, al punto di una glassa, glassateci il petto, scucitelo, levategli le coste, e servitelo con sotto una Salsa al Culì di Pomidoro, che troverete alla pag. 92., o altra di vostro genio.

Petto di Mongana alla Condè.

Antrè = Mettete una buona farsa di Chenef con entro tartufi, e prugnoli triti, tramezzo la pelle carnosa, e li tenerumi del petto di mongana, cucitelo all’intorno, acciò la farsa non sorti fuori, imbianchitelo un momento all’acqua bollente; quando sarà freddo piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, fatelo cuocere allo spiedo involtato di carta unta di butirro. Quando sarà cotto, e di un bel color d’oro, levategli la carta, e servitelo con sotto una salsa al Sultano, che troverete alla pag. 87. La farsa di Chenef al Tom. IV. Cap. I.

Petto di Mongana Glassato.

Antrè = Rifilate, e fate sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, un petto di mongana, cucitelo, e imbianchitelo all’acqua bollente, mettetelo in una cazzarola ovata, con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, una carota, due scalogne, uno I.191 spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, sale, e brodo; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, scolate il fondo della bresa, aggiungeteci un poco di Restoran, o altro brodo colorito, passatelo al setaccio, digrassatelo, e fatelo consumare al punto di una bella glassa, glassateci il petto di mongana, e servitelo guarnito di lattughe alla Dama Simona, con una Salsa alla Spagnuola, che trovarete alla pag. 65 Il modo di fare le Lattughe all’Articolo dell’Erbe Tom. IV. Cap. II.

Petto di Mongana alla Perigord.

Antrè = Mettete un ragù freddo di tartufi, finito di buon gusto, tramezzo la pelle, e i tenerumi di un petto di mongana, cucitelo tutto all’intorno, imbianchitelo all’acqua bollente, mettetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, una carota, un mazzetto d’erbe diverse, uno spicchio d’aglio, due scalogne, poco sale, brodo, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto levategli le coste, scucitelo, glassatelo come il precedente, e servitelo con sotto una Salsa alli Tartufi, che troverete alla pag. 89. Lo potete anche mettere a cuocere alla Genovese, con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe, un poco di vino bianco bollente, fargli prendere un bel color d’oro, e servirlo con sotto la sudetta salsa.

I.192
Petto di Mongana alla Gravina.

Antrè = Quando il petto di mongana sarà cotto in una bresa, come si è detto di sopra, mettetelo in un piatto, levategli le coste, e conditelo con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato; lasciatelo alquanto raffreddare, mescolateci un rosso d’uovo, ungeteci tutto il petto, panatelo di mollica di pane grattato, e fatelo cuocere alla gratella di un bel color d’oro; servitelo con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa alla Scalogna, che troverete alla pag. 91., o altra di vostro genio.

Petto di Mongana all’Italiana.

Antrè = Rifilate bene un petto di mongana, tenetelo alquanto nell’acqua vicino al fuoco, cucitelo all’intorno, imbianchitelo all’acqua bollente, mettetelo in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, sale, brodo, una cipolla con due garofani, due fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe con timo, basilico, e un pezzetto di foglia di alloro, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, scolatelo, scucitelo, levategli le coste, ponetelo sopra il piatto, alzategli la pelle carnuta sopra i tenerumi, e rivoltatela dalla parte opposta; servitelo con sopra una Salsa picciola Italiana, che trovarete alla pag. 74.

Petto di Mongana alla Senteminult.

Antrè = Prendete un bel petto di mongana, tenetelo alquanto nell’acqua tiepida, poscia asciugatelo bene, alzategli la copertina, farsitelo con una farsa di Chenef mescolata con I.193 butirro di gamberi, cucitelo all’intorno, imbianchitelo in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone; dappoi bresatelo, come alla Perigord, e fatelo cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto scolatelo, fatelo raffreddare, scucitelo, levategli le coste, e copritegli tutto il di sopra di una Senteminult ben fatta, panatelo con mollica di pane grattata ben fina; fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitelo con sotto una Salsa al Culì di Gamberi, o un Culì di Tartufi, o Prugnoli, o altro di vostro genio. Vedete l’Articolo delle Salse.

Petto di Mongana in diverse maniere.

Antrè = Per ben servire un petto di mongana, bisogna prima di tutto, come ho detto di sopra, tenerlo per qualche tempo nell’acqua vicino al fuoco, e quando diviene tiepida, cambiargliela con altra fresca, e così fare per tre, o quattro volte. Poi tanto Ripieno, come al Naturale si deve prima imbianchire all’acqua bollente, piccarlo se volete, e cuocerlo allo spiedo, o a guisa di fricandò, oppure glassarlo al naturale, ovvero cuocerlo in una bresa, e servirlo con qualunque ragù, o Guarnizione d’erba, o a qualsivoglia Culì, Purè, o altra Salsa legata. Alla Burgioese, vale a dire cotto allesso, e servito con sugo di manzo, sale, pepe schiacciato, e sugo di limone.

Cotelette di Mongana all’Artoè.

Antrè = Abbiate delle cotelette di mongana ben tagliate, e coll’osso corto, piccatele di minuto lardo, mettetele per un poco I.194 nell’acqua fresca, imbianchitele all’acqua bollente, ponetele in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, uno spicchio d’aglio, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, un poco di consomè, o altro brodo bianco, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra; quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della salsa, aggiungeteci un poco di biondo di mongana, o altro brodo colorito, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci le cotelette, e servitele con sotto una Salsa d’Erba, o un picciolo ragù, ovvero un Culì di Pomidoro, o di Piselli, o alla Rena, o di Gamberi, o come volete. Vedete le Salse, i Culì ed i ragù ai loro Articoli particolari.

Cotelette di Mongana in Papigliotta.

Orduvre = Tagliate bene, e coll’osso corto delle cotelette di mongana. Abbiate tartufi, prugnoli, scalogne, petrosemolo, cipolletta novella, una punta d’aglio, il tutto trito fino, mischiatele con butirro, e lardo rapato, sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Prendete della carta da scrivere, tagliatela della grandezza giusta per involtare le cotelette, come se fossero papigliotte, fategli un buco nel mezzo, acciò l’osso sorti fuori, mettete sotto, e sopra un poco della composizione suddetta, ed in mezzo la coteletta; involtate la carta tutta all’intorno, ungetele al di fuori con olio, fatele cuocere con poco fuoco, di un bel color d’oro, sopra la gratella, e servitele con tutta la carta.

I.195
Cotelette di Mongana alla Vinegrette.

Orduvre = Marinate in una cazzarola delle cotelette di mongana con un pezzo di butirro maneggiato in un poco di farina, agresto tagliato in mezzo e levato i pepini, se sarà la stagione, una cipolla in fette, due spicchi d’aglio, quattro garofani, due fette di limone senza scorza, petrosemolo, basilico, una foglia di alloro, un poco d’aceto, un poco di brodo, sale, pepe schiacciato; fate intiepidire questa marinada sopra il fuoco, poneteci le cotelette, lasciatele marinare per lo spazio di due ore, poi scolatele, infarinatele, fatele friggere di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno.

Cotelette di Mongana Panate alla Scalogna.

Orduvre = Abbiate delle cotelette di mongana tagliate come le precedenti, mettetele sopra un piatto, conditele con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato, ungetele bene per tutto, panatele di mollica di pane grattata, fatele cuocere alla gratella di un bel color d’oro, e servitele con sotto una Salsa alla Scalogna, che troverete alla pag. 91.

Cotelette di Mongana al Culì di Pomidoro.

Antrè = Tagliate tutte eguali delle cotelette di mongana, mettetele sopra un piatto, conditele con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato. Poco prima di servire fatele cuocere alla gratella di bel colore, e servitele con sotto una Salsa al Culì di Pomidoro, che troverete alla pag. 92.

Cotelette di Mongana all’Erbe fine.

Antrè = Fate cuocere poco prima di servire delle cotelette di mongana in Papigliotte, I.196 come si è detto di sopra; scartatele, mettetele sopra il piatto, e servitele con sopra una salsa alla Spagnuola e sugo di limone; avendo la precauzione di mettere un poco più d’erbe trite nella composizione delle cotelette, e l’erbe, che resteranno nelle papigliotte levarle, e porle nella salsa. Quando è tempo dell’agresto ne potete mettere qualche acino nella salsa spaccato nel mezzo, levati i semi, ed imbianchito un momento in un poco di brodo.

Cotelette di Mongana alla Mariè.

Antrè = Imbianchite un istante all’acqua bollente delle cotelette di mongana, ponetele in una cazzarola con due cucchiai d’olio, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe, con basilico, timo, persa, mezza foglia d’alloro, una cipolletta con due garofani, uno spicchio d’aglio, sale, pepe schiacciato; fatele sudare sopra un picciolo fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo, qualche tartufo tagliato in dadini; lasciatele finire di cuocere, digrassatele, levate il mazzetto, il prosciutto, metteteci un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, un pizzico di cerfoglio trito imbianchito all’acqua bollente, e ben spremuto, stringete sopra il fuoco, ponete le cotelette sul piatto, e serviteci sopra la Salsa con sugo di limone.

Cotelette di Mongana alla Tedesca.

Antrè = Lardate per traverso delle cotelette di mongana con lardelli di prosciutto, tagliati rasi al paro della carne, infarinatele; squagliate in una cazzarola un pezzo di butirro, I.197 poneteci le cotelette ben spazzate dalla farina, con un poco di pepe schiacciato, una cipolla con due garofani, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto e sopra; quando avranno preso colore da una parte, voltatele dall’altra, ed allorché saranno divenute color d’oro, aggiungeteci un poco di biondo di mongana, o altro brodo, fatelo consumare di nuovo, che le cotelette restino come glassate; servitele ben scolate dal butirro con sotto una Salsa alli Spinaci, che troverete alla pag. 76. Le cotelette di mongana cotte in questa maniera si possono servire a qualunque altra Salsa, e particolarmente sono buonissime a quella di Cedrioli, e al ragù di Fagiuoli; per servirle poi al Culì di Pomidoro, di Rape, di Pomi di terra, di Fagiuoli. Quando saranno quasi cotte vi si mette dentro il Culì, si fa bollire ancora un pochetto, si digrassa, si mettano le cotelette sul piatto, si passa la salsa al setaccio, e si serve sopra alle cotelette.

Cotelette di Mongana alla Siracca.

Antrè = Lardate le cotelette di mongana per traverso di grossi lardelli di tartufi, rifilati al paro della carne, mettetele sopra un piatto, conditele con sale, e pepe schiacciato, infarinatele, spazzatele dalla farina, e fatele cuocere come quelle alla Tedesca, colla differenza, che quando avranno preso colore d’ambe le parti, ci metterete mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco buono, ed un pochetto di brodo; fatele glassare, e nel momento di servire in luogo della Salsa agli Spinaci, servitele con sotto una Salsa alli Tartufi, che troverete alla pag.89.

I.198
Cotelette di Mongana alle Cipollette.

Antrè = Fate cuocere delle cotelette di mongana in Papigliotta senza tartufi, e prugnoli triti, ma soltanto petrosemolo, scalogna, cipolletta, un pochino d’erbe d’odore, una punta d’aglio, il tutto trito fino, e mischiato come ho detto, con butirro, lardo rapato, sale, e pepe schiacciato. Quando saranno cotte, levatele dalla carta, e servitele guarnite di cipollette cotte nel consomè, o altro brodo di sostanza, e un pezzo di prosciutto, con sopra una Salsa all’Italiana rossa, ovvero con un ragù di cipollette, che troverete all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I. L’Italiana rossa alla pag. 65.

Cotelette di Mongana alla Barrì.

Antrè = Abbiate delle cotelette di mongana tagliate tutte eguali, e coll’osso corto, battetele alquanto per appianarle, e rifilatele all’intorno acciò restino tonde, ponete dentro a ciascheduna una cipolla di eguale grossezza, legatela intorno collo spago, che prenda la forma rotonda, con un buco da capo, imbianchitele all’acqua bollente, mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di carota, un mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, sale, pepe schiacciato, un poco di consomè, o altro brodo bianco, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra, avendo attenzione, che non passino di cottura; quando saranno cotte, tiratele fuori dalla bresa, scioglietele, levategli la cipolla, ponetele sul piatto, e nel sito dov’era la I.199 cipolla, ci metterete un’animella di cuore di Capretto glassata, o un ragù melè, e le servirete con sotto un ragù di piselli fini, e dentro l’animelle un poco di Spagnuola.

Cotelette di Mongana alli Cedrioletti.

Antrè = Tagliate delle cotelette di mongana un poco grosse, lardatele per traverso di grossi filetti di cedrioletti sotto aceto, e filetti d’alici; mettetele in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un cucchiaio d’olio, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, uno spicchio d’aglio, sale, pepe, un poco di vino bianco bollente, coprite con un foglio di carta, fatele cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, scolatele dalla bresa, mettetele sul piatto, digrassate il poco fondo, passatelo al setaccio, ponetelo in una Salsa alli cedrioletti, e servitele con sugo di limone. Per fare la salsa vedete alla pag. 91.

Cotelette di Mongana alla Giardiniera.

Antrè = Abbiate sei belle cotelette di mongana eguali, piccatene due di prosciutto, due di carota gialla, due di fusti di petrosemolo, fatele cuocere come quelle in fricandò, e servitele con sotto un ragù di prugnoli freschi, che troverete all’articolo de’ ragù Tom, IV. Cap. I.

Cotelette di Mongana in diverse maniere.

Antrè = Le cotelette di mongana, allorché sono panate, e cotte alla gratella, si possano servire con sotto qualunque Salsa chiara. In Germania son soliti di servirle sopra le Salse d’ Erbe. Quando sono cotte in Papigliotta, si possono servire con qualsivoglia ragù, o Salsa legata. Allorché sono I.200 piccate, e glassate si possono egualmente servire ad ogni Guarnizione, Salsa legata, o ragù, o Salsa d’Erba, o chiara. Quando sono cotte alla gratella senza essere panate si possono servire ad ogni Salsa, come quelle piccate. Allorché sono cotte alla Bresa si servano con quella Salsa, o ragù, che sarà di vostro genio, e particolarmente con cipollette glassate, e Culì di Pomidoro. A qualunque sorta di mazzetti d’Erbe con Salsa alla Spagnuola, all’Italiana rossa, al Sultano, ed altre. Vedete gli Articoli delle Salse, dei ragù, e delle Guarnizioni.

Carrè di Mongana alla Momoransì.

Antrè = Tagliate colle coste corte un carrè di mongana, dissossategli tutto il di sotto, levate le pelli, e li nervi al filetto di sopra, piccatelo di minuto lardo, mettetelo un poco all’acqua tiepida, imbianchitelo all’acqua bollente, fatelo cuocere come le cotelette in fricandò. Quando sarà cotto passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di restoran, o altro brodo alquanto colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il carrè di mongana, e servitelo con sotto una Salsa d’Erba, o un Culì, o un ragù, o una Guarnizione secondo giudicate a proposito. Vedete gli Articoli come sopra.

Carrè di Mongana alla Poevrada.

Antrè = Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fette di cipolla, fette di carota, un poco di coriandoli, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro, tre garofani, timo, basilico, pepe schiacciato, sale, petrosemolo, cipolletta novella, un bicchiere d’aceto, I.201 altrettanto brodo; fate intiepidire questa marinada sopra il fuoco, e poneteci in infusione per due ore un carrè di mongana, piccato di minuto lardo come il precedente; dopo fatelo cuocere allo spiedo di un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa alla Poevrada, che troverete alla pag. 70.

Carrè di Mongana alla Servante.

Antrè = Tagliate dei lardelli di lardo, conditeli con petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, prugnoli, il tutto trito, sale, pepe fino, noce moscata, sugo di limone; lardateci tutto il filetto di un carrè di mongana, al quale avrete già levato i nervi, le pelli, e tagliato, e dissossato come il precedente, conditelo con sale, e pepe, infarinatelo. Prendete una cazzarola ovata, poneteci un pezzo di butirro, fatelo squagliare sopra il fuoco, metteteci dentro il carrè ben spazzato dalla farina, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, copritelo con un foglio di carta, fatele cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; quando avrà preso un bel color d’oro, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di consomè, o altro brodo bianco, fatelo glassare, e servitelo con sotto una Salsa all’Indivia, che troverete la maniera di farla alla pag. 76. Se non volete servirci detta Salsa, aggiungete un poco di culì di mongana, o altro culì nella cazzarola, dove ha cotto il carrè, fatelo bollire un momento, digrassatelo, passatelo al setaccio, e servitelo sopra il carrè, con sugo di limone.

I.202
Carrè di Mongana all’Inglese.

Antrè = Lardate un carrè di mongana come il precedente, ponete una, o due fette di lardo sopra il filetto, infilatelo a uno spiedino, legate questo ad uno grande, incartatelo, e fatelo cuocere arrosto; quando sarà vicino alla totale cottura scartatelo, levategli il lardo, mescolate un rosso d’uovo, con un poco di grasso della leccarda, ungeteci bene il carrè, panatelo di mollica di pane grattato, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una salsa all’Inglese, che troverete la maniera di farla alla pag. 73., ovvero all’Olandese pag. 74.

Carrè di Mongana in Crepina.

Antrè = Dissossate un carrè di mongana, tagliategli l’ossa delle coste corte, e al filetto di sopra levategli tutte le pelli, e i nervi; lardatelo per lungo di lardelli di lardo conditi come li precedenti, ponete sopra il filetto del butirro maneggiato con erbe fine, sale, pepe schiacciato, involtatelo con una rete di maiale, o di mongana, infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto coperto di carta; quando sarà cotto, levategli la carta, ungetelo con rosso d’uovo mescolato con butirro squagliato, e panatelo di mollica di pane grattato, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa al Culì di Carote, che troverete alla pag. 92.

Carrè di Mongana alla Perigord.

Antrè = Dissossate, tagliate le coste corte, e levate le pelli, ed i nervi ad un carrè di mongana, piccategli tutto il filetto, la metà di tartufi, e la metà di prosciutto, mettetelo a cuocere come un fricandò con mezzo bicchiere di vino di I.203 Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, quando sarà cotto, formate una glassa leggiera, quanto per dargli il lustro col fondo della bresa; glassateci il filetto, e servitelo con sotto una Salsa alli Tartufi, che potete vedere alla pag. 89.

Carrè di Mongana alla Contì.

Antrè = Quando avrete appropriato un carrè di mongana, fategli dei tagli per traverso sopra il filetto di distanza di un dito l’uno dall’altro, poco profondi, ponete in ciascheduno di detti tagli un poco di farsa di Chenef, e sopra metteteci, in uno, un filo di code di gamberi cotti e mondati, in un altro un filo di creste di pollastro mezze cotte in un bianco, in un altro un filo di tartufi imbianchiti ed intagliati, oppure di prugnoli, in un altro un filo d’olive di Spagna dissossate e ripiene, e così continuate fino a tutto, che tutti i tagli saranno pieni; mettete il carrè in una cazzarola ovata con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un pezzo di carota, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, brodo quanto basti, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, scolatelo dalla bresa, e servitelo con sotto un Culì, o un ragù melè, o altra Salsa di vostro piacere. I ragù potete vederli nel Tom. IV. Cap. I. Le salse dalla pag. 64. fino a 98.

Noce di Mongana in fricandò.

Antrè = Levate tutte le pelli, e i nervi ad una noce di mongana, battetela alquanto tramezzo un panno bagnato per renderla eguale, I.204 piccatela di minuto lardo, fatela imbianchire un momento all’acqua bollente, mettetela in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, un pezzo di carota, un mazzetto d’erbe, due scalogne, uno spicchio d’aglio, poco sale, brodo, copritela con un foglio di carta, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra; quando sarà cotta, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di restoran, o altro brodo alquanto colorito, fatelo consumare al punto di una glassa color d’oro, glassateci la noce di mongana, e servitela con sotto una Salsa d’Erba, o altra di vostro genio, ovvero una Salsa Russia alla Ropesce.

Noce di Mongana alla Sen-Clù.

Antrè = Abbiate una noce di mongana pulita, ed aggiustata come la precedente, fategli un taglio da un lato ben profondo per poterci mettere dentro un salpiccone crudo d’animelle e tartufi, fatto di buon gusto; cucite l’apertura, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, imbianchitela all’acqua bollente, fatela cuocere, come sopra, glassatela nell’istessa maniera, scucitela, e servitela con sotto una Salsa d’Erba, o un ragù a vostra soddisfazione. La maniera di fare il Salpiccone vedete nel Tom. IV. Cap. I. e quella di fare le Salse, ed i ragù ai loro Articoli particolari.

Noce di Mongana In-Budeaux.

Antrè = Prendete una bella noce di mongana, lasciatela nell’essere suo naturale, levategli il budello, e l’osso, della natica, alcuni ve lo lasciano, battetela alquanto per I.205 appianarla, lardatela al di sotto di grossi lardelli di prosciutto conditi come il solito, scoprite ed appareggiate bene col coltello il poco di magro al di sopra, piccatelo di minuto lardo, lasciategli tutto il grasso della zinna; fatela cuocere come un fricandò e glassategli nella stessa maniera tutta la parte di sopra piccata e non piccata. Servitela con sotto una Salsa d’Erba, o un ragù alla Massedoene, o altro ragù, o una Guarnizione, il tutto a vostra scelta. Vedete le Salse, i ragù, e le Guarnizioni ai loro Articoli particolari.

Noce di Mongana alla Burgioese.

Antrè = Abbiate una noce di mongana, lasciatela come si trova, levategli il budello, e l’osso della natica, battetela alquanto, lardatela per lungo di grossi lardelli di prosciutto conditi, imbianchitela un momento all’acqua bollente, mettetela in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, una cipolla con due garofani, due scalogne, un pezzo di carota, un mazzetto d’erbe diverse, uno spicchio d’aglio, poco sale, brodo; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci bene il di sopra della noce, e servitela con sotto una Salsa alli Cedrioli, che troverete alla pag. 76., ovvero qualcun’altra.

Noce di Mongana alla Militare.

Antrè = Abbiate una noce di mongana come la precedente, battetela un poco, lardatela al I.206 di sotto di lardelli di prosciutto, e piccategli di minuto lardo il magro scoperto che si ritrova al di sopra; imbianchitela un momento all’acqua bollente, mettetela in una cazzarola, bresatela come l’altra, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché sarà cotta, glassatela come un fricandò, e servitela con sotto una Salsa d’Erba, o Purè, o Culi, o ragù, o altra di vostro genio.

Noce di Mongana al Sultano.

Antrè = Lardate una noce di mongana senza levargli niente, come quella alla Burgioese, di lardelli di lardo, prosciutto, e cedrioletti sotto aceto, mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, fatela rinvenire sopra il fuoco con sugo di limone, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato, o altro vino bianco, brodo, una cipolla con due garofani, un pezzo di carota, uno spicchio d’aglio, due scalogne, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe con un poco di basilico; copritela con un foglio di carta, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta passate la salsa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al punto di una glassa, glassateci il di sopra della noce, e servitela con sotto una Salsa al Sultano, che troverete alla pag. 87.

Noce di Mongana alla Tedesca.

Antrè = Lardate una noce, senza levargli niente, di lardelli di prosciutto, condite i lardelli, e la noce di sale, e pepe, infarinatela, e mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro squagliato, e ben caldo, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, tre scalogne; copritela I.207 con un foglio di carta, fatela cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; voltandola di tanto in tanto, acciò prenda un bel color d’oro, aggiungeteci un pochetto di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, e di brodo. Allorché sarà cotta, e ben glassata, ponetela sopra il piatto, scolate il butirro dalla cazzarola, metteteci dentro un poco di fiore di latte, e culì. fategli fare un bollo, digrassate questa Salsa, passatela al setaccio, che sia di color d’oro, sufficientemente legata, e servitela sotto la Noce.

Noce di Mongana alla Fermiere.

Antrè = Appareggiate bene una noce di mongana, levategli il budello, l’osso della natica ed un poco di grasso superfluo, battetela alquanto, piccatela al di sotto di minuto lardo, fatela cuocere come una fricandò; e servitela glassata di un bel color d’oro, sopra una Salsa d’Erba, o Culì, o ragù, o Guarnizione, di vostro genio.

Granadine di Mongana alla Giardiniera.

Antrè = Tagliate una bella noce di mongana in quattro fette tutte eguali della grossezza di un buon dito, rifilatele all’intorno, e piccatele una di tartufi, un’altra di carota gialla, un’ altra di prosciutto, un’altra di fusti di petrosemolo; imbianchitele un momento all’acqua bollente, fatele cuocere come se fossero piccioli fricandò, glassatele leggieramente col loro fondo passato al setaccio, digrassato, e consumato al punto di una glassa leggiera, quanto per dargli il lustro, e servitele con sotto una Salsa alli Tartufi, o un ragù di prugnoli freschi. La Salsa la troverete alla pag. 89 ed il ragù di prugnoli nel Tom IV. Cap. I.

I.208
Granadine di Mongana alla Duchessa.

Antrè = Levate le pelli, e i nervi, come sopra ad una noce di mongana, tagliatela in quattro fette di eguale grandezza, e grossezza, piccatele di minuto lardo, imbianchitele, fatele cuocere come il fricandò, glassatele nel la stessa maniera, e servitele con sotto una Salsa d’ Erba, o altra di vostro genio.

Granadine di Mongana alla Sen-Clù.

Antrè = Quando le granadine saranno piccate, come le precedenti, abbiate un ragù di prugnoli di animelle, o di tartufi, o qualunque altro crudo; mettetene una porzione sopra le granadine dalla parte non piccata, cucitele tutte all’intorno, che formino come un grosso pomo: allorché saranno finite, imbianchitele all’acqua bollente, e fatele cuocere come il fricandò. Quando saranno cotte fate consumare la glassa come il solito, metteteci dentro le granadine col lardo al di sotto, scucitele al di sopra, glassatele di un bel color d’oro sopra la cenere calda, e servitele con sotto una Salsa alla Rena, o altra. Il modo di fare la Salsa lo troverete alla pag. 95. e quello di fare i ragù nel Tom. IV. Cap. I.

Granada di piccioli fricandò.

Antrè = Prendete una cazzarola secondo l’Antrè che volete fare, copritela tutta al di dentro di fette di lardo, che non soprapponghino una coll’altra, fateci un lavoro nel fondo di una stella, o altro disegno, con tartufi, code di gamberi, carota gialla, rapa, il tutto imbianchito all’acqua bollente o brodo; I.209 aggiustateci sopra quattro, o cinque piccioli fricandò crudi, che prendino tutto l’intorno della cazzarola, e tramezzo ci metterete in uno due gamberi cotti e mondati, in un altro due piedi di lattuga imbianchita all’acqua bollente, e ben spremuta; condite di sale, pepe schiacciato, e sugo di limone; coprite tutto all’intorno di un dito e più di farsa di Chenef, che non sia molto delicata, poneteci nel mezzo un ragù d’animelle rifreddo e con poca salsa, coprite con farsa di Chenef sino all’orlo della cazzarola, indorate il di sopra con uovo sbattuto, fatela cuocere ad un forno temperato. Quando sarà cotta, rivoltatela sopra un coperchio, con diligenza acciò non si rompa, fategli scolare il grasso, alzate la cazzarola, levate il lardo, ponetela sopra il piatto, glassatela di un bel color d’oro, e servitela con sotto una Salsa alla Spagnuola. Vedete alla pag. 65. Il ragù Tom. IV. Cap. I.

Granadine di Mongana alla Principessa.

Antrè = Quando avrete levati i nervi, e le pelli ad una noce di mongana, tagliatela in fette per lungo della larghezza di tre dita, e della grossezza di uno; piccategli di minuto lardo come piccioli fricandò, lo spazio della terza parte, stendeteci sopra dalla parte non piccata una buona farsa di Chenef delicata, involtatele a guisa di ruladine, che la parte piccata resti al di fuori, infilatele ad uno spiedino, legatelo ad uno grande, copritele di carta, fatele cuocere arrosto di un bel color d’oro, e servitele con sotto una Salsa alla Principessa. Vedete la maniera di farla alla pag. 95.

I.210
Ruladine di Mongana.

Antrè = Queste si apprestano esattamente come vengono descritte al Capitolo della Polleria. Vedete Filetti mignoni in Ruladine, Tom. II. Cap. III.

escaloppe di Mongana alla Barrì.

Orduvre = Tagliate in fettine assai fine una noce di mongana, o parte di essa, battetele bene tramezzo un panno bagnato. Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, fatelo squagliare sopra il fuoco, con un pezzo di prosciutto, poneteci dentro una, o due per volta le fette di mongana, conditele con sale, e pepe schiacciato; quando divengono bianche tiratele indietro da una parte della cazzarola, mettendole una sopra all’altra; alla fine aggiungete nel butirro dei tartufi tagliate in fette, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, scalogna, petrosemolo, e un pochetto di persa il tutto trito; bagnatele con culì quanto basti, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere dolcemente, e consumare la salsa al suo punto, digrassatela, accomodate l’escaloppe sul piatto, e serviteci sopra la salsa con sugo di limone, e crostini di mollica di pane fritti nel butirro all’intorno.

escaloppe di Mongana alla Riscelieù.

Orduvre = Tagliate una noce di mongana in fette fine, e battetele come sopra; prendete una cazzarola rotonda, imbutirratela nel fondo, aggiustateci sopra le fette di mongana, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata, fette di tartufi, scalogne e petrosemolo trito, una punta d’aglio, ponete sopra il fuoco; quando I.211 saranno imbianchite da una parte, voltatele dall’altra, bagnatele con un bicchiere di vino del Reno consumato per metà, o altro vino bianco, e culì di prosciutto, mettetele in una picciola cazzarola bene accommodate, versateci sopra la salsa, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere dolcemente, e consumare al suo punto, digrassatele, guarnite il bordo del piatto di cavoli fiori cotti in un bianco, aggiustateci nel mezzo l’escaloppe, e serviteci sopra la salsa con sugo di limone.

escaloppe di Mongana in bignè.

Orduvre = Quando avrete tagliato l’escaloppe come le precedenti, e ben battute, marinatele, con brodo freddo, aceto, fette di cipolla, petrosemolo, una foglia di alloro, due spicchi d’aglio, timo, basilico, sale, pepe schiacciato. Dopo due ore di marinada asciugatele, infarinatele, indoratele con uovo sbattuto, e fatele friggere di bel colore. Potete anche intingerle in una pastella da frittura, ovvero indorarle e panarle con mollica di pane grattata, friggerle egualmente, e servirle con petrosemolo fritto intorno.

escaloppe di Mongana alla Montespà.

Antrè = Levate ad una noce di mongana tutte le pelli, e i nervi, come le precedenti, tagliatela in fette picciole e fine, battetele tramezzo un panno bagnato. Prendete una cazzarola della grandezza del piatto che volete fare, ungetela di butirro, fateci un suolo di fettine di mongana condite con poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata, un suolo di tartufi, e fettine di prosciutto, scalogna, I.212 petrosemolo trito, un poco d’olio, e butirro, e così suolo per suolo, finché la cazzarola sarà quasi piena, terminando con le fettine di mongana, copritele con fette di lardo, e un foglio di carta; fatele cuocere ad un forno temperato, o con fuoco sotto, e sopra, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà. Quando saranno cotte, scolatene il grasso, rivoltate l’escaloppe sopra un coperchio di cazzarola, come un Timbalo, che sia alquanto glassato, glassatelo ancora meglio, e servitelo con sotto una Salsa picciola Italiana, che trovarete alla pag. 74., o con qualche Guarnizione, o ragù, o Purè, o Culì. Potete anche, se volete guarnire il fondo della cazzarola di schinali, o altra guarnizione, che rivoltandola farà un bell’effetto. Vedete le Guarnizioni, le Purè, i Culì, ed i ragù, ai loro Articoli particolari.

escaloppe di Mongana alla Burgioese.

Orduvre = Quando sono tagliate le fettine di mongana, battetele bene, e infarinatele. Prendete una cazzarola grande, metteteci un pezzo di butirro, fatelo squagliare con un pezzo di prosciutto, stendeteci sopra l’escaloppe infarinate, una cipolletta con due garofani, tre scalogne, sale, pepe schiacciato, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra; quando avranno preso colore da una parte, voltatele dall’altra, metteteci un poco di vino bianco consumato, fatelo consumare di nuovo, e bagnatele con brodo, o sugo di Pomidoro; allorché saranno cotte, e con poca salsa, digrassatele, e servitele con sugo di limone, se non v’ è quello di Pomidoro.

I.213
escaloppe di Mongana alla Pulette.

Orduvre = Tagliate ad una noce di mongana tutte le pelli, e i nervi, formatene l’escaloppe ben battute come le precedenti; prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, fatelo squagliare, imbianchiteci dentro l’escaloppe, come quelle alla Barrì, terminate che saranno, sbruffateci un pizzico di farina, bagnatele con brodo bianco, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, sale, poco pepe schiacciato, un mazzetto d’erbe diverse, una dozzina di prugnoli freschi, se sarà la stagione, oppure delle fette di tartufi freschi, fatele bollire dolcemente. Quando saranno cotte, digrassatele, fatele consumare al suo punto, levate il prosciutto, la cipolla, il mazzetto, legatele con una liason di tre rossi d’uova, un poco di consomè, o altro brodo bianco, e sugo di limone.

Filetti di Mongana alli Spinaci.

Orduvre = Li filetti mignoni di mongana sono quelli, che si trovono sotto il rognone andando verso l’ano. Questi bisogna levarli, pulirli delli nervi, e pelli, e piccarli di minuto lardo. Si possono far cuocere come piccioli fricandò, glassarli nell’istessa maniera, e servirli con sotto una Salsa alli spinaci, o a qualunque altra di vostro genio. Sono buonissimi anche cotti allo spiedo, e con sotto una Salsa un poco piccante. Ma questi filetti rare volte si levano.

Culatta di Mongana alla Lombarda.

Grosso Antrè = Prendete una culatta di mongana, lardatela di lardelli di prosciutto conditi con I.214 pepe, ed erbe fine, condite anche la mongana con sale, e pepe schiacciato. Abbiate una cazzarola con un pezzo di butirro caldo, metteteci dentro la mongana infarinata, e ben spazzata dalla farina, con un pezzo di prosciutto, una cipolla con tre garofani, copritela con un foglio di carta, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra, e fategli prendere un bel color d’oro, aggiungeteci del culì di pomidoro. Quando sarà cotta, ponetela in un’altra cazzarola, digrassate la salsa, passatela al setaccio, mettetela insieme colla mongana, e servitela.

Culatta di Mongana in Adobbo.

Grosso Antrè = Lardate con grossi lardelli di lardo conditi una culatta di mongana, mettetela in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con tre garofani, una carota, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, mezza foglia di alloro, poco sale, pepe schiacciato, brodo, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, copritela con un foglio di carta, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta, scolate il fondo della bresa, passatelo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci la culatta, e servitela con sotto un ragù di prugnoli, o di tartufi, o una Salsa d’erba, o un Culì di vostro genio. Vedete questi Articoli.

Culatta di Mongana alla Genovese.

Grosso Antrè = Prendete una bella culatta di mongana, lardatela di lardelli di lardo e prosciutto, conditela con sale, e pepe schiacciato, abbiate una cazzarola, ungetela di butirro, e I.215 guarnite il fondo di fette di prosciutto, metteteci sopra la culatta di mongana, una cipolla con due garofani, copritela con un foglio di carta, e fatela cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra, rivoltandola di quando in quando, acciò prenda un bel color d’oro. Quando sarà cotta, e ben glassata, servitela con sotto una Salsa d’erba, o un ragù, o un Culì. Potete, se non avete altra salsa, quando la culatta sarà mezza cotta, porre un poco di farina nella cazzarola, bagnare con brodo, farlo consumare al suo punto, digrassarlo, passarlo al setaccio, e servirlo sopra la mongana con tartufi in fette, o prugnoli, qualora sia la stagione.

Culatta di Mongana al sugo.

Grosso Antrè = Lardate con lardelli di lardo conditi una culatta di mongana, mettetela a cuocere allo spiedo involtata di carta unta di butirro, o strutto, e sale. Quando sarà cotta scartatela, fategli prendere un bel color d’oro, e servitela con sotto un sugo di manzo, o di vitella con qualche scalogna trita, sale, pepe schiacciato, e sugo di limone. Vedetelo pag. 98.

Culatta di Mongana in diverse maniere.

Antrè grande = Quando una culatta di mongana sarà cotta, come in Adobbo, e glassata nella stessa maniera, la potete servire con sotto qualunque Salsa legata, ovvero un Culì di vostro genio, ragù, Salsa d’erba, Purè, Guarnizione, o altro come credete. La potete anche servire alla Senteminult come il petto di mongana pag. 192.

I.216
Lombo di Mongana alla Chinesec.

Grosso Antrè = Prendete un lombo di mongana, aggiustatelo propriamente, e cucitelo. Fate bollire quattro fogliette di latte con un pezzo di butirro maneggiato in un poco di farina, un picciolo pugno di coriandoli, uno stecco di cannella, tre garofani, poco sale. Quando avrà bollito un quarto d’ora, passatelo al setaccio, lasciatelo alquanto raffreddare, metteteci in infusione il lombo di mongana per lo spazio di quattr’ore; dopo infilatelo allo spiedo, e fatelo cuocere dolcemente arrosto, bagnandolo molto spesso col suo latte, finché sia cotto, e se lo abbia tutto imbevuto. Allora ponete un pezzo di butirro nella leccarda, ungeteci la mongana, fategli prendere un bel color dorato, e servi telo con sotto una Salsa alla Chinesec, che trovarete alla pag. 77.

Lombo di Mongana alla Nonette.

Grosso Antrè = Quando avrete bene aggiustato, e cucito un lombo di mongana, infilatelo allo spiedo, involtatelo con carta imbutirrata, e sale; fatelo cuocere arrosto di un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa alla Nonette, che trovarete la maniera di farla alla pag. 86.

Lombo di Mongana alla Sassone.

Grosso Antrè = Appropriate bene, e cucite un lombo di mongana, piccategli di minuto lardo tutto il filetto di sopra, e fatelo cuocere allo spiedo come il precedente. Allorché sarà quasi cotto, scartatelo, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa alla Sassone, che trovarete alla pag. 75.

I.217
Lombo di Mongana al Seladone.

Grosso Antrè = Prendete un lombo di mongana, aggiustatelo come per arrosto, infilatelo allo spiedo, copritegli il filetto di sopra con fette di lardo, incartatelo come quello alla Nonnette, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà quasi cotto, scartatelo, levategli il lardo, panatelo di mollica di pane grattato fino, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa al Seladone, che troverete alla pag. 71.

Quarto di Mongana alla Reale.

Rilievo = Lardate di lardelli di lardo conditi, tutto il magro del quarto di mongana, legatelo, e ponetelo in una braciera con fette di lardo, e di prosciutto sotto, e sopra, qualche fetta di manzo, o di vitella, due cipolle con quattro garofani, un mazzetto d’erbe diverse, una carota, due spicchi d’aglio, quattro scalogne, una panè, poco sale, pepe sano; copritelo con due fogli di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra; quando avrà alquanto sudato, metteteci due bicchieri di vino di Sciampagna bollente o altro vino bianco, e brodo a sufficienza, fatelo finire di cuocere. Allorché sarà cotto, colate il fondo della bresa, passatelo al setaccio, aggiungeteci un poco di brodo colorito, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa di color biondo, glassateci il di sopra del quarto di mongana, e servitelo con sotto una Salsa d’Erba, o altra di vostro genio.

Quarto di Mongana alla crema.

Rilievo = Lardate con grossi lardelli di lardo conditi, tutto il magro di un quarto diI.218 mongana, mettetelo in infusione nel latte, come il lombo alla Chinesec, infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, e bagnatelo spesso col suo latte, finitelo come l’altro di un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa al fiore di latte, che trovarete alla pag. 85.

Quarto di Mongana al Sultano.

Rilievo = Piccate di minuto lardo il filetto di sopra del lombo di mongana, e lardategli di lardelli di prosciutto conditi il magro della coscia, infilatelo allo spiedo, involtatelo di carta con butirro, e sale, fatelo cuocere arrosto di un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa al Sultano, che trovarete alla pag. 87.

Quarto di Mongana alla Senteminult.

Rilievo = Allorché il quarto di mongana sarà lardato di grossi lardelli di lardo, e prosciutto e cotto come quello alla Reale, scolate il fondo della bresa, passatelo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una salsa, metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di fiore di latte, quattro, o cinque rossi d’uova; fate stringere sopra il fuoco; stendete questa salsa, che sia sufficientemente legata, e giusta di sale, sopra il quarto di mongana, panatelo di mollica di pane grattato, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitelo con sotto un buon sugo di manzo, o di vitella, con un filetto d’aceto di Dragoncello. Osservate che il fondo della bresa non sia salato, allorché sarà consumato per la Salsa alla Senteminult.

I.219
Quarto di Mongana alla Duchessa.

Rilievo = Piccate di minuto lardo tutto il di sopra di un quarto di mongana, ovvero il solo filetto, e la coscia lardatela di lardelli di prosciutto conditi, legatelo, fatelo sgorgare alquanto nell’acqua fredda, imbianchitelo all’acqua bollente, mettetelo in una braciera con qualche fetta di lardo, e prosciutto sotto, e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, due cipolle con tre garofani, due spicchi d’aglio, quattro scalogne, poco sale, pepe sano, brodo quanto basti, copritelo con fogli di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, scolate il fondo, passatelo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una bella glassa, glassateci il di sopra piccato, e servitelo con sotto una Salsa di spinaci, o altr’Erba, o Culì, o ragù di vostro genio. Vedete le Salse, i Culì, ed i ragù ai loro Articoli particolari.

Quarto di Mongana allo Scevruglie.

Rilievo = Lardate di lardelli di lardo conditi il di sotto della coscia di un quarto di mongana, e piccategli di minuto lardo tutto il di sopra unito al filetto, fatelo marinare per sei, o sette ore con brodo freddo, aceto, fette di cipolla, scalogne, coriandoli, quattro spicchi d’aglio, petrosemolo, timo, basilico, due foglie di alloro, fette di carote, di panè, sale, pepe sano, garofani; Infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto di un bel color d’oro, e servitelo con sotto una salsa Piccante, che troverete alla pag. 87. Potete servire nello stesso modo un Carrè, una Spalla di Mongana ec.

I.220
Quarto di Mongana all’Inglese.

Rilievo = Lardate di lardelli di lardo conditi la coscia, ed il filetto di un quarto di mongana, infilatelo allo spiedo, incartatelo, e fatelo cuocere arrosto. Quando sarà cotto, scartatelo, ungetelo con butirro squagliato mescolato con rossi d’uova, panatelo di mollica di pane, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto un ragù di Pomi di terra, che trovarete all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.

Quarto di Mongana alla Burgioese.

Rilievo = Prendete un quarto di mongana infrollito, e di buona qualità, infilatelo allo spiedo, incartatelo di carta untata di strutto, e sale, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà quasi cotto, levate la carta, fategli prendere un bel colore, e servitelo con sotto una Salsa al sugo di Pomidoro, o un sugo di manzo con quattro scalogne trite, sale, pepe schiacciato, e sugo di limone.

Quarto di Mongana in diverse maniere.

Rilievo = Piccate il filetto di minuto lardo, e la coscia lardatela di lardelli di lardo, e prosciutto conditi, infilatelo allo spiedo, involtate di carta il filetto piccato, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà cotto, panate come sopra la coscia di mollica di pane grattato fino, scartate il filetto, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa al Porchetto, ovvero non lo panate, e servitelo con sotto qualsivoglia ragù, o Culì, o Salsa d’Erba, o quello che credete a proposito. La Salsa al Porchetto la trovarete alla pag. 70.

I.221
Spalla di Mongana alla Sen-Clù.

Grosso Antrè = Prendete una bella spalla di mongana, dissossatela tutta, avendo attenzione di non rompere la pelle, alla riserva del manico che tagliarete corto. Prendete un poco della sua carne e fatene una farsa di Chenef, farsiteci la spalla, e metteteci nel mezzo un ragù d’animelle e tartufi rifreddo, e con poca salsa, cucitela tutta all’intorno come una palla, imbianchitela un momento all’acqua bollente, fatela raffreddare, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, imbianchitela di nuovo, mettetela in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con tre garofani, una carota, quattro scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, un bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, poco sale, pepe sano, brodo, copritela con un foglio di carta, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta, passate il fondo della bresa, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una bella glassa, glassateci la spalla, scucitela, e servitela con sotto un ragù di tartufi, o di prugnoli, o una Salsa d’erba, o alla Spagnuola, o altra di vostro genio. Vedete i ragù, e la Farsa, Tom. IV. Cap. I. Le Salse dalla pag. 64., fino a 98.

Spalla di Mongana glassata.

Grosso Antrè = Dissossate una spalla di mongana, come la precedente, riempitela di un Salpiccone crudo tagliato un poco grosso, e ben condito, cucitela all’intorno, fatela cuocere come quella alla Sen-Clù, glassatela nella stessa maniera, e servitela con sotto una Salsa I.222 all’Indivia, o alli Spinaci, ovvero un ragù, o Culi di vostra soddisfazione. Vedete il Salpiccone, Tom. II. Cap. I. Le Salse, i Culì, ed i ragù ai loro Articoli particolari.

Spalla di Mongana alla Tedesca.

Grosso Antrè = Dissossate una spalla di mongana, come si è detto di sopra, lardatela di lardelli di prosciutto conditi, cucitela all’intorno come una borsa, marinatela in una cazzarola con brodo, un poco d’aceto, fette di cipolla, due spicchi d’aglio, due foglie di alloro, timo, basilico, petrosemolo, sale, pepe schiacciato, fette di limone senza scorza, un poco d’olio, un pezzo di butirro, fatela intiepidire sopra il fuoco. Dopo tre ore di marinada infilatela allo spiedo, fatela cuocere arrosto, bagnandola col proprio condimento. Quando sarà cotta, e di un bel color d’oro, servitela con sotto una Salsa alla Tedesca, che trovarete alla pag. 73.

Spalla di Mongana alla Spagnuola.

Grosso Antrè = Lardate di grossi lardelli di lardo una spalla di mongana, tagliategli l’osso corto, mettetela in una braciera con un pezzo di butirro, due bicchieri di vino di Spagna bianco consumato per metà, o altro vino bianco, uno di brodo, mezzo bicchiere d’aceto bollente, un mazzetto d’erbe diverse, tre scalogne, fette di cipolla, tre garofani, un pezzo di prosciutto, sale, e pepe schiacciato. Quando avrà preso sapore sopra la cenere calda per lo spazio di un’ora, infilatela allo spiedo, fatela cuocere arrosto, e bagnatela colla sua marinada. Allorché sarà cotta, e di bel colore, I.223 servitela con sotto una salsa alla Spagnuola, che trovarete alla pag. 65.

Spalla di Mongana alla Poevrada.

Grosso Antrè = Prendete una spalla di mongana, tagliategli l’osso corto; infilatela allo spiedo, incartatela, fatela cuocere arrosto, e servitela di bel colore, con sotto una salsa alla Poevrada, che trovarete alla pag. 70.

Spalla di Mongana alla Scalogna.

Grosso Antrè = Abbiate una spalla di mongana stagionata, tagliategli l’osso corto, infilatela allo spiedo, fatela cuocere arrosto senza incartarla, e servitela di un bel colore, con sotto una Salsa alla Scalogna, che trovarete alla pag. 91.

Spalla di Mongana alla Burgioese.

Grosso Antrè = Tagliate l’osso corto ad una spalla di mongana, tenetela un poco nell’acqua vicino al fuoco, acciò divenga bianca; imbianchitela un momento all’acqua bollente, passatela alla fresca, mettetela in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, poco sale, brodo, fatela cuocere dolcemente coperta con un foglio di carta. Quando sarà cotta, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci la spalla, e servitela con sotto una Salsa d’erba, o altra di vostro genio.

Polpette di Mongana.

Orduvre = Le polpette di mongana, come tutte le altre sì di Pollo che di Vitella, Manzo ec., le trovarete all’Articolo delle Farse, Tom. IV. Cap. 1.


I.224

Si è inserito nel presente Tomo un Capitolo Quarto, contenente il Castrato, e ciò per dare all’Opera una più Regolare distribuzione, attese le voluminose aggiunte, che vi sono state fatte.


CAPITOLO QUARTO.
Del Castrato.


Cognizioni del Castrato.

Questo animale porta il nome di agnello ne’ primi cinque o sei mesi di sua vita, e prende quello di castrato (Mouton), dopo che ha sofferto questa operazione. Si castra l’agnello, onde impedire che divenga ariete, ed affinché s’ingrassi, rimanga tenero, e la sua carne acquisti quella delicatezza e sapore piacevole, che lo rende tanto stimata presso molti popoli dell’Europa.
Quanto al modo di castrare l’agnello, vedetelo nel Tom. II. Cap. I.
La carne del castrato nutrisce molto, somministra un buono e salubre alimento, e si digerisce con facilità. Conviene in tutti i tempi, ma più l’Inverno, che in ogni altra stagione. Siccome la carne di questo animale è temperata, tenera, carica di molte parti oleose, e balsamiche, e di molto sale volatile, onde viene ricercata, e servita sulle migliori, e più delicate mense.
Il castrato dev’essere giovane di un anno, o poco più, nutrito di buoni alimenti, I.225 pascolato in colline d’erbe odorifere ed aromatiche, e cresciuto in aria pura e serena. I migliori castrati, e li più stimati sono quelli delle parti di Perugia, di Urbino, e di alcune Città della Toscana. In Roma ne’ mesi di Gennaio, di Febbraio e di Marzo ne abbiamo degli eccellenti, che ci vengono recati da Ascoli, e dalle nostre vicine montagne.
Nulladimeno in Italia si scarseggia moltissimo di buoni castrati, e la loro carne non è generalmente stimata, a motivo che ordinariamente ha un sapore di becco, o di lana dissaggradevole; locchè non è così in Francia, in Inghilterra, nella Germania, ed in tutti i Paesi del Nord, ove i castrati sono in molto pregio per l’ottimo, ed esquisito sapore della loro carne.
Il Popolo di Roma peraltro, e parte della Nobiltà non fa molto uso della carne di castrato, come lo stesso è in Napoli, ed altre città d’Italia; benché venga ricercato e mangiato volentieri dagli altri, e specialmente da’ Forestieri, essendo il castrato, allorché è di buona qualità, e ben preparato un delicato cibo.
Si deve scegliere giovane, mediocremente grasso, di carne oscura, di coscia corta, e di nervo fino, e sopra tutto che non abbia il sapore di becco, o di lana. Le parti, che si impiegano nella Cucina sono il cervello, la lingua, i rognoni, i piedi, la coda, il cosciotto, la sella, il quarto di dietro, la spalla, il carrè, il petto, il filetto, l’armone, il collo. Il Quarto di dietro, ed il Carrè, sono i pezzi migliori, e li più stimati.

I.226
Lingue di Castrato.

Orduvre = Queste si accomodano e si servono come quelle di agnello, onde ne parlerò all’Articolo dell’agnello. Tom. II. Cap. I.

Piedi di Castrato.

Orduvre = Li piedi di castrato si preparano e si servono esattamente come quelli di agnello. Vedete Tom. II. Cap. I.

Orecchie di Castrato.

Orduvre= Ancora queste si apprestano, e si servono nella stessa maniera, che quelle di mongana, onde potete vedere dalla pag. 155. sino al 158.

Code di Castrato.

Antrè = Vedete il Capitolo dell’agnello Tomo. II. Cap. I., preparandosi tanto le une, che le altre nel medesimo modo, onde evitare le ripetizioni.

Carrè di Castrato in fricandò.

Antrè = Levate le ossa al di sotto del filetto del carrè di castrato, tagliategli le coste corte, e pulitelo al di sopra di tutte le pelli, e nervi; piccatelo di minuto lardo; mettetelo in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, un pezzo di carota, un mazzetto di erbe diverse, uno spicchio d’aglio, due scalogne, brodo, poco sale, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, passate il fondo della bresa al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di restoran, o altro brodo poco colorito, fatelo consumare al punto di una bella glassa, metteteci dentro il carrè col lardo al di sotto, I.227 glassatelo di un bel colore d’oro sopra la cenere calda, e servitelo con sotto una Salsa di spinaci, o di altr’ Erba. Se volete servirlo al naturale, ponete un poco di Culì nella cazzarola, fatelo scaldare, acciò prenda il gusto della glassa, passatelo al setaccio, e servitelo sotto il carrè con sugo di limone, ma badate al sale. La Salsa di spinaci la trovarete alla pag.76.

Carrè di Castrato alla Lombarda.

Antrè = Dissossate, tagliate le coste corte, o levate tutti i nervi, e le pelli ad un carrè di castrato, lardategli di lardelli di lardo, e prosciutto tutto il filetto di sopra, conditi con cipolla, petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trite, persa, basilico, alloro in polvere, e pepe schiacciato. Prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, fatelo squagliare, condite il carrè di sale e pepe schiacciato, infarinatelo, ponetelo dentro la cazzarola con un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, copritelo con due fette di lardo, un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando avrà preso un bel color d’oro, bagnatelo con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo, ribagnatelo con tanto culì, quanto vi basti per la Salsa; allorché sarà cotto ponetelo sul piatto. guarnitelo di mazzetti d’Indivia cotti in una bresa, come si dirà all’Articolo dell’Erbe, passate la Salsa al setaccio, digrassatela, e servitela giusta di sale sopra il carrè, e li mazzetti. È molto buono il carrè di castrato cotto in questa maniera, con sotto una ragù di fagiuoli, oppure un Culì di Pomi di terra, Vedete I.228 il ragù nel Tom. IV. Capitolo I. e la Salsa alla pag. 75.

Carrè di Castrato al Reverendo.

Antrè = Aggiustate, rifilate, e lardate un carrè di castrato come il precedente, coll’aggiungervi qualche lardello di filetto d’alice. Mettetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, una cipolla con due garofani, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un poco di brodo, poco sale, e un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, passate la Salsa al setaccio, digrassatela, aggiungeteci un poco di culì, fatela consumare al suo punto, e servitela sopra il carrè, con sugo di limone.

Carrè di Castrato alla Burgioese

Antrè = Quando avrete aggiustato, e tagliate le coste corte ad un carrè di castrato, lardatelo di lardelli di prosciutto, mettetelo a cuocere con brodo, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe, un pezzo di carota, due scalogne, uno spicchio d’ aglio, sale, pepe schiacciato. Quando cede sotto il dito, sarà segno, che è giunto al suo punto di cottura: servitelo con sopra sale, pepe schiacciato e con sotto un sugo di manzo, o di vitella. Se volete, potete metterlo a cuocere nella marmitta coll’Allesso, ovvero nel Suage, o in qualch’altra marmitta di Brodi.

I.229
Carrè di Castrato al Verd-prè.

Orduvre = Aggiustate bene un carrè di castrato, piccategli tutto il filetto di ramette di petrosemolo, che le foglie restino al di fuori; infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto avendo attenzione di aspergerlo in prima con butirro bollente, o strutto vergine, acciò il petrosemolo resti verde, e croccante. Quando sarà cotto, e sugoso servitelo con sotto un sugo di vitella, o di manzo, con qualche scalogna trita, sale, pepe schiacciato, e sugo di limone, o di agresto.

Carrè di Castrato alla Militare.

Antrè = Lardate un carrè di castrato, che sia bene aggiustato, di lardelli di lardo, ponetelo in una cazzarola con un pezzo di butirro nel fondo, e qualche fetta di prosciutto, una cipolla con due garofani, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, sale, e pepe schiacciato, copritelo con un foglio di carta, fategli prendere alquanto di colore, bagnatelo con un bicchiere di brodo, ed altrettanto vino bianco consumato per metà, quando sarà cotto, passate la Salsa al setaccio digrassatela, aggiungeteci un poco di culì, fatela consumare al suo punto, e prima di servirla sopra il carrè metteteci un poco di prosciutto cotto, e trito, delli cedrioletti sotto aceto egualmente triti e sugo di limone.

Carrè di Castrato alla Giardiniera.

Antrè = Tagliate l’ossa al di sotto, e le coste corte, ad un carrè di castrato; al filetto di sopra levategli le pelli, e li nervi, piccatelo un terzo di tartufi, un terzo di fusti di I.230 petrosemolo, ed un terzo di carota gialla, avendolo prima lardato al di dentro di lardelli di lardo; fatelo cuocere come un fricandò, e glassatelo di una glassa leggiera color d’oro, quanto per dargli il lustro, servitela con sotto una Salsa alli tartufi, o al Culì di carote. Trovarete la maniera di farle all’Articolo delle Salse pag. 89. e 92.

Carrè di Castrato alla Poevrada.

Antrè = Aggiustate propriamente un carrè di castrato, piccatelo di minuto lardo, come un fricandò, marinatelo con sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, fusti di petrosemolo, uno spicchio d’aglio, una foglia di alloro, due fette di limone senza scorza, un poco di aceto, ovvero d’olio. Dopo due ore infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, di un bel color d’oro, e servitelo sugoso, con sotto una Salsa alla Poevrada, che trovarete alla pag. 70.

Carrè di Castrato alle Cipollette.

Antrè = Lardate un carrè di castrato di lardelli di lardo conditi, ponetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, due fette di carota, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, brodo, poco sale, pepe schiacciato, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto; e sopra. Quando sarà cotto, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il carrè, e servitelo con sotto, un ragù di cipollette, che troverete all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.

I.231
Carrè di Castrato alla Moda.

Antrè = Levate le ossa di sotto, come avete fatto a tutti gli altri carrè, tagliategli le coste corte, e polite bene il filetto di sopra dalle pelli e nervi, lardatelo con lardelli di lardo, e prosciutto conditi, mettetelo a cuocere con poco fuoco, e ben chiuso in una cazzarola, con qualche fetta di lardo, e prosciutto, una cipolla con due garofani, una fetta di panè, un pezzo di carota, uno spicchio d’aglio, due scalogne, mezza foglia di alloro, brodo, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, sale, pepe schiacciato. Quando sarà cotto, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di culì, fatelo consumare al punto di una Salsa, e servitela sopra il carrè, con sugo di limone.

Carrè di Castrato alli Spinaci.

Antrè = Pulite, ed aggiustate un carrè di castrato, levategli tutte le pelli, e li nervi sopra il filetto, piccatelo di minuto lardo, infilatelo allo spiedo, involtatelo di carta unta di strutto, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà cotto scartatelo, fategli prendere un bel color d’oro, e che sia sugoso. Servitelo con sotto una Salsa alli spinaci, che trovarete alla pag. 76.

Carrè di Castrato in diverse maniere.

Antrè = Allorché il carrè di castrato sarà dissossato dell’ossa della schiena, tagliate le coste corte, e levate al filetto tutte le pelli, e i nervi, piccatelo di minuto lardo, fatelo cuocere come un fricandò, glassatelo nello stesso modo, e servitelo con qualsivoglia Salsa, o ragù, o I.232 Purè, che sarà di vostro genio. Lo potete ancora far cuocere allo spiedo, o piccato, o semplicemente lardato, ovvero in una bresa; ed in qualunque di queste maniere servirlo, come ho detto di sopra, con qualunque Salsa. Lo potete anche servire con un ragù di fagiuoli, oppure un Culì di rape, o di carote, o ad ogni Guarnizione d’erbe intagliate, con una Salsa alla Spagnuola, o un buon Culì; è ottimo ancora con sotto un ragù alla sorcruta. Le Salse le potere vedere al loro Articolo, ed i ragù nel Tom. IV. Cap I.

Cotelette di Castrato in Granadine.

Antrè = Tagliate delle cotelette di castrato un poco grosse, rifilatele bene all’intorno, e tagliategli l’osso corto, piccatele di minuto lardo, mettetele in una cazzarola, con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, brodo, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse con mezza foglia di alloro, uno spicchio d’aglio, due scalogne, due fette di carota, poco sale, pepe sano, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatela, aggiungeteci un poco di restoran, o altro brodo alquanto colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, metteteci dentro le cotolette col lardo al di sotto, glassatele di un bel colore sopra la cenere calda, e servitele con sotto una Salsa d’erba, o un ragù di vostro genio. Questa maniera di glassare gli Antrè piccati è da me I.233 pratticata perché mi sembra la migliore, e perché vengono glassati di un bel color d’oro; ognuno peraltro potrà seguire il suo metodo su tale particolare.

Cotelette di Castrato alla Svizzera.

Orduvre = Tagliate in cotelette un carrè di castrato bene appropriato, lardatelo per traverso di lardelli di lardo, rifilateli al paro della carne, conditele di sale, e pepe schiacciato, infarinatele. Squagliate in una cazzarola un pezzo di butirro, poneteci dentro le cotelette spazzate bene dalla farina, una cipolla con due garofani, un pezzo di prosciutto; copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco allegro sotto, e sopra. Quando avranno preso colore da una parte, voltatele dall’altra, ed allorché lo averanno preso d’ambedue, bagnatele con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, fate consumare di nuovo, che le cotelette restino ben glassate, e servitele con sotto una Salsa all’indivia, che trovarete alla pag. 76.

Cotelette di Castrato al sugo.

Orduvre = Abbiate delle cotelette di castrato ben tagliate, rifilate, e coll’osso corto, ponetele sopra un piatto, conditele con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato, panatele di mollica di pane grattato. Fatele cuocere alla gratella di un bel color d’oro, e servitele con sotto una Salsa fatta con sugo di manzo, o vitella, scalogna trita, sale, pepe schiacciato, e sugo di limone.

I.234
Cotelette di Castrato in Aricò.

Antrè = Tagliate propriamente delle cotelette di castrato, lardatele per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, fate squagliare in una cazzarola un poco di strutto buono, o lardo rapato, quando sarà ben caldo metteteci dentro le cotelette, conditele con poco sale, e pepe schiacciato, passatele bene sopra il fuoco, bagnatele con brodo, o sugo di manzo, o vitella, aggiungeteci un bicchiere di vino bianco consumato per metà, un mazzetto di erbe diverse, una cipolla con due garofani, fatele bollire dolcemente. A più di mezza cottura legate il brodo con un poco di Rosso; abbiate delle rape tagliate tonde come noci, o marroni, o in altra maniera, friggetele nello strutto di un bel color d’oro, ponetele insieme colle cotelette. Quando il tutto sarà cotto, e la Salsa consumata al suo punto, digrassatela, levate la cipolla, e il mazzetto, aggiustate le cotolette sul piatto, guarnitele sopra colle rape, e qualche crosta di pane tagliata a cuore, o a mandorla, e fritta nel butirro; passate la Salsa al setaccio, e servitela sopra le cotelette, che sia poca, e di buon gusto.

Cotelette di Castrato in Papigliotta.

Orduvre = Fate una composizione con lardo rapato, butirro, petrosemolo, scalogna, cipolla, una punta d’aglio, qualche fegatino di pollo crudo, qualche tartufo, il tutto trito, sale, e pepe schiacciato. Abbiate delle cotelette di castrato ben tagliate, e rifilate, ponetele sopra dei pezzi di carta con un poco della suddetta composizione sotto, e sopra; fate sortire I.235 l’ossa della coteletta mediante un buco, che farete nel mezzo della carta, piegatela tutta all’intorno come una Papigliotta, ungetele al di fuori d’olio, fatele cuocere dolcemente arrosto sopra la gratella di un bel color d’oro, e servitele con tutta la carta.

Cotelette di Castrato alla Servante.

Orduvre = Tagliate delle cotelette di castrato tutte eguali, conditele sopra un piatto con sale, pepe schiacciato, un poco d’olio, ovvero butirro squagliato egualmente, fatele cuocere alla gratella. Fate una Salsa con un pezzo di butirro, due rossi d’uova crudi, due cucchiai di sugo di agresto, un poco di consomè, o altro brodo bianco, due scalogne trite, sale, pepe schiacciato, fatela stringere soprail fuoco senza bollire, e servitela sopra le cotelette.

Cotelette di Castrato alla Gascogna.

Orduvre = Tagliate delle cotelette di castrato alquanto grosse, e coll’osso corto, mettetele in una cazzarola con qualche fetta di prosciutto, due o tre fette di vitella, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, due cucchiai d’olio, un poco di brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, sale e pepe schiacciato ; copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte levate la vitella, il prosciutto, la cipolla, il mazzetto, digrassatele, fate consumare la Salsa al suo punto, metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di petrosemolo trito imbianchito, fate I.236 stringere sopra il fuoco, e servite con sugo di limone.

Cotelette di Castrato all’Italiana.

Orduvre = Abbiate delle cotelette di castrato ben tagliate, non tanto grosse, e coll’osso corto, conditele di sale, e pepe schiacciato, infarinatele, friggetele di bel colore, e servitele con sopra una Salsa agro-dolce, o all’aspic, che trovarete alle pag. 77. e 74. Se volete le potete servire con petrosemolo fritto intorno.

Cotelette di Castrato alla Delfina.

Orduvre = Quando le cotelette di castrato saranno tagliate un poco grosse, e ben rifilate, lardatele per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto rifilati al paro della carne, mettetele in una cazzarola unta di butirro, conditele con poco sale, e pepe schiacciato, una cipolla con due garofani, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco allegro sotto, e sopra. Quando voltandole avranno preso colore d’ambe le parti, metteteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare di nuovo, bagnatele con un poco di brodo, e culì, fatele bollire dolcemente, aggiungeteci petrosemolo, cipolla, scalogna, il tutto trito, capperi intieri, Fate consumare la Salsa al suo punto, digrassatela, levate la cipolla, e servite con un filetto di aceto.

Cotelette di Castrato in Surprise.

Orduvre = Fate cuocere delle cotelette di castrato con brodo, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due I.237 garofani. Quando saranno cotte passate al setaccio il fondo della bresa, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci le cotelette d’ambe le parti, fatele raffreddare, indoratele con uovo sbattuto, panatele di mollica di pane grattato, fatele friggere un momento di un bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno. Potete in luogo d’indorarle, e panarle, intingerle in una pastella da frittura, ed anche se volete porvi un poco di Farsa di chenef, o di gratino d’ambe le parti, e friggerle nell’una, o nell’altra maniera.

Aricò di Castrato alla Fiamminga.

Orduvre = Tagliate le cotelette come le precedenti, lardatele per traverso di lardelli di lardo rifilati al paro della carne, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di strutto bollente, o butirro ben caldo, poscia mettetele in un’altra cazzarola. Ponete nella prima un buon pizzico di farina, fatela rosolare di un bel color d’oro, sopra un fuoco leggiero, bagnate con brodo bianco, sugo, un bicchiere di vino bianco consumato per metà, fate spuntare a bollire, digrassate, passate al setaccio, e versate nelle cotelette, aggiungeteci un mazzetto d’erbe diverse, con una cipolletta, due garofani, la quarta parte di una foglia d’alloro, un poco di basilico, uno spicchio d’aglio. Ponete sopra il fuoco; a mezza cottura metteteci delle rapette di Francia; propriamente intagliate e imbianchite all’acqua bollente, fate cuocere dolcemente, e ridurre la salsa al suo punto. Quando il tutto sarà cotto, digrassate di nuovo, aggiustate le cotolette sopra il I.238 piatto, le rapette sopra, e guarnite all’intorno di crostini di pane fritti nel butirro, tagliati della grandezza delle rape, e serviteci sopra la Salsa passata al setaccio, e giusta di sale.

Cotelette di Castrato alla Cappuccina.

Orduvre = Lardate per traverso delle cotelette di castrato tagliate un poco grossa, con lardelli di lardo, e prosciutto, rifilati come il solito, ponetele in una cazzarola con un poco di brodo, una cipolla con due garofani, una fetta di prosciutto, fatele cuocere dolcemente. Prendete carota, rapa, sellero, panè, torzuto, il tutto tagliato in filetti come per una Giulienne, imbianchitele un momento all’acqua bollente, spremetele, fatele cuocere con un poco di restoran, o altro brodo buono, e un pezzo di prosciutto. Quando saranno quasi cotte, e consumato il brodo, passateci dentro col setaccio il fondo delle cotelette di già digrassato, un poco di culì, fate consumare al suo punto; ponete le cotelette sul piatto, e serviteci sopra l’erbe suddette.

Cotelette di Castrato Sans-malise.

Antrè = Abbiate delle cotelette di castrato tagliate un poco grosse, mettetele in una cazzarola con qualche carota, rapa, panè, torzuto, il tutto intagliato propriamente, imbianchito all’acqua bollente, ed in poca quantità, sei cipollette bianche, un pezzo di prosciutto, un poco di butirro, un mazzetto d’erbe diverse con un spicchio d’aglio, e due garofani, passatele sopra il fuoco, con sale, e pepe schiacciato, bagnatele con metà sugo, e metà brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino I.239 bianco consumate per metà; a mezza cottura legate la Salsa con un poco di rosso. Quando saranno cotte levate il mazzetto, il prosciutto, digrassatele, e servitele, guarnite dell’erbe suddette, e a corta salsa. Se non avete rosso, sbruffateci un poco di farina prima di bagnarle. Il Rosso vedetelo alla pag. 19.

Cotelette di Castrato alli Prugnoli.

Antrè = Fate cuocere delle cotelette di castrato, che siano tagliate non tanto grosse, In papigliotta, senza peraltro mettere nella composizione fegatini e tartufi. Quando saranno cotte scartatele, e servitele con sopra un ragù di prugnoli freschi, qualora sia la stagione, con un buon sugo di limone. La maniera di fare il ragù la trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Se non avete i prugnoli potete servirle con un ragù di cipollette, che trovarete allo stesso Articolo, o a qualche Purè, o Culì. Per queste ultime vedete l’Articolo delle Salse.

Cotelette di Castrato all’Erbe fine.

Antrè = Tagliate delle cotelette di castrato un poco grosse, rifilatele all’intorno, lardatele per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, tagliati al paro della carne; mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, sale, e pepe schiacciato, passatele alquanto sopra il fuoco. Prendete un’altra cazzarola, poneteci nel fondo due fette di vitella, aggiustateci sopra le cotelette con petrosemolo, scalogna, cipolla, prugnoli, cipolletta novella, tartufi, il tutto trito, un poco di noce moscata, coprite con qualche fetta di lardo, e un mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente; I.240 fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando principierà la vitella a rosolare, levate le fette di lardo, bagnate con culì, e un pochetto di restoran, o altro brodo colorito, fatele bollire dolcemente. Allorché saranno cotte, levate la vitella, digrassate la Salsa, e servitela sopra le cotolette con sugo di limone. Se volete servirle al Finocchio, in tal caso metteteci un mazzetto d’ erbe diverse con una rametta di finocchio.

Cotelette di Castrato alla Villeroè.

Antrè = Abbiate delle cotelette di castrato, battetele fine tramezzo un panno bagnato, mettetele in una cazzarola con simetria l’ossa incrocchiate tutte nel mezzo, e fette di lardo sotto, e sopra, poneteci sopra tre cipolle tagliate in fette lavate ed asciugate, condite il tutto con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di prosciutto, copritele con due fette di vitella, ed un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. A mezza cottura metteteci un poco di brodo. Quando saranno cotte levate il prosciutto, la vitella, il mazzetto, ponete le cotelette sopra il piatto senza distaccarle, digrassate la Salsa aggiungeteci un poco di culì per legarla, fatela consumare al suo punto, e servitela sopra le cotelette con un filetto d’aceto, e un poco di mostarda.

Cotelette di Castrato alla Tedesca.

Orduvre = Fate friggere le cotelette di castrato come quelle all’Italiana, che non siano molto disseccate, e servitele sopra a qualunque Salsa d’ erba, come di spinaci, lattuga, indivia, cedrioli, acetosa; ma particolarmente sopra I.241 alli Cavoli in sarcruta, che trovarete nel Tom. II. all’Articolo de’ condimenti; e per il ragù di Cavoli in sarcruta. Vedete nel Tom. IV, Cap. I. la maniera di prepararli, come si usa in Germania. Sopra detti cavoli si possano servire le cotelette di castrato panate, e cotte alla gratella, cotte alla bresa, alla poele, glassate, ed in qualunque maniera. Tutte le Salse di sopra accennate le troverete dalla pag. 64. fino a 98.

Cotelette di Castrato in Erisson.

Antrè = Tagliate un poco grosse delle cotelette di castrato, fatele cuocere con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, brodo, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, sale, e pepe schiacciato. Quando saranno quasi cotte, poneteci a cuocere dei filetti di carota, panè, torzuto, rapa, sellero, il tutto tagliato come per una zuppa di Giulienne; fate finire di cuocere insieme avendo attenzione, che l’erbe non passino di cottura, cioè poco cotte. Un poco prima di servire tirate fuori le cotelette sopra un piatto, con i filetti di erba, e con una lardarola farete dei buchi sopra le cotelette per infilarci i filetti diritti, e che restino la metà al di fuori, ponendone d’ogni sorte il più che potrete. Allorché saranno terminate, mettetele in una cazzarola con un poco di consomè, o altro brodo buono; copritele con un foglio di carta bagnata nel brodo, e tenetele calde. Le servirete con sotto una Salsa di prugnoli, o di tartufi, secondo la stagione, o una Purè d’erba, o una Italiana rossa. Tutte queste Salse le trovarete all’Articolo loro.

I.242
Cotelette di Castrato al prosciutto.

Antrè = Quando le cotelette di castrato saranno tagliate, e cotte come le precedenti, aggiungendoci soltanto un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente. In luogo d’ infilarci i filetti d’erbe, infilateci dei filetti di prosciutto già cotto, e tagliati tutti eguali, che restino diritti, e la metà al di fuori. Servitele con sotto una Salsa al culì di prosciutto, con un buon filetto d’aceto, che trovarete alla pag. 7.

Cotelette di Castrato all’amorosa.

Antrè = Tagliate delle cotelette di castrato alquanto grosse, lardatele per traverso di lardelli di lardo, rifilati al paro della carne, mettetele in una cazzarola con pezzo di butirro, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. A mezza, e più cottura scolate il grasso, aggiungeteci dei filetti di prosciutto, cipolla, sellero, carota, panè, passati prima sul fuoco con un poco d’olio, bagnate il tutto con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e culì quanto bisogna. Fatele bollire dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto, levate la cipolla, il mazzetto, digrassatele, e servitele con li filetti sopra.

Cotolette di Castrato in diverse maniere.

Antrè = Quando le cotelette di castrato saranno panate, e cotte alla gratella, ovvero cotte senza panarle, oppure piccate, e glassate, le potete servire con quella Salsa d’erba, o Culì, o I.243 Purè, che vorrete. Cotte alla bresa, o egualmente piccate e glassate, le potete servire con qualsivoglia mazzetto d’Erba; come pure in Hoscepot, alla Servante. Cotte in qualunque maniera sono buone con sotto un ragù, o Culì di fagiuoli, alli Cavoli in sorcruta, alli Pomi di terra, alli Tartufi, ad ogni ragù, ad ogni Salsa piccante, a tutte sorte d’Erbe intagliate, con una buona Salsa all’Italiana rossa, o alla Spagnuola, che trovarete all’Articolo delle Salse.

escaloppe di Castrato al Culì di Rape.

Orduvre = Tagliate in fette fine tutto il filetto di un carrè di castrato, dopo d’avergli levato le pelli, e li nervi, battetele tramezzo un panno bagnato, acciò divenghino assai sottili. Ungete il fondo di una cazzarola grande, di butirro, o di lardo rapato, aggiustateci sopra l’escaloppe, che non stiano una sopra l’altra, conditele di sale, pepe schiacciato, e qualche fettina di prosciutto; ponetele sopra un fuoco allegro; quando vedrete, che sono cotte da una parte, voltatele dall’altra, avendo attenzione, che si cuociono subito. Scolatele dal butirro, mettetele in una cazzarola con una buona Salsa al culì di rape, o altro e servitele senza bollire con crostini fritti intorno. La Salsa al culì di rape la trovarete alla pag.91.

escaloppe di Castrato all’Inglese.

Orduvre = Allorché avrete tagliato in fette sottili un filetto di castrato, battetele ben fine, ungete una cazzarola di butirro, aggiustateci sopra l’escaloppe, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, I.244 scalogna, cipolletta novella, una punta d’aglio il tutto trito. Poco prima di servire ponete la cazzarola sopra un fuoco allegro, quando vedrete che sono cotte da una parte, voltatele dall’altra, avendo attenzione, perché si cuociono subito, indi scolatele e mettetele in un’altra cazzarola. Ponete due, o tre tartufi mondati, e tagliati in fette nella cazzarola dell’erbe fine, passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo, bagnate con culì; fate bollire dolcemente finché i tartufi saranno cotti, e la Salsa consumata al suo punto, digrassate, versate il tutto nella cazzarola dell’escaloppe, fate scaldare senza bollire, e servitele con poca salsa, guarnite di picciole chenef, sugo di limone, e crostini di pane fritti intorno.

escaloppe di Castrato alla Perigord.

Orduvre =Levate le pelli e li nervi ad un filetto dicarrè di castrato, tagliatelo in fette fine, battetele come sopra. Ungete di butirro il fondo di una cazzarola grande, stendeteci sopra l’escaloppe, che non restino l’una sull’altra, aggiungeteci petrosemolo, cipolla, scalogne, il tutto trito, quattro, o cinque tartufi tagliati in fette, uno spicchio d’aglio, sale, pepe schiacciato, noce moscata, qualche fettina di prosciutto. Ponete la cazzarola sopra un fuoco allegro, quando la carne sarà divenuta bianca, bagnatele con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, un poco di culì, un poco di restoran, o altro brodo colorito, versatele in una picciola, I.245 cazzarola, copritele con un foglio di carta, fatele finire di cuocere, e consumare la Salsa al suo punto, digrassatele, levate l’aglio, e servitele con sugo di limone, e crostini fritti intorno.

escaloppe di Castrato alli Cavoli fiori.

Antrè =Fate cuocere delle escaloppe di castrato esattamente come le precedenti, alla riserva, che non ci porrete tartufi. Fate consumare la salsa al suo punto, digrassatela, e nel momento di servire, guarnite il piatto all’intorno di cavoli fiori cotti in un bianco, aggiustateci nel mezzo l’escaloppe, e serviteci sopra la Salsa con sugo di limone.

escaloppe di Castrato all’Olandese.

Orduvre = Tagliate in fette fine un filetto di carrè di castrato, dopo averlo ben pulito dalle pelli, e li nervi, battetele ben fine come si è detto di sopra; mettetele in una cazzarola grande unta di butirro, con qualche fettina di prosciutto, scalogna, e petrosemolo trito, sale, pepe schiacciato, e noce moscata, ponetela sopra un fuoco allegro. Quando la carne sarà divenuta bianca, e consumato il poco sugo che rende, sbruffateci un pizzico di farina, bagnatele metà brodo bianco, e metà fiore di latte; versate il tutto in una picciola cazzarola, fatele cuocere dolcemente. Quando saranno cotte digrassate la Salsa, legatela con una liason di due, o tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo e servitele con sugo di limone, e crostini di pane fritti intorno.

I.246
escaloppe di Castrato alla Spagnola.

Orduvre = Battete l’escaloppe di castrato come le precedenti, mettetele in una cazzarola unta di butirro con petrosemolo, cipolla, scalogne, tartufi, prugnoli, prosciutto, una punta d’aglio, il tutto trito, un poco d’olio, poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata; ponetele sopra il fuoco; quando saranno divenute bianche, e consumato il poco sugo, metteteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo, bagnatele con culì, e un poco di restoran, o altro brodo colorito, fatele finire di cuocere, e consumare la Salsa al suo punto, digrassatele, e servitele con sugo di limone, e crostini fritti intorno.

escaloppe di Castrato in diverse maniere.

Orduvre = Quando l’escaloppe di castrato saranno cotte, come si è detto di sopra; ma senza erbe fine, le potete servire a qualunque Culì, o Purè, e sopratutto a quello di Fagiuoli, o di Rape, o di Carote, a qualsivoglia ragù d’animelle, ragù melè, o d’Erba, alli Prugnoli, alli Tartufi, ad ogni mazzetto d’Erba, alla Pulette; ed in fine come meglio vi piacerà. Tutte queste escaloppe si possono cuocere sopra una tortiera, coperte con un foglio di carta, e poi bisognando passarle in una cazzarola. Si possono ancora guarnire con crostini di pane fritto.

Filetti mignoni di Castrato all’Emerì.

Orduvre = Sotto il grasso dei rognoni di castrato vi sono due filetti ben delicati, che bisogna levarli intieri, puliteli delle pelli, e nervi e piccateli di minuto lardo. Marinateli con I.247 olio, sale, pepe schiacciato, una foglia di alloro in pezzi, qualche filetto d’aglio, fette di cipolla, fusti di petrosemolo. Abbiate delle cassettine di carta della lunghezza dei filetti, fatele friggere nello strutto, guarnitele dentro di fette di lardo, e prosciutto, poneteci a ciascheduna un filetto col lardo al di sopra, e porzione della marinada, ricopriteli con fette di lardo, e prosciutto come di sotto, fateli cuocere al forno, che non passino di cottura, quando sono cotti levateli dalle cassettine, scolateli dal grasso, glassateli come fossero fricandò, e serviteli con sotto una Salsa alla Poevrada, ovvero una Salsa al culì di cipolla, o altra Salsa di vostro genio. Ambedue le sudette Salse le trovarete alle pag. 70. e 97.

Filetti di Castrato alla Duchessa.

Orduvre = Levate i filetti a due carrè di castrato, puliteli di tutte le pelli, e nervi, piccateli di minuto lardo, metteteli in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, brodo, uno spicchio d’aglio, due scalogne, poco sale, copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto, e sopra, Quando saranno cotti passate al setaccio il fondo della bresa, aggiungeteci un poco di restoran, o altro brodo poco colorito, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, metteteci dentro i filetti col lardo al di sotto, glassateli di un bel color d’oro sopra la cenere calda, e serviteli con sotto un ragù di fagiuoli, o una Salsa d’erba, o un ragù di vostro genio. I ragù I.248 vedeteli nel Tom. IV. Cap, I. Le Salse al loro Articolo particolare.

Filetti di Castrato alla Garonne.

Orduvre = Piccate di minuto lardo due filetti di castrato come li precedenti, marinateli con olio, sale, pepe schiacciato, una foglia di alloro in pezzi, uno spicchio d’aglio in filetti, due fette di limone senza scorza, due fette di cipolla, qualche fusto di petrosemolo. Dopo due oore infilateli allo spiedo, fateli cuocere arrosto di bel colore, e serviteli sugosi con sotto una Salsa alla Garonne, che trovarete alla pag. 80.

Filetti di Castrato alla Cocchette.

Orduvre = Levate a due carrè di castrato i filetti come sopra, puliteli bene dalle pelli, e i nervi, lardateli per lungo di lardelli di lardo, e prosciutto, metteteli in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, brodo, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci da pertutto i filetti, e serviteli con sopra un ragù di Chenef, che trovarete la maniera di farlo all’Articolo del ragù Tom. IV. Cap. I., o altro ragù di vostro genio.

Filetti di Castrato All’Irlandese.

Orduvre = Lardate come i precedenti di lardo, e prosciutto, due filetti di carrè di castrato, marinateli con olio, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pochino di polvere di finocchio, I.249 sugo di limone, due foglie di alloro, due spicchi d’aglio. Dopo due ore infilateli allo spiedo, fateli cuocere arrosto. Quando saranno cotti, panateli di mollica di pane grattato, fategli prendere un bel colore, e serviteli che siano sugosi, con sotto una Salsa al culì di pomi di terra, che trovarete alla pag. 75. Devo avvertire qui per sempre, che tanti i filetti, che i cosciotti, spalle, o altre parti del castrato cotte, o allo spiedo, o alla gratella non devono passare di cottura, per non rimanere disseccate, dovendo nel tagliarle sortire del sugo. Se due filetti son pochi per un piatto mettetene di più.

Filetti di Castrato in Bif-Stec.

Orduvre = Levate a due carrè di castrato i due filetti, puliteli delle pelli, e nervi, tagliateli in fette per traverso, battetele alquanto, marinatele con olio, o butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, una foglia di alloro in pezzi, due spicchi d’aglio. Poco prima di servire, fatele cuocere alla gratella con fuoco allegro, e servitele con sotto una Salsa Piccante, ovvero all’aspic, rilevata con quattro coriandoli, una scalogna, sei foglie di dragoncello, due fette di limone senza scorza, fategli fare un bollo, passatela al setaccio, e servitela. Ambedue le trovarete alle pag. 87. e 74.

Filetti di Castrato in Granadine

Orduvre = Dopo che avrete levati i nervi, e le pelli, a due filetti di carrè di castrato, tagliateli in mezzo per traverso, e formatene quattro pezzi. Piccateli di minuto lardo, fateli cuocere come quelli alla Duchessa, glassateli, I.250 egualmente e serviteli con sotto una Salsa alli cedrioli, che trovarete alla pag. 76., o altra di vostro genio.

Filetto di Castrato alla Nivernoese.

Orduvre = Piccate due filetti di carrè di castrato come per fricandò, dopo averli lardati al di sotto di lardelli di prosciutto; marinateli con aceto, butirro, brodo, fette di cipolla, una foglia di alloro, uno spicchio d’aglio, fusti di petrosemolo, due fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato. Fate scaldare la marinata sopra il fuoco, poneteci i filetti, dopo due ore infilateli allo spiedo, fateli cuocere arrosto di bel colore, e serviteli ben sugosi, con sotto una Salsa alla Nivernoese, che trovarete alla pag. 66.

Noce di Castrato in fricandò.

Antrè = Prendete un bel cosciotto di castrato, che sia alquanto infrollito, levategli le due noci intiere, pulitele delle pelli, e nervi, battetele un poco, per renderle eguali, lardatele per traverso di lardelli di lardo, e piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; mettetele in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla, con due garofani, due scalogne, uno spicchio d’aglio, poco sale, pepe sano, brodo, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di restoran, o altro brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, poneteci dentro le noci di castrato col lardo al di sotto, fatele I.251 glassare di un bel color d’oro sopra la cenere calda, e servitele con sotto una Salsa d’erba, o altra di vostra soddisfazione.

Granadine di Castrato.

Antrè = Levate le noci come le precedenti ad un bel cosciotto di castrato, pulitele come sopra, tagliatele in quattro, o sei pezzi eguali, piccatele di minuto lardo, fatele cuocere come fricandò, glassatele nello stesso modo, e servitele con sotto una Salsa d’erba, o Culì, o ragù di vostro genio.

Carbonada di Castrato.

Antrè = Tagliate in pezzi della carne di castrato, sia spalla, cosciotto, carrè, petto, o altra parte, lardate tutti i pezzi magri, che non siano molto grosso di lardelli di lardo. Fate ben scaldare in una cazzarola del lardo rapato, oppure strutto buono, metteteci dentro i pezzi di castrato, conditeli di sale, pepe schiacciato, passatelo bene sopra il fuoco, bagnatelo con uno o due bicchieri di vino rosso di Spagna bollente, e brodo a proporzione un poco colorito, aggiungeteci un mazzetto d’erbe diverse con mezza foglia di alloro timo basilico due spicchi d’aglio sellero carota. Fatelo cuocere dolcemente. Abbiate una mezza dozzina di cipolle, o più, o meno secondo la quantità della carbonada, mondatele fatele friggere nello strutto di un bel color d’oro, e ponetele a cuocere col castrato. Quando il tutto sarà quasi cotto, legate la Salsa con un poco di rosso, fate finire di cuocere, e consumare al suo punto, digrassatela; aggiustate il castrato sopra il piatto con le cipolle sopra, ed I.252 all’intorno, e qualche crosta di pane fritto di bel colore, passate la Salsa al setaccio, che sia di buon gusto, e servitela sopra alla carbonada.

Carbonada di Castrato alla Savojarda.

Antrè = Tagliate in picciole fette alquanto grosse un cosciotto di castrato, o parte di esso, lardatele di lardelli di lardo; squagliate in una cazzarola un pezzo di butirro, infarinate il castrato, spazzatelo dalla farina, mettetelo nella cazzarola, conditelo con sale, pepe schiacciato, una cipolla con tre garofani, copritelo con qualche fetta di lardo, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra; allorché ha preso colore da ogni parte, bagnatelo con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente. Quando sarà consumato aggiungeteci un mazzetto d’erbe diverse, e di quando in quando un poco di brodo bianco, in maniera che cocendo dolcemente venga glassato di un bel colore. Prendete una altra cazzarola metteteci butirro, e farina a proporzione secondo la quantità della Salsa, squagliate sopra il fuoco, poneteci delle cipollette mondate, fategli prendere colore sopra un fuoco temperato, movendo di quando in quando, allorché sarà tutto divenuto color d’oro, bagnate con metà sugo, e metà brodo bianco, fate finire di cuocere lentamente, indi digrassate, aggiustate il castrato sopra il piatto, versate la Salsa colle cipollette nella cazzarola del castrato, ponetela sopra il fuoco, digrassatela di nuovo, guarnite il castrato colle cipollette, e croste di pane tagliate propriamente, o a cuore, o tonde, e fritte nel butirro, passate la Salsa al setaccio, che sia giusta I.253 di sale, versatela alquanto densa sopra il castrato, le cipollette, e croste di pane, e prima di servire tramezzate il tutto con altrettante cipollette glassate alquanto più grosse, che troverete descritte nel Tom. IV. Cap. II.

Cosciotto di Castrato alla Bresa.

Antrè = Prendete un bel cosciotto di castrato di buona qualità, scortategli il manico, paratelo bene, levandogli tutte le ossa dalla parte della coda, e rompetegli l’osso della coscia, dandogli una botta con un grosso coltello dalla parte di sotto, lardatelo di lardelli, di lardo conditi, mettetelo in una cazzarola, o braciera con qualche fetta di lardo, e prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, un pezzo di carota, tre scalogne, due spicchi d’aglio, poco sale, pepe sano, un bicchiere di vino bianco bollente, brodo, copritela con un foglio di carta, fatelo cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, passate il fondo della bresa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al punto di una glassa, glassateci il cosciotto tutto intorno, e servitelo con sopra una Salsa alli capperi, o Ascè, che trovarete alle pag. 81. e 82.

Cosciotto di Castrato alla Petroffe.

Antrè = Prendete un cosciotto di castrato di buona qualità, e di carne infrollita, lardatelo di lardelli di lardo conditi con sale, pepe, e spezie fine, noce moscata, mettetelo in una cazzarola, o braciera, con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, due cipolle con due garofani, una carota, una panè, un mazzetto d’ erbe diverse, due scalogne, uno I.254 spicchio d’aglio, brodo, poco sale, pepe sano, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere dolcemente, con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, passate al setaccio il fondo della bresa, aggiungeteci un poco di sugo, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il di sopra del cosciotto, e servitelo con sotto una Salsa Russa alla Petroffe, che trovarete alla pag. 96.

Cosciotto di Castrato alli Fagiuoli.

Antrè = Tagliate l’osso corto ad un cosciotto di castrato, lardatelo di lardelli di lardo, e prosciutto conditi con sale, pepe, e spezie fine, scalogne, petrosemolo, timo, basilico, il tutto trito, ben fino e sugo di limone; mettetelo in una braciera con fette di lardo sotto, e sopra, bagnatelo con della poele, e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere lentamente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, asciugatelo dal grasso; abbiate una bella glassa, come si è detto alla pag. 19., glassateci tutto il di sopra del cosciotto, e servitelo con sotto un ragù di fagiuoli, che trovarete il modo di farlo all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I. Se non avete altra glassa, che quella, che vi può dare lo stesso cosciotto, allora bisogna, che lo facciate cuocere come quello alla Petroffe.

Cosciotto di Castrato alla Moda.

Antrè = Tagliate l’osso corto ad un cosciotto di castrato, lardatelo di grossi lardelli di lardo conditi con petrosemolo, e scalogna trita, sale, pepe, spezie fine, noce moscata, erbe di I.255 odore In polvere, ponetelo in una marmitta giusta alla sua grandezza con fette di lardo, e prosciutto sotto, e sopra, fette di cipolla, di carota, di panè, due spicchi d’aglio, tre scalogne, poco sale, pepe schiacciato, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, chiudete bene il coperchio della marmitta con un poco di carta incollata con acqua, e farina. Fatelo cuocere ad un forno molto temperato, oppure con cenere calda, o poco fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, passate la Salsa al setaccio, digrassatela, aggiungeteci un poco di culì, capperi, petrosemolo, scalogna, due alici, il tutto trito; fatela bollire un momento, e servitela sopra il cosciotto, con sugo di limone, ovvero un filetto d’aceto.

Cosciotto di Castrato alli Pomi di Terra.

Antrè = Prendete otto, o dieci pomi di terra; fateli cuocere nell’acqua, e mondateli. Abbiate un cosciotto di castrato, paratelo bene, levategli se volete la pelle al di sopra, tagliategli il manico corto, lardatelo di lardelli di lardo, conditi con sale, pepe, spezie fine, noce moscata, e sugo di limone, infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, e ponete nella leccarda i pomi di terra, acciò prendino sapore nel sugo, che cade durante la cottura del cosciotto. Quando sarà cotto, e sugoso al suo punto, servitelo con i pomi di terra all’intorno, e sopra una Salsa fatta con culì, un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, un filetto d’aceto, sale, pepe schiacciato, e noce moscata, fatela stringere sul fuoco e servitela sopra i pomi di terra.

I.256
Cosciotto di Castrato alli Cavoli.

Antrè = Tagliate il manico corto ad un cosciotto di castrato, paratelo bene lardatelo di lardelli di lardo, e prosciutto, conditi come sopra, mettetelo in una braciera o cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con tre garofani, un pezzo di carota, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe sano, due spicchi d’aglio, tre scalogne, brodo, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Alla metà della cottura abbiate delli cavoli Bolognesi allessati, e legati in mazzetti, metteteli a cuocere insieme col castrato, conditeli con un poco di spezie fine, sale, pepe fino. Quando il tutto sarà cotto, tirate fuori ogni cosa, glassate il cosciotto di una bella glassa, se l’avete; asciugate bene i cavoli dal grasso, scioglieteli, ponete il cosciotto sopra Il piatto, guarnitelo tutto all’intorno di cavoli, e serviteli con sopra una Salsa alla Spagnuola, che trovarete alla pag. 65.

Cosciotto di Castrato alla Poevrada.

Antrè = Lardate al di sotto un cosciotto di castrato di lardelli di lardo, e prosciutto, conditi di sale, spezie fine, noce moscata, e sugo di limone, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; marinatelo con olio, sale, pepe schiacciato, una foglia di alloro in pezzi, due spicchi d’aglio tagliati in filetti, dopo due ore infilatelo allo spiedo, incartatelo, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà cotto al suo punto, e sugoso, scartatelo, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa alla Poevrada, che trovarete alla pag. 70. I.257 Avverto che a tutti i cosciotti si deve rompere l’osso della coscia, altrimenti farebbero un cattivo effetto allorché sono cotti, e si debbono dissossare dalla parte della coda.

Cosciotto di Castrato alli Cavoli fiori.

Antrè = Fate cuocere un cosciotto di castrato alla bresa. Abbiate de’ belli cavoli fiori cotti in un bianco, come si dirà all’Articolo dell’Erbe Tom. IV. Cap. II. Quando il cosciotto sarà cotto, e glassato come alla Petroffe pag.253 guarnitelo tutto all’intorno di cavoli fiori, e servitelo con una Salsa fatta con prosciutto trito, un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, culì, sugo, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela sopra i cavoli fiori, con un buon sugo di limone, o un buon filetto d’aceto.

Cosciotto di Castrato all’Italiana.

Antrè = Tagliate l’osso corto ad un cosciotto di castrato, paratelo come il solito, lardatelo di lardelli di lardo, e prosciutto conditi con sale, pepe, spezie fine, noce moscata, e sugo di limone; ponetelo a cuocere in una bresa ordinaria, fatta con brodo, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di prosciutto, due cipolle con tre garofani, una carota, una panè, sale, pepe sano. Quando sarà cotto, servitelo con sopra una Salsa all’Italiana rossa, che trovarete alla pag. 65.

Cosciotto di Castrato alli Tartufi.

Antrè = Lardate un cosciotto di castrato di grossi lardelli di tartufi conditi con sale, pepe, spezie, noce moscata, sugo di limone, ponetelo in una marmitta con metà acqua, e metà I.258 brodo, fatelo bollire, schiumatelo bene, aggiungeteci una cipolla con tre garofani, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse. Quando sarà cotto, passate il brodo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il cosciotto, e servitelo con sotto una Salsa alli Tartufi, che troverete alla pag. 89.

Cosciotto di Castrato alla Martiniera.

Antrè = Dissossate un bel cosciotto di castrato alla riserva del manico, che tagliarete corto, prendetene quasi tutta la carne al di dentro senza rompere la pelle, tagliatela in fettine fine, battetele un poco, marinatele con olio, sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, una idea di basilico in polvere, quattro, o cinque tartufi tagliati in fette. Dopo due ore di marinada, riempiteci il cosciotto, cucitelo, dategli la sua forma primiera, infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, di un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa al culì di cipolla, o di pomi di terra. Ambedue le trovarete alle pag. 97. e 75.

Cosciotto di Castrato alla Gascogna.

Antrè = Fate imbianchire un quarto d’ora nell’acqua bollente quattro scalogne, e quattro spicchi d’aglio, prendete un cosciotto di castrato, paratelo bene, tagliategli il manico corto lardatelo con l’aglio, e la scalogna tagliati in filetti, lardelli di lardo, di prosciutto, di alici ben lavate, e tagliate in filetti, infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, e servitelo ben sugoso con sopra una Salsa al Porchetto, che trovarete alla pag. 70.

I.259
Cosciotto di Castrato al Vino di Spagna.

Antrè = Abbiate un bel cosciotto di castrato, dissossatelo tutto alla riserva del manico, che tagliarete corto, lardatelo di lardelli di lardo conditi con sale, pepe, spezie fine, noce moscata, e sugo di limone, ponetelo in una braciera con qualche fetta di lardo, e prosciutto, poco sale, pepe sano, tre garofani, mezza bottiglia di vino di Spagna bollente, o altro vino rosso, un poco di brodo, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere al forno. Quando sarà a mezza cottura, voltatelo dall’altra parte, metteteci otto, o dieci grosse cipolle, mondate, e fritte nello strutto di un bel color d’oro, e qualche grossa salciccia. Allorché sarà cotto del tutto, scolate il fondo della cottura, passatelo al setaccio, aggiungeteci un poco di culì, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una Salsa, avendo attenzione al sale; ponete il cosciotto sul piatto, guarnitelo colle cipolle, e salciccie pelate, e tagliate in mezzo per lungo, e servitelo con sopra la Salsa suddetta rilevata con sugo di arancio, o di limone.

Cosciotto di Castrato al Bassà.

Antrè = Prendete un cosciotto di castrato infrollito, paratelo come il solito, tagliategli l’osso corto, alzategli tutta la pelle al di sopra, lardategli la carne di filetti di sellero, di cedrioletti sotto aceto, di alici, di lardelli di lardo, di prosciutto, il tutto condito con poco sale, una punta d’aglio, spezie fine, e noce moscata, copritelo colla sua pelle, cucitela, fatelo marinare con un poco d’olio, sale, involtatelo di carta, fatelo cuocere arrosto. I.260 Quando sarà cotto, o sugoso, scucitelo, e servitelo con sopra una Salsa piccante, che trovarete alla pag. 87.

Cosciotto di Castrato alli Spinaci.

Antrè = Abbiate un cosciotto di castrato di ottima qualità, paratelo, e dissossatelo dalla parte della coda, tagliategli l’osso corto, lardatelo al di sotto con qualche lardello di prosciutto condito, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, mettetelo in una braciera con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolla con tre garofani, un pezzo di carota, un mazzetto d’erbe diverse, brodo, poco sale, pepe sano, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di restoran, o altro brodo alquanto colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il di sopra del cosciotto, e servitelo con sotto una Salsa alli spinaci, ovvero un Culì di carote, o di rape, o una Guarnizione di mazzetti d’erbe, o un ragù di cipollette, o altro di vostro genio. Le Salse le trovarete al loro Articolo particolare; ed i ragù nel Tom. IV. Cap. I.

Cosciotto di Castrato all’Inglese.

Antrè = Levate la pelle al di sopra di un cosciotto di castrato, paratelo come il solito, tagliategli l’osso corto, lardatelo di lardelli di lardo, e prosciutto conditi con sale, pepe, spezie fine, e noce moscata, infilatelo allo spiedo, involtatelo di carta unta di strutto, o butirro, e un poco di sale, fatelo cuocere I.261 arrosto. Quando sarà quasi cotto, scartatelo, squagliate in una cazzarola un pezzo di butirro, stemperateci due, o tre rossi d’uova, ungeteci bene da pertutto il cosciotto, panatelo di mollica di pane ben fina; fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa al culì di pomi di terra, che troverete alla pag. 75. Se volete, lo potete cuocere anche alla bresa, glassarlo come il solito, e servirlo con sotto il suddetto Culì.

Cosciotto di Castrato al sugo.

Antrè = Abbiate un bel cosciotto di castrato infrollito, tagliategli l’osso corto, infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, che sia molto sugoso, e servitelo con una Salsa fatta con sugo di manzo, o di vitella, sale, e pepe schiacciato.

Cosciotto di Castrato alla Poele.

Antrè = Prendete un cosciotto di castrato di buona qualità, dissosatelo tutto alla riserva del manico, riempitelo di un Salpiccone d’animelle crudo, cucitelo, mettetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, bagnatelo con la poele, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, glassatelo con una bella glassa, e servitelo con sotto un ragù d’animelle e tartufi. La Poele la troverete alla pag. 18. Il Salpiccone, e ragù nel Tom. IV. Cap. I.

Cosciotto di Castrato alli Piselli.

Antrè = Fate cuocere un cosciotto di castrato dissossato solamente dalla parte della coda, e con il manico corto, lardato di lardo, e prosciutto conditi come altrove, in una buona bresa. Quando sarà cotto, glassatelo, come quello I.262 alla Petroffe pag. 253. e servitelo con sotto un ragù di piselli, che troverete il modo di farlo all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.

Cosciotto di Castrato in Veneson.

Antrè =Tagliate l’osso corto, e parate come sopra un cosciotto di castrato, piccategli tutto il di sopra di nimuto lardo. Fate una marinada con aceto, vino rosso, sale, pepe sano, alloro, timo, basilico, persa, fette di cipolla, fette di limone senza scorza, aglio, garofani, un poco di noce moscata schiacciata, coriandoli pesti, il tutto a proporzione fatela scaldare sopra il fuoco, poneteci in infusione il cosciotto per lo spazio di dodici ore, dopo infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto di bel colore, e servitelo con sotto una Salsa piccante, che trovarete alla pag. 87.

Cosciotto di Castrato alla Bonne Femme.

Antrè = Mettete a cuocere un cosciotto di castrato parato come il solito, in una marmitta con brodo, sale, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, un pezzo di carota, pepe sano. Quando sarà cotto, e consumato il brodo, servitelo con sopra una Salsa fatta in questa maniera. Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro maneggiato in un poco di farina, un pizzico di capperi intieri, tre rossi d’uova tosti triti, un filetto d’aceto, scalogna, e petrosemolo trito, un poco di brodo, sale, e pepe schiacciato, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela sopra il cosciotto.

I.263
Cosciotto di Castrato alla Servante.

Antrè = Prendete delle rape, intagliatele tonde come noci, ovvero come prune, friggetele nello strutto di un bel color d’oro, fatele cuocere con un poco di consomè, o altro brodo buono bianco, e un pezzo di prosciutto. Quando saranno cotte, scolatele, ponetele in una cazzarola con una Salsa fatta con un pezzo di butirro, culì, un filetto d’aceto, due cucchiarini di mostarda, sale, pepe schiacciato, stretto sopra il fuoco, e servitela sotto un cosciotto di castrato cotto alla bresa, e glassato, come alla Petroffe pag. 253.

Cosciotto di Castrato alla Spagnuola.

Antrè = Mettete a cuocere un cosciotto di castrato, come quello alli Cavoli pag. 156. Quando sarà alla metà della cottura, abbiate delle rape e carote intagliate propriamente, mezzo cavolo Bolognese, sei selleri, una dozzina di cipollette, imbianchite il tutto all’acqua bollente, formate delli selleri due mazzetti, e quattro mazzetti del cavolo, legateli, ponete le rape, le carote, li selleri, ed il cavolo a cuocere col cosciotto; le cipollette le cuocerete a parte con un poco di brodo buono bianco, ed un pezzetto di prosciutto. Fate cuocere anche in una marmittina, con brodo, un poco di ceci di buona qualità. Quando il castrato, e l’erbe saranno cotte, aggiungeteci un’ idea di zafferano in polvere, aggiustate il cosciotto sopra il piatto, guarnitelo tutto all’intorno dell’erbe suddette, colle cipollette, e ceci, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di salsa alla Spagnuola, I.264 se l’avete, o culì, passatelo al setaccio, fatelo consumare al punto di una Salsa, avendo attenzione al sale, e servitela sopra all’erbe, e cosciotto, con un poco di pepe schiacciato.

Cosciotto di Castrato alla Sen-Geran.

Antrè = Dissossate un cosciotto di castrato alla riserva del manico, che tagliarete corto, prendete una porzione della carne al di dentro, tagliatela in filetti, conditela con sale, spezie fine, sugo di limone, abbiate un poco di farsa di Chenef, riempite il cosciotto con un letto di farsa, e tartufi in fette passati prima sul fuoco con un poco di butirro, sale, pepe, ed erbe fine, e un letto di filetti; allorché il cosciotto avrà ripreso la sua forma primiera, cucitelo, fatelo cuocere esattamente come un fricandò. Quando sarà cotto, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il di sopra del cosciotto, e servitelo con sotto una Salsa all’Italiana rossa, che trovarete alla pag. 65. la Farsa di Chenef nel Tom. IV Cap. I.

Cosciotto di Castrato alla Nivernoese.

Antrè = Preparate un cosciotto di castrato come il precedente colla diversità, che in luogo di cuocerlo alla bresa, lo cuocerete arrosto; infilatelo allo spiedo, involtato con carta unta di strutto, e un poco di sale. Quando sarà cotto, scartatelo, fategli prendere un bel colore, e servitelo con sotto una Salsa alla Nivernoese, che trovarete alla pag. 66.

I.265
Cosciotto di Castrato al Vino di Sciampagna.

Antrè = Lardate un cosciotto di castrato parato come il solito, di lardelli di lardo, e prosciutto conditi con sale, spezie fine, noce moscata, erbe di odore in polvere, marinatelo per lo spazio di sei ore con mezza bottiglia di vino di Sciampagna, sale, pepe schiacciato, due foglie di alloro, due spicchi d’aglio, quattro scalogne. Infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, bagnandolo spesso col vino suddetto, che porrete nella leccarda con un buon pezzo di butirro. Quando sarà cotto, e di un bel color d’oro, servitelo con sotto un ragù di prugnoli freschi, o di tartufi secondo la stagione, che trovarete all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.

Cosciotto di Castrato alla Sorcruta.

Antrè = Prendete un bel cosciotto di castrato, tagliategli l’osso corto, dissossatelo dalla parte della coda, lardatelo di lardelli di lardo, e prosciutto, conditi con sale, spezie fine, mettetelo in una cazzarola. Abbiate delli cavoli in Sorcruta, ossia Sarclaudio, preparati all’uso di Germania, una quantità sufficiente, lavateli un poco nell’acqua fresca, se non sono recenti; prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, altrettanto lardo rapato, ponetela sul fuoco, quando sarà ben caldo metteteci una cipolla trita, e subito, che avrà alquanto preso colore, poneteci li cavoli, passateli alquanto sul fuoco con un poco di pepe schiacciato, e versateli nella cazzarola col cosciotto, copriteli con qualche fetta di manzo, aggiungeteci una cipolla con tre garofani, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di prosciutto, un pezzo di ventresca I.266 tagliate in fette fine attaccata alla cotena; bagnate il tutto con brodo buono. Fate cuocere dolcemente fintanto, che il castrato sarà cotto, ed il brodo consumato; allora ponetelo sopra il piatto, scolate li cavoli dal grasso, guarniteci tutto all’intorno il cosciotto, e servitelo con sopra una buona Salsa al culì di prosciutto, che trovarete alla pag. 7. Li cavoli in sorcruta vedeteli nel Tom II. all’Articolo de’ Condimenti.

Cosciotto di Castrato alla Turca.

Antrè = Fate cuocere un cosciotto di castrato parato come il precedente con qualche fetta di lardo, e prosciutto, una cipolla, una carota in fette, quattro scalogne, due spicchi d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe sano, brodo. Quando sarà cotto passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il di sopra del cosciotto, ponetelo sul piatto, guarnitelo tutto all’intorno di Riso cotto alla Turca, ossia Pilao, che trovatele all’Articolo dei Piatti Composti Tom. I. Cap. IV., e servitelo con sopra una Salsa al culì di prosciutto, o di pomidoro. Ambedue le troverete alle pag. 7. e 92.

Cosciotto di Castrato alla Sent-Omero.

Antrè = Fate cuocere un cosciotto di castrato in una buona bresa, dissossato come sopra. Quando sarà un poco rifreddo, mettetelo sopra un piatto, e copritelo per tutto di una Salsa fatta in questa maniera. Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro, un poco di culì, due, o tre rossi d’uova crudi, capperi, alici, petrosemolo, scalogne, cipolle, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, fatela stringere sopra il fuoco, che I.267 sia alquanto densa, e distendetela da per tutto sopra il cosciotto, panatelo di mollica di pane grattato fino, e con penne, o rami di petrosemolo fategli gocciare sopra una quantità di butirro squagliato; fategli prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, e servitelo cambiandogli il piatto, con sotto una Salsa al culì di cipolla. Troverete il modo di farla alla p. 97.

Cosciotto di Castrato in diverse maniere.

Antrè = Il cosciotto di castrato si prepara talvolta tagliato soltanto il manico corto, e come il quarto di dietro si serve nella stessa maniera, onde se in luogo di servire un cosciotto, volete servire un quarto intiero, ciò dipenderà dalla grandezza del piatto, che dovete servire. Aggiungendo soltanto, che se sarà piccato il cosciotto, bisognerà piccare anche il filetto del lombo, di modo che, tanto l’uno che l’altro, o sia cotto alla Bresa, o allo Spiedo, o al Forno si possono servire in tutte le maniere che vorrete. Per esempio piccato, e glassato, o glassato solamente, con sotto qualunque Salsa, di Erba, Culì, Purè, ragù, o d’Erbe, o di Carne. Cotto allo spiedo, o al forno ad ogni Salsa piccante; panato allo spiedo con una Salsa alla scalogna, ed in fine in qualunque maniera, che più sarà di vostra soddisfazione.

Spalla di Castrato alla Contessa.

Antrè = Dissossate del tutto una spalla di castrato, riempitela con un ragù crudo di piccioni condito di buon gusto, cucitela all’intorno a guisa di una borsa, fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone, piccategli tutto il di sopra di I.268 minuto lardo, fatela cuocere esattamente come un fricandò, glassatela nella stessa maniera, e servitela con sotto una Salsa, o un Culì di vostro genio.

Spalla di Castrato Glassata.

Antrè = Tagliate l’osso corto ad una spalla di castrato, ponetela in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, una carota, poco sale, brodo, fatela cuocere dolcemente. Quando sarà cotta, passate il brodo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il di sopra della spalla. Ponete un poco di culì nella cazzarola, fatelo bollire un momento e distaccatene tutta la glassa, passatelo al setaccio, e servitelo con sugo di limone sotto la spalla.

Spalla di Castrato alla Burgioese.

Antrè = Abbiate una buona spalla di castrato infrollita, infilatela allo spiedo involtata dalla parte superiore con un foglio di carta unta di strutto, e un poco di sale. Fatela cuocere arrosto di bel colore, e che non sia disseccata; levategli la carta, e servitela con sotto un sugo di manzo con tre scalogne trite, sugo di limone, sale, e pepe schiacciato.

Spalla di Castrato alla Senteminult.

Antrè = Lardate una spalla di castrato di lardelli di lardo, e prosciutto, tagliategli l’osso corto; fatela cuocere in una buona bresa. Quando sarà cotta, squagliate in una cazzarola un pezzo di butirro, aggiungeteci due rossi d’uova crudi, un poco di culì, sale, pepe schiacciato, stringete sul fuoco, ungeteci tutto il di sopra della spalla, panatela di mollica di pane grattato fino, I.269 fategli prendere un bel colore al forno, e servitela con sotto una Salsa alla Chinesec. Trovarete il modo di farla alla pag. 77.

Spalla di Castrato al Forno.

Antrè = Lardate una spalla di castrato, se volete, con lardelli di lardo, e prosciutto conditi con sale, e spezie fine; mettetela in una cazzarola con sotto due, o tre cipolle tagliate in fette, uno spicchio d’aglio, tre scalogne, due garofani, timo, basilico, mezza foglia di alloro, sale, e pepe schiacciato, due bicchieri di vino bianco bollente, altrettanto brodo, copritela con un foglio di carta unto di butirro, o di strutto, fatela cuocere al forno. Quando sarà cotta, passate la Salsa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al suo punto, avendo attenzione al sale, e servitela sopra la Spalla.

Spalla di Castrato alla Bone Dame.

Antrè = Dissossate del tutto una spalla di castrato, lardatela al di dentro di lardelli di lardo, e prosciutto conditi con sale, spezie fine, noce moscata, erbe d’odore in polvere, e sugo di limone, cucitela tutta all’intorno come una borsa, mettetela in una cazzarola, con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, brodo, poco sale, pepe schiacciato; copritela con un foglio di carta, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta, passate la salsa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al punto di una glassa, glassateci il di sopra della spalla, e servitela con sotto una Salsa alli spinaci, o all’indivia. Trovarete il modo di farle all’Articolo delle Salse pag. 66.

I.270 Spalla di Castrato in diverse maniere.

Antrè = Quando avrete una spalla di castrato Cotta alla bresa, e glassata, la potrete servire con sotto qualsivoglia Salsa d’erba, ovvero con un ragù di cipollette, di rape, di olive, di carote, di selleri. La potete anche Guarnire con qualunque mazzetto d’Erba. Ad ogni Salsa legata come Purè, Culì o altro. Cotta al forno, allo spiedo, la potete servire con quella Salsa, che vorrete, tanto piccante, che in altra maniera.

Rot de Bif di Castrato alla Provenzale.

Rilievo = Prendete il di dietro di un castrato, cioè i due quarti uniti insieme dai rognoni fino all’ano, rompetegli le osse delle coscie, incrocicchiategli uno dentro l’altro le due estremità delle gambe, lardatelo di lardelli di lardo conditi con sale, e spezie fine, mettetelo in una braciera con fette di lardo, e prosciutto sotto, e sopra, qualche fetta di manzo, tre cipolle con sei garofani, due carote, un grosso mazzetto d’erbe diverse, due spicchi d’ aglio, sei scalogne, una foglia d’alloro; fatelo sudare un’ora sopra un fuoco leggiero, bagnatelo con brodo, e mezza bottiglia di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, conditelo di sale, e pepe schiacciato. Quando sarà cotto, ponetelo sopra un piatto, ungetelo al di sopra, col grasso della sua bresa, mescolato con tre rossi d’uova, panatelo, metà parmigiano e metà mollica di pane grattato unito insieme, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitelo con sotto un buon ragù di carote, o di cipollette, che trovarete all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.

I.271
Rot de Bif di Castrato alla Duchessa.

Rilievo= Aggiustate un Rot de Bif di castrato come il precedente, levategli la pelle sopra il filetto, piccatelo di minuto lardo, fatelo cuocere come sopra. Quando sarà cotto, ungete con un poco di grasso della sua bresa, mescolato con due rossi d’uova crudi tutto ciò che non è piccato, e panatelo con mollica di pane grattato fino. Fategli prendere un bel color d’oro al forno, avendo la precauzione di coprire il filetto piccato con fette di lardo cotte, e carta bagnata nel brodo. Allorché sarete per servirlo glassate la parte piccata di una bella glassa, oppure fatta col fondo della bresa, e servitelo con sotto una Salsa al culì di rape, o all’Italiana rossa, o alla Spagnuola che trovarete all’Articolo delle Salse, Cap, I.

Rot de Bif di Castrato alla Garonne.

Rilievo= Quando avrete accomodato propriamente un Rot de bif come il precedente alsategli, il meglio che vi sarà possibile, la pelle, e se ci verrà appresso qualche poco di carne non importa. Fate una composizione d’erbe fine, come scalogne, petrosemolo, cipolle, tartufi, e prugnoli, secondo la stagione, o freschi o secchi, il tutto trito ben fino, basilico in polvere, un poco di mollica di pane grattato fino, butirro, lardo rapato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, mischiate il tutto bene, e stendetelo sopra la schiena del castrato, dove è stata levata la pelle, ricopritelo colla medesima, cucitela tutta all’intorno, infilatelo allo spiedo bene involtato di carta unta di strutto, e un poco di sale; fatelo cuocere I.272 arrosto di un bel color d’oro, e al suo punto; servitelo con sotto un sugo di manzo, o di vitella con sale, pepe schiacciato, e sugo di limone. Il cosciotto si prepara nella stessa maniera.

Rot de Bif di Castrato all’Inglese.

Rilievo = Aggiustate un Rot de Bif, come si è detto qui sopra, lardatelo di lardelli di lardo conditi con sale, pepe, spezie fine, noce moscata, erbe d’odore in polvere; infilatelo allo spiedo, involtatelo di carta unta di butirro, e un poco di sale, fatelo cuocere arrosto, che sia sugoso, scartatelo, fategli prendere un bel color d’oro e servitelo con sotto un ragù di pomi di terra, che trova rete il modo di farlo all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.

Sella di Castrato all’Anguleme.

Rilievo = Levate propriamente la pelle senza romperla di sopra ad una sella di castrato, fategli dei tagli sopra i filetti, di poca distanza l’uno dall’altro, poneteci dentro a ciascheduno un poco di salpiccone fatto con animelle, tartufi, prugnoli, fegatini di pollo, il tutto ben condito, e coprite con un poco di farsa di Chenef, ristendete sopra la sua pelle, cucitela tutta all’intorno, ponetela in una braciera con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, col filetto di sotto, brodo, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe sano, una cipolla con tre garofani, quattro scalogne, due spicchi d’aglio, copritela con carta, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta, passate il fondo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al I.273 punto di una glassa, glassateci il di sopra della sella, e servitela con sotto una Salsa alla Spagnuola, che trovarete alla pag. 65.

Sella di Castrato alla Bordoelese.

Rilievo = Abbiate una bella sella di castrato, tagliata dalli due cosciotti fino alli due petti, levategli la pelle, e li nervi sopra i filetti, piccateli di minuto lardo, marinatela con olio, sale, pepe schiacciato, due foglie di alloro, due spicchi d’aglio, quattro fette di limone senza scorza. Dopo due ore infilategli due spiedini per traverso, aggiustatela allo spiedo, involtategli la parte piccata con carta, fatela cuocere arrosto che sia sugosa ai suo punto, e di un bel colore. Servitela con sotto una Salsa piccante, che trovarete alla pag. 87.

Sella di Castrato all’Italiana.

Rilievo = Tagliate una sella di castrato, come alla Bordoelese, legatela con spago, fatela cuocere con brodo, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di prosciutto, una cipolla con tre garofani, due spicchi d’aglio, una carota, una panè, tre scalogne, sale, pepe schiacciato. Fate una Salsa con Italiana bianca, o Culi bianco, butirro, tre rossi d’uova crudi, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fatela stringere sul fuoco senza bollire, stendetela sopra la sella di castrato, panatela di mollica di pane grattato fino, e fategli prendere colore al forno; cambiategli il piatto, e servitela con sotto una Salsa picciola Italiana, che trovarete alla pag. 74.

Salsa di Castrato in diverse maniere.

Rilievo = Allorché la sella di castrato sarà semplicemente cotta alla bresa, e glassata, I.274 ovvero piccata, e glassata, la potete servire con sotto un ragù d’erba, o una Salsa d’erba, o altra di vostro genio. Se sarà cotta allo spiedo, o al naturale, o piccata, la potrete servire con qualunque Salsa piccante, come si è detto altrove, dipendendo in genere di variazione tutto dal buon gusto di chi lavora, o dirigge nella scelta dei Piatti, e delle Salse. Il castrato cotto in qualsivoglia modo, generalmente non richiede Salse chiare, e delicate, ma bensì d’Erbe ben condite, di Purè, di Culì, di Salse piccanti, e di ragù d’ogni specie, il tutto rilevato di buon gusto.

Petti di Castrato in diverse maniere.

Antrè = Li petti di castrato dopo averli tagliati in pezzi, e cotti in una poele, o altra bresa, li potete servire con un ragù di rape, o pure farne un Hoscepot, o una carbonata, alla Servante con ogni sorta d’erbe, parte intagliate, e parte legate in mazzetti, prima imbianchite nell’acqua bollente, e poi poste a cuocere col castrato; allorché questo sarà più che a metà della cottura, non già colla póele, ma bensì con brodo, qualche fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di ventresca tagliata in fette attaccate alla cotena, una cipolla con tre garofani, sale, pepe schiacciato; quando il tutto sarà cotto aggiustate con semetria la carne, e l’erbe sopra il piatto, e servitelo con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, che trovarete alla pag. 65. Se il fondo della cottura non sarà salato, digrassatelo, passatelo al setaccio, fatelo consumare al punto di una Salsa, metteteci un pezzo di I.275 butirro maneggiato con un poco di farina, un poco di petrosemolo trito imbianchito, pepe schiacciato, un filetto d’aceto, fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra l’erbe, e il castrato. Cotti che sortano i petti in una bresa, panateli come alla Senteminult, e fategli prendere colore alla gratella, o al forno, serviteli con sotto una Salsa alla scalogna. Li potete servire anche in una Terrina con una Purè di lenticchie, o piselli, verde all’Olandese, o d’altra specie; ma di queste ne parlerò all’Articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV.

Collo di Castrato in diverse maniere.

Antrè = Il collo del castrato, secondo il mio parere è uno dei buoni bocconi di questo animale, benché poco considerato. Per prepararlo dunque lo farete cuocere alla bresa, e lo servirete con diversi ragù d’erbe, e differenti Salse legate. Quando sarà cotto nella marmitta coll’allesso lo potrete servire al naturale, con sopra sale, pepe schiacciato, petrosemolo, e scalogna trita, ed un poco di sugo. Lo servirete ancora alle cipollette, o alle rape; cioè dopo, che sarà cotto allesso più della metà lo porrete in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, e delle cipollette, passate prima sul fuoco con un pezzo di butirro fino alla metà della loro cottura, aggiungeteci un mazzetto d’erbe diverse con due garofani, ed uno spicchio d’aglio, brodo, culì, un bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, sale, pepe schiacciato; fate bollire, e consumare la Salsa al suo punto, levate il mazzetto, digrassatela, e servitela. Se è colle rape, I.276 tagliatele a guisa di picciole pera, o noci, friggetele collo strutto di un bel color d’oro, e finitele come sopra. Per servire i petti di castrato alla gratella, prima fateli cuocere in una bresa, poi levateli, e conditeli sopra un piatto con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato, o grasso della loro bresa mescolato con un rosso d’uovo, ungeteli da per tutto, panateli di mollica di pane grattato, e fategli prendere un bel colore nella gratella, e serviteli con sotto una Salsa Roberta, o un sugo di manzo con qualche scalogna trita, o una Salsa piccante. In questa stessa maniera li potrete preparare benché cotti allesso. La Salsa Roberta la trovarete alla pag. 85. La Piccante pag. 87.



Fine del Tomo Primo.



277
INDICE


Prefazione. Pag. III
Produzioni delle Quattro Stagioni dell’Anno. XXVI

Minute de’Pranzi di Primavera.

Tavola di otto Coperte, a due Servizi a sei, e due Zuppe. XXXVI
Tavola di dieci Coperte, a due servizi a otto, e due Zuppe. XXXVII
Tavola di venti Coperte, a due servizi a sedici, a due Zuppe. XXXVIII
Tavola di quaranta Coperte, a due Servizi a trentasei, e quattro Zuppe. XXXIX
Tavola di ottanta Coperte, a due Servizi a settantadue, e otto Zuppe. XLII

Minute de’Pranzi d’Estate.

Tavola di otto Coperte, a due servizi a sei, e due Zuppe. XLVII
Tavola di quattordici Coperte, a due servizi a otto, e due Zuppe. XLVIII
Tavola di ventiquattro Coperte, a due servizi a venti, e due Zuppe. XLIX
Tavola di cinquanta Coperte, a due servizi a quarantaquattro, e quattro Zuppe. LI
Spiegazioni di alcuni Termini Francesi, ed Italiani usitati nella Cucina ec. LV
Condimenti, che s’impiegano nella Cucina. LVII



278
CAPITOLO PRIMO.
De’Brodi, Zuppe, e Salse di grasso.

Osservazioni sopra i Brodi. Pag. 1
Manzo Allesso. 2
brodo Generale. 3
Suage. ivi
Consomè. 4
Biondo di Mongana. ivi
Restoran. 5
Tablette. ivi
sugo di Manzo. 6
sugo di Vitella. 7
Culì di Vitella. ivi
Culì di Mongana. ivi
Culì di prosciutto. ivi
Culì di Gamberi. 8
Culì alla Rena. ivi
Culì di Pernice. 9
Culì di Anitra Selvatica. ivi
Culì di Tartufi. 10
Culì di Prugnoli. ivi
Culì di Beccaccia. ivi
Culì alla besciamella. 11
Culì di Cappone. ivi
Culì Imperiale. ivi
Culì Bianco, o Italiana Bianca. 12
Culì di Pomidoro. 13
sugo di Pomidoro. ivi
Culì Rosso ordinario. ivi
Culì Bianco ordinario. 14
Essenza di prosciutto. ivi
279
Essenza di Prugnoli. ivi
Essenza di Tartufi. 15
Essenza di Draconcello. ivi
brodo per addolcire il Sangue. 16
Latte di Pollastro Pettorale. ivi
brodo lungo Rinfrescativo ivi
Acqua di Pollastro. ivi
aspic. 17
Poele. 18
Glassa. 19
Rosso. ivi
butirro di Gamberi. ivi
Sentiminult. 20
besciamella semplice. ivi
Pastella per frittura. 21
Colore verde. ivi
Bresa Grossa. ivi
Bresa fina. 22
Bresa bianca. ivi
Croste per le Zuppe. 23
Dadini di pane alia Tedesca per le Zuppe. ivi

Delle Purè.

Osservazioni sulle Purè. ivi
Purè di Piselli. 24
Purè di Fava. ivi
Purè di Lenticchia. 25
Purè Verde. ivi
Pure alla Fobbonne. 26
Purè di Rape. ivi
Pure di Fagioli. 27
Purè di Ceci. ivi
Purè di Marroni. 28
Purè di Cipolla. ivi280Purè di Porri. 29
Purè di Carote gialle. ivi
Purè di Zucca Bianca. 30
Purè di Zucca Gialla. ivi
Purè di Piselli secchi. 31

Delle Zuppe.

Osservazioni sulle Zuppe. ivi
zuppa di Santè. 32
zuppa di Giulienne. 33
zuppa alla Fobonne. ivi
zuppa di Rape. ivi
zuppa di Cipollette. 34
zuppa di Cavoli. 35
zuppa in Hoscepot. ivi
zuppa alla Giardiniera. 36
zuppa alla Genovese. ivi
zuppa alla Catalana. 37
zuppa d’Erbe in Generale. ivi
zuppa di Senzarella. 38
zuppa di tagliolini. ivi
zuppa alla Tedesca. 39
zuppa di picciole lasagne. ivi
zuppa di Tortellini alla Bolognese. ivi
zuppa di Riso alla Veneziana. 40
zuppa di Riso al Culì di Pomidoro. 41
zuppa di Riso alla Francese. ivi
zuppa di Riso ad ogni Purè. ivi
zuppa alla Rena. 42
zuppa ad ogni Purè. ivi
zuppa di Purè ad ogni Erba. ivi
zuppa di Farricello passato. 43
zuppa di Maccaroni. ivi
zuppa al Culì di Pomidoro. ivi281zuppa di Riso al Culì di Gamberi. 44
zuppa di mille Fanti. ivi
zuppa di Passatelli. ivi
zuppa di Crocchetti di Riso. 45
zuppa alla Pure di Selvaggiume. ivi
zuppa di Pasta grattata. 46
zuppa di Erbe di Primavera. ivi
zuppa di Estate, di tutti Frutti. 47
zuppa di Pagnottelle ripiene. 48
zuppa di Riso al Culì di Pernice. ivi
zuppa Gris-mel alla Tedesca. 49
zuppa Flaif-gan alla Tedesca. ivi
zuppa al Culì di Orzo di Germania. 50
zuppa alla Purè di Pomi di terra. ivi
zuppa Or-bes alla Tedesca. 51
zuppa Nokel alla Tedesca. ivi
zuppa alla Brunoese. ivi
zuppa di Chenedel alla Polacca. 52
zuppa di Ruladine di Riso alli Cavoli. ivi
zuppa Crines alla Tedesca. 53
zuppa di Riso ad ogni sorta d’Erba. ivi
zuppa di Semmolella passata. 54
zuppa al Bagno maria. ivi
zuppa alle Croste di pane gratinate. 55
zuppa di Santè agli Uovi freschi. ivi
zuppa di pane grattato. ivi
zuppa di Orzo di Germania. 56
zuppa di Paste fine. ivi
zuppa di Piselli fini. ivi
zuppa alla Rena bionda. 57
zuppa di Luperi, o siano Luppoli. ivi
zuppa di Sparagi. 58
zuppa di brodetto. ivi
zuppa di Puntarelle di Cicorie. ivi
282
zuppa di Zucchette. 59
zuppa Russa di Ortica. ivi
zuppa di Cicoria. 60
zuppa di Farina di Riso. ivi
zuppa di Finochietti. 61
zuppa di Cavoli fiori. ivi
zuppa di Riso passato. 62
zuppa di Broccoli. ivi
zuppa di ogni sorte d’Erbe alla Napoletana. ivi
Zappa di brodetto al Culì di Pomidoro. 63

Delle Salse.

Osservazioni sulle Salse. 64
Salsa alla Spagnuola. 65
Salsa ali’Italiana rossa. ivi
Salsa all’Italiana bianca. 66
Salsa all’Italiana chiara. ivi
Salsa alla Nompareglie. ivi
Salsa alta Nivernoese. ivi
Salsa al Salmi. 67
Salsa alla Ravigotta. ivi
Salsa alla Ravigotta chiara. 68
Salsa all’Acido. ivi
Salsa alla Remolada. ivi
Salsa alla Remolada fredda. 69
Salsa al Fumè. ivi
Salsa alla Neste. 70
Salsa al Porchetto. ivi
Salsa alla Poevrada. ivi
Salsa all’Essenza di Finocchio. 71
Salsa al Seladone. ivi
Salsa all’Inglese Turnè. 72
Salsa al Verd-prè. ivi
Salsa al Reveglio. ivi 283Salsa all’Olandese. 73
Salsa al Succo di Acetosa. ivi
Salsa alla Tedesca. ivi
Salsa alla Mariniera. ivi
Salsa all’Inglese. 74
Salsa picciola Italiana. ivi
Salsa all’aspic. ivi
Salsa al Culì di Pomi di terra. 75
Salsa alla Sassone. ivi
Salsa all’Acetosa. 76
Salsa agli Spinaci. ivi
Salsa all’Indivia. ivi
Salsa alli Cedrioli. ivi
Salsa alla Chinesec. 77
Salsa Agro-dolce. ivi
Salsa Turnè alla Tedesca 78
Salsa al butirro di Gamberi. ivi
Salsa all’Italiana Verde. 79
Salsa alla Mariette. ivi
Salsa al Petrosemolo. ivi
Salsa chiara in ogni maniera. ivi
Salsa alla Garonne. 80
Salsa al Finocchio. ivi
Salsa alli Fagioletti verdi. 81
Salsa Verde fredda. ivi
Salsa alli Capperi. ivi
Salsa Ascè. 82
Salsa all’Ammiraglio. ivi
Salsa all’agresto. ivi
Salsa alla Pulette. 83
Salsa picciola Olandese. ivi
Salsa alla Fiamminga. ivi
Salsa alla Sivette. 84
Salsa all’ Avaro. ivi284Salsa al Pover Uomo. ivi
Salsa Remolada fredda. ivi
Salsa Bianca. 85
Salsa alla Gendarme. ivi
Salsa al Fior di Latte. ivi
Salsa Roberta. ivi
Salsa alla mostarda. 86
Salsa alla Nonette. ivi
Salsa al Verd Galant. ivi
Salsa Piccante. 87
Salsa al Sultano. ivi
Salsa alla Niscion. ivi
Salsa al Reverendo. 88
Salsa alli Prugnoli. ivi
Salsa all’Arancio. ivi
Salsa chiara all’Arancio. 89
Salsa alli Tartufi. ivi
Salsa all’Anitra. ivi
Salsa alli Selleri. 90
Salsa alla Belle Vue. ivi
Salsa Turnè. ivi
Salsa alla Scalogna. 91
Salsa al Ptetrosemolo. ivi
Salsa alli Cedrioletti. ivi
Salsa al Culì di Rape. ivi
Salsa al Culì dì Carote. 92
Salsa al Culì di Pomidoro. ivi
Salsa alla Tartara. 93
Salsa alla Condè. ivi
Salsa al Culì di Fagiuoli bianchi. ivi
Salsa alla Polacca. 94
Salsa al Blù Celeste. ivi
Salsa alla Principessa. 95
Salsa al Pere-Ninon. ivi285
Salsa alla Rena. ivi
Salsa Russa alla Cakcina. 96
Salsa all’Ivoare. ivi
Salsa Russa alla Petroffe. ivi
Salsa Russa alla Ropesce. 97
Salsa al Culì di Cipolla. ivi
Salsa verde all’Olandese. 98
Salsa al sugo chiaro. ivi
Salsa Biela Russa. ivi

CAPITOLO SECONDO.
Del Manzo.

Cognizioni del Manzo. 99
Lingua di Manzo alla Poele. 100
Lingua di Manzo alla Senteminult. 101
Lingua di Manzo panata. ivi
Lingua di Manzo Agro-dolce. ivi
Lingua di Manzo al Naturale. 102
Lingua di Manzo al Forno. 103
Lingua di Manzo in fricandò. ivi
Lingua di Manzo alla Poevrada. ivi
Lingua di Manzo agli Spinaci. 104
Lingua di Manzo in Certrosa. ivi
Lingua di Manzo in Tortigliè. 105
Lingua di Manzo in Sortù, 106
Lingua di Manzo alli Cavoli. 107
Lingua di Manzo in ogni maniera. ivi
Cervello di Manzo. ivi
Palati di Manzo alla Pulette. 108
Palati di Manzo alla Senteminult. ivi
Palati di Manzo all’Inglese. 109
Palati di Manzo in Crocchetti. ivi286
Palati di Manzo in Marinada. 110
Palati di Manzo al Sultano. ivi
Palati di Manzo in trippa. ivi
Palati di Manzo al parmigiano. 111
Palati di Manzo in Menù Droet. ivi
Palati di Manzo alla Mariette. 112
Palati di Manzo alla Provenzale. ivi
Palati di Manzo alle Cipollette. 113
Palati di Manzo in escaloppe. ivi
Palati di Manzo alla ravigotte. 114
Palati di Manzo all’Italiana. ivi
Palati di Manzo in Granata. 115
Palati di Manzo al Gratino. ivi
Palati di Manzo in Alelette. 116
Palati di Manzo in Fricassè. ivi
Palati di Manzo alli Piselli fini. 117
Coda di Manzo alli Cavoli. ivi
Coda di Manzo alle Cipolle Glassate. 118
Coda di Manzo in Hoscepot. 119
Coda di Manzo in diverse maniere. ivi
trippa di Manzo alla Romana. 120
trippa di Manzo in Fricassè. ivi
trippa di Manzo al Culì di Pomidoro. 121
trippa di Manzo in Marinada. ivi
trippa di Manzo alla Roberta. 122
trippa di Manzo alla Bonne Famme. ivi
trippa di Manzo in ogni maniera. ivi
fricandò di Manzo. ivi
fricandò di Manzo alla Cittadina. 123
Piccioli fricandò di Manzo. 124
Manzo alla Moda. ivi
Manzo in Miroton. 125
Culatta di Manzo alla Bresa. 126
Culatta di Manzo nel suo sugo. ivi287
Culatta di Manzo alla Spagnuola. 127
Culatta di Manzo all’Imperiale. ivi
Culatta di Manzo alla Tessè. 148
Culatta di Manzo alla Senteminult. ivi
Culatta di Manzo alli Pomi di terra. 129
Lombo di Manzo all’Inglese. ivi
Lombo di Manzo in Adobbo. 130
Lombo di Manzo alli Fagiuoli. ivi
Lombo di Manzo in Rot de Bif. ivi
Lombo di Manzo alla Marescialle. 131
Lombo di Manzo alla Riscielieu. ivi
Lombo di Manzo alla Delfina. 132
Filetto di Lombo di Manzo in Bif-stek. 133
Filetto di Manzo in Granadine. ivi
Filetto di Manzo alla Pompadura. 134
Filetto di Manzo alla Poevrada. 135
Filetto di Manzo all’Erbe fine. ivi
Filetto di Manzo all’ Ammiraglio. 136
Filetto di Manzo alla Nivernoese. ivi
Filetto di Manzo all’Italiana. 137
Petto di Manzo alla Reale. ivi
Petto di Manzo alla Senteminult. 138
Petto di Manzo in diverse maniere. ivi
Tenerumi di Manzo in diverse maniere. 139
Carrè di Manzo alla Provenzale. ivi
Carrè di Manzo Glassato. 140
Carrè di Manzo all’Inglese. ivi
Carrè di Manzo al Culì di Rape. 141
Carrè di Manzo in fricandò. ivi
Coste di Manzo all’Olandese. ivi
Costa di Manzo alla Remolada. 142
Costa di Manzo in diverse maniere. ivi
Rognone di Manzo alla Roberta. 143
Rognone di Manzo al Culì di Pomidoro. ivi288Zinna di Vacca all’Italiana. ivi
Zinna di Vacca in Fricassè. 144
Zinna di Vacca in diverse maniere. 145
Polpette di Manzo. ivi
Orecchie di Manzo in diverse maniere. ivi
Polpette involtate di Manzo. 146
Manzo Garofanato. ivi
Manzo stufato. 147


CAPITOLO TERZO.
Della Vitella Mongana.

Cognizioni della Mongana. 149
Testa di Mongana alia Poevrada. 150
Testa di Mongana all’Avaro. 151
Testa di Mongana alla Contessa. ivi
Testa di Mongana al Sultano. 152
Testa di Mongana alla Mentenon. ivi
Testa di Mongana alla Senteminult. 153
Testa di Mongana al Verd Galand. 154
Testa di Mongana a qualunque Salsa. ivi
Orecchie di Mongana al Sultano. 155
Orecchie di Mongana al Gratino. ivi
Orecchie di Mongana al Culì di Pomidoro. 156
Orecchie di Mongana Panate. ivi
Orecchie di Mongana all’Italiana. ivi
Orecchie di Mondana alla Madalena. 157
Orecchie di Mongana Farsite, e Fritte. ivi
Orecchie di Mongana alla Martiniere. 158
Orecchie di Mongana in Minu-Droet. ivi
Orecchie di Mongana in diverse maniere. ivi
Cervelli di Mongana alla Pulette. 159
Cervelli di Mongana alla crema. ivi289Cervelli di Mongana al Reveglio. ivi
Cervelli di Mongana alla Lombarda. 160
Cervelli di Morgana Fritti. ivi
Cervelli di Mongana al Gratino. ivi
Cervelli di Mongana al Culì di Pomidoro. 161
Cervelli di Mongana al Culì di Gamberi. ivi
Cervelli di Mongana alla Gascogna. ivi
Cervelli di Mongana alla Singarà. 162
Occhi di Mongana in diverse maniere. 163
Lingue di Mongana. ivi
Lattughella di Mongana all’Avaro. 164
Lattughella di Mongana alla Tedesca. ivi
Lattughella di Mongana al parmigiano. 165
Lattughella di Mongana all’Italiana. 166
Lattughella di Mongana in Crepinette. ivi
Lattughella di Mongana al Naturale. 167
Lattughella di Mongana alla Perla. ivi
Lattughella di Mongana in ogni maniera. ivi
Fegato di Mongana alla Militare. 168
Fegato di Mongana alla Veneziana. ivi
Fegato eli Mongana alla Veronese. ivi
Fegato di Mongana alla Momoren. 169
Fegato di Mongana in Granata. ivi
Fegato di Mondana alla Momoransì. 170
Fegato di Mongana in Gattò. 171
Fegato di Mongana in Crepina. 172
Fegato di Mongana alla Pulette. ivi
Fegato di Mongana alla Poele. ivi
Fegato di Mangana in Surprise. 173
Fegato di Mongana Fritto. 174
Fegato di Mongana in Salciccie. ivi
Polmone di Mongana alla Burgioese. ivi
Rognoni di Mongana. 175
trippa di Mongana alla Pulette. ivi290
Piedi di Mongana. ivi
Animelle di Mangana alla Duchessa. 176
Animelle di Mongana alla Sen-CIù. ivi
Animelle di Mongana all’Inglese. 177
Animelle di Mongana alla Singarà. ivi
Animelle di Mongana alla Contì. 178
Animelle di Mongana alla Senteminult. 179
Animelle di Mongana in Atelette. ivi
Animelle di Mongana alla crema. ivi
Animelle di Mongana al Naturale. ivi
Animelle di Mongana alla Giardiniera. 180
Animelle di Mongana alla Plusce Verte. ivi
Animelle di Mongana all’Erbe fine. 181
Animelle di Mongana alla Trimuglie. ivi
Animelle di Mongana alla Reale. 182
Animelle di Mongana alla Pompadura. 183
Animelle di Mongana in Cotelette. ivi.
Animelle di Mongana in diverse maniere. 184
Schinali di Mongana in diverse maniere. ivi
rissole alla Scioesì. 185
Code di Mongana alla Montenon. ivi
Code di Mongana alla Senteminult. 186
Code di Mangana in diverse maniere. 187
Tenerumi di Mongana all’Olandese. ivi
Tenerumi di Mongana alla Pulette Olandese. ivi
Tenerumi di Mongana alli Piselli fini. 188
Tenerumi di Mongana alla Massedoene. ivi
Tenerumi di Mongana alla Tessè. 189
Tenerumi di Mongana alla Perla. ivi
Petto di Mongana alla Barrì. ivi
Petto di Mongana alla Condè. 190
Petto di Mongana Glassato. ivi
Petto di Mongana alla Perigord. 191
Petto di Mongana alla Gravina. 192291
Petto di Mongana all’Italiana. ivi
Petto di Mongana alla Senteminult. ivi
Petto di Mongana in diverse maniere. I93
Cotelette di Mongana all’Artoè. ivi
Cotelette di Mongana in Papigliotta. 194
Cotelette di Mongana alla Vinegrette. I95
Cotelette di Mongana Panate alla Scalogne. ivi
Cotelette di Mongana al Culì di Pomidoro. ivi
Cotelette di Mongana all’Erbe fine. ivi
Cotelette di Mongana alla Mariè. 196
Cotelette di Mongana alla Tedesca. ivi
Colelette di Mongana alla Siracca. 197
Cotelette di Mongana alle Cipollette. 198
Cotelette di Mongana alla Barrì. ivi
Cotelette di Mongana alli Cedrioletti. 199
Cotelette di Mongana alla Giardiniera. ivi
Cotelette di Mongana in diverse maniere. ivi
Carrè di Mongana alla Momoransì. 200
Carrè di Mongana alla Poevrada. ivi
Carrè di Mongana alla Servante. 201
Carrè di Mongana all’Inglese. 202
Carrè dì-Mongana in Crepina. ivi
Carrè di Mongana alla Perigord. ivi
Carrè di Mongana alla Contì. 203
Noce di Mongana in fricandò. ivi
Noce di Mongana alla Sen-Clù. 204
Noce di Mongana In Budeaux. ivi
Noce di Mongana alla Burgioese. 205
Noce di Mongana alla Militare. ivi
Noce di Mongana al Sultano. 206
Noce di Mongana alla Tedesca. ivi
Noce di Mongana alla Fermiere. 207
Granadine di Mongana alla Giardiniera. ivi
Granadine di Mongana alla Duchessa. 208292Granadine di Mongana alla Sen-CIù. ivi
Granada di piccioli fricandò. ivi
Granadine di Mongana alla Principessa. 209
Ruladine di Mongana. 210
escaloppe di Mongana alla Barrì. ivi
escaloppe di Mongana alla Riscelieu. ivi
escaloppe di Mongana in bignè. 211
escaloppe di Mongana alla Montespà. ivi
escaloppe di Mongana alla Burgioese. 212
escaloppe di Mongana alla Pulette. 213
Filetti di Mongana alli Spinaci. ivi
Culatta di Mongana alla Lombarda. ivi
Culatta di Mongana in Adobbo. 214
Culatta di Mongana alla Genovese. ivi
Culatta di Mongana al sugo. 215
Culatta di Mongana in diverse maniere. ivi
Lombo dì Mangana alla Chinesec. 216
Lombo di Mongana alla Nonette. ivi
Lombo di Mongana alla Sassone. ivi
Lombo di Mongana al Seladone. 217
Quarto di Mongana alla Reale. ivi
Quarto di Mongana alla crema. ivi
Quarto di Mongana al Sultano. 218
Quarto di Mongana alla Senteminult. ivi
Quarto di Mongana alla Duchessa. 219
Quarto di Mongana allo Scevruglie. ivi
Quarto di Mongana all’Inglese. 220
Quarto di Mongana alla Burgioese. ivi
Quarto di Mongana in diverse maniere. ivi
Spalla di Mongana alla Sen-CIù. 221
Spalla di Mongana Glassata. ivi
Spalla di Mongana alla Tedesca. 222
Spalla di Mongana alla Spagnuola. ivi
Spalla di Mongana alla Poevrada. 223293
Spalla di Morena alla Scalogna. ivi
Spalla di Mongana alla Burgioese. ivi
Polpette di Mongana. ivi


CAPITOLO QUARTO.
Del Castrato.

Cognizioni del Castrato. 224
Lingue di Castrato. 226
Piedi di Castrato. ivi
Orecchie di Castrato. ivi
Code di Castrato. ivi
Carrè di Castrato in fricandò. ivi
Carrè di Castrato alla Lombarda. 227
Carrè di Castrato al Reverendo. 228
Carrè di Castrato alla Burgioese. ivi
Carrè di Castrato al Verd-prè. 229
Carrè di Castrato alla Militare. ivi
Carrè di Castrato alla Giardiniera. ivi
Carrè di Castrato alla Poevrada. 230
Carrè di Castrato alle Cipollette. ivi
Carrè di Castrato alla Moda. 231
Carrè di Castrato alli Spinaci. ivi
Carrè di Castrato in diverse maniere. ivi
Cotelette di Castrato in Granadine. 232
Cotelette di Castrato alla Svizzera. 233
Cotelette di Castrato al sugo. ivi
Cotelette di Castrato in Aricò. 234
Cotelette di Castrato in Papigliotta. ivi
Cotelette di Castrato alla Servante. 235
Cotelette di Castrato alla Gascogna. ivi
Cotelette di Castrato all’ Italiana. 236
Cotelette dì Castrato alla Delfina. ivi294
Cotelette di Castrato in Surprise. ivi
Aricò di Castrato alla Fiamminga. 237
Cotelette di Castrato alla Cappuccina. 238
Cotelette di Castrato Sans-malise. ivi
Cotelette di Castrato alli Prugnoli. 239
Cotelette di Castrato all’Erbe fine. ivi
Cotelette di Castrato alla Villeroè. 240
Cotelette di Castrato alla Tedesca. ivi
Cotelette di Castrato in Erisson. 241
Cotelette di Castrato al prosciutto. 242
Cote!ette di Castrato all’amorosa. ivi
Cotelette di Castrato in diverse maniere. ivi
escaloppe di Castrato al Culì di Rape. 243
escaloppe di Castrato all’Inglese. ivi
escaloppe di Castrato alla Perigord. 244
escaloppe di Castrato alli Cavoli fiori. 245
escaloppe di Castrato all’Olandese. ivi
escaloppe di Castrato alla Spagnuola. 246
escaloppe di Castrato in diverse maniere. ivi
Filetti mignoni di Castrato all’Emerì. ivi
Filetti di Castrato alla Duchessa. 247
Filetti di Castrato alla Garonne. 248
Filetti di Castrato alla Cocchette. ivi
Filetti di Castrato all’Irlandese. ivi
Filetti di Castrato in Bif-Stec. 249
Filetti di Castrato in Granadine. ivi
Filetti di Castrato alla Nivernoese. 250
Noce di Castrato in fricandò. ivi
Granadine di Castrato. 251
Carbonada di Castrato. ivi
Carbonada di Castrato alla Savojarda. 252
Cosciotto di Castrato alla Bresa. 253
Cosciotto di Castrato alla Petroffe. ivi
Cosciotto di Castrato alli Fagiuoli. 254295Cosciotto di Castrato alla Moda. ivi
Cosciotto di Castrato alli Pomi di Terra. 255
Cosciotto di Castrato alli Cavoli. 256
Cosciotto di Castrato alla Poevrada. ivi
Cosciotto di Castralo alli Cavoli fiori. 257
Cosciotto di Castrato all’Italiana. ivi
Cosciotto di Castrato alli Tartufi. ivi
Cosciotto di Castrato alla Martiniera. 258
Cosciotto di Castrato alla Gascogna. ivi
Cosciotto di Castrato al Vino di Spagna. 259
Cosciotto di Castrato al Bassà. ivi
Cosciotto di Castrato alli Spinaci. 260
Cosciotto di Castrato all’Inglese. ivi
Cosciotto di Castrato al sugo. 261
Cosciotto di Castrato alla Poele. ivi
Cosciotto di Castrato alli Piselli. ivi
Cosciotto di Castrato in Veneson. 262
Cosciotto di Castrato alla Bonne Famme. ivi
Cosciotto di Castrato alla Servante. 263
Cosciotto di Castrato alla Spagnuola. ivi
Cosciotto di Castrato alla Sen-Geran. 264
Cosciotto di Castrato alla Nivernoese. ivi
Cosciotto di Castrato al Vino di Sciampagna. 265
Cosciotto di Castrato alla Sorcruta. ivi
Cosciotto di Castrato alla Turca. 266
Cosciotto di Castrato alla Sent-Omero. ivi
Cosciotto di Castrato in diverse maniere. 267
Spalla di Castrato alla Contessa. ivi
Spalla di Castrato Glassata. 268
Spalla di Castrato alla Burgioese. ivi
Spalla di Castrato alla Senteminult. ivi
Spalla di Castrato al Forno. 269
Spalla di Castrato alla Bone Dame. ivi
Spalla di Castrato in diverse maniere. 270296Rot de Bif di Castrato alla Provenzale. ivi
Rot de Bif di Castrato alla Duchessa. 271
Rot de Bif di Castrato alla Garonne. ivi
Rot de Bif di Castrato all’Inglese. 272
Sella di Castrato all’Anguleme. ivi
Sella di Castrato alla Bordolese. 273
Sella di Castrato all’ Italiana. ivi
Sella di Castrato in diverse maniere. ivi
Petti di Castrato in diverse maniere. 274
Collo di Castrato in diverse maniere. 275
IL FINE.


II.[001]
APICIO MODERNO

DI FRANCESCO LEONARDI
EDIZIONE SECONDA
RIVISTA, CORRETTA ED ACCRESCIUTA DALL’AUTORE.

Nec sibi caenarum quivis temere arroget artem
Ni prius exacta tenui ratione saporum.


Orat. Lib. 2. sat.4 ver. 35.
TOMO SECONDO

IN ROMA MDCCCVII.
Nella Stamperia del Giunchi, presso Carlo Mordacchini.
Con Approvazione.

II.III
DIPARTIMENTO DEL MAESTRO DI CASA, E SCALCO

Il Maestro di Casa facendo anche da Scalco, come si pratica in quasi tutte le Città d’Europa, eccettuatene qualcuna d’Italia è necessario che abbia moltissime cognizioni relative a detti uffizi, le quali gli sono sommamente necessarie per adempire con onore, e vantaggio del Padrone il suo impiego.
Queste cognizioni debbono estendersi a tutte le spese generali di Casa tanto in Carrozze, Cavalli, Guarnimenti, Panni, Stoffe di seta, Arazzi, Teleria, Porcellane, Cristalli, Argenti, Mobilio, Livree, etc. che in Vini, Liquori, Droghe, cioccolata, Zucchero, Cera, Caffè, ec. L’ordinare, e ben servire, qualsivoglia Pranzo, provvedere a tutte le Spese giornaliere di Cucina, e Credenza, fare le provvisioni per la Scuderia, pensare a tutti gli utensili, ovunque necessari, e Pagare colla massima puntualità il Ruolo, Conti, Spese, e tutt’altro come gli verrà comandato, dovendo avere a cuore la propria stima, e l’onore del Padrone.
Nel prendere ch’egli farà possesso della sua carica deve con accuratezza inventariare tutta l’Argenteria, la Porcellana, la Biancheria, tutti gli utensili di Cucina, di Credenza, e di Scuderia, come anche generalmente tutte le Provvisioni da bocca che si ritrovano in Casa, presentandone immediatamente copia al Padrone, oppure al di lui Intendente, se vi è, acciò da II.IV uno de’ due venga sottoscritta, onde potersene servire nell’occorrenze, ed in caso di bisogno per sua giustificazione.
Il primo suo impegno dev’essere quello di aver cura de la Spesa giornaliera di Casa, e questa eseguirla a norma degli ordini del Padrone, ovvero del di lui Intendente, coi quali avrà tenuta una conferenza, onde venire in cognizione del regolamento, e metodo, che si deve tenere tanto relativo alle spese ordinarie che straordinarie, come anche a tutto ciò, che riguarda l’economia generale della Casa, eseguendo puntualmente quanto gli viene imposto colla maggiore precisione, e diligenza, e custodire inoltre le Provvisioni che sono in sue mani, dandone alla Cucina, alla Credenza, e per uso degli Appartamenti quella quantità, che crede necessaria.
Permettendolo il Padrone deve egli stesso scegliere de’ buoni Uffiziali di Cucina, come di Credenza; e cambiarli nel caso che non avessero talento sufficiente, oppure mancassero al loro dovere.
Deve avere un Droghiere, che gli provveda tutto il bisognevole per il consumo ordinario, e straordinario di Casa, fissando seco lui i giusti prezzi, e farsi fare le Cotte di cioccolata sotto la sua direzione con quella dose, che sarà di gusto del Padrone.
Per dare delle commissioni per ogni sorta de’ Vini forastieri deve scegliere delle buone corrispondenze nei paesi esteri, e particolarmente in Borgogna, e Sciampagna, ove i Vini sono di diversi luoghi più o meno buoni, e che II.V queste siano persone rinomate per la buona qualità de’ Vini. I migliori di Borgogna sono San Giorgio, la Tasce, Sciamberten, Risceburg, Bona, Nuis, Montrascè, Fomart, ec. I migliori di Sciampagna sono quelli, di Rems, ed altri come sopra. A Troye capitale della Sciampagna, e a Dijon capitale della Borgogna si possono avere le migliori corrispondenze, senza eccettuarne i respettivi luoghi ove si fanno detti Vini, ed i porti di Marsiglia, e Bordò, nei quali vi sono dei Mercanti d’ogni sorta de’ Vini, molto onesti, e diligenti nelle spedizioni, e corrispondenze.
L’Estate deve fare la provvisione per l’Inverno, di Legna, Carbone, Carbonella di fornaio, tanto per uso degli Appartamenti, che per gli Uffizi, e gente di servizio, avendo attenzione, che tutto sia distribuito a proposito.
Deve ancora stabilire i contratti de’ prezzi per tutto l’anno col Macellaro, Pollarolo, Pizzicarolo, Pescevendolo, ed osservare che questi gli diano delle buone provvisioni, e vegga egli stesso il numero, ed il peso della robba.
Ne stabilisca anche degli altri per la Biada, Fieno, Semola, Erba, ec. E per tutto quello, che richiede il mantenimento de’ Cavalli, potendo fare anche le sue provvisioni, quando detti generi sono più in abbondanza, e buon mercato; provveda inoltre per la Scuderia tutti gli utensili che sono necessari, ed abbia cura, che il Maestro di Stalla sia un uomo fedele al servizio del Padrone, che sappia il conto suo in genere di Cavalli, che conservi, e custodisca con pulizia le Carrozze, e che tenga la Scuderia, e le Rimesse in buon ordine.
II.VI Deve ancora sapere quanto nutrimento è necessario ogni mese per un Cavallo, o Muletto, sia in biada, orzo, favuccia, paglia, fieno, semola, gramigna, e merenda ec., onde regolarsi per il consumo annuale della stalla in proporzione del numero degli Animali.
Il Manescalco, che serve la Casa, deve conoscere tutte le malattie de’ Cavalli, e saperli curare ne’ diversi mali a quali sono soggetti, sapere di più conoscere i loro difetti, e buone qualità tanto interne, che esterne, dovendolo sempre interpellare nella compra, o vendita de’ medesimi; che sia inoltre un uomo accreditato nel suo mestiere, e di probità.
Il Facocchio, che sia egualmente abile nel suo impiego, e che lavori con gentilezza, e solidità, avendo peraltro sempre la precauzione, volendo fare un Legno nuovo di farsi fare da lui, o da altri qualche disegno, per indi eseguire il lavoro sopra quello, che piacerà maggiormente al Padrone, riconoscendo sempre un solo nella spesa d’una Carrozza, cioè o il Sellaro, o il Facocchio, poiché in tal guisa il travaglio sarà più finito, e di maggior economia.
Deve vigilare sopra i Conti degli Artisti, fissando loro un determinato tempo per i pagamenti, e questi effettuarli con puntualità, e giustificatamente, informandosi sempre del prezzo, qualità, e lavoro di quelle cose, che farà fare per la prima volta.
Osservi spesso i rami di Cucina, e quelli di Credenza per farli stagnare, qualora, ve ne fosse di bisogno, come anche II.VII raccomodare, o fare di nuovo tutto ciò, che fosse rotto, o mancante; Deve di più stabilire, e mantenere il buon ordine in Casa, e somministrare di tempo in tempo qualche denaro alla Gente di servizio nel caso, che da questi le venga domandato, del quale ne terrà esatto conto, per indi alla fina del mese potersi rimborsare.
Bisogna ancora, ch’egli abbia essercitato con qualche progresso l’Arte della Cucina per poter conoscere, e provvedere tutto ciò, che è necessario al travaglio del Cuoco, e Credenziere, dovendo ordinare al primo di questi con minuta la quantità, e la qualità di Zuppe, Salse, Antrè, Antremè, Arrosti, Pasticcieria, ed altro, che richiede tanto l’ordinario, che lo straordinario di una Casa ben regolata, prendendo bene le sue misure a tempo, onde tutto vada in buon ordine, specialmente ne’ Pranzi d’ impegno.
Deve prendere in occasione di detti Pranzi d’impegno la gente necessaria si per la Cucina, che per la Credenza, e sopratutto un Arrosticciere, e un Pasticciere, qualora non vi fossero in Casa, e che sappiano il loro mestiere, come anche un Uomo capace per assistere alla Potageria, senza parlare de’ Subalterni.
L’Estate qualunque Pranzo si deve preparare in ventiquattro, o al sommo trentasei ore, altrimenti sarà un Pranzo poco buono, come qualche volta accade per il caldo della stagione, o per mancanza di gente che travagli, bisognandone più l’Estate, che l’Inverno.
II.VIII È vero che la neve può essere di molto sollievo, ma ve ne vuole di già una buona quantità per un lavoro di ventiquattro ore, figuriamonsi poi per trentasei, ovvero quarantotto! impresa al certo troppo rischiosa, e questa importa anche della spesa non indiferente.
In fine deve avere quel bel dettaglio, che a un colpo d’occhio sappia conoscere il lavoro che si ha da fare, la provvisione che vi bisogna, il tempo, che vi vuole per farlo, e la gente necessaria alla manipulazione. Ma per sapere tutto questo bisogna, che chi dirigge sia maestro nella professione. Pur troppo si vede per una Tavola di quaranta, o cinquanta Coperte fare una spesa per una di cento, e qualche volta di più, e ciò accade non per altro motivo, che per mancanza di precisione, e capacità, in chi lavora, o dirige.
Deve inoltre esercitare il suo impiego con fedeltà, zelo, ed esattezza, ed impiegare tutto il suo talento, e buona volontà nel Servizio, tanto nelle picciole, come nelle grandi occasioni, e cercare con saggia, ed esatta economia in tutte le circostanze di fare onore al Padrone.
Deve saper conoscere perfettamente ogni sorta di Vini forestieri, e qualora non vi fosse in casa Bottigliere, deve egli stesso distinguerne le proprietà, saperli conservare, travasare ed usargli quella diligenza che richiedono, senza eccettuarne la Birra. Deve di più sapere quelli, che si devono servire al primo, e secondo Servizio di una Tavola.
Egli deve esser sempre pulito di sua persona, e propriamente vestito, svelto, e pronto II.IX nel servire la Tavola, ed avere attenzione di non versar giammai alcuna sorta di brodo sopra de’ Convitati, potendogli tale inavvertenza portar seco la sua dimissione.
Deve sapere ne’ grandi Pranzi distribuire bene il primo, e Secondo Servizio; la variazione è quella che piace più d’ogni altra cosa, onde porla in esecuzione unita al buon gusto, e colpo d’occhio de’ Piatti, e questi farli girare, e servire gradatamente; cioè nel Primo Servizio dopo le Zuppe si servono i Pasticcietti, e le Fritture; rilevate le Zuppe si servono i Rilievi, poi li Orduvre, e li grossi Antrè; in seguito le Terrine de ragù, quindi gli Antrè piccati, guarniti con Salse ec. Se vi è qualche aspic fredda, questa è in arbitrio di servirla, o dopo li Rilievi, oppure alla fine del primo Servizio.
Li Vini, che si servono a tutto pasto sono Bordò, o altro Vino buono; poscia Borgogna, Grave, Reno, Sciampagna, Cotorotì, Soterne, o altri, secondo il gusto del Padrone; la Birra si principia a servire dopo le Zuppe.
Nel secondo Servizio si girano, e si servono prima gli Arrosti, poscia gli Antremè di Pesce, appresso i Rifreddi, l’Erbe, gli Uovi, la Pasticcieria, le Creme, le Gelatine ec.
I Vini, che si servono sono Capo, Tokai, Cipro, Ximenez, Canarie, malaga, o altri come sopra, e questi si seguitano a bere anche nel Servizio di Credenza.
Il distribuire detti Vini, riguarda soltanto quattro Persone situate due alla testa della Tavola, e due ne’ fianchi; in uno di questi II.X ultimi vi deve essere il Padrone, se pure non cede il suo posto, essendo questo ordinariamente sempre da un lato in mezzo della Tavola, ed avendo esse quattro Persone avanti di loro Bottiglie, e Bicchieri ne’ loro rinfrescatori, versano il Vino, e lo passano in mani di un Cameriere, acciò lo faccia girare, per darne a chi ne desidera.
È regola, che le tre altre Persone, che sono situate, una incontra il Padrone, e le altre due alle teste della Tavola, siano Persone di Casa, o amici confidenti del Padrone, essendo queste obbligate di servire i grossi Rilievi, che sono loro innanzi, ed anche di versare il bere, locché le fa mangiare interrottamente, dovendo Esse fare l’onore della Tavola.
Deve di più avere attenzione, che un piatto dopo fatto il giro della Tavola, sia nuovamente posto al suo luogo, qualora non dasse impaccio avanti il Padrone, oppure restasse vuoto; deve anche vigilare, che vi sia gente sufficiente a servire la Tavola, non essendovi in molte Case d’Italia il costume di ammettere la livrea.
Deve tenersi a memoria tutto ciò, che il Padrone gli ordina tanto alla Tavola, che la mattina, quando dal Medesimo riceve gli ordini necessari; onde il tutto vada bene, ed in regola.
Deve obbedire sempre ai voleri del Padrone, senza mai contradirgli, qualora non fosse cosa che potesse recar del pregiudizio, deve esser sollecito la mattina, stimare, e rispettare tutti di Casa, farsi obbedire, ed amare da II.XI Subalterni, pazientare qualche loro difetto, e far sì, che la livrea sia esatta nel portare i piatti alla Tavola, poiché se sbaglia uno, subito cagiona qualche ritardo, e questi trattarli con amorevolezza.
Per servire dunque bene un Pranzo, deve fare apparecchiare la Tavola secondo il numero delle Persone, delle quali il Padrone glie ne darà una nota, farla coprire di una, o due Tovaglie, e farvi porre in mezzo il Desert ben decorato, all’intorno del quale vi farà distendere de’ pezzi di corame, e sopra di questi delle belle Salviette damascate ad effetto, che versandosi alcuna cosa, non abbia a macchiarsi la Tovaglia. Quindi vi farà porre le coperte secondo la quantità delle Persone; allorché sarà ora di servire, porrà due Zuppe alle teste della Tavola, e due alle parti laterali, e nei quattro angoli anderà disponendo i Piatti di diversi modelli, e grandezze e le Terrine de’ ragù; e così di mano in mano variarli, tramezzandoli con Tondini di Credenza, che sono butirro, prosciutto, mortadella, Fichi, Mellone, Ravanelli, Finocchi, ed altri, che il Credenziere avrà cura di preparare secondo la Stagione.
Allorché la Tavola sarà finita di coprire, ed i piatti ben riscaldati, dovrà avvertire il Padrone, che il Pranzo è in ordine. Intanto, che si mangia il primo Servizio, farà portare dalla Cucina i piatti del secondo, e questi con simmetria gli anderà disponendo sopra di una Tavola apparecchiata in una camera vicina, dovendo essere distribuiti esattamente, come appunto si devono porre in quella del Padrone, colle sue Insalatiere II.XII d’Insalate, Selleri, Olive, Limoni, ed altro, che come sopra sarà cura del Credenziere.
Dopo di che dovrà tornare alla Tavola, che sarà quasi in fine, e si porrà ad una delle teste della medesima, dove deve principiare a levare i piatti, acciò il Padrone lo vegga, stando egli con attenzione ad aspettare, che gli faccia cenno di cambiare il Servizio, quale principierà dal sito dove si trova, e continuerà andando dalla parte più vicina al Padrone, e cosi sino al fine.
Quando i Servitori sono esperti, ed in numero sufficiente si leva il primo Servizio, che si manda da una parte, mentre si serve il secondo dall’altra, non restando cosi la Tavola scoperta, ma qualora ciò non possa farsi, si levi del tutto il primo Servizio, e si ponga il secondo, cominciando sempre a coprire dalla parte, ove si trova il Padrone, insegnando bene a’ Servitori che venghino con buon ordine, uno dopo l’altro con soli due piatti per volta, principiando dal grosso Rifreddo, che forma la festa della Tavola, e terminando al medesimo luogo; avvertendo bene di non confondersi, mentre non v’è disgrazia peggiore per un Pranzo, che quella di essere mal servito.
Allorché sarà per finire il secondo Servizio, deve di nuovo porsi nello stesso sito, come ha fatto nel primo, attendendo con attenzione, che il Padrone gli faccia cenno di cambiare.
Egli allora prima di tutto leverà le saliere, oliere, cucchiari grandi, ed intanto i Camerieri cambieranno le posate, e tondini di argento, e sostituiranno invece tondini di porcellana, e posate d’oro, o dorate, e salviette pulite con entro un panetto.
II.XIII Indi principierà dalla resta della Tavola a levare i piatti sempre da quella parte dove resta il Padrone, ed averà appresso di se un Cameriere, che a misura, ch’egli leverà i detti piatti, questo rotolerà il corame colle salviette, che a diverse riprese passerà a mani di un altro Cameriere, restando in tal guisa la Tovaglia pulita. Appresso del Cameriere verrà il Credenziere, servendo il servizio di Credenza.
In fine avrà cura di far portare in Cucina, in Credenza, o in altra parte tutti gli avvanzi del la Tavola, ed ivi serberà quei piatti, che sono al caso di poter riservire, e degli altri ne farà quell’uso, che è solito praticarsi dal Padrone.
L’Ordinario dunque di una Corte ben regolata, è lo stabilire tanti piatti il giorno, secondo il numero delle Persone di Casa, e di quelle che sono solite intervenire, in conseguenza, quando in tutti formassero il numero di dieci, o dodici Coperte, deve servire la Tavola di quattro, o sei Antrè, due Zuppe, due Rilievi, due Arrosti, e quattro, o sei Antremé, non compresovi i tondini di Credenza.
Questo è l’Ordinario, che si tiene per lo più da Ministri Esteri, e Case Magnatizie in Italia, non intendo qui nominare il già Em̃o de Bernis, nella di cui Cucina ho servito sono ora molti anni, e dove oltre tre grossi Pranzi la settimana di ventiquattro, o vent’otto Antrè, l’Ordinario era sempre di sedici, o venti, senza un numero infinito di Pranzi d’impegno, soliti darsi in occasione di passaggio di Alti Personaggi.
II.XIV Quando l’ordinario è più grande si serve a proporzione, ed il simile in occasione di qualunque straordinario come si è potuto osservare nelle minute de’ Pranzi di Primavera e d’Estate nel Primo Tomo, e come si potrà rilevare egualmente in questo per quelle d’Autunno, e d’Inverno. In quanto alle Cene se ne troveranno due alla fine di dette minute d’ Inverno sopra le quali eccone una picciola descrizione che potrà servire per tutte le altre.
Allorché la Cena si dà in occasione di Soggetto rispettabile, si deve esattamente servire come si serve un Pranzo, cioè a tre Servizi, compresovi la Credenza, Se poi non sono Cene di grande impegno, si servano in Ambigù, vale a dire tutto in una portata senza Zuppe, quante volte il Padrone non le ordini espressamente. In questo caso si servono, quattro, o otto, piatti forti di Rilievo alle Zuppe se vi sono, quattro o otto Rifreddi più piccioli dei primi, otto, o dodici Arrosti, ed il resto tanti Antrè, e tanti Antremè, e numero eguale di tondini di Credenza, coll’attenzione che mettendoli in Tavola si debbano distribuire uno di Cucina, ed uno di Credenza, e toccarsi l’uno coll’altro.
In ordine alli Gelati questi si possono servire uniti alli tondini di Credenza, qualora la Cena sia servita a tre Servizi, ma in Ambigù si devono servire quando avranno mangiato i piatti di Cucina.
Ne’ Pranzi grandi si deve aver per regola di servire qualche Antremè di più a motivo che i piatti del primo Servizio sono più grandi II.XV di quelli del secondo, e poi vi sono sempre meno tondini di Credenza.
Qualora vi fossero delle Ostriche fresche, se ne possono servire una quantità sufficiente in tondini volanti nel primo Servizio; e queste crude, seppure il Padrone non le ordini cotte.
In questo caso si debbono servire nel secondo Servizio.
Nelle minute de’ grandi Pranzi vi sono alcuni Antremè di più, che dipenderà dal Maestro di Casa farne quell’uso che crede; non mi sono servito di una grande quantità di nomi Francesi per maggiore intelligenza di chi legge, ma li più semplici, ed intelligibili ad ognuno. Chi vorrà variarli potrà sceglierne a suo genio nel corpo dell’opera. Il medesimo potrà fare in ordine alle Cene, cioè variarle, crescerle, o diminuirle secondo la Stagione, il suo gusto, e il numero delle Persone.
Ma siccome sono diversi anni, che io ho composto quest’Opera non posso dispensarmi in questa seconda Edizione di accennare diversi Cambiamenti, che sonosi introdotti presentemente in Italia nella Distribuzione delle vivande, e nell’Imbandimento di qualsivoglia delicata Mensa.
Per servire una Tavola con decoro, e magnificenza si richiedono due servizi di Cucina, ed uno di Credenza, come si è potuto osservare nel Tomo Primo, e come si può osservare nel Tomo Secondo, e Tomo Quinto di quest’Opera. Pure non è molto tempo, che da’ Maestri di Casa, e Scalchi Francesi si è introdotto il metodo di servire le Tavole in due Servizi, cioè uno di Cucina, ed uno di Credenza.
II.XVI Per esempio, per una Tavola di Quaranta Coperte. Essi servono Quattro Zuppe, venti Antrè e Orduvre, e venti Antremè, con i soliti Tondini di Credenza. Mangiate le Zuppe, le rimpiazzano con quattro Rilievi; cioè l’Allesso di Manzo, un Quarto di mongana, o altro Piatto, e due Grossi Pesci; quindi cambiano i Rilievi con quattro Piatti di Arrosto. In alcune occasioni, e quando il Pranzo è dato in contemplazione di Alto Personaggio servono gli Arrosti unitamente agli Antremè, ed in luogo de’ Rilievi pongono quattro Rifreddi. Terminato il Primo Servizio si leva tutto, e pongono il Secondo, cioè il Servizio di Credenza, come Formaggi, Frutti, Composte, Biscottinerie, Sciroppati, Gelati, ec.. In tal guisa si fa il lavoro più sollecito, si spende meno, e finisce più presto la Tavola.
Non si può fare a meno di convenire, che questa maniera di servire sia ottima per le Persone Militari; ma per Soggetti rispettabili, come Sovrani, Principi Grandi, Ambasciatori, ec. si rende un Servizio incomodo, meschino, e poco variato, e sopra tutto mancante di quel bel colpo d’occhio, che chiamasi, di Decorazione. Oltre di ciò si mangierà freddo, se non si ha la precauzione di scaldare alternativamente le vivande, e questo incomoderà non dopo i Comensali; di più alcuni mangeranno prima quelle vivande, che dovrebbero mangiare poco, ed attesa la poca quantità de’ Piatti, la Tavola non potrà avere quella varietà, che ne forma la più Gran Magnificenza.
Confesso per altro, che per un Ordinario regolato il nuovo metodo è eccellente; ma II.XVII giammai per un Pranzo di parata, nel quale deve risplendere la Grandezza del Soggetto che lo fa Imbandire. Ho io veduto in Napoli mesi sono in casa di un Personaggio di Gran Distinzione, servire un Ordinario molto proprio e regolato. Questo era composto di sei Antrè, sei Antremè, e due Zuppe, rilevate le Zuppe, ponevano due Rilievi, cioè un Pesce, ed un Allesso di Manzo, cambiati li due Rilievi li rimpiazzavano con due Piatti d’Arrosto. Quindi levavano tutto, e servivano il Servizio di Credenza. Ma sempre siamo nello stesso caso, che per una Tavola giornaliera il metodo non Può essere migliore; ma esso è incompatibile in un Gran Pranzo di Parata.
Ciò non ostante se questo metodo sarà adottato in tutta l’Italia ci vorrà pazienza; ma non sarà mai approvato dalle Persone di gusto, le quali in alcune circostanze amano di essere trattate lautamente, e con sontuosità. I Grandi Pranzi non si danno tutti i giorni, e quando si danno debbono corrispondere alla Grandezza del Soggetto che lo da, ed a quella del Soggetto che lo riceve.
Nel caso dunque che i Maestri di Casa, e Scalchi Italiani fossero obbligati di servire a tenore del Nuovo Metodo, potranno imbandire qualsivoglia Pranzo con tanti Antrè, e Orduvre, e tanti Antremé, con due, o quattro, o otto Zuppe, secondo la grandezza della Tavola, ed il numero delle Persone, che vi debbono intervenire ed in conseguenza regolarsi per li Rilievi, e li Rifreddi, che è necessario ordinare; mentre per gli Arrosti li consiglierò II.XVIII sempre di servirli unitamente agli Antremè; essendo questi ordina riamente piccioli Arrosti il più delle volte di Cacciaggione, e forse di Uccelli rari, come anche di Polleria, che certamente non richieggono piatti grandi di Rilievo.
Per la variazione e distribuzione delle Vivande potete scegliere nelle Minute de’ Pranzi, tutto ciò che sarà il vostro genio, tanto per il buon Servizio di qualunque Magnifico Pranzo, come anche per tutto quello che potrete avere di Produzione nelle quattro stagioni dell’anno; restringendosi tutta la riforma del metodo Antremè, compresi tra questi ultimi gli Arrosti, diminuendo in tal guisa il Secondo Servizio di Cucina. Per un Ordinario, come ho accennato di sopra, ed anche per un Pranzo di Famiglia, o di Amici, io trovo molto comoda questa riforma. Imperocché si cuopre la Tavola con maggior facilità, si fa il lavoro con più sollecitudine, si spende meno, e finisce il Pranzo più presto.
Quello forse a cui gli Italiani non sapranno uniformarsi, sarà quello dico, di Pranzare la sera; mentre nella nuova maniera di servire le Tavole si è introdotto anche il costume di fare la mattina verso il mezzo giorno una colazione (Dejeunè), e poscia la sera, o prima, o dopo il calar del sole, Pranzare, essendosi trovato questo tempo più comodo per gli Uomini de Grandi affari. Di fatto gli Antichi Romani non Pranzavano che la sera; ed io ho veduto in diverse Citta d’Europa le Persone molto occupate non fare che un pasto la sera.
II.XIX In questo peraltro sono sicuro, che ognuno seguirà quel metodo che gli resterà più comodo, sia per le sue occupazioni, sia per il suo temperamento, e sia per la sua ordinaria maniera di vivere.
Prima di terminare questo Dipartimento del Maestro di Casa, e Scalco, ho creduto opportuno di fare qualche picciola osservazione sulla spesa, e sull’imbandimento delle Tavole Servite a tre Servizi, compresovi la Credenza. La spesa varierà sempre poco in paragone della quantità de’ Piatti che sono necessari per imbandire due volte una Tavola, attese tante risorse cognite soltanto ai Maestri dell’Arte, e che non si rende possibile di spiegare in un Libro che Tratta di Cucina, dipendendo ciò da una saggia economia, dettaglio, precisione, e sicurezza nel lavorare; e poi come si suol dire: Dove bolle una marmitta ne bollono due. Basta che chi dirigge le Spese della Casa sia un Uomo onesto, esperto nella Professione di Cuoco, e sarebbe sempre meglio, che l’avesse esercitata con qualche progresso, che goda la buona opinione del suo Padrone, che sappia distribuire, ed ordinare con esattezza il Lavoro, che debbono fare tanto alla Cucina, che alla Credenza, e che finalmente serva la Tavola con intelligenza e proprietà.


II.XX

DESCRIZIONE DEL MODO DI TRINCIARE OGNI SORTA DI CARNE.


Del Manzo.


La culatta di Manzo tanto grossa, che picciola, si taglia nel mezzo per traverso, e più si va vicino all’osso, e alla coda, più la carne è delicata.
Il petto di Manzo si taglia per traverso, e vicino alli tenerumi, più si và appresso dell’osso, più la carne è migliore.
Il lombo di Manzo si taglia per traverso, avendo attenzione di levare prima il filetto di sotto, che si taglia egualmente per traverso.
Il carrè di Manzo si taglia per traverso, e più si va vicino alle coste, più la carne è buona.
La noce di Manzo si taglia ancora per traverso.
La lingua di Manzo si taglia per traverso, e li pezzi migliori sono dalla parte del grosso.
Tutte le altre lingue si tagliano, e si servono egualmente.


Della Vitella Mongana.

Per ben servire la testa di Mongana, si principia dagli occhi, poi l’orecchie, le guancie, il cervello; e la lingua si tagli in fette per traverso.
II.XXI Il quarto di dietro di Mongana per servirlo con proprietà, si deve principiare dal filetto, o sia lombo, e tagliarlo in fette per traverso andando verso la culatta; quando sarà finito si tagli in fette per traverso la detta culatta, andando verso la coda; poi si volti il quarto, ove si trova il rognone, che si taglia in pezzi, e si serve a chi ne desidera; sotto al rognone si trova un picciolo filetto molto delicato, quale levato, si tagli per traverso: in fine si tagli la coscia nel più grosso, ed anche questa per traverso.
Se il lombo si cuoce solo, si serve come si è detto di sopra, cioè il filetto superiore, ed inferiore; il rognone, e le ossa della spina tagliandole nelle giunture, si possono servire a chi le desidera, come anche se la coscia si cuoce separatamente, si serve come sopra; cioè si taglia prima in fette per traverso la culatta, fino alla coda: poi la noce anch’essa per traverso: e così si serve, e si taglia preparato in qualsivoglia maniera. Li migliori pezzi del quarto di dietro di Mongana, sono il filetto di sopra, quello sotto, la culatta, e la noce.
La spalla di Mongana si principia a servire per la picciola noce, la quale a involta in un poco di grasso sulla sinistra della spalla al di sotto, dopo si tagliano delle fette dall’altra parte al di sopra, e al di sotto.
Il carrè di Mongana si serve come il lombo. Si può ancora servire per cotelette, prendendo bene le giunture.
II.XXII Il petto di Mongana allesso, o arrosto, per taglierlo bene, bisogna levargli prima la pelle carnuta sopra li tenerumi, che si taglia per traverso, come anche i tenerumi; bisogna peraltro prendere in un sito, dove il coltello non trovi resistenza, e che li pezzi non siano molto grossi.
La noce di Mongana si taglia, e si serve come quella di Manzo.


Del Castrato.


Per tagliare bene un quarto di dietro di Castrato, bisogna prima principiare per il filetto della schiena, e tagliarlo in fette per traverso; dopo venendo verso la coda, si taglia la culatta per traverso, e si formano delle fette anche per traverso del grosso della coscia. Il boccone più delicato è la noce esteriore, che si taglia in fette per traverso.
La spalla di Castrato si taglia, e si serve come quella di Mongana.
Il petto di Castrato si taglia, e si serve come quello di Mongana.
Il carrè di Castrato si taglia, e si serve per cotelette, ovvero come il lombo di Mongana.
L’Agnello, e il Capretto si tagliano, e si servono come il Castrato.


Del Cignale e Maiale.


La testa di Cignale si serve ordinariamente rifredda, e si taglia in fette fine a traverso l’estremità del collo, e così si seguita verso le orecchie, le guancie, e tutto il resto.
Il prosciutto sia caldo, o rifreddo si taglia nel mezzo in fette per traverso non molto grosse, procurando di mischiare il grasso col magro.
II.XXIII Il filetto, le coste, il lombo si tagliano tutti per traverso.


Della Porchetta di Latte.

Tostoché la Porchetta viene servita in Tavola si levi, e gli si tagli la testa, poi le due orecchie, e si spacchi la testa in due parti; quindi si tagli la coscia sinistra, e similmente la spalla sinistra, cosi la coscia, e spalla destra; poi si levi la pelle tutta croccante, si divida in pezzi non molto grandi, e si servi a chi ne desidera. La spina della schiena si tagli in piccioli pezzi, con dei pezzetti delle coste, che gli restano attaccati. Li bocconi più delicati sono vicino al collo, e alle coste.


Del Caprio.


Si taglia, e si serve come la Porchetta.

Del Cervo.


Si taglia, e si serve come la Mongana.


Del Daino.


Si taglia, e si serve come la Mongana.


Della Pollarda.


La Pollarda si può tagliare in otto parti, la prima è l’ala unita alla metà del petto, che si leva propriamente, tenendola colla forchetta, ovvero con due dita della mano sinistra; dalla destra si tiene il coltello, che si posa sopra la giuntura dell’ala, tagliando un poco, e si termina l’operazione colla mano sinistra, tirando l’ala unita, come si è detto, alla metà del petto, che cede con facilità, basta tenere il pollo ben fermo colla forchetta; dopo si leva la coscia dalla medesima parte, dando un taglio colla mano destra leggermente nei nervi della giuntura, vicino all’ano, e tagliandola fino a detta II.XXIV giuntura, si termina tirandola colla mano sinistra, che viene con ogni facilità, e cosi si fa dall’altra parte; indi si taglia la carcassa, dandogli una botta col coltello nel mezzo della schiena che se ne formano due parti: la parte di sopra si taglia nei fianchi in due pezzi, cioè la metà il petto, e la metà la schiena, la parte di sotto, cioè il groppone si divide in mezzo per lungo, e se ne formano altri due pezzi. Cosi si taglia la Pollanca, il Cappone, il Tocchino, il Gallinaccetto. Le parti più buone a servire sono le ale, il petto, e le coscie, vi è chi ama il groppone, la coscia allesso, ed il petto arrosto.


Del Gallinaccio.


Quando il Gallinaccio non è tanto grosso si taglia, e si serve come la Pollanca alla sola differenza, che dell’ala, e metà del petto se ne formano due, o tre parti, secondo la grossezza; e così si fa della coscia, cioè si taglia in mezzo nella giuntura, che prendendola bene si rende l’operazione facilissima; della parte superiore se ne possano fare due parti, e quella inferiore si lascia intiera. Se poi il Gallinaccio è grosso assai, in quel caso si taglia il petto in fette per traverso, le ale in due parti, e le coscie in più fette.


Del Pollastro.


Essendo questo di minor grandezza della Pollanca, si taglia però, e si serve come la medesima alla sola diversità, che in luogo di farne otto parti, se ne formano solo sei, vale a dire le due ale colli mezzi petti attaccati, e le due coscie, e tagliando in mezzo per traverso la cassa, II.XXV se ne formano altre due parti, che in tutte sono sei.


Del Piccione.


Questo si taglia, e si serve o in due, o in quattro parti eguali; quando però è grosso, si taglia come il Pollastro.


Dell’Anitra.


Si principia col tagliare i due mezzi petti, e le coscie. Il petto è la parte più squisita, che si taglia in fette per traverso, e cosi si fa dell’Oca, o altro animale grosso di detta specie, tagliandogli il petto come sopra, e le coscie in due parti; il resto come il Gallinaccio. Si servono i petti e le coscie.


Della Beccaccia.


Questa si taglia, e si serve come il Pollastro. Li bocconi più buoni sono il petto, e le coscie; queste peraltro sono preferite. Delle interiora se ne formano dei buonissimi crostini. Si servono soltanto li petti, e le coscie.


Della Pernice.


Questa si taglia, e si serve come la Pollanca; il petto, e le coscie sono le parti migliori. Si servono come sopra.


Del Fagiano.


Questo si taglia, e si serve come la Pernice. Li bocconi migliori sono il petto, e le coscie. Si servono come sopra.


Della Lepre.


Per tagliar bene una Lepre, si levano prima i due filetti, che sono sopra la schiena, che si tagliano in fette per traverso, e si servono come le parti migliori. Il resto si taglia a piacere. Si servono i filetti, e porzione delle coscie.


II.XXVI
NOTA DE VINI FORASTIERI, E MODO DI CONSERVARLI.


Borgogna, di colore rosso, e bianco, Vino di Francia.
Bordò, di colore rosso, Vino di Francia.
Sciampagna, di colore rosso, e bianco, Vino di Francia.
Castel Nuovo, di colore rosso, Vino di Francia.
Lanerte, di colore rosso, Vino di Francia.
Tavel, di colore rosso, Vino di Francia.
Cotorotì, di coloro rosse, Vino di Francia.
Soterne, di colore bianco, Vino di Francia.
Grave, di colore bianco, Vino di Francia.
Sciablì, di colore bianco, Vino di Francia.
Morascè, di colore bianco, Vino di Francia.
Mulsò, di colore bianco, Vino di Francia.
Lunelle, di colore bianco, Vino di Francia.
Moscato di Lunelle, di colore bianco, Vino di Francia.
Picciolo, Borgogna, di colore rosso, e bianco, Vino di Francia.
Cassì, di colore bianco, Vino di Francia.
Mosello, di colore bianco, Vino di Francia.
Clarette di Bordò, di colore rosso, e bianco, Vino di Francia.
La Mansce, di colore bianco, Vino di Francia.
Eremitaggio, di colore bianco, Vino di Francia.
II.XXVII
Cherì, di colore bianco, Vino di Francia.
S. Perey, di colore bianco, Vino di Francia.
Moscato di S. Lorenzo, di colore rosso, e bianco, Vino di Nizza in Provenza.
Nizza, di colore rosso, e bianco, Vino di Provenza.
Belletto di Nizza, di colore bianco, Vino di Provenza.
Antibo, di colore bianco, e rosso Vino di Francia.
Moscato de Perier, di colore rosso, e bianco, Vino di Francia.
frontignano, di colore bianco, Vino di Francia.
Moscato di frontignano, di colore bianco, Vino di Francia.
Claretto di Avignone, di colore rosso, Vino di Francia.
Rivelsalto, di colore rosso, Vino di Spagna.
Moscato di Rivesalto, di colore bianco, Vino di Spagna.
malaga, di colore bianco, Vino di Spagna.
Tinto di Alicante, di colore rosso, Vino di Spagna.
Peralta, di colore bianco, Vino di Spagna.
Cheres, di colore bianco, Vino di Spagna.
Paccaretto, di colore bianco, Vino di Spagna.
Alicante, di colore rosso, e bianco, Vino di Spagna.
Tinto di Rotta, di colore rosso, Vino di Spagna.
Sieges, di colore bianco, Vino di Spagna.
Pietro Ximenez, di colore bianco, Vino di Spagna.
Pontac, di colore rosso, Vino di Spagna.
Moscato, di colore rosso, Vino di Spagna.
Costanse, di colore rosso, Vino di Spagna.
II.XXVIII
Lagrima, di colore rosso, Vino di Spagna.
Carcavello, di colore bianco, Vino di Portogallo.
Setubal, di colore bianco, Vino di Portogallo.
Ponte, di colore bianco, Vino di Portogallo.
Ronsiò, di colore bianco, Vino di Portogallo.
Oyras, di colore rosso, Vino di Portogallo.
Altoduro, di colore rosso, Vino di Portogallo.
Escosionde, di colore bianco, Vino di Portogallo.
Lisbona, di colore bianco, Vino di Portogallo.
Moscato di Setubal, di colore bianco, Vino di Portogallo.
Onadias, di colore rosso, Vino di Portogallo.
Tokai, di colore bianco, Vino di Ungheria.
S. Giorgio, di colore bianco, Vino di Ungheria.
Sciumelao, di colore bianco, Vino di Ungheria.
Puta, di colore bianco, Vino di Ungheria.
Erlau, di colore rosso, Vino di Ungheria.
Vaxen, dl colore rosso, Vino di Ungheria.
Reno, di color bianco, Vino di Germania.
Razestoff, di colore bianco, Vino di Austria.
Austriaco, di colore bianco, Vino di Austria.
Tirolo, di colore rosso, e bianco, Vino di detta Provincia.
Canarie, di colore rosso, e bianco, Vino delle Isole di tal nome, situate nell’Oceano sulle Coste del Regno di Marocco dalla parte di Ponente.
Malvasia delle Canarie, di colore bianco, Vino di dette Isole.
Moscato delle Canarie, di colore bianco, Vino di dette Isole.
II.XXIX
Madera, di colore bianco, Vino dell’Isola di tal nome, situata nell’Oceano sulle Costa dell’Africa, vicino le Canarie.
Moscato di Madera, di colore bianco, Vino dell’Isola suddetta.
Monte Libano, di colore bianco, Vino del Monte di tal nome, situato a Levante di Gerusalemme.
Moscato di Cipro, di colore bianco, Vino dell’Isola di tal nome, situata nel Mediterraneo sulle Coste di Soria.
Cipro Vecchio, di colore bianco, Vino dell’Isola suddetta.
Samos, di colore rosso, Vino dell’Isola di tal nome, situata nell’Arcipelago.
Scopoli, di colore bianco, e rosso, Vino dell’Isola di tal nome situata nel Ponte Eusino.
Visnei di Smirne, di colore bianco, Vino delle Coste dell’Arcipelago, dalla parte di Levante.
Capo di buona Speranza, di colore rosso, e bianco, Vino della Città di tal nome, situata sulla punta d’Africa verso il Mezzogiorno.
Siracusa, di colore rosso, e bianco, Vino dell’Isola di Sicilia, situata nel Mediterraneo.
Moscato di Siracusa, di colore bianco, Vino di Sicilia.
Calabrese, di color rosso, Vino di Calabria.
Lipari, di colore bianco, Vino delle Isole di tal nome, situate vicino quella di Sicilia sulle Coste di Calabria.
Malvasia di Lipari, di colore bianco, Vino di dette Isole.
II.XXX
Lagrima, di colore rosso, Vino delle falde del Vesuvio, vicino Napoli.
Greco, di color bianco, Vino del Regno di Napoli.
Piccoletto, di colore bianco, Vino dello Stato Veneto nella Provincia del Friuli.
Palma, di colore bianco, altro Vino del Friuli nello Stato Veneto.
Aleatico, di colore rosso, Vino di Toscana.
vermut, di colore bianco, Vino di Toscana.
Moscadello di Castello, di colore bianco, e rosso, Vino di Toscana.
Santo, di colore bianco, Vino di Toscana.
Moscadello della Panieretta, di colore bianco, e rosso, Vino di Toscana.
Chianti, di colore rosso, Vino di Toscana.
Monte Pulciano, di colore bianco, e rosso, Vino di Toscana.
S. Lorenzo alle Grotte, di colore rosso, Vino di Toscana.
Orvieto, di colore bianco, Vino dello Stato Ecclesiastico.
Birra d’Inghilterra.
Birra di Germania.
Birra di Francia.
Vino di Mela.
vermut, Vino composto di Germania.
Sidro, Vino composto di Mela.
Idromel, Bevanda composta d’Acqua, e Mele.
Anche in Italia si fa della buona Birra, e particolarmente in Milano, e Firenze.

II.XXXI
MODO DI CONSERVARE DETTI VINI.

Se il Vino viene in barili, o botticelli bisogna prima farlo riposare cinque, o sei giorni, acciò divenga chiaro, indi s’imbottigli colla tromba, ovvero bucando il botticello, o barilotto, e porvi una chiave di metallo, o di legno; se poi non fosse chiaro a perfezione, si faccia riposare qualche giorno di più, oppure richiedendolo il bisogno gli si faccia la chiarata, vale a dire si battono bene quattro, o cinque bianchi d’uova, secondo la quantità del vino, essendo regola che per ogni barile di vino vi vogliono due, o tre bianchi d’uovo. Questi si ponghino nel barile, o botticello unitamente alle coccie, poi con una spatola grande di legno si batta il vino, in modo che faccia della spuma, turando poscia il barile, o botticello, lasciandolo quattro, o cinque giorni in riposo, acciò divenga chiaro, e quindi s’imbottigli come sopra. I turacci delle bottiglie debbono essere di sugaro buono e ben fatti, si debbono tenere nell’acqua o vino, acciò il sugaro divenga flessibile, si acciaccano un poco con i denti involti in un pannolino, turandole bene, e battendo i detti turacci con un maglietto di legno; ciò fatto s’imbraghino con fil di ferro, ovvero spago, secondo la forza del vino, e la lunghezza del tempo che deve stare, impegolandoli bene all’intorno con del catrame squagliato, oppure porre sulli turacci della cera di Spagna, ma questa a soli vini delicati, come II. XXXII per esempio Capo, Canarie, Tokai, malaga, ed altri vini di liquore; dopo di ciò si colcano le bottiglie sopra dell’arena per terra, o sopra delle scanzìe di legno fatte a tale oggetto, con sopra la tabella appesa della qualità del vino.
Quando poi il Vino viene in bottiglie, queste si colcano come le precedenti con poc’arena; ed allorché o per la vecchiezza del Vino, o per altro motivo facessero del sedimento, in tal caso si debbono travasare con diligenza in altre bottiglie, ovvero trombarle. Ma quando la posa fosse molta si vuoteranno in una gran damigiana, e gli si farà la chiarata come si è detto di sopra, a proporzione della quantità del Vino, facendolo riposare fino a tanto che si vegga ben chiaro, e quindi colla tromba s’imbottiglierà nuovamente. Praticando tal metodo in tutte le altre sorti di vini. Quelli peraltro di Francia, e di Ungheria richiedono maggiore attenzione, che il Cipro, e Vini di Spagna, e di Portogallo. Il Capo, e Vini delle altre Isole vogliono anche essi della servitù, poiché non ogni sorta di Vino regge egualmente alla lunghezza del tempo.
Se giungesse qualche botticello, o barilotto di Birra, questo si lascierà sei, o sette giorni in riposo, e poi s’imbottiglierà, o colla tromba, ovvero bucando il botticelo, come si è detto di sopra, ed i turacci dovranno essere ben ammollati nell’acqua, o nella stessa Birra e ben battuti, imbragandoli di fil di ferro; se si vedrà che non fosse per anche chiara a sufficienza, si lascierà in riposo qualche altro giorno di più. Se poi col tempo dette bottiglie II. XXXIII facessero molta posa, o sia sedimento, allora si travaseranno ponendo la Birra tutta, o la metà per volta in una damigiana grande ben turata per diversi giorni, ed allorché si vedrà ben chiara, colla tromba si rimbottiglierà di nuovo. Si può ancora travasarla pian piano da una in un’altra bottiglia, ma ciò richiede molta pazienza, ed attenzione a motivo della spuma che è solita fare la Birra.
Bisogna in fine aver cura che i Vini siano posti in luogo fresco, e non umido, lungi da un gran romore, e privi quasi di luce, né siavi ove essi sono, Carni salate, Sapone, ec. visitandoli frequentemente; e siccome al tempo presente si fa molt’uso di detti Vini, e che in conseguenza la di loro conservazione richiede del tempo, e della fatica, così il Maestro di Casa farà bene di avere un Uomo addetto a tale uffizio che, insegnandogli la maniera di conservarli possa essere di aiuto a lui, e di utile al Padrone.
Questa è l’azienda, che in moltissime Case magnatizie di Europa, e particolarmente in quelle di Ambasciatori, e Ministri riguarda il Maestro di Casa. Nelle Corti poi numerose di Principi Grandi, il Maestro di Casa non ha tanta occupazione, essendovi un Cavallerizzo per aver cura della Scuderia, un Bottigliere per i Vini, uno Spenditore, un Dispensiere, un Guardarobba, ed in fine un Tafeltekre, cioè a dire un Uomo, che ha in consegna tutta l’Argenteria, Porcellana, Biancheria, Cera, e tutto ciò, che riguarda il dover preparare la Tavola, ed è sua incombenza di apparecchiarla secondo II. XXXIV il numero delle Persone, che gli viene suggerito dal Maestro di Casa. Prescindendo peraltro dal Cavallerizzo, che rende immediato conto al Padrone, oppure al di lui Intendente, come deve fare anche il Maestro di Casa, tutti gli altri debbono dipendere onninamente da quest’ ultimo. Quello però, ch’è certo, che in tutte le Città di Europa, eccettuatene qualcuna di Italia, il Maestro di Casa è quello, che serve la Tavola, che spende per Cucina, e Credenza, che ordina ciò, che questi debbano fare, che vigila alle spese ordinarie, e straordinarie della Casa, che ha in consegna tutte le Provvisioni; onde trovandosi alla testa del Servizio, dipende dalla sua capacità fare sentire al suo Padrone l’influenza di un’amministrazione, economica, onorevole, e saggia.
Se poi vi fosse qualche Maestro di Casa, che in genere di Brodi, Zuppe, Salse, Brese, Poele, o altro non volesse porvi quella Carne, Polleria, e Caccia, che prescrivo, ciò non impedirà, che il Cuoco possa fare tutto egualmente bene, basta, che sappia con economia combinare, e manipolare le dosi, Imperocché si può benissimo lavorare con poco, ma questo poco dev’ essere sufficiente. Per esempio un brodo scarso di carne sarà chiaro, di ottimo colore, biondo come l’oro, ma non avrà gusto, né sostanza.
Una zuppa fatta con questo brodo non sarà buona, e chi no sa, suppone che la tenua abilità del Cuoco ne sia la cagione; e così di tutto il resto. Volesse il Cielo che il talento dei bravi Cuochi giungesse a tanto di fare col poco il molto, ma infelicemente tutte le cose, II. XXXV che si voglian fare, per semplici che siano, richiedono sempre un certo bisogno, e quantitativo, di cui non se ne può fare a meno, senza rovinare il più bello, e lungo travaglio.
Ecco uno dei motivi per il quale mi veggo obbligato di parlare un momento dell’economia particolare, cioè di quella del semplice Cittadino, il quale deve ritrarre da questa mia fatica quell’utile che desidera, e che con giusta ragione ne attende.
Dirò dunque su questo particolare, che il Consomè, il Suage, il Restoran, il Biondo di Mongana ec.; sono tutti nomi che per loro stessi non significano niente. I Brodi si ristringono a tre, cioè il brodo bianco, il brodo colorito, ed il brodo legato. Il brodo bianco è quello dell’Allesso. Il brodo colorito è quello del sugo. Il brodo legato è il Culì colorito, e il Culì bianco. Ecco tutti i Brodi. Quale è quell’onesto Cittadino che volendo fare un Pranzo, una Cena, o una Ricreazione non faccia mettere nella marmitta, o nella pignatta un buon pezzo di Manzo con un Pollo, o più d’uno, e queste carni producono subito un ottimo brodo bianco; può anche fare impiegare per lo stesso oggetto due, o tre libre di Manzo per fare un poco di sugo; per il Culì colorito, e Culì bianco, qualora ve ne fosse di bisogno, ambedue si fanno con un poco di butirro, come si può vedere nel Tom. I. pag. 13 e 14. Per il rimanente si sa che volendo fare un pasticcio di Maccaroni vi vogliono i condimenti necessari; per fare un Gallinaccio ripieno siamo nello stesso caso. Chi ha la possibilità di comprare le Animelle, non lo deve II.XXXVI spaventare né lo strutto, né la farina per friggerle, come anche chi vuol fare una Fricassè di Pollastri, non deve fargli impressione il butirro, e le uova.
Noi qui non siamo, che all’oggetto principale, cioè di usare la maggiore parsimonia nei Condimenti, poiché i Polli, la Caccia, la Carne di Macello, i Pesci, sono sempre le basi fondamentali di ogni vivanda; circa i Piatti composti, questi gli annovero in un certo modo fra i Condimenti, mentre molte cose unite insieme ne formano una sola; ma queste molte cose, unite insieme con parsimonia e precisione, formano la massima economia di una buona Cucina, e l’ottima Vivanda. Questo è lo scopo di quest’Opera; Imperocché la maggior cognizione di un Cuoco, anche del più semplice privato, è quella di non comprare, ed impiegare nella Composizione delle Vivande, più di quello che porta seco il bisogno; mentre il più delle volte accade, che credendo di farle più esquesite col prodigargli i condimenti, le alterano in guisa, che perdono il loro vero sapore, e spesso sono nel caso di non potersi mangiare.
Per dare anche più corpo, e sostanza al brodo, sì dell’Alesso, che del sugo, tutti i retagli di quella Carne che si pone in opera, sia Mongana, Vitella ec., come pure Ale, Colli, Zampe, Dissossature, Carcasse de’ Polli ec. Si distribuiscono parte nell’uno, e parte nell’altro brodo. Finalmente il Cuoco economo deve tirare profitto di tutto, che nulla vada a male, o si spreghi. Per il Vino si adoperi pure quello bianco ordinario, ma asciutto. Per i II.XXXVII Salmì, o altro che richiede il Vino rosso, chi non lo avesse, impieghi egualmente quello bianco. Lo strutto, e olio delle fritture, si colino in un vaso di terra pulito, subito, che hanno posato, e si sono chiarificati, onde servirsene una, o due altre volte per lo stesso oggetto. Il brodo, o qualunque altra cosa che si voglia conservare, si versi in un vaso di terra, ossia catinella bianca, e mai nelle cazzarole, o marmitte, ancorché ben stagnate.
Non debbo mancare prima di dar fine a questo Dipartimento d’avvertire il Maestro di Casa, oppure l’Uffiziale di Cucina, che nei Pranzi tanto grandi, che piccioli sarà cosa ben fatta il variarli con qualche vivanda di pesce, come si pratica in diverse Città d’Europa, e specialmente in quelle, ove detto genere è più in abbondanza si di mare, che di acqua dolce. In Italia per altro v’è lo stile che oltre i Rilievi, e qualche Piatto al secondo Servizio non se ne fa altro uso nei giorni di grasso, riserbandosi a mangiarlo in quelli di magro. Ma in Francia, Inghilterra, Germania, e Russia, ove i pesci si di mare, che di acqua dolce sono eccellenti non è così; poiché in ogni pranzo un terzo del primo Servizio è servito in pesci di diversa specie, e grandezza, ma questa variazione pertanto dipenderà dal volere del Padrone, oppure di chi dirigge la Casa. In Roma si abbonda di ottimi Pesci di mare, e quelli di acqua dolce non sono cattivi; onde chi vorrà farne uso, non avrà che vedere il Tom. V. di quest’Opera Cap. II, ove troverà la maniera di preparare ogni sorta di pesce si di grasso, che di magro.


II.XXXVIII
REGOLE DA OSSERVARSI NELLA CUCINA.

Io non deggio annoverare fra queste le Cucine de’ Sovrani, ove i Cuochi ordinariamente lavorano per settimana, ed ove le regole sono del tutto diverse, di quelle che si pratticano nelle Cucine de’ privati.
Per poter dire una Cucina ben montata, cioè fornita di tre Dipartimenti separati, deve avere Primo, e Secondo Cuoco, Arrosticciere, e Pasticciere, coi loro respettivi Garzoni, vale a dire primo, e secondo Garzone de’ fornelli, uno per l’Arrosticciere, ed uno per il Pasticciere, un Lavatore, e due, o tre Facchini.
Se il Maestro di Casa farà la spesa, egli averà un libro in foglio di settanta pagine, che si cambierà ogni mese, ove ogni mattina scriverà la Minuta del Pranzo. Questo libro avrà un attaccaglio con il quale si sospenderà in un luogo prefisso della Cucina, acciò ognuno la mattina vada a leggere cosa gli appartiene di fare, e prenda in conseguenza le sue misure, ed il tempo necessario, per trovarsi pronto a servire la Tavola cogli altri. Se vi sarà uno Spenditore comandato dal Maestro di Casa, in questo caso il Cuoco farà egli stesso la minuta del pranzo ogni mattina.
L’Arrosticciere, e Pasticciere non sono in alcun modo soggetti al primo Cuoco, essendo il loro Dipartimento del tutto diviso, e se non faranno il loro dovere, o non saranno pronti II.XXXIX allorché si deve servire la Tavola, ovvero non avessero talento sufficiente, il Maestro di Casa deve correggerli, o licenziarli, qualora non si volessero emendare. Il primo Cuoco deve vivere in buona intelligenza con esso loro, fare vita comune nella Cucina, e considerarsi come tre capi, in tre diversi dipartimenti, cioè Fornello, Spiedo, e Forno. Nel momento di servire il primo Cuoco averà la compiacenza di osservare se essi sono pronti, altrimenti aspetterà qualche minuto, acciò il servizio parta compito. E’ regola per altro impreteribile, che il Maestro di Casa dopo avere fatto sonare la Campana si porti subito in Cucina, ed è allora sua incombenza di non far partire il servizio se tutti non sono all’ordine.
Il sotto Cuoco, e Garzoni de’ fornelli sono immediati sotto i comandi, e gli ordini del primo Cuoco, al quale debbono obbedire in tutto ciò che riguarda il servizio della Cucina.
Se qualche garzone, si del primo Cuoco, che del Arrosticciere, o Pasticciere non facesse il suo dovere, o perdesse rispetto al suo principale, dopo qualche ammunizione se non si corregge, il Maestro di Casa lo deve subito licenziare, essendo la subbordinazione troppo necessaria ne’ diversi Dipartimenti di una numerosa Corte, onde il tutto vada in buon ordine, ed in regola.
Il Cuoco deve essere docile con suoi subbalterni, comandargli con amorevolezza, e dargli l’occupazione ben ripartita; mai strepito nella Cucina, ma che il tutto si faccia con quiete, pace, e moderazione. Il sotto Cuoco II.XL averà cura che i rami siano sempre ben puliti, si al di dentro, che al di fuori, ed osservare che non gli arrenino al di dentro, poiché in pochi giorni resterebbero distagnati; che le tavole ogni giorno siano lavate dagli Facchini con il Panno, che il secondo Garzone de’ fornelli, o il primo qualora non vi sia il secondo, subito partito il secondo servizio spanda della cenere assai calda sopra i fornelli, potaggiere ec., acciò siano puliti, e asciugati dal grasso. Si tenga un ciocco, o altro utensile di legno, spartato per tagliare qualunque specie d’osso anche picciolo, non dovendosi mai fare intacchi sopra la tavola ove si lavora; che tutti gli utensili corrispondino alla stessa pulizia. Una Cucina non è mai abbastanza tenuta netta. I garzoni dell’Arrosticiere, e Pasticciere, debbono tenere anche loro nella massima proprietà tutto ciò che riguarda il proprio Dipartimento. I Facchini che trasportino le legna, ed il carbone in tempo opportuno, e mai nel tempo che si lavora. Le stamine, ed i setacci sono della maggior importanza che siano ben lavati. Il Guarda mangiare, cioè quel sito ove si tengono le provvisioni, vivande restate ec., sia sempre pulito, in buon ordine, e colle tovaglie nette. Finalmente gli stessi Cuochi, senza eccettuarne i garzoni, siano vestiti propriamente, sì di biancheria, come in camisciolini, calzoni ec.; nulla di più schifoso, quanto il vedere lavorare un Cuoco succido, e mal in ordine, e questa pulizia del vestire corrisponda a tutto il suo corpo, come mani, viso, testa ec., un buon Cuoco non deve mai fumare tabacco, ne II.XLI essere ubbriacone, o gran bevitore di vino; imperciocché il primo di questi difetti gli toglie soltanto il gusto, del palato, ma il secondo il gusto, la memoria, e l’intelligenza.
Le Cucine poi, ove non vi è che un Cuoco, un sotto Cuoco, ed un Garzone, cambiano totalmente d’aspetto. Se il Maestro di Casa farà la spesa, egli ordinerà al Cuoco ciò, che deve fare giorno, per giorno, e se gli ordinerà alcun Piatto, che non sapesse fare, avrà la compiacenza egli stesso di porsi il zinale, e d’impararglielo, ovvero insegnarglielo a viva voce. Il Cuoco dipenderà in tutto, e per tutto dal medesimo, riguardo il servizio del Padrone, e se il Maestro di Casa è obbligato a comandarlo con amorevolezza, anch’ esso è obbligato a rispettarlo come suo Superiore, ed averne tutta la stima. Averà il Cuoco a cuore ogni economia possibile nella manipolazione delle vivande, e anderà sempre di concerto col Maestro di Casa, onde ne risulti un vantaggio reale per il Padrone, avendo cura il Maestro di Casa, che nulla manchi di quanto chiamasi bisogno nella Cucina, acciò il Cuoco possa farsi onore, e spiegare la sua abilità se ne ha.
Il sotto Cuoco, e Garzone debbono dipendere immediatamente dal Cuoco, e tutti dal Maestro di Casa. Il sotto Cuoco è obbligato di assistere la sera qualora vi sia cena ordinaria, mentre per una straordinaria è obbligato di assistere anche il Cuoco. Sarà obbligazione del sotto Cuoco ogni giorno lavare le tavole di Cucina, spandere la cenere calda sopra ai fornelli, e vigilare che il Garzone pulisca bene II.XLII i rami, scopi, e tenga la Cucina con molta proprietà. Se il Cuoco, e subbalterni fossero negligenti, l’uno in comandare, e gli altri in eseguire, allora il Maestro di Casa ordinerà, che si tenga la Cucina in maggior pulizia, e qualora ciò non bastasse la licenza di un subbalterno, basterà per cambiare il cattivo sistema introdotto. Io riguardo la pulizia in una Cucina come la più importante, e necessaria cosa che possa con rigore osservarsi in un lavoratoio di chimica mangiativa; mentre dalla proprietà de’ cibi, da una pulita, netta, e precisa manipolazione dipende la salubrietà de’ medesimi, ed i progressi nella professione.
Alla fine del Tomo Sesto si troverà una Spiegazione generale de’ Termini Francesi, contenuti in tutto il corso della presente Opera.










CONDIMENTI DELLE VIVANDE.

Siccome in questo Tomo abbiamo tutte sorta di Budinaglia, Mortadelle, Salami, Salciccie, Anduglie ec., così si rende necessario di sapere le spezie fine, che si adoprano nella loro composizione; e nello stesso tempo darò anche una scorsa a qualche altro Condimento egualmente necessario.


CONDIMENTI DELLE VIVANDE.

Spezie fine.

Pestate un’oncia di cannella, una quarta di garofani, una quarta di noce moscata, una quarta di pepe, un poco di zenzero, un pizzico di coriandoli. Allorché il tutto sarà ben pesto in un mortaio di bronzo, passate al setaccio di seta, ponete in una scatola, e conservate in luogo asciutto.

Spezie fine per i Budini.

Pestate anaci, coriandoli, basilico secco, garofani, macis, pepe, noce moscata; di ciascheduno aromato la quantità necessaria, e proporzionata secondo la sua fraganza. Quando il tutto sarà ben pesto, e fino, passate al setaccio di seta; ponete in una scatola; in luogo fresco. Questa spezie vi servirà per tutte sorta di Budini, Salami, Salciccie ec.

II.LXV

Nome Francese, che significa un picciolo involto di tela fina, con entro pepe forte, pepe dolce, pepe lungo, garofani, macis, cannella, mezza noce moscata schiacciata, o una intera, zenzero, coriandoli. Queste Droghe si debbono mettere nell’involto in quella quantità che si crede necessaria per dare un sufficiente sapore rilevato alla vivanda, secondo la sua grossezza, e qualità.

Basilico in Polvere.

Fate seccare il basilico minore all’ombra, levate soltanto le foglie, pestatele fine, e passatele al setaccio di seta, ponetelo in una scatola, e tenetelo in luogo asciutto. Cosi potete seccare, e pestare tutte sorta d’Erbe aromatiche, come Timo, Alloro, Persa, Erba pepe, Menta, ec. bisogna osservare, che siano ben secche.

Erbe fine in Generale.

L’Erbe fine, ossiano trite, sembra che sia una cosa molto triviale, eppure non è cosi; Imperocché principiando dalla cipolla, bisogna prima mondarla, e tagliarla nel mezzo, indi dargli certi tagli per traverso assai fini, i quali la dividono in sottilissime fette, senza separarla del tutto; poscia bisogna fargli certi altri tagli controverso, in guisa che finalmente tagliandola in fette, viene tutta tritata in minutissimi dadini. Si seguita ancora a tritare qualche poco sopra una tavola assai propria; poscia si mette entro un panno pulito, si avvolge, e si lava bene nell’acqua fresca, spremendola, e torcendola forte, in guisa che diviene bianchissima.
II.LXVI La scalogna si monda, poscia si taglia per lungo dalla parte più grossa, facendogli un’infinità di tagli incrocicchiati; indi si taglia per traverso assai fina, di modo che fin dal principio diviene molto trita. Si seguita a tritare ancora qualche poco, poscia si lava come la cipolla, e si torce nella stessa maniera.
La cipolletta novella si taglia un poco sulla testa, e si getta via, poi gli si fanno diversi, e spessi tagli per lungo incrocicchiati, indi si taglia fina per traverso, che viene trinciata finissima. Si seguita ancora a tritare qualche poco, poscia si lava come la cipolla, e si spreme, e torce ben forte.
Il petrosemolo si capa con diligenza, si lava, si spreme colla mano, o tramezzo un pannolino, si torna a stringere colla mano assai forte, e si trita fino a misura che sorte dalla stessa mano. Si seguita a tritare, che non sia, né tanto fino, né tanto grosso; indi colla mano si spreme, che n’esce un sugo verde.
L’aglio non si trita mai, ma soltanto colla punta del coltello si raschia, e se ne prende quella quantità, che bisogna sul momento.
I mazzetti d’erbe diverse, benché il più delle volte siano spiegati, pure sarà bene il dire come sono composti. I fusti di petrosemolo sono i dominanti, a questi si aggiunge un poco di sellero, un pezzetto di carota, una cipolletta novella, la quarta parte di una foglia di alloro, un poco di basilico, due garofani, ed anche uno spicchio d’ aglio.
La Sivette, e le rocambole si tritano esattamente come la scalogna, e si lavano nella stessa guisa.

II.LXVII
panata per ogni sorta di Carne.

Ponete in una cazzarola, tre rossi d’uova, e due bianchi, sbatteteli bene, aggiungeteci mezza libra di butirro squagliato, e alquanto chiarificato, tornate a sbattere finché vedrete che il butirro si è incorporato coll’uovo; ungete con questo butirro qualunque carne che si trovi allo spiedo, e che volete panare di mollica di pane grattato, tornate a ungere di nuovo, e ripanate per la seconda volta; fategli prendere un bel color d’ oro, e servitela.

butirro chiarificato senza essere affinato.

Ponete in una cazzarola un grosso pezzo di butirro, mettetela sopra la cenere calda, fatelo squagliare leggermente senza bollire, in guisa che tutto la parte sierosa coli a fondo, ed il butirro resti chiaro, e limpido, tiratelo indietro dalla cenere calda, fatelo anche riposare qualche poco, poscia colatelo con un pannolino, e servitevene nelle occasioni. Questo butirro così purificato si vuole che si conservi un anno ed anche due, come se fosse fresco, avendo soltanto attenzione di porlo in vasi di terra ben verniciati, ed in luogo fresco, e asciutto.

Conserva di Pomidoro solida.

Prendete una quantità grande di Pomidoro, metteteli tagliati in pezzi, in una caldaia grande, o cazzarola rotonda, fateli bollire a fuoco allegro con qualche garofano, pepe schiacciato, e poco sale, movendoli di tempo in tempo; allorché principieranno ad asciugarsi passateli poco per volta per un setaccio di crino a forza di braccia, non dovendo restare nel setaccio II.LXVIII che i semi e le pelli. Pulite la caldaia, rimetteteci di nuovo i pomidoro sopra un fuoco temperato, fateli bollire dolcemente, movendoli sempre con una cucchiaia di legno, finché diverranno densi come una marmellata, ripassateli di nuovo per un setaccio più fino, versateli poscia in un vaso di terra, e lasciateli così fino al giorno susseguente. Quindi li rimetterete sul fuoco, li farete cuocere lentamente movendoli sempre per timore che non brucino nel fondo, che se ciò accade bisogna buttarli via, mentre prendono un odore, ed un sapore di bruciato assai disgradevole; replicate così per due o tre giorni, asciugandoli sempre sopra il fuoco, movendoli continuamente. Quando vedrete che sono ridotti come una pasta maneggievole lasciateli raffreddare, formatene allora tanti toteri o bastoncelli lunghi mezzo palmo, e grossi da poterli tenere in mano col pugno serrato; fateli asciugare maggiormente a un Sole temperato, o alla stufa sopra fogli di carta, incartateli, e conservateli in luogo fresco, e asciutto. Bisogna osservare che non si disecchino soverchiamente. Quando volete adoperarli, stemperatene con un poco di brodo, quella quantità che vi bisogna, e servitevene in tutto ciò che volete fare al sugo, o culì di Pomidoro. In Napoli fanno disseccare la pasta di pomodoro dentro al forno sopra delle tavole, e poscia ne formano i toteri, o bastoncelli, e li vendono.

Conserva di Pomidoro liquida.

Quando li Pomidoro saranno passati al setaccio la prima e seconda volta, come i precedenti, fateli ancora asciugare un poco sopra II.LXIX un fuoco moderato, come una marmellata alquanto densa, lasciateli raffreddare, riempitene dei barattoli di terra verniciati, e sopra poneteci un dito d’olio d’oliva buono, coprite i barattoli di carta, legateli all’intorno, e conservateli in luogo asciutto, e fresco. Bisogna però osservare che i barattoli siano piccioli, acciò non restino smezzati lungo tempo, ed avere attenzione che i Pomidoro restino sempre coperti dall’olio, altrimenti prenderebbono d’acido mediante l’umidità che racchiudono, e che non è stata consumata sufficientemente dal fuoco. Quando si vuole adoperare questa conserva, se ne prende qualche poco con un cucchiaio di argento, o di rame, si scola bene dall’olio, e si pone ove si vuole.

Conserva di pomidoro secchi.

Spaccate nel mezzo per traverso de’ pomidoro mezzanotti, quella quantità che volete, esponeteli al Sole nel grande Estate sopra spase di giunchi, o tavole, e fateli ben seccare, rivoltandoli di tempo in tempo. Quando saranno ben seccati, infilateli con lo spago a guisa di corone; e conservateli sospesi in un luogo asciutto. Allorché volete servirvene, mettetene quella quantità che bisogna nell’acqua calda, o brodo caldo. Ritornati che saranno nel loro essere ne potrete far quell’uso come se fossero pomidoro freschi. Io trovo questa maniera di conservare i pomidoro superiore a tutte le altre fin’ora immaginate.

Sorcruta

Prendete nel mese di Luglio dei cavoli cappucci una quantità sufficiente per riempire un II.LXX botticello, levategli le foglie più verdi e dure, tagliategli in filetti più fini che sia possibile, o interi, o divisi in due parti nel mezzo, alla riserva dell’anima, o torzo. Alcuni hanno un ordegno fatto espressamente a guisa di piana da falegname con quattro o cinque ferri taglienti per traverso, per filettate i cavoli bene, e con sollecitudine, come si prattica in Germania. Abbiate un botticello, o altro vaso di legno con cerchi di ferro; e che non butti o faccia danno da veruna parte, altrimenti sortirebbe la concia, e li cavoli sarebbero perduti. Spandeteci nel fondo delle foglie de’ cavoli tolte alli cappucci, e sopra spandeteci un suolo di cavoli filettati fini, sbruffateci un poco di sale. Continuate cosi per quattro o cinque suoli; indi per qualche ora fate un poco appassire i cavoli, poscia batteteli leggermente con un battitore di legno come quello che si pesta l’uva. Dopo replicateci sopra gli altri suoli di cavoli e sale, e batteteli nella stessa maniera, fino a tanto che il botticello sarà pieno. Allora metteteci sopra altre foglie di cavoli, copriteli con una tela di lino grossa, che incastri intorno al di dentro del botticello, e poneteci sopra delle dogarelle di distanza un dito traverse le une dalle altre, ed altre due per traverso, sopra le quali si debbono porre i pesi necessari, onde premere i cavoli. Lasciate così circa dodici, o quindici giorni, secondo il caldo della stagione, acciò possino fermentare e bollire senza che levate la schiuma. Quando averanno finito di fermentare, ciò che facilmente si conosce, cessando allora di fare la schiuma, II.LXXI saranno fatti. Levate allora il tutto, eccettuate le foglie de’cavoli, lavate le dogarelle all’acqua fresca con una sponga, ed anche la tela di lino, e tornate di nuovo a rimettere come prima sopra i cavoli, aggiungendoci circa due fogliette d’acqua con un poco di sale. Per la maniera di preparare questi cavoli, vedete ragù di cavoli in Sorcruta nel Tom. IV. Cap. I.



ACETI DIVERSI.

Aceto alla Mariniera.

Prendete nel mese di Giugno, o di Luglio una bottiglia di aceto bianco di ottima qualità, metteteci dentro un poco di dragoncello, di cerfoglio, di pimpinella, di crescione, ma che non abbiano toccato acqua, e colte nella stessa mattina, sei scalogne, e due spicchi d’aglio tagliate in mezzo, una cipolletta novella spaccata per lungo, dodici coriandoli schiacciati, otto granelletti di mostarda, due fette di limone senza scorza tagliate in piccioli pezzi, due acini di pepe lungo, dieci di pepe sano, quattro garofani, un pochino di macis. Turate bene la bottiglia, esponetela ogni mattina al sole per otto giorni; poscia colate l’aceto con un pannolino in un’altra bottiglia; per quel che manca, aggiungeteci dell’altro aceto, turatela, conservatela in luogo asciutto, e fresco, e servitevene in tutto ciò che si dirà in appresso.


Aceto alla Nivernoese.

Questo ancora si fa nel più gran calore dell’Estate. Prendete una bottiglia di ottimo aceto bianco, metteteci in infusione un poco II.LXXII di dragoncello, di basilico, e di cerfoglio, che siano fresche, colte nello stesso giorno, e che non abbiano toccato acqua, quattro spicchi d’aglio, e quattro scalogne mondato, e tagliato in mezzo, quattro garofani, un pezzetto di noce moscata, sei acini di pepe; turate bene la bottiglia, esponetela al sole ogni mattina per lo spazio di otto giorni; poscia colate l’aceto con una pezzolina fina in un’altra bottiglia, fatela piena con aggiungervi un altro poco d’aceto bianco, turatela, e conservatela in luogo fresco, ed asciutto.


Aceto alla Ravigotta.

Mettete in una bottiglia che sia ben pulita un poco di petrosemolo, di cerfoglio, di dragoncello, di pimpinella, di ruchetta, di crescione, qualche foglia di finocchio domestico, sivetta, il tutto colto nella stessa mattina, e che non abbiano toccato acqua, aggiungeteci due scalogne, e uno spicchio d’aglio tagliate in mezzo, quattro garofani, sei acini di pepe, un pezzetto di noce moscata, empite la bottiglia di buono aceto bianco, turatela bene, esponetela al Sole ogni mattina per otto giorni; poscia colate l’aceto in un’altra bottiglia come il precedente, fatela piena con altro aceto bianco, turatela bene, e ponetela in luogo asciutto, e fresco. Questo aceto bisogna farlo nel più gran caldo dell’Estate, e che l’erbe siano in una discreta quantità, più presto poche, che assai.


Aceto al Dragoncello.

Verso la fine di Giugno, o principi di Luglio si fa questo aceto. Prendete una bottiglia II.LXXIII piena di aceto bianco di buona qualità, metteteci in infusione delle ramette di dragoncello, in una discreta quantità, colte nella stessa mattina, e che non abbiano toccato acqua; osservate che l’erba occupi la metà della bottiglia, e fate digerire al Sole per sette, o otto giorni, la bottiglia ben turata. Se il Sole è caldo assai bastano quattro o cinque giorni, e talvolta meno aggittandola una volta al giorno. Quindi passate l’aceto aromatizzato con un pannolino fino in un’altra bottiglia, rifondendoci dell’altro aceto bianco, acciò sia piena; e conservatela in luogo fresco, e asciutto. Si principia a fare verso la metà di Luglio.


Aceto di Basilico.

Ponete in una bottiglia di ottimo aceto bianco delle sommità e foglie di Basilico maggiore, di Basilico minore garofanato, e di Basilico cedrato, parti eguale, la metà seccato al Sole, e la metà fresco, che non abbia toccato acqua. Osservate che la quantità del basilico occupi la metà della bottiglia. Finite questo aceto, come quello di Dragoncello. Si principia a fare nel principio di Giugno.


Aceto di Cerfoglio.

Questo aceto si prepara, e si finisce nella medesima maniera, che quello al Dragoncello, e nella stessa stagione; avvertendo che l’erba dev’essere colta fresca, non spigata, e che non abbia toccato acqua.


Aceto all’Aglio.

Prendete nel mese di Luglio una bottiglia di buon aceto bianco, metteteci dentro in infusione venti spicchi d’aglio mondati, e tagliati II.LXXIV nel mezzo a mano a mano che li ponete nella bottiglia; turatela bene, esponetela ogni mattina al Sole per otto giorni; poscia colatelo come l’altro con un pannolino in un’altra bottiglia, fatela piena con altro aceto buono, turatela bene, e conservatela in luogo asciutto, e fresco.


Aceto alla Scalogna.

Nello stesso modo che si fa l’aceto all’aglio, si fa quello alla scalogna, colla sola diversità che le scalogne dopo mondate gli si taglia un poco la parte superiore, cioè quella parte dove hanno le radichette capillare.


Aceto di fiori di Sambuco.

Prendete fiori di sambuco ordinario ben aperti, bianchi, e odorosi, spilluccatene soltanto i fiori bianchi con le mani, fateli appassire due o tre giorni sopra fogli di carta da scrivere, pesatene due oncie, poneteli in una bottiglia di buono aceto bianco forte e limpido, esponetela al Sole ogni mattina, e fate digerire per sette in otto giorni la bottiglia ben turata. Conoscerete quando l’aceto è giunto al suo punto di perfe-zione, allorché i fiori abbandoneranno un poco il collo della bottiglia, e caleranno al fondo. Colatelo allora con un pannolino in un altra bottiglia, riempitela con altro aceto bianco, turatela, e conservatela in luogo asciutto e fresco. Questo aceto è di un piacevole odore, eccellente per l’uso della mensa; esso è meno contrario allo stomaco che l’aceto ordinario semplice, perciò s’impiega molto nelle Insalatine di ogni specie. Si chiama Aceto Sambuchino.
Tutti questi aceti sono di un sapore molto esquisito, e assai in uso negli alimenti.



II.001

APICIO MODERNO
PARTE SECONDA
Contenente l’Agnello, il Capretto,
l’Abbacchio, il Maiale, e parte della Polleria.


CAPITOLO PRIMO.
Dell’Agnello, del Capretto, e dell’Abbacchio.


Cognizioni dell’Agnello.

L’Agnello è un animale che interessa per la sua timidità. Egli in grazia della sua dolcezza, e della sua mutola pazienza, ha somministrato un emblema toccante e riverito dell’innocenza, che soffre e tace, e si presenta senza lagnarsi al coltello che l’uccide.
Appena nati gli Agnelli non possono sempre tenersi sui i loro piedi, e però il pastore è obbligato di aiutarli; quando vi si trovano non tardano a sostenersi.
In alcuni paesi, dopo nati gli Agnelli, i pastori hanno molti riguardi per essi; ma nella campagna di Roma, ed altre parti dello Stato, II.002 e dell’Italia, gli Agnelli stanno alla campagna aperta. Quello che si costuma si è, che il Padrone esaminando i suoi Agnelli, fa spoppare quelli Agnellini, che crede più a proposito per vendere: chiamasi questa volgarmente Sbacchiatura, che principia verso la fine di Novembre e dura quasi a tutto Giugno. Degli altri ne conserva i più forti, se sono femmine per moltiplicare la greggia, e se sono maschi per farne dei Castrati; altrimenti divenendo montoni gli servono a perpetuare la specie. Tre o quattro di loro bastano per un numeroso gregge.
Pochissimi per altro sono gli Agnelli che vengono castrati. Primo per la prodigiosa quantità che debbono somministrare i mercati di Roma, essendo questo animale l’unico cibo in genere di carne di cui il popolo si nutrisce per lo spazio di due mesi, ed anche più. Secondo perché la carne di castrato ne’ nostri climi meridionali non è generalmente stimata, ed il più sovente ha un sapore e un odore poco grato; benché nell’Inverno ve ne sia taluno di un eccellente sapore.
Quale utilità non traesi da questo animale domestico, che non deve, per cosi dire, la sua esistenza, che al solo uomo, il quale lo ha saputo difendere contro tutti i suoi nemici, a cui la sua debolezza lo esponeva.
Gli intestini, o budella, la pelle ricoperta di pelo, o senza pelo, sono oggetti del più grande e lucroso commercio. Questi Animali prosperano assai bene nell’Italia, nella Francia, nell’Inghilterra, nella Germania, nella II.003 Persia, nella Tartaria, in una parte della Russia, ed in tutti i climi temperati della Terra.
L’Agnello per essere buono a mangiarsi deve avere circa sei mesi, e che abbia avuto un pascolo d’erbe odorifere; esso genera un ottimo e copioso nutrimento facile a diriggerirsi specialmente allorché è stato ben pasciuto. La sua carne è umettante, e dolcificante.
In Roma, ed in alcune altre Città d’Italia non si mangia l’Agnello, che soltanto dalla Pasqua di Resurrezione sino a S. Gio. Battista; non è così in Napoli, ove si mangia tutto l’anno. È vero peraltro, che sotto il nome generico di Agnello vendono Becco, Pecora, Castrato, o tutto ciò che possono. Non si può però negare, che la vera stagione di mangiare l’Agnello sia la Primavera, essendo allora la sua carne di un esquisito sapore. La carne dell’Agnello è un alimento di stagione.
In Francia, ed altri Paesi d’Europa in luogo di uccidere gli Agnelli, come si prattica fra noi, li castrano; onde ne deriva quella quantità di ottimi Castrati, che si mangiano fuori d’Italia; sono privi peraltro di uno de’ migliori bocconi che possa dare l’Agnello, cioè i Granelli; cibo sommamente delicato, e gustoso; prescindendo però da questa vivanda le persone di un gusto fino e delicato non fanno usa dell’Agnello, passando la carne di questo animale per ordinaria sulle mense de’ Grandi, benché bastantemente delicati e molto gelatinosa; ma talvolta di un sapore poco grato.
Nella Toscana verso Lucardo tra Firenze e Siena, e nella Valle di Chiana, e Piano di II.004 Cortona gli Agnelli sono oltre modo eccellenti, e di ottimo nutrimento, mediante l’erbe odorifere e balsamiche di cui si pascono.
Si deve scegliere l’Agnello grasso, di carne bianca, di buon odore, e gradevole al gusto, e preferire la femmina al maschio, per essere questa di carne assai più leggiera e di buon sapore. Il tempo di mangiarlo, come si è detto, è ordinariamente nella Primavera, e principio di Estate.
Le parti che s’impiegano alla Cucina sono la Lingua, il Cervello, gli Occhi, le Orecchie, i Granelli, le Animelle, i Piedi, la Lattughella, il Ciorcello, ossia Coratella, il Collo, la Coda. Il Quarto davanti, è più stimato, che quello di dietro.
Tutte le parti dell’Agnello si apprestano nella stessa guisa, che quelle di Castrato, onde qui non descriverò che li Piedi, le Lingue, li Rognoni, e le Code, che riguardono sì l’uno, che l’altro Animale, e poi li Granelli, e le Animelle.


Modo di Castrare gli Agnelli.

Gli Agnelli che si vogliono castrare debbono avere cinque o sei mesi di età. Per eseguire questa operazione si apre agli Agnelli la borsa con un ferro tagliente, si distaccano i testicoli, e poi si recide un dito al di sopra il cordone che li sospende. Evvi il costume di legare i testicoli, ed attendere che cadono da loro stessi, ovvero dopo di averli recisi di fare una legatura, ad oggetto di arrestare una emorrogia, che è più salutare, che dannosa; ma non regna più tale errore; mentre II.005 si sa che l’allacciatura de’ testicoli cagiona degli accidenti gravissimi, e che i vasi che vi fanno capo sono cosi piccioli che l’emorrogia non può essere che utilissima per prevenire le grandi infiammazioni.
Gli Agnelli subito castrati divengono tristi e malati; né si deve loro dare cibi riscaldati, come sono tutte le specie de’ grani; basta per essi un poco di semola, o un poco di fieno trito. Si tengono in sì fatta regola sino a tanto che cominciano a saltellare; il che sogliono fare in capo a due giorni, purché l’operazione sia stata eseguita nella maniera di sopra indicata.


Piedi di Agnello al Gratino

Orduvre = Fate cuocere delli piedi di agnello ben puliti, e imbianchiti all’acqua bollente, in una bresa leggiera, allorché saranno cotti levategli l’osso della gamba, e metteteci invece una farsa di Chenef: stendete sul piatto che dovete servire un dito di farsa di Gratino cruda, aggiustateci sopra i piedi di agnello, copriteli di una Senteminult, panateli di mollica di pane grattato, fategli prendere colore al forno, poscia scolate il grasso, tramezzate i piedi con fette di pane tagliate a guisa di creste e fritte, e serviteli con sotto una Salsa all’Italiana chiara, e sugo di limone. Le farse di Chenef, e di Gratino vedetele Tom. IV., Cap. I. La Salsa Tom. I. pag. 64.

Piedi di Agnello alla Senteminult.

Orduvre = Prendete dei piedi di agnello ben puliti, e imbianchiti all’acqua bollente, fateli cuocere in una bresa leggiera, poi levategli l’osso della gamba, metteteci in vece una farsa II.006 di Chenef, involtateli con pezzette di stamina, o di tela bagnate nel latte, e legateli con filo; poneteli in una marmitta con latte bollente, un pezzo di butirro maneggiato in un poco di farina, sale, pepe schiacciato, un mazzetto d’erbe diverse. Quando la farsa sarà cotta, tirateli fuori, fateli alquanto raffreddare, scioglieteli, metteteli sopra un piatto, conditeli con poco sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato mescolato con un rosso d’uovo, ungeteci i piedi dapertutto, panateli di mollica di pane grattato fino, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella e serviteli con sotto una Salsa chiara piccante, che farete nello stesso modo come trovarete nel Tom. I. pag. 89. colla sola differenza che in luogo di bagnarla col culì, la bagnarete con un brodo chiaro colorito.

Piedi di Agnello in Chenelle.

Orduvre = Quando i piedi di agnello saranno cotti in una bresa leggiera, come per esempio metà poele, e metà brodo, ovvero tutto brodo, qualche fetta di lardo, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, una carota, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, due fette di limone senza scorza, un pezzo di butirro, sale, pepe sano. Allorché saranno cotti, dissossateli, e lasciateli nella lor lunghezza, quando saranno freddi, farsiteli di una farsa di Chenef, indorateli con uovo sbattuto, panateli di mollica di pane grattato, e fateli friggere di bel colore. Potete anche in luogo d’indorarli, e panarli, intingerli in una pastella, e friggerli egualmente. La farsa di Chenef la trovarete nel Tom. IV. Cap. I.

II.007
Piedi di Agnello alla Rena.

Orduvre= Imbianchite i piedi di agnello nell’acqua bollente, poneteli in una marmitta, fateli cuocere in un bianco fatto con un pezzo di butirro, un poco di farina, brodo, due fette di limone senza scorza, una cipolla in fette, un mazzetto d’erbe diverse, due fette di carota, uno spicchio d’aglio, due scalogne, due garofani, sale, pepe schiacciato. Quando saranno cotti, dissossateli, prendetene il più bianco, ponetelo in una cazzarola, aggiungeteci creste di pollastro cotte in un bianco, un pugno di piselli fini, un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto; passate il tutto sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate col consomè, o altro brodo bianco, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, poco sale, fate bollire, e consumare a corta salsa, digrassate, e nel momento di servire levate il prosciutto, aggiungeteci qualche uovetto nonnato imbianchito, e pelato, legate con una liason di tre rossi duova stemperata con fiore di latte, e servite con sugo di limone. Potete, se volete, bagnare il ragù servirvi d’una Italiana bianca, o di un Culì alla Rena per legarlo in luogo della liason, ma senza bollire. L’Italiana bianca, ed il Culì potete vedere nel Tom. I. pag. 8., e 66.

Piedi di Agnello in Fricassè.

Orduvre = Fate cuocere i piedi di agnello con acqua, e sale; quando saranno quasi cotti, dissossateli, puliteli bene, e tagliateli in pezzi, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, una II.008 cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, qualche prugnolo fresco, se sarà la stagione, sbruffateci un pizzico di farina, bagnateli con brodo, fateli bollire dolcemente, e consumare la salsa al suo punto, digrassateli, levate la cipolla, il prosciutto, il mazzetto, legateli ben bollenti con una liason di tre rossi d'uova stemperata con fiore di latte, petrosemolo trito imbianchito e ben spremuto, e serviteli con un buon sugo di limone.

Piedi di Agnello al parmigiano.

Orduvre = Abbiate dei piedi di agnello cotti come per la Fricassè, passateli in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, qualche prugnolo fresco, se sarà la stagione, qualche animella di capretto imbianchita all’acqua bollente, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di prosciutto, sbruffateci un poco di farina, bagnateli con poco brodo, poco sale, e poco pepe fino. Quando la salsa sarà consumata al suo punto, ponetene la metà sul piatto che dovete servire, e sopra parmigiano grattato, aggiustateci sopra i piedi di agnello, le animelle tramezzo, e copriteli col resto della salsa, metteteci sopra altro parmigiano grattato, fategli prendere un bel color d’oro al forno. Se volete, potete fare un picciolo brodo di pane, o di pasta intorno al piatto. Chi non ha le animelle poco importa.

Piedi di Agnello alle Cipollette.

Orduvre = Mondate una dozzina di cipollette, imbianchitele un momento all’acqua bollente, ponetele in una picciola cazzarola con un pezzo di butirro, due fettine di prosciutto, sale, II.009 pepe schiacciato, fatele cuocere con fuoco sotto e sopra, e glassarle di bel color d’oro. Prendete dei piedi di agnello cotti in una bresa leggiera, dissossateli, metteteli in una cazzarola con metà culì, e metà restoran, o altro brodo colorito, sale, poco pepe, fateli bollire, e consumare al punto di una Salsa, e serviteli con un poco di mostarda, un filetto d’aceto, e le cipollette glassate sopra.

Piedi di Agnello alla Roberta.

Orduvre = Tagliate in dadini tre cipolle, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro. Quando saranno quasi cotte, metteteci dentro dei piedi di agnello cotti in una bresa leggiera, o semplicemente nell’acqua, e sale, e dissossati, bagnateli con metà culì, e metà restoran, o altro brodo colorito, sale, e pepe schiacciato, lasciateli cuocere, e ridurre al punto di una Salsa, digrassateli, e serviteli con un poco di mostarda, e un filetto d’aceto, e crostini di pane fritti intorno.

Piedi di Agnello in bignè.

Orduvre = Quando i piedi di agnello saranno cotti con acqua, e sale, ovvero in una bresa leggiera, dissossateli, tagliateli in pezzi, marinateli se volete, intingeteli in una pastella da frittura; fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.

Piedi di Agnello alla Dama Simona.

Orduvre = Imbianchite bene nell’acqua bollente dei piedi di agnello, e fateli finire di cuocere in una bresa leggiera, come quelli in Chenelle. Abbiate altrettante lattughe alla Dama Simona, che trovatele il modo di farle all’Articolo II.010 dell’Erbe Tom. IV. Cap. II. Quando i piedi saranno cotti, scolateli, levategli l’osso della gamba, e poneteci invece una lattuga; metteteli sul piatto, tramezzati con fette di pane tagliate a guisa di creste, e fritte con butirro, e serviteli con sopra una Salsa al culì di pomidoro, ovvero alla Spagnuola, o Italiana rossa. Trovarete all’Articolo delle Salse Tom. I. la maniera di farle.

Piedi di Agnello alla Poevrada.

Orduvre = Allorché i piedi di agnello saranno cotti in una bresa, tagliateli in mezzo, metteteli sopra un piatto, conditeli con sale, e pepe schiacciato, indorateli con uovo sbattuto, panateli di mollica di pane grattato fino, meteteli sopra una tortiera unta con butirro. Poco prima di servire ponetela sopra il fuoco, fate prendere alli piedi un bel colore d’ambe le parti e serviteli bene asciugati dal grasso con sotto una Salsa alla Poevrada, che trovarete nel Tom. I. pag. 70.

Piedi di Agnello alla ravigotte.

Orduvre = Abbiate dei piedi di agnello preparati come per Fricassè; metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, un pezzo di prosciutto, passateli sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnateli con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, un poco di sugo, sale, e pepe schiacciato, lasciateli bollire, e consumare al punto di una Salsa. Quando sarete per servirli, metteteci dell’erbe a ravigotte, che sono cerfoglio, pimpinella, crescione, II.011 dragoncello, qualche foglia di finocchio selvatico, ruchetta, petrosemolo, cipolletta novella; di ciascheduna specie, secondo la sua fraganza, fatele imbianchire all’acqua bollente, spremetele, pestatele nel mortaio, passatele al setaccio, e ponetele nel ragù; levate il prosciutto, la cipolla, il mazzetto, e servitelo senza bollire. Se volete potete servire l’erbe a Ravigotta trite, e imbianchite, in luogo di pestarle.

Piedi di Agnello in Surprise.

Orduvre=Abbiate dei piedi di agnello cotti in una bresa, e bianchi. Quando saranno freddi, farsiteli di una farsa di Chenef delicata, indorateli, panateli, e fateli friggere di bel colore. La Farsa la troverete nel Tom. IV. Cap. I.

Piedi di Agnello in Crocchetti.

Orduvre = Quando i piedi di agnello saranno cotti in una bresa, e ben bianchi, tagliateli in piccili dadini, e finateli come li Palati di manzo in Crocchetti, che potete vedere nel Tom. I. pag.109.

Piedi di Agnello in diverse maniere.

Orduvre = Quando i piedi di agnello saranno ben puliti, fateli cuocere con acqua, e sale, ed intanto che sono caldi dissossateli, rimetteteli all’acqua calda, lavateli bene, e accomodateli in quella maniera, che sarà più di vostro genio. Se volete cuocerli in Fricassè, potete apprestarli anche in questa maniera: scolateli, asciugateli, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, dei prugnoli, se sarà la stagione, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, sale, pepe schiacciato, passateli sopra II.012 il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnateli con brodo bianco, fateli cuocere a picciolo fuoco, e consumare la salsa al suo punto, digrassateli, levate la cipolla, il mazzetto, il prosciutto, e legateli con una liason di tre rossi d’uova stemperata con fiore di latte, e serviteli con un buon sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito. Se volete prepararli al Culì, allora in luogo di bagnarli col brodo bianco, li bagnarete col sugo, e servirete ben digrassati con un poco di mostarda, e un filetto d’aceto. Li piedi di agnello, quando saranno cotti, e dissossati, li potete servire con quella salsa, che più vi piacerà, come sarebbe al Culì di rape, al Culì di carote, al Culì di pomidoro, al Culì di pomi di terra, al Culì di cipolle, al Culì di prosciutto, all’Italiana rossa, alla Poevrada, alla Spagnuola, alla Salsa piccante, alle Cipollette bianche, all’Olive, al Gratino, al Culì di Gamberi, e tante altre maniere. Perciò fare, quando li avrete cotti in una bresa, dissossateli, metteteli a stufare in quel Culì, che più sarà di vostra soddisfazione, ma senza bollire, e serviteli con poca Salsa, e crostini fritti intorno.

Rognoni di Agnello all’Italiana.

Orduvre = Piccate di minuto lardo tutto il di sopra dei rognoni di agnello, infilateli in uno spiedino per cuocerli arrosto, involtati di carta unta di butirro, o di strutto, e serviteli di bel colore, con sotto una Salsa piccante, o Agro dolce, che trovarete la maniera di ferle nel Tom, I. alla pag. 87., e 77.

II.013
Rognoni di Agnello alla Vinegrette.

Orduvre = Ungete il fondo di una cazzarola di butirro, e aggiustateci sopra dei rognoni di agnello tagliati in mezzo, fateli cuocere una mezz’ora con fuoco sotto, e sopra, poneteli sopra il piatto, che dovete servire; mettete nella cazzarola un poco di Culì, un cucchiaio di aceto, un poco di scalogna trita, sale, pepe schiacciato, fategli fare qualche bollo, e servitelo sopra i Rognoni.

Rognoni di Agnello alla Tartara.

Orduvre = Prendete dei rognoni di agnello, tagliateli in mezzo senza dividerli dei tutto, infilateli in uno spiedino ognuno a parte, che restino aperti; marinateli con olio, sale, pepe schiacciato, fateli cuocere alla gratella, e serviteli con sotto sugo di vitella, o di manzo con quattro scalogne trite, sugo di limone, o di agresto, sale, e pepe schiacciato.

Rognoni di Agnello alla Burgioese.

Orduvre = Tagliate in fette fine dei rognoni di agnello; mettete nella padella due cipolle trite, un pezzo di butirro, e un poco d’olio, ponetele sopra il fuoco, quando saranno quasi cotte, aggiungeteci i rognoni, conditeli con sale, e pepe schiacciato, non li fate cuocere molto, e serviteli con un buon filetto d’aceto, o sugo di limone, o di agresto

Rognoni di Agnello in diverse maniere.

Ordovre = Potete anche, quando i rognoni di agnello saranno marinati, come alla Tartara, panarli di mollica di pane grattato, cuocerli, e servirli nella stessa maniera. Li potete inoltre fare cuocere in una bresa tagliarli in II.014 Emensè, ossia in fette fine, e servirli con quella Salsa, o ragù, o Culì, che credete a proposito.

Lingue di Agnello al Gratino.

Orduvre = Prendete delle lingue di agnello, la quantità che vi bisogna, lavatele bene, fatele sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, poi fatele imbianchire all’acqua nollente, e cuocere con acqua, sale, e un mazzetto d’erbe diverse: quando saranno quasi cotte levategli la pelle, e mettetele a finire di cuocere in una bresa ristretta con qualche fetta di lardo, di prosciutto, di cipolla, di carota, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe, due garofani, sale, brodo; ovvero in luogo di tutto questo, della Poele se l’avete, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, abbiate un piatto, stendeteci sopra un dito di farsa di Gratino cotta, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. aggiustateci sopra le lingue con simitria, copritele con fette di lardo di già cotte, e un foglio di carta bagnata nel brodo. Fate gratinare al forno la farsa di un bel color d’oro. Servitele, scolate bene dal grasso, e tolte le fette di lardo, con una Guarnizione di vostro genio, come cipollette, olive farsite, code di gamberi ec., con una Salsa all’Italiana rossa o altra legata, e sugo di limone.

Lingue di Agnello glassate.

Orduvre = Abbiate delle lingue di agnello cotte per metà; dopo avergli levata la pelle piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, imbianchitele un momento all’acqua bollente, II.015 mettetele poscia in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, due scalogne, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe, uno spicchio d’aglio, qualche fettina di vitella imbianchita un momento all’acqua bollente, brodo buono, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, passate il fondo della bresa, digrassatelo, fatelo consumare al punto d’una bella glassa color d’oro, glassateci tutto il di sopra delle lingue, e servitele con quella Salsa che più vi piacerà, o d’erba, o piccante, o qualunque ragù di piselli, o di animelle ec., o una Spagnuola. Se poi volete servirle al naturale, mettete un poco di Culì nella cazzarola della glassa, con due cucchiai di brodo buono, fate scaldare, e distaccare la glassa, che trovasi nella cazzarola, passate al setaccio, e servite sotto le lingue con sugo di limone.

Lingue di Agnello in Papigliotta.

Orduvre = Abbiate delle lingue d’Agnello cotte in una bresa. Allorché saranno fredde tagliatele per metà nella loro lunghezza. Abbiate una farsa di Gratino cruda che trovarete descritta nel Tom. IV. Cap. I. ponete questa farsa all’intorno d’ogni fetta di lingua, involtatela propriamente in una carta, come una Papigliotta, ungetele tutte al di fuori d’olio, e fatele cuocere a picciolo fuoco sulla gratella di un bel color d’oro. Le potete anche far cuocere ad un forno temperato, o sotto un testo di campagna per una mezz’ora, e servitele con la carta senza salsa.

II.016
Lingue di Agnello all’Imperiale.

Orduvre = Prendete delle lingue d’Agnello cotte per metà, e ben pulite, lardatele per traverso di lardelli di prosciutto, e tartufi. Prendete una cazzarola con un poco d’olio, tartufi, scalogne, petrosemolo, cipolla, il tutto trito fino, pepe schiacciato, poco sale, uno spicchio d’aglio, una fetta di prosciutto, passate sul fuoco, bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, aggiungeteci un poco di brodo bianco, poneteci dentro le lingue, copritele di fette di lardo, un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte levate il lardo, il prosciutto, l’aglio, digrassate la salsa, aggiungeteci un poco di Culì per legarla, fatela consumare al suo punto, e servitela sopra le lingue accomodate propriamente sul piatto.

Lingue di Agnello alla Reale.

Orduvre = Quando le lingue d’Agnello saranno mezze cotte con acqua e sale, nettate dalla pelle, lardate per traverso di lardelli di prosciutto, e cotte in una buona Bresa, aggiustatele sopra il piatto. Fate per lungo sopra ad ogni lingua un taglio non molto profondo, nel quale vi porrete ritte delle creste di pollastro cotte in un Bianco, e tra una lingua, e l’altra delle croste di pane fritte color d’oro, all’intorno vi farete una Guarnizione di uovette nonnate, imbianchite, tolta la pellicola, e che non siano dure, o di carote e torsuti, intagliati propriamente, e cipolline, cotto il tutto a parte, servite con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65.

II.017
Lingue d’Agnello Agro-dolce.

Orduvre = Allorché le lingue d’agnello saranno cotte per metà con acqua, e sale, levategli la pelle, lardatele per traverso di lardelli sottili di lardo, e prosciutto, poi mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, la quarta parte d’una foglia d’alloro, poco sale, poco brodo, copritele con un foglio di carta, fatele finire di cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte scolatele dalla Bresa, asciugatele dal grasso, tagliatele per mezzo senza dividerle del tutto, ovvero intiere, aggiustatele sopra il piatto, e servitele con sopra una Salsa Agro-dolce, che trovarete il modo di farla nel Tom. I. pag. 77.

Lingue di Agnello alla Provenzale.

Orduvre = Tagliate delle cipolle in filetti come per una Salsa Roberta, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, a metà della cottura aggiungeteci un poco di farina, petrosemolo, prugnoli, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, poco sale, pepe schiacciato; bagnate con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, un poco di Culì, e altrettanto sugo. Fate bollire fin tanto che le cipolle siano cotte; allora metteteci le lingue d’agnello cotte, e ben pulite dalla pelle, fategli prender sapore una mezz’ora nella salsa; abbiate delle croste di pane fritte nel butirro; aggiustate le lingua sopra il piatto, le creste all’intorno, versateci la Salsa sopra, che stia bene di sale, e sia di buon gusto.

II.018
Lingue di Agnello alla besciamella.

Orduvre = Quando le lingue d’Agnello saranno imbianchite, pulite, e cotte in una buona Bresa, tagliatele per mezzo, o in grossi filetti. Prendete il piatto che dovete servire, stendeteci sopra mezzo dito di besciamella, e sopra aggiustateci le lingue, copritele con altrettanta besciamella, panatele di mollica di pane grattata fina, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitele con sopra un poco di sugo chiaro. Il Culì di besciamella vedetelo nel Tom. I. pag. 12

Lingue di Agnello al parmigiano.

Orduvre = Fate una salsa con fiore di latte, butirro, culì, sugo, un poco di farina, sale, pepe schiacciato, un poco di noce moscata, fatela stringere sopra il fuoco, e che non sia né troppo densa, né troppo liquida, stendetene sul piatto la metà con parmigiano grattato sopra. Aggiustateci sopra le lingue di agnello cotte in una Bresa, o nell’acqua, e sale, e ben pulite dalla pelle, tagliate in mezzo per lungo senza esser divise, copritele del resto della salsa, e sopra parmigiano grattato, aspergete il tutto con un poco di butirro chiarificato, fate prendere un bel color d’oro al forno, e servite con sopra un poco di sugo chiaro.

Lingue di Agnello all’Emery.

Orduvre = Dopo che le lingue d’agnello saranno mezze cotte nell’acqua, e sale, e ben pulite dalla pelle, lardatele per traverso di grossi lardelli di lardo, e prosciutto. Fatele finir di cuocere in una picciola Bresa, fatta con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, II.019 un poco di brodo, un mazzetto d’erbe, una cipolletta con due garofani, uno spicchio d’aglio, e coprite con un foglio di carta. Quando saranno cotte fatele raffreddare, involtatele tutt’all’intorno con una farsa di Chenef dilicata, che trovarete la maniera di farla nel Tom. IV. Cap. I., copritele di rete dello stesso animale, che farete tenere con uovo sbattuto, panatele di mollica di pane fina; aggiustatele sul piatto, fategli prendere colore al forno, e servitele ben digrassate, con sotto una Salsa all’Acido, o Poevrada. Vedete Tom. I. pag.68 e 70.

Lingue di Agnello alla Berten.

Orduvre = Quando le lingue di agnello saranno farsite come le precedenti, prima d’avvolgerle colla rete, copritele tutte all’intorno di fettine di vitella mongana molto sottili, e ben battute; involtatele di rete, fatele cuocere con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, un pezzetto di prosciutto, poco sale, copritele con un foglio di carta. Quando saranno cotte digrassate la Salsa, aggiungeteci un poco di Spagnuola, o Culì per legarla, levate il prosciutto, fate consumare al suo punto, e servite con sugo di limone.

Lingue di Agnello alla Tedesca.

Orduvre = Allorché le lingue d’Agnello saranno cotte nell’acqua e sale, e speluccate dalla pelle, tagliatele per metà senza dividerle, conditele con butirro squagliato, sale, pepe schiacciato; e fategli prendere un bel color d’oro d’ambe le parti sulla gratella. Fate una Salsa con un poco di butirro, prugnoli, un mazzetto II.020 d’erbe, con uno spicchio d’aglio, due garofani, una cipolletta; passate sul fuoco, metteteci un poco di farina, bagnate con brodo, un mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, sale, pepe, fate cuocere, e ridurre al suo punto; allora levate il mazzetto, e legate la Salsa con una liason di tre rossi d’uova, sugo di limone, e servite sulle lingue.

Lingue di Agnello panate.

Orduvre = Quando le lingue di agnello saranno cotte come le precedenti, tagliatele in due parti divise, conditele sopra un piatto, con butirro squagliato, sale, pepe schiacciato; allorché saranno quasi fredde, mescolate un rosso d’uovo nel butirro, ungeteci bene i pezzi di lingua, panateli di mollica di pane ben fina, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella a fuoco leggiero, e servitele con sugo di limone, e sotto una Salsa alla scalogna, che potete vedere all’Articolo delle Salse Tom. I. pag. 91.

Lingue di Agnello alla Burgioese.

Orduvre = Fate cuocere delle lingue d’Agnello, o con acqua e sale, ovvero in una picciola bresa, dopo di averle ben pulite dalle pelli, e servitele intiere, ovvero spaccate in mezzo, con qualunque Salsa, o ragù di vostro genio. Le Salse, Ascè, di Capperi, e Piccanti, son le più adattate a questa vivanda, oppure dei ragù di piselli, di cipollette, di olive ec. Sì le Salse, che i ragù, le une si possono vedere nel Tom. I. Cap. I. gli altri nel Tom. IV. Cap. I.

II.021
Lingue di Agnello in rissole.

Orduvre = Tagliate in filetti nella loro lunghezza delle lingue d’Agnello cotte allesso, o in una bresa, allorché saranno fredde, ponete intorno d’ogni filetto della farsa di Chenef, o altra farsa fina ben condita, e all’intorno della farsa vi porrete una pasta mezza Sfoglia, o Brisè fina, stesa assai sottile, indorate con uovo sbattuto, e fate friggere come le rissole, e servitele ben calde. La Farsa la potete vedere nel Tom. IV. Cap. I. La pasta Sfoglia, e Brisè nel Tom. IV. Cap. IV.

Lingue di Agnello alla Poele.

Orduvre = Spiluccate delle lingue d’Agnello mezze cotte, e lardatele di grossi lardelli di lardo, e prosciutto, mettete nel fondo di una cazzarola qualche fettina di vitella imbianchita, e una fetta di prosciutto, e sopra le lingue; conditele con sale, pepe schiacciato, un poco di butirro, petrosemolo, prugnoli, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, copritele di fette di lardo, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con picciolo fuoco sotto, e sopra per lo spazio di mezz’ora. Quando saranno cotte levate il lardo, digrassate la Salsa, aggiungeteci un poco di culì per legarla, fatela consumare al suo punto, e servitela sopra le lingue, con sugo di limone.

Lingue di Agnello in Cassatine.

Orduvre = Tagliate in fettine fine per traverso delle lingue d’Agnello cotte in una bresa. Abbiate delle cassettine di carta fritte con II.022 olio, o strutto, metteteci nel fondo un poco di Farsa di Gratino cotta, che trovarete il modo di farla nel Tom. IV. Cap. I., fate un suolo di farsa, e uno di lingue, finché la cassettina sarà piena, terminando colla farsa, indorate sopra con uovo sbattuto, panate con mollica di pane fina, aspergete con butirro chiarificato. Fate prendere colore al forno, e servite ogni cassettina con un poco di sugo chiaro, e sugo di limone.

Lingue di Agnello in bignè.

Orduvre = Quando le lingue Di agnello saranno cotte allesso, o in una bresa, tagliatele in filetti, intingetele in una pastella da frittura, fatele friggere di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno.

Lingue di Agnello in ogni maniera.

Orduvre = Le lingue di agnello, di castrato, di capretto, di abbacchio si preparano tutte nella stessa guisa, e in molte diverse maniere; cioè dopo imbianchite, nettate, e lardate per traverso, cotte in una Bresa, le potete servire intiere, o tagliate nel mezzo, con qualunque Salsa, ragù, Salsa d’erba, o Guarnizione secondo la stagione. Le Salse un poco rilevate sono le migliori. Sulla Gratella, al Forno, in Torta, ma di queste ne parlerò all’Articolo della Pasticceria Tom. IV. Cap. IV. Fritte ripiene nel mezzo con farsa di Chenef; cotte al Gratino, in Granada, in Certrosa, in Sortù ec. ma in questo caso bisogna stropicciarle con un poco di nitro, due, o tre giorni prima di cuocerle.

II.023
Code di Agnello glassate.

Orduvre = Prendete sei belle code d’agnello tagliate corte, fatele sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, imbianchitele all’acqua bollente, mettetele in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, uno spicchio d’aglio, brodo, poco sale, copritele di fette di lardo, e un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte passate il fondo al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo buono, due cucchiai di sugo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci il di sopra delle code, e servitele con sotto una Salsa di spinaci, o d’Indivia, o un Culì di pomidoro, ovvero un Culì di fagioli, o di pomi di terra. Tutte queste Salse, e Culì le trovarete nel Tom. I. Cap. I.

Code di Agnello alla Fiamminga.

Orduvre = Abbiate sei code d’Agnello imbianchite all’acqua bollente, mettetele in una picciola marmitta con sei mazzetti di cavoli Bolognesi imbianchiti all’acqua bollente, e legati propriamente, un pezzo di prosciutto, una cipolla, con tre garofani, una carota, sale, pepe, e brodo. Fatele cuocere a picciolo fuoco; a mezza, e più cottura aggiungeteci una dozzina di cipollette imbianchite all’acqua bollente, sei salciccie di buona qualità. Quando il tutto sarà cotto, scolate i cavoli, asciugateli con un panno pulito, aggiustate le code sul piatto, tramezzatele con i cavoli, le cipollette intorno, le salciccie tolta la pellicola sopra i cavoli, e versateci sopra una buona salsa alla Spagnuola, ovvero una Salsa II.024 fatta con butirro, culì, due rossi d’uova crudi, un filetto d’aceto, sale, e pepe schiacciato, stretta sul fuoco, e servita sopra i cavoli, e le code.

Code di Agnello alla Melfi.

Orduvre = Fate cuocere sei belle code d’agnello in una bresa leggiera, o allesso nella marmitta. Quando saranno cotte, conditele sopra un piatto con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato. Allorché saranno quasi fredde, mescolate col butirro un rosso d’uovo crudo, ungeteci per tutto le code, panatele di mollica di pane ben fina, e fategli prendere un color d’oro alla gratella, sopra un fuoco leggiero, e servitele con una Salsa fatta con buon sugo di manzo, scalogna trita, sale, pepe schiacciato, e sugo di limone

Code di Agnello al parmigiano.

Orduvre = Quando le code di agnello saranno cotte in una buona bresa, scolate, e raffreddate, infarinatele leggermente, indoratele con uovo sbattuto, panatele metà mollica di pane grattato, e metà parmigiano grattato, fatele friggere di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno.

Code di Agnello all’Italiana.

Orduvre = Prendete sei code d’Agnello cotte in una bresa, e rifredde, mettete nel fondo del piatto una salsa fatta con Italiana bianca, butirro, poco sale, pepe, e scaldata sul fuoco, ponetene la metà nel fondo del piatto con parmigiano grattato sopra, accomodateci le code, copritele col restante della salsa, e parmigiano grattato, aspergete il di sopra con II.025 butirro chiarificato, fate prendere colore al forno, e servite con un poco di sugo chiaro.

Code di Agnello in Canapè.

Antrè = Tagliate delle fette di mollica di pane della grandezza delle code d’agnello, e friggetele con butirro di un bel color d’oro. Abbiate altrettante code di agnello cotte in una buona bresa; prendete il piatto che dovete servire, metteteci nel fondo un poco di Culì, mescolato con fiore di latte, e sopra parmigiano grattato, aggiustateci sopra le code per coltello, tramezzate colle fette di pane fritte, ben strette le une contro le altre, scaldate un poco di butirro, mescolateci un rosso d’uovo crudo, un poco di mostarda, ungeteci con un pennello di penne polito, tutto il di sopra, panate di mollica di pane fina, fate prender colore ad un forno temperato, o sotto un coperchio da campagna. Quando averà formato un picciolo gratino nel fondo del piatto, scolate bene il grasso, e servite con un pochino di Biondo di mongana, o altro brodo chiaro, ove avrete stemperato un poco di mostarda.

Code di Agnello in Tortigliè.

Antrè = Abbiate sei code d’agnello cotte in una bresa, e delle picciole cipolle imbianchite, e cotte con brodo, un pezzo di prosciutto, e un poco d’anasi involti in un pannolino. Quando il tutto sarà cotto; prendete un pane tondo di ott’oncia, o più picciolo, scrostatelo come per la zuppa, levategli tutta la mollica facendo una picciola apertura al di sopra, fatelo friggere nel butirro, o nello strutto d’un bel color d’oro, riempitelo poscia di un ragù II.026 finito di buon gusto d’animelle, fegatini, prugnoli, tartufi, culì di carciofi, o piselli, secondo la stagione. Vedete nel Tom. IV. Cap. I, il modo d’apprestare i diversi ragù. Prendete il piatto che dovete servire, metteteci nel fondo un poco di Culì, e parmigiano grattato, e nel mezzo il pane ripieno, e chiuso nel sito ove è stato bucato; sopra il pane accomodateci le code di agnello colla parte grossa all’ingiù, ed il resto in punte tortigliate, tramezzate tutte colle cipolline poste simetrialmente; aspergete tutto il di sopra di culì nel quale avrete mescolato un rosso d’uovo crudo, e panate con parmigiano grattato. Fate glassare leggermente al forno, o sotto un coperchio da campagna, e servite con poca Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65., o Culì.

Code di Agnello in Certrosa.

Antrè = Tagliate corte sei belle code di agnello, fatele sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, e imbianchitele un momento all’acqua bollente, ponetele in una picciola marmitta, con dodici mazzetti di cavoli Bolognesi, imbianchiti, e legati propriamente, un pezzo di ventresca tagliata in fette sottili tenenti alla cotena, un pezzo di prosciutto, qualche fetta di manzo ben battuta, una cipolla con tre garofani, sale, pepe sano, brodo. Fate bollire dolcemente finché le code, ed i cavoli saranno cotti. Allora prendete una cazzarola della grandezza dell’Antrè che volete fare, copritela tutta al di dentro di fette di lardo. Vedete la Certrosa di lingua di manzo nel Tom. I. pag. 104. Guarnite il fondo di carote, torzuti, rape, il tutto intagliate II.086 propriamente, e cipollette, cotto ogni cosa con buon brodo, e un pezzetto di prosciutto; all’intorno poneteci le code con le punte all’ingiù e colla parte più bella sopra il lardo, e che non sopravanzino all’altezza della cazzarola, tramezzatele di teste di selleri, e piedi di lattuga cotte egualmente, nel mezzo metteteci i cavoli ben spremuti, ed asciugati. Quando la cazzarola sarà piena, premeteci sopra un panno polito a molti doppi, acciò n’esca tutta l’umidità. Finitela, e servitela come trovarete descritto alla Certrosa di Lingua di Manzo.

Code di Agnello in Hoscepot.

Antrè = Prendete sei code di agnello, dopo di averle fatte sgorgare come le precedenti, imbianchitele all’acqua bollente, ponetele entro una picciola marmitta con brodo, e poco sale, dopo un’ora, e più di cottura, aggiungeteci mezza libbra di ventresca imbianchita, e tagliata in fette tenenti alla cotena, cipollette, carote, rape, panè, un mazzetto di teste di selleri, il tutto imbianchito, e intagliato propriamente, fate finire di cuocere. Quando il tutto sarà cotto, passate il brodo al setaccio, digrassatelo, mettetelo in una cazzarola, fatelo consumare al punto di una glassa; aggiustate le code sopra il piatto che dovete servire, accomodateci tutte l’erbe propriamente all’intorno, e glassate con un mazzetto di penne pulite tutto il di sopra colla glassa; ponete un poco di culì nella cazzarola, con due cucchiai di brodo buono, o consomè; fate scaldare, e distaccare la glassa che è restata attaccata nella cazzarola, passate al setaccio, II.028 aggiungeteci un poco di pepe schiacciato, abbiate attenzione al sale, e servite nel fondo del piatto senza versare ove è la glassa.

Code di Agnello in diverse maniere.

Orduvre = Quando le code di agnello saranno cotte alla bresa le potete servire con diverse Salse; si possono anche servire alla Senteminult, ovvero dopo che sono ben asciugate le potete indorare con uovo sbattuto, panare di mollica di pane, e friggerle nello strutto; come anche fargli prender colore sulla gratella, mescolando allora un poco di grasso della Bresa nell’uovo, e servirle senza Salsa, ma con una Remolada in una salsiera. Potete ancora dopo che sono cotte alla bresa servirle con qualunque ragù, secondo la stagione, tanto glassate, che naturali. Le code di agnello, di castrato, di capretto, di abbacchio, si preparano nella stessa guisa. All’Articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV. parlerò ancora qualche poco delle Code.

Granelli di Agnello Fritti.

Orduvre = Prendete quella quantità di granelli, che avete di bisogno, tagliateli nel mezzo per lungo, levategli la prima, e seconda pelle premendo col dito, poscia tagliateli in più pezzi, secondo la loro grossezza, avvolgeteli in un panno pulito con un poco di sale. Quando sarà il momento di servire, abbiate una padella al fuoco con strutto vergine, bagnate i granelli con un poco d’acqua e uovo sbattuto mescolato insieme, infarinateli, spazzateli bene dalla farina, e poneteli nella padella; avendo attenzione che lo strutto sia ben caldo, ed il II.029 fuoco allegro. Allorché saranno quasi cotti, gettate nella padella un pugno di foglie di salvia, e di petrosemolo, subito che quest’erbe saranno divenute croccanti, levate i granelli dalla padella, poneteli sopra un panno pulito, e serviteli subito, che siano di un bel color d’oro. V’ha chi frigge la salvia dappoi, ma questo poco importa.

Granelli di Agnello al Residente.

Orduvre = Abbiate quattro belli granelli alquanto grossi, e tutti eguali, tagliateli nel mezzo, levategli la pelle, avvolgeteli in un panno con un poco di sale. Fate otto cassettine di mollica di pane ovali d’una grandezza poco più picciola che la metà dei granelli, friggetele nello strutto d’un bel color d’oro. Quando saranno fredde, guarnitegli tutto il di dentro con farsa di Gratino cotta, che trovarete al Tom. IV. Cap. I. mettetele sopra un piatto a un forno molto temperato; allorché sarete nel momento di servire, friggete i mezzi granelli come i precedenti, senza salvia, e di un bel colore, scolateli bene dal grasso, prendete il piatto delle cassettine, ponete dentro ogni cassettina mezzo granello colla parte curva al di sopra, fategli un taglio nel mezzo per lungo alquanto profondo, e poneteci ritta una o due belle creste di pollastro cotte in un bianco, spremeteci un poco di sugo di limone, e servite ciascheduna cassettina con una Salsa alla Spagnuola, o Culì. Vedete la Salsa pag. 62. Tom. I.

II.030
Granelli di Agnello in Anitrelle.

Orduvre = Prendete sei, o otto Granelli eguali, levategli la pelle senza offendere la carne, e involtateli con un poco di sale in un panno pulito. Fate altrettante cassettine di mollica di pane della grandezza dei granelli, friggetele come le precedenti. Quando saranno fredde guarnite il di dentro di farsa di Gratino. Nel momento di servire bagnate i granelli con un poco d’acqua, e uovo sbattuto, infarinateli, e friggeteli di un bel color d’oro, senza salvia, subito fritti scolateli dal grasso, poneteli entro le cassettine di pane, che la metà del granello resti al di fuori, infilategli in una delle estremità, cioè la più grossa un becco fatto di zampetto di pollastro, come si pratica nelle coscie di pollastro in Anitrelle, nelle parti laterali fategli un taglio alquanto profondo, in ciascheduno de’ quali incastrerete una cresta di pollastro cotta prima in un bianco, e la coda glie la formarete con una fetta di carota cotta, e intagliata a guisa di ventaglio, infilata nell’altra estremità, mediante un taglio colla punta del coltello. Tuttociò devesi fare colla maggior prontezza possibile, avendo di già pronto quanto bisogna, e servite ogni cassettina con sugo di limone, e una Salsa all’Italiana rossa, o Culì, ma poca. La Salsa Tom. I. pag. 65.

Granelli di Agnello in Gamberi

Orduvre = Quando i granelli di agnello saranno fritti intieri, e accomodati nelle cassettine come i precedenti. Prendete altrettanti gamberi grossi come i granelli, fateli cuocere con poc’acqua e sale, levategli la conchiglia diz II.031 sopra, e copriteci con essa i granelli, infilategli nei lati le medesime zampe dei gamberi, mondate le code, e mettetele nell’estremità del granello; il tutto disposto in guisa che rassembri un gambero, e colla maggior prontezza. Servite le cassettine con una Salsa al culì di gamberi, che vada un poco a coprire il fondo del piatto.

Granelli di Agnello in Atelette.

Orduvre = Tagliate de’ granelli in dadini non tanto piccoli, Imbianchiteli un momento all’acqua bollente, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sbruffateci quindi un pizzico di farina, bagnate con un poco di brodo bianco, ed un pochino di vino bianco consumato per metà, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, fate cuocere un poco, e consumare la salsa, che sia ben ristretta, versate sopra un piatto. Quando sono freddi mescolateci un rosso d’uovo crudo, infilate a spedini di argento, o di legno con più salsa intorno che sia possibile, panateli di mollica di pane grattata fina, e nel momento di servire fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella. Serviteli con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa chiara con tre scalogne trite, ovvero un buon sugo di manzo.

Granelli di Agnello alla crema.

Orduvre = Questi si tagliono in fettine, s’imbianchiscono, si passano, e si cuociono come i precedenti, con la sola diversità che si bagnano con fiore di latte ed un poco di brodo II.032 buono bianco: Osservate che la salsa sia ristretta. Quando sono freddi metteteci due rossi d’ova crudi, mescolate bene, riempitene delle cassettine di carta fritte, panate sopra di mollica di pane grattata fina, aspergete con butirro squagliato, fate cuocere al forno di un bel colore, e servite con sopra un’idea di sugo chiaro, con agro di limone.

Granelli di Agnello alla Puletta.

Orduvre = Dopo che averete levato la pelle ai granelli, tagliateli intieri per traverso in tante rotelle alquanto grosse, imbianchiteli come sopra, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un pugno di prugnoli freschi ben pulliti, e conditeli, finateli, e serviteli, esattamente come i Tenerumi di mongana alla Pulette Olandese, levando il prosciutto e mazzetto. Vedetela nel Tom. I. pag. 187. con crostini di pane fritti intorno.

Granelli di Agnello in diverse maniere

Antrè = I granelli, quando sono di buona qualità, e levati dalla pelle, li potete servire esattamente come le animelle di capretto. Tagliati a rotelle, a spicchi, per metà, e se sono piccioli interi. Vedete questo Articolo dalla pag. 96 fino a 101.
Non si può negare che si fanno molte vivande di granelli di agnello, ma quasi tutte hanno i medesimi principi; avendo osservato che i granelli cotti in bresa, passati alla cazzarola, cotti con culì, o in altra guisa, non sono così saporiti come quando sono stati prima fritti, mentre la frittura gli digerisce, e gli disecca II.033 il flemma vischioso, e mucillagine che contengono. La miglior maniera dopo la frittura, e quella d’ imbianchirli un momento all’acqua bollente, e poi farli cuocere in un culì ristretto con qualche fetta di prosciutto, ovvero in un culì di prosciutto; ma a fuoco allegro, e nel momento di servire; questo culì non è buono per servire di Salsa.

Animelle di Agnello.

Queste si apprestano come quelle di Capretto, e di Abbacchio, onde ne parlerò all’Articolo del Capretto.

Cotelette di Agnello.

Antrè = Le cotelette di agnello si possano apprestare in tutte quelle maniere, come le cotelette di castrato, e di capretto; cioè panate, e cotte sulla gratella, con sotto una Salsachiara alla scalogna, o in Papigliotta, o al Naturale ec., o come si vuole. Vedete l’Articolo del Castrato, del Capretto, ed anche quello delle Cotelette di vitella mongana, potendosi in qualche parte preparare come le medesime.


Del Capretto.
Osservazioni del Capretto.

Il capretto è un picciolo animale figlio della Capra e del Becco, sommamente delicato, stimato, e servito sulle migliori mense. La sua carne è leggiera, nutrisce molto, produce un buon nutrimento, e si digerisce con facilità, ma a misura che il capretto cresce in età diviene dura, secca e di un odore disgustoso, ingrata al gusto, e difficile a degerirsi.
II.034 La carne del capretto è temperata in tutte le sue parti, conviene in tutti i tempi, ma più l’Inverno e Primavera, che in altra stagione. L’uso di questo alimento viene stimato salubre per le persone sedentarie, o che faticano poco.
Devesi scegliere il capretto giovane di circa un mese, ancor lattante, che non abbia mangiato erba, e che abbia la carne bianca, tenera, grassa, delicata, e grata al gusto. Più Il capretto è giovane, e più abbonda di sugo oleoso e balsamico, che lo rende nutritivo, e proprio a produrre degli ottimi effetti.
In Roma ci vengono recati i capretti da diverse parti, ma quelli provenienti da Civitavecchia vengono riputati i migliori; e di fatti questi capretti sono grossi, grassi, e di un sapore eccellente. Quando i capretti si vogliono rendere più esquisiti, e delicati si fa loro poppare due capre.
La stagione de’ capretti principia da Novembre, e dura quasi a tutto Giugno; ma il tempo in cui sono migliori è dalla fine di Decembre a tutto Marzo. Il capretto, come tutte le altre carni lattanti, in qualunque maniera si prepari nella cucina, si deve mangiare sempre ben cotto. Il maschio è molto migliore della femmina.
Nella Puglia sonovi de’ capretti di un sapore molto aggradevole, grassi, grossi, ben nutriti, e di carne bianchissima. Nella Toscana, Stato Romano, Lombardia, ed altri paesi d’Italia non si manca neppure di ottimi ed eccellenti capretti.
II.035 Quando questo animale giunge ad una certa età diviene Becco, ed allora la sua carne e d’un sapore assai forte e disgustevole, sopra tutto quando l’animale ritrovasi in calore.



Teste di Capretto alla Pulette.

Antrè = Immergete due Teste di capretto nell’acqua bollente per nettarle dal pelo, ovvero nell’acqua tiepida movendole sopra il fuoco finché verrà via il pelo; tagliategli le ossa delle mascelle fino agli occhi, fatele sgorgare un poco nell’acqua, imbianchitele all’acqua bollente, e fatele poscia cuocere con brodo, qualche fetta di limone senza scorza, un mazzetto di petrosemolo con uno spicchio d’aglio, una cipolletta, due garofani, timo, alloro, basilico, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, due fette di lardo, un pezzo di prosciutto, sale; copritele con un foglio di carta., fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, scolatele, ponetele sul piatto, o in una cazzarola d’argento, scopritegli il cervello, e servitele con sopra una Salsa alla Pulette, fatta in questa maniera. Prendete dei Prugnoli lavati, e mondati, passateli in una picciola cazzarola con un pezzetto di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con una cipolletta, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo, bagnate con Italiana bianca, oppure metteteci un poco di farina, e bagnate, fate bollire dolcemente. Allorché i prugnoli saranno cotti, e la Salsa consumata al suo punto, digrassate, legate con una liason di tre rossi d’uova II.036 stemperata con un poco di brodo freddo, sugo di limone, e servite sulle teste.



Teste di Capretto al Sultano.

Antré = Tagliate in dadini dei prugnoli, e tre o quattro animelle di capretto imbianchite, mettetele in una cazzarola, con un pezzo di butirro, un mazzetto di petrosemolo con uno spicchio d’aglio, una cipolletta, e un pezzo di carota, passate il tutto sopra il fuoco, aggiungeteci un pochetto di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo, bagnate con culì, e due cucchiai di consomè, o altro brodo bianco, lasciate bollire, e consumare a poca Salsa, aggiungeteci nel fine dei fegatini di pollo, imbianchiti, e tagliati egualmente in dadini. Abbiate due teste di capretto quasi cotte come le precedenti, levategli le lingue che tagliarete in dadini per metterle nel ragù, levate li cervelli, ed in luogo vi porrete il ragù suddetto, con un poco di sugo di limone, e li cervelli sopra al ragù tagliati in fette, ungetegli tutto il di sopra col resto della Salsa nella quale avrete mescolato un rosso d’uovo crudo, panate di mollica di pane grattata, aspergete sopra leggermente con butirro squagliato, fate prendere colore al forno, e servite con sotto una Salsa al Sultano, che trovarete alla pag. 87. Tom. I.



Teste di Capretto alla Plusce Verte.

Antré = Abbiate due teste di Capretto nettate, ed imbianchite come quelle alla Pulette. Ponetele a cuocere con qualche fetta di lardo, un pezzo di prosciutto, poco brodo, due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino bianco II.037 consumato per metà, un mazzetto di petrosemolo con una cipolletta, uno spicchio d’aglio, due garofani, e un poco di basilico, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta. Quando saranno cotte, passate il fondo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una Salsa, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, una buona quantità di petrosemolo trito fino imbianchito all’acqua bollente, e ben spremuto, fate stringere sopra il fuoco, e servite con sugo di limone sulle teste di capretto, il cervello scoperto.



Teste di Capretto alla Mordienne.

Antré = Aggiustate due teste di Capretto, come alla Pulette, fatele sgorgare nell’acqua tiepida, e imbianchire all’acqua bollente; ponetele in una picciola marmitta, con fette di lardo, tre fette di limone senza scorsa, un pezzo di prosciutto, brodo, sale, pepe sano. Fate cuocere lentamente, e servitele col cervello scoperto, e ben scolate, con una Salsa fatta in questa maniera. Mettete in una cazzarola due cucchiai d’olio, una fetta di prosciutto, dei prugnoli triti, un mazzetto di petrosemolo, con una cipolletta, due spicchi d’aglio, basilico, due garofani, un pezzo di carota, passate sul fuoco; aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare di nuovo, poscia un buon pizzico di farina, bagnate metà consomè, o altro brodo bianco, e metà sugo, che il colore divenga biondo, fate bollire dolcemente, e ridurre al punto d’una Salsa, levate il mazzetto, il prosciutto, digrassate, e servite sopra le teste con sugo di limone.



II.038
Teste di Capretto alla Flamande.

Antré = Quando a due belle teste di Capretto saranno tolte le mascelle, sgorgate, imbianchite, e cotte in una Bresa bianca, le servirete con una salsa fatta con due, o tre rossi d’uova crudi, sugo d’agresto, o sugo di limone, petrosemolo trito imbianchito, un pezzo di butirro, un poco di Culì, fate stringere sul fuoco, avendo attenzione che l’uova non si lacerino, e servitela sopra le Teste il cervello scoperto.



Teste di Capretto all’Italiana.

Orduvre= Allorché le mezze testicciuole di capretto saranno fritte come è descritto qui sotto le potete servire con sopra una buona Salsa Agro-dolce, che trovarete nel Tom. I. pag. 77. oppure infarinarle, indorarle, e panarle, e farle cuocere sopra una tortiera con butirro squagliato. Quando saranno di un bel color d’oro d’ambe le parti, servitele con sotto una Salsa di spinaci, o d’altr’Erba ben condita.



Teste di Capretto fritte.

Orduvre = Quando le teste di Capretto saranno ben pulite, e cotte nell’acqua, lasciatele un poco raffreddare, poscia spuntategli le orecchie, spaccatele per mezzo, e dissossatele senza romperle, levategli il nero degli occhi, appropriate la metà del cervello sopra ad ogni mezza testa, e lasciatele raffreddare. Poco prima di servire infarinatele, indoratele con uovo sbattuto, friggetele nello strutto di un bel color d’oro, e mangiatele con sugo di limone, sale, pepe schiacciato, e petrosemolo fritto.



II.039
Teste di Capretto in diverse maniere.

Antré = Aggiustate, e imbianchite due teste di Capretto, fatele cuocere con brodo, due fette di limone senza scorza, fette di lardo, un pezzo di prosciutto, un mazzetto di petrosemolo con uno spicchio d’aglio, cipolletta, timo, basilico, persa, sale, pepe sano. Quando saranno cotte scolatele dalla bresa, mettetele sul piatto, scopritegli il cervello, e servitele con quella Salsa, o ragù che più sarà di vostro genio, come per esempio una salsa alla Spagnuola, all’Italiana rossa, alla Liason, alla Rena, ai Tartufi, alla Nompareglie, ovvero al ragù di Piselli, alla Massedoene, alle Cipollette, alli Prugnoli, all’agresto ec. Per farle in quest’ultima maniera mettete due cucchiai di sugo di agresto chiarificato in una cazzarola, un poco di brodo bianco, un buon pezzo di butirro maneggiato nella farina, petrosemolo trito imbianchito, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra le Teste.



Animelle di Capretto Fritte.

Orduvre = Le animelle di capretto, di abbacchio, e di agnello si apprestano tutte nello stesso modo, non solo fritte, ma eziandio in qualunque altra maniera. Per friggerle dunque imbianchitele all’acqua bollente, spiluccatele da tutto ciò che hanno intorno, infarinatele, e friggetele come i Granelli, di un bel color dorato, e servitele subito. Alcuni l’indorano, ed altri le panano, ma la migliore maniera è d’infarinarle solamente. Potete anche friggerle crude, cioè dopo che le avete pulite, II.040 marinatele con sale, pepe schiacciato, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, un poco di brodo, altrettanto aceto bianco. Poscia asciugatele, infarinatele, fatele friggere di bel colore, e servitele ben calde, con petrosemolo fritto intorno. Se non le volete marinare poco importa.



Animelle di Capretto alla Singarà.

Orduvre = Prendete otto belle animelle di capretto, che siano di cuore, imbianchitele all’acqua bollente, e fatele cuocere come quelle di mongana alla Singarà, che potete vedere al Tom. I pag. 177. e servitele con sotto altrettanti crostini di mollica di pane fritti nel butirro, o nello strutto di bel colore.



Animelle di Capretto in Cassettine.

Orduvre = Quando le Animelle di cuore di Capretto saranno cotte alla Singarà, abbiate altrettante cassettine di mollica di pane fritte, della grandezza delle animelle, guarnitele dentro tutte all’intorno di farsa di Gratino cotta, tenetele un poco a un forno assai temperato, e nel momento di servire ponete ogni animella nella sua cassettina senza il prosciutto, glassatele, e servitele con una Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65. o Culì, e sugo di limone. La farsa al Gratino la trovarete nel Tom. IV. Cap. I.



Animelle di Capretto in Atelette.

Orduvre = Prendete delle animelle di capretto, o di abbacchio, la quantità che vi bisogna, imbianchitele all’acqua bollente, nettatele, tagliatele in dadini non tanto piccioli, passatele sul fuoco in una cazzarola, con un pezzo di II.41 butirro, sale, e pepe schiacciato, quando sarà consumato il loro sugo, aggiungeteci un poco d’Italiana bianca, o in vece un poco di farina, e bagnate con brodo bianco. Fate cuocere un quarto d’ora dolcemente, che siavi poca salsa; poscia versatele in un piatto, giuste di sale. Quando sono quasi fredde infilate i dadini a spiedini d’argento, o di legno ben coperti della loro salsa. Abbiate in un altro piatto un poco di butirro squagliato, mescolatelo con un rosso d’uovo, intingeteci per tutto li spiedini, e panateli di mollica di pane grattato fino. Poco prima di servire fategli prendere un bel colore d’oro sulla gratella a fuoco lento; serviteli con sugo di limone, e sotto una Salsa chiara di vostro genio. Si possono anche servire con sotto una Salsa d’erba, o legata. Le animelle di Mongana, e di Agnello si possono apprestare nella stessa guisa, ma queste vogliono più cottura. Alcuni tramezzano i dadini d’animelle, con fettine di prosciutto, fegatini di pollo imbianchiti, culi di carciofi cotti, crostini ec. ma le vere atelette devono essere tutte di animelle, o di mongana, o di capretto, o di abbacchio.



Animelle di Capretto al Gratino.

Orduvre = Abbiate otto cassettine di carta rotonde, fritte leggermente nello strutto di un color d’oro; guarnitele al di dentro di una farsa di Gratino cotta, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Prendete altrettante animelle di cuore di capretto, imbianchite, e passate un momento in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, sale, e pepe schiacciato; ponete ciascuna animella nella sua II.42 cassettina, copritela con una fetta di lardo imbianchita in un poco di brodo, grande quanto la circonferenza della cassettina, mettetele sopra una tortiera per un quarto d’ora ad un forno temperato; poscia levategli il lardo, scolate il grasso, e servitele con sugo di limone, e una Salsa all’Italiana rossa, che trovarete alla pag. 65. Tom. I.



Animelle di Capretto alli Piselli fini.

Orduvre = Passate sul fuoco in una cazzarola le animelle di capretto imbianchite all’acqua bollente, la quantità che avete di bisogno, come quelle di mongana all’Olandese. Vedete Tom. I. pag. 187., aggiungeteci soltanto dei piselli fini, e finitele nello stesso modo, ma senza petrosemolo trito. Se volete farle al Rosso, bagnatele col culì, ovvero metteteci un poco di farina, e bagnatele col sugo, e un poco di brodo bianco.



Animelle di Capretto alla Massedoene.

Orduvre = Quando le animelle di capretto saranno cotte come all’Inglese; prima di legarle colla liason, aggiungeteci qualche carciofoletto ben mondato, e tagliato in quarti, o culo di carciofo tagliato egualmente, qualche fagioletto verde, qualche fava mondata dalla seconda buccia, qualche punta di sparago, il tutto imbianchito all’acqua bollente, e cotto con un poco di brodo bianco di sostanza. Fategli prendere un poco di sapore colle animelle, legatele colla liason e servitele con sugo di limone. Potete anche servire le animelle di capretto glassate al naturale, o piccate e glassate sopra un ragù alla Massedoene, che trovarete all’Articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I.



II.043
Animelle di Capretto alla Duchessa.

Orduvre = Queste si preparano come quelle di mongana. Vedete Tom. I. pag. 176., e si servono con sotto una Salsa d’erbe, o un Culì colorito, o una Salsa chiara. Trovarete queste Salse nel Tom. I. Cap. I



Animelle di Capretto alla Printaniere.

Orduvre = Imbianchite, e pulite le animelle di cuore di capretto, passatele in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con un garofano, aggiungeteci un poco di farina, bagnatele con brodo bianco, o consomè, sale, e pepe schiacciato. Fatele cuocere un quarto d’ora, digrassatele, ponetele in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio, e legatele con una liason fatta in questa maniera. Prendete un buon pugno d’erba di fromento tenera, verde, e fresca, fatela imbianchire un mezzo quarto d’ora all’acqua bollente, passatela alla fresca, spremetela, pestatela nel mortaio, e passatene al setaccio quella quantità che vi bisogna per legare sul fuoco la Salsa delle Animelle senza bollire.



Animelle di Capretto alla Pulette.

Orduvre = Queste si apprestano nella stessa guisa, che i tenerumi di Mongana all’Olandese, colla sola differenza, che richiedono molto meno cottura. Vedete Tom. I. Pag.187.



Animelle di Capretto in diverse maniere.

Orduvre = Le Animelle di cuore di Capretto si possono servire piccate e glassate, con sotto qualunque Salsa d’erba, o altra; tramezzate con mazzetti di verdura; al Naturale, cioè glassate II.044 solamente, alla Senteminult, alla Giardiniera, alla Plusce verte ec. Mescolate con quelle di gola; o sole quelle di abbacchio si possono preparare all’Inglese, in ragù, in Fricassè, alla Pulette ec. All’articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I. averò occasione di parlare di nuovo delle animelle, sì di capretto, che di abbacchio.



Issue di Capretto in diverse maniere.

Antrè = Il termine d’Issue ci viene dal Francese. Questo comprende la testa, il fegato, il cuore, il polmone, ed i piedi del capretto. Per togliere il restante dei peli a piedi, passateli sopra un fornello ben acceso, e alla testa levategli le mascelle, ed il muso; fate sgorgare ogni cosa nell’acqua tiepida, imbianchite all’acqua bollente, e poscia fate cuocere con brodo, o acqua, qualche fetta di lardo sotto, e sopra, sale, pepe sano, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, una carota, un pezzo di ventresca tagliata in fette tenenti alla cotena. Quando sarà il tutto cotto, ponete nel mezzo del piatto la testa col cervello scoperto, la lingua spaccata in mezzo; ed i piedi, fegato, polmone, tagliati in pezzi all’intorno, tramezzate colle fette di ventresca, e servite con sopra una Salsa alli Piselli, alla Spagnuola, alla Poevrada, o alla Liason ec.
Potete anche servire l’Issue al naturale, senza metterci sopra alcuna Salsa, ma bensì potete servire in una salsiera una Salsa al Povero uomo, oppure una Salsa fatta con metà aceto bianco, e metà brodo buono, sale, pepe schiacciato, due spicchi d’aglio, tre scalogne, mezza cipolla in fette, qualche fusto di, II.045 petrosemolo; fate stare in infusione circa un’ora, scaldate, passate al setaccio, e servite nella salsiera. L’Issue d’abbacchio si preparano, e si apprestano nella stessa maniera.



Coratella di Capretto alla Burgioese.

Orduvre = Prendete una coratella di capretto, pulitegli bene le budelle lattarine, tagliate in fette fine il fegato, il polmone; ed il resto ini piccioli pezzi, e le budelle della lunghezza di un dito. Abbiate la padella pronta con un poco di strutto, quando è caldo metteteci il polmone, il cuore, poscia le budelle imbianchite all’acqua bollente, e nell’ultimo il fegato, il tutto infarinato, e spazzato bene dalla farina, condite con sale, e pepe schiacciato; bisogna osservare che non sia né troppo cotta, né poco, e servitela con sugo di limone. Diversi infarinano, e indorano il fegato, e le budelle; ma ciò non si pratica da chi ama i buoni bocconi. I pieducci di capretto, quando sono cotti si dissossano, s’infarinano, s’indorano con uovo sbattuto, e si friggono di bel colore. Alcuni li marinano prima con aceto, sale, pepe, alloro, petrosemolo, cipolla in fette, e poi li friggono intinti in una pastella da frittura.



Coratella di Capretto in Fricassè.

Antrè= Fate sgorgare una o due coratelle di capretto nell’acqua tiepida, imbianchitele poscia all’acqua bollente, tagliatele in piccioli pezzi, passatele in una cazzarola sopra un fuoco gagliardo, con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, sale, pepe schiacciato. Sbruffateci un poco di farina, bagnatele con II.046 brodo bianco, un bicchiere di vino bianco consumato per metà, fatele cuocere dolcemente. Quando saranno cotte, levate il mazzetto, il prosciutto, la cipolla, legatele con una liason di due, o tre rossi d’uova, stemperata con un poco di brodo, sugo di limone, e petrosemolo trito. Alcuni vi aggiungono delle passerine; si possono servire ancora intiere.



Coratella in Crocchetti.

Orduvre= Cotta che sarà la coratella come la precedente e ben legata, fatela raffreddare sopra un piatto, indi se è sana tagliatela in fette alquanto lunghe, e se è in pezzi non importa: prendete i pezzi, o le fette, indorateli con uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattato, per due volte. Friggeteli con butirro sopra una tortiera, o nella padella con strutto, e serviteli di bel color con petrosemolo fritto intorno.



Orecchiette di Capretto alla Pulette, ed in Frittura.

Orduvre= Cotte che saranno le orecchiette, o linguette, o musetti di capretto, o agnellino, in una bresa ordinaria, tagliate il tutto in filetti. Abbiate un poco d’Italiana bianca, poneteci i filetti, fate cuocere un poco dolcemente acciò prenda sapore, condite di sale e pepe schiacciato. Legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, e servite con sugo di limone, e crostini di pane fritti intorno. Se non aveste Italiana bianca, potete cuocerle come la coratella. Se volete farne frittura, tagliate le orecchiette in filetti più grossi, e finiteli e serviteli come la coratella qui sopra.



II.047
Spallette di Capretto alla Sen-Clù.

Antrè = Dissossate due belle spallette di capretto lasciandogli soltanto parte del manico tagliato corto, farsitele di un Salpiccone crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitele tutte all’intorno a guisa di una borsa, imbianchitele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, mettetele a cuocere come due fricandò. Quando saranno cotte glassatele nella stessa guisa, e servitele con sotto quella Salsa che più sarà di vostro genio. Potete anche servirle senza piccarle, ma solamente glassate, e con sotto una Salsa d’erba.



Spallette di Capretto alla Delfina.

Antrè = Allorché le spallette di capretto saranno dissossate come le precedenti; tagliate in filetti qualche animella di capretto imbianchita, qualche fegatino di pollo imbianchito, qualche prugnolo fresco, o tartufo fresco secondo la stagione, mescolate il tutto con lardo rapato, butirro, sale, pepe, noce moscata, petrosemolo e scalogna trita, basilico in polvere, uno o due rossi d’uova crudi. Ponete questa composizione nelle spallette di capretto, accartocciatele e legatele all’intorno. Mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo, coprite con un foglio di carta, e fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno glassate come un fricandò col fondo della bresa, II.048 scioglietele, e servitele con sotto una Salsa d’erba, o qualche Guarnizione di verdura, con una Salsa alla Spagnuola, o Culì.



Spallette di Capretto alla Monte-Spà.

Antrè = Dissossate due spallette di capretto, alla riserva del manico che tagliarete corto, stendeteci sopra una farsa di Chenef, e metteteci nel mezzo un ragù cotto, che trovarete si l’uno, che l’altra nel Tom. IV. Cap. I. cucitele tutto all’intorno come quelle alla Sen-clù, imbianchitele in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, e sugo di limone, fatele cuocere in una bresa nello stesso modo. Allorché saranno cotte scolatele bene, asciugatele, mettetele sopra un piatto, copritele con una besciamella nella quale avrete posto due rossi d’uova crudi, panatele di mollica di pane, e parmigiano grattato, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitele con sotto un ragù di Carote novelle, o di Fava, che trovarete ambedue nel Tom. IV. Cap. I.



Cotelette di Capretto alla. Mensicof.

Orduvre = Tagliate, e appropriate delle cotelette di capretto, battetele un poco, mettetele sopra un piatto, conditele con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato, mescolatele bene, panatele di mollica di pane, fatele cuocere sulla gratella di bel colore, e servitele, con sotto un sugo di manzo, con scalogna trita, e sugo di limone.



Cotelette di Capretto alla Provenzale.

Orduvre = Tagliate le cotelette di capretto come le precedenti, marinatele con olio, sale, pepe schiacciato, basilico in polvere, prugnoli, II.049 petrosemolo, scalogna, cipolletta novella, il tutto trito; avvolgetele bene coll’erbe, e panatele di mollica di pane. Fatele cuocere alla gratella di un bel color d’oro, che la mollica, e l’erbe non brucino, perché prenderebbero un cattivo sapore, e servitele con questa Salsa. Fate consumare un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco per metà, aggiungeteci brodo bianco, o consomè, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, scalogna, petrosemolo, cipolletta novella, il tutto trito, sale, pepe schiacciato; fate bollire, e ridurre appunto di una Salsa, e servitela sotto le cotelette, con qualche zesta e il sugo di un arancio.



Cotelette di Capretto in Bigarure.

Orduvre = Quando le cotelette di capretto saranno tagliate propriamente, mettetene la metà sopra un piatto, e marinatele con sale, pepe schiacciato, lardo, o butirro squagliato, tartufi, o prugnoli, scalogna, o cipolletta novella, petrosemolo, il tutto trito fino, una punta d’aglio, panatele di mollica di pane grattato. L’altra metà marinatele con solo lardo, o butirro squagliato, sale, e pepe schiacciato. Fate cuocere le une, e le altre sulla gratella d’un bel color d’oro, avendo attenzione che non brucino l’erbe fine, e servitele, tramezzate una panata, e una senza pane, con sotto una Salsa alla rocambole, e sugo di limone, o con una Salsa al sugo chiaro.



Cotelette di Capretto in Surprise.

Orduvre= Fate cuocere sopra una tortiera delle cotelette di capretto bene appropriate, II.050 con un pezzo di butirro, tartufi, prugnoli freschi, o secchi, secondo la stagione, cipolletta, scalogne, petrosemolo, il tutto trito separatamente, una punta d’aglio, sale pepe schiacciato, noce moscata. Quando saranno cotte d’ambe le parti, fatele raffreddare. Abbiate nel riso cotto come il timballo. Vedetelo nel Tom. III. Cap. IV., ma senza aggiungerci i secondi rossi d’uova., e bianchi. Avvolgete con questo riso ogni cotoletta involta bene con l’erbe fine; indorate con uovo sbattuto, dategli una bella forma, con l’ossetto al di fuori, come un pero alquanto depresso, indoratele con uovo sbattuto, panatele di mollica di pane grattata fina. Fatele friggere nello strutto di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno.



Cotelette di Capretto in Chenelle.

Orduvre= Queste si apprestano nello stesso modo, con la sola differenza che in luogo di avvolgerle con riso, si avvolgono di una buona farsa di Chenef, o altra farsa di vostro genio. Si dorano, si panano, si friggono e si servono come le altre.



Petti di Capretto alla Melfi.

Orduvre = Prendete due belli petti di capretto, appropriateli, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, imbianchiteli all’acqua bollente, e fateli cuocere coll’allesso, o in una bresa leggiera. Quando saranno cotti levategli tutte le ossa delle coste, poneteli sopra un piatto, conditeli con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato, ovvero un poco di grasso della loro bresa, Allorché principieranno a raffreddarsi, mescolate un rosso d’uovo nel butirro, II.051 ungeteci per tutto i petti, panateli di mollica di pane grattato, fategli prendere un bel color sulla gratella ad un fuoco moderato, e serviteli con sotto una Salsa alla Sivette, e sopra sugo di limone. Il collo di Capretto lo potete preparare nello stesso modo, e servirlo tramezzo i due petti. Trovarete la Salsa nel Tom. I. pag. 84.



Petti di Capretto in Fricassè.

Antré = Se non avete petti di capretto sufficienti per la Fricassè, potete in tal caso servirvi di un quarto d’avanti. Prendete dunque un bel quarto, levategli la spalla, dividetelo in mezzo per lungo, tagliate il tutto in pezzi non molto grossi, metteteli nell’acqua vicino al fuoco, fateli sgorgare, cambiategli l’acqua più volte, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, passateli alla fresca, rifilateli propriamente, poneteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una testa di sellero, una cipolla con due garofani, sale; passate sopra il fuoco, sbruffateci farina a sufficienza per legare la salsa, bagnate con brodo generale, o acqua bollente, fate cuocere dolcemente. Quando il capretto sarà cotto, e la salsa consumata al suo punto, digrassate, ponete i pezzi di capretto in un’altra cazzarola, passateci dentro la salsa col setaccio giusta di sale, e nel momento di servire legate con una liason di tre o quattro rossi d’uova, stemperata con un poco di brodo freddo, sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito, all’acqua bollente, e ben spremuto. II.052 Si avverte qui per sempre, che qualunque vivanda, che si stringe colla liason deve essere bollente nell’atto che si brodetta, ad avere attenzione, che più non bolla, altrimenti si straccia. Il sugo di limone non si pone nell’uova, ma si spreme nel momento che si stringe la salsa. Il limone deve essere mondato dalla sua scorza, acciò spremendolo, lo spirito non si mescoli coll’agro, ciò che dà un cattivo sapore alle vivande; se volete mescolarvi tartufi, o prugnoli; i primi si mondano, s’imbianchiscono all’acqua bollente, si tagliano in fette, e si mettano nella Fricassè dopo cotta, e passata al setaccio; i secondi si passano sul fuoco uniti al capretto, come si pratica coi piselli fini. Al Capitolo della Polleria Tom. III Cap. I., mi estenderò maggiormente sulle Fricassè.



Petti di Capretto in diverse maniere.

Antré = Quando i petti di capretto sono carnuti, bianchi, e grassi, si possono preparare esattamente come quelli di mongana; cioè piccati e glassati, o glassati solamente, alla Senteminult, Panati alla gratella, all’Olandese, Guarniti di mazzetti d’erbe, alle Radiche diverse, alle Cipollette ec. I Tenerumi di petto di capretto allorché sono cotti in una bresa, come quelli di mongana, ci si guarniscono Certrose, Surtù, Timballi ec. Si servono inoltre alla Massedoene, alla Printaniere, alla Pulette alli Tartufi; alli Prugnoli ec.



II.053
Piedi di Capretto.

Orduvre = Questi si preparano, e si servano come quelli di agnello, onde sarebbe una ripetizione il volerne parlare.



Carrè di Capretto alla Perigord.

Antrè = Prendete quattro bei carrè di capretto, appropriateli come quelli di mongana, o di castrato. Abbiate dei tartufi imbianchiti, tagliati in grossi lardelli, conditeli di basilico in polvere, sale, e spezie fine; lardateci i filetti dei carrè, legateli uno contro l’altro col filetto al di fuori, coprite ogni filetto di una fetta di vitella sottile, e una di lardo, involtateli in un pezzo di pannolino, legateli, metteteli in una cazzarola con un poco di consomè, o altro brodo buono, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, uno spicchio d’aglio, sale; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti scioglieteli, levate la vitella e il lardo, e serviteli con sopra una Salsa all’Italiana rossa, e sugo di limone. Trovarete la Salsa alla pag. 65. Tom. I.
I Carrè di capretto si possono piccare come i fricandò, o glassarli senza piccarli, e servirli con sotto qualunque Salsa, o Guarnizione. Si possono anche apprestare in tutte quelle maniere, che i carrè di mongana, o di castrato.



Rot de Bif di Capretto all’Inglese.

Grosso Antrè = Prendete un Rot de bif, cioè i due cosciotti fino ai rognoni, rompetegli le ossa delle coscie dandogli una botta nel mezzo II.054 dalla parte di sotto, incrocicchiatele, e appianatele con uno spiedino, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, e fatelo cuocere arrosto involtato di carta imbutirrata, e poco sale. Quando sarà cotto scartatelo, fategli prendere un bel color d’oro. Se non fosse piccato lo potete ungere con butirro e rosso d’uovo mescolato insieme, panatelo di mollica di pane grattata mescolata con petrosemolo trito, e un’idea di rosmarino, fategli prendere un bel color biondo, e servitelo si nell’una, che nell’altra maniera con sotto una Salsa di vostro genio, basta che sia di un gusto rilevato.



Rot de Bif di Capretto alli Piselli.

Grosso Antrè = Piccate un Rot de bif di capretto come il precedente, fatelo sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, imbianchitelo all’acqua bollente, passatelo alla fresca, mettetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, due fette di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con una rametta di rosmarino, una cipolla con due garofani, tre scalogne, due spicchi d’aglio, una carota, due teste di sellero, poco sale, un bicchiere di vino bianco bollente, brodo bianco, copritelo con un foglio di carta; fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché sarà cotto, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare a fuoco allegro al punto di una glassa, glassateci il di sopra piccato, e servitelo con sotto un ragù di Piselli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.



II.055
Rot de Bif di Capretto al Sultano.

Grosso Antrè = Aggiustate un Rot de bif di capretto come sopra, levategli tutta la pelle al di sopra in guisa che si possa rimettere al suo luogo senza che comparisca, e con attenzione di non romperla. Fate dei tagli sopra la carne di un dito di distanza, e fateci entrare un Salpiccone di tartufi, ventresca, fegatini, cipolla, filetti d’alici, il tutto tagliato in dadini, e condito con sale, pepe, e noce moscata; coprite tutto il di sopra con una Farsa fatta di rossi d’uova duri, scalogna, petrosemolo, cipolletta, il tutto trito, e lardo rapato; rimettete sopra la pelle, cucitela tutta all’intorno; mettetelo in una cazzarola ovata con buon brodo, un mazzetto d’erbe diverse, uno spicchio d’aglio, tre garofani, timo, basilico, alloro, un pochetto di rosmarino, poco sale, pepe sano, qualche fetta di lardo, un bicchiere di vino bianco bollente, o di Sciampagna, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci tutto il di sopra, scucitelo, e servitelo con sotto una Salsa al Sultano e sugo di limone, che trovarete alla pag. 87 Tom. I.



Rot de Bif di Capretto in diverse maniere.

Grosso Antré = Allorché un Rot di Bif di capretto sarà bene appropriato, e cotto arrosto, alla bresa e glassato, lo potete servire con sotto quella Salsa, che più sarà di vostro genio, o d’Erba legata, di Radiche, alle Cipollette, Piccante, alle Carote, Rape; Capperi, II.056 Piselli; Tartufi ec. Il quarto di dietro diviso si può preparare nella stessa maniera che il Rot de Bif. I cosciotti si possono apprestare come quelli di castrato. Il quarto d’avanti è ottimo cotto allesso, e servito con petrosemolo trito imbianchito, sale, pepe schiacciato, e sugo di manzo. Il quarto di dietro è assai buono arrosto; ma devo avvertire che tutta sorte di carne lattante, deve essere cotta al suo punto, e non deve fare sugo, o sangue, perché il capretto contiene molta umidità superflua, la quale si rende indigesta, e pesante sullo stomaco.


Dell’Abbacchio
Osservazioni sull’Abbacchio.

Questo è un picciolo animale che nasce dalla pecora, e dall’ariete, poco in uso sulle mense de’ Grandi, la sua carne è umida, vischiosa, e mucilaginosa. Quando la carne di questo animale mangiasi troppo giovane lubrica il ventre, e quando non è abbastanza cotta si rende indigesta e pesante sullo stomaco; devesi perciò farla cuocere bene, come bisogna pratticare in ogni sorta di carne lattanti, specialmente quando si fanno arrostite, o in qualunque altra guisa che si vogliono mangiare.
Si deve scegliere l’abbacchio, lattante, di corpo corto, ben nutrito, di carne bianca, delicata, e grata al gusto, deve avere almeno un mese, e pesare, in circa quindici, o dieciotto libbre Romane. La sua stagione principia di Novembre, e dura a tutto Giugno.
II.057 Più l’abbacchio cresce in età, e meno contiene delle parti vischiose e mucilaginose, poiché a misura che la fermentazione del suo sangue aumenta, essa attenua e caccia al di fuori le materie lente e grossolane che conteneva, ed allora diviene agnello.
L’abbacchio si prepara nella cucina esattamente come il capretto; osservate dunque questo Articolo, onde evitare le ripetizioni.


II.058

CAPITOLO SECONDO.
Del Maiale, e Porchetto da latte.


Cognizioni del Maiale.

Il maiale è un animale quadrupede, che è stato posto nel numero degli animali a piede forcuto e che non ruminano. Il maiale è del genere del cignale, ed è divenuto domestico fra di noi per mezzo della servitù. Si può riguardare il maiale d’Europa come un cignale degenerato dalla sua specie.
Il maiale non differisce dal cignale nell’esteriore, se non in ciò che ha più picciole difese, e meno taglienti, il grugno più debole, la testa più corta; ha ancora i piedi più piccoli, le punte meno separate, ed il pelo non sempre nero, la sua coda è più lunga e attorcigliata; è coperto come il cignale di setole dure e pieghevoli, di color nero, o bianco, o bruno, e talvolta pezzato.
La scrofa selvatica non partorisce che una volta l’anno, dove che la scrofa domestica ne partorisce due, ed anche tre.
Questo animale tanto sucido per se stesso, altrettanto è necessario nella cucina, sia per condire le vivande, come anche per prepararlo in tante altre maniere diverse. La carne del maiale si mangia fresca, salata, sfumata ec., ed è di un uso grande negli alimenti.
Devesi peraltro osservare che non è stimata egualmente per tutto; Imperocché cangia di II.059 sapore, secondo i differenti climi. Per esempio nella Russia non viene mai servita sulle buone e delicate mense, essendo insipida, e di un sapore poco grato. La carne di questo animale è assai migliore ne’ climi temperati, come l’Italia, la Francia ec. che ne’ paesi freddi del Nord. E’ cosa singolare che nulla si perde di questo animale, e che tutto viene impiegato, sia per alimento, sia per altri usi. La carne peraltro del maiale è umida, vischiosa, mucillaginosa, e di grossolano nutrimento, difficile alla digestione, specialmente se non è ben cotta, mentre il fuoco, e la cottura gli attenua, e gli digerisce in parte l’umidità superflua che contiene.
Si deve sciegliere il Maiale di una carne soda, e rossastra, che non abbia alcun cattivo gusto, e che non senta il riscaldato. Quello, la di cui carne ha delle picciole macchie bianche non è buono. Il maiale di sei, o otto mesi è ottimo per fare arrosto, e salarne la ventresca; quello di un anno, o quindici mesi è migliore per il lardo, presciutti, e panna, ossia assogna. Il Porchetto da latte deve avere circa un mese. Bisogna ucciderlo, e sbollentarlo subito uscito di sotto la madre. Tutto ciò che impiegasi per Cervellate, Salciccie, Budini ec. deve essere fresco, e recente, Imperocché se si lascia qualche poco invecchiare è soggetto a prendere il riscaldato, e le budelle a creparsi. I Prosciutti di primo sale si deve procurare che siano di animale giovane, corti, e carnuti; mentre se sono di animale vecchio, la carne è dura, tigliosa, e difficile a digerirsi.


II.060
Del Porchetto da latte.

Devesi avere attenzione a bene uccidere il porchetto da latte, d’onde dipende la bianchezza della sua carne, il suo buon gusto, e la facilità nel pelarlo. Perciò fate immergete il coltello nella gola del porchetto da latte, e spingetelo bene avanti acciò gli giunga al cuore e muoia subito. Abbiate un gran caldaio sopra il fuoco con acqua; quando è un poco più che tiepida, poneteci dentro il porchetto, tenendolo per i piedi di dietro per moverlo spesso fino a tanto, che stropicciandogli la coda, il pelo venga via facilmente. Levatelo allora dall’acqua, mettetelo sopra una tavola, strofinatelo prontamente colla mano a forza di braccia, onde torgli tutto il pelo. Tolto questo, lavatelo, e sventratelo finché è caldo, levategli tutto ciò che ha nel corpo alla riserva dei rognoni, ed osservate bene di levargli il budello dell’ano, altrimenti avrà un cattivo sapore. Il porchetto da latte si serve, Arrosto, Rifreddo, in galantina, all’aspic ec. come ne parlerò all’Articolo dei Rifreddi Tom. VI. Cap. I.



Porchetto da latte all’Italiana.

Grosso Antrè = Quando il porchetto da latte sarà polito, come è descritto qui sopra, aggiustategli le coscie con uno spiedino, asciugatelo con un panno polito, e riempitegli il ventre di un ragù di maccaroni ben conditi come trovarete descritto all’Articolo delle Terrine, Tom. III. Cap. IV., cucitelo, infilatelo ad uno spiedino, legatelo ad uno grande, fatelo cuocere arrosto, tagliandogli leggermente la pelle vicino il collo, presso le coscie, e le spalle, II.061 onde impedire che si laceri nel cuocersi; quando principia a scaldarsi ungetelo spesso, e per tutto di olio fino, con un mazzetto di penne, finché sia ben cotto, e la pelle croccante; scucitelo, e servitelo con sotto una Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom I. pag. 65. o un poco di Culì. In tal maniera lo potete riempire di tutto ciò che sarà di vostro genio, e servirlo anche senza salsa.



Porchetto da latte in Gattò.

Antré = Tagliate la testa, e i piedi ad un porchetto da latte, dissossatelo, prendete tutta la carne che sta attaccata alla pelle senza romperla, tagliatela in filetti, tagliate ancora in filetti dei tartufi, e tritate un poco di lardo, e prosciutto. Marinate il tutto con un poco d’olio, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolla, e scalogna, trito; aggiustate la pelle in una cazzarola, metteteci dentro la composizione, cucitela come una borsa, copritela tutta al di sotto di fette di lardo, involtatela con una salvietta; fatela cuocere con brodo, mezza bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, un mazzetto d’erbe diverse, e aromatiche, fette di cipolla, e di carota, uno spicchio d’aglio, tre garofani, uno stecco di cannella, una foglia d’alloro, sale. Quando sarà cotto levatelo dalla salvietta, scolatelo bene dal grasso, scucitelo, e servitelo con sopra una Salsa all’Italiana rossa con sugo di limone, o un filetto d’aceto. La Salsa vedete nel Tom. I. pag. 65.



II.062
Porchetto da latte alla Provenzale

Antrè = Tagliate i piedi, e la testa ad un porchetto da latte, e dividete il resto in quattro parti eguali, dissossatele, mettete sopra a ciaschedun pezzo della mollica di pane grattata, mescolata con lardo rapato, tre rossi d’uova crudi, petrosemolo, scalogna, cipolla, prugnoli, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, involtateli, e legateli; metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, due bicchieri di vino bianco bollente, un poco di brodo, un mazzetto d’erbe aromatiche, una cipolla con tre garofani, uno stecco di cannella. Fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, prendete il fondo della salsa, digrassatelo, passatelo al setaccio, aggiungeteci un poco di culì per legarla, fatela consumare al punto di una salsa, e servitela sulle Rulade sciolte, del porchetto da latte, con sugo di limone.



Porchetto da latte Agro-dolce.

Antrè = Levate la testa, e i piedi ad un porchetto da latte ben pulito, e asciugato, tagliatelo in pezzi non tanto piccioli, e fateli cuocere come trovarete descritto qui appresso alle cotelette di cignale Agro-dolce.



Porchetto da latte alla Senteminult.

Orduvre = Quando avete tagliato la testa, ed i piedi ad un porchetto da latte, dividetelo in quattro pezzi eguali, imbianchiteli all’acqua bollente, metteteli in una cazzarola con qualche fetta di lardo, due bicchieri di vino bianco bollente, un poco di brodo, un mazzetto d’erbe aromatiche, due spicchi d’aglio, tre scalogne, II.063 sale, pepe schiacciato, una cipolla con tre garofani, uno stecco di cannella; copriteli con un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti levateli, poneteli sopra un piatto, copriteli di una Senteminult dalla parte della cotena, panateli di mollica di pane grattato, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e serviteli con sotto una Salsa al Porchetto. La Senteminult vedete nel Tom. I. pag.20; ma fatela senza fiore di latte. La Salsa al Porchetto nello stesso Tom. I pag. 70.



Porchetto da latte alla Melfi.

Orduvre = Allorché il porchetto da latte sarà cotto come il precedente, ponete i pezzi sopra un piatto, conditeli, e panateli come i petti di Capretto alla Melfi, pag. 50., fategli prendere un bel colore sulla gratella, o al forno, e serviteli con sugo di limone, e sotto una Salsa alla Scalogna, che trovarete nel Tom. I. pag.91.



Porchetto da latte alla Tartara.

Orduvre = Tagliate la testa, ed i piedi al porchetto da latte, dividetelo in quattro parti, marinatele con olio fino, sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, alloro in pezzi, due spicchi d’aglio tagliati in filetti, fette di limone senza scorza. Fateli cuocere sulla gratella, aspergendoli di tempo in tempo colla sua marinada, e serviteli di un bel colore, e la pelle croccante, con sotto un ragù di cipollette con un filetto d’aceto, e di mostarda. Li potete servire anche con sotto una Salsa Roberta, ovvero con sugo di manzo, quattro scalogne II.064 trite, sale, pepe, e sugo di limone. Il ragù di cipollette lo trovarete nel Tom IV. Cap. I., e la Salsa Roberta Tom. I. pag. 85.



Porchetto da latte in diverse maniere.

Orduvre= Il porchetto da latte ordinariamente si serve arrosto, o rifreddo, poiché in altre maniere di rado viene servito sulle buone mense; nulladimeno si fa ripieno, e cotto al forno, o allo spiedo; tagliato in pezzi e cotto in una bresa leggiera, come è descritto alla Senteminult, si può servire con qualunque Salsa di gusto rilevato, si appresta anche in Polpette involtate nella propria pelle tagliata in pezzi. Per farlo in questa maniera, tagliate, e dissossate il porchetto da latte come quello alla Provenzale; fate una farsa di una parte della sua carne, come trovarete descritta nel Tom IV. Cap. I., all’Articolo delle Polpette di manzo. Ponete questa farsa sulli pezzi del porchetto da latte dopo di averlo tagliato in sette o otto parti eguali, asciugatele, riempitele, e legatele; fatele cuocere in una bresa leggiera con un bicchiere di vino bianco bollente, e servitele con quella Salsa che più vi piacerà.



Hure, ossia Testa di Maiale, in Cignale.

Il nome Francese di Hure significa la testa, ed una parte del collo dell’animale, sia cignale, o maiale, che se ne fa un eccellente Rifreddo. Di questo, e di tutti gli altri, che ordinariamente si fanno non solo col maiale, ma eziandio con qualunque altra sorta di carne, si trovaranno descritti nel Tom. VI. Cap. I.



II.065
Modo di fare lo strutto.

Prendete della buona panna, ossia assogna di maiale fresca, e bianca, spandetela all’aria per qualche ora, poi tagliatela in pezzi riquadrati, levategli la pelle, ed i nervi, e colle mani a forza di bracia maneggiatela sopra una tavola pulita poco per volta, in guisa che se ne formi una pasta. Ponetela poscia in un caldaio sopra il fuoco, movendo spesso con una cucchiaia di legno, fatela spuntare a bollire, ed allorché averà consumato tutta la schiuma, passatela per un pannolino pulito in un vaso di terra senza torcere. Questo si appella il primo. Rimettete gli sfrizzoli nel caldaio sopra il fuoco, continuate a muovere con la cucchiaia, e quando vedete che averanno dato sufficiente strutto, passate come sopra in un altro vaso, ma senza torcere il pannolino. Questo si chiama il secondo. Finalmente rimettete gli sfrizzoli nel caldaio sopra il fuoco, aggiungeteci le pelli, ed i nervi alquanto tritati, fate rosolare di un color d’oro movendo sempre colla cucchiaia, avendo attenzione, che non brucino; quando saranno arrivati al suo punto, passate come sopra, e torcete fortemente il pannolino acciò n’esca tutto lo strutto. Questo si nomina torcitura, ed è più bianco, e consistente di quello che si vende ordinariamente nelle Pizzicarie. Il primo è di un vero colore di latte, e molto sodo. Il secondo poco varia dal primo. Il terzo che chiamasi torcitura è alquanto ceneregnolo, ma ottimo. Queste tre qualità di strutto si conservano per due, o tre anni, ed anche più in vasi di terra verniciati, e tenuti in luogo fresco, ed asciutto.



II.066
Sangue di Maiale.

Il sangue di questo animale è preferibile a quello di vitella, e di agnello, benché possano servire ai medesimi effetti. Col sangue di maiale si fanno diverse buone vivande, e specialmente dei Budini neri che sono eccellenti, come dirà qui appresso. La povera gente che non vogliono nulla perdere nell’uccidere che fanno il maiale, possono servirsi del sangue con poca spesa; facendolo prima cuocere, e poscia tagliarlo in fette; indi soffriggere nella padella delle cipolle tagliate in fette, con un poco di strutto; quando sono cotte aggiungerci il sangue, con sale, pepe, e prima di mangiarlo un filetto d’aceto, o sugo di limone.



Modo di Salare la ventresca, e Guanciale.

II migliore maiale per salarne la ventresca, ed il guanciale deve avere sette, o otto mesi. Per farla tagliate la ventresca in pezzi di quella, grandezza che credete a proposito, e li guanciali lasciateli intieri. Per ogni dieci libbre di carne vi vuole una libbra di sale comune pestato, strofinateci per tutto i pezzi di carne che a mano, a mano aggiustante bene stretti uno contro l’altro, acciò’ non prendino aria, in un vaso di terra, turatelo bene, e mettetelo in un luogo fresco. Dopo sette o otto giorni vi potete servire si della ventresca, che del guanciale facendola cuocere con qualche Purè, con Cavoli, altre Erbe ec., o semplicemente o con acqua, e un mazzetto d’erbe diverse, per poterla poi servire con quella salsa che vi piacerà. La regola è di salarne poco per volta, onde mangiarla più fresca, e di lavarla bene prima di farla cuocere.



II.067
Modo di Salare il Lardo.

Devesi lasciare il meno che sia possibile di carne attaccata al lardo, nell’atto che levasi di sopra il maiale. Per ogni dieci libbre di lardo vi bisogna sedici oncie di sale comune pesto, col quale strofinarete, e salarete per tutto il lardo; poscia mettetelo carne contro carne uno sull’altro, sopra delle tavole in un luogo fresco, o in cantina, con del sale anche tutt’all’intorno. Coprite i lardi con una tavola larga, ed un gran peso sopra. Lasciateli così per lo spazio di circa un mese; dopo di che sospendeteli in aria per farli seccare in un luogo asciutto. Il più sodo e basso, è il migliore per Piccare.



Modo di salare i Prosciutti.

Fate una salimoia secondo la quantità dei prosciutti che volete salare in questa maniera. Mettete in un vaso tutta sorta d’erbe odorose, come timo, persa, erba pepe, basilico, alloro, menta, ginepro, finocchio, coriandoli, anasi, molto sale, salnitro, e un poco di zucchero di Lisbona, metà acqua, e metà feccia di vino bianco; lasciate in infusione le erbe sudette per lo spazio di due giorni; poscia spremetele bene, e colate la salimoia dolcemente in un altro vaso, acciò divenga chiara, metteteci dentro i cosciotti tagliati coll’osso corto, e le spalle, lasciateli in questo stato per quindici giorni, poi tirateli fuori, scolateli, e fateli sfumare alla stufa o al cammino fino a tanto che saranno secchi. Alcuni fanno la salimoia coll’erbe suddette, acqua, sale, salnitro, e zucchero di Lisbona. Per ogni libbra di sale comune II.068 metteteci due oncie di nitro, e tre di zucchero; fatela bollire finché un uovo venga sulla sua superfice. Segno che allora è giunta al suo punto. Allorché sarà fredda colatela leggermente, poneteci dentro i prosciutti, e le spalle, e finiteli come di sopra. Se volete servirvi di detta salimoia per una seconda volta, aggiungeteci un poco più di sale, nitro, e zucchero, fatela ribollire, schiumatela bene, e quando sarà fredda metteteci degli altri prosciutti. Diversi per conservarli li strofinano con metà aceto, e metà feccia di vino, e gli gettano sopra della cenere. Altri li strofinano solo con aceto, o acquavite, o feccia di vino, senza cenere. Altri fanno una pasta composta di aceto, pepe nero pesto, e cenere, colla quale turano le fissure, e crepature dei prosciutti, ed impedire con ciò che non vi si introducano i bruchi; ed altri finalmente non vi fanno niente, solo che li conservano in luogo fresco, ed asciutto. I più inferiori prosciutti che noi abbiamo sono quelli dell’Aquila, e della Marca, e sì gli uni, che gli altri hanno l’osso lungo, e sono aspersi di cenere. Non sarebbe che bene di sfumare i prosciutti con fume di legno di ginepro, e alloro, tre, o quattro volte il giorno, per lo spazio di un’ora, per cinque, o sei giorni. Il tempo più proprio per salare la porcina sono i mesi di Novembre, e Dicembre.



Orecchie di Maiale alla Purè di Piselli.

Antrè = Prendete delle orecchie di maiale, mettetele in un vaso di terra con sale per cinque o sei giorni, qualche foglia di alloro, II.069 timo, basilico, un poco di ginepro, e qualche garofano in polvere; poscia scolatele, lavatele; fatele cuocere nell’acqua con dei piselli secchi; quando saranno cotte, aggiungeteci un poco di Spinaci bene allessati, e spremuti; passate la Purè alla stamina, e servitela colle orecchie; che sia d’un verde pallido. Se volete servirle senza Purè, in tal caso fatele cuocere semplicemente con acqua, e le potete servire con qualunque Salsa, Piccante, Roberta ec.



Orecchie di Maiale alla Senteminult.

Antremé = Dopo che averete salate le orecchie come le precedenti, fatele cuocere in una Senteminult, composta di panna di maiale tagliata in dadini, cipolla in fette, garofani, coriandoli, alloro, basilico, brodo, e vino bianco bollente, il tutto in poca quantità. Quando saranno cotte, e mezze raffreddate, tiratele fuori, tagliatele un poco dalla parte del grosso, e apritele per darli una buona forma, ovvero tagliatele nel mezzo; conditele con un poco di pepe schiacciato, e un poco di grasso della cottura, mescolateci uno, o due rossi d’uova crudi, ungetele bene per tutto, panatele di mollica di pane grattato; fategli prendere un bel colore sulla gratella, e servitele con sotto una Salsa all’aspic, che troverete nel Tom. I. pag. 74. o con un sugo di manzo, e un filetto d’aceto, ovvero senza Salsa.



Orecchie di Maiale in Manù-Droet.

Antremè = Cotte che saranno le orecchie come le precedenti, o semplicemente nell’acqua, tagliatele in filetti. Passate della cipolla tagliata II.070 in filetti, o dadini in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro finché sarà divenuta quasi cotta, sbruffateci un poco di farina, e bagnate metà sugo, e metà brodo bianco. Fatele bollire dolcemente; metteteci dentro le orecchie tagliate in filetti, fatele finire di cuocere, digrassatele, e servitele con un poco di mostarda, pepe schiacciato, e un filetto d’aceto, e crostini di pane fritti intorno.



Orecchie di Maiale al parmigiano

Antremè = Quando le orecchie di maiale saranno cotte nell’acqua, o come alla Senteminult pag. 69., raffreddate, e condite nello stesso modo; panatele di mollica di pane, e parmigiano grattato; aggiustatele sopra delle fette di pane, tagliate della stessa grandezza, e fritte di bel colore; fategli prendere colore al forno, e servitele con sotto una salsa Piccante, o alla Nivernoese, che trovarete alla pag. 66. e 67. Il guanciale di maiale si prepara nella stessa maniera che le orecchie.



Piedi di Maiale alla Senteminult.

Antremè = Fiambate bene i piedi sopra un fuoco ardente, per brucciargli i peli, poscia lavateli, asciugateli, spaccateli in due parti, metteteci tramezzo una fetta di lardo, ed un pezzetto di legno d’ambe le parti per tenerli diritti, legateli, e fateli cuocere in una marmitta bene aggiustati, con un poco di spirito di vino, vino bianco bollente, panna di maiale in pezzi, sale, un mazzetto di petrosemolo, una cipolletta, uno spicchio d’aglio, coriandoli, garofani, alloro, timo, basilico; il tutto a proporzione della quantità dei piedi; II.071 ovvero in una poele vecchia, o bresa. Quando saranno cotti, lasciateli raffreddare nella bresa dopo averli disciolti. Tirateli fuori, conditeli come le orecchie alla Senteminult pag. 69., panateli di mollica di pane, fategli prendere un bel colore sulla gratella, e serviteli senza salsa, o con un sugo di manzo, scalogna trita, e sugo di limone, o una Salsa all’aspic, o all’Acido. I piedi di maiale vogliono almeno sei, o sette ore di cottura a un fuoco moderato. Potete ancora dopo fiambati, lavati ed asciugati, legarli tramezzo due pezzetti di legno, acciò restino diritti, cuocerli con acqua, sale, un mazzetto d’erbe odorose, un bicchiere di vino bianco, qualche coriandolo e garofano. Quando saranno cotti tirateli fuori, scioglieteli, fateli raffreddare; tagliateli nel mezzo, levategli l’osso della gamba, e finiteli, e serviteli, come gli altri



Budini neri alla Purè di Cipolle.

Orduvre = Fate cuocere tre, o quattro cipolle in un brodo grasso con un mazzetto di petrosemolo, cipolletta, timo, basilico, alloro, sale, pepe, e un poco di coriandoli involti in un pannolino. Allorché saranno cotte, e consumato il loro brodo, passatele al setaccio, mettetele in una terrina con due fogliette di sangue di maiale, una libbra di panna di maiale trita, mezza foglietta di fiore di latte, sale, e spezie fine. Tagliate i budelli della lunghezza che volete fare i budini, lavateli bene, e asciugateli, legate una delle estremità, mescolate bene la composizione, riempiteli non del tutto, per timore, che si crepino II.072 nell’acqua, legate l’altra estremità. Abbiate dell’acqua bollente al fuoco, poneteci dentro i budini, che conoscerete se sono cotti, allorché pungendoli con una spilla sortirà del grasso in luogo di sangue; tirateli fuori, metteteli sopra un panno pulito, fateli raffreddare, e poscia cuocere sulla gratella, intaccando prima leggermente la pelle d’ambe le parti, acciò cuocendosi divenga come arricciata, e serviteli guarniti di filetti di cipolla, infarinati, e fritti nello strutto di bel colore, ovvero tramezzati con striscie di fette di pane lunghe quanto i budini, e tagliate a guisa di creste, e fritte nello strutto di un color d’oro. A chi non piacesse la cipolla, si possono fare senza.



Budini all’Italiana.

Orduvre = I Francesi appellano Budini, ciò che noi comunemente chiamiamo Sanguinacci; e benché non siano fatti nella stessa guisa; nulladimeno sono lo stesso. In molte città d’Italia si fanno degli eccellenti sanguinacci, che si mandano anche a regalare come cosa rara. Per farli ponete in una terrina il sangue di maiale, che credete sufficiente, mescolateci panna di maiale squagliata a proporzione, fiore di latte, poco zucchero, cannella in polvere, mostacciuolo di Napoli in polvere, poco sale, spezie fine, e qualche rosso d’uovo crudo, se volete; mescolate bene il tutto insieme; riempiteci i budelli grossi come quei dei salami, o più piccoli, e finiteli come gli altri. Questi si cuociono sulla gratella in una cassettina di carta, fritta prima nello strutto, oppure in una cazzarola con fuoco sotto e sopra.



II.73
Budini Neri fini.

Orduvre = Tritate assai fine tre, o quattro cipolle, mettetele in una cazzarola con quattro oncie di panna di maiale trita, fatele ben cuocere sopra un fuoco assai leggiero, e prendere un leggiero colore d’oro; poscia tiratele indietro. Abbiate un poco d’indivia cotta perfettamente con acqua, spremetela, tritatela ben fina, passatela in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, sale, pepe fino, noce moscata; quando sarà ben rosolata, aggiungeteci un pizzico di cerfoglio trito, passate ancora un poco acciò che si cuocia; indi fatela raffreddare, levate prosciutto, mettetela in una terrina con due fogliette di sangue di maiale, la cipolla trita suddetta con tutto il suo grasso, mezza foglietta di fiore di latte, una libbra di panna di maiale tagliata in piccioli dadini, quattro rossi d’uova crudi, sale fino, spezie fine, mescolate il tutto bene, e finiteli, e serviteli come i Budini neri. Li potete fare anche senza fiore di latte, e rossi d’uova.



Budini Neri delicati.

Orduvre = Tagliate in fette tre, o quattro cipolle, lavatele nell’acqua fresca, asciugatele, ponetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, passatele dolcemente sopra un fuoco leggiero; quando averanno preso un leggierissimo color d’oro, sbruffateci un pizzico di farina, bagnatele metà sugo, e metà fiore di latte; fate finire di cuocere, e consumare la salsa al suo punto; indi passatele al setaccio. Abbiate un poco d’indivia cotta II.074 nell’acqua, spremetela, tritatela fina; prendete una cazzarola con un poco di butirro, tre scalogne trite, e lavate, passatele sopra il fuoco; quando saranno cotte aggiungeteci l’indivia, conditela di sale, pepe fino, e noce moscata, fatela ben rosolare sopra il fuoco, poscia unitele alle cipolle passate; versate il tutto in una terrina, poneteci due fogliette di sangue di maiale, una libbra di panna di maiale, trita fina, sale, spezie fine, mescolate la composizione, e finiteli, e serviteli arricciati come i Budini neri, tramezzati di crostini di mollica di pane fritti. I Budini neri si possono fare anche col sangue di Cignale e variarli con un Culì di carote, di cipolle, di rape, d’indivia, di pomidoro ec.



Budini Bianchi.

Orduvre = Abbiate tre, o quattro cipolle ben cotte, come quelle per i Budini neri alla Purè di cipolle, passatele al setaccio. Mettete in una cazzarola, mollica di pane a proporzione, con una foglietta di latte, fatela bollire finché sarà consumato tutto il latte, e che formi una panata denza. Pestate nel mortaio tre oncie di mandorle dolci, stemperatele con due fogliette di fiore di latte caldo, uniteci la panata suddetta, passate ala stamina, o setaccio, aggiungeteci ott’oncia di panna di maiale, tagliata in piccioli dadini, otto o dieci rossi d’uova crudi, del petto di pollo arrosto trito assai fino, sale fino, spezie fine; mescolate bene il tutto, riempiteci i budelli, che siano puliti. Questi richiedono meno tempo per la cottura; si debbono piccare con una spilla, II.075 acciò n’esca il vento, e con ciò impedire che si crepino. Se li fate cuocere nel latte saranno molto più delicati; lasciateli raffreddare, e cuoceteli sulla gratella in una cassettina di carta fritta prima nello strutto, e serviteli, tramezzati di crostini fritti come i budini neri. A chi non piace la cipolla si fanno senza.



Budini alla crema.

Orduvre = Prendete del petto di pollarda, o di cappone, o di tocchino cotto arrosto, tritatelo assai fino, mettetelo in una cazzarola, con panna di maiale a proporzione tagliata in dadini molto fini, mollica di pane cotta, e disseccata nel latte, otto, o dieci rossi d’uova crudi, due fogliette di fiore di latte, nel quale averete fatto bollire un pizzico di coriandoli, e passato al setaccio; condite di sale fino, spezie fine, qualche cipolla se volete cotta in buon brodo grasso, e trita ben fina. Finiteli come li precedenti, e fateli cuocere nello stesso modo. Potete fare uso del midollo di manzo, in luogo della panna di maiale



Budini alla Rena.

Orduvre =Pestate nel mortaio una dozzina di mandorle dolci, aggiungeteci il petto di un Pollo arrosto tagliato in dadini, seguitate a pestare; fate una panata come la precedente con latte, e mollica di pane, e stretta sul fuoco con due rossi d’uovo, mettetela nel mortaio, pestate ancora un poco, stemperate con una foglietta e mezza, o due di fiore di latte caldo, otto, o dieci rossi di uova crudi, passate al setaccio; aggiungeteci una libbra di panna di maiale trita fina, sale fino, spezie fine, riempite i budelli, finiteli II.076 come quelli Bianchi, e fateli cuocere nella stessa maniera. Si può fare di meno della panna di maiale, e fare uso del midollo di manzo ben pulito.



Budini Bianchi ordinari.

Orduvre = Abbiate delle cipolle ben cotte nel brodo grasso, tritatele molto fine; fate inzuppare due pugni di mollica di pane in una foglietta di fiore di latte, per lo spazio di due ore; poscia passatela al setaccio, ed unitela alle cipolle; aggiungeteci ott’oncie di panna di maiale tagliata in piccioli dadini, otto, o dieci rossi d’uova crudi, sale fino, spezie fine, mescolate bene il tutto; riempitene i budelli, e finiteli come gli altri Budini bianchi.



Budini di Fegatini di Pollo.

Orduvre = Tritate otto, o dieci fegatini di Pollo, passateli al setaccio; abbiate una libbra di panna di maiale tagliata in piccioli dadini, quattro cipolle cotte a perfezione in un brodo grasso, con un mazzetto di petrosemolo, mezzo spicchio d’aglio, due garofani, timo, alloro, basilico, e un poco di coriandoli involti in un pannolino; tritatele ben fine, mescolatele con i fegatini, aggiungeteci la panna, mezza foglietta di fiore di latte, una foglietta e mezza di sangue di maiale, sale fino, spezie fine; mescolate il tutto un momento sopra il fuoco, quanto intiepidisca, movendo sempre acciò il sangue non si coaguli nel fondo; poscia riempite i budelli, finiteli come gli altri Budini neri, e serviteli nello stesso modo.



II.077
Budini di Beccaccie alla crema.

Ordovre = Abbiate una, o due beccaccie cotte arrosto, o restate della tavola, levategli tutta la carne, tritatela fina; schiacciate le ossa, mettetele in infusione per lo spazio di tre ore, con una foglietta e mezza di fiore di latte; fate cuocere tre, o quattro cipolle con brodo grasso, un mazzetto di petrosemolo, una cipolletta, uno spicchio d’aglio, due garofani, timo, basilico, alloro, sale, e pepe; lasciatele cuocere a perfezione, e che consumi tutto il brodo; poscia tritatele ben fine, ponetele insieme colla carne trita delle beccaccie, una panata diseccata sul fuoco con fior di latte, e passata al setaccio, il fiore di latte delle ossa passato egualmente; stemperate il tutto, aggiungeteci otto, o dieci rossi d’ uova crude, una libbra di panna di maiale tagliata in dadini minuti, sale fino, spezie fine; mescolate bene il tutto; riempite i budelli di maiale; finiteli, fateli cuocere, e serviteli come gli altri Budini neri.



Budini di Beccaccia al Vino di Spagna.

Orduvre = Abbiate due beccaccie cotte arrosto, o restate della tavola, levategli tutta la carne, tritatela ben fina; prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, un poco di scalogna trita, passatela sopra un fuoco leggiero; quando sarà divenuta color d’oro, metteteci un pizzico di petrosemolo trito, passate ancora un poco, bagnate con un bicchiere di vino rosso di Spagna, o altro vino rosso consumato per metà, culì quanto basti, aggiungeteci le carcasse di beccaccia, schiacciate alquanto nel mortaio, qualche crosta di pane fritta nel butirro, un II.078 mazzetto d’erbe diverse, con una cipolletta, uno spicchio d’aglio, due garofani, persa, basilico, alloro, sale, pepe schiacciato; fate bollire dolcemente mezz’ora, digrassate, e passate al setaccio, o alla stamina, che sia denza come una besciamella; ponetela in una terrina, metteteci insieme la beccaccia trita, circa una libbra di panna di maiale tagliata in dadini minuti, tre cipolle trite, lavate, e cotte dolcemente con un poco di panna squagliata, otto o dieci rossi d’uova crudi, sale fino, spezie fine; mescolate il tutto bene, riempite i budelli di maiale; finiteli, fateli cuocere, e serviteli come gli altri Budini neri.



Budini al Salmì.

Orduvre = Fate una salsa al Salmì, come è descritta all’Articolo delle Salse Tom. I. pag. 67.; ma più densa, ciò che si rende facile mediante le croste di pane fritte; poneteci insieme del petto di selvaggiume cotto arrosto, e trito assai fino, come sarebbe beccaccia, pernice, starna, anitra ec, una libbra in circa di panna di maiale tagliata in dadini, tre cipolle cotte nel buon brodo grasso, e tritate assai fine, otto o dieci rossi d’uova crudi, sale fino, spezie fine; mescolate il tutto insieme, riempite i budelli di maiale, imbianchiteli all’acqua bollente, fateli cuocere sulla gratella, e serviteli come gli altri Budini neri.



Budini alli Tartufi.

Orduvre = Prendete una libbra, e mezza di tartufi neri, mondateli, e tritateli assai fini.
Passate in una cazzarola sopra il fuoco un poco di scalogna trita, con un pezzo di butirro, un II.079 pezzo di prosciutto, quando sarà color d’oro, metteteci un bicchiere di vino rosso di Spagna, o di Sciampagna, o altro vino bianco, o rosso, consumato per metà, culì a proporzione, croste di pane fritte nel butirro, un mazzetto d’erbe diverse, con due garofani, uno spicchio d’aglio, un poco di basilico, fate bollire questa Salsa finché consumi per metà, digrassatela, levate il prosciutto, e mazzetto, passatela al setaccio, ponetela in una terrina, aggiungeteci tre cipolle cotte con buon brodo grasso, e passate al setaccio, circa dieci oncia di panna di maiale tagliata in dadini assai fini, otto, o dieci rossi d’uova crudi, i tartufi tritati, sale fino, spezie fine; mescolate il tutto bene, riempite non del tutto i budelli di maiale, piccateli con una spilla, finiteli, fateli cuocere, e serviteli come i Budini neri



Budini di Fagiano.

Orduvre = Questi si fanno precisamente come quelli di beccaccia; si piccano con una spilla, s’imbianchiscono all’acqua bollente, e quando sono asciugati, e raffreddati, si arricciono, e si cuociono sulla gratella, come i Budini neri, e si servono con filetti di cipolle fritti, tramezzati con crostini di pane fritti



Budini di Lepre.

Orduvre = Allorché vi resta del Lepre arrosto stato di già servito sulla tavola, tritatene tutta la carne assai fina, e ben pulita dai nervi, e pelle; mettete le ossa in infusione nel fiore di latte, e finiteli esattamente, come quelli di beccaccia alla crema. Potete i Budini farli anche come II.080 quelli di Beccaccia al vino di Spagna. Quelli di coniglio si apprestano nella medesima guisa.



Budini di Gamberi.

Orduvre = Fate un butirro di gamberi, come è descritto nel Tom. I. pag. 20., colla sola differenza, che quando il butirro sarà bene incorporato coi gamberi pesti, lo metterete in una cazzarola con un poco d’acqua, lo farete bollire un’ora dolcemente, schiumandolo di tempo in tempo; poscia passatelo in una salvietta come l’altro, e fatelo cadere nell’acqua fresca. Prendete le code dei gamberi, tagliatele in dadini, mettetele in una cazzarola con dell’uova dei gamberi, se ne averanno, il petto di un pollo arrosto e tritato fino, della mollica di pane diseccata con fiore di latte, otto o dieci rossi d’uova crudi, tre cipolle cotte nel brodo, e trite assai fine, qualche fegatino di pollo imbianchito, e tagliato in dadini, un poco di panna di maiale tagliata in dadini, il butirro di gamberi suddetto, che non sia freddo, sale fino, spezie fine, mescolate bene il tutto, riempiteci i budelli, e finiteli come i Budini bianchi cotti nella carta. Si può fare a meno della cipolla, e panna di maiale, aggiungendovi un poco di midollo di manzo.



Mortadelle.

Prendete della carne di maiale la più magra, e tenera che sarà possibile; quella de’ prosciutti sarebbe la migliore, levategli tutte le pelli, e nervi, tritatela una cosa giusta. Per ogni decina di carne, vi vogliono due libbre e mezza di lardo fresco tagliato in grossi quadretti, e condito con sette oncie di sale fino, unite II.081 questo lardo col suo sale alla carne; aggiungeteci per ogni decina di carne un’oncia di pepe sano, qualche garofano sano, e un poco di cannella in polvere; mescolate e maneggiate il tutto bene colle mani, a forza bi braccia, onde acquisti la composizione una certa consistenza. I budelli più addattati sono le Molette, cioè l’estremità del budello del maiale; oppure grossi budelli di manzo, detti volgarmente mazzi di vaccina; questi debbono essere ben lavati, e puliti; riempiteli con un imbuto di stagno, ben stretti, ed incalcati, legateli con spago danna parte, mentre dall’altra il budello è chiuso di sua natura, e legate anche all’intorno a diverse incrocicchiature; indi appendetele, fatele scolare dodici ora in circa, poi mettetele alla stufa non molto calda, fatele sfumare con legno di ginepro, alloro, rosmarino, avendo attenzione che il fumo sia moderato, e mai divenga fiamma, bastano della segatura di legno, ed un poco di fuoco, e cambiar sito alle mortadelle a misura che principiano ad asciugarsi. Quando saranno asciugate per tutto, cioè fino alla legatura superiore, levatele, appendetele in luogo arioso e asciutto, e se cavassero anche dell’umidità, le farete sfumare un altro poco nella stessa stanza. Queste si mangiano crude, e rare volte si fanno cuocere.



Mortadelle dette Spianate.

Queste si apprestano nella stessa guisa, che le precedenti, colla sola differenza, che dopo fatte si mettono in soppressa fra due tavole con un gran peso sopra, e si lasciano cosi per lo spazio di ventiquattro ore; indi si II.082 appendono in aria, e si sfumano pochissima cosa; mentre la soppressa serve ad esse di stufa. Queste mortadelle si chiamano volgarmente Coscie di Monache, e si mangiano, più crude che cotte.



Salami.

Abbiate della carne magra di maiale, levategli le pelli, e nervi, tritatela. Per ogni decina di carne vi vuole tre libbre di lardo fresco tagliato in quadretti più piccoli che per le mortadelle, e mescolate con otto oncie di sale fino: unite questo lardo col suo sale alla carne, aggiungeteci un’oncia di pepe sano per decina di carne, e maneggiate bene la composizione, come quella delle mortadelle. I Mazzi di Vaccina debbono essere più piccoli, che per le mortadelle; empite ben stretto, e serrato tutto il budello, e legatelo con spago di distanza, in distanza cioè in due siti, acciò tagliando in mezzo si dividono i salami lasciando da una parte lo spago per poterli appendere. Questi si fanno sfumare esattamente come le mortadelle, e si mangiano cotti, e crudi. Per cuocerli metteteli in una marmitta con acqua, vino bianco bollente, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di finocchio secco, ed un pizzico di coriandoli. Se volete mangiarli rifreddi, fateli raffreddare nel proprio brodo.



Codechini.

La metà della composizione è la medesima, che quella delle salciccie, e l’altra metà sono cotene di maiale ben cotte con acqua, e ben tritate, condite con tre oncia di sale fino per decina di carne, un’oncia di pepe schiacciato, II.083 mescolato con un poco di cannella, e garofani in polvere. Riempitene dei Mazzi di Vaccina, come le mortadelle, e legateli soltanto da capo, e da piedi; sfumateli quasi niente al fumo della cucina; indi appendeteli in luogo arioso, e asciutto. Questi si mangiano caldi, o rifreddi; per cuocerli metteteli in una marmitta con acqua, o brodo, vino bianco bollente, sale, pepe sano, un mazzetto d’erbe diverse, ed un pizzico di coriandoli. Allorché sono cotti si servono caldi tagliati nel mezzo, con petrosemolo intorno; se rifreddi, fateli raffreddare nella loro cottura.



Zampetti.

Questi si fanno, la metà nervetti di maiale, che si mettono a parte quando si fanno le mortadelle, e salami, e l’altra metà cotene di maiale, gli uni, e le altre si fanno ben cuocere con acqua, o uniti insieme, o separatamente;e poi si tritano; ma le cotene non tanto fine quanto per i codechini; condite con tre oncie di sale per decina, e un’oncia di pepe schiacciato mescolato con un poco di cannella, e garofani in polvere. Prendete dei zampetti di maiale tagliati alla seconda giuntura della gamba, sbollentateli quanto per pelarli, e poterli poscia dissossare per la parte di sopra; riempiteli colla composizione suddetta, ben stretti, e calcati, legateli da capo collo spago; appendeteli in luogo asciutto, e se li farete sfumare qualche paro non sarà che bene. Questi si mangiano cotti, o caldi, o rifreddi. Per mangiarli caldi fateli cuocere come i Codechini, e serviteli scuciti, con petrosemolo intorno, se rifreddi come i precedenti.



II.084
Cervellate.

Tritate della ventresca di maiale ben fina, che sia mescolata di grasso, e magro; conditela con parmigiano grattato, e se volete ancora provatura marzolina pure grattata, tre oncie di sale fino per ogni decina di ventresca, un’oncia di spezie fine, cioè pepe, garofani, cannella, e noce moscata. Abbiate dei budelli di maiale come quelli delle salciccie, rivoltateli, lavateli bene, e fateli poscia stare in infusione circa un’ora con un poco di zafferano stemperato, con un poco d’acqua; indi riempiteli come le salciccie, e legatele nello stesso modo, ma un poco più lunghe. Queste non debbono essere sfumate. Si fanno ordinariamente cuocere col riso, e si rompono allorché il riso è cotto, e si leva via la pelle.



Salciccie di Fegato alla Milanese.

Orduvre = Levate il fiele, le pelli, e nervi a dei fegati di maiale, tagliateli in dadini, e dategli poscia una tritata assai grossolana. Quindi per ogni decina di fegato uniteci otto libbre di lardo fresco tagliato in quadretti minuti; condite con tre oncie, e mezza di sale fino per ogni dieci libbre di composizione, e un’oncia di spezie fine, pignuoli, e passerine a proporzione, e qualche poco di zucca candita, se l’avete, tagliata in piccioli dadini; riempiteci i budelli come le salciccie, legatele nello stesso modo, fatele sfumare un giorno al camino, pungetele, fatele cuocere arrosto sopra la gratella, e servitele tramezzate con crostini di pane fritto. La dose per le salciccie II.085 di carne, è per ogni decina di carne oncie tre di sale fino, oncia una di spezie fine.




Orduvre = Nettate bene un fegato di maiale come sopra, tagliatelo in pezzi non tanto piccoli, conditeli, con sale, pepe schiacciato, finocchio in polvere, o in grana, un poco di basilico, e alloro in polvere, pignuoli, e passerina, mescolate, e avvolgete ogni fegatello con un pezzo di rete doppia di maiale, e porzione del condimento, infilateli ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, fateli cuocere arrosto, bagnandoli spesso col grasso della leccarda. Quando saranno ben cotti, mescolate un poco di detto grasso con un rosso d’uovo crudo, ungeteci i fegatelli, e spolverizzateli metà mostacciuolo di Napoli in polvere, e metà mollica di pane grattato fino; fategli prendere un bel colore, e serviteli con sotto una Salsa alla Poevrada, o al Porchetto, o sugo di limone. Alcuni lardono i fegatelli con lardelli di lardo fresco conditi prima di avvolgerli colla rete, potete apprestarli anche senza pignuoli, e passerina, e senza panarli, ovvero panarli con sola mollica di pane. Le Salse vedetele Tom. I. pag. 70.



Anduglie alla crema.

Orduvre = Prendete mezza lattughella, un’orecchia, ed una zinna di mongana, due palati di manzo, ed un pezzo di lingua di manzo salata, fate cuocere il tutto separatamente, o in una bresa vecchia, o in una bresa leggiera, o con acqua, sale, una cipolla con qualche garofano, e un mazzetto d’erbe diverse. II.086 Quando il tutto sarà cotto, tagliatelo in filetti alquanto grossi. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, dei tartufi, e prugnoli tagliati in filetti, indi aggiungeteci un poco di farina, bagnate metà fiore di latte, e metà Italiana bianca, o Culì bianco; e fate bollire dolcemente, che la Salsa divenga fitta e densa; allorché sarà tiepida metteteci i filetti suddetti, dieci rossi d’uova crude, sale fino, spezie fine; mescolate il tutto bene, riempiteci dei budelli di maiale, o di vitella ben puliti, legate le Anduglie alla lunghezza di sei dita. Fatele cuocere assai leggiermente finché quagli la composizione, con brodo grasso, una foglietta di latte, una cipolla con quattro garofani, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato; fatele raffreddare nel loro brodo, asciugatele; mescolate due rossi d’uova con un poco di butirro squagliato, ungeteci le Anduglie, spolverizzatele di mollica di pane grattato fino, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella, e servitele tramezzate di crostini di mollica di pane, lunghi quanto le Anduglie, tagliati a guisa di creste, e fritti nello strutto, o butirro.



Anduglie alla Riscelieù.

Orduvre = Passate in una cazzarola sopra un fuoco leggiero due cipolle tagliate in filetti con un pezzo di butirro; quando saranno cotte, e di un bel color d’oro, metteteci dell’indivia cotta con acqua, ben spremuta, e tritata fina, passatela ancora sul fuoco, finché vedrete che s’attacca nel fondo della cazzarola, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con II.087 culì bianco, e fiore di latte; fate cuocere, e consumare a poca Salsa, acciò divenga assai densa; aggiungeteci, allorché sarà tiepida i medesimi filetti come sopra, poneteci dieci rossi d’uova crude, condite con sale fino, spezie fine, mescolate bene, riempitene i budelli, e fate cuocere le anduglie come sopra, indi panatele, ponetele sulla gratella, e servitele nella stessa maniera.



Anduglie di Maiale.

Orduvre = Fate una Salsa Roberta assai densa, e finita di buon gusto, che trovarete nel Tom. I. pag. 88., poneteci due lingue, due orecchie, due piedi, ed un pezzo di ventresca, il tutto di maiale, cotto con acqua, sale, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, una foglietta di vino bianco bollente; quando il tutto sarà cotto, tagliate in filetti, uniteci una panata fatta con croste di pane, sugo, e brodo buono, ben densa, passata al setaccio, e fredda, aggiungeteci dieci rossi d’uova crude, sale, spezie fine; mescolate il tutto bene; riempiteci i budelli; fate cuocere le anduglie come sopra, panatele, e servitele nello stesso modo.



Crepinette di Maiale.

Orduvre = Tritate della carne di maiale assai magra, mescolateci un terzo di panna di maiale tagliato in dadini, qualche tartufo tagliato pure in dadini, tre cipolle trite, e cotte leggiermente con un poco di panna squagliata, una panata di mollica di pane, fatta con brodo, e ben stretta sul fuoco, sei rossi d’uova crudi, sale fino, spezie fine; mescolate il tutto bene. II.088 Prendete dei pezzi di rete di maiale doppi, riempiteli colla composizione suddetta, avvolgeteli della grossezza di una Albicocca schiacciata; aggiustate le Crepinette in una cassettina di carta unta di strutto fresco, fatele cuocere sulla gratella; allorché saranno cotte da una parte voltatele dall’altra, e servitele ben scolate dal grasso, con sotto una Salsa alla Spagnuola, o Poevrada, che troverete nel Tom. I. pag. 65. e 70.



Gattò di Normandia.

Antrè = Prendete una cazzarola della grandezza dell’Antrè che volete fare, copritela tutta di fetta di lardo, come la Granata, Certrosa ec. Stendeteci sopra una rete di maiale, e nel fondo formate un Tortigliè di schinali di manzo imbianchiti, che lo cuopra tutto. Tritate tre o quattro cipolle di una media grossezza, passatele sul fuoco in una cazzarola con un poco di panna squagliata senza prendere colore; quando saranno cotte, aggiungeteci fuori del fuoco scalogna, petrosemolo, cipolletta, il tutto trito, basilico in polvere, sale, spezie fine, otto rossi d’uova crudi, sedici oncie di panna di maiale trita, una foglietta e mezza di sangue di maiale; mescolate bene il tutto. Mettete questa composizione nella cazzarola suddetta; fate cuocere ad un forno temperato. Quando sarà cotto, rivoltate la cazzarola sopra al suo coperchio, lasciatela cosi qualche poco acciò scoli il grasso, poscia alzatela leggermente, levate le fette di lardo, ponete il Gattò nel suo piatto avendo attenzione a non romperlo, e servitelo con sopra una Salsa alla II.089 Spagnuola, e sugo di limone, che trovarete nel Tom. I. pag. 65.



Salciccie.

Orduvre = Prendete della carne di maiale, che sia più grassa che magra; la migliore si crede che sia quella, che trovasi tra il petto ed il lardo sopra i tenerumi, tritatela fina, e conditela con sale fino, e spezie fine, e un poco di finocchio dolce in polvere; riempitene i budelli di quella grossezza, che più sarà di vostro genio, e ben puliti, legateli con filo di distanza in distanza, onde formarne le Salciccie, legate anche le due estremità; fatele un poco asciugare, e poscia cuocere sulla gratella, infilate ad uno spiedino tramezzate con crostini, ovvero servitele guarnite di crostini fritti nello strutto di bel colore. Nell’atto che cuociono piccatele con una spilla.



Salciccie alli Tartufi.

Orduvre = Tritate ben fini mezza libbra di tartufi, poneteli in una composizione come la precedente, formatene le salciccie di quella lunghezza, e grossezza che credete, fatele cuocere sulla gratella a picciolo fuoco, e servitele come sopra.



Salciccie al Vino di Sciampagna.

Orduvre = Abbiate della carne magra di maiale, tritatela grossolanamente; tagliate in piccioli dadi tanto lardo quanto ne avete di carne, mescolate insieme; condite con sale fino, e spezie fine, un poco di finocchio in polvere, due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino bianco buono asciutto, maneggiate il tutto; lasciate marinare per otto o dieci ora; II.090 poscia scolate il vino, riempite i budelli ben puliti, formatene le Salciccie come le precedenti; fatele sfumare per due giorni alla stufa, o al camino, e cuocere sulla gratella.



Salciccie alla Milanese.

Orduvre = Tagliate in piccioli dadini dei filetti mignoni di maiale. Vedete questi filetti qui appresso pag. 99., tagliate anche in dadini altrettanto lardo fresco; mescolate il tutto insieme, condite con sale fino, spezie fine, e un’idea di finocchio in polvere, tornate a mescolare, riempitene i budelli, formatene le Salciccie, e fatele cuocere sulla gratella come le altre.



Salciccie di Fegato.

Orduvre = Levate le pelli, ed i nervi ad un fegato, o due di maiale, secondo avete bisogno di salciccie, tagliatelo in piccioli dadini, tagliate altrettanta panna di maiale pure in dadini, aggiungeteci pignuoli freschi, e passarine ben mondate, un poco di mostacciuolo di Napoli in polvere, sale fino, spezie fine, un’idea di finocchio in polvere; mescolate il tutto insieme, riempitene i budelli, formatene le salciccie alquanto grosse, fatele sfumare per una giornata alla stufa, o al camino, e cuocere sopra la gratella tramezzate di crostini.



Salciccie di Castrato.

Orduvre = Prendete della carne di cosciotto di castrato, ovvero dei filetti, la quantità, che ne avete di bisogno per fare le salciccie, che sia tenera, e di animale giovane. Levategli tutte le pelle, e li nervi, tritatela con altrettanta panna di maiale, o lardo fresco, condite II.091 con sale fino, spezie fine, e un’idea di finocchio in polvere, mescolate il tutto bene; riempitene i budelli di maiale, formatene le salsiccie, fatele sfumare come al solito, e cuocere come le altre. Se volete, passate sul fuoco con un poco di panna squagliata, due, o tre cipolle trite, fatele cuocere dolcemente, e mettetele insieme alla composizione. Quelle di Mongana si fanno nella stessa maniera.



Salciccie di Cignale.

Orduvre = Nella stessa guisa che si fanno quelle di maiale, si fanno quelle di cignale.



Salciccie diverse.

Orduvre = Qualunque sorta di salciccie, che volete fare, bisogna che scegliete sempre la carne di maiale, che sia tenera, e più grassa, che magra; dopo averla tritata, e condita, la potete mescolare con ciò che sarà più di vostro genio. Se volete fare le salciccie al petrosemolo, tritatelo, imbianchitelo, e spremetelo bene, e lo ponete nella composizione in quella quantità sufficente acciò non domini troppo. Se le volete fare all’aglio, imbianchitelo bene, tritatelo, e mettetelo colla carne in giusta quantità; quelle colla cipolla, bisogna tritarla, e farlo cuocere in una cazzarola con un poco di panna trita, o lardo squagliato, prima di mescolarle colla carne; quelle alla scalogna si fanno nello stesso modo, che alle cipolle. Le Salciccie in Crepinette si avvolgono con la rete di maiale in luogo dei budelli, in guisa che restino alquanto schiacciate, e si cuociono nello stesso modo. La dose per le Salsiccie è per ogni decina di carne oncie tre di sale fino, oncia una di spezie fina.



II.092
Salciccie alla Senteminult.

Orduvre = Tritate due, o tre cipolle, passatele in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, fatele cuocere dolcemente senza prendere colore. Quando saranno del tutto cotte, e fredde, aggiungeteci due alici passate per setaccio, un poco d’anaci pesti, pepe schiacciato, poco sale, e del lardo rapato. Abbiate delle salciccie cotte un quarto d’ora con un poco di vino bianco, e brodo; levategli la pelle, ponetegli intorno la salsa suddetta, avvolgetele in un pezzo di rete di maiale, intingetele nel butirro squagliato, mescolato con un rosso d’uovo, e panatele di mollica di pane. Fategli prendere colore al forno per lo spazio di mezz’ora, acciò la rete abbia tempo di cuocersi, e servitele con sotto una Salsa fatta con un poco di culì, un cucchiaio di brodo poco colorito, e sugo di limone.



Salciccie alla Mariniere.

Orduvre = Mondate una dozzina di cipollette d’inverno, mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, uno spicchio d’aglio, due garofani; passatele sul fuoco fin che saranno a mezza cottura, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con mezza foglietta di vino rosso bollente, fate bollire, e metteteci quella quantità di salciccie, che credete sufficiente, fatele cuocere dolcemente, eridurre la salsa al suo punto. Nel momento di servire, digrassate, aggiungeteci un’alice passata per setaccio; un poco di capperi fini intieri, e un filetto d’aceto. Servitele guarnite di crostini di pane fritti.



II.093
Salciccie all’Erbe fine.

Orduvre = Fate cuocere delle salciccie con un bicchiere di vino bianco bollente, due garofani, un mazzetto di petrosemolo, timo, alloro, basilico, uno spicchio d’aglio, una cipolla in fette, una rametta di finocchio. Passate sul fuoco in una cazzarola con un poco di butirro, cipolletta, scalogna, petrosemolo, prugnoli, o funghi, tartufi, una punta d’aglio, il tutto trito, aggiungeteci due cucchiai di vino bianco, fatelo consumare, bagnate con Culì, stemperateci un’alice trita, capperi intieri, fate bollire dolcemente, aggiungeteci le Salciccie, e nel momento di servire, digrassate, e servite con un filetto d’aceto, e un’idea di mostarda, e crostini fritti.



Salciccie alla Sen-Clù.

Orduvre = Ponete in una cazzarola la quantità di salciccie, che credete sufficienti, con due bicchieri di vino bianco bollente, due cucchiai d’olio. Fatele cuocere dolcemente; poscia scolate le Salciccie, digrassate la salsa, aggiungeteci un poco di culì, fate ridurre al suo punto, e servitela sopra le Salciccie tramezzate con crostini di pane fritti.



Salsiccie al Pover’Uomo.

Orduvre = Passate delle salciccie in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di strutto, una cipolletta con due garofani; quando principiano a rosolare, bagnate con un poco di vino bianco, aggiungeteci quattro scalogne trite, poco sale, pepe; fate bollire dolcemente. Quando sono cotte, digrassatele, e servitele con tramezzo crostini di pane fritti.



II.094
Salciccie all’Avaro.

Orduvre = Fate cuocere dolcemente in una cazzarola con un poco di strutto, le salciccie che credete a proposito; poscia scolatele, aggiungeteci un poco d’aceto, zucchero, qualche foglia di salvia, uno spicchio d’aglio, un pezzetto di alloro, pepe, poco sale; fate bollire ancora un poco, digrassate, levate l’aglio, l’alloro, e servite con sotto crostini di pane fritti.



Salciccie a qualunque Purè, e ragù.

Orduvre = Tanto le Salciccie di maiale, che di mongana si possono servire in molte maniere differenti. Le Salciccie di mongana, e di castrato non sono cosi in uso nella cucina come quelle di maiale; queste, quando sono cotte con un bicchiere di vino bianco, altrettanto brodo, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe, le potete servire con quella Salsa che più sarà di vostro genio, ovvero con un ragù di rape, o di radiche, o di cipollette, o alli cavoli, o alla Purè di rape, di lenticchie, di piselli ec., le potete anche servire soffogate in una bresa con dei tartufi. Per farle in questa maniera bisogna avere delle Salciccie piatte a crepinette; prendete una cazzarola, fateci un letto di salciccie, e un letto di tartufi in fette, coprite con fette di lardo, poco pepe schiacciato, e due cucchiai di vino bianco bollente; fate cuocere e soffogare con un picciolo fuoco di cenere calda sotto, e sopra. Quando sono cotte levate le fette di lardo, metteteci un poco di culì; fate bollire un momento, digrassate, e servite i tartufi sopra le II.095 salcicce con crostini di pane fritti intorno, e sugo di limone nella Salsa. Ma la migliore maniera di mangiare le salsiccie è arrosto tramezzate con crostini di pane.



Lombetto di Maiale Agro-dolce.

Antrè = Prendete un lombetto di maiale, che sia tenero, e infrollito al suo punto; tagliategli le ossa della schiena; marinatelo con sale, pepe schiacciato, aceto, una foglia di alloro, due spicchi d’aglio, una cipolla in fette, fusti di petrosemolo, timo, basilico; dopo due ora di marinada, prendete una cazzarola ovata, metteteci un pezzo di butirro, fatelo squagliare; asciugate il lombetto dalla marinada, infarinatelo bene per tutto, spazzatelo, ponetelo nella cazzarola sopra il butirro, copritelo con un foglio di carta; fatelo cuocere con fuoco sotto e sopra; quando ha preso un bel color d’oro da una parte voltatelo dall’altra, acciò lo prenda per tutto; poscia bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco bollente; allorché sarà consumato, e che siasi formata una bella glassa nel fondo della cazzarola, ribagnate con brodo bianco; fate bollire dolcemente finché sarà cotto, e ridotta a poca salsa. Allora prendete un’altra cazzarola giusta la grandezza del lombetto con più di mezza libbra di zucchero; ponete sopra il fuoco, quando principia a squagliarsi, e prendere un poco di color d’oro, bagnate con aceto a proporzione, fate bollire, aggiungeteci un pezzo di mostacciuolo di Napoli in polvere, digrassate il fondo del lombetto, passatelo al setaccio, mettetelo nella Salsa, fatela consumare, assaggiate se domina più l’aceto, II.096 o il zucchero onde potere correggere coll’uno o l’altro, metteteci dentro il lombetto; fate ancora bollire dolcemente un quarto d’ora, e servite con un pizzico di capperi interi. Alcuni vi pongono prugne, altri prugnoli, passerina, candito in dadini; ma tutto dipende dal gusto.



Lombetto di Maiale alla Poevrada

Antré = Abbiate un lombetto di maiale ben infrollito, e tenero, tagliategli le ossa della schiena, marinatelo come il precedente per lo spazio di tre ora, dopo infilatelo ad uno spiedino, e questo ad uno grande, fatelo cuocere arrosto, bagnatelo colla marinada che averete passato per il passabrodo, e posta nella leccarda. Quando sarà cotto panatelo di scrostatura di pane ben fina, fategli prendere un bel colore, e servitelo con sotto una Salsa alla Poevrada, o al Porchetto, che trovarete ambedue all’Articolo delle Salse, pag. 70. Tom. I. o un ragù di vostro genio



Lombetto di Maiale alli Spinaci.

Antrè = Prendete un bel lombetto, come il precedente, imbianchitelo un momento all’acqua bollente, passatelo alla fresca, mettetelo in una cazzarola con un bicchiere di vino bianco bollente, altrettanto brodo, un pezzo di prosciutto, una cipolla con due garofani, uno stecco di cannella, un mazzetto d’erbe diverse con una rametta di finocchio, due spicchi d’aglio, sale, pepe schiacciato; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, ponetelo sopra un coperchio; glassategli con una bella glassa se l’avete la parte II.097 superiore, e servitelo con sotto una Salsa alli spinaci, che trovarete nel Tom. I. pag. 76.Se non avete la glassa, cuocetelo, come quello Agro-dolce, ma senza salsa, e servitelo sopra li spinaci.



Lombetto di Maiale alla Sorcruta.

Antrè = Marinate un lombetto come quello Agro-dolce; squagliate poscia un pezzo di butirro in una cazzarola ovata, metteteci dentro il lombetto bene asciugato dalla marinada, infarinato, e spazzato, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra; quando averà preso un bel colore da per tutto, bagnatelo con mezzo bicchiere di vino bianco bollente, fatelo consumare dolcemente, e che il lombetto giunga alla sua cottura, e resti ben glassato; servitelo scolato dal grasso, con sotto un ragù di cavoli alla sorcruta, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Potete mettere il fondo del lombetto nel ragù ben digrassato, ciò gli darà maggior sapore; badate però al sale.



Lombetto di Maiale al Culì di Rape.

Antrè = Marinate per due o tre ore un lombetto, come quello Agro dolce, infilatelo ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, fatelo cuocere arrosto, e bagnatelo colla sua marinada, che averete passato nella leccarda. Quando sarà cotto, squagliate un poco di butirro; mescolateci un rosso d’uovo, ungeteci con un mazzetto di penne il lombetto, panatelo di mollica di pane grattato fino, fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa al culì di Rape, che trovarete nel Tom. I. pag. 91.



II.098
Lombetto di Maiale all’Italiana.

Antrè = Fate cuocere arrosto un bel lombetto. Quando sarà cotto spolverizzatelo di mostacciuolo di Napoli pesto; fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa fatta in questa maniera. Prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, o olio, una fettina di prosciutto, scalogna trita, e cipolla in dadini, passate sul fuoco, aggiungeteci due cucchiai di vino bianco, fatelo consumare. Stemperateci due alici fuori del fuoco, petrosemolo trito, un pizzico di farina, un poco di capperi intieri, uno spicchio d’aglio, poco sale, pepe schiacciato, bagnate con sugo di manzo, fate bollire dolcemente, digrassate, levate l’aglio, e prosciutto, e servite sotto il lombetto, con un buon filetto d’aceto.



Lombetto di Maiale al Vert-Galand.

Antrè = Abbiate un lombetto tenero, e bene appropriato, infilategli nella parte superiore delle ramette di petrosemolo ben verdi, che le foglie restino al di fuori; quando sarà tutto pieno, infilatelo allo spiedo come quello al Culì di rape; fatelo cuocere arrosto, bagnandolo prima con strutto bollente, acciò il petrosemolo resti verde, e venga croccante. Allorché sarà cotto, panate di mollica di pane la parte opposta al petrosemolo, fategli prendere un bel colore, e servitelo con sotto una Salsa Piccante, che trovarete nel Tom. I. pag. 87.



Lombetto di Maiale alla Perigord.

Antrè = Marinate un lombetto come quello alla Poevrada. Dopo tre ora di marinada, asciugatelo, lardatelo per lungo di lardelli di II.099 tartufi, poscia conditelo di sale, pepe schiacciato, e infarinatelo per tutto, spazzatelo, e fatelo cuocere esaltamente come quello Agro-dolce. Quando sarà cotto, prendete il fondo della salsa, digrassatelo, passatelo al setaccio, aggiungeteci un poco di culì, un poco d’aceto consumato, fatelo consumare al suo punto, avendo attenzione al sale, e servitelo sotto il lombetto. Lo potete ancora servire con sotto una Salsa alli tartufi, che trovarete alla pag. 90. Tom. I., aggiungendoci sempre il fondo della cottura del lombetto, ma che non sia salata.



Filetti Mignoni di Maiale in diverse maniere.

Orduvre = Si chiamano filetti mignoni, quelli che si trovano vicino il lombo del Maiale; questi bisogna levarli intieri, e si servono in diverse maniere. Per esempio tagliate, in fette, battute sottili, farsite, involtate, cotte allo spiedo, panate di mollica di pane fino, e servite con sotto una Salsa un poco piccante, in Bifstek come il filetto di manzo. Tagliati anche in fette, condite con olio, sale, pepe, e tutte sorte d’erbe fine, panate di mollica di pane, cotte sulla gratella, e servite con sotto un sugo chiaro con qualche scalogna trita, e sugo di limone. In cassettine di carta come i filetti di lepre. Alle cipollette, in escaloppe ec. Bisogna peraltro avere attenzione, che la carne di maiale in qualunque maniera si faccia cuocere, dev’essere sempre cotta bene; nello stesso modo, che si pratica in tutte le carni lattanti, essendo sì le une, che le altre cariche di umidità superflue, che le rendono pesanti sullo stomaco, e difficili a digerirsi.



II.100
Cotolette di Maiale in Crepina.

Antrè=Quando le cotolette di maiale saranno cotte come quelle di mongana alla Tedesca. Vedetele nel Tom. I. pag. 196., fatele raffreddare. Abbiate una Salsa Roberta fredda, e ben densa, con un poco di mostarda, e un filetto d’aceto, che troverete nel Tom. I. pag. 85., avvolgeteci tutto all’intorno le cotolette di maiale, e involtateli con de’pezzi di rete di maiale doppia, intingetele nell’uovo sbattuto, spolverizzatele di mollica di pane grattato, ponetele sopra un piatto, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitele scolate dal grasso con sotto una Salsa al Porchetto, che troverete nel Tom. I. pag. 70.



Cotelette di Maiale in diverse maniere.

Orduvre = Predete un Carrè di maiale, che sia tenero, e infrollito al suo punto, tagliategli tutte le ossa della schiena, e poi tagliate d’ogni costa una coteletta, che siano tutte della stessa grossezza, e coll’osso corto, e un dito traverso scarnito di carne. Queste cotelette per non dovere replicare quasi le stesse cose si apprestano esattamente come quelle di castrato, o di mongana; ma non vengono mai piccate; la maniera la più generale di accomodarle sono le seguenti: Agro-dolce, che ne parlerò all’articolo del Cignale: in Papigliotta, e cotte sulla gratella: Marinate con olio, sale, pepe schiacciato, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, poscia panate, cotte sulla gratella di bel colore, e servite con una Salsa chiara, e un buon sugo di limone, quattro scalogne trite, e pepe II.101 schiacciato. O sopra a qualsivoglia Erba: come spinaci, indivia, lattuga, sorcruta, cipollette. Tramezzate con mazzetti d’Erba qualunque. Sopra ad ogni Salsa legata, Purè, Culì, ec. Se in luogo di marinarle con olio, volete marinarle con butirro, ciò dipenderà dal gusto. Cotte sulla gratella senza panarle, le potete servire come quelle panate, cioè a tutte le Salse di sopra descritte. Infarinate, e cotte alla Tedesca sono anche bonissime, e le potete servire con sotto qualunque salsa. Vedete cotelette di mongana alla Tedesca Tom. I. pag. 196., infarinate e fritte sono ottime, e servite con sugo di limone, sale, pepe schiacciato, e petrosemolo fritto. Quando si fanno semplicemente arrosto sulla gratella si condiscono con sale, pepe, e finocchio secco.



Lingue furrè di Maiale.

Queste si trovaranno descritte all’Articolo de’ Rifreddi Tom.VI. Cap. I.



Prosciusto all’Inglese.

Grosso Antrè = Tutto ciò che sarà prosciutto Rifreddo, come l’Aspick, al Naturale, in Marbrè, all’Adobbo, in galantina, Glassato ec. Si troveranno descritti all’Articolo de’ Rifreddi Tomo come sopra. Qui dunque non si parla, che dei prosciutti caldi, e che si servono per Antrè, cioè al primo servizio della mensa. Il prosciutto all’Inglese si appresta come segue. Prendete un prosciutto recentemente salato, grosso, e carnuto; fatelo anche dissalare, se lo giudicate a proposito; mentre si salano meno quelli, che si vogliono cuocere arrosto, e poi mediante la maniera indicata di mettere del zucchero detto Lisbona nella concia de’ prosciutti, II.102 ciò li rende dolci, e di un sapore eccellente; appropriatelo bene, e marinatelo per lo spazio di dodici ora, con una bottiglia di vino di Sciampagna, o del Reno, o di Spagna, oppure due fogliette di vino nostro bianco ordinario, che non sia dolce, fatelo cuocere allo spiedo, e aspergetelo col vino suddetto. Quando sarà quasi cotto, levategli propriamente la cotena, ungetelo con butirro squagliato, mescolato con due rossi d’uova, e panatelo di mollica di pane grattato fino, mescolata con un poco di pepe schiacciato; fategli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa fatta in questa guisa. Prendete il fondo della leccarda, passatelo per il setaccio in una cazzarola, digrassatelo; aggiungeteci un poco di Poevrada, o Salsa Piccante, o al Porchetto se l’avete, fatelo bollire, e consumare al suo punto, avendo attenzione al sale, e servitelo sotto il prosciutto. In Inghilterra mettono un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina nel fondo della leccarda ben digrassato, fanno stringere sopra il fuoco, e lo servono sotto il prosciutto. A tutti i prosciutti per servirli bisogna incartargli propriamente l’estremità dell’osso.



prosciutto alla Poevrada.

Grosso Antré = Prendete un prosciutto come il precedente, fatelo rinvenire un poco nell’acqua se bisogna, rifilatelo bene; infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà quasi cotto, levategli la pelle con attenzione, ungetelo come sopra, ma senza rosso d’uovo, panatelo con scrostatura di pane II.103 fina, nella quale averete mescolato un poco di pepe schiacciato, e un poco di finocchio in polvere; fategli prendere un bel colore, e servitelo con sotto una Salsa alla Poevrada, che trovarete alla pag. 103. Tom. I.
Tutti i prosciutti cotti arrosto, e serviti con sotto diverse Salse, si cuociono quasi tutti nello stesso modo; mentre per vero dire non è che la Salsa la quale ne vorria il nome, ed il sapore. La maniera di panarli, è la stessa, potendoli panare tutti con mollica di pane, o con scrostatura, ungerli con rosso d’uovo, e butirro squagliato mescolato insieme, ovvero col solo grasso della leccarda, tutti si possono bagnare con un poco di vino senza esser marinati nel medesimo, e senza servirsene per la Salsa, potendoci ognuno servire quella, che più gli piace. Qui appresso dirò tutte le Salse, che convengono si alli prosciutti cotti allo Spiedo, che alla Poele, alla Bresa ec.



prosciutto alla Cakcina.

Grosso Antrè = Abbiate un bel prosciutto grosso, e carnuto, rifilatelo, ed appropriatelo all’intorno, involtatelo in una salvietta, legatela, mettetelo a cuocere in una braciera grande come il prosciutto, con brodo senza sale, un mazzetto di petrosemolo, con timo, basilico, cipollette, finocchio domestico, due cipolle con sei garofani, due foglie di alloro, due spicchi d’aglio, sei scalogne, una carota, una panè, un pizzico di coriandoli, quando averà bollito un’ora, aggiungeteci una bottiglia di vino bianco bollente, e mezza foglietta d’acqua vita pure bollente. Allorché sarà cotto, avendo II.104 attenzione che non passi di cottura, mentre non si può dare un tempo determinato di cottura per i prosciutti, poiché a proporzione che sono grossi, o piccioli ne richiedono più o meno; nulladimeno quando il prosciutto è grosso, bisogna dargli sei, o sette ore almeno di cottura, e cosi regolarsi, allorché sono più piccioli. Quando dunque sarà cotto tirate fuori la salvietta, scioglietela, scolate il prosciutto, mettetelo sopra un coperchio di cazzarola, scopritegli il grasso, levandogli la pelle, che vicino il manico, ossia l’osso la tagliarete spizzata colle forbici. Abbiate una paletta di ferro rovente, mettete del zucchero sopra il grasso del prosciutto come se fosse una crema brulè, e glassatelo colla paletta rovente appoggiandola sopra il zucchero, e servitelo d’un bel color d’oro, con sotto una salsa alla Cakcina, che trovarete alla pag. 96. Tom. I.



prosciutto al Vino di Spagna.

Grosso Antrè = Prendete un buon prosciutto, aggiustatelo, e rifilatelo bene, involtatelo in una salvietta, mettetelo a cuocere in una braciera giusta alla sua grandezza, con acqua quanto lo cuopri, un grosso mazzetto di petrosemolo, con timo, basilico, finocchio domestico, due cipolle con sei garofani, quattro spicchi d’aglio, un pizzico di coriandoli; allorché sarà alla metà della cottura, aggiungeteci una bottiglia di vino di Spagna bollente, fate seguitare a cuocere dolcemente. Quando sarà cotto, tiratelo fuori dalla salvietta, ponetelo sopra un coperchio, levategli propriamente la cotena, panatelo di scrostatura di pane fina, II. 105 fategli prendere un bel colore colla pala rovente senza toccarlo, e servitelo con sotto un ragù alle cipollette, rilevato con un buon filetto d’aceto, e un’idea di mostarda. Trovarete questo ragù nel Tom. IV. Cap. I



prosciutto alla Bresa.

Grosso Antrè = Prendete un prosciutto salato di recente, e carnuto, rifilatelo, e appropriatelo bene all’intorno, imbianchitelo un momento all’acqua bollente, passatelo alla fresca; legatelo, ponetelo in una braciera della grandezza del prosciutto, con qualche fetta di manzo sotto, e sopra, due cipolle con sei garofani, uno stecco di cannella, un mazzetto di petrosemolo, con timo, basilico, una rama di finocchio, due foglie di alloro, quattro scalogne, pepe sano, un pizzico di coriandoli, tre spicchi d’aglio, fette di carote, di panè; bagnate con brodo senza sale, e due fogliette di vino bianco bollente; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra sei, o sett’ore. Quando sarà cotto, tiratelo fuori con diligenza, scioglietelo, scolatelo, ponetelo sopra un coperchio, levategli la pelle, tagliandola vicino il manico con le forbici, tagliategli anche qualche poco di grasso se fosse troppo; abbiate pronta una bella glassa di vitella, glassateci tutta la parte superiore del prosciutto, e servitelo con sotto una Salsa di vostro genio, come sarebbe di Spinaci, Indivia, Lattuga, Fagioletti fini, Cedrioli, Capperi, all’Acido, Poevrada, Roberta, al Porchetto, Piccante, Nivernoese; un Culì di Cipolle, di Carote, di Rape, di Fagioli bianchi, alla Cakcina, II.106 alla Petroff, alla Ropesce; ovvero al ragù di cipollette, di cavoli in sorcruta, di radiche diverse, di rape, di carote, di fagiuoli al rosso; Guarnito di cavoli, di cipolle glassate, in Hoscepot, alla Spagnuola, ec. Lo potete anche cuocere con una buona Poele, che trovarete nel Tom. I. pag., 18 ma senza sale, prosciutto, e limone. In vece però una bottiglia di vino bianco bollente, e finitelo e servitelo come sopra.



prosciutto Vecchio, e sua Cottura.

Grosso Antrè = I prosciutti vecchi che si comprono ordinariamente, rare volte fanno buona riuscita, o perché sono troppo salati, o perché poco o perché mal conservati, o perché troppo grassi, o troppo magri; oppure perché di animale vecchio; ciò nonostante basta a saperli sciegliere, fanno ottima riuscita, come molte volte mi è accaduto. Per l’età del maiale questa neppure il Pizzicaiolo può saperla, seppure non l’ha salati lui stesso; ma ordinariamente ne comprono delle partite, che alcuna volta ancor essi fanno cattivi negozi, perché non gli si conservano, ancorché vi usino tutte le diligenze possibili. Bisogna dunque osservare nella compra di un prosciutto, che sia grosso, e carnuto dalla parte opposta alla cotena, che premendolo col dito ceda alquanto la carne, che sia di un buon odore, e ben sfumato, coll’osso, ossia manico corto, non molto grasso sotto la cotena, sincero intorno alla noce dell’osso, non sporco di cenere, o di terra, ma bensì di un colore oscuro di fumo, alquanto lucido, e colla cotena tenera, e sottile. Con queste qualità II.107 difficilmente un prosciutto farà cattiva riuscita. Questi mai si fanno cuocere arrosto, perché sono troppo secchi, e salati. Per cuocerlo alla bresa, mettetelo in una marmitta due giorni prima di doverlo servire, con acqua vicino al fuoco, cambiategliela ogni sei ore, che non venga mai più calda, che al grado di tiepidezza; dopo ventiquattr’ore tiratelo fuori, raschiategli bene la cotena, e scarnitelo, e rifilatelo tutto all’intorno, levandogli ciò che può avere di cattivo, e questo lo replicarete per due volte, dopo quarantott’ore che sarà la mattina, che dovete servire il prosciutto, lo metterete a cuocere, in una braciera, dopo d’ averlo imbianchito in acqua bollente, e involto in una salvietta, con qualche fetta di manzo come il precedente, e lo finirete nello stesso modo, alla riserva che metterete un mazzetto di fieno nella bresa, unito a tutti gli altri condimenti di sopra descritti. Nel servirlo dopo avergli levato la cotena, lo potete glassare con glassa di vitella, ovvero con zucchero, e paletta rovente, oppure ungerlo con butirro squagliato, mescolato con un rosso d’ uovo, e panarlo, o di mollica di pane grattato, o di scrostatura, e fargli prendere colore colla pala rovente, ma senza toccarlo, ovvero ad un forno gagliardo, o finalmente panarlo semplicemente di scrostatura di pane, e fargli prendere colore nello stesso modo, e lo servirete con sotto quella Salsa piccante, che sarà più di vostro genio, e che si trova qui sopra descritto.



II.108
Frigandò di Maiale.

Antrè = Prima di terminare il capitolo del maiale non voglio mancare di dire, che delle Noci di maiale si fanno delle Granadine, piccioli fricandò ec., come anche quando il prosciutto è picciolo, e levato dalla concia, cioè di primo sale, si scuopre tutto il grasso, sotto la cotena, si batte come un fricandò, si larda al di sotto di grossi lardelli dello stesso grasso tolto di sopra, conditi di pepe, erbe fine, e si picca di sopra di minuto lardo, si marina con vino bianco bollente, e pepe schiacciato, si fa cuocere arrosto di bel colore, e si serve con sotto una Salsa d’erba di vostro piacere. Le Granadine, o piccioli fricandò si fanno imbianchire, e cuocere con metà vino bianco, e metà brodo, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con due garofani, un poco di coriandoli, e anaci in una pezzuola, una testa di sellero, mezza foglia di alloro, qualche fetta di carota, di panè, due spicchi d’aglio, e si finiscono esattamente come tutti gli altri fricandò, serviti con sotto una Salsa d’erba. Si possono detti fricandò cuocere anche allo spiedo, marinati prima con olio, pepe, fette di cipolla, qualche filetto d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, fette di limone senza scorza, fusti di petrosemolo, un poco di coriandoli, e finocchio in polvere; ovvero con aceto, come i lombetti di maiale, e servirli con sotto una Salsa Piccante, o d’Erba, o un ragù di vostra scelta.



II.109

CAPITOLO TERZO.
Della Polleria.


Descrizione della Polleria in Generale.

Questo articolo è molto lungo; esso abbraccia il rimanente del presente Tomo, e buona parte del Tomo seguente. La Polleria è un oggetto molto interessante per la Cucina, e richiede un’infinità di cognizioni molto necessarie a sapersi, non solo da un ottimo Cuoco, ma eziandio da qualunque altra persona, la di cui occupazione sia quella di diriggere una casa ben regolata di qualche Gran Principe.
Il nome di Polleria preso letteralmente comprende il pollastrino, il pollastro, la pollanchetta novella, la pollanca, il piccione, il cappone, la capponessa, il tocchino, ossia gallinaccietto novello, la gallotta, ossia gallinaccietta, il gallinaccietto mezzano, ed il grosso gallinaccio.
Prima peraltro di principiare a descrivere diffusamente il modo di apprestare tutti questi differenti polli, sarà bene di osservare i diversi metodi, con i quali vengono ingrassati, uccisi, spennati, e dissossati.


Modo d’ingrassare la Polleria, ed ogni altro Volatile.

Vario è il sistema, che si tiene in diverse Città d’Italia per ingrassare la Polleria; mentre ognuno ha i suoi metodi particolari, adottati dall’esperienza, che ne ha stabilita la prattica.
II.110 Molti tengono per il migliore quello d’ingrassare la Polleria, ed altra sorte di Volatile, con un naturale, e sostanzioso alimento. Altri ne hanno affrettato l’ingrasso per via di macchina fatta espressamente per un tale oggetto.
Dunque in due modi differenti si possono Ingrassare i Polli: uno è Francese, e l’altro è Italiano. Il metodo Francese è quello della macchina, e non s’impara perfettamente che con l’esperienza, non ingrassa che la picciola Polleria; mentre per il gallinaccio, gallinaccietto, cappone, capponessa, oca, anitra ec, un tale metodo non è sufficiente ad ingrassare questi volatili, perché difficilmente prendono cibo con la plomba. Quello Italiano è più facile, più sicuro, richiede meno fastidio, ed ingrassa perfettamente bene ogni sorta di Polleria, ma mediante un tempo più lungo, ed una spesa maggiore.
L’economia peraltro, e la facilità dell’ingrasso per via di macchina, è da preferirsi, secondo me, a qualunque altro metodo per ingrassar la picciola Polleria; mentre si può avere nel corso di quindici giorni circa degli ottimi polli ben grassi, e bianchi: ciò che non si ottiene dall’altra maniera naturalmente ingrassata.
Manca in Roma, Napoli, ed altre Città d’Italia il costume di ogni sorta d’ingrasso volatile, tanto di Polleria, come di Cacciagione. Soltanto in Firenze s’ingrassano gli Ortolani, e la picciola Polleria, in Livorno le Oche, e Anitre; in Venezia tutta la Polleria in generale, in II.111 Padova i Capponi, in Bologna le Capponesse, in Palermo le Gallotte ec.; come altre volte si pratticava in Roma d’ingrassare, non solo la Polleria ma inoltre Starne, Fagiani, Pernici, Pavoni, Galline pratarole, e di Faraone, Uccelli minuti ec.
Quanto sia vantaggioso in un Pranzo servire della Polleria bianca come la neve, a qualunque punto di cottura ella sia, conserverà sempre la sua bianchezza, appagherà l’occhio la sua bellezza, e sarà di un gusto, e di un sapore eccellente. Che sarà in confronto di quella Polleria, che benché in carne, non del tutto grassa, di cattivo sapore, nera, ributtante alla vista, e che richiede la medesima spesa per apprestarla. Di queste due qualità, io non domando qual sarà la migliore?


Polleria Ingrassata colla Plomba.

Mescolate della farina d’orzo, alla quale averete levato la semmola, con latte caldo, affinché sia tiepido quando dovrete governare i Polli, osservate che questo alimento non sia né troppo denso, né troppo sciolto, né grumeloso, onde possa scorrere con facilità, versatelo dentro un ordegno di latta fatto a guisa d’imbuto, lungo circa due palmi, e che abbia mezzo palmo di diametro, con un manico di ferro d’appendere in alto, come un secchiello, e da piedi un cannello di piombo, con una molle di ferro, che alzandosi, chiude, mediante un picciolo piombo il buco, ossia l’orifice del cannello per il quale passa il mangiare nella bocca del Pollo. Prendete colla mano sinistra il Pollo, apritegli il becco, II.112 introduceteci il cannello della Plomba, che oltrepassi un pochino la trachea, sollevate alquanto con la mano destra la molle della Plomba, sospesa in alto, e con quella mano che tenete il Pollo obbligato al cannello della Plomba, sentirete con il tatto delle dita quando il gozzo del volatile sarà pieno a sufficienza, chiudete allora subito il cannello calando la molle, e ponete il pollo nella gabbia già governato.
Si debbono stabilire le ore necessarie alla digestione de’ Polli. Nell’Estate gli darete da mangiare tre volte il giorno, cioè la mattina appena giorno, dopo il mezzogiorno, e la sera al tramontare del Sole. Nell’Inverno solo due volte, cioè la mattina, e la sera. È della più grande importanza di non caricare il Pollo di soverchio cibo, o di troppo poco. Se prendendo il Pollo nelle mani conoscete dalla ripienezza del gozzo, che non abbia ancora digerito, sospendete allora di darle da mangiare, e glielo darete all’altro pasto. Questa avvertenza è molto necessaria, acciò i Polli non facciano indigestione, e con ciò in luogo d’ingrassare, smagrire.
A misura che sono giunti al loro punto d’ingrassamento, bisogna ucciderli, e ciò sarà dopo li quindici verso li venti giorni d’ingrasso; altrimenti retrocedono, e smagriscono.


Polleria Ingrassata Naturalmente.

Fate cuocere una quantità di riso e miglio con acqua, o latte, o metà dell’uno, e dell’altro, quando sarà ben cotto, uniteci una porzione di tritellino crudo, impastare o con acqua, o latte caldo; fate prima bere i Polli, II.113 e quindi mettetegli da mangiare nelle picciole mangiatoie sospese e collocate all’intorno della gabbia; ciò che replicherete due, o tre volte il giorno, secondo il bisogno, e non gli fate mai mancare l’acqua da bere. A misura che sono bene ingrassati, il che accade alquanto più tardi, che col metodo della Plomba, si debbono uccidere. In questa maniera s’ingrassa tutta sorta di Polli in generale; benché per gallinacci, gallinaccietti grossi, capponi, capponesse, oche, anitre ec. vi sono altri metodi particolari, come si dirà qui appresso.


Modo d’Ingrassare, Capponi, Capponesse, Gallotte, e Gallinaccietti.

Il metodo della Plomba, come si è accennato di sopra è ottimo per ingrassare la picciola Polleria, come pollastri, pollastrini, pollanchette, pollanche, tocchinetti ec., e sarebbe anche buono per la Polleria grossa, come per gallinacciette, capponi, caponesse ec. Tutta volta che questi animali ricevessero il cibo in tale maniera. Ma siccome l’esperienza ha fatto conoscere, che volendoli ingrassare con la Plomba, il più delle volte non prendono il mangiare, ed invece d’ingrassare, dimagrire, onde è necessario altro metodo per ottenere l’intento.
Per ingrassare un cappone, che potrà servire di regola per la capponessa, gallotta, e gallinaccietto, si deve chiudere in una gabbia da polli fatta espressamente, come si dirà in appresso, ma bisogna prima spennargli un poco la testa e fra le gambe; indi porre la gabbia in un luogo alquanto oscuro, e fargli prendere un poco d’aria la mattina.
II.114 Ciò fatto prendete farina d’orzo, o di miglio, o di fromento, componetene una pasta mescolata con latte caldo, formatene tanti piccioli bocconi a guisa di grosse olive, che gli farete inghiottire tre volte il giorno. Non bisogna dargliene nel principio, che poche per volta, ed aumentare di giorno in giorno questo nutrimento, fino al numero di quindici, o venti, e talvolta più a tenore della grandezza dell’animale, facendone poca per volta acciò non inacedisca. Potete intingere questi bocconi di pasta nel latte, o nell’acqua prima di fargli inghiottire al cappone, od altro volatile. In dieciotto, o venti giorni sarà ingrassato perfettamente. Le capponesse, le gallotte, ed i galinaccietti, s’ingrassano nella stessa maniera; ma si crede che rieschino molto migliori imboccandoli con gnocchetti di riso cotto con latte, e tiepidi; e per il rimanente seguire il metodo, come si dirà in appresso.
Si possono ancora questi Polli ingrassare senza imboccare, ma vi vuole molto tempo di più. Sotto il sistema d’imboccarli vi vogliono circa quaranta giorni; ciò che non si otterrebbe in due mesi mangiando da loro, dandogli in questo caso granturco sano cotto, mescolato con triteliino allungato con latte caldo, o acqua, ma il latte sarà sempre preferibile, e più atto all’ingrasso.


Regole Generali per l’Ingrasso della Polleria.

Tutta la Polleria, che si vuole ingrassare dev’essere posta nelle gabbie separatamente con paglia sotto, cioè in una li pollastri, in altra le pollastre, in altra le pollanchette, in II.115 altra le pollanche. Li capponi, le capponesse, le gallotte (delle oche, e delle anitre se ne parlerà al loro articolo particolare), si debbono tenere nelle gabbie fatte a posta, con ognuna la sua casoletta separata, di grandezza diversa, capace a contenere il pollo in lunghezza, ma stretto, affinché non si possa voltare, o girare.
Le gabbie debbono essere coperte di store, e collocate in sito ove vi sia pochissima luce, affinché l’oscurità faccia dormire i Polli. Fategli prendere un poco d’aria soltanto la mattina di buon’ora; mai fategli mancare l’acqua da bere; e tenete colla massima pulizia le stanze dove sono situate le gabbie de’ Polli. Alle gabbie si deve cambiare la paglia mattina, e sera prima di governare la Polleria, ovvero la mattina solamente.
Quando averete pollastri, pollanchette, pollanche, capponi, tocchini, gallinaccietti ec., ponete questi polli in gabbie separate, dandogli il solito nutrimento di tritellino impastato con acqua tiepida. Allorché averete di bisogno d’ingrassare alcuni di questi polli, col metodo della Plomba; principiate quindici, o venti giorni prima di volerne far uso per la cucina, ed ingrassateli nel modo di sopra indicato, ed a misura che ingrassano ve ne potete servire. Per gli altri ai quali il metodo della Plomba non conviene, principiate ad ingrassarli con gnocchetti, venti, o al più trenta giorni prima di volervene servire; e per quelli Polli, che volete ingrassare naturalmente potete incominciare due mesi prima, colla giusta prevenzione, che più II.116 presto sanano al loro perfetto ingrassamento, più presto ne potete far’uso.
Finalmente non vi curate mai d’ingrassare la Polleria vecchia, perché sarà spesa, e tempo perduto. Quanto ad ingrassare il gallinaccio, oltre il metodo già indicato d’imboccarlo come gli altri Polli, vi è ancora quello delle noci, che benché sembri alquanto strano, pure l’esperienza ha fatto conoscere esse efficacissimo, come si dirà in appresso.


Modo di uccidere, e di spennare i Polli.

In due maniere differenti si uccidono i polli. La prima, e la più comune è quella di tagliargli la gola, e mai tirargli il collo, come d’alcuni viene pratticato, e subito ucciso dargli una botta in testa, ciò che si dice, gli distacca le penne; indi devesi subito spennare; avvertendo bene di rompergli la pelle, il che guasterebbe totalmente il Pollo; poscia col dito mignolo levargli gl’intestini dalla parte da basso, e lavarlo subito con acqua fresca stropicciandolo bene colle mani, e mentre è caldo aggiustarlo in guisa, che raffreddandosi prenda una bella forma. La seconda, che credo la migliore è la seguente. Tagliate con un picciolo coltello puntuto, e tagliente, le vene sotto le orecchie del Pollo, e subito nel medesimo sito immergete la punta del coltellino, e fatela giungere dentro il cervello e nucca dell’animale, il quale allora farà un picciolo grido, o fremito di morte; indi vedrete che si spiumerà con un soffio, e con la più grande facilità, in guisa che nel tempo che vi vuole a spennare una Pollanca morta, come II.117 all’ordinario, se ne spennano quattro o cinque, uccise in questa maniera. Per il rimanente gli si levano gli intestini, si lava, e si finisce come sopra.
I pollastri, i pollastrelli, e quelli detti dai Francesi alla Rena, che sono i più piccioli. I piccioni, piccioncini, e quelli detti Innocenti; le anitrelle ec. si spennano, e si puliscono all’acqua calda. Per ciò fare subito che averete ucciso nella prima maniera l’animale mettetelo in una cazzarola con acqua tiepida; quando sarà sortito tutto il sangue cambiatela con altra pulita pure tiepida; indi ponete la cazzarola sopra il fuoco movendo sempre il piccione o pollastro finche venendo l’acqua più tiepida, vedrete che l’uccello si spenna, levatelo allora dall’acqua, nettatelo bene; poscia sventratelo, e aggiustatelo come credete. Le ale di gallinaccio, di gallinaccietto, di tocchino ec. si spennono nella stessa guisa, colla sola differenza, che non è necessario cambiargli l’acqua.


Modo di Dissossare i Polli.

Questi si dissossano tutti nello stesso modo, cioè o per la schiena, o per il gozzo. Per la prima tagliate la pelle lungo la schiena, scarnite la carne tutta all’intorno della carcassa, tagliate le ale, e le coscie alle loro giunture, e badate di non rompere la pelle. Quando averete finito, e che la carcassa sarà restata nuda, dissossate allora le coscie, e le ale scarnendo sempre intorno all’osso. Tale operazione si rende facilissima, ed è la medesima in tutti gli animali a penne, dal più grasso II.118 gallinaccio, all’uccello più piccolo. La seconda allorché averete levato il gozzo, e tagliato il collo, rivoltate la pelle sopra l’animale, e dissossatelo nella stessa guisa. Così vi resta tutto intero, benché dissossato, dove che nella prima maniera resta tagliata la pelle lungo la parte della schiena. Nulladimeno ambedue queste operazioni sono necessarie secondo i diversi bisogni, e maniere colle quali vengono apprestati.


Del Gallinaccio, Gallinaccietto, e Tocchino.


Cognizioni del Gallinaccio, e Modo d’Ingrassarlo.

Devesi osservare nella compra di un grosso gallinaccio, che non sia vecchio, imperocché allora è duro, coriaceo, e di poco buon sapore. Per conoscerlo osservate che deve avere le zampe d’un bigio oscuro, e unite; oppure premete col dito il grosso dell’ala vicino al petto, che se il dito cede alcun poco, sarà segno, che l’animale è giovane, ovvero osservate, che la punta del petto non sia inossata, ma bensì tenera, e flessibile; alcuni sfuggano i gallinacci soverchiamente grossi per timore che siano vecchi e duri, benché io ne abbia comperati grossissimi, che mi sono riusciti teneri, e delicati. Bisogna dunque scegliere il gallinaccio giovane, e più grosso che sia possibile.
Ih Francia benché si servono dei gallinacci vecchi per mettere in Adobho, in pasticcio rifreddo, Allesso, e ne levino anche petti, II.119 coscie ec., pure fuori di necessità si debbono preferire i giovani, tanto per la tenerezza della carne, che peri il buon gusto, e delicatezza nel mangiarla.
Il gallinaccio grosso difficilmente si disfà in pezzi, per averne dei petti, coscie ec. imperocché per questo effetto si adoperano le gallinacciette, o gallinaccietti mezzani, essendo questi assai più teneri, e delicati. Il gallinaccio pertanto si serve intiero per un Grosso Antrè, o per un Rilievo di fiancata, ovvero dissossato per un Rifreddo da servirsi nel secondo servizio. Esso è di un grande ornamento sopra una mènsa; ed è anche molto stimato allorché viene ingrassato, e ripieno di tartufi, o marroni.
Per ingrassare un gallinaccio non vi vuole che una regola esatta, ed un poco di pazienza, per lo spazio di due mesi. Prendete un gallinaccio giovane, più grosso che sarà possibile, due mesi precisi prima che lo vogliate mangiare; fate provvisione di noci, che principiarete a dargliene una la prima mattina, la seconda due, la terza tre, la quarta quattro, e cosi di mano in mano fino a trenta, aggiungendone ogni giorno una; esso le digerisce a meraviglia; non gli fate mai mancare da bere; per ingoiargli le noci prendete il gallinaccio tra le gambe, apritegli la bocca, e a una per volta mandategliela giù, averete la precozione fino al settimo, o ottavo giorno di tenergli pronto del tritello, o farina d’orzo impastate con acqua calda, o brodo, o latte, e qualche acino di grano d’India se ne volesse, e cosi quando sarete verso la fine; mentre giunto che sarete al trentesimo II.120 giorno, e che datogli averete trenta noci, bisogna allora retrocedere, cioè ogni giorno diminuirne una, fintantoché alla fine di sessanta giorni gli darete una sola noce, come avete praticato il primo giorno, ed il giorno susseguente l’ucciderete, e lo farete infrollire almeno duegiorni. Questi gallinacci ordinariamente s’ingrassano per mangiarli il Carnevale. Non si dà sapore più esquisito di un gallinaccio ingrassato in questa maniera; ma nello stesso tempo non si può negare, che richiede molta fatica, precisione, e pazienza.

Gallinaccio in Papigliotta.

Grosso Antrè = Prendete un gallinaccio bianco, tenero, e frollo al suo punto, fiambatelo leggermente sopra un fornello ardente, sventratelo, farsitelo col suo fegato trito mescolato con petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, lardo rapato, un pezzetto di butirro, sale, pepe schiacciato, Trussatelo bene (termine di cucina che segnifica appropriare, aggiustare bene un pollo, sia per cuocere allesso, arrosto, o in altra maniera) colle zampe rivoltate sopra le coscie, ovvero dissossate, e rivoltate sotto l’estremità dell’osso della coscia, infilatelo ad uno spiedo picciolo, posatelo sopra sei fogli di carta reale, slargata in guisa che si possa avvolgere facilmente, ponetegli sul petto tre fette di limone senza scorza, copritelo tutto di fette, di lardo, due di prosciutto, una cipolla in fette, due spicchi d’aglio, mezza foglia di alloro, quattro scalogne in fette, tre garofani, fusti di petrosemolo, sei foglie di dragoncello, un II.121 poco di basilico, sale, pepe schiacciato, un poco di butirro, e d’olio fino; avvolgetelo bene colla carta, legatelo collo spago a diverse incrocicchiature, e nelle estremità; ungete al di fuori la carta d’ olio; legate lo spiedo ad uno grande, fatelo cuocere ad un fuoco moderato, bagnandolo spesso col grasso della leccarda. Quando sarà cotto, scartatelo, che sia bianchissimo, e servitelo con sotto quella Salsa che più sarà di vostro genio; ordinariamente deve essere una Salsa chiara. Se lo volete far cuocere al forno; in questo caso incartatelo a guisa di una Papigliotta riquadrata, e fatelo cuocere ad un forno temperato sopra una tortiera, col petto al di sopra. Lo potete servire anche con un ragù di prugnoli, di cipollette, di cedrioletti, di tartufi, di piselli, di selleri, di gobbi, di carote, o a un Culì di gamberi, o alla Rena etc., ma siccome la vera stagione dei gallinacci, è nell’Inverno, cosi un ragù di tartufi sarà sempre più gradito, che qualunque altro.

Gallinaccio alli Tartufi.

Grosso Antrè = Abbiate un gallinaccio ucciso di recente, fiambatelo, sventratelo, e pulitelo bene. Prendete una libbra e mezza, o due di tartufi freschi, di una mezzana grossezza, capateli, lavateli, e asciugateli; conditeli con lardo rapato, sale, e pepe schiacciato, riempiteci il gallinaccio, cucitelo, e trussatelo propriamente; avvolgetelo di carta, e lasciatelo cosi per due giorni acciò la carne prenda l’odore, ed il sapore de tartufi; poscia infilatelo ad uno spiedino, copritelo tutto di II.122 fette di lardo, come il precedente, conditelo nella stessa guisa, avvolgetelo colla carta sudetta, e fatelo cuocere allo spiedo come l’altro. Quando sarà cotto scartatelo, e servitelo ben bianco con sotto una buona Salsa alla Spagnuola, e sugo di limone, che trovarete il modo di farla alla pag. 65. Tom. I.

Gallinaccio alli Marroni.

Grosso Antrè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco otto picciole salciccie con un pezzo di butirro, aggiungeteci scalogna, cipolletta, petrosemolo, il tutto trito, poco sale, pepe schiacciato, venti marroni cotti arrosto e mondati dalla prima, e seconda pelle; passate ancora un momento sopra il fuoco; tirate indietro, e lasciate raffreddare. Abbiate un bel gallinaccio, fiambatelo, e sventratelo, tritate il fegato, conditelo con petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, lardo rapato, un poco di butirro, mescolate colle salciccie, e marroni, riempiteci il gallinaccio, cucitelo, infilatelo allo spiedo, copritelo tutto di fette di lardo, e li medesimi condimenti come il primo, avvolgetelo di carta, legatelo bene, e fatelo cuocere allo spiedo, come il precedente. Quando sarà cotto, scartatelo, che sia bianchissimo, e servitelo con sotto una Salsa all’Italiana rossa con sugo di limone, che trovarete alla pag. 65., Tom. I.

Gallinaccio alle Salciccie.

Grosso Antrè = Tritate una dozzina di marroni arrostiti, pestateli nel mortaio con un pezzo di butirro, petrosemolo, e scalogna trita, II.123 poco sale, pepe schiacciato, tritate anche il fegato del gallinaccio, mescolatelo ai marroni, e legate con tre rossi d’uova crude; prendete otto o dieci picciole salciccie, passatele sul fuoco in una cazzarola con un poco di butirro fino alla metà della cottura, mettete la farsa dei marroni nel corpo di un gallinaccio ben fiambato, e pulito, unito alle salciccie, cucitelo, copritelo di fette di lardo, i condimenti soliti, avvolgetelo di carta, e fatelo cuocere allo spiedo come l’altro. Allorché sarà cotto scartatelo, che sia ben bianco, e servitelo con sotto un ragù di marroni, che trovarete la maniera di farlo all’Articolo dei ragù Tom. IV. cap. I., o un buon Culì di prosciutto, che trovarete nel Tom. I. pag.7.

Gallinaccio all’Italiana.

Grosso Antrè = Quando averete appropriato un bel gallinaccio come il precedente, riempitelo di un ragù di maccaroni, o lasagne, che trovarete all’Articolo delle Terrine Tom. III. cap. IV., fatelo cuocere allo spiedo, involto di fette di lardo, fettine di prosciutto, carta unta di butirro, o di strutto, e sale. Allorché sarà cotto, scolatelo, e servitelo con sotto una Salsa alla Spagnuola, o un Culì di prosciutto. Vedete queste Salse nel Tom. I. pag.7. e 62., oppure un semplice Culì, o niente.

Gallinaccio alla Mazzarina.

Grosso Antrè = Prendete un buon gallinaccio, fiambatelo, sventratelo, e levategli la forcinella del petto, riempitelo d’un ragù crudo d’animelle, tartufi ec., che trovarete nel Tom IV. cap. I., cucitelo, trussatelo colle zampe II.124 ripiegate sulle coscie; ponetelo in una braciera con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, una carota, una testa di sellero, due spicchi d’aglio, sale, pepe sano; bagnate con mezza foglietta di vino bianco bollente, altrettanto brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Allorché sarà cotto, passate la Salsa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al punto d’una Salsa, avendo attenzione al sale, metteteci un poco di scalogna trita, sugo di limone, e servitela sopra il gallinaccio, scucito, e bene asciugato dal grasso.

Gallinaccio alla Servante.

Grosso Antrè = Capate ed imbianchite all’acqua bollente una dozzina di cipollette d’inverno, ponetele a cuocere con un poco di brodo, mezza libbra di ventresca tagliata in fette assai sottili, un mazzetto d’erbe diverse, pepe schiacciato, niente sale. Quando saranno cotte, scolatele, uniteci il fegato del gallinaccio imbianchito, tagliato in dadini, e passato sopra il fuoco con un poco di butirro, riempiteci il gallinaccio, cucitelo, e copritelo di fette di lardo colli medesimi condimenti che quello in Papigliotta, avvolgetelo di Carta, fatelo cuocere allo spiedo, e servitelo con sopra una Salsa fatta in questa guisa. Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, scalogna, e prugnoli triti; passate sul fuoco, bagnate con un poco di brodo colorito, altrettanto Culì, fate bollire dolcemente mezz’ora, digrassate, passate al setaccio, e servite con un cucchiarino di II.125 mostarda, pepe schiacciato, poco sale, e sugo di limone, o un filetto d’aceto.

Gallinaccio alla Poele.

Grosso Antrè = Abbiate un gallinaccio giovane, tenero, e grasso, fiambatelo, levategli l’osso del petto, e sventratelo dalla parte di sopra, riempitelo d’un ragù crudo come quello alla Mazzarina, e trussatelo nello stesso modo; mettetelo in una cazzarola con tre fette di limone senza scorza sul petto, e fette di lardo sotto, e sopra; bagnate con una buona Poele, che trovarete nel Tom. I. pag. 18., copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, scolatelo dal grasso, e servitelo con quella Salsa, o ragù che sarà più di vostro genio. Tutto ciò che cuocesi alla Poele, sia Mongana, Pollo, Selvaggiume, Erba qualunque ec., come si potrà osservare nel corso di quest’Opera, devesi coprire di fette di lardo sotto, e sopra, e quindi bagnare colla Poele (Bresa soltanto praticata nelle buone Cucine). Alcuni Cuochi superficiali, che credono con prodigare i condimenti di rendere le vivande più esquisite, suppongono che debbasi aggiungere alla Poele dei dadini di lardo, i quali non solo sono inutilissimi, e contro le regole della Professione, ma inoltre rendono la bresa soverchiamente grassa, di maggior spesa, e nociva alla salute.

Gallinaccio alla Minìme.

Grosso Antrè = Fiambate, sventrate, e appianate il petto ad un gallinaccio grosso, grasso, giovane, e frollo quanto basti; dissossategli le zampe, e rivoltategliele sotto l’estremità II.126 dell’osso della coscia; mettetelo in una cazzarola con un pezzo di butirro, o lardo rapato, petrosemolo, scalogne, cipollette, una punta d’aglio, funghi, o prugnoli, il tutto trito fino; fatelo alquanto rinvenire sul fuoco, aggiungendovi il sugo di mezzo limone, ciò lo renderà molto bianco. Prendete una braciera giusta la grandezza del gallinaccio, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella, due, o tre fette di prosciutto sottili, posateci sopra il gallinaccio col petto al di sopra, versateci tutto il condimento dell’erbe fine, copritelo di fette di lardo, sale, e pepe schiacciato, un foglio di carta. Fatelo sudare una mezz’ora sopra un fuoco leggiero; aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo buono; fatelo finire di cuocere dolcemente, poscia prendete il fondo della Salsa, digrassatela, passatela al setaccio, metteteci un poco di Culì per legarla, fatela consumare al suo punto, e servitela sopra il gallinaccio con sugo di limone.

Gallinaccio al Sultano.

Grosso Antrè = Prendete un bel gallinaccio, fiambatelo, sventratelo, e spilluccatelo propriamente. Abbiate una libbra e mezza di animelle di capretto, o di abbacchio imbianchite all’acqua bollente, e bene asciugate, mescolatele con mezza libbra di tartufi tagliati in fette, il fegato del gallinaccio imbianchito, e tagliato in dadini, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta di aglio, il tutto trito, basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, lardo rapato, butirro squagliato; riempite il gallinaccio con II. 127 questo ragù, trussatelo bene, colle zampe dissossate e ripiegate come alla Minìme; fatelo cuocere allo spiedo, esattamente come quello in Papigliotta, e servitelo con sotto una Salsa al Sultano, e sugo di limone. Se in luogo di cuocerlo allo spiedo, o al forno, mentre la Papigliotta si cuòce nell’una, e nell’altra maniera, lo volete cuocere in una braciera, ciò farete come segue. Passate il gallinaccio sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, e sugo di limone; poscia abbiate una braciera della grandezza del gallinaccio, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella, due, o tre fette di lardo, posateci il gallinaccio col petto al di sopra, una cipolla con tre garofani, quattro scalogne, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una carota, due spicchi d’aglio, poco sale, pepe sano, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare un’ora con poco fuoco sotto e sopra, poscia aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo bianco, incollate con carta, e farina il coperchio della braciera acciò non svapori, e fate finire di cuocere dolcemente. Quando sarà cotto scolatelo dal grasso, e servitelo con sotto una Salsa al Sultano, o un buon ragù melè ovvero di tartufi, oppure passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di Culì per legarla, e petrosemolo trito imbianchito, o un pezzetto di butirro maneggiato nella farina, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela con sugo di limone sopra il gallinaccio.

II.128
Gallinaccio alla Favorita.

Grosso Antrè = Abbiate un buon gallinaccio grosso, grasso, e tenero; fambatelo, e spilluccatelo, tagliategli la pelle nel mezzo della schiena per dissossarlo totalmente alla riserva delle ale. Prendete due libbre di animelle di abbacchio, o di capretto, imbianchitele all’acqua bollente, asciugatele, tagliatele in quattro parti, o in due, mescolatele con mezza libbra di tartufi freschi tagliati in fette, un’oncia di prugnoli secchi ben ammollati, e capati propriamente, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, lardo rapato, butirro squagliato, e il sugo di mezzo limone; riempite il gallinaccio con questo ragù, cucitelo con dargli la sua primiera forma; passatelo in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e spremeteci mezzo limone, infilategli le due zampe, che tagliarete corte nel sito delle coscie; e fatelo cuocere esattamente in una braciera come il precedente. Quando sarà cotto scolatelo dal grasso, scucitelo, e servitelo con quella Salsa, o ragù che credete a proposito.

Ale alla Contessa.

Antrè = Sbollentate dodici belle ale di gallinaccietta quanto per spennarle, fiambatele leggermente sopra un fornello ardente, dissossatele per metà dalla parte del grosso fino alla giuntura, farsitele di una farsa di Chenef ben fatta, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., non tanto piene; cucitele, passatele un momento in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e II.129 sugo di limone; poscia una per volta raschiatele col coltello, e a mano a mano copritele di fette di lardo; piccategli di minuto lardo la parte superiore, aggiustatele in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, qualche dadino di vitella imbianchita, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, poco brodo ma buono, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente; copritele con un foglio di carta, fatele cuocere leggermente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, passate il fondo al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare a fuoco allegro al punto di una glassa, ponete le ale sopra un coperchio, scucitele, glassatele con un mazzetto di penne pulite, ed il resto della glassa la potete mettere nella Salsa d’erba che volete servirci sotto.

Ale alla Sent-Clù.

Antrè = Queste si fanno esattamente come le precedenti, alla sola riserva, che in luogo di farsirle con una farsa di Chenef, si riempiono con un Salpiccone crudo di Animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., e le servirete con sotto una Salsa all’Italiana verde, che trovarete alla pag. 79. Tom. I. o altro Culì colorito.

Ale alla Pulette Tedesca.

Antré = Fiambate leggermente dodici ale di Tocchino, o di gallinaccietta, imbianchitele all’acqua bollente, passatele alla fresca, appropriatele bene, e guardatevi di tagliargli le punte, come alcuni sogliono pratticare, asciugatele, mettetele in una cazzarola, con un pezzo di II.130 butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale; passatele sopra il fuoco, aggiungeteci un buon pizzico di farina, bagnatele con brodo generale. Fatele bollire dolcemente; quando saranno cotte, digrassatele, levate il prosciutto, e mazzetto, legatele con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco della detta Salsa fatta raffreddare, petrosemolo trito imbianchito e sugo di limone.

Ale in Fricassè alla Pulette.

Antrè = Dissossate delle ale di gallinaccietta, o di tocchino, imbianchitele all’acqua bollente, passatele alla fresca, asciugatele; mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un pugno di prugnoli freschi se si trovano ben puliti; un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, passatele sopra il fuoco, metteteci un buon pizzico di farina, bagnatele con brodo buono; fatele bollire a picciolo fuoco, e consumare a poca Salsa, digrassatele, levate il prosciutto, il mazzetto, legatele con una liason di tre rossi d’uova stemperata con fiore di latte, e servitele con un buon sugo di limone. Tanto questa Fricassè, come l’altra, e tutte quelle che verranno in seguito se le cambiate di cazzarola allorché saranno cotte, e ci passate la Salsa col setaccio non sarà che bene, e secondo le regole dell’arte. I prugnoli però, o altre guarnizioni si debbono servire colla Fricassè.

Ale alla Marié.

Antrè = Fiambate leggermente dodici ale di gallinaccietta, dissossatele; maneggiate un poco di lardo rapato con petrosemolo, scalogna, II.131 prugnoli, cipolletta, un’idea di basilico, una punta d’aglio il tutto trito, riempiteci le ale, cucitele. Prendete una cazzarola, metteteci tre fette di vitella nel fondo, aggiustateci sopra le ale, sei salciccie grosse e corte, tre oncie di ventresca tagliata in fette sottili, una dozzina di cipollette imbianchite all’acqua bollente, un mazzetto d’erbe diverse, niente sale, pepe schiacciato, copritele con fette di lardo, ed un foglio di carta; fatele sudare un quarto d’ora con poco fuoco sotto, e sopra, o cenere calda; poscia bagnatele con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo buono, fatele finire di cuocere dolcemente. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiustate le ale nel piatto che dovete servire, tramezzatele colle salciccie levata la pelle, le cipollette, e la ventresca intorno, qualche cimetta di cavolo fiore cotta in un bianco, e servitele con questa Salsa. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro con un poco di scalogna trita, aggiungeteci un pizzico di farina, bagnate col fondo della cottura, fate bollire dolcemente, digrassate, e servite sopra le ale, e guarnizione, con sugo di limone, e un poco di cerfoglio trito imbianchito.

Ale in Surprise.

Orduvre = Fate cuocere dodici ale di Tocchino con qualche fetta di lardo, e prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, e un poco di brodo. Quando saranno cotte, aggiungete un poco di brodo nel fondo della cottura, passatela al setaccio, II.132 digrassatela, fatela consumare al punto di una glassa, glassateci le ale, fatele raffreddare, avvolgetele con un poco di farsa di Chenef, doratele, panatele di mollica di pane ben fina, fatele friggere di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno.

Ale al Basilico.

Orduvre = Vedete piccioni al Basilico, mentre si apprestano nella stessa guisa.

Ale alla Mariniere.

Orduvre = Abbiate dodici, o sedici ale di tocchino che siano tenere, e frolle al suo punto, fiambatele, e appropriatele bene. Fate una marinada come siegue; mettete in una cazzarola un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, due, o tre cucchiai di aceto, mezzo bicchiere di brodo, sale, pepe schiacciato, due spicchi di aglio, due garofani, tre scalogne, una cipolla in fette, fette di carota, e panè, una foglia d’alloro in pezzi, basilico, fusti di petrosemolo; fate intiepidire questa marinada sul fuoco; metteteci a marinare le ale per quattro, o cinque ore, poscia asciugatele, intingetele nel bianco d’uovo sbattuto, infarinatele, fatele friggere nello strutto di bel color d’oro, e servitele, con petrosemolo fritto intorno.

Ale alla Persigliade.

Antré = Fiambate dodici ale di tocchino bianche, e tenere, dissossatele, farsitele di un picciolo Salpiccone crudo e ben fatto, cucitele, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone acciò restino bianche, piccatele di fusti di petrosemolo; II.133 mettetele in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe schiacciato, poco brodo ma buono, copritele con fette di lardo, e un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa leggiera, e non colorita, dateci il lustro al petrosemolo, e servite le ale scucite, con sotto una Salsa alla Rena che trovarete nel Tom. I. pag.95.

Ale alle Perigord.

Antrè = Prendete dodici ale di gallinaccietto, fiambatele leggermente, dissossatele, e riempitele con un poco di farsa di Chenef, cucitele, fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, sugo di limone, e pulitele come il solito; poscia piccatele di tartufi imbianchiti all’acqua bollente, mettetele in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo buono, copritele con fette di lardo, e un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra; quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della cottura digrassatelo, fatelo consumare come l’altro per dare un lustro alli tartufi, e servitele con sotto una Salsa all’Italiana verde, che trovarete nel Tom. I. pag.79.

II.134
Ale alla Lombarda.

Antrè = Fiambate, e appropriate bene dodici ale di tocchino, imbianchitele un momento all’acqua bollente, mettetele in una cazzarola con due dozzine di cipollette imbianchite all’acqua bollente, un pezzo di prosciutto, fette di lardo sotto e sopra, un mazzetto d’erbe, poco sale, pepe schiacciato, brodo buono, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra; quando saranno cotte, prendete il piatto che dovete servire, poneteci nel fondo una porzione di una picciola Salsa fatta con un poco di Culì mescolato con due rossi d’uova crudi, un pezzo di butirro, un’idea di basilico in polvere, e un poco di pepe schiacciato, fatela soltanto scaldare, acciò si squagli il butirro; metteteci sopra del parmigiano grattato, aggiustateci le ale colle cipollette, aspergete per tutto col restante della Salsa, spolverizzate di parmigiano grattato mescolato con un poco di mollica di pane; fate prendere un leggiero color d’oro al forno, scolate poscia qualche poco di grasso se vi fosse, e servite con un’idea di brodo chiaro.

Ale all’Erbe fine.

Orduvre = Prendete una dozzina di ale di gallinaccietto, fiambatele, e appropriatele bene, imbianchitele un momento all’acqua bollente, raschiatele col coltello acciò restino bianche, passatele un istante in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogne, un’idea di basilico, prugnoli, o tartufi secondo la stagione, tre foglie di dragoncello, una punta d’aglio; il tutto II.135 trito fino, sale, pepe schiacciato; abbiate un’altra cazzarola con qualche fetta di vitella, e una fetta di prosciutto nel fondo; aggiustateci sopra le ale col loro condimento, copritele di fete di lardo, e un foglio di carta; fatele sudare con poco fuoco, sotto, e sopra, o cenere calda, aggiungeteci poscia mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco; fatelo consumare di nuovo; bagnate con Culì, fate finire di cuocere, e consumare la Salsa al suo punto; digrassate, levate la vitella e prosciutto, e servite sopra le ale con sugo di limone.

Ale alla Plusce-Verte.

Orduvre = Fiambate, e dissossate una dozzina di ale di tocchino, imbianchitele all’acqua bollente, e pulitele bene. Prendete una cazzarola, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella, una fetta di prosciutto, aggiustateci sopra le ale con qualche fetta di carota, di panè, uno spicchio d’aglio, mezza cipolla in fette, otto o dieci prugnoli se si trovano, o funghi, un mazzetto d’erbe diverse, un poco d’olio fino, sale, pepe schiacciato, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare un quarto d’ora con picciolo fuoco sotto, e sopra; indi aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo, bagnate con brodo, e fate finire di cuocere dolcemente. Quando saranno cotte, passate il fondo della Salsa, di grassatelo, metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, una buona quantità di petrosemolo trito imbianchito all’acqua II.136 bollente, ben spremuto. Fate stringere sopra il fuoco; aggiustate leale sopra il piatto, e serviteci sopra la Salsa con sugo di limone.

Ale alli Piselli fini.

Antrè = Queste si troveranno all’Articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV.

Ale alla Senteminult.

Orduvre = Mettete in una marmitta un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fusti di petrosemolo, una cipolletta, uno spicchio d’aglio, due garofani, mezza foglia di alloro, un poco di basilico, mezza cipolla in fette, dodici coriandoli, fette di carote, e panè, sale, pepe schiacciato; bagnate metà latte, e metà brodo bianco, o tutto latte, movete sopra il fuoco con un cucchiaio di legno fintanto che bolle; metteteci dodici ale di gallinaccietto dissossate, e imbianchite un momento all’acqua bollente; fatele bollire dolcemente. Quando saranno cotte, scolatele, mettetele sopra un piatto, conditele con un poco di grasso della Senteminult, poco sale, e pepe schiacciato; allorché saranno quasi fredde, mescolate un rosso d’uovo nel grasso, ungeteci bene le ale, spolverizzatele di mollica di pane grattata fina, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella, con un fuoco temperato, e servitele con sotto una Salsa chiara di vostro genio con sugo di limone. Se non le volete far cuocere in una Senteminult, fatele cuocere come vi pare, ed anche nella marmitta dell’allesso; poi conditele con butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, mescolate un rosso d’uovo nel butirro, ungeteci le ale, panatele, fatele cuocere, e servitele come le II.137 precedenti. In questa guisa si nominano Ale alla Melfi. Le ale alla Senteminult si possono dissossare, e anche farsire, o con una farsa di Chenef, o con un Salpiccone minuto, e ben fatto, ovvero senza essere dissossate, ma bensì nel loro stato naturale, e servite con sotto una Salsa alla scalogna, e sugo di limone, che trovarete nel Tom. I. pag. 91.

Ale al Forno alla Senteminult.

Orduvre = Quando le ale saranno cotte in qualunque maniera sia, dissossate o no, farsite, o senza farsa, mettetele sopra un piatto con sotto qualche fetta di lardo già cotta, stendete sopra ad ogni ala una Salsa alla Senteminult, che trovarete nel Tom. I. pag.20, spolverizzatele di mollica di pane grattato fino; fategli prendere un bel color d’oro al forno ben caldo, e servitele con sotto una Salsa chiara con sugo di limone, ovvero un sugo di manzo, con quattro scalogne trite, pepe schiacciato, sale, e sugo di limone.

Ale alla Majanse.

Antrè = Fate sudare un bel pezzo di prosciutto in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, quanto divenga un poco sodo, poscia tagliatelo per lungo, e mai per trovarlo, mentre in tal guisa si strapperebbe, fatene dei lardelli per piccarci dodici belle ale di gallinaccietto, che prima dissosserete, e riempirete di un picciolo Salpiccone di animelle ben fatto, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitele, e mettetele a cuocere in una cazzarola, con brodo buono, un mazzetto d’erbe diverse, II.138 mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, niente sale, poco pepe, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta, fate cuocere leggermente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, fate consumare un poco di brodo senza sale, per dare il lustro al prosciutto, e servitele con sotto una Salsa al butirro di gamberi, che trovarete nel Tom. I. pag. 78.

Ale al Naturale.

Antrè = Fiambate, e dissossate una dozzina di ale di galiinaccietto, farsitele di una buona farsa di Chenef, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitele, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone, raschiatele bene col coltello; mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, brodo buono, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, niente sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, passate il fondo della cottura, aggiungeteci un poco di brodo colorito, digrassatelo, fatelo bollire a fuoco allegro, e consumare al punto di una bella glassa, sciogliete, scolate, ed asciugate bene le ale, glassategli la parte superiore, e servitele con sotto una Salsa d’erba, o altra di vostro genio, ovvero un sugo chiaro, con sugo di limone.

Ale alli Gamberi.

Antrè = Legate otto gamberi vivi con un poco di filo, che siano tutti eguali. Prendete una cazzarola, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella, una di prosciutto, aggiustateci otto belle ale di gallinaccietto dissossate, e ripiene di II.139 un Salpiccone crudo di animelle, code di gamberi, e tartufi, che trovarete il modo di farlo nel Tom, IV. Cap. I., aggiustateci anche li otto gamberi vivi, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe schiacciato, coprite di fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare un quarto d’ ora con picciolo fuoco sotto, e sopra; aggiungeteci poscia un mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco; fatelo consumare; bagnate con brodo bianco buono, fate finire di cuocere dolcemente. Quando saranno cotte, passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci le ale, e servitele con i gamberi mondati, e sotto una Salsa al culì di gamberi, che trovarete nel Tom. I. pag. 8.

Ale alla Spagnuola.

Orduvre = Prendete sei ale di gallinaccietto, fiambatele, e appropriatele bene, prendete anche sei piedi di lattuga, sei belle animelle di cuore di capretto, e sei cipollette; imbianchite le lattughe, e cipollette all’acqua bollente, legate le lattughe in mazzetti, mettetele a cuocere colle cipollette, con buon brodo, un pezzo di prosciutto, due fette di lardo, una fetta di vitella, sale, una cipolletta con due garofani, due fette di carota. Le ale, e le animelle imbianchitele all’acqua bollente, e cuocetele a parte; cioè le animelle alla Singarà. Vedete Tom. I. pag.177; e le ale al naturale pag. 138. Quando sarà il momento di servire, aggiustate le ale sopra il piatto, che siano glassate, tramezzatele colle lattughe bene asciugate dal grasso, le cipollette, e animelle, ma senza il prosciutto sopra; versateci una buona Salsa alla Spagnuola, e servite.

II.140
Ale alla Perla.

Orduvre = Dissossate le ale, fatele cuocere in una bresa leggiera; quando saranno fredde, intingetele in una pastella di frittura, friggetele nello strutto di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno.

Ale alla Servante.

Orduvre = Prendete una dozzina di ale di tocchino, o di gallinaccietta, fiambatele, e appropriatele bene, imbianchitele un momento all’acqua bollente, passatele alla fresca, mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito; passatele sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnatele con brodo, e un mezzo bcchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, poco sale, pepe schiacciato, fatele cuocere dolcemente, e consumare a poca salsa; quando sarete nel momento di servire, digrassatele, legatele con una liason di tre rossi d’uova stemperata con due cucchiai di brodo, sugo di limone, o di agresto, ed un’alice passata per setaccio.

Ale in diverse maniere.

Orduvre = Le ale di gallinaccio, di gallinaccietto, e di tocchino si possano servire dissossate, e ripiene con farsa di Chenef, o con qualunque Salpiccone minuto, e ben fatto. Piccate, e glassate, con qualsivoglia Salsa d’erba, Guarnizione d’ogni specie, Salse chiare, Salse legate, alla Massedoene come i tenerumi di mongana; vedeteli nel Tom. I. pag. 188. A qualunque ragù ec. Al naturale senza essere piccate; II. 141 quando sono cotte in una bresa, con fette di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe e brodo, le potete servire con quella Salsa, o ragù che più sarà di vostro genio. Se la Salsa, o il ragù, che volete servire non hanno sufficiente sostanza, aggiungeteci il fondo della salsa delle ale ben digrassato, passato al setaccio, e consumato al suo punto, ma bisogna avere attenzione al sale, onde metterne molto poco nella cottura delle ale. Se le volete servire panate, in questo caso le potete dissossare, e farsire di ciò, che vi aggrada, ovvero panarle al naturale senza dissossarle. Le ale sono una vivanda ottima in qualunque maniera vengono preparate. Le ale di pollanche, o pollarde possono servire ai medesimi effetti. All’articolo delle Terrine Tom III. Cap. IV. averò ancora occasione di parlare delle ale servite a diverse Purè, e Culì, in Hoscepot, in ragù ec. Esse sono di un grand’uso nella Cucina.

Filetti mignoni in Granata.

Antré = I filetti mignoni di gallinaccio sono quelli, che si trovano sotto ai due mezzi petti vicino la forcinella, ed immediatamente attaccati all’osso; questi sono assai più teneri, e delicati di qualunque altra parte dell’animale, eccetto il fegato; onde vengono molto impiegati nella cucina. Per fare una Granata prendete otto filetti teneri, bianchi, carnuti, tutti eguali, piccateli di minuto lardo, e fatela esattamente come quella di Filetti di Pollanca. Vedetela all’articolo della Pollanca.

II.142
Filetti mignoni alla Contessa.

Orduvre = Piccate otto belli filetti di gallinaccietta, imbianchiteli all’acqua bollente, passateli alla fresca; metteteli in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un poco di brodo buono, poco sale, copriteli con due, o tre fette di lardo, e un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti passate il fondo della cottura al setaccio, aggiungeteci mezzo bicchiere di brodo colorito, digrassate, fate consumare al punto di una bella glassa, glassateci i filetti, e serviteli con sotto una Salsa di Spinaci, o una guarnizione di cipollette, o rape, o altr’erba, con una Salsa alla Spagnuola, o Culì.

Filetti mignoni in Ruladine.

Orduvre = Prendete otto filetti di gallinaccietta, bianchi, e polpiti; tagliateli in mezzo per lungo, levategli il nervetto di mezzo, e ritagliateli ancora per traverso in guisa che ogni filetto formi quattro pezzi; batteteli tramezzo un panno bagnato assai sottili. Abbiate una farsa di Chenef delicata, che trovarete nel Tom. IV, Cap. I. stendetene un poco sopra ad ogni fetta, involtatela, e formatene tante braciole ripiene, che siano tutte eguali, infilatele a spiedini di legno sottili, quattro o cinque insieme, infarinatele leggermente, ponetele in una cazzarola con butirro squagliato, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta; fatele cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; quando averanno preso un color d’oro da una parte, voltatele dall’altra, acciò prendano colore II.143 egualmente, indi aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo, sbruffateci un poco di farina, bagnate con brodo bianco, che la Salsa sia color d’oro, fate bollire con poco fuoco. Quando saranno cotte; levatele dalli spiedini, mettetele in un’altra cazzarola, digrassate la Salsa, passatela al setaccio, e mettetela colle Ruladine. Servitele giuste di sale, con sugo di limone, e poca Salsa. Se volete, potete metterci prugnoli, o tartufi in fette, o piselli, ovvero guarnirle intorno con qualunque sorta d’erba, come cavoli fiori, rape, carote, cipollette, carciofi, qualsivoglia mazzetto d’erba. Vedete all’Articolo de’ ragù Tom. IV. Cap. I. come si cuociono le diverse Guarnizioni d’erbe. Se volete fare le Ruladine più grosse, d’ogni filetto formatene due pezzi.

Filetti mignoni alla Tedesca.

Orduvre = Abbiate otto filetti di gallinaccio, batteteli come li precedenti, ma intieri, farsiteli nello stesso modo, e involtateli egualmente; infilateli ad uno spiedino, legate questo ad uno grande; fateli cuocere arrosto, bagnandoli con latte preparato in questa maniera: prendete due fogliette di latte, fatelo bollire, e consumare per metà, aggiungeteci un pizzico di coriandoli, pochissimo sale, un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina; fate bollire ancora mezzo quarto d’ora, poscia passate al setaccio, e di quando in quando aspergeteci le Rulade, fin tanto che saranno cotte, e si saranno bevuto tutto il latte; mettete allora un pezzo di butirro nella leccarda, ungetele bene, e fategli prendere II.144 un bel color d’oro, e servitele con sotto una salsa alla Chinesec, che trovarete nel Tomo I. pag. 77.

Filetti mignoni alla Senteminult.

Orduvre = Abbiate sei belli filetti di gallinaccio, batteteli, farsiteli, e involtateli come i precedenti; fate una farsa di Gratino cruda, stendetela sopra il piatto alla grossezza di un dito, aggiustateci le sei Rulade tutte eguali; ungetele sopra di butirro squagliato, e rosso d’uova mescolato insieme, spolverizzatele di mollica di pane grattata fina; fatele cuocere ad un forno temperato, e di un colore biondo; servitele con sotto una Salsa chiara, con sugo di limone. Potete anche coprirle con una Senteminult, panarle, cuocerle, e servirle nella stessa maniera, La farsa di Gratino la trovarete nel Tom. IV. Cap. I., e la Senteminult nel Tom. I pag. 20.

Filetti mignoni in bignè.

Orduvre = Prendete otto filetti di gallinaccio, levategli il nervo di mezzo, e divideteli in quattro parti per ciascheduno, batteteli tramezzo un pannolino bagnato ben sottili, farsiteli con una farsa di Chenef come i precedenti, rulateli nello stesso modo tutti eguali, bagnateli con uovo sbattuto, panateli, fateli friggere di un bel color d’oro, e serviteli con petrosemolo fritto intorno. La farsa di Chenef vedete Tom. IV. Cap. I.

Filetti mignoni al Gratino.

Orduvre = Stendete un dito di farsa di Chenef delicata sopra il piatto che dovete servire; aggiustateci sopra sei belle Rulade di filetti di gallinaccio tutte eguali, e farsite colla stessa farsa di Chenef; copritele con fette di lardo già cotte II.145 in qualche Bresa, e un foglio di carta; fatele cuocere a un forno temperato. Quando saranno cotte, scolate il grasso, levate le fette di lardo; mettete tramezzo ad ogni Rulada una crosta di mollica di pane fritta nel butirro, e di un bel color d’oro, guarnitele all’intorno di cipolline, o di cimette di cavolo fiore, e servitele con sopra una buona Salsa alla Spagnuola con sugo di limone. La Salsa la trovarete nel Tom. I. pag 65. e le diverse Guarnizioni nel Tom. IV. Cap. I.

Filetti mignoni all’Inglese.

Orduvre = Prendete otto belli filetti di gallinaccio, batteteli tramezzo un pannolino bagnato ben sottili, farsiteli di una farsa di Chenef, e rulateli come li precedenti tutti eguali, infilateli ad uno spiedino; legate questo ad uno grande, fateli cuocere arrosto, bagnandoli con butirro squagliato mescolato con un rosso d’uovo, e spolverizateli di mollica di pane grattato; fategli prendere un bel color d’oro, e serviteli tramezzati di mazzetti d’indivia, con una Salsa all’Italiana rossa, che trovarete nel Tom. I. pag.65. I mazzetti all’Articolo delle Guarnizioni Tom. IV. Cap. I.

Filetti mignoni alla Ravigotta.

Antrè = Tagliate nel mezzo per lungo otto belli filetti di gallinaccio, e formatene come sopra sedici braciole, battetele ben fine, farsitele di una farsa di Chenef, nella quale avrete mescolato un poco di petrosemolo, e cinque foglie di dragoncello trito, e imbianchito, rulatele come le altre tutte eguali, avvolgetele con un poco di filo. Squagliate in una cazzarola un pezzo di butirro, con un pezzo di prosciutto, una cipolletta con II.146 due garofani, metteteci dentro le Ruladine, conditele con poco sale, e pepe schiacciato, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere leggiermente con fuoco sotto, e sopra; allorché averanno preso un color biondo da una parte, voltatele dall’altra, che farete colorire egualmente; poscia bagnatele con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco, che il colore della Salsa sia alquanto pallido; fate seguitare a cuocere lentamente. Quando saranno cotte, scioglietele, mettetele in una cazzarola, passateci dentro la salsa col setaccio ben digrassata, e prima di servire poneteci l’erbe a Ravigotta, che trovarete nel Tom. I. pag.67., alla Salsa di tal nome.

Filetti mignoni in Granadine.

Antrè = Prendete otto belli filetti di gallinaccio che siano bianchi, mentre ve ne sono di quelli, che hanno un colore un poco gialliccio; batteteli come gli altri, in guisa che le braciole venghino alquanto tonde, rifilatele tutte all’intorno, per attondarle meglio. Stendete sopra a ciascheduna fetta un poco di farsa di Chenef, e nel mezzo un Salpiccone cotto, con poca salsa, che trovarete all’Articolo de’ ragù Tom. IV. Cap. I., cucitele, dategli la forma di un Pomo, mettetele a cuocere in una cazzarola giusta alla loro grandezza, colla legatura al di sotto, con butirro squagliato, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, poco sale, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare con fuoco sotto, e sopra; quando principieranno II.147 ad asciugarsi, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, ma senza prendere colore; se non sono cotte, metteteci ancora un poco di brodo buono, e che cuocino assai ristrette. Quando saranno cotte, scucitele, fateci sopra a ciascheduna un lavoro di una stella, un fiore, o altro di vostro genio, con fettine di tartufo, prosciutto, e code di gamberi, carote, il tutto cotto, e fusti di petrosemoli imbianchiti in un poco di brodo, rimettetele a mano a mano nella loro cazzarola, e copritele colle stesse fette di lardo. Allorché sarete nel momento di servire, scolatele dal grasso, scopritele, ponetele sul piatto, e servitele con sotto una Salsa al Culì di gamberi, ovvero un’Italiana verde, o una Salsa chiara, con un poco di dragoncello trito, imbianchito, e ben spremuto, pepe schiacciato, e sugo di limone. Queste Salse vedetele al loro Articolo Tom. I. dalla pag. 78. sino a 79.

Filetti mignoni all’Erbe fine.

Orduvre = Tagliate in quattro parti sei filetti mignoni di gallinaccio, levategli il nervo di mezzo, batteteli più sottili che sia possibile, stendeteli sopra una salvietta, uno accanto all’altro, conditeli con sale, pepe schiacciato, petrosemolo, scalogna, tartufi freschi, prugnoli secchi, un poco di basilico, qualche foglia di dragoncello, cipolletta, prosciutto che abbia un poco sudato in una cazzaroletta, una punta d’aglio, il tutto trito separatamente, e ben fino; avvolgete ogni fettina ripiena di queste erbe fine, e infilatele a mano a mano a spiedini di II.148 legno cinque, o sei per spiedino. Prendete una cazzarola, metteteci un pezzo di butirro, scalogna, e cipolletta trita, un pezzo di prosciutto; passate sopra un fuoco leggiero; quando principia a divenire color d’oro, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare di nuovo; metteteci dentro le ruladine, con una cipolletta con due garofani, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; dopo un quarto d’ ora, aggiungeteci un pizzico di farina, bagnata con brodo bianco, e terminate di cuocere con poco fuoco. Quando saranno cotte, digrassate la Salsa, levate il prosciutto, la cipolletta, i spiedini, e legate con una liason di tre rossi d’uova, con petrosemolo trito imbianchito all’acqua bollente, e ben spremuto, un poco di brodo, e sugo di limone.

Filetti mignoni alla Pulette.

Orduvre = Quando i filetti mignoni saranno tagliati, battuti sottili, ed imbianchiti in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco di butirro, metteteci un pizzico di farina, bagnate con brodo buono, aggiungeteci un pezzetto di prosciutto, una dozzina di prugnoli se si trovano, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani; fate bollire dolcemente. Allorché saranno cotti, e la Salsa consumata al suo punto, digrassate, levate il prosciutto, la cipolla, il mazzetto; legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con fiore di latte, e servite con sugo di limone, e crostini di pane fritti intorno.

II.149
Filetti mignoni in Marinada.

Orduvre = Tagliate sei filetti di gallinaccio, ognuno in quattro, o sei parti, batteteli più sottili che sia possibile, marinateli con due cucchiai di brodo, due d’aceto, mezza foglia d’alloro in pezzi, uno spicchio d’aglio, due scalogne in fette, sale, pepe schiacciato; dopo due ore di marinada asciugateli, infarinateli, indorateli, e friggeteli nello strutto ben caldo di un bel color d’oro, e serviteli con petrosemolo fritto intorno. Potete anche intingerli in una pastella, o indorarli, panarli, e friggerli egualmente.

Filetti mignoni in escaloppe alla Spagnuola.

Orduvre = Levate il nervo di mezzo a otto filetti di gallinaccio, tagliateli in fettine per traverso le più sottili che sarà possibile, battetele finissime; ungete di butirro un gran piatto d’argento, o di rame, aggiustateci sopra l’escaloppe con scalogne, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, un’idea di persa, e basilico, il tutto trito, qualche fettina di prosciutto, e di tartufo, sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Nel momento di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro; quando l’escaloppe saranno cotte da una parte voltatele dall’altra; quindi aggiustatele sopra il piatto che dovete servire. Mettete mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco nell’altro piatto, fatelo consumare; bagnate con un poco di Salsa alla Spagnuola, o Culì, fate bollire un momento, digrassate. Guarnite l’escaloppe di una corona di cipollette cotte con buon brodo, e un pezzo di prosciutto, e serviteci sopra la Salsa con un buon sugo di limone.

II.150
Filetti mignoni in escaloppe al fiore di Latte.

Orduvre = Allorché i filetti saranno tagliati, battuti sottili, e cotti come li precedenti, ma senza erbe fine, né prosciutto, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire. Mettete nell’altro piatto un poco di farina, bagnate con due cucchiai di brodo bianco, e mezzo bicchiere di fiore di latte passato al setaccio, fate bollire un momento a fuoco allegro, e servite sopra l’escaloppe con petrosemolo trito imbianchito. Guarnitele all’intorno di una corona di crostini tagliati propriamente, e fritti nel butirro di bel colore; o altro di vostro genio. Vedete l’Articolo delle guarnizioni Tom. IV. Cap. I.

Filetti mignoni in escaloppe all’Acido.

Orduvre = Quando averete cotte l’escaloppe come quelle alla Spagnuola, ma senza tartufi; aggiustatele sopra il piatto. Mettete mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco nell’altro piatto, fatelo consumare, bagnate con Culì, aggiungeteci qualche cedrioletto tagliato in filetti, capperi fini intieri, due alici passate per setaccio; fate bollire un momento, digrassate, e servite con un buon sugo di limone. Guarnite l’escaloppe come sopra.

Filetti mignoni in diverse maniere.

Antrè = Con i filetti mignoni di gallinaccio, o di gallinaccietta si fanno delle bonissime escaloppe, Ruladine, e Farse delicatissime. Queste ultime si veggono nel Tom. IV. Cap. I., per le altre mi sembra di averne detto abbastanza, benché vi sarebbe ancora molto da dire; ma terminerò con un Gattò al Montespà, che potete vedere nel Tom. I. pag.171.

II.151
Zampe in Surprise.

Orduvre = Prendete dodici zampe di gallinacciette grasse, e polpute, sbollentatele nell’acqua calda, o sopra un fornello acceso, per poterle pelare, tagliategli gli artigli, e mettetele a cuocere in una picciola marmitta, con brodo grasso, un bicchiere di vino bianco bollente, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, fatele cuocere a picciolo fuoco; quando saranno cotte scolatele, fatele raffreddare, avvolgetele di una buona farsa di Chenef, indoratele con uovo sbattuto, spolverizzatele di mollica di pane grattata fina, fatele friggere nello strutto di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno. Vedete la Farsa nel Tom. IV. Cap. I.

Zampe in Chenelle.

Orduvre = Allorché le zampe di gallinaccio saranno cotte come le precedenti, levategli l’osso grosso della zampa, intingetele in una pastella, fatele friggere nello strutto di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno. Le potete anche avvolgere con una Senteminult assai legata, indorarle, panarle, fargli prendere colore al forno, e servirle con sotto una Salsa chiara.

Zampe a diverse Salse.

Orduvre = Fate cuocere le zampe di gallinaccio, come quelle in Surprise; quando saranno ben cotte, asciugatele dal grasso, aggiustatele sopra il piatto, e servitele con sopra quella Salsa che più sarà di vostro genio, come per esempio Ascè, alla Ravigòtta, alla Spagnuola, al Seladone, alla Mariniera, alla Sassone, al Sultano, II.152 alla Pulette, alla Nivernoese etc. Tutte queste Salse vedetele nel Tomo I. Cap. I.

Dei Fegati di Gallinaccio

Questi fegati benché si apprestano nella stessa maniera, che gli altri fegati di Pollo, pure meritano, che se ne faccia un aparticolare menzione; imperocché in Palermo si trovano fegati di gallotta (grossa gallinaccietta) di una grandezza e bellezza sorprendente, dimodoché vengano recati in Napoli, come cosa rara in regalo a Personaggi rispettabili. Con uno di questi fegati se ne forma un piatto sufficientemente grande. I fegati di questi animali si servono ordinariamente interi cotti in una cassettina di carta.

Fegati di Gallinaccio alli Tartufi.

Orduvre= Siccome noi abbiamo questi fegati nel Carnevale, onde si possono preparare alli tartufi, essendo molto gustosi in questa maniera. Mettete dunque in una cazzarola un buon pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, cipolletta, scalogna, petrosemolo, il tutto trito, uno spicchio d’aglio, quattro o cinque tartufi, tagliati in fette, sale, pepe schiacciato, noce moscata. Passate sopra il fuoco, sbruffateci poscia un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fatelo consumare. Abbiate una cassetta di carta fritta nello strutto, metteteci nel fondo porzione de’ tartufi con la loro Salsa, aggiustateci sopra un fegato di gallotta levate il fiele, sgorgato tre ore nel latte, ed asciugato, colla parte bella al di sopra, copritelo con il resto della Salsa e tartufi, levando l’aglio, coprite con fette di lardo imbianchite con II.153 un poco di brodo bollente, ed un foglio di carta imbutirrata, fate cuocere ad un forno temperato. Quando sarà cotto, levate le fette di lardo, e la fetta di prosciutto, scolate bene il grasso, e servite subito con sopra un buon sugo di limone, ed un poco di Culì, o Spagnuola.

Fegati di Gallinaccio all’Italiana.

Orduvre= Quando averete bene appropriato un fegato di gallotta, fatelo sgorgare circa tre ora nel latte, poscia asciugatelo, conditelo con sale, pepe schiacciato e noce moscata, ungetelo per tutto con butirro squagliato, spolverizzatelo di mollica di pane grattato fino; collocatelo in una cassettina di carta, giusta alla sua grandezza, fritta come la precedente, aspergete sopra con altro butirro squagliato, poco prima di servire, fate cuocere ad un forno temperato di un bel color d’oro, e servitelo nella cassettina, scolato bene il butirro, con sopra un gran sugo di limone, e sotto una Salsa all’Italiana chiara. Vedetela nel Tom. I. pag. 66.

Fegato di Gallinaccio al Gratino.

Orduvre= Guarnite il fondo di una cassettina di carta, fritta come sopra con una farsa di Gratino cruda, accomodateci dentro un fegato di gallinaccio, condito come il precedente, e copritelo di una Sentiminult, spolverizzatelo sopra di mollica di pane grattato fino, aspergetelo con butirro squagliato, fatelo cuocere ad un forno temperato, e servitelo con sotto una Salsa chiara alla scalogna, e sopra un buon sugo di limone. La farsa al Gratino vedetela Tom. IV. II.154 Cap. I. La Sentiminult, e la Salsa vedetela Tom. I. pag. 20 e 98.

Fegati di Gallinaccio in ogni maniera.

Orduvre= Quando il fegato di gallotta sarà condito e cotto dentro la cassettina con una Salsa come quella alli tartufi, ma senza tartufi, lo potete servire, scolato bene il butirro con sopra qualunque Salsa piccante, o ragù rilevato di gusto. Nella stessa maniera potete servire il fegato cotto all’Italiana, cioè variargli la Salsa a vostro piacere. Le Salse che più convengono a questi fegati sono le Salse chiare d’ogni genere, come all’aspic ec. Quello che si deve osservare nella cottura di tutti i fegati in generale si è di servirli subito che saranno cotti. I fegati di gallotta in qualunque maniera si vogliono servire con salsa, si mettono sempre a cuocere in cassettina di carta, dappoi si possono levare, e servirli sopra il piatto, con qualunque Salsa, o ragù.

Gallinaccietto all’Imperiale.

Antrè = Prendete un bel gallinaccietto, tenero, e frollo al suo punto, fiambatelo, sventratelo, trussatelo colle zampe sulle coscie, farsitelo col suo fegato ben trito, e mescolato con scalogna, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, un’idea di basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, un poco di butirro; involtatelo in una Papigliotta come il gallinaccio pag.120. Fatelo cuocere a un forno temperato. Quando sarà il momento di servire, scartatelo, scolatelo bene dal grasso, II.155 e servitelo, che sia bianchissimo con sotto un Culì all’Imperiale, e sugo di limone, che trovarete nel Tom. I. pag.11.

Gallinaccietto alla Ravigotta.

Antrè = Aggiustate bene un gallinaccietto colle zampe dissossate, e ripiegate sotto l’estremità della coscia, mettetelo in una cazzarola ovata con fette di lardo sotto e sopra, due fette di limone senza scorza sopra il petto, bagnate con della Poele fresca, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, scolatelo dal grasso, e servitelo che sia ben bianco, con sopra una Salsa alla Ravigotta, che trovarete nel Tom. I, pag. 67.Se non avete Poele, fatelo cuocere come quello alla Riscelieu pag. 199.

Gallinaccietto al Sultano.

Antrè = Abbiate un gallinaccietto di una mezzana grossezza, fiambatelo, sventratelo, e riempitelo di un ragù crudo di animelle di abbacchio, o di capretto, e tartufi, che trovarete il modo di farlo nel Tom. IV. Cap. I., cucitelo, e trussatelo colle zampe dissossate, come il precedente; infilatelo ad uno spiedino, avvolgetelo di carta come il gallinaccio in Papigliotta pag.120., legate questo spiedino ad uno grande, fatelo cuocere arrosto. Allorché sarà cotto, scartatelo, che sia bianchissimo, e servitelo con sotto una Salsa al Sultano, che trovarete nel Tom. I. pag.87.

Gallinaccietto alla Riscelieu.

Antrè = Prendete un gallinaccietto, fiambatelo, sventratelo, e riempitelo di un ragù crudo di II.156 animelle, e tartufi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. cucitelo, trussatelo col petto più piatto che sia possibile, oppure levategli l’osso di detto petto; mettetelo in una cazzarola ovata, con due fette di limone senza scorza sopra il petto, fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, tre scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, sale, brodo, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente; coprite con un foglio di carta, fate cuocere leggermente con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, e nel momento di servire, levatelo dalla bresa, fategli un fiore sul petto di fettine di tartufi, code di gamberi, carota gialla, fettine di prosciutto, il tutto cotto, fusti di petrosemolo, foglie di dragoncello, e servitelo con sotto una Salsa chiara di vostro genio, ovvero una Salsa alli tartufi, o Culì colorito. Vedete tutte queste Salse nel Tom. I. Cap. I.

Gallinaccietto in Papigliotta.

Antrè = Questo si prepara, e si serve esattamente come il gallinaccio in Papigliotta. Vedete pag.120.

Gallinaccietto in diverse maniere.

Antrè = I gallinaccietti si possono accomodare esattamente come i gallinacci. Vedete quest’ultimi dalla pag. 20 fino a 128., oltre di ciò si possono anche apprestare, allorché non sono tanto grossi, come i tocchini de’quali ne parlo qui appresso. Vi sarebbe per verità ancora molto da dire sopra a questo Pollo, che la ristrettezza di quest’ Opera non permette.

II. 157
Tocchino alla Sassone.

Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un bel tocchino che sia carnuto, grasso, e bianco, né tanto picciolo, né tanto grosso, farsitelo del suo fegato trito, mescolato con scalogna, cipolletta, tartufi, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, ed un poco di butirro, trussatelo propriamente colle zampe rivoltate sulle coscie, mettetelo in una cazzarola con sotto qualche fetta di lardo, sul petto due fette di limone senza scorza, e fette di lardo, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, una fetta di prosciutto, sei foglie di dragoncello, la quarta parte di una foglia di alloro, un’idea di basilico, poco sale, pepe schiacciato, copritelo con un foglio di carta; fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, scolatelo dal grasso, che sia bianchissimo, e servitelo con sugo di limone, e sotto una Salsa alla Sassone, che trovarete nel Tom. I. pag. 75. Avverto qui per sempre come tutta la Polleria, che sarà un Articolo molto lungo, bisogna osservare che non passi mai di cottura; ma bensì sia sugosa, e cotta al suo punto; cognizione infinitamente importante, essendo la base fondamentale di un ottimo Cuoco il conoscere le diverse cotture di tutto ciò che pone in opera, tanto in carne di Macello, Polleria, e Caccia.

Tocchini in Tartarughe al Seladone.

Antrè = Prendete due tocchini non molto grossi, fiambateli, spilluccateli, e dissossateli del tutto, facendogli un taglio lungo nella schiena, riempiteli di un ragù crudo di animelle, tartufi, II.158 prugnoli ec., che trovarete nei Tom. IV. Cap. I, cuciteli in guisa che abbiano la forma di una Tartaruga, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone; indi asciugateli, poneteli sopra una salvietta pulita, fateli raffreddare, stendeteci sopra un poco di farsa di Chenef, della grossezza come una conchiglia di Tartaruca, e dategli la medesima figura col coltello bagnato con uovo sbattuto; sopra detta farsa fateci un lavoro con filetti, o quadretti, di tartufo, carota gialla, lattuga, code di gamberi, rapa, fettine di prosciutto, torzuto, il tutto imbianchito, cioè prolessato, che immiti il di sopra della Tartaruca, e non sarà che bene, se ne averete una presente. Le quattro zampe, e la testa, glie le formarete con cinque tartufi, prima imbianchiti all’acqua bollente, e poi intagliati, o con carota gialla o torzuti, qualora non si trovino i tartufi freschi. Ponete i tocchini in una cazzarola con i tartufi, o carote intagliate, e fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’ erbe diverse, due scalogne, otto foglie di dragoncello, poco sale, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra, avendo attenzione, che in meno di mezzo ora sono cotti, e si debbono subito servire. Perciò fare tirateli fuori della bresa, scuciteli con diligenza sopra una salvietta, addattategli la testa, e le quattro zampe con piccioli ossi di ale de’ pollastri, e serviteli con sotto una Salsa al Seladone, o altra di vostro genio. II. 159 Quella al Seladone vedetela nel Tom. I. pag.70. Potete fare i tocchini in Tartaruca, anche senza farsa, cioè guarnirli dopo cotti, e nell’atto di servirli, cosa che si rende facilissima, avendo tutto pronto per tale operazione.

Tocchini alla Contì.

Antrè = Fiambate, e spilluccate bene due tocchini, che siano grassi, e bianchi, dissossateli del tutto, alla riserva delle ale, riempiteli di un Salpiccone crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli in guisa che l’ano per la parte della schiena si avvicini verso il collo, e mostri meglio tutto il petto dalla parte opposta; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, e sugo di limone, raschiateli leggermente col coltello, infilategli le zampe, spiluccate, tagliate le dita, e scortate per metà, nel sito delle coscie, che si vegga soltanto il piede; metteteli in una cazzarola con una fetta di limone senza scorza sul petto, copriteli con fette di lardo sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, sei foglie di dragoncello, due scalogne, un pezzo di prosciutto, poco sale, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco; fateli cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti, scolateli dalla bresa, poneteli sopra una salvietta, scuciteli, che siano bianchissimi, e fategli sopra il petto un bel fiore, o una stella, o altro lavoro, con prosciutto, tartufi, carota, code di gamberi, rapa, foglie di dragoncello, fusti di petrosemolo, il tutto cotto, e di bel colore; serviteli ben caldi con sotto una Salsa alla Sassone, o alla Belle-Vue, II.160 oppure una Salsa legata colorita. Tutte queste Salse le trovarete nel Tom. I. dalla pag. 75. fino a 90. Al principio della Polleria Tom. II. si troverà descritto il modo di dissossare.

Tocchino alla Bajonne.

Antrè = Prendete un bel tocchino, fiambatelo, e spilluccatelo secondo il solito, trussatelo colle zampe dissossate, ripiegate sotto l’estremità delle coscie; farsitelo del suo fegato trito, mescolato con erbe fine, lardo rapato, un poco di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e qualche fetta di tartufo; fatelo rinvenire come il solito, piccategli tutto il petto di prosciutto; mettetelo in una cazzarola, fatelo cuocere come quello alla Contì, e servitelo glassato leggermente con sotto una Salsa al Culì di rape, che trovarete nel Tom. I. pag. 94. Avverto che i lardelli di prosciutto debbono essere tagliati per lungo, e non per traverso, altrimenti si rompono; il prosciutto che avete destinato per lardare se fosse troppo fresco fatelo sudare un momento in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco di butirro prima di tagliarlo; in tal guisa i lardelli verranno più eguali, più sodi, e lardarete assai meglio.

Tocchino alla Lionese.

Antrè = Aggiustate un bel tocchino come il precedente, piccategli tutto il petto di tartufi imbianchiti; fatelo cuocere nella stessa maniera, glassatelo nello stesso modo, e servitelo con sotto una Salsa al culì di prosciutto, o al Culì di tartufi, ovvero alla Spagnuola. Trovarete queste Salse nel Tom. I. Cap. I.

II.161
Tocchino alla Poele.

Antrè = Questo si appresta nello stesso modo, che la Pollanca alla Poele. Vedete qui appresso, colla sola diversità, che in luogo di riempirlo di farsa di Chenef lo riempirete di un ragù crudo d’animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Lo ripeto anche adesso, state attento al suo punto di cottura, in meno di mezz’ora è cotto, e servitelo subito, scolato dal grasso, e scucito, con sotto una Salsa chiara di vostro genio.

Tocchino alla Polacca.

Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un bel tocchino grasso, e bianco, trussatelo come il precedente, farsitelo del suo fegato; prendete una cazzarola ovata giusta alla grandezza del tocchino, metteteci nel fondo un pezzo di butirro, qualche fetta di prosciutto, e di vitella, posateci sopra il tocchino col petto al di sotto, due scalogne, una cipolletta con due garofani, uno spicchio d’aglio, poco sale, coprite con due fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare con poco fuoco sotto e sopra; quando principierà ad asciugarsi, metteteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fate bollire sempre dolcemente, e che il tocchino resti bianco; consumato il vino aggiungeteci un poco di brodo bianco, ma poco. Quando sarà cotto, servitelo con sopra un ragù melè di animelle, tartufi, prugnoli, code di gamberi etc. che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.

II.162
Tocchino all’Ivoare.

Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un bel tocchino, trussatelo colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie. Prendete una cazzarola ovata, metteteci un pezzo di butirro, un poco di lardo rapato, un cucchiaio d’olio, qualche fettina di vitella imbianchita all’acqua bollente, delle fettine di prosciutto, di carota, due spicchi d’aglio, una cipolletta con due garofani, due scalogne, un mazzetto di petrosemolo con un poco di sellero, basilico, dragoncello, e la quarta parte di una foglia di alloro. Passate sopra il fuoco, quando averà un poco sudato senza prendere colore, poneteci il tocchino col petto al di sotto, fatelo stufare un poco, spremeteci il sugo di un limone, aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un bicchiere di brodo buono; coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra, la cazzarola ben chiusa. Allorché sarà cotto passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, che sia sufficiente per la Salsa, e dolce di sale, metteteci un pezzetto di butirro maneggiato con un poco di farina; fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra il tocchino con sugo di limone qualora ve ne fosse di bisogno. Per variare questa Salsa, la potete servire con dragoncello, o cerfoglio, o finocchio selvatico in foglie, o sivette, o erbe a ravigotta, il tutto trito, imbianchito all’acqua bollente, ben spremuto, e posto nella Salsa nel momento di servire, ovvero alla Plusce-Verte; II.163 cioè delle frondette di petrosemolo assai picciole, imbianchite, e servite come sopra, o diverse erbe a Ravigotta tagliate in piccioli filetti, imbianchite, e servite egualmente. La cottura del Pollo deve essere breve, perché presto si cuoce, e metterlo al fuoco il tempo giusto, che ci vuole per cuocerlo prima di servirlo. La Salsa domanda un gusto grazioso, molta sostanza, ed il Pollo che sia bianchissimo, e non deve covare punto nella cazzarola, ma cotto, devesi subito servire. Per apprestare tutta sorte di Polli all’Ivoare la stagione migliore è il mese di Aprile, Maggio, e Giugno, tempo in cui si trovano le primizie della Polleria; mentre se si mettesse all’Ivoare un Pollo che non fosse novello diverrebbe nero, e farebbe cattiva figura. Chi non avesse la vitella ne potrà fare di meno.

Tocchino alla Vestale.

Antrè = Prendete un bel tocchino, grasso, e bianco, fambatelo, e spilluccatelo bene, levategli l’osso del petto, riempitelo di una farsa di Chenef delicata; staccate leggiermente la pelle dal petto, metteteci tramezzo un poco di detta farsa, cucitelo, e trussatelo colle zampe dissossate, e ripiegate sotto le coscie, mettetelo in una cazzarola con due fette di limone senza scorza sul petto, fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, tre scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, consumato per metà, o altro vino bianco; copritelo con un foglio di carta; fatelo cuocere II.164 leggiermente con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, scucitelo, scolatelo dal grasso, e servitelo che sia bianchissimo, con sotto una Salsa alla Sassone, o alla Rena. Vedete queste Salse nel Tom. I. pag. 75. e 95.La farsa di Chenef nel Tom. IV. Cap. I.

Tocchino alla Duchessa.

Antré = Fiambate, spilluccate, e sventrate un bel tocchino, trussatelo colle zampe infilate sotto le coscie dentro il corpo, fatelo rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, e sugo di limone, poscia asciugatelo, piccategli tutto il petto di minuto lardo; mettetelo in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, qualche fettina di vitella imbianchita all’acqua bollente, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, poco brodo, poco sale; coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito; fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci tutto il petto del tocchino, e servitelo con sotto una Salsa alli Cedrioli, che trovarete nel Tom. I. pag. 76., o altra di vostro genio. Se volete lo potete anche dissossare, e riempire di un ragù crudo, che trovarete nel Tom. IV.Cap. I., piccarlo, cuocerlo, glassarlo, e servirlo nello stesso modo.

Tocchino allo Scarlatto.

Antrè = Quando averete fiambato, spiluccato, e sventrato un tocchino grasso, e bianco, II. 165 alzategli la pelle sopra il petto, e fateci entrare più butirro di gamberi che potrete, riempitegli il corpo di un ragù cotto di animelle, il fegato del tocchino, tartufi, prugnoli ec., con poca Salsa, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitelo bene, fatelo cuocere allo spiedo involtato di fette di lardo, e fogli di carta, legate a diverse riprese. Quando sarà cotto, scartatelo, scucitelo, e servitelo con sotto un Culì di Gamberi, che trovarete nel Tom. I pag. 8. Il butirro di Gamberi nello stesso Tom. pag. 19.

Tocchino alla Favorita.

Antrè = Abbiate un tocchino, fiambatelo, spilluccatelo, e dissossatelo del tutto, riempitelo di un grosso Salpiccone crudo di animelle di mongana, tartufi ec. che trovarete nel Tom. IV. Cap I., cucitelo, e stringetelo, piegandogli l’ano verso il collo, in guisa che sia quasi più largo, che lungo; fatelo rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone, infilategli le zampe come quello alla Contì. Prendete una cazzarola con qualche fettina di vitella, di prosciutto, di lardo, di carota, di cipolla, un poco di butirro, posateci sopra il tocchino col petto al di sotto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe schiacciato, due garofani; coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta. Fatelo sudare dolcemente con fuoco sotto e sopra, aggiungeteci poscia mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, poco brodo; fatelo finire di cuocere. Quando sarà cotto passate al setaccio il fondo della cottura, II.166 digrassatelo. Fate un pochino di rosso. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., bagnatelo col fondo suddetto, un poco di sugo, e Culì, fatelo bollire dolcemente per digrassare. Scucite il tocchino, ponetelo sopra il piatto, guarnitelo di culi di carciofi cotti in un bianco, e ripieni di un picciolo ragù di granelletti, e picciole uovette nonnate, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., e servitelo con sotto la Salsa sudetta passata al setaccio, e sugo di limone.

Tocchino alla Sen-Clù.

Antré = Appropriate un tocchino come il precedente, piccategli tutto il petto di minuto lardo, imbianchitelo un momento all’acqua bollente, passatelo alla fresca; fatelo cuocere esattamente come un fricandò, glassatelo nello stesso modo, e servitelo con sotto una Salsa d’erba, o altra di vostro genio; oppure un Biondo di mongana, o un Blù Celeste.

Tocchino in ogni maniera.

Antrè = Le picciole gallinacciette, ed i tocchini si possono apprestare nello stesso modo come i gallinaccietti; ed i gallinacci anch’essi nella stessa maniera; dipendendo la sola differenza dalla cottura, e delicatezza della carne dell’animale; ma tanto il gallinaccio, che il gallinaccietto, e tocchino, sono egualmente ottimi, ed hanno ognuno nel loro genere un sapore assai grato e gustoso, purché siano giovani, ben nutriti, grassi, e bianchi. Essi si preparano in una infinità di maniere; per esempio cotti in Papigliotta, o allo Spiedo, o al Forno, ripieni del loro fegato, come si è detto di sopra, li potete servire con tutte quelle Salse, Culì, II.167 o ragù che saranno più di vostro genio. Cotti alla bresa, dissossati, o non dissossati, li potete egualmente servire con qualsivoglia Salsa legata, o colorita; inoltre a tutte sorta di Guarnizioni, o ragù. Essendo peraltro impossibile di annoverare qui tutte le Salse, ragù, e Guarnizioni che si possano servire con questi animali, mi ristringerò a dire, che il buon cuoco li potrà apprestare, e servire come più gli aggrada, e secondo il suo gusto. De’ gallinacci in galantina, in Adobbo, in Malbrè, in Cassa di butirro, al Pere Dugliette ec., ne parlerò, all’Articolo de’ Rifreddi Tom. IV.Cap. I.

Coscie di Tocchino alla Sen-Clù.

Antrè = Le coscie di tocchino, di gallinaccietta, o di gallinaccietto si preparano e si servono nello stesso modo; onde quanto sono per dire potrà riguardare si le une, che le altre. Ordinariamente con due tocchini non tanto piccioli, o due gallinaccietti non tanto grossi, se ne ritraeno due buonissimi Antrè, cioè uno colle coscie, e l’altro colli petti. Quattro mezzi petti, e quattro coscie formano due competenti piatti; specialmente se vi si aggiunge una Salsa d’erba, o ragù, o Guarnizione. Per le coscie alla Sen-CIù. Prendete due tocchini, fiambateli, e spilluccateli bene, tagliategli semplicemente la pelle sotto le ale, venite diritto nel mezzo del petto, e nel mezzo della schiena fino all’ano, staccatela unita alla coscia, che tagliarete alla giuntura, e cosi farete dall’altra parte. Dissossate del tutto le quattro coscie, tagliategli le zampe, spilluccatele, spuntategli le dita, riconcentrate l’estremità della coscia, ov’era la II.168 zampa, stendetele sopra un pannolino pulito, battetele alquanto, riempitele con un Salpiccone crudo di animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitele, dategli una forma rotonda, fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, e sugo di limone, indi asciugatele, piccatele di minuto lardo, infilategli la zampa tagliata per metà nel suo primo sito, che resti solo il piede al di fuori. Mettetele a cuocere come le Granadine, o picciolo fricandò, glassatele nella stessa guisa, e servitele scucite, con sotto una Salsa d’erba, o altra di vostro genio, ovvero qualche Guarnizione, o ragù.

Coscie di Tocchino in Anitrelle.

Antré = Quando averete levate semplicemente le quattro coscie a due tocchini come le precedenti, dissossatele; ma quando siete vicino alla zampa tagliate la pelle un dito al di sopra la giuntura verso la coscia, ed il cannello dell’osso alla metà della coscia, in guisa che la giuntura della zampa deve formare il collo, la testa, ed il becco dell’anitrelle. Il cannello dell’osso serve per infilarlo, allorché la coscia sarà cotta. Il dito traverso coperto dalla pelle formerà il collo, la grossezza della giuntura la testa, e la zampa che tagliarete per sbiescio alla lunghezza di un pollice formerà il becco. Prendete le quattro coscie, battetele un poco, riconcentratene l’estremità, stendeteci sopra un poco di farsa di Chenef; e nel mezzo un Emensè d’animelle, e tartufi, o un Salpiccone cotto, che trovarete si l’uno, che l’altro all’Articolo de’ ragù Tom. IV. Cap. I., cucitele, dategli una forma come un Pero, fatele II.169 rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone, indi aggiustatele in una cazzarola giusta alla loro grandezza, con fette di lardo sotto e sopra, e bagnate colla Poele se l’avete; altrimenti un pezzo di prosciutto, due fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, bagnate con poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Alla metà della cottura metteteci a cuocere le zampe, che debbono formare le teste, avendo attenzione, che le coscie richieggono poca cottura. Allorché saranno cotte, e che sarete nel momento di servire, scucitele con diligenza. Abbiate otto belle creste di pollastro non tanto cotte in un bianco, quattro code intagliate a guisa di ventaglio, due di rapa, e due di carota, o di tartufo, che siano puntute dalla parte inferiore. Ponete le coscie sopra un pannolino pulito, infilategli le teste, fategli un taglio per parte ne’ fianchi, ne’ quali incastrarete una cresta, che resti quasi diritta, e che formi una specie d’ala, e un altro taglio nella parte opposta alla testa, che ci infilarete la coda; aggiustatele sopra il piatto, e servitele con sopra una Salsa chiara al dragoncello, oppure con sotto un’Italiana verde, o altro Culì colorito. Queste Salse vedetele nel Tom. I. Cap. I.

Coscie di Tocchino alla Giardiniera.

Antrè = Dissossate del tutto quattro coscie di tocchino, serbate soltanto le zampe tagliate per metà, e spuntate le dita; riempite le coscie di un Salpiccone crudo alla Barrì, che II.170 trovarete nel Tom. IV. Cap. I. cucitele, dategli una forma di Pero alquanto schiacciato, infilategli le zampe nel loro sito di prima, che restino solo i piedi al di fuori. Fate squagliare in una cazzarola un poco di butirro, metteteci dentro le coscie, fatele rinvenire un momento sopra il fuoco, spremeteci mezzo limone, raschiatele col coltello, ponetele in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, bagnatele colla Poele se l’avete, altrimenti un pezzo di prosciutto, due scalogne, due fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe diverse, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, e nel momento di servire, ponetele sopra un panno pulito, scucitele, e con tartufi, carota, prosciutto, code di gamberi, il tutto cotto, fusti di petrosemolo, e foglie di dragoncello imbianchiti, fategli sopra un fiore, o una stella, o altro bel lavoro, e servitele con sotto una Salsa chiara, o altra di vostro genio, ovvero un Culì colorito.

Coscie di Tocchino alla Contì.

Antrè = Quando le coscie di tocchino saranno ripiene, appropriate, passate al fuoco con butirro, e sugo di limone, e cotte come le precedenti, abbiate delle picciole creste di tartufo, di carota, di rapa, il tutto non molto cotto; tirate fuori le coscie dalla bresa nel momento di servire, scucitele, asciugatele, fategli ad ognuna, tre tagli per lungo non molto profondi, e di giusta distanza, incastrate in II.171 questi tagli le creste sudette, variando una fila di un colore, e una di un altro; ponetele sopra il piatto, e servitele guarnite di cipollette, con sopra una Salsa alla Spagnuola. Vedetela Tom. I. pag. 62.

Coscie di Tocchino alli Gamberi.

Antrè = Dissossate del tutto quattro coscie di tocchino, riempitele di una farsa di Chenef fatta con butirro di gamberi, cucitele, fatele rinvenire sopra il fuoco con un poco di butirro, e sugo di limone; infilategli nel luogo della zampa, una zampa grossa di gambero, mettetele in una cazzarola con quattro gamberi vivi, legati con un poco di filo, e tutti eguali, coprite con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, poco sale; coprite con un foglio di carta; fate cocere leggiermente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, e nel momento di servire, scucitele, fategli sopra un picciolo disegno con qualche coda di gambero; mondate i quattro gamberi che hanno cotto colle coscie, levategli le picciole zampe, spuntategli le grandi, e guarniteci le coscie. Servitele con sotto una Salsa al culì di gamberi, che trovarete nel Tom. I. pag. 8. La farsa di Chenef Tom. IV. Cap. I.

Coscie di Tocchino alla Senteminult.

Orduvre = Lardate per traverso quattro coscie di tocchino dissossate per metà, con lardelli di lardo, e prosciutto, conditi, e rifilati al paro della carne; mettetele a cuocere in una Senteminult come le Ale pag. 136. Quando saranno II.172 cotte, e raffreddate, avvolgetele tutte all’intorno con una Senteminult alquanto consistente, panatele con mollica di pane grattato fino, aggiustatele sopra il piatto, fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitele con sotto una Salsa chiara di vostro genio.

Coscie di Tocchino in Surprise.

Antré = Dissossate del tutto quattro coscie di tocchino, lasciandogli soltanto un poco di zampa, come se fosse il gambo di un Pero; riempitele di un picciolo ragù crudo d’animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitele, mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, due fette di limone senza scorza, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, poco sale, poco brodo ma buono; copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, passate il fondo della bresa al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, scucite le coscie, asciugatele, glassategli tutto il di sopra, e servitele con sotto una Salsa d’indivia, o un Culì di pomidoro. Trovarete queste Salse Tom. I. pag. 76. e 92.

Coscie di Tocchino in Pera.

Antrè = Dissossate quattro belle coscie di tocchino come quelle in Surprise, riempitele nello stesso modo, ovvero con una farsa di Chenef, e un ragù d’animelle nel mezzo, che tanto la Farsa, che il ragù, trovarete nel Tom. IV. Cap. I. II.173 cucitele, e fategli prendere la figura di un Pero; riconcentrando un poco la zampa nella coscia; mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, due fette di limone senza scorza, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, poco brodo ma buono, poco sale, pepe schiacciato; copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra; a mezza cottura aggiungeteci otto cipollette, otto prugnoli intagliati di carota, otto nocciuolette intagliate di rapa, il tutto imbianchito all’acqua bollente; metteteci un poco di brodo se non fosse bastante quello che v’è; fate finire di cuocere dolcemente. Quando il tutto sarà cotto, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una Salsa, metteteci un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela con dragoncello trito imbianchito, e sugo di limone, sopra le coscie ben scolate dal grasso, scucite, e guarnite coll’erbe suddette, e qualche cimetta di cavolo fiore cotta in un bianco.

Coscie di Tocchino alla Perigord.

Antrè = Imbianchite all’acqua bollente la quantità de’ tartufi, che vi bisognano per piccare quattro coscie di tocchino dissossate, e ripiene come quelle alla Sen-CIù; fatele cuocere nello stesso modo, glassatele leggiermente, quanto per dargli un poco di lustro, e servitele con sotto una Salsa alli tartufi, che trovarete nel Tom. I. pag. 89.

II.174
Coscie di Tocchino alla Reale.

Antrè = Dissossate del tutto quattro coscie di tocchino, riempitele come le precedenti, cucitele, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone, acciò restino bianche, raschiatele leggiermente col coltello, infilate ad ognuna la sua zampa tagliata per metà, e spuntate le dita, nel sito della coscia, che non si vegga che il piede. Abbiate quattro anelli di culo di carciofi imbianchiti all’acqua bollente, e larghi quanto ci possa entrare un’animella di cuore di capretto; mettete sopra ad ogni coscia uno di detti anelli, con entro un poco di farsa di Chenef delicata, e sopra aggiustateci un’animella imbianchita, e bene asciugata; ponete le coscie in una cazzarola con fette di lardo, sotto e sopra, Poele se l’avete; altrimenti un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe schiacciato, un poco di brodo bianco buono, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra; quando saranno cotte, scolate il fondo della bresa, passatelo al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare a fuoco allegro al punto di una bella glassa, glassateci il di sopra delle coscie, ove sono le animelle, e servitele scucite, con sotto una Salsa al culì di carote, o Guarnite di carciofoletti cotti in un bianco, con sopra una Salsa all’Italiana rossa, o alla Spagnuola. La guarnizione de’ carciofi nel Tom. IV. Cap. I. Le Salse nel Tom. I. pag.92. 65. e ivi.

II.175
Coscie di Tocchino alla Majance.

Antrè = Dissossate, e riempite quattro coscie di tocchino come quelle alla Sen-Clù, imbianchitele nello stesso modo, e piccatele di prosciutto; mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, un mazzetto d’erbe diverse, niente sale, poco brodo; copritele con un foglio di carta, fatele cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, glassatele leggiermente con un poco di brodo consumato, quanto per dargli il lustro, e servitele con sotto una Salsa al fiore di latte, che trovarete nel Tom. I. pag.85., o altra di vostro genio.

Coscie di Tocchino alla Regina.

Antré = Quando avrete dissossate del tutto quattro coscie di tocchino, riempitele di un ragù crudo come quelle in Surprise pag. 172. tagliategli le zampe per poi rimetterle nel loro sito come quelle alla Reale pag. 174; cucitele, passatele leggiermente sul fuoco in una cazzarola con un poco di butirro squagliato, e sugo di limone, indi asciugatele, e formategli sopra un bordino di farsa di Chenef della grossezza del dito mignolo; sopra questo bordino ci aggiustarete con diligenza delle code di gamberi per traverso, e delle olive dissossate, e ripiene della stessa farsa, ancor esse per traverso, avendo attenzione che le olive, e le code de’ gamberi siano tutte eguali, e la circonferenza di un tondo perfetto, e più grande che sia possibile, senza che si vegga nulla di farsa; mettete le coscie in una cazzarola, con fette di II.176 lardo sotto e sopra, Poele se l’avete; altrimenti, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, un poco di brodo buono; coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, e nel momento di servire, scolatele, scucitele, ponetele sul piatto, e servitele con un picciolo ragù di granelletti di pollastro, e uovette nonnate nel mezzo del bordino delle olive, e code di gamberi, e sotto una Salsa alla Spagnuola, o picciola Italiana, ambedue nel Tom. I. pag.65., e 74.Il ragù nel Tom. IV.Cap. I.

Coscie di Tocchino alla Belle vue.

Antrè = Abbiate quattro coscie di tocchino, dissossate, e ripiene come quelle alla Reale, e le zampe nello stesso modo, imbianchitele leggiermente in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; piccategli tutto il di sopra di fusti di petrosemolo; mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, un poco di brodo buono, sale, pepe schiacciato, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco; copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, glassatele leggiermente con un poco di brodo consumato, per dargli il lustro, e servitele scucite, con sotto una Salsa alla Rena, che trovarete nel Tom. I. pag. 96.

II. 177
Coscie di Tocchino in ogni maniera.

Antrè = Le coscie di tocchino, e come ho detto di sopra anche quelle di gallinaccietto si possono apprestare, e servire in moltissime maniere; cioè dissossate, o senza dissossate, piccate, o non piccate, a tutte sorta di Salse, Culì, ragù, e Guarnizioni. Sarebbe però qui un estendersi all’infinito il volere descrivere tutto ciò che ordinariamete si serve in questa sorta di Antrè; onde l’ottimo cuoco potrà variarle secondo il suo gusto, e sapere; ed il mediocre potrà eseguire quanto ho detto sopra questo Articolo, e quanto ancora mi resta a dire, allorché sarò giunto alle coscie di Pollanche. Tutto quello che è Rifreddo, cioè all’aspic, in Malbrè, in galantina ec, riguardo alle coscie, ale, e petti, si di tocchino, che di gallinaccietta, o gallinaccietto, si troveranno nel Tom. IV. all’Articolo de’ Rifreddi Cap. I. Si servono ancora un numero grande de’ Piatti di gallinacci, gallinaccietti, e di tocchini cotti prima arrosto, e che per lo più sono restati dalla tavola; i petti specialmente si preparano in Bianchetta, alla besciamella, all’aspic, in Insalatine alla Berten, in Emensè, all’Èrbe fine, in Crochetti, alli Tartufi, alla crema ec. Le coscie poi alla Puletta, alla Provenzale, in Marinada, in Ascì, in Salmì, alla Tartara, Panate ec, ma prescindendo dalle Insalatine, e dalle aspic, che dovrò parlarne ai Rifreddi, il resto sarà da me descritto nella maniera più precisa, e ricercata, alla fine della presente Opera, non solo in questo, ma in tutto altro, che sarà di già servito sulla Tavola, si di grasso, che di magro. Questo II.178 certamente è uno de’ più gran ricapiti, che possa avere un ottimo cuoco, cioè il far cambiare d’aspetto, e di sapore vivande state di già servite, mangiate, e fatta la loro prima figura, in guisa che alcune di esse, neppure le persone della professione, se non le hanno vedute prima, non possono asserire essere avanzate il giorno antecedente, ma le crederanno fresche, e fatte cuocere espressamente in quello stesso giorno.

Granadine al Culì di Gamberi.

Antrè = Prendete quattro mezzi petti di gallinaccietti carnuti, teneri, e bianchi, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, passateli alla fresca, metteteli in una cazzarola giusta alla loro grandezza, con un pezzo di prosciutto, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, uno spicchio d’aglio, una testa di sellero, due fette di carota, una cipolletta con due garofani, poco brodo, coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando sono cotti, passate al setaccio il fondo della bresa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo buono colorito, fate bollire a fuoco gagliardo, e consumare al punto di una glassa, glassateci le Granadine, e servitele con sotto un Culì di Gamberi, o altro Culì colorito, oppure una Salsa d’erba, o chiara, con petrosemolo, o dragoncello trito imbianchite, e sugo di limone. In questa maniera si fanno tutte sorta di Granadine, di gallinaccio, di gallinaccietto, e di tocchino. Vedete i Culì, e le Salse nel Tom. I. Cap. I.

II.179
Granadine alla Duchessa.

Antrè = Prendete quattro mezzi petti di gallinaccietta, rifilateli alquanto rotondi, batteteli un poco tramezzo un pannolino bagnato, fategli un tagliò da una parte, che col coltello lo slargarete internamente, riempitele le Granadine con un Salpiccone crudo, che trovarete nel Tom. IV Cap. I. cucite il buco, piccate tutto il di sopra di minuto lardo, mettetele in una cazzarola, fatele cuocere come le precedenti, glassatele nello stesso modo, e servitele scucite, con sotto una Salsa chiara, o d’erba, o Culì colorito, o altra di vostro genio. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I.

Granadine in ogni maniera.

Antrè = Le Granadine siano di gallinaccietto, o di gallinaccietta, oppure di gallinaccio giovane, e tenero, si possono piccare di lardo, di tartufi, di prosciutto, di carota, di fusti di petrosemolo; e si possono servire con sotto qualsivoglia Salsa legata, colorita, Culì, ragù, o Guarnizione.

Delle Pollarde, o Pollanche.


Cognizione della Pollanca.

Moltissimi fanno distinzione dalla Pollarda, alla Pollanca, perché suppongano, che la prima abbia principiato a far l’uovo, e che la seconda non l’abbia fatto ancora. Io però credo, che il nome di Pollarda sia derivato dal Francese; mentre nel nostro idioma il suo vero nome è pollanca; onde descriverò questo genere di pollo, col nome di II.180 Pollo, col nome di pollanca, e non di pollarda. Per conoscere dunque una pollanca giovane, che ordinariamente principia nel mese d’Aprile, bisogna che le zampe siano di un bigio chiaro, molto liscie, e unite, e la punta del petto non indurita, ovvero ossata, ma bensì tenera, e flessibile, la pelle fina, e bianca. Si conoscono ancora dalla cresta quando è tenera, e che si lacera con facilità; sul finire della stagione le Pollanche divengono vecchie ciò che rende la loro carne rossastra, e bigia. Si conosce ancora facilmente quando vogliono abbioccare, osservandole sull’ano, allora la loro carne è coriacea, e secca. Le galline, che s’impiegano per i brodi devono essere freschissime, quelle poi che si vogliono mangiare, devono essere infrollite al loro punto, come tutti gli altri Polli. Si può far uso dei petti delle galline del brodo, per fare dei Culì alla Rena, ed altre cose simili. Le Pollanche in molte Città d’Italia, come si è osservato nel principio della Polleria, s’ingrassano con riso cotto con latte, o farina d’orzo impastata con latte, ciò che le rende di un sapore, o di un gusto esquisito, assai delicato, e di una bianchezza sorprendente. Anche in molte cucine d’Ambasciatori, e Principi grandi si tiene un uomo espresso per ingrassare i Polli, o colla Plomba, o senza. Vedete pag. 109. Le picciole uovette nonnate delle Galline, sono molto utile nella buona cucina, per fare Guarnizioni, e ragù; i Galli si credono ottimi per mettere nel Consomè.

II.181
Pollanca alla Duchessa.

Antré = Prendete una bella pollanca bianca, e grassa, fiambatela, spilluccatela, pelategli le zampe, e spuntategli le dita, levategli l’osso del petto, riempitela d’un ragù crudo d’animelle, tartufi, prugnoli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, trussatela colle zampe dentro il corpo, infilate sotto le coscie; fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, e sugo di limone; indi asciugatela, piccategli tutto il petto di minuto lardo; mettetela in una cazzarola, con qualche fetta di lardo, un pezzo di prosciutto, due fette di vitella, un mazzetto d’erbe diverse, brodo buono, due scalogne, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fate consumare a fuoco allegro al punto di una bella glassa; scolate la Pollanca dal grasso, scucitela, glassategli con un mazzetto di penne pulite il di sopra piccato, e servitela con sotto una Salsa d’erba, o alla Spagnuola, o altro di vostro genio. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I.

Pollanca alla Rena.

Antrè = Prendete mezza foglietta di fiore di latte, mettetela in una cazzarola, con dodici coriandoli, la quarta parte di una foglia di alloro, e un’idea di basilico; fate bollire quattro minuti dolcemente, indi passate al setaccio, stemperate con questo fiore di latte, tre oncie di II.182 mandorle dolci pestate fine nel mortaio, passate alla stamina, aggiungeteci sei rossi d’uova crudi, il petto di un pollo arrosto, e trito assai fino, tre o quattro oncie di panna di maiale trita fina, o midollo di manzo; condite leggiermente con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate stringere sopra un picciolo fuoco senza bollire, movendo sempre, finché la panna, o il midollo si sarà squagliato, e l’uovo averà dato consistenza; fate raffreddare questa composizione, indi metteteci tre o quattro rossi d’uova crudi. Abbiate una Pollanca, che sia grassa, tenera, e bianca, fiambatela, spilluccatela, e dissossatela del tutto, lasciandogli soltanto le zampe, e l’ale, riempitela colla composizione suddetta, cucitela bene, acciò non esca il ripieno; fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, ponetela sopra un pannolino pulito, raschiatela acciò resti bianca; ponetela in un’altra cazzarola, con fette di lardo sotto e sopra, un poco di latte bollente, mezza cipolla in fette, due scalogne, due fette di carota, uno spicchio d’aglio, sale; coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta scucitela, pungetela ne’ fianchi acciò n’esca il grasso, ponetela sopra il piatto, e servitela con sotto una salza alla Rena, che trovarete nel Tom. I. pag. 95.

Pollanca alla Perigord.

Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate una buona Pollanca, riempitela col suo fegato trito, mescolato con tartufi tagliati in grossi dadi, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una II.183 punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, lardo rapato, un poco di butirro, trussatela come la precedente, infilatela ad uno spiedino, avvolgetela in una Papigliotta, come qui appresso pag. 185. Legate questo spiedino ad uno grande; fatela cuocere arrosto. Quando sarà cotta, scartatela, e servitela con sotto un ragù, di tartufi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.

Pollanca all’Eminanse.

Antrè = Questa si appresta nella stessa guisa, che il Tocchino allo scarlatto; vedetelo alla pag. 164.

Pollanca alla Senteminult.

Antrè = Dopo che averete fiambato, e spilluccato una Pollanca, dissossatela del tutto, alla riserva delle zampe, e delle ale; riempitela di un salpiccone crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. cucitela, dategli la sua prima forma, colle zampe rivoltate sulle coscie dentro la propria pelle; mettetela in una cazzarola con qualche fetta di lardo, un pezzo di prosciutto, un bicchiere di latte, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, dodici coriandoli, brodo, mezza cipolla in fette, un mazzetto d’erbe diverse, un poco di basilico, sale, pepe schiacciato, copritela con un foglio di carta, fatela cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta fatela raffreddare nella sua Bresa, scolatela dal grasso, scucitela, asciugatela, mettetela sopra un piatto, stendeteci sopra per tutto una Senteminult bianca, spolverizzatela di mollica di pane, fategli prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, e servitela con sotto una salsa alla Nivernoese, o alla II.184 Scalogna. La potete anche preparare nello stesso modo, senza dissossarla, e servirla nella stessa maniera. La Senteminult, e la salsa alla Nivernoese, e alla Scalogna, le potete vedere nel Tom. I. pag. 20. 66. 91.

Pollanca alla Singarà.

Antrè = Vedete Pollastri alla Singarà; mentre la Pollanca si prepara nello stesso modo.

Pollanca all’Italiana.

Antrè = Riempite una Pollanca aggiustata come la precedente, con un ragù crudo di animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, trussatela colle zampe, infilate sotto le coscie dentro il corpo. Mettete in una cazzarola tre fettine di vitella, tre di prosciutto; posateci sopra la Pollanca col petto al di sotto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, due Scalogne, poco sale, pepe schiacciato; coprite con due fette di lardo, e un foglio di carta. Fate sudare con poco fuoco sotto e sopra; quando principia ad asciugarsi, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, un bicchiere di brodo buono; fate bollire dolcemente. Allorché sarà cotta, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa. Nel momento di servire, asciugate la Pollanca, scucitela, glassategli tutto il di sopra, e servitela con sotto una Salsa d’Erba, o un ragù, o Guarnizione di vostro genio, con una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa. Le Salse vedetele nel Tom. I. Cap. I. I ragù, e Guarnizioni nel Tom. IV. Cap. I.

II.185
Pollanca alla Contì.

Antrè = Quando averete fiambato una bella Pollanca, spilluccatela, sventratela, e trussatela colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, mettetela in una cazzarola, con fette di lardo sotto e sopra, due fette di limone senza scorza sopra il petto, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, poco sale, coprite con un foglio di carta, fatela cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, scolatela dal grasso, e servitela con sotto un ragù alla Contì, composto di uovette nonnate, granelletti, creste di pollastri, code di gamberi, picciole chenef ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Se volete, mettete il fondo della cottura nel ragù, ma badate al sale.

Pollanca in Papigliotta.

Antrè = Trussate bene una buona Pollanca, colle zampe rivoltate nei lati delle coscie; farsitela col suo fefato trito, mescolato con petrosemolo, scalogna, cipolletta, prugnoli, tartufi, una punta d’aglio, il tutto trito, lardo rapato, butirro, sale, pepe schiacciato, un rosso d’uovo crudo; infilatela ad uno spiedino, posatela sopra due fogli di carta reale, con due fette di limone senza scorza sopra il petto, fette di lardo sotto e sopra, qualche fettina di prosciutto, mezza cipolla in fette, uno spicchio d’aglio, la quarta parte d’una foglia d’alloro, due scalogne in fette, due garofani, fusti di petrosemolo, quattro foglie di dragoncello, un poco di basilico, sale, pepe schiacciato, un poco di II.186 butirro, ed olio fino; avvolgetela bene colla carta, legatela collo spago a diverse incrocicchiature, e nelle due estremità, ungete al di fuori la carta d’olio; legate lo spiedino ad uno grande, fatela cuocere arrosto ad un fuoco moderato, bagnandola spesso col grasso della leccarda. Quando sarà cotta, scartatela, che sia bianchissima, e servitela con sotto una Salsa chiara di vostro genio, o altra. Vedete le diverse Salse al Gallinaccio in Papigliotta pag. 120.

Pollanca alla Remolada.

Orduvre = Prendete una Pollanca tenera, e grassa, fiambatela, spilluccatela, tagliategli le gambe, sventratela, e infilategli le coscie nel corpo; spaccatela in mezzo per lungo in due parti, levategli l’osso del petto, battetele tramezzo un pannolino, e appianatele il più che sarà possibile; mettetele in una cazzarola con sale, pepe schiacciato, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, un’idea di basilico, il tutto trito fino, la quarta parte di una foglia di alloro; fare stufare mezz’ ora sopra la cenere calda, con olio fino, e il sugo di un limone; fate poscia raffreddare; squagliate un pezzo di butirro, mescolateci un rosso d’ uovo, ungeteci le due mezze Pollanche, con il più d’erbe trite che sia possibile, spolverizzatele di mollica di pane grattato, fatele cuocere sopra la gratella a un fuoco leggiero, bagnandole di tempo in tempo colla marinada; e servitele con sotto una Salsa alla Remolada, che trovarete nel Tom. I. pag. 68.

II.187
Pollanca alla Certosina.

Antrè = Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato una buona pollanca, tagliatela in quattro o più parti; mettetela in una cazzarola, con fette di lardo sotto e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, poco sale, pepe schiacciato; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, scolatela, ponete i quarti sopra il piatto, guarniteli con cipollette, mazzetti di lattuga, rapa, carota, e torzuto intagliati, qualche picciola salciccia e fettine di ventresca, il tutto cotto con buon brodo; passate al setaccio il fondo della Pollanca, digrassatelo, metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di cerfoglio trito imbianchito; fate stringere sul fuoco, e servito sopra la pollanca, e l’erbe con sugo di limone.

Pollanca Accompagnata.

Antrè = Prendete una bella Pollanca, fiambatela, e spilluccatela, levategli l’osso del petto, riempitela di un Salpiccone crudo di animelle, tartufi, fegatini, code di gamberi, erbe fine etc. che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. cucitela, trussatela colle zampe dissossate, e ripiegate sotto le coscie; mettetela in una cazzarola con due fette di limone senza scorza sul petto, fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, brodo, fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, scucitela, ponetela sul piatto bene scolata, e II.188 guarnitela di carciofoletti interi, animelle di capretto glassate, o piccate, e glassate, tartufi intieri, quattro, o sei gamberi mondati, qualche bella cresta se l’avete; il tutto cotto a proposito, e servite con una Salsa alla Spagnuola, e sugo di limone. La Salsa la trovarete nel Tom. I. pag. 65.

Pollanca alla Poele.

Antré = Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato una Pollanca, levategli l’osso del petto, farsitela con un poco di farsa di Chenef, nella quale averete mescolato un poco di sugo di limone, cucitela, dategli una bella forma, trussatela colle zampe rivoltate sotto le coscie; mettetela in una cazzarola, con fette di lardo sotto e sopra, bagnate colla Poele, che trovarete il modo di farla nel Tom. I. pag. 18., coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, scolatela dal grasso, scucitela, e servitela, che sia bianchissima, con sotto una Salsa all’Italiana chiara con sugo di limone, che trovarete nel Tom, I pag. 66. La potete anche guarnire di tuttociò che vi aggrada. Vedete le diverse Guarnizioni Tom. IV. Cap. I., e servirla con una salsa alla Spagnuola, che trovarete nello stesso Tomo pag. 65.

Pollanca alla Fermiere.

Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate, una bella Pollanca, che sia giovane, grassa, e bianca, trussatela colle zampe dentro il corpo, infilate sotto le coscie. Ponete in una cazzarola qualche fetta di vitella, di lardo, e di prosciutto, aggiustateci sopra la Pollanca, copritela con fette di lardo, un mazzetto d’erbe diverse, con II.189 due foglie di basilico, niente sale, due scalogne, copritela con un foglio di carta; fatela sudare con cenere calda sotto, e sopra; aggiungeteci poscia mezzo bicchere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo buono, fate bollire dolcemente. Quando sarà cotta, scolatela dal grasso, e servitela con sopra un ragù alla Fermiere, bagnato col fondo della Pollanca, digrassato, e passate al setaccio, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.

Pollanca in Quadriglia.

Antrè = Fiambate una bella Pollanca, bianca, tenera, e grassa, spilluccatela, levategli le due coscie, come ho detto all’Articolo delle coscie de’ Tocchini alla Sen-Clù pag 167. di questo Tomo, levategli anche i due mezzi petti colle ale attaccate; piccate questi ultimi di minuto lardo, e le coscie dissossatele, e farsitele, o con un picciolo Salpiccone, e formatene due Anitrelle; imbianchite i filetti piccati all’acqua bollente; mettete in una cazzarola le coscie, ed i petti, con qualche fetta di vitella, di lardo, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, brodo buono, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sono cotti, passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fate consumare al punto di una glassa, glassateci i due petti, poneteli sul piatto uniti alle coscie, e nelli quattro angoli metteteci quattro diverse Guarnizioni, cioè in uno delle cipollette, in un altro delle carote intagliate a guisa di prugnoli, in un altro delle code di II.190 gamberi, e in un altro dei tartufi intagliati tondi come noci moscate. Se non si trovano i tartufi freschi, delle grosse olive dissossate, e farsite. Servite con sopra una salsa alla Spagnuola, o un buon Culì. La Salsa la trovarete nel Tom. I. pag. 65., e tutte le Guarnizioni nel Tom. IV. Cap. I.

Pollanca Glassata.

Antré = Allorché averete fiambata una bella Pollanca, spilluccatela, e dissossatela del tutto alla riserva delle coscie, e ale, riempitela d’un ragù d’animelle crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, e dategli la sua primiera forma, trussatela colle zampe ripiegate ne’ lati delle coscie, fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro, e sugo di limone, asciugatela, piccategli tutto il petto di minuto lardo; mettetela in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, qualche fetta di vitella imbianchita, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una bella glassa, scolate la Pollanca, scucitela, e glassategli tutto il di sopra piccato, e servitela con sotto un Culì colorito, o una Salsa chiara, o d’Erba, o altro di vostro genio.

Pollanca alla Folette.

Antrè = Fiambate una buona Pollanca, spilluccatela, sventratela, trussatela colle zampe dentro il corpo, infilate sotto le coscie; II.191 mettetegli nel corpo un pezzo di butirro mescolato con sale, e pepe schiacciato; avvolgetela in una Papigliotta, fatela cuocere allo spiedo. Allorché sarà cotta, scartatela, che sia bianchissima, e servitela con sotto un ragù alla Folette, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. La Papigliotta vedetela pag. 120.

Pollanca alla Spagnuola.

Antrè = Prendete una bella Pollanca grassa tenera, e bianca; fiambatela, spilluccatela, e dissossatela, lasciandogli le coscie, e le ale, riempitela di tartufi intieri, fegatini imbianchiti, prugnoli secchi bene ammollati, condite il tutto con sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, un’idea di basilico in polvere, e due rossi d’uova crudi; cucitela, trussatela come se fosse intiera colle zampe ripiegate ne’ lati delle coscie, mettetela in una cazzarola con due fette di limone senza scorza sopra il petto, e fette di lardo sotto e sopra, bagnate colla Poele se l’avete, ovvero brodo buono, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché sarà cotta scolatela dal grasso, e servitela con sotto una Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65. e guarnitela all’intorno di cassettine di mollica di pane fritte, e ripiene di un picciolo Salpiccone di tartufi.

Pollanca alla Reale.

Antrè = Fiambate, e spilluccate una buona Pollanca, sventratela, levategli la forcinella, e l’osso del petto, riempitela di un ragù crudo, II.192 di animelle, fegatini, tartufi, prugnoli, e qualche coda di gambero, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, trussatela colle zampe sulle coscie, e fatela cuocere allo spiedo, involta in una Papigliotta. Quando sarà cotta, scartatela, scucitela, scolatela, ponetela sopra il piatto, e servitela con sotto, un Culì di Gamberi, che trovarete nel Tom. I. pag. 8. La papigliotta vedetela pag. 120.

Pollanca alla ravigotte.

Antrè = Aggiustate propriamente una bella Pollanca come la precedente; riempitela nello stesso modo, cucitela, e trussatela colle zampe ripiegate ne’ lati delle coscie; mettetela in una cazzarola con due fette di limone senza scorza sul petto, fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico, due scalogne, sale, pepe schiacciato, poco brodo; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché sarà cotta, scolatela dalla bresa, scucitela, e servitela con sopra una Salsa alla Ravigotta, che trovarete nel Tom. I. pag. 67.

Pollanca in Fricassè.

Antrè = Vedete Pollastri in Fricassè, La Pollanca si appresta nello stesso modo.

Pollanca in Crepina.

Antrè = Fiambate, e pulite bene una Pollanca, dissossatela del tutto, tagliatela in quattro pezzi; mettetela in una cazzarola, con una fetta di prosciutto, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, sale, e pepe schiacciato, una cipolletta con due garofani, un mazzetto d’erbe II.193 diverse, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché sarà cotta, fatela raffreddare nella propria cottura; indi asciugate i pezzi di Pollanca, avvolgeteli tutto all’intorno di una farsa di Gratino cotta, e un pezzo di rete di maiale; intingete nell’uovo sbattuto, spolverizzate di mollica di pane grattato, ponete sopra un piatto; fate prendere colore ad un forno temperato, e servite, scolato dal grasso, con sotto una Salsa alla Poevrada, che trovarete nel Tom. I. pag. 65. La farsa al Gratino Tom. IV. Cap. I.

Pollanca alla Silvia.

Antrè = Tagliate una Pollanca in mezzo, come i Pollastri alla Tartara. Fatela marinare due ora con un poco d’olio fino, e altrettanto butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, scalogna, cipolletta, tartufi, prugnoli, un’idea di basilico, una punta d’aglio, il tutto trito. Formatene due Papigliotte, ognuna di due fogli di carta da scrivere, con entro la metà della Pollanca, e metà del condimento; legatele, fatele cuocere dolcemente sulla gratella, untate d’olio al di fuori. Allorché saranno cotte, scartatele, raccogliete tutte l’erbe fine, che sono attaccate alla carta, ed il sugo che averà reso, mettete il tutto in una cazzarola, unito alle due mezze pollanche; aggiungeteci un poco di culì, due cucchiai di sugo, fate bollire un momento, digrassate, e servite sopra la pollanca, con sugo di limone.

Pollanca all’Inglese.

Antrè = Trussate una Pollanca ben pulita, colle zampe sopra le coscie; farsitela col suo II.194 fegato trito, condito con petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, un’idea di basilico, il tutto trito fino, un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fatela cuocere allo spiedo avvolta in una Papigliotta. Vedete pag. 7. Allorché sarà quasi cotta scartatela; ungetela per tutto con butirro squagliato mescolato con due rossi d’uova crudi, spolverizzatela di mollica di pane grattata fina, e fategli prender un bel color d’oro. Servitela con sotto una Salsa fatta come siegue. Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, un’alice trita, de’ piccioli capperi, un poco di farina, un mezzo bicchiere di consomè, o altro brodo bianco, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco come una Salsa bianca, e servitela sotto la Pollanca con un buon sugo di limone, o di agresto.

Pollanca in Hoscepot.

Antrè = Questa trovarassi all’Articolo delle Terrine Tom. III. Cap. IV., dove dice Groppe di Piccioni in Hoscepot.

Pollanca all’Emery.

Antré = Fiambate, e spilluccate una buona pollanca, sventratela, tagliatela in quattro parti, dissossati i petti alla riserva delle ale, mettetela in una cazzarola, con dodici fettine di ventresca assai sottili, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, con un poco di basilico, niente sale, pepe schiacciato, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere, mezz’ ora con fuoco sotto, e sopra; indi aggiungeteci II.195 sei picciole salciccie, una dozzina di cipollette imbianchite all’acqua bollente, un poco più di brodo, fate finire di cuocere, poscia passate al setaccio il fondo della Salsa, digrassatelo; passate in una cazzarola sopra il fuoco due scalogne trite con un poco di butirro, sbruffateci un pochino di farina, bagnate col fondo sudetto, e un poco di sugo, e culì, fate bollire per digrassare, e consumare al punto d’una Salsa; aggiustate i pezzi di pollanca sopra il piatto, guarniteli colle cipollette, le salcicce levata la pelle, le fettine di ventresca, delle ruladine di cavolo, e de’ crostini di mollica di pane grossi come nocchie, e fritti nel butirro, serviteci sopra la Salsa con sugo di limone. Le Ruladine vedetele all’Articolo delle Guarnizioni Tom. IV. Cap. I. Potete anche mettere un pezzo di butirro fresco maneggiato nella farina nel fondo della pollanca, digrassato, e passato al setaccio, fare stringere sopra il fuoco, e servirlo con sugo di limone.

Pollanca al corto brodo.

Antré = Abbiate una bella pollanca, fiambatela, spilluccatela, sventratela, e trussatela colle zampe ripiegate nel corpo, che non si veggono se non i piedi di fuori. Lasciategli le ale, lardatela per traverso di ramette di petrosemolo, e lardelli di lardo, e prosciutto; mettetela in una marmitta giusta alla sua grandezza, con un mazzetto d’erbe diverse, un poco di basilico, sale, pepe schiacciato, un pezzo di butirro, due fette di limone senza scorza, mezza foglietta di vino bianco consumate per metà, un poco di brodo buono bianco, II.196 coprite bene la marmitta; fate cuocere dolcemente a picciolo fuoco. Quando sarà cotta passate la Salsa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al suo punto, e servitela giusta di sale, sopra la pollanca.

Pollanca al Fumè.

Antrè = Vedete Pollastri al Fumè, Tom. III. mentre la pollanca si appresta nello stesso modo.

Pollanca alla Momoransì.

Antrè = Dopo che avete fiambato, e spilluccato una buona Pollanca, dissossatela del tutto; stendetela sopra una salvietta, riempitela di un Salpiccone crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, dategli la forma di una borsa; fatela alquanto rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di mezzo limone; piccate tutto il di sopra di minuto lardo come un fricandò, mettela in una cazzarola con qualche fetta di vitella, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, brodo; coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito; fatelo consumare al punto d’una glassa, scucite la pollanca, glassategli tutto il di sopra piccato, e servitela con sotto un Culì colorito, o una Salsa chiara, o salsa d’erba, ovvero una bella Guarnizione con sopra un Culì, o Salsa alla Spagnuola. Le Salse, e Culì nel Tom. I. Cap. I. Le Guarnizioni nei Tom. IV. Cap. I.

II.197
Pollanca al Vino di Sciampagna.

Antrè = Accomodate una bella pollanca, colle zampe infilate nel corpo, e che non si veggano se non che i piedi; fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio. Prendete un’altra cazzarola, metteteci nel fondo qualche fitta di vitella, una fetta di prosciutto, aggiustateci sopra la Pollanca col suo olio, mezza cipolla in fette, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, qualche fetta di carota, un poco di basilico, sale, pepe schiacciato; coprite di fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare mezz’ ora sopra la cenere calda, bagnate poscia con un bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, altrettanto brodo buono; fate finire di cuocere a piccolo fuoco. Quando sarà cotta passata al setaccio il fondo della salsa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di petrosemolo trito imbianchito, un poco di sugo di limone, e servitela sopra la Pollanca. In questa sorte di Antrè ristretti abbiate attenzione di mettere poco sale.

Pollanca alla Massedoene.

Antrè = Lavate, e piccate di minuto lardo i due mezzi petti di una buona pollanca, e dissossategli le coscie, riempitele di un picciolo Salpiccone crudo, cucitele, dategli la forma d’un Pero, lasciandogli un pochino della zampa quanto per formargli il gambo. Fate cuocere i petti, e le coscie come in Quadriglia pag. 189. Quando saranno cotte scolate le coscie, asciugatele, scucitele, avvolgetele con una Senteminult, spolverizzatele di mollica di pane grattato fino, fategli prendere un bel color d’oro ad un forno temperato. II.198 temperato. Glassate li petti piccati col fondo della cottura, passato al setaccio, digrassato, e consumato al punto di una glassa; servite l’uno, e l’altro con sotto un ragù alla Massedoene, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.

Pollanca alla Finansiere.

Antrè = Quando averete cotto i petti piccati, e le coscie ripiene come sopra, glassate i primi, e le seconde di una bella glassa cavata dal fondo della loro cottura, e servite con sotto un ragù alla Finansiere, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., ovvero asciugate le coscie, ungetele con un poco di butirro squagliato, mescolato con mezzo rosso d’uovo crudo, poco sale, pepe schiacciato, spolverizzatele di mollica di pane grattato fino, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella, e servitele unite ai petti sopra il ragù sudetto. Se volete, potete piccare anche le coscie, glassarle, come i petti, e servirle egualmente.

Pollanca in ogni maniera.

Antrè = Le Pollanche cotte in Papigliotta al Forno, o allo spiedo, farsite del loro fegato, o con qualunque altra Farsa, Salpiccone, o ragù; le potete servire con qualunque ragù, Salsa, Culì, o Guarnizione. Cotte alla bresa, o dissossate e ripiene, piccate o non piccate di lardo, prosciutto, tartufi, carote, fusti di Petrosemolo ec., le potete servire come sopra. Le Salse che più gli convengono: sono un Culì di Gamberi, alla Rena, di Carote, Imperiale, all’Italiana verde, di Rape ec. una Salsa alla Nonpariglie, alla Spagnuola, all’Italiana rossa, all’Italiana chiara, picciola Italiana, alla Mariniera, al Seladone, alla Liason, alla Sivette, II.199 al Finocchio, alla Ravigotta, alla Polonese, all’aspic, alla Scalogna, al Dragoncello ec., al ragù melè, alle Cipollette, alli Tartufi, alli Prugnoli, alle Olive, agli Spugnoli, alli Fagioletti verdi, alli Cedrioli, alli Marroni, alli Selleri, alli Carciofi, alle punte de’ Sparagi, alli Cardi, alli fusti di Lattuga, alli Cedrioletti, alli Cavoli fiori, alla Massedoene ec., a qualunque sorta di Mazzetti d’Erbe; ad ogni sorta di Salsa chiara; a qualsivoglia Salsa chiara; e finalmente un’infinità d’altre Salse, che sarebbe qui un dilungarmi troppo se volessi annoverarle tutte.

Filetti di Pollanche in Granada.

Antrè = I filetti di Pollanche sono i due mezzi petti levati senza la pelle, e coll’ala attaccata; ma per Granade, Emensè, Filetti alla Polacca ec., le ale si tagliano. Con tre Pollanche si fanno due belli Antrè, cioè, le sei coscie, e li sei mezzi petti. Prendete dunque sei filetti di Pollanca, o otto filetti mignoni di Gallinaccio, piccateli di minuto lardo; guarnite il di dentro di una cazzarola della grandezza che volete fare l’antrè di fette di lardo, che una non soprapponga all’altra; fateci un disegno nel fondo con tartufi, code di gamberi, carota, rapa, foglie di lattuga, creste, granelletti, Schinali ec., il tutto cotto con buon brodo. Alcuni impiegono, rossi e bianchi d’uova duri, tartufi, petrosemolo, carota gialla, e rossa, prosciutto; il tutto trito separatamente, fusti di petrosemolo, filetti ec., ma la prima maniera è preferibile alla seconda; imperocché tuttociò, che è tritume, frittatine di diversi colori, uova toste trite, erbe trite, Farse cotte, una gran parte de’ ragù cotti, II.200 sono tutti residui della vecchia cucina. Posate all’intorno della cazzarola i filetti di Pollanca, o mignoni di gallinaccio col lardo al di sotto, che le punte vadino a toccarsi nel fondo; tramezzo vi metterete un piede di lattuga cotta con brodo, o un sellero bene asciugato, o un gambero mondato, o sparagi, o creste di pollastro, o fette di tartufi, in fine quello che vorrete; stendeteci all’intorno un dito e più di farsa di Chenef ben fatta, e nel mezzo un ragù d’animelle, o di ruladine, o di escaloppe, o di emensè, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., coprite con altra farsa, appianate col coltello bagnato con uovo sbattuto; fate cuocere ad un forno temperato. Quando la Granada sarà cotta, rivoltatela sopra un coperchio, lasciatela così qualche poco acciò scoli il grasso, alzate poscia la cazzarola, levate tutte le fette di lardo, glassate i filetti piccati con una bella glassa, posatela con diligenza nel suo piatto, avendo attenzione che non si rompa, e servitela con sotto una Salsa alla Spagnuola con sugo di limone, che trovarete nel Tom. I. pag. 65. La farsa vedetela nel Tom. IV. Cap. I.

Filetti di Pollanche Glassati.

Antrè = Piccate sei filetti come li precedenti, infilategli dalla parte della punta un ossetto picciolo dell’ala di un pollastro, per così formare la coteletta, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, metteteli in una cazzarola con qualche dadino di vitella imbianchito, un pezzo di prosciutto, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, poco brodo ma buono, coprite con due fette di lardo, e un foglio di carta; fate II.201 cuocere con fuoco sotto e sopra; quando sono cotti passate il fondo della cottura per setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fate consumare al punto di una glassa; scolate i petti, glassategli tutta la parte piccata di un bel color d’oro, e serviteli con sotto una Salsa alli spinaci, o alli cedrioli, che ambedue le trovarete nel Tom. I. pag. 76.

Filetti di Pollanche alla Polacca.

Antré = Prendete sei filetti di pollanche, tagliategli le ale, attondateli dalla parte più larga, spaccateli in tre, o quattro fette, mettete tramezzo a ciascheduna fetta un poco di farsa di Chenef, stendetela bene uguale, e dategli la sua primiera forma. Prendete un piatto di argento, o di rame, poneteci nel fondo qualche fettina di lardo, e prosciutto, aggiustateci sopra i filetti ben raccolti, conditeli con un poco di sale, e il sugo di mezzo limone, copriteli con fettine di lardo, e prosciutto, aggiungeteci mezza cipolla in fette, due scalogne in fette, uno spicchio d’aglio, fusti di petrosemolo, la quarta parte di una foglia di alloro, tre garofani; coprite con un foglio di carta inbutirrata; fate cuocere ad un forno assai temperato. Quando saranno cotti, scolateli dal grasso, contornateli sopra di code di gamberi spaccate in mezzo, e di mezze lunette di tartufi; in mezzo fategli una stella di carota gialla, e dalla parte della punta infilategli una zampa grossa di gambero. Serviteli ben caldi con sotto una Salsa chiara al Dragoncello, o alla Polacca; ma fatta colle carcasse di una Pollanca. Vedete Salsa alla Polacca Tom. I. pag. 94. e Chiara pag. 79.

II.202
Filetti di Pollanche alla Pompadura.

Antrè = Spaccate in mezzo sei filetti di Pollanche, riempiteli di un minuto Salpiccone crudo ben fatto, cuciteli tutto all’intorno, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, metteteli in una cazzarola con qualche dadino di vitella imbianchita, una fetta di prosciutto, una scalogna, un poco di brodo buono, un mazzetto d’erbe diverse, coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando sono cotti, passate il fondo della cottura al setaccio, aggiungeteci un poco di brodo colorito, digrassatelo, fatelo consumare a punto di una bella glassa; scolate i filetti, glassategli tutta la parte piccata, scuciteli, e serviteli con sotto una Salsa d’acetosella, o altra Salsa d’erba di vostro genio. Il Salpiccone vedete Tom. IV. Cap. I. La Salsa nel Tom. I pag. 76.

Filetti di Pollanche in escaloppe all’Inglese.

Antrè = Abbiate sei filetti di pollanche, tagliateli in fettine assai fine, battetele più sottili che sarà possibile, prendete una cazzarola, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella, e una fetta di prosciutto, aggiustateci sopra un suolo di fettine di pollanca, conditele con sale, pepe schiacciato, petrosemolo, scalogna, cipolletta, tartufi, prugnoli, il tutto trito fino, aspergete con un poco di lardo squagliato, e olio fino alquanto caldo; fate diversi strati in questa guisa, e conditi nello stesso modo; coprite di fette di lardo, e un foglio di carta, fate cuocere con picciolo fuoco sotto e sopra, o con cenere calda. Allorché sono cotte, levate tutte le fettine, II.203 scolatele, distaccatele, e mettetele in una altra cazzarola; ponete mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco nella cazzarola ove hanno cotto le fettine di pollanca, un poco di Culì, due cucchiai di brodo bianco buono; fate bollire dolcemente, digrassate, e fate consumare al punto di una Salsa, passatela a un passabrodo forato largo, mettetela nella cazzarola colle fettine; fate scaldare senza bollire, e servite con un poco di sugo di limone, e guarnite di crostini fritti intorno.

Filetti di Pollanche alla Pulette.

Antré = Tagliate in quattro parti sei filetti di pollanche, batteteli bene tramezzo un panno bagnato, stendeteli sopra un piatto, conditele con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; rulate ogni fettina, ripiegandogli i bordi al di dentro, infilatene quattro o sei a spiedini di legno sottili; prendete una cazzarola, ungetela di butirro, aggiustateci sopra i spiedini con un pugno di prugnoli freschi ben mondati, se sarà la stagione, coprite con un foglio di carta alquanto inbutirrata; fate sudare con poco fuoco sotto e sopra; quando saranno divenuti bianchissimi, metteteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco, aggiungeteci un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di prosciutto imbianchito nel brodo; fate bollire dolcemente. Quando saranno cotte, e la Salsa consumata al suo punto, levate il mazzetto, e prosciutto, digrassate, levate i spiedini, II.204 legate con una liason di tre rossi d’uova, stemperata con un poco di brodo, e servite con un buon sugo di limone.

Filetti di Pollanche in escaloppe alla crema.

Orduvre = Prendete sei filetti di pollanche, tagliateli in fettine assai fine, battetele come le precedenti, imbianchitele a poche per volta in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, e a mano a mano mettetele in una altra cazzarola; ponete in fine un pochino di farina nella cazzarola del butirro, aggiungeteci un bicchiere di fiore di latte, e un poco di brodo bianco buono; fate bollire, e consumare al suo punto, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, digrassate, versate sopra l’escaloppe, fate scaldare senza bollire, e servite con petrosemolo trito imbianchito, e ben spremuto, e crostini intorno di mollica di pane fritti tagliati a guisa d’oliva. Se volete, potete legare la Salsa con una liason di tre rossi d’uova, e sugo di limone.

Filetti di Pollanche alli Gamberi.

Antrè = Spaccate nel mezzo sei filetti di Pollanche da una parte senza dividerli del tutto, riempiteli di un Salpiccone cotto di code di gamberi tagliato assai minuto, e fredde, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, fateli cuocere, come i filetti alla Pompadura, pag. 202., glassateli nella stessa guisa, infilategli una zampa di gamberi nella parte puntuta del filetto, scuciteli, e serviteli con sotto un Culì di Gamberi; ovve ro tramezzateli con sei gamberi cotti, e mondati, e serviteli con sotto una Salsa alla II.205 Spagnuola con sugo di limone; oppure quando saranno glassati, e scuciti, serviteli con sotto una Salsa al butirro di gamberi. Le Salse vedetele nel Tom. I. pag. 8. 65. 78.

Filetti di Pollanche alla Plusce Verte.

Orduvre = Piccate sei belli filetti di Pollanche di fusti di petrosemolo, infilategli un picciolo osso di ala di pollastro nella parte puntuta, per formare così la coteletta; imbianchiteli un momento all’acqua bollente; metteteli in una cazzarola con qualche dadino di vitella, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di prosciutto, un poco di brodo buono, poco sale; coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta, fate cuocere leggiermente con fuoco sotto e sopra; quando saranno cotti, passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa leggiera quanto per dare un lustro al petrosemolo, e serviteli con sotto una Salsa al culì di prosciutto, che trovarete nel Tom. I. pag. 7. Se volete potete farsire i filetti, o di una Farsa cruda, o di un Salpiccone crudo. Vedeteli nel Tom. IV. Cap. I.

Filetti di Pollanche alla Sen-Germen.

Orduvre = Quando averete farsiti sei filetti di Pollanche-come quelli alla Polacca. Vedete pag. 201. colla sola differenza che la farsa di Chenef sia fatta con butirro di gamberi, e messa più in abbondanza, dovendo il filetto venire all’altezza di circa due dita, infilategli nella parte puntuta una zampa di gambero, fateli cuocere sopra un piatto ad un forno temperato, conditi come gli altri. Quando saranno cotti, poneteli sopra un’altro piatto ben scolati dal grasso, stendeteci II.206 sopra ed all’intorno una Salsa alla Senteminult ben fatta, spolverizzateli di mollica di pane grattato fino; fategli prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, e serviteli ben scolati, con sotto una Salsa chiara alla Rocambòle, o alla Scalogna. Le Salse vedetele nel Tom. I. pag. 91.

Filetti di Pollanche alli Tartufi.

Orduvre = Tritate assai fini tre, o quattro tartufi ben mondati, mescolateli con lardo rapato, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, spaccate in mezzo sei filetti di pollanche senza dividerli del tutto, riempiteli del Salpiccone de’ tartufi, cuciteli, piccategli tutto il di sopra di tartufi prima imbianchiti all’acqua bollente, e poi tagliati in filetti; metteteli in una cazzarola, fateli cuocere come quelli alla Plusce Verte, glassateli nello stesso modo, e serviteli con sotto una Salsa all’Italiana verde, che trovarete nel Tom. I. pag.79.

Filetti di Pollanche alla Majanse.

Orduvre = Questi si fanno esattamente come i precedenti alla sola diversità, che si debbono piccare di prosciutto, e riempirli di un minuto Salpiccone di animelle crudo, o di farsa di Chenef, che trovarete sì l’uno, che l’altra nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, fateli cuocere senza sale, e glassare come gli altri, e serviteli con sotto una Salsa al Culì di rape, o di cipolle, che trovarete nel Tom. I. pag. 91. e 97. Il prosciutto se è fresco bisogna farlo sudare con un pochetto di butirro prima di tagliarlo in filetti, e questi tagliarli sempre per lungo, e mai per traverso, perché si romperebbero.

II.207
Filetti di Pollanche alla Stakchemberg.

Antré = Prendete sei, o otto filetti di Pollanche, che siano teneri e bianchi, batteteli picciola cosa, infilategli un osso di ala di pollastro, nella parte puntuta a guisa di una coteletta; prendete un piatto d’argento, o di rame, imbotirratelo, aggiustateci sopra i filetti, conditeli con sale, pepe schiacciato, noce moscata, tre o quattro tartufi in fette, coprite con un foglio di carta. Quando sarà il momento di servire, ponete il piatto sopra un fuoco allegro, fateli cuocere così all’infretta, rivoltandoli di tempo in tempo finché saranno cotti, ciò che sarà in dieci minuti, allora levate i filetti, mettete nei piatto tre cucchiai di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare, scolate bene il butirro, aggiungeteci un poco di Culì; aggiustate i filetti nel piatto che dovete servire con i tartufi sopra, e serviteci sopra la Salsa con sugo di limone. I Francesi chiamono tutte sorta di filetti sì di Pollanca, Tocchino ec., che di Selvaggiume ec. cotti in questa maniera, Sautez, che vuol dire saltati, rivoltati ec.

Filetti di Pollanche in escaloppe all’Erbe fine.

Orduvre = Tagliate in fettine assai fine sei filetti di pollanche, batteteli più sottili che sarà possibile, imbutirrate una cazzarola grande o piatto, stendeteci nel fondo le fettine di petti di pollanche, conditele con petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, tartufi, prugnoli, un’idea di basilico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata; poco prima di servire ponete la cazzarola o piatto sopra un II.208 fuoco allegro, rivoltate sotto sopra le fettine finché saranno cotte, indi aggiustatele sopra il piatto che dovete servire; aggiungete tre cucchiai di vino di Sciampagna, o altro vino bianco nel piatto dell’erbe fine, fatelo consumare di nuovo, bagnate con un poco di Culì, o Spagnuola, fate dare qualche bollo, digrassate, e servite con un gran sugo di limone sopra l’escaloppe, guarnite di crostini di pane fritti.

Filetti di Pollanche in escaloppe alla besciamella.

Orduvre = Aggiustate le fettine di filetti di Pollanche come le precedenti, alla sola riserva, che in luogo di metterci i tartufi ed i prugnoli triti, ci metterete soltanto due, o tre tartufi in fette col resto dell’erbe fine; ponete la cazzarola, o piatto sul fuoco, voltatele sotto sopra come le altre; quando saranno cotte aggiustatele sopra il piatto che dovete servire; ponete un pochino di vino di Sciampagna, o altro vino bianco nella cazzarola, o piatto dell’erbe fine, e fatelo consumare, aggiungeteci un bicchiere di Culì alla besciamella, che trovarete nel Tom, I. pag. 12., fate bollire un momento, digrassate, e servite sopra l’escaloppe con sugo di limone. Guarnitele di crostini tagliati in nocette, e fritti nel butirro.

Filetti di Pollanche in Emersè al butirro di Gamberi.

Orduvre = Prendete sei filetti di pollanche, tagliateli in fettine assai fine come le precedenti, e battetele nello stesso modo; ungete di butirro di gamberi il fondo di un piatto d’argento, o di rame che sia grande, aggiustateci sopra le fettine di Pollanche, conditele con II.209 sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, e scalogna trita; poco prima di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro, cuocetele come le altre, mettetele sopra il piatto che dovete servire, aggiungeteci nel piatto dell’erbe fine un poco di culì bianco, fate bollire un momento, poneteci un pezzo di butirro di gamberi, movete bene sopra il fuoco senza bollire, e servite subito sopra l’escaloppe. Il butirro di Gamberi vedetelo nel Tom. I. pag. 19.

Filetti di Pollanche alla Romolada.

Orduvre = Prendete sei filetti di pollanche, batteteli un poco, infilategli un osso di pollastro, come ho detto altre volte nella parte puntuta, poneteli sopra un piatto, conditeli con sale, pepe schiacciato, e olio fino; poco prima di servire, fateli cuocere sopra la gratella, bagnandoli col loro olio di tempo in tempo; quando saranno cotti, serviteli sopra ad una Salsa alla Remolada calda, che trovarete nel Tom. I. pag. 84. In cinque o sei minuti devono essere cotti. Potete anche panarli se volete.

Filetti di Pollanche in Emensé alla Ravigotta.

Orduvre = Tagliate sei filetti di Pollanche bene fini, batteteli come i precedenti, aggiustateli in un piatto unto di butirro, aggiungeteci petrosemolo, cerfoglio, pinpinella, dragoncello, ruchetta, crescione, foglie di finocchio selvatico, sivette, il tutto a proporzione secondo la fragranza di ognuna di esse, tritate, imbianchite un momento all’acqua bollente, e ben spremute, una punta d’aglio, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; poco prima di servire, po nete il piatto sul fuoco, fateli cuocere, e rivoltateli II.210 come sopra; indi aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, mettete un poco di farina nel piatto dell’erbe a Ravigotta, bagnate con mezzo bicchiere di brodo bianco buono, fate bollire un momento a fuoco allegro, e servite sopra l’escaloppe con sugo di limone. Se bagnate con Culì bianco, o Italiana bianca sarà sempre meglio, ma senza farina.

Filetti di Pollanche in Ruladine.

Orduvre = Questi si apprestono, e si servono esattamente come i filetti di Gallinaccio in Ruladine. Vedete dalla pag. 141. sino a 150.

Filetti di Pollanche in ogni maniera.

Orduvre = Io non parlo qui di tante vivande che si fanno con i filetti di Pollanche cotte arrosto, riserbandomi di parlare sopra di ciò alla fine di quest’Opera, mentre sono vivande già cotte, e di più stata di già servite sulla Tavola. I filetti di cui parlo sono i crudi; questi si possono servire, siano ripieni, come si è detto di sopra, piccati o non piccati, con sotto qualunque Salsa d’Erba, o Culì, o Guarnizione; in Ruladine a qualsivoglia Culì, o ragù; in escaloppe, ed Emensè ad ogni Culì, di pomidoro, di rape, di carote, di pomi di terra ec., in Fricassè, in Bianchetta con tartufi, prugnoli, erbe fine, gamberi ec.

Coscie di Pollanche in Anitrelle.

Antrè = Per non replicare la stessa cosa, vedete coscie di Tocchino in Anitrelle pag. 168. mentre si fanno esattamente nello stesso modo.

Coscie di Pollanche Accompagnate.

Antré = Dissossate per metà sei coscie di pollanche, e tagliategli le zampa al di sopra della II.211 giuntura, imbianchitele un momento all’acqua bollente, attondatele, mettetele in una cazzarola, con qualche fetta di lardo, un pezzo di prosciutto, un poco di brodo buono, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra, alla metà della cottura metteteci dodici cipollette imbianchite, sei gamberi vivi legati con un poco di filo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco; alcuni ci mettono un’anguilla tagliata in pezzi, ma io preferisco piuttosto mezza dozzina di belle Chenef, ciò per altro dipenderà dal gusto, e volere di chi travaglia; in quel caso bisogna mettere soltanto quattro coscie, altrimenti verrebbe il piatto troppo pieno. Fate terminare di cuocere dolcemente, poscia passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di culì, e di Rosso, fate consumare al punto di una Salsa ben digrassata; aggiustate le coscie sopra il piatto, tramezzatele colli pezzi d’anguilla se vi sono, i gamberi mondati, e le cipollette, metteteci sopra qualche crosta di pane fritta tagliata rotonda, e versateci la Salsa con sugo di limone. Se non vi sarà l’anguilla, aggiustateci sopra sei, o otto belle Chenef, senza i crostini di pane, e serviteci sopra la Salsa. Per fare le Chenef vedete Tom. IV. Cap. I.

Coscie di Pollanche alla Danese.

Antrè = Dissossate del tutto sei coscie di pollanche, lasciandogli soltanto un dito di zampa attaccato all’estremità della coscia; riempitele di un Salpiccone crudo di animelle, fegatini, II.212 tartufi, prugnoli ec. che trovarete nel Tom. IV. Cap, I., cucitele, dategli la forma di un Pomo, e che il poco di zampa ne formi il gambo; mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra, quando saranno cotte, scolatele dalla bresa, scucitele, e servitele con sopra una Salsa al ragù di tartufi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.

Coscie di Pollanche Guarnite.

Antré = Riempite quattro coscie di Pollanche come le precedenti, colla diversità che gli tagliarete le zampe all’estremità delle coscie, cucitele, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; infilate a ciascheduna coscia nel suo sito primiero la zampa scortata per metà, spuntate le dita, e che si vegga soltanto il piede; mettetele a cuocere come le precedenti. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, scolate le coscie, scucitele, asciugatele, e glassategli il di sopra. Abbiate dei fegatini, creste, uovette nonnate, e granelletti, il tutto cotto in una bresa leggiera; ponete sul piatto le coscie ben glassate, guarnite i quattro angoli uno di creste, uno di fegatini ben tagliati, uno di uovette nonnate, e l’altro di granelletti, avendo II.213 attenzione che le uovette siano pelate e non dure; servite sopra queste guarnizioni una buona Salsa alla Spagnuola, che trovarete Tom. I. pag. 65., rilevata con sugo di limone.

Coscie di Pollanche alla Sandre.

Antrè = abbiate sei coscie di Pollanche dissossate per metà come quelle accompagnate. Prendete una cazzarola, metteteci nel fondo due, o tre fette di vitella, una fetta di prosciutto; aggiustateci sopra le sei coscie col bello al disotto, conditele con sale, pepe schiacciato, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, un poco di basilico in polvere; bagnate soltanto con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fatele cuocere con picciolo fuoco sotto e sopra, ovvero con cenere calda. Quando saranno cotte, levate le fette di vitella, il prosciutto, e lardo, passate al setaccio il sugo che averanno reso, digrassatelo, e servitelo sopra le coscie con sugo di limone.

Coscie di Pollanche alli Tartufi.

Antrè = Dissossate quattro o sei belle coscie di pollanche per metà, cioè levategli l’osso superiore della coscia e la zampa; rifilatele bene all’intorno, mettetele in una cazzarola con una dozzina di tartufi mezzani intieri, e ben mondati, un poco di lardo rapato, e squagliato, un mazzetto d’erbe diverse, con un poco di basilico, sale, pepe schiacciato; passate alquanto sopra il fuoco; abbiate un’altra cazzarola con due o tre fette di vitella, una fetta di prosciutto, aggiustate sopra le coscie coi tartufi, coprite con II.214 qualche fetta di lardo, un foglio di carta; fate sudare con fuoco sotto e sopra circa mezz’ora, bagnate poscia con un poco di brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco; fate terminare di cuocere dolcemente. Quando saranno cotte passate il fondo della Salsa al setaccio, digrassatela, metteteci un poco di Culì e Rosso per legarla; fatela consumare al suo punto, scolate le coscie, e li tartufi dalla bresa, aggiustatele sopra il piatto, tramezzatele coi tartufi, e serviteci sopra la Salsa ben digrassata, con sugo di limone.

Coscie di Pollanche al Sultano.

Antrè = Prendete sei coscie di pollanche dissossate come le precedenti; mettetele in una cazzarola con qualche dadino di vitella imbianchito all’acqua bollente, una fetta di prosciutto, due fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato, uno spicchio d’aglio, due scalogne; coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fatele sudare con picciolo fuoco sotto, e sopra, bagnate poscia con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo buono; fate finire di cuocere. Quando saranno cotte, passate la Salsa al setaccio, digrassatela, aggiungeteci un poco di butirro maneggiato nella farina, cerfoglio trito imbianchito, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela sopra le coscie con sugo di limone.

Coscie di Pollanche glassate.

Antrè = Farsite sei coscie di Pollanche come quelle Guarnite vedete pag. 212., passatele un II.215 momento sul fuoco in una cazzarola, con butirro squagliato, e sugo di limone, poscia asciugatele, piccatele di minuto lardo, mettetele in una cazzarola con qualche dadino di vitella imbianchita all’acqua bollente, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, poco brodo, ma buono, poco sale, coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa; scucite le coscie, glassategli il di sopra piccato, e servitele con sotto una Salsa d’erba di vostro genio, o un Culì d’erba, o un Culì colorito. Potete vedere queste Salse nel Tom. I. Cap. I.

Coscie di Pollanche alla Basciche.

Antré = Dissossate del tutto sei belle coscie di Pollanche come quelle in Pere; riempitele con butirro mescolato con petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, qualche foglia di dragoncello, una punta d’aglio, il tutto trito fino, un poco di mollica di pane grattato, due o tre rossi d’uova crudi, sale, pepe schiacciato, noce moscata, cucitele, mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un bicchiere di vino di Borgogna consumato per metà, o altro vino non molto rosso, un poco di brodo buono bianco, coprite con un foglio di carta; fate cuocere leggiermente con fuoco sotto e sopra; passate poscia al setaccio il fondo della Salsa, digrassatelo, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fate stringere II.216 sopra il fuoco; scucite le coscie, ponetele sul piatto, e serviteci sopra la Salsa suddetta, giusta di sale, e di buon gusto.

Coscie di Pollanche alla Principessa.

Antrè = Dissossate del tutto sei coscie di pollanche, riempitele con un salpiccone crudo ben fatto, che trovarete nel Tom. IV. Cap I., cucitele, infilategli la zampa scortata, e tagliate le dita nel sito della coscia; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, e sugo di limone; piccatene poscia due di prosciutto, due di fusti di petrosemolo, e due di tartufi, fatele cuocere con fette di lardo sotto, e sopra, una cipolletta, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, un poco di brodo buono, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa leggiera, scucite le coscie, dateci un lustro sulla parte piccata, e servitele con sotto una Salsa alla Principessa, che trovarete nel Tom. I. pag. 95., o altra di vostro genio.

Coscie di Pollanche al Consomè.

Antrè = Prendete sei coscie di Pollanche, dissossatele per metà, fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, e sugo di limone, rifilatele all’intorno; mettete in una cazzarola qualche fetta di vitella, due fette di prosciutto, aggiustateci sopra le coscie, copritele con fette di lardo, condite con sale, pepe schiacciato, fette di II.217 cipolla, di carota, di panè, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, con sei foglie di dragoncello, un’idea di basilico, coprite con un foglio di carta, fate sudare circa mezz’ora con cenere calda sotto e sopra, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo bianco buono, fate terminare di cuocere dolcemente, poscia passate al setaccio di seta il fondo della cottura, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una picciola Salsa, aggiungeteci petrosemolo trito, imbianchito, e ben spremuto, sugo di limone, e servitela sopra le coscie.

Coscie di Pollanche alla Contessa.

Antrè = Dissossate del tutto sei belle coscie di Pollanche, riempitele di un buon Salpiccone crudo, o di una Farsa fina di Chenef, cucitele, e dategli una forma rotonda, a guisa di un Pomo, fatele rinvenire in una cazzarola, come le precedenti, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; mettetele in una cazzarola con qualche dadino di vitella imbianchito all’acqua bollente, fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, poco brodo, ma buono, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo; aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, scolate le coscie, scucitele, glassateci tutta la parte di sopra piccata, e servitele con sotto una Salsa alli Cedrioli, o altra Salsa d’erba, oppure una Spagnuola, o altra Salsa chiara. Tutte queste II.218 Salse le trovarete nel Tom. I. dalla p.64. fino 98. Il Salpiccone, e la farsa di Chenef, nel Tom. IV. Cap. I.

Coscie di Pollanche in ogni maniera.

Antrè = Le Coscie di Pollanche si possono apprestare, e servire esattamente come quelle di Tocchino, e quelle di Tocchino come quelle di Pollanca. Vedete dalla pag. 157. fino a 177. ove parlo delle diverse maniere di preparar le coscie di tocchino. In quanto ai capponi, benché questi si apprestino come le pollanche, pure ne dirò alcuna cosa qui appresso.

Fine del Tomo Secondo.


219
INDICE

Dipartimento del Maestro di Casa e Scalco. Pag. III
Descrizione del modo di Trinciare ogni sorta di carne. XX
Nota de’Vini Forastieri e modo di Conservarli. XXVI
Modo di Conservare detti Vini. XXXI
Regole da osservarsi nella Cucina. XXXVIIIMinute de Pranzi d’Autunno, e d’Inverno.Tavola di dieci coperte, a due servizi a sei, e due zuppe. XLIII
Tavola di venti coperte, a due servizi a quattordici, e due zuppe. XLIV
Tavola di quaranta coperte, a due servizi a ventotto, e quattro zuppe. XLVI
Tavola di sessanta coperte, a due servizi a sessanta, e otto zuppe. XLIX
Tavola di cento coperte, a due servizi a ottanta, e dodici zuppe. LIV
Cena di sessanta coperte in Ambigù. LIX
Cena di cento coperte in Ambigù. LXICondimenti delle Vivande.Spezie fine. LXIV
Spezie fine per i Budini. ivi
mignonette. LXV220Basilico in Polvere. ivi
Erbe fine in Generale. ivi
panata per ogni sorta di Carne. LXVII
butirro chiarificato senza essere affinato. ivi
Conserva di Pomidoro solida. ivi
Conserva di Pomidoro liquida. LXVIII
Conserva di Pomidoro secchi. LXIX
Sorcruta. iviAceti diversi.Aceto alla Mariniera. LXXI
Aceto alla Nivernoese. ivi
Aceto alla Ravigotta. LXXII
Aceto al Dragoncello. ivi
Aceto di Basilico. LXXII
Aceto di Cerfoglio. ivi
Aceto all’Aglio. ivi
Aceto alla Scalogna. LXXIV
Aceto di Fiori di Sambuco. ivi

CAPITOLO PRIMO.
Dell’Agnello, del Capretto, e dell’Abbacchio.

Cognizioni dell’Agnello. 3
Modo di Castrare gli Agnelli. 4
Piedi di Agnello al Gratino. 5
Piedi di Agnello alla Senteminult. ivi
Piedi di Agnello in Chenelle. 6
Piedi di Agnello alla Rena. 7
Piedi di Agnello in Fricassè. ivi
Piedi di Agnello al parmigiano. 8
Piedi di Agnello alle Cipollette. ivi221Piedi di Agnello alla Roberta. 9
Piedi di Agnello in bignè. ivi
Piedi di Agnello alla Dama Simona. ivi
Piedi di Agnello alla Poevrada. 10
Piedi di Agnello alla ravigotte. ivi
Piedi di Agnello in Surprise. 11
Piedi di Agnello in Crocchetti. ivi
Piedi di Agnello in diverse maniere. ivi
Rognoni di Agnello all’Italiana. 12
Rognoni di Agnello alla Vinegrette. 13
Rognoni di Agnello alla Tartara. ivi
Rognoni di Agnello alla Burgioese. ivi
Rognoni di Agnello in diverse maniere. ivi
Lingue di Agnello ai Gratino. 14
Lingue di Agnello Glassate. ivi
Lingue di Agnello in Papigliotta. 15
Lingue di Agnello all’Imperiale. 16
Lingue di Agnello alla Reale. ivi
Lingue di Agnello Agro-dolce. 17
Lingue di Agnello alla Provenzale. ivi
Lingue di Agnello alla besciamella. 18
Lingue di Agnello ai parmigiano. ivi
Lingue di Agnello all’Emery. ivi
Lingue di Agnello alla Berten. 19
Lingue di Agnello alla Tedesca. ivi
Lingue di Agnello Panate. 20
Lingue di Agnello alla Burgioese. ivi
Lingue di Agnello in rissole. 21
Lingue di Agnello alla Poele. ivi
Lingue di Agnello in Cassettine. ivi
Lingue di Agnello in bignè. 22
Lingue di Agnello in ogni maniera. ivi
Code di Agnello Glassate. 23
Code di Agnello alla Fiamminga. ivi

222 Code di Agnello alla Melfi. 24
Code di Agnello al parmigiano. ivi
Code di Agnello all’Italiana. ivi
Code di Agnello in Canapè. 25
Code di Agnello in Tortigliè. ivi
Code di Agnello in Certrosa 26
Code di Agnello in Hoscepot. 27
Code di Agnello in diverse maniere. 28
Granelli di Agnello Fritti. ivi
Granelli di Agnello al Residente. 29
Granelli di Agnello in Anitrelle. 30
Granelli di Agnello in Gamberi. ivi
Granelli di Agnello in Atelette. 31
Granelli di Agnello alla crema. ivi
Granelli di Agnello alla Puletta. 32
Granelli di Agnello in diverse maniere. ivi
Animelle di Agnello. 33
Cotelette di Agnello. iviDel Capretto. Osservazioni del Capretto. ivi
Teste di Caprette alla Palette. 35
Teste di Capretto al Sultano. 36
Teste di Capretto alla Plusce Verte. ivi
Teste di Capretto alla Mordienne. 37
Teste di Capretto alla Flamande. 38
Teste di Capretto all’Italiana. ivi
Teste di Capretto Fritte. ivi
Teste di Capretto in diverse maniere. 39
Animelle di Capretto Fritte. ivi
Animelle di Capretto alla Singarà. 40
Animelle di Capretto in Cassettine. ivi
Animelle di Capretto in Atelette. ivi
Animelle di Capretto al Gratino. 41223Animelle di Capretto alli Piselli fini. 42
Animelle di Capretto alla Massedoene. ivi
Animelle di Capretto alla Duchessa. 43
Animelle di Capretto alla Printaniere. ivi
Animelle di Capretto alla Pulette. ivi
Animelle di Capretto in diverse maniere. ivi
Issue di Capretto in diverse maniere. 44
Coratella di Capretto alla Burgioese. 45
Coratella di Capretto in Fricassè. ivi
Coratella in Crocchetti. 46
Orecchiette di Capretto alla Pulette, ed in Frittura. ivi
Spallette di Capretto alla Sen-clù. 47
Spallette di Capretto alla Delfina. ivi
Spallette di Capretto al Monte-spà. 48
Cotelette di Capretto alla Mensicof. ivi
Cotelette di Capretto alla Provenzale. ivi
Cotelette di Capretto in Bigarure. 49
Cotelette di Capretto in Surprise. ivi
Cotelette di Capretto in Chenelle. 50
Petti di Capretto alla Melfi. ivi
Petti di Capretto in Fricassè. 51
Petti di Capretto in diverse maniere. 52
Piedi di Capretto. 53
Carrè di Capretto alla Perigord. ivi
Rot de Bif di Capretto all’Inglese. ivi
Rot de Bif di Capretto alli Piselli. 54
Rot de Bif di Capretto al Sultano. 55
Rot de Bif di Capretto in diverse maniere. iviDell’Abbacchio.Osservazioni sull’Abbacchio. 56

224
CAPITOLO SECONDO.
Del Maiale, e Porchetto da latte.

Cognizioni del Maiale. 58
Del Porchetto da Latte. 60
Porchetto da latte all’Italiana. ivi
Porchetto da latte in Gattò. 61
Porchetto da latte alla Provenzale. 62
Porchetto da latte Agro-dolce. ivi
Porchetto da latte alla Senteminult. ivi
Porchetto da latte alla Melfi. 63
Porchetto da latte alla Tartara. ivi
Porchetto da latte in diverse maniere. 64
Hure, ossia Testa di Maiale, in Cignale. ivi
Modo di fare lo strutto. 65
Sangue di Maiale. 66
Modo di Salare la ventresca, e Guanciale. ivi
Modo di Salare il Lardo. 67
Modo di Salare i Prosciutti. ivi
Orecchie di Maiale alla Purè di Piselli. 68
Orecchie di Maiale alla Senteminult. 69
Orecchie di Maiale in Manù-Droet. ivi
Orecchie di Maiale al parmigiano. 70
Piedi di Maiale alla Senteminult. ivi
Budini neri alla Purè di Cipolle. 71
Budini all’Italiana. 72
Budini neri fini. 73
Budini neri delicati. ivi
Budini Bianchi. 74
Budini alla crema. 75
Budini alla Rena. ivi
Budini bianchi ordinari. 76
225
Budini di Fegatini di Pollo. ivi
Budini di Beccaccie alla crema. 77
Budini di Beccaccia al Vino di Spagna. ivi
Budini al Salmì. 78
Budini alli Tartufi. ivi
Budini di Fagiano. 79
Budini di Lepre. ivi
Budini di Gamberi. 80
Mortadelle. ivi
Mortadelle dette Spianate. 81
Salami. 82
Codechini. ivi
Zampetti. 83
Cervellate. 84
Salciccie di Fegato alla Milanese. ivi
fegatelli. 85
Anduglie alla crema. ivi
Anduglie alla Riscelieù. 86
Anduglie di Maiale. 87
Crepinette di Maiale. ivi
Gattò di Normandia. 88
Salciccie. 89
Salciccie alli Tartufi. ivi
Salciccie al Vino di Sciampagna. ivi
Salciccie alla Milanese. 90
Salciccie di Fegato. ivi
Salciccie di Castrato. ivi
Salciccie di Cignale. 91
Salciccie diverse. ivi
Salciccie alla Senteminult. 92
Salciccie alla Mariniere. ivi
Salciccie all’Erbe fine. 93
Salciccie alla Sen-Clù. ivi
Salciccie al Pover’Uomo. ivi226Salciccie all’Avaro. 94
Salciccie a qualunque Purè, e ragù. ivi
Lombetto di Maiale Agro-dolce. 95
Lombetto di Maiale alla Poevrada. 96
Lombetto di Maiale alli Spinaci. ivi
Lombetto di Maiale alla Sorcrura. 97
Lombetto di Maiale al Culì di Rape. ivi
Lombetto di Maiale all’Italiana. 98
Lombetto di Maiale al Vert-Galant. ivi
Lombetto di Maiale alla Perigord. ivi
Filetti Mignoni di Maiale in diverse maniere. 99
Cotelette di Maiale in Crepina. 100
Cotelette di Maiale in diverse maniere. ivi
Lingue furrè di Maiale. 101
prosciutto all’Inglese. ivi
prosciutto alla Poevrada. 102
prosciutto alla Cakcina. 103
prosciutto al Vino di Spagna. 104
prosciutto alla Bresa. 105
prosciutto vecchio, e sua cottura. 106
fricandò di Maiale. 108


CAPITOLO TERZO.
Della Pollerìa.

Descrizione della Polleria in Generale. 106
Modo d’Ingrassare la Polleria, ed ogni altro Volatile. ivi
Polleria Ingrassata colla Piomba. 111
Polleria Ingrassata Naturalmente. 112
Modo d’Ingrassare, Capponi, Capponesse, Gallone, e Gallinaccietti. 113227Regole Generali per l’Ingrasso della Pollria. 114
Modo di uccidere, e di spennare i Polli. 116
Modo di Dissossare i Polli. 117Del Gallinaccio. Gallinaccietto, e Tocchino.Cognizioni del Gallinaccio, e Modo d’Ingrassarlo. 118
Gallinaccio in Papigliotta. 120
Gallinaccio alli Tartufi. 121
Gallinaccio alli Marroni. 122
Gallinaccio alle Salciccie. ivi
Gallinaccio all’Italiana. 123
Gallinaccio alla Mazzarina. ivi
Gallinaccio alla Servante. 124
Gallinaccio alla Poele. 125
Gallinaccio alla Minime. ivi
Gallinaccio al Sultano. 126
Gallinaccio alla Favorita. 128
Ale alla Contessa. ivi
Ale alla Sen-Clù. 129
Ale alla Pulette Tedesca. ivi
Ale in Fricassè alle Pulette. 130
Ale alla Mariè. ivi
Ale in Surprise. 131
Ale al Basilico. 132
Ale alla Mariniere. ivi
Ale alla Persigliade. ivi
Ale alla Perigord. 133
Ale alla Lombarda. 134
Ale all’erbe fine. ivi
Ale alla Plusce Verte. 135
Ale alli Piselli fini. 136
Ale alla Senteminuilt. ivi

228Ale al Forno alla Senteminult. 137
Ale alla Majanse. ivi
Ale al Naturale. 138
Ale alli Gamberi. ivi
Ale alla Spagnuola. 139
Ale alla Perla. 140
Ale alla Servante. ivi
Ale in diverse maniere. ivi
Filetti mignoni in Granata. 141
Filetti mignoni alla Contessa. 142
Filetti mignoni in Ruladine. ivi
Filetti mignoni alla Tedesca. 143
Filetti mignoni alla Senteminult. 144
Filetti mignoni in bignè. ivi
Filetti mignoni al Gratino. ivi
Filetti mignoni all’Inglese. 145
Filetti mignoni alla Ravigotta. ivi
Filetti mignoni in Granadine. 146
Filetti mignoni all’Erbe fine. 147
Filetti mignoni alla Pulette. 148
Filetti mignoni in Marinada. 149
Filetti mignoni in escaloppe alla Spagnuola. ivi
Filetti mignoni in escaloppe al Fiore di Latte. 150
Filetti mignoni in escaloppe all'Acido. ivi
Filetti mignoni in diverse maniere. ivi
Zampe in Surprise. 151
Zampe in Chenelle. ivi
Zampe in diverse Salse. ivi
Dei Fegati di Gallinaccio. 152
Fegati di Gallinaccio alli Tartufi. ivi
Fegati di Gallinaccio all’Italiana. 153
Fegato di Gallinaccio al Gratino. ivi
Fegati di Gallinaccio in ogni maniera. 154229Gallinaccietto all’Imperiale. ivi
Gallinaccietto alla Ravigotta. 155
Gallinaccietto al Sultano. ivi
Gallinaccietto alla Riscelieù. ivi
Gallinaccietto in Papigliotta. 156
Gallinaccietto in diverse maniere. ivi
Tocchino alla Sassone. 157
Tocchini in Tartarughe al Seladone. ivi
Tocchini alla Contì. 159
Tocchino alla Bajonne. 160
Tocchino alia Lionese. ivi
Tocchino alla Poele. 161
Tocchino alla Polacca. ivi
Tocchino all’Ivoare. 162
Tocchino alla Vestale. 163
Tocchino alla Duchessa. 164
Tocchino allo Scarlatto. ivi
Tocchino alla Favorita. 165
Tocchino alla Sen-Clù. 166
Tocchino in ogni maniera. ivi
Coscie di Tocchino alla Sen-Clù. 167
Coscie di Tocchino in Anitrelle. 168
Coscie di Tocchino alla Giardiniera. 169
Coscie di Tocchino alla Contì. 170
Coscie di Tocchino alli Gamberi. 171
Coscie di Tocchino alla Senteminult. ivi
Coscie di Tocchino in Surprise. 172
Coscie di Tocchino in Pera. ivi
Coscie di Tocchino alla Perigord. 173
Coscie di Tocchino alla Reale. 174
Coscie di Tocchino alla Majanse. 175
Coscie di Tocchino alla Regina. ivi
Coscie di Tocchino alla Belle Vue. 176
Coscie di Tocchino in ogni maniera. 177230Granadine al Culì di Gamberi. 178
Granadine alla Duchessa. 179
Granadine in ogni maniera. iviDelle Pollarde, o Pollanche.Cognizione della Pollanca. ivi
Pollanca alla Duchessa. 181
Pollanca alla Rena. ivi
Pollanca alla Perigord. 182
Pollanca all’Eminanse. 183
Pollanca alla Senteminult. ivi
Pollanca alla Singarà. 184
Pollanca all’Italiana. ivi
Pollanca alla Contì. 185
Pollanca in Papigliotta. ivi
Pollanca alla Remolada. 186
Pollanca alla Certosina. 187
Pollanca Accompagnata. ivi
Pollanca alla Poele. 188
Pollanca alla Fermiere. ivi
Pollanca in Quadriglia. 189
Pollanca Glassata. 190
Pollanca alla Folette. ivi
Pollanca alla Spagnuola. 191
Pollanca alla Reale. ivi
Pollanca alla ravigotte. 192
Pollanca in Fricassè. ivi
Pollanca in Crepina. ivi
Pollanca alla Silvia. 193
Pollanca all’Inglese. ivi
Pollanca in Hoscepot. 194
Pollanca al Corto brodo. 195
Pollanca al Fumè. 196
Pollanca alla Momoransì. ivi231Pollanca al Vino di Sciampagna. 197
Pollanca alla Massedoene. ivi
Pollanca alla Finansiere. 198
Pollanca in ogni maniera. ivi
Filetti di Pollanca in Granada. 199
Filetti di Pollanche Glassati. 200
Filetti di Pollanche alla Polacca. 201
Filetti di Pollanche alla Pompadura. 202
Filetti di Pollanche in escaloppe all’Inglese. ivi
Filetti di Pollanche alla Pulette. 203
Filetti di Pollanche in escaloppe alla crema. 204
Filetti di Pollanche alli Gamberi. ivi
Filetti di Pollanche alla Plusce Verte. 205
Filetti di Pollanche alla Sen-Germen. ivi
Filetti di Pollanche alli Tartufi. 206
Filetti di Pollanche alla Majanse. ivi
Filetti di Pollanche alla Stakchemberg. 207
Filetti di Pollanche in escaloppe all’Erbe fine. ivi
Filetti di Pollanche in escaloppe alla besciamella. 208
Filetti di Pollanche in Emensè al butirro di Gamberi. ivi
Filetti di Pollanche alla Remolada. 209
Filetti di Pollanche in Emensè alla Ravigotta. ivi
Filetti di Pollanche in Ruladine. 210
Filetti di Pollanche in ogni maniera. ivi
Coscie di Pollanche in Anitrelle. ivi
Coscie di Pollanche Accompagnate. ivi
Coscie di Pollanche alla Danese. 211
Coscie di Pollanche Guarnite. 212
Coscie di Pollanche alla Sandre. 213
Coscie di Pollanche alli Tartufi. ivi
Coscie di Pollanche ai Sultano. 214232Coscie di Pollanche Glassate. ivi
Coscie di Pollanche alla Basciche. 215
Coscie di Pollanche alla Principessa. 216
Coscie di Pollanche al Consomè. ivi
Coscie di Pollanche alla Contessa. 217
Coscie di Pollanche in ogni maniera. 218

IL FINE.

III.[001]
APICIO MODERNO
DI FRANCESCO LEONARDI


EDIZIONE SECONDA REVISTA, CORRETTA, ED ACCRESCIUTA DALL’AUTORE.Nec sibi cænarum quivis temere arroget artem
Ni prius exacta tenui ratione saporum.Orat. lib. 2. sat. 4. ver. 35.TOMO TERZO.IN ROMA MDCCCVIII.
Nella Stamperia del Giunchi, presso Carlo Mordacchini.
Con Approvazione.


III.003

L’APICIO MODERNO.
PARTE TERZA.
Contenente il compimento della Polleria, il Selvaggiume grosso, e picciolo, le Terrine, ed i piatti composti.


 

CAPITOLO PRIMO.
Del Cappone, e Capponessa.


 
Cognizione del Cappone, e Capponessa di Bologna.


Il Cappone, come ognun sa, è un Gallo stato castrato, onde renderlo più pinque, grasso, e di una carne più tenera, fina e delicata. Il Galletto, il quale non è stato castrato, che per metà, ciò che accade bene spesso per ignoranza di chi lo castra, lo chiamano Cappone mal castrato, perché non è né Gallo, né Cappone. Si prattica la medesima operazione alle Pollastre, onde privarle della facoltà di fare le uova. S’ingrassano delicatamente, e se li dà il nome di Capponesse. Si prendono ordinariamente dei Galletti di tre mesi per castrarli.
III.004Per capponare i Galletti, bisogna sceglierli vigorosi, vivaci, e snelli, colla cresta di un rosso acceso, le gambe lisce, e nati verso la fine di Maggio. La castrazione si eseguisce da una Madonna all’altra, cioè dalli quindici di Agosto, fino agli otto di Settembre. Si è osservato, che i Pollastri capponati, o prima, o dopo un tal tempo, o soggiacciono alla morte, perché la ferita incancrenisce per il soverchio caldo, o per il soverchio freddo, oppure non divengono giammai né belli, né grassi, né delicati. Tutti i pollastri sono buoni per capponare, ma l’esperienza ha fatto conoscere, che in Roma i Pollastri di Perugia sono i soli, che divengono bellissimi Capponi, grossi, grassi, bianchi, e di carne fina, e delicatissima; ed in Napoli quelli di Ottajano, e sue vicinanze. Si prendono ordinariamente i Galletti di tre mesi per castrarli.
I Capponi si devono scegliere giovani, teneri, grassi, ben nutriti, e che siano stati allevati in aria pura, e serena. Si stimano più li Capponi quando hanno sette in otto mesi, che di maggiore, o minore età. La loro vera stagione, è il mese di Decembre, debbono avere la carne bianca, e delicata, la pelle fina, le zampe bianchiccie e snelle, le coscie corte, e gli speroni piccioli; ed osservare che la punta del petto non sia inossata, ma tenera, e flessibile.
Benché il Cappone si appresti, e si servi esattamente come la Pollanca, nulladimeno sarà bene di dirne qui qualche cosa. Il Cappone quando è giovane, tenero, e grasso, cotto III.005 allesso, o arrosto, credo io che sia la migliore maniera di mangiarlo; il suo gusto è esquisito, e assai delicato in queste due maniere; ma ciò non impedirà, che dia una breve scorsa a diversi altri modi, con i quali viene apprestato.
Quanto poi al metodo di capponare le Pollastre, questo è molto antico. Si pratticava in Roma, dove dice Apicio, si trovavano delle Capponesse, che pesavano sino a sedici libbre. Venne quindi una Legge, che proibiva di capponare le Pollastre, e ciò fu per eludere questa Legge, che si capponarono li pollastri.
Di tutte le Città d’Italia, Bologna è la sola, che abbia conservato l’antico metodo di castrare le Pollastre, conosciute sotto il nome di Capponesse di Bologna; e di fatti vi riescono così bene sì nel castrarle, come nell’ingrassarle, che vengano ricercate anche da’ paesi più lontani d’Italia, da tutti quelli, che amano il mangiare dilicato.
La migliore stagione per far venire questo eccellente Pollo è verso la fine di Decembre, e principio di Gennaro: passato un tal tempo la sua carne diviene alquanto dura, e asciutta, e non ha più quel sapore delicato, e quella ontuosità e finezza, che la rendea sì pregievole. Le Capponesse si debbono commettere a Bologna almeno dodici giorni prima di riceverle, o più, o meno secondo la distanza de’ luoghi, raccomandando che siano giovane, grasse, bianche, e di carne fina, delicata, e polputa.
III.006 Questo pollo, come il Cappone, non solamente è ottimo cotto allesso, o guarnito con Erbe, o coperto di Tortelli, o lasagne; ma è famoso anche cotto arrosto. Finalmente si può preparare come il Cappone, e la Pollanca. Vedete questi due articoli.


 
Modo di Capponare i Pollastri.


Si castrano i Galletti in due maniere. La prima che è la più in uso, è la seguente. Quando il Pollastro averà tre mesi fatelo stare sei ore senza mangiare, ma soltanto da bere in un luogo quasi oscuro, fategli quindi una incisione all’estremità del ventre, un dito traverso distante dall’ano, dopo avergli spennato un poco questa parte. Introducete nella picciola ferita il dito, e con destrezza portategli via i due granelletti, scalzando gli intestini con diligenza. Ricucite subito il taglio con aco e filo bianco forte, e ungetelo con olio e cenere. Fatto questo, colle forbice, o con un picciolo coltello tagliente, tagliategli la cresta, ed ungete egualmente questo taglio con olio e cenere, ovvero applicategli sopra la ferita un poco di piumino tolto sul suo ventre, e fatelo stare altre sei ore senza mangiare, ma soltanto da bere in un luogo che siavi poco lume. Dopo di ciò presentategli della farina d’orzo, o tritellino impastato con acqua tiepida, e fatelo mangiare a suo piacimento con gli altri.
L’altra maniera, che è la più facile, e la più sicura è questa. Alzate la coscia diritta del Pollastrello, spennategli un poco questa parte, fategli un picciolo taglio nel ventre sotto la detta coscia, badando di non III.007 offendere qualche nervetto che trovasi da questo lato; introducete il dito nella ferita, e portate via con diligenza i due granelletti al Pollastrello, cucite, e ungete come sopra, tanto la ferita del fianco, quanto il taglio della cresta. Questo metodo è il migliore, perchè non vi è bisogno di scansare gl'intestini, mentre i granelletti si trovano subito, e si tirano fuori con più facilità, perché si castrano perfettamente, e non per metà, e perchè finalmente non si vede il taglio, nel caso che il Cappone si abbia d’apprestare nella Cucina in una maniera elegante.


 
Modo di Capponare le Pollastre.


Scegliete le Pollastre, come i Pollastri, e nella medesima stagione, e dell’istessa età; le capponerete in questa maniera, con le cautele di sopra descritte. Alzate la coscia sinistra alla Pollastra, e fategli un picciolo taglio sul ventre sotto la coscia, dopo avere un poco spennato la parte: introducete nella ferita due dita, e con diligenza portategli via la matrice, o ovaia, che è una picciola borsetta attaccata alle reni della Pollastra. Ciò fatto cucite, e medicate la ferita come sopra, e dopo sei ore lasciate andare la picciola Capponcella a mangiare con le altre. Alcuni introducono nel ventre della Pollastra un dito, unitamente ad un ferro tagliente a guisa di roncetto, col quale tagliano la matrice, e la tirano fuori; ma questa operazione è pericolosa, e di non farne alcun'uso.
Quanto alla maniera d'ingrassare i Capponi, e le Capponesse, ved. Tom. II. pag. 213.


 
III.008
Cappone di Hoscepot.


Antrè = Intagliate propriamente delle carote, rape, torzuti, panè; imbianchitele all’acqua bollente; imbianchite ancora selleri, lattuga, indivia, e formatene tanti mazzetti ben spremuti, e legati; abbiate anche una dozzina di cipollette pure imbiancate, e mondate. Prendete un bel Cappone, fiambatelo, spilluccatelo, e sventratelo, lardatelo per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, conditi con poco sale, pepe schiacciato, e sugo di limone tagliati al paro della carne; trussatelo colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie. Mettete in una cazzarola ovata, o bracciera, qualche fettina di vitella nel fondo, qualche fetta di lardo, due di prosciutto, aggiustateci sopra il Cappone colli mazzetti intorno, e le carote, rape, e torzuti sopra i mazzetti. Le cipollette le farete cuocere a parte con buon brodo, ed un pezzetto di prosciutto acciò non si rompino, condite con sale, pepe schiacciato, una cipolletta con due garofani, due scalogne, uno spicchio d’aglio, coprite di sopra come di sotto, e di più un foglio di carta; fate sudare un poco con fuoco sotto, e sopra; indi aggiungeteci un buon bicchiere di brodo bianco senza disgrassare; fate finire di cuocere. Allorché il tutto sarà cotto, scolate il Cappone dalla bresa, glassatelo sopra il petto di una bella glassa se l’avete, aggiustategli con simetria tutte l’erbe all’intorno, con i mazzetti sciolti, e bene asciugati dal grasso, e serviteci sopra una buona Salsa alla Spagnuola, o Culì. La Salsa vedetela nel Tom. I. pag. 65. Bisogna osservare III.009 che il Cappone sia tenero, acciò possa cuocere contemporaneamente all’erbe.


 
Cappone all’aspic.


Antrè = Dopo che averete fiambato, e spilluccato un bel Cappone, levategli l’osso del petto, e li due filetti mignoni, sventratelo dalla parte di sopra. Fate una farsa di Chenef ben delicata de’ due filetti sudetti, riempiteci il Cappone, trussatelo colle zampe ripiegate ne’ lati delle coscie, ponetelo in una cazzarola ovata con fette di lardo, di prosciutto, e di vitella sotto, e sopra, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico, e quattro foglie di dragoncello, due scalogne, poco sale, pepe sano, copritelo con un foglio di carta; fatelo sudare un quarto d’ora, con poco fuoco sotto, e sopra; indi bagnatelo con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un bicchiere di brodo bianco buono, fate finire di cuocere dolcemente. Quando sarà cotto, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di sugo quanto per dargli un bel color d’oro, fatelo raffredare alquanto, poneteci un poco d’uovo sbattuto, mettetelo sopra il fuoco; allorché sembra che voglia bollire, aggiungeteci un buon sugo di limone, e otto foglie di dragoncello, coprite, fate riposare, passate poscia con una salvietta fina prima bagnata, e spremuta. Scolate il Cappone dalla Bresa, scucitelo, e servitelo con sotto la Salsa sudetta, che sia di un gusto rilevato, e di molta sostanza. Se volete, potete porre nella Salsa un poco di dragoncello trito III.010 imbianchito, ben spremuto, e servirla sopra il Cappone.


 
Cappone alli Gamberi.


Antrè = Prendete un bel Cappone, che sia tenero, e grasso, fiambatelo, spilluccatelo, e levategli l’osso del petto, sventratelo dalla parte di sopra, riempitelo d’un ragù crudo d’animelle, vedetelo nel Tom. IV Cap. 1, cucitelo, trussatelo colle zampe dentro il corpo, infilate sotto le coscie, infilatelo ad uno spiedino, posatelo sopra due fogli di carta reale con fette di lardo sotto, e sopra, qualche fetta di prosciutto, due fette di limone senza scorza sopra il petto, mezza cipolla in fette, due scalogne, uno spicchio d’aglio, fusti di petrosemolo, un poco di basilico, sei foglie di dragoncello, la quarta parte di una foglia di alloro, poco sale, pepe schiacciato, due garofani, un poco d’olio, un pezzetto di butirro, avvolgetelo colla carta sudetta, formatene una Papigliotta, legatela; legate lo spiedino ad uno grande, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà cotto scartatelo, scucitelo, e servitelo con sotto un ragù di Gamberi, che trovarete ambedue nel Tom. IV. Cap. I.


 
Cappone alla Bresa.


Antrè = Allorché avrete aggiustato un Cappone come il precedente, mettetelo in una cazzarola ovata con fette di lardo sotto e sopra, una fetta o due di prosciutto, una cipolletta con due garofani, due fette di carota, e di pane, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, uno spicchio d’aglio, sale, pepe sano, due fette di limone senza scorza sul petto del III.011 Cappone, un bicchiere di brodo buono, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra, colla cazzarola ben chiusa. Quando sarà cotto, colate il fondo della bresa, che sia sufficiente per la Salsa, altrimenti metteteci un poco di brodo bianco, disgrassatelo, passatelo al setaccio, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un buon pizzico di petrosemolo, e dragoncello trito imbianchito, e ben spremuto, un poco di noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, che sia giusta di sale, e servite questa Salsa con un buon sugo di limone sopra il Cappone ben scolato dal grasso, e scucito.


 
Cappone alla Finansiere.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un buon Cappone, trussatelo colle zampe rivoltate sotto le coscie infilate dentro il corpo, riempitelo col suo fegato trito, mescolato con lardo rapato, un poco di butirro, petrosemolo, scalogna, cipolletta, sei foglie di dragoncello, un’idea di basilico, una punta d’aglio, il tutto trito, un rosso d’uovo crudo, sale, pepe schiacciato; avvolgetelo in una Papigliotta come quello alli Gambari, pag. 10, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà cotto, scartatelo, che sia bianchissimo, e servitelo con sotto un ragù alla Finansiere, che trovarete nel Tom. IV. Cap. l.


 
Cappone al Duca.


Antrè = Fate cuocere un Cappone come quello alla Bresa. Allorché sarà cotto, scolatelo dal grasso, e servitelo con sotto un ragù fatto con Culì di gambari, picciole Chenef, prugnoli, o tartufi secondo la stagione, code di III.012gamberi, fegatini ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Avverto fin d’adesso, che quando avete messo il culì di gamberi nel ragù non bisogna farlo più bollire, altrimenti si straccierebbe, ma bisogna scaldarlo a Bagno-maria, o sopra la cenere calda.


 
Cappone alla Perigord.


Antrè = Mondate una dozzina di piccioli tartufi, mescolateli con lardo rapato, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, riempiteci il Cappone ben fiambato, spilluccato, e sventrato dalla parte di sopra, cucitelo, lasciatelo così per lo spazio di ventiquattro ora, poscia trussatelo colle zampe sotto le coscie, infilatelo ad uno spiedino, avvolgetelo in una Papigliotta, vedetela alla pag. 10, legate lo spiedino ad uno grande, fatelo cuocere arrosto. Quando sarà cotto, scartatelo, scucitelo, ponetelo sopra il piatto, e servitelo con sotto una Salsa alla Spagnuola, o all’Italiana rossa. Il modo di fare queste Salse lo trovarete nel Tom. I. Cap. I. Se volete gli potete levare l’osso del petto.


 
Cappone alla Ravigotta.


Antrè = Questo si appresta esattamente come la Pollanca che potete vedere nel Tom. II. p. 192.


 
Cappone alla Sen-clù.


Antrè = Dopo che avrete fiambato, e spilluccato un buon Cappone, dissossatelo del tutto alla riserva delle ale, riempitelo di un ragù crudo d’animelle e tartufi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitelo, trussatelo alquanto rotondo, fatelo rinvenire in una cazzarola sopra il III.013 fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; indi asciugatelo, infilategli le zampe scortate per metà, e spuntate le dita nel sito delle coscie; involtatelo in una Papigliotta riguardata colli stessi condimenti che il Cappone alli Gamberi, pag. 10, untate la Papigliotta al di fuori con olio, ponetela sopra un piatto di rame; fatela cuocere ad un forno temperato. Quando il Cappone sarà cotto, scartatelo, che sia bianchissimo, scucitelo, e servitelo guarnito di cipollette cotte con buon brodo, e un pezzetto di prosciutto, con sopra una Salsa alla Spagnuola; ovvero con sotto una Salsa chiara, o Culì colorito, ma senza le cipollette. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. l.


 
Cappone alla Spagnuola.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un bel Cappone, trussatelo colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, lardatelo per traverso di lardelli di prosciutto conditi con erbe fine, spezie fine, e sugo di limone, e tagliati al paro della carne. Prendete una cazzarola ovata, metteteci nel fondo qualche fetta di cipolla, di carota, di manzo ben battuta, di lardo, di prosciutto, aggiustateci sopra il Cappone col petto al di sotto, con sei o otto mazzetti di cavoli imbianchiti all’acqua bollente, ben spremuti, e legati propriamente, condite con sale, pepe schiacciato, spezie fine, una cipolletta con due garofani, coprite di sopra come di sotto, fate sudare un quarto d’ora con poco fuoco sotto e sopra, bagnate poscia con buon brodo, fate finire di cuocere. Quando sarà cotto, tirate fuori i mazzetti, scioglietegli, asciugateli con un III.014 panno pulito, spuntateli da capo, e da piedi; ponete il Cappone sopra il piatto, guarnitelo colli cavoli, e servitelo con sopra una Salsa alla Spagnuola, o un buon Culì di prosciutto, o Naturale. La Salsa, ed il Culì di prosciutto vedete nel Tom. l. pag. 62 e 8.


 
Cappone alla Flamande.


Antrè = Quando averete fiambato, e spilluccato un bel Cappone, levategli l’osso del petto, e sventratelo per la parte di sopra, riempitelo con un picciolo ragù crudo d’animelle, prugnoli, o tartufi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.; cucitelo, trussatelo colle zampe rivoltate ne’ lati delle coscie; mettetelo in una cazzarola con due fette di limone senza scorza sul petto, fette di lardo sotto e sopra, una fetta di prosciutto, una cipolletta con due garofani, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, sale, un bicchiere di brodo buono bianco; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, scolatelo dalla bresa, scucitelo, ponetelo sopra il piatto, guarnitelo tutto all’intorno di cimette di cavolo fiore cotte in un Bianco, e fettine di ventresca. Passate al setaccio il fondo della cottura, disgrassatelo, metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fate stringere sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone, e noce moscata, sopra il Cappone, e cavoli fiori.


 
Cappone alla Montespà.


Antrè = Prendete un buon Cappone, fiambatelo, spillucatelo, e levategli l’osso del petto con i filetti mignoni, sventratelo dalla parte di sopra, lardategli il petto per traverso di lardelli III.015di prosciutto conditi con erbe fine, pepe schiacciato, e sugo di limone, e rifilati al paro della carne; riempitelo di un Emensè fatto con i detti filetti, erbe trite ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitelo, trussatelo colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie; mettetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un pezzo di prosciutto, due fette di limone senza scorza, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un bicchiere di brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto scolatelo dalla bresa, scucitelo, e servitelo guarnito di cassettine rotonde di rape con una animella dentro glassata, e sopra una buona Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. l. pag. 62. La Guarnizione nel Tom. IV. Cap. I.


 
Cappone alli Prugnoli.


Antrè = Dissossate del tutto un Cappone, alla riserva delle coscie, e ale, dopo di averlo fiambato, e spilluccato, riempitelo di un ragù crudo di animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitelo, trussatelo colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, fatelo rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, e sugo di limone; mettetelo in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, due scalogne, un poco di basilico, sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, brodo III.016buono; coprite con un foglio di carta; fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché sarà cotto, scolatelo dalla Bresa, scucitelo, e servitelo, con sotto un ragù di prugnoli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Non sarà che bene se ci aggiungete il fondo della cottura nel ragù, badate però al sale.


 
Cappone alla Chinesec.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un bel Cappone, trussatelo colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie; prendete una cazzarola con due fogliette di latte, metteteci un pizzico di coriandoli, un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, due garofani, poco sale, fatelo bollire un momento movendolo spesso, indi passatelo al setaccio, fatelo raffreddare, poneteci in infusione il Cappone per lo spazio di due ore, infilatelo poscia ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, fatelo cuocere a fuoco temperato, bagnandolo assai spesso col suo latte finché se lo abbia tutto bevuto, e che sia cotto; allora mettete un pezzo di butirro nella leccarda col quale lo spargerete per fargli prendere un bel color d’oro, e servitelo con sotto una Salsa alla Chinesec, che trovarete nel Tom. I. pag. 77.


 
Cappone alla Duchessa.


Antrè = Questo si appresta nello stesso modo che la Pollanca. Vedete Tom. II. pag. 181.


 
Cappone all’Italiana.


Antrè = Aggiustate bene un Cappone, levategli l’osso del petto, sventratelo per la parte di sopra, riempitelo di un ragù crudo d’animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitelo, trussatelo III.017colle zampe rivoltate sotto le coscie, fatelo cuocere come quello alla Bresa. Allorché sarà cotto, scolatelo, scucitelo, guarnitelo tutto all’intorno di pomidoro ripieni, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., e servitelo con sopra una Salsa al Culì di pomidoro, o alla Spagnuola. Vedetele nel Tom. I. Cap. I.


 
Cappone alla Viennoese.


Quando averete appropiato un bel Cappone, come per allesso, mettetelo a cuocere in una piccola marmitta con brodo bianco, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, e poco sale. Quando sarà cotto, passate il brodo per setaccio senza digrassare, fatelo bollire, e metteteci una buona libbra di riso ben capato, e lavato a più acque calde. Allorché sarà cotto una cosa giusta, cioè né troppo, né poco, e sufficientemente asciutto, aggiungeteci un poco di pepe schiacciato, e noce moscata, aggiustate il Cappone sopra il piatto, guarnitelo tutto all'intorno di riso, come una specie di brodo a tortiglie, lasciando vedere soltanto il petto del Cappone, che glasserete con una glassa di vitella, se l'avete, e servite con un poco di culì di prosciutto nel mezzo.
Questo è un piatto Tedesco, che in Italia ognuno varia secondo il suo genio. Imperocché vi è chi mette nel riso del parmigiano grassato, ed un poco di zafferano. Altri fanno cuocere il Cappone in una bresa leggiera, e pongono il fondo della cottura digrassato, e passato al setaccio nel riso. Altri vi aggiungono parmigiano, e rossi d’uova. Altri fanno cuocere il riso con delle salsiccie, che poi ci III.018 guarniscono il bordo. Altri finalmente guarniscono il bordo di riso, con lattuga, gobbi, selleri, cipollette, creste, ovette non nate, salsiccie ec. Il tutto cotto separatamente, bene asciugato dal grasso, ed aggiustato con semetria. In tal guisa formano una vivanda buonissima per il gusto, e ben decorata per la vista. Io personalmente non approvo tutte queste variazioni, e preferisco che il riso sia cotto con buon brodo tinto con un poco di zaffarano, condito con parmigiano grattato, pepe schiacciato, e noce moscata, e con sopra e dentro il bordo un buon Culì di prosciutto. Guarnito il riso con le erbe, creste, ovette ec., sembra più un Sortù con un Cappone nel mezzo, che un Cappone guarnito di riso alla Tedesca.


 
Cappone alla Valiere.


Antrè = Dopo che averete fiambato, e ben spilluccato un Cappone, fategli un taglio sopra la pelle lungo il mezzo della schiena, e lungo il petto, distaccatene la pelle colle dita, tagliate le due coscie in guisa che ogni coscia abbia la metà della pelle del Cappone attaccata; tagliate le ale unite alli due mezzi petti, che piccarete di minuto lardo; le coscie dissossatele, e tagliategli la zampa un pochetto sopra la giuntura verso la coscia, stendeteci sopra un poco di farsa di Chenef, e nel mezzo poneteci un Salpiccone cotto, freddo, e con poca Salsa, cucitele, dategli la forma di un Pero, infilategli a ciascheduna la sua zampa spilluccata, scortata per metà e tagliate le unghie, nel sito dove era prima, che non restino al di fuori se non le dita, fatele rinvenire un III.019 momento sopra il fuoco in una cazzarola, con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; mettete in una cazzarola i due petti imbianchiti all’acqua bollente, e le due coscie, con qualche dadino di vitella imbianchito, una cipolletta con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, uno spicchio d’aglio, una fetta di prosciutto, brodo; coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché sarà cotto, passate al setaccio il fondo della bresa, aggiungeteci un poco di brodo colorito, disgrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci i due mezzi petti piccati, scucite le coscie, fate sopra a ciascheduna di esse una stella, o un fioretto, con tartufi, carota, code di gamberi, fusti di petrosemolo, foglie di dragoncello, il tutto cotto, e servite con sotto una Salsa chiara con un poco di dragoncello trito imbianchito, e ben spremuto. Il Salpiccone, e la farsa di Chenef vedete nel Tom. IV. Cap. I., la Salsa nel Tom. I. pag. 79.


 
Cappone in ogni maniera.


Antrè = Il Cappone dopo che sarà fiambato, spilluccato, e sventrato, lo potete riempire con un ragù, o con una farsa di Chenef, o con ambidue, ovvero col suo fegato, o con niente, e cuocerlo in papigliotta al forno o allo spiedo; lo potete anche farsire sul petto tra carne e pelle, e cuocerlo nella stessa guisa, per indi servirlo sì nell’una, che nell’altra maniera con sotto quella Salsa, Culì, ragù, o Guarnizione che più sarà di vostra soddisfazione. Lo stesso potete fare allorché sarà cotto alla bresa dissossato, o non III.020 dissossato, piccato o non piccato, ripieno o non ripieno. Oltre di ciò lo potete apprestare nello stesso modo, che si apprestano le Pollanche, come potete vedere nel Tom. II dalla pag. 181 fino a 198, e nella stessa guisa le coscie, ed i petti.


 
Delli Pollastri
Cognizione delli Pollastri.


In Francia, Inghilterra, Germania, Russia, ed altri Paesi si distinguono quattro sorta di Pollastri, cioè quelli detti alla Rena, che sono i più piccioli, ed i più stimati; quelli detti agli Uovetti vengono in seguito; i Pollastri grassi sono ottimi allorché sono bianchi, e carnuti; e finalmente i Pollastri ordinari i quali s’impiegono per tutte sorte di Fricassè. In Italia peraltro, e segnatamente in Roma non si conoscano, che due sorta di Pollastri; cioè buoni, e cattivi; i buoni sono grassi, carnuti, e bianchi; i cattivi sono magri, di carne oscura, e di poco buon sapore. I piccioli Pollastri detti da’ Francesi alla Rena non sono molto in uso fra noi, benché lo siano in Francia, Inghilterra, ed in tutti i paesi del Norde, e specialmente in Pietroburgo. Generalmente si debbono sciegliere i buoni, ma non tanto freschi, né troppo infrolliti. Si preferiscono d’ordinario le Pollastre alli Pollastri, perché queste sono più tenere, e di miglior sapore. I Pollastri, si spennano a secco e all’acqua. Vedete nel fine della Polleria ambedue queste maniere.


 
III.021
Fricassè di Pollastri Generale.


Antrè = Fiambate, spilluccate e sventrate due, o tre Pollastri, tagliategli prima le ale con i mezzi petti; se le ale sono state già tagliate, in quel caso spuntategli l’estremità dell’osso; indi tagliategli le coscie, date poscia una botta colla costa del coltello sull’osso superiore della coscia e levatene la metà, quindi tagliate le zampe al di sopra la giuntura delle coscie; finalmente dividete la carcassa in tre parti, cioè della schiena e groppone fatene due pezzi, e un altro del petto; tutti questi pezzi, a mano a mano che li tagliate, metteteli nell’acqua fresca. Ponete la cazzarola vicino al fuoco acciò sgorghino i pollastri, cambiandola una volta, poscia imbianchiteli all’acqua bollente, schiumateli bene, passateli alla fresca. Prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, aggiungeteci i pezzi di Pollastri ben scolati dall’acqua, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, passateli sopra un fuoco allegro, conditeli con poco sale; quando principiano ad asciugarsi, metteteci un buon pizzico di farina, bagnate poco a poco coll’acqua bollente che hanno imbianchito i pollastri ben schiumata, e passata al setaccio; fate bollire la cazzarola da un lato, fintanto che saranno cotti, e consumata la Salsa al suo punto; allora digrassateli, e mettete uno per volta i pezzi di pollastro in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio. Nel momento di servire, fateli bollire, legateli con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, e noce moscata, aggiungeteci sugo di III.022 limone, o di agresto, e servite. Se non volete impiegare il fior di latte, o non piacesse, in questo caso stemperate i rossi d’uova con un poco di brodo freddo, o acqua. Alcuni sventrano prima i pollastri per fricassè, poi li fiambano e spilluccano. I fegatini si imbianchiscono nell’acqua bollente, si tagliano propriamente, e si mettono nella fricassè poco prima di legarla, e servirla. Se volete, potete aggiungere nella liason del petrosemolo trito imbianchito, e ben spremuto. Potete aggiungere a questa fricassè punte di sparagi, fagioletti fini, spicchi di carciofoletti, il tutto cotto con buon brodo, ed un pezzetto di prosciutto, ed aggiustarlo con simetria sopra la fricassè, e guarnire il bordo del piatto con crostini di pane a guisa di anellietti fritti nel butirro.


 
Fricassè di Pollastri alla Pulette.


Antrè = Sventrate, fiambate, spilluccate, e tagliate in pezzi i pollastri come i precedenti, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, imbianchiteli un momento nell’acqua bollente, passateli alla fresca, scolateli bene, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, una quantità sufficiente di prugnoli, o di spugnoli ben puliti, e lavati, un pezzo di prosciutto; passate sul fuoco; quando principiano ad asciugarsi, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, brodo quanto basti; fate bollire come sopra, e consumare la Salsa al suo punto, indi digrassate, levate il mazzetto, la cipolletta, il prosciutto, III.023 legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo freddo, o acqua, e un poco di noce moscata, e servite con un buon sugo di limone.


 
Fricassè di Pollastri alli Piselli fini.


Antrè = Passate in una cazzarola sul fuoco i pezzi di pollastri come i precedenti, ed in luogo di metterci i prugnoli, o spugnoli, metteteci dei piselli fini a proporzione; quando saranno ben passati, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnateli come la fricassè generale, conditeli di sale, e pepe schiacciato, fateli cuocere, e consumare la salsa al suo punto, digrassateli, levate il mazzetto, prosciutto, e cipolletta, legateli con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco d’acqua, o brodo, e serviteli con un buon sugo di limone, e un’idea di noce moscata.


 
Fricassè di Pollastri alla Rena.


Antrè = Prendete tre o quattro pollastrelli, ammazzateli, metteteli in una cazzarola con acqua fredda, poneteli sul fuoco movendoli sempre, quando principia l’acqua ad essere più che tiepida, pelateli e puliteli bene, passateli a mano a mano in un’altra cazzarola con acqua tiepida, poscia sventrateli, infilategli le zampe dentro il corpo per il buco ove sono stati sventrati, passategli uno spiedino di legno, o di canna, o di argento a traverso il corpo, che prenda le due coscie, per ben trussarli, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, una cipolletta con due garofani, passateli sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, III.024 bagnateli con brodo bollente, conditeli con poco sale, pepe schiacciato; fateli bollire, e consumare la salsa al suo punto, digrassateli, levate li spiedini, il prosciutto, il mazzetto, la cipolla, legateli ben bollenti con una liason di tre o quattro rossi d’uova stemperata con un poco di fior di latte o brodo, e serviteli con un buon sugo di limone, e un’idea di noce moscata.


 
Fricassè di Pollastri alla Fermiere.


Antrè = Prendete due, o tre Pollastri vivi, ammazzateli, sbollentateli, pelateli, e sventrateli; tagliateli subito in pezzi, senza dargli il tempo che si raffreddino, passateli in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, con una cipolletta, uno spicchio d’aglio, un poco di basilico, due garofani, poco sale, pepe schiacciato; quando principiano ad asciugarsi sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnateli con acqua bollente, fateli bollire come il solito, consumare la salsa al suo punto, e che sia molto ben digrassata, levate il mazzetto, il prosciutto, legate la salsa che sia ben bollente con tre o quattro rossi d’uova stemperati con un poco di brodo freddo, e un’idea di noce moscata, e serviteli con un buon sugo di limone, o di agresto. Questa è un’ottima Fricassè, allorché non si hanno pollastri infrolliti; mentre basta a non lasciarli raffreddare sono sufficientemente teneri; altrimenti divengono duri, e coriaci.


 
Fricassè di Pollastri alla Biron.


Antrè = Questa è una Fricassè come le altre; ma senza i petti de’ pollastri, i quali si III.025 piccano di minuto lardo, si fanno cuocere, si glassano, e si servono nel piatto con simetria sopra la Fricassè.


 
Fricassè di Pollastri alla crema.


Antrè = Pulite bene, e tagliate in pezzi dei pollastri come quelli alla Pulette, imbianchiteli all’acqua bollente, scolateli, passateli sul fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, metteteci la farina come il solito, bagnateli con brodo generale bollente, fateli bollire come sopra, e consumare la salsa al suo punto, digrassateli, mettete i pezzi di pollastri in una cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio; nel momento di servire, legatela ben bollente con un pezzo di butirro fresco maneggiato con un poco di farina, ed un bicchiere di fiore di latte. Osservate però che non deve più bollire.


 
Fricassè di Pollastri alla Delfina.


Antrè = Tagliate in pezzi dei pollastri ben fiambati, sventrati, e spilluccati, imbianchiteli all’acqua bollente, scolateli, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sbruffateci poscia un pizzico di farina, bagnateli con un bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, brodo buono, conditeli con sale, pepe schiacciato, fate bollire finché i pollastri saranno cotti, e la salsa consumata al suo punto, digrassateli, levate il prosciutto, e mazzetto, legateli ben bollenti con una liason di tre o quattro rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, un’idea di noce moscata, petrosemolo III.026 trito imbianchito, e serviteli con un buon sugo di limone.


 
Fricassè di Pollastri all’Italiana.


Antrè = Passate i pezzi di pollastri sul fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani; quando principieranno ad asciugarsi, metteteci un poco di farina, bagnateli con sugo di pomidoro, come trovarete nel Tom. I. pag. 13, fateli bollire dolcemente. Quando i pollastri saranno cotti, e la salsa consumata al suo punto, digrassateli, levate il prosciutto, mazzetto, e cipolletta, legateli ben caldi, con una liason di tre rossi d’uova, stemperata con un poco di fiore di latte, o brodo e serviteli subito senza più bollire.


 
Fricassè di Pollastri in diverse maniere.


Antrè = Sventrate due o tre pollastri, tagliategli le zampe, infilategli nel corpo un bastoncello, che terrete espressamente per un tale oggetto, fiambateli sopra un fornello ardente, puliteli subito con un panno bianco, spilluccateli bene, tagliateli in pezzi, facendone sette per ogni pollastro. Vedete Fricassè di Pollastri, pag. 21, cuoceteli nello stesso modo. Quando saranno cotti, e la salsa consumata al suo punto, digrassateli, ponete i pollastri in un’altra cazzarola, passateci dentro la salsa per setaccio, legateli ben bollenti con una liason di tre o quattro rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, o acqua, petrosemolo trito imbianchito, e ben spremuto, un’idea di noce moscata, e serviteli con sugo di limone. Quando i pollastri sono cotti così in Fricassè, li potete variare III.027 con tutto ciò che vi aggrada, cioè con punte di Sparagi, Carciofoletti, Finocchi, Cavoli fiori, Cipollette, Tartufi, Funghi, Rape; e tutte sorta di mazzetti d’Erba; alla Massedoene; all’Olandese; al ragù melè; al butirro di gamberi; al Culì di piselli; alla Plusce-verte ec.


 
Pollastri alla Perla.


Antrè = Prendete due pollastri bianchi, e grassi, fiambateli, spilluccateli, tagliateli lungo la schiena in due parti, dissossateli del tutto alla riserva delle zampe; riempite ciaschedun mezzo pollastro di un salpiccone crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, dategli la forma di una Perla, e la zampa servirà di punta tagliandola assai vicino alla giuntura della coscia; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro e sugo di limone; mettetele poscia in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, due fette di limone senza scorza, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, una cipolletta con due garofani, sale, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, un poco di brodo buono, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti, tagliate un tartufo in picciole stellette, passatelo sopra il fuoco in una cazzarola con un poco di butirro, e petrosemolo in filetti, indi sbruffateci un pochino di farina, bagnate col fondo della cottura de’ Pollastri, digrassato, e passato al setaccio, un poco di sugo per dargli il colore, fate bollire per digrassare. Scolate i pollastri, scuciteli, poneteli III.028 sopra il piatto, guarniteli con cimette di cavalo fiore, uovette nonnate, creste di pollastri, e serviteci sopra la Salsa suddetta con sugo di limone.


 
Pollastri alla Belle vue.


Antrè = Imbianchite all’acqua bollente otto cipollette, fatele poscia cuocere con buon brodo; quando saranno quasi cotte scolatele, mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, tre tartufi, e tre animelle imbianchite, tagliate in grossi dadini, poco sale, pepe schiacciato, passate sopra un fuoco leggiero circa mezz’ora; indi aggiungeteci due o tre fegatini di pollo imbianchiti, e tagliati in dadini; lasciate raffreddare. Prendete due belli pollastri bianchi, e grassi, fiambateli, spilluccateli, e dissossateli del tutto, levate il prosciutto dal ragù, riempiteci i pollastri, cuciteli, infilategli le zampe pelate, tagliate le dita, e scortate per metà nel sito delle coscie, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone, avvolgeteli poscia in una papigliotta riquadrata, vedete Pollanca in Papigliotta, Tom. II. pag. 185, legatela con spago, ungetela d’olio al di fuori, fatela cuocere sulla gratella ad un fuoco temperato circa un’ora e mezza. Quando siete nel momento di servire, scartate i pollastri, scuciteli, e serviteli che siano ben bianchi con sotto una Salsa alla Ravigotta chiara, che trovarete nel Tom. I. pag. 68.


 
Pollastri alla Bricoliere.


Antrè = Prendete tre piccioli pollastri, fiambateli, spilluccateli, e dissossateli del tutto alla III.029 riserva delle zampe, riempiteli con un poco di farsa di Chenef, mescolata con uno o due tartufi triti, passati prima sopra il fuoco con un poco di butirro, bagnati con un cucchiaio di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, e fatto consumare di nuovo; cuciteli, trussateli colle zampe rivoltate ne’ lati delle coscie; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio caldo, e due fette di limone senza scorza acciò restino bianchi. Abbiate una cazzarola giusta alla grandezza delli pollastri, poneteci nel fondo due, o tre fette di vitella, e di prosciutto, aggiustateci sopra i pollastri coll’olio, e limone, un mazzetto d’erbe diverse, una scalogna, sale, pepe sano; coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare un quarto d’ora con picciolo fuoco sotto, e sopra; indi bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo buono; fate finire di cuocere. Quando saranno cotti, passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzetto di butirro con cipolletta, e petrosemolo trito, due tartufi tagIiati in piccioli dadini, sbruffateci poscia un pizzico di farina, bagnate col fondo della cottura de’ pollastri, passato al setaccio, e ben digrassato, un poco di sugo, che il colore sia biondo; fate bollire dolcemente un quarto d’ora, digrassate, e servite con sugo di limone sotto alli Pollastri, scuciti, e scolati dal grasso. Abbiate sempre attenzione al sale in tutte le Salse di questa natura cavate dalla sostanza del pollo, o altra carne, mentre è facilissimo che rieschino salate.


 
III.030
Pollastri alla Pierette.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate quattro belli pollastri, tagliategli le ale colli mezzi petti attaccati, levategli la pelle, piccatene due di minuto lardo, due di prosciutto, e due di tartufi. Le coscie vi serviranno per un altro piatto; metteteli in una cazzarola con qualche dadino di vitella, un mazzetto d’erbe diverse, una scalogna, un poco di brodo buono, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra; allorché saranno cotti, passate in una picciola cazzarola sopra il fuoco due scalogne trite con un pochino di butirro, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate col fondo della cottura dei Pollastri passato al setaccio, e ben digrassato; fate bollire un momento per digrassare di nuovo, aggiungeteci un pizzico di cerfoglio trito in filetti, imbianchito, e spremuto, e servite con sugo di limone sotto i petti, glassati con una glassa di vitella.


 
Pollastri alla Brunette.


Antrè = Abbiate due belli pollastri, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, lardateli per traverso di lardelli di lardo e prosciutto rifilati al paro della carne, trussateli colle zampe infilate dentro il corpo sotto le coscie, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio caldo, e sugo di mezzo limone. Prendete un’altra cazzarola, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella, aggiustateci sopra i pollastri, versateci sopra l’olio e l’agro con cui l’avete passati, aggiungeteci un mazzetto III.031d’erbe diverse, poco sale, pepe schiacciato, due fette di limone senza scorza, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta, fate sudare circa mezz’ora, con cenere calda sotto, e sopra; indi bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo buono, fate finire di cuocere. Quando saranno cotti, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fate stringere, bollire, e depurare sopra il fuoco, e servite sopra i pollastri con un poco di dragoncello trito imbianchito, ben spremuto, e sugo di limone.


 
Pollastri all’Ammiraglio.


Antrè = Fiambate due, o tre Pollastri, spilluccateli, e sventrateli, trussateli colle zampe infilate nel corpo sotto le coscie; riempiteli con un pezzetto di butirro condito di sale, e pepe schiacciato; fateli cuocere allo spiedo involti in una Papigliotta, vedetela pag. 10. Quando saranno cotti, e nel momento di servire, scartateli, e serviteli che siano bianchissimi, e ben scolati dal grasso, con sotto una Salsa all’Italiana chiara, che trovarete nel Tom. I. pag. 64.


 
Pollastri alla Barrì.


Antrè = Prendete tre belli pollastrelli bianchi, e grassi, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, riempiteli di un picciolo ragù crudo d’animelle, tartufi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli colle zampe infilate sotto le coscie dentro il corpo; metteteli in una cazzarola con una fetta di limone senza scorza sul petto, fette di lardo sotto, e sopra, III.032bagnate colla Poele se l’avete, altrimenti un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, due scalogne, sale, pepe sano, poco brodo, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, levateli dalla Bresa, scuciteli, scolateli, poneteli sopra il piatto, e serviteli con sotto una Salsa chiara al petrosemolo. Vedetela nel Tom. I. pag. 79.


 
Pollastri all’Italiana.


Antrè = Fate un ragù come siegue. Prendete otto, o dieci cipollette quasi cotte con brodo, mettetele in una cazzarola con due tartufi tagliati in fette, petrosemolo, e scalogna trita, un’idea di basilico in polvere, un cucchiaio d’olio buono; passate sopra un fuoco leggiero, aggiungeteci in fine qualche fegatino di pollo tagliato in dadini, sale, pepe schiacciato. Quando il tutto sarà cotto, abbiate due Pollastri grassi, fiambateli, spilluccateli, levategli l’osso del petto, e sventrateli dalla parte di sopra, riempiteli col sudetto ragù, cuciteli, trussateli colle zampe infilate sotto le coscie dentro il corpo, infilateli ad uno spiedino; avvolgeteli in una Papigliotta, vedetela pag. 10, legate questo spiedino ad uno grande, fateli cuocere arrosto. Quando saranno cotti, e nel momento di servire, scartateli, scuciteli, che siano bianchissimi, e serviteli con sotto una Salsa all’aspic, o altra Salsa chiara di vostro genio. Quella all’aspic la trovarete nel Tom. I. pag. 74. Potete anche servirli con sotto un buon Culì di Pomidoro, o Italiana chiara.


 
III.033
Pollastri alla Folette.


Antrè = Prendete tre o quattro Pollastrelli, se sono vivi ammazzateli, e pelateli come ho detto alla Fricassè alla Ferriera, pag. 24, sventrateli, farsiteli del loro fegato trito, e condito con erbe fine, lardo rapato, butirro, sale, pepe schiacciato, trussateli colle zampe dentro il corpo dalla parte di sotto, infilateli ad uno spiedino, e fateli cuocere in una Papigliotta come sopra. Intanto fate un ragù come siegue: intagliate propriamente una carota, o due, a guisa di piccioli prugnoli, una rapa a spicchi, sei cipollette bianche; imbianchite il tutto all’acqua bollente, fate cuocere con buon brodo bianco, o Consomè, e un pezzetto di prosciutto. Mettete in una cazzarola qualche tartufo fresco, o secco, tagliato in rotelline, qualche prugnolo, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di butirro, passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare di nuovo, bagnate con Culì, fate cuocere dolcemente. Quando sarà cotto, digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto, metteteci le cipollette, carote, e rape intagliate, mezza dozzina d’olive dissossate, ripiene, e cotte a parte in una picciola bresa, un poco di petrosemolo trito imbianchito, e ben spremuto, e servite questo ragù con sugo di limone, sopra i Pollastri sudetti, scartati, e ben scolati dal grasso.


 
III.034
Pollastri alla Cavaliera.


Antrè = Fiambate, e spilluccate due, o tre Pollastri, sventrateli, lardateli per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, tagliati al paro della carne, infilategli le zampe dentro il corpo, batteteli e appianateli sul petto, marinateli tre o quattro ore con olio, tre fette di limone senza scorza, fusti di petrosemolo, mezza cipolla in fette, due spicchi d’aglio, due garofani, un poco di basilico, la quarta parte di una foglia di alloro, sale, pepe schiacciato, avvolgete i Pollastri di fette di lardo, involtateli con doppi fogli di carta uniti a tutta la loro marinada, legateli, fateli cuocere dolcemente sopra la gratella. Allorché saranno cotti, scartateli, levategli le fette di lardo, e tutte le erbe, e serviteli con sopra una buona Salsa all’Italiana rossa, ovvero un ragù di carote. La Salsa la trovarete nel Tom. l. pag. 65. Il ragù nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pollastri alla Contessa.


Antrè = Prendete due, o tre belli Pollastri grassi, e bianchi, fiambateli, spilluccateli, e dissossateli del tutto, riempiteli di un Salpiccone crudo d’animelle, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, che restino perfettamente tondi come Pomi, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; poneteli poscia in un’altra cazzarola con sopra una fetta di limone senza scorza per ciascheduno, e fette di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una scalogna, sale, pepe sano, poco III.035brodo, mezzo bicchiere di vino bianco bollente; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti, e nel momento di servire, scolateli dalla bresa, scuciteli, infilategli una loro zampa nel mezzo di sopra, scortata, tagliate le dita, e col solo piede di fuori, e serviteli con sotto un ragù di code e Culì di gamberi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pollastri al Sultano.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e dissossate due Pollastri mezzani, bianchi, e grassi, alla riserva delle coscie, e ale; abbiate otto cipollette bianche cotte due terzi in un buon brodo, aggiungeteci due o tre tartufi tagliati in grossi dadini, i fegati de’ pollastri tagliati egualmente in dadini, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito fino, un’idea di basilico in polvere, un poco d’olio, o lardo rapato squagliato, riempiteci i Pollastri, cuciteli, trussateli colle zampe rivoltate sopra le coscie, e alquanto rotondetti; fateli rinvenire sopra il fuoco in una cazzarola con un poco di butirro; fateli cuocere allo spiedo involtati in una Papigliotta, vedetela pag. 10. Quando saranno cotti, e nel momento di servire, scartateli, scuciteli, e serviteli con sotto una Salsa al Sultano, che trovarete nel Tom. I. pag. 87.


 
Pollastri alla Puselle.


Antrè = Abbiate quattro Pollastri dei più piccioli, spennateli all’acqua calda, e sventrateli, riempiteli col loro fegato trito, mescolato con petrosemolo, scalogna, cipolletta, uno III.036o due tartufi, il tutto trito, una punta d’aglio, lardo rapato, un poco di butirro, sale, pepe schiacciato, un’idea di basilico in polvere, due rossi d’uova crudi, sugo di limone; trussateli colle zampe dentro il corpo infilate dalla parte da basso; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; infilateli ad uno spiedino, avvolgeteli in una Papigliotta; legate questo spiedino ad uno grande, fateli cuocere arrosto. Quando saranno cotti, scartateli, che siano bianchi, scolateli, e serviteli con sotto una Salsa alli cedrioletti, che trovarete nel Tom. I. pag. 91. La Papigliotta pag. 10.


 
Pollastri alla Contì.


Antrè = Fiambate due, o tre belli Pollastri, spilluccateli, levategli l’osso del petto, farsiteli di una farsa delicata di Chenef, vedetela nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, e col petto infuori, e ben attondato; metteteli in una cazzarola con una fetta di limone senza scorza sul petto di ciascheduno, acciò restino bianchi, fette di lardo sotto, e sopra, bagnate colla Poele se l’avete, altrimenti un poco di brodo, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, due scalogne, sale, pepe sano, quattro garofani, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scucitene uno per volta, e sul petto fategli un bel fiore, con tartufi, carote, rapa, prosciutto, il tutto cotto in buon brodo, fusti di petrosemolo, e foglie di dragoncello, per III.037formare i rami, e le foglie de’ fiori. Allorché sarà finito, copritelo con un foglio di carta bagnata nel brodo, tenetelo caldo nella sua cazzarola in tanto che fate l’altro. Nel lavoro di sì fatti piatti ordinariamente si tengono i fiori belli e composti tramezzo un pannolino, o carta bagnata con brodo, e in un momento si aggiustano sul petto del pollo. Serviteli con sotto una Salsa al butirro di gamberi, o Italiana verde, ovvero una Salsa chiara al dragoncello. Queste Salse le trovarete tutte nel Tom. I. Cap. l. Se volete, potete servire i Pollastri nel loro stato naturale, senza farsa di Chenef.


 
Pollastri alla Monarca.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e dissossate del tutto due Pollastri non tanto piccioli, tagliate ognuno in quattro parti eguali, mettete in ogni quarto un picciolo ragù crudo di animelle, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, infilategli le zampe spilluccate, tagliate la metà più corte, e spuntate le dita, nel sito delle coscie; marinate tutti questi quarti con sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, scalogna, cipolletta, prugnoli, il tutto trito, otto tartufi mezzani intieri ben mondati, lardo rapato squagliato, un poco d’olio, di butirro, stendete sulla tovaglia tre fogli di carta reale, metteteci sopra qualche fetta di lardo, e di prosciutto, i quarti de’ pollastri bene aggiustati, e stretti insieme, versateci il condimento con tutte l’erbe fine, e tartufi, coprite con altrettante fette di lardo, e prosciutto, avvolgeteli III.038colla carta come una Papigliotta riquadrata, legatela con spago, fatela cuocere a un forno temperato circa un’ora, o sopra la gratella circa un’ora e mezza, untata d’olio al di fuori. Quando i Pollastri saranno cotti, scartateli, radunate tutte l’erbe fine e tartufi, mettete in una cazzarola col sugo che avranno reso i Pollastri, aggiungeteci un poco di Culì, tre cucchiai di vino bianco, o di Sciampagna consumato per metà; fate bollire un momento per digrassare; scucite i quarti dei Pollastri, poneteli sopra il piatto ben scolati dal grasso, guarniteli colli tartufi, e otto gamberi cotti e mondati, e serviteci sopra la suddetta Salsa con sugo di limone.


 
Pollastri alla Delfina.


Antrè = Fiambate due o tre Pollastri bianchi, e grassi, spilluccateli, farsiteli del loro fegato trito, mescolato con prugnoli, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto trito, un poco di basilico in polvere, un grosso pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, due rossi d’uova crudi, trussateli colle zampe infilate sotto le coscie dentro il corpo; fateli cuocere allo spiedo involti in una Papigliotta, vedetela pag. 10. Quando saranno cotti scartateli, scolateli, e serviteli con sotto una Salsa alla Ravigotta, che trovarete nel Tom. I. pag. 67.


 
Pollastri alla Tartara.


Antrè = Sventrate due o tre Pollastri, tagliategli le zampe, incosciateli come per Allesso, fiambateli, spilluccateli, e tagliateli in mezzo, levategli l’osso del petto, marinateli con olio, III.039sale, e pepe schiacciato; poco prima di servire fateli cuocere dolcemente sopra la gratella di un bel color d’oro, aspergendoli coll’olio della marinada, che sia caldo, e serviteli con sotto una Salsa alla Remolada calda, che trovarete nel Tom. I. pag. 68.


 
Pollastri alla Berten.


Antrè = Quando averete fiambato, e spilluccato due o tre Pollastri bianchi, teneri, e grassi, dissossateli del tutto alla riserva delle coscie, ale, e groppone, riempiteli di un ragù di fegatini, tartufi, code di gamberi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, dategli la loro primiera forma, colle zampe ripiegate dentro il corpo infilate sotto le coscie; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone, indi asciugateli, avvolgeteli in una Papigliotta, vedetela pag. 10, fateli cuocere allo spiedo. Quando saranno cotti, scartateli, che siano bianchissimi, scolateli dal grasso, scuciteli, e serviteli con sotto una Salsa all’Essenza di tartufi, che trovarete nel Tom. I pag. 15.


 
Pollastri in fricandò.


Antrè = Fiambate tre belli Pollastri grassi, e bianchi, spilluccateli, dissossateli del tutto alla riserva delle ale, e del groppone, riempiteli di un ragù crudo d’animelle, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, rendetegli la loro forma primiera, trussateli colle zampe infilate nel sito delle coscie, spilluccate, tagliate la metà più corte, e spuntate le dita; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro III.040squagliato, e sugo di limone; indi asciugateli, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, poneteli in una cazzarola, con un pezzo di prosciutto, qualche dadino di vitella se l’avete, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché saranno cotti, passate al setaccio il fondo della bresa, aggiungeteci un poco di brodo colorito, digrassate, fate consumare al punto di una glassa. Scolate i Pollastri, scuciteli, glassategli tutto il di sopra piccato, e serviteli con sotto una Salsa d’acetosa, che trovarete nel Tom. I. pag. 75. Il modo di dissossare i polli vedetelo alla fine della Polleria, Tom. II.


 
Pollastri all’Eminence.


Antrè = Vedete Tocchino allo Scarlatto, Tom. II. pag. 161. I Pollastri si apprestano nello stesso modo.


 
Pollastri al Verd-pré.


Antrè = Prendete due o tre Pollastri eguali, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, riempiteli di un picciolo ragù crudo d’animelle, e tartufi, lardo rapato ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, fateli cuocere allo spiedo involtati in una Papigliotta. Allorché saranno cotti scartateli, scuciteli, e serviteli con una Salsa fatta in questa maniera. Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro, un poco di farina, uno spicchio d’aglio infilato con un garofano, consomè, o altro brodo bianco, quanto richiede la quantità della Salsa, sale, pepe schiacciato, noce moscata, una buona porzione di petrosemolo trito fino, III.041imbianchito, e ben spremuto; lasciate il tutto in infusione circa un’ora. Nel momento di servire fate stringere la Salsa sopra il fuoco, levate l’aglio, e servitela sopra i Pollastri con un gran sugo di limone. La Papigliotta vedetela alla pag. 105, Tom. II.


 
Pollastri in Granadine.


Antrè = Fate un Salpiccone crudo di animelle, fegatini ec. che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Prendete due o tre Pollastri eguali, fiambateli, spilluccateli, e dissossateli del tutto. Riempiteli col Salpiccone suddetto, cuciteli, dategli una forma rotonda, fateli rinvenire sul fuoco in una cazzarola con un poco di butirro, e sugo di limone, asciugateli, fateli raffreddare, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; metteteli in una cazzarola con qualche fetta di vitella, di lardo, e di prosciutto sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, brodo quanto basti, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, passate al setaccio il fondo della bresa, aggiungeteci un poco di brodo alquanto colorito, digrassatelo, fatelo consumare sopra un fuoco gagliardo al punto di una glassa, glassateci il di sopra delle Granadine, prima scucite, e ben scolate, e servitele con sotto una Salsa d’erba, o un Culì colorito, oppure un ragù di vostro genio. Vedete i loro Articoli Tom. l. e IV.


 
Pollastri alli Gamberi.


Antrè = Abbiate quattro piccioli Pollastrelli, fiambateli, sventrateli, e trussategli le zampe III.042 dentro il corpo, infilandogliele dalla parte da basso; metteteli in una cazzarola, con quattro belli gamberi vivi legati con filo, copriteli di fette di lardo sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, uno spicchio d’aglio, due scalogne, una fetta di prosciutto, un bicchiere di brodo buono, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, scolateli dalla bresa, e serviteli guarniti coi Gamberi mondati, otto picciole Chenef, e sopra una buona Salsa al Culì di gamberi, che trovarete nel Tom. I. pag. 8. La Farsa di Chenef nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pollastri alli Tartufi.


Antrè = Prendete cinque, o sei tartufi, mondateli, intagliateli a guisa di grosse olive, tritate le rifilature. Abbiate due o tre Pollastri bianchi, e grassi, fiambateli, spilluccateli, sventrateli, levategli l’osso del petto, pulite i fegatini dal fiele, tritateli, aggiungeteci petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, li retagli de’ tartufi suddetti, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, maneggiato il tutto con lardo rapato, e un poco di butirro, riempiteci i Pollastri, cuciteli, trussateli colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie; mettete in una cazzarola qualche fetta di vitella, una fetta di prosciutto, aggiustateci sopra i Pollastri, negli angoli ponete i tartufi intagliati, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, due cucchiai d’olio fino, sale, pepe sano, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; III.043 fate sudare con picciolo fuoco sotto e sopra circa un quarto d’ora; indi bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, altrettanto brodo, coprite con un foglio di carta, fate finire di cuocere. Quando saranno cotti; passate in una cazzarola sopra il fuoco un poco di butirro con un pizzico di farina, fate venire color d’oro, movendo sempre, aggiungeteci poscia due scalogne trite, bagnate col fondo della cottura dei Pollastri passato al setaccio, e ben digrassato, un pochino di sugo, che il colore sia biondo, fate bollire dolcemente per digrassare; scolate i Pollastri dal grasso, scuciteli, e serviteli con i tartufi intorno, e la Salsa sopra con sugo di limone e petrosemolo trito imbianchito, e ben spremuto. Li potete anche far cuocere allo spiedo involti in una Papigliotta, e servirli con sotto un ragù di tartufi. Se in luogo di riempirli colla farsa di Gratino, vi volete servire di un ragù d’animelle, o Salpiccone con qualche dado di tartufo, ciò dipenderà dalla volontà, volendoli peraltro cuocere alla bresa; ma per la Papigliotta debbono essere ripieni col loro fegato, o sia farsa di Gratino, come ho accennato di sopra.


 
Pollastri alle Uovette Composte.


Antrè = Sventrate, fiambate, e spilluccate due Pollastri, tagliateli in quarti, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, asciugateli, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, un III.044bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo bianco, sale, pepe sano, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, passate al setaccio il fondo della Salsa, digrassatelo, legatelo sopra il fuoco con una liason di tre rossi di uova stemperata con un poco della stessa Salsa, e sugo di limone, metteteci dentro delle uovette composte; aggiustate i pezzi di Pollastro sopra il piatto, e serviteci sopra la Salsa colle picciole uovette. Il modo di fare le uovette lo trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pollastri alla Siciliana.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre belli Pollastri, levategli l’osso del petto, riempiteli con un ragù crudo d’animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, metteteli in una cazzarola con una fetta di limone senza scorza sopra il petto, fette di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe sano, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, scuciteli, poneteli sul piatto, guarniteli di Pomidoro di Sicilia in Chenef, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., e serviteli con sopra una Salsa al Culì di pomidoro, vedetela nel Tom. I. pag. 13. Li potete servire senza ripieno, cioè nel loro stato naturale; ovvero III.045 dissossati del tutto, e ripieni e cotti come i Pollastri in Granadine; vedeteli pag. 41.


 
Pollastri alla Stachemberg.


Antrè = Prendete quattro Pollastri piccioli, grassi, e teneri, fiambateli, spilluccateli, e levategli i mezzi petti senza la pelle attaccata, batteteli un poco leggiermente per appianarli col manico del coltello; marinateli sopra un piatto con petrosemolo, scalogna, cipolletta, prugnoli, due foglie di basilico, una punta d’aglio, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato, noce moscata, olio fino; aggiustate li otto mezzi petti sopra un altro piatto, che non stiano uno sopra all’altro, versateci sopra tutto il condimento, coprite con carta. Nel momento di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro; quando saranno cotti da una parte voltateli dall’altra, mentre non richiedono che mezzo quarto d’ora di cottura; indi metteteli sopra il piatto che dovete servire, copriteli e teneteli caldi; ponete nel piatto dove hanno cotto un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, Culì quanto basti per la Salsa; fate bollire, digrassatela, e servitela, che sia poca con sugo di limone sopra i petti.


 
Pollastri alla Liason.

[Pollastri alla Liason.]


Antrè = Fate cuocere due belli Pollastri, aggiustati propriamente, in una picciola bresa ristretta, e ben fatta, e una fetta di limone senza scorza sul petto. Allorché sono cotti, scolateli e serviteli con sopra una Salsa alla liason, che farete in questa maniera.

Salsa alla liason

Passate al setaccio il fondo della bresa dei Pollastri, digrassatela, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato III.046con un poco di farina, fatela bollire ancora dolcemente, digrassatela di nuovo, e ripassatela al setaccio, legatela con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo freddo, sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito, un poco di noce moscata, e servitela sopra i Pollastri.


 
Pollastri all’Inglese.


Antrè = Fate stringere sul fuoco una panata, fatta con fiore di latte, quando sarà ben stretta, aggiungeteci quattro rossi d’uova duri e triti, un pezzo di butirro, petrosemolo, scalogna, cipolletta, basilico, persa, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato, noce moscata, tre rossi d’uova crudi, mescolate il tutto bene. Abbiate due Pollastri, fiambati, spilluccati, e sventrati, riempiteli colla farsa sudetta, trussateli colle zampe ripiegate sulle coscie, involtateli di fette di lardo, due fette di limone senza scorza sul petto, acciò restino bianchi; fateli cuocere arrosto involtati di carta, e serviteli con sotto una Salsa fatta in questa maniera. Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro, un poco di farina, i fegati dei Pollastri cotti, un pizzico di capperi, un’alice, il tutto trito, un pochetto d’aceto di Dragoncello, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco come una Salsa bianca.


 
Pollastri alla Rena.


Antrè = Questi si apprestano precisamente come la Pollanca, vedetela nel Tom. II pag. 181, e si servono nello stesso modo.


 
III.047
Pollastri alla Buon’Amica.


Antrè = Quando averete fiambati, spilluccati, e sventrati due Pollastri, farsiteli del loro fegato trito, mescolato con petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, un’idea di basilico in polvere, lardo rapato, un pezzo di butirro, sale, e pepe schiacciato, un rosso d’uovo crudo; lardategli i petti per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, trussateli colle zampe rivoltate sopra le coscie, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, due garofani, fette di cipolla, di carota, di panè, due scalogne, fusti di petrosemolo, due fette di limone senza scorza, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta; fate cuocere leggiermente con fuoco sotto e sopra, o tramezzo due ceneri calde. Allorché saranno cotti, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fate stringere la Salsa sopra il fuoco, e servitela sopra i Pollastri.


 
Pollastri alla Giardiniera.


Antrè = Benché i Pollastri alla Giardiniera si preparino nella stessa maniera che le coscie di Tocchino, Tom. II. pag. 169, nulladimeno si apprestano anche come siegue. Mettete in una cazzarola qualche dadino, o fettina di vitella, e di prosciutto, qualche fetta di carota, di cipolla, di panè, un poco di butirro, fate sudare, e un poco attaccare sopra il fuoco, bagnate allora con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto III.048brodo bianco buono, aggiungeteci due scalogne, uno spicchio d’aglio, qualche foglia di basilico, due garofani; fate bollire a picciolo fuoco, e consumare al punto di una Salsa, digrassatela, passatela al setaccio, aggiungeteci una buona quantità di cerfoglio trito imbianchito, e ben spremuto, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela con sugo di limone sopra a due, o tre Pollastri cotti in Papigliotta allo spiedo, o al forno. Vedete Pollanca in Papigliotta, nel Tom. II pag. 185.


 
Pollastri alla Senteminult.


Antrè = Prendete due Pollastri grassi, e bene in carne, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, trussateli colle zampe nel corpo infilate sotto le coscie, appianateli un poco, lardateli per traverso di lardelli di lardo e prosciutto, fateli cuocere in una Senteminult, come le ale Tom. II. pag. 136. Quando saranno cotti, scolateli, poneteli sopra un piatto, ungeteli bene col grasso della cottura mescolato con un rosso d’uovo, spolverizzateli di mollica di pane grattata fina; fategli gocciolare sopra un poco di butirro chiarificato, e prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, o sotto un coperchio da campagna, e serviteli con sotto una Salsa alla Nivernoese, che trovarete nel Tom. I. pag. 66, o altra di vostro genio.


 
Pollastri alla Ravigotta.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due, o tre Pollastri, che siano grassi, e frolli al suo punto, trussateli colle zampe ripiegate sulle coscie; metteteli in una cazzarola con fette III.049di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, sale, pepe schiacciato, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, poco brodo, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra; quando saranno cotti, scolateli, e serviteli con sopra una Salsa alla Ravigotta, che trovarete nel Tom. I. pag. 67.


 
Pollastri al Seladone.


Antrè = Abbiate tre belli Pollastri cotti in Papigliotta ben bianchi, vedetela alla pag. 10. Nel momento di servire scartateli, scolateli dal grasso, e serviteli con sotto una buona Salsa al Seladone, che trovarete nel Tom. I. pag. 71, ovvero fate una Salsa come siegue. Imbianchite all’acqua bollente un pugno di petrosemolo, passatelo alla fresca, spremetelo un poco, pestatelo nel mortaio ben fino, mettetelo in una cazzarola con un pezzo di butirro, passatelo sopra un fuoco leggiero per lo spazio di un quarto d’ora, acciò s’incorpori bene col petrosemolo, passatelo allora per la stamina, o setaccio, che sia ben verde. Prendete una cazzarola, poneteci un bicchiere di consomè, o altro brodo bianco buono, fatelo consumare per metà, aggiungeteci il butirro suddetto mescolato con un poco di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, e servite sotto i Pollastri con un buon sugo di limone.


 
III.050
Pollastri alla Duchessa.


Antrè = Abbiate tre Pollastrelli ben trussati, fateli cuocere in una Papigliotta allo spiedo, vedete Pollanca nel Tom. II pag. 185. Quando saranno cotti, e ben bianchi, scartateli, scolateli dal grasso, poneteli sopra il piatto, e guarniteli di carciofoletti cotti in un bianco, che trovarete all’articolo delle Guarnizioni, Tom. IV. Cap. I., e serviteli con sotto una Salsa fatta come siegue. Passate sopra il fuoco in una cazzarola un pezzo di butirro con petrosemolo, scalogna, cipolletta, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito fino, bagnate poscia con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo alquanto colorito, una rametta di finocchio selvatico, che levarete subito dopo due o tre bolli, condite di sale, pepe schiacciato. Fate bollire questa Salsa un quarto d’ora, indi digrassatela, e servitela sotto i Pollastri, e sopra i carciofoletti con sugo di limone.


 
Pollastri all’Ivoare.


Antrè = I Pollastri all’Ivoare si apprestano esattamente come il Tocchino. Vedete Tom. II. pag. 162.


 
Pollastri alli Piselli fini.


Antrè = Prendete tre Pollastrelli grassi, fiambateli, spilluccateli, sventrateli, e trussateli colle zampe dentro il corpo, metteteli in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, con mezza libbra, o più di piselli fini, sale, pepe schiacciato; passate sopra il fuoco; III.051quando principieranno ad asciugarsi, metteteci un buon pizzico di farina, bagnate con brodo bianco; fate bollire, e consumare la Salsa al suo punto. Quando saranno cotti levate il prosciutto, il mazzetto, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di latte, o brodo, un pochetto di zucchero in pane ma poco, e servite con sugo di limone.


 
Pollastri all’agresto.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Pollastri, trussateli colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, un bicchiere di brodo bianco buono, copriteli con un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, e serviteli con sopra una Salsa all’agresto, che trovarete nel Tom. I pag. 82.


 
Pollastri alla Vestale.


Antrè = Quando averete fiambati, e spilluccati due belli Pollastri, sventrateli dalla parte di sopra levandogli l’osso del petto, riempiteli con farsa di Chenef, un poco della quale mescolarete con due cucchiai di fiore di latte freddo, che farete entrare tra carne e pelle, sopra il petto de’ Pollastri, cuciteli, trussateli colle zampe dentro il corpo; metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, fettine di cipolla, e di carota, due scalogne, due garofani, uno spicchio d’aglio, sale, pepe sano, mezzo bicchiere di latte, III.052altrettanto brodo buono, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, scuciteli, scolateli, e serviteli con sotto una Salsa chiara all’eplusce. Vedete Tocchino all’Ivoare, pag. 162. Tom. II. La farsa di Chenef nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pollastri alla Singarà.


Antrè = Dissossate del tutto due Pollastri, dopo averli fiambati, e spilluccati, riempiteli d’un Salpiccone, o ragù d’animelle crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, e formatene come due Borse. Fateli cuocere come le animelle di mongana alla Singarà, che potete vedere nel Tom. I. pag. 177, ma con un poco di vino bianco bollente, che siano ben glassati, e di un bel color d’oro, e serviteli, scuciti, e scolati dal grasso, con sotto una Salsa d’erba, o chiara, o legata di vostro genio. Vedete l’Articolo delle Salse, Tom. I.


 
Pollastri Glassati.


Antrè = Levate l’osso del petto a due Pollastri, dopo averli fiambati, spilluccati, e sventrati dalla parte di sopra, riempiteli d’un ragù crudo d’animelle, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, e sugo di limone; indi asciugateli, piccategli tutto il petto di minuto lardo; metteteli in una cazzarola con due fette di vitella, una fetta di prosciutto, qualche prugnolo se sarà la stagione, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, poco sale, pepe sano; copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando III.053saranno cotti, passate al setaccio il fondo della cottura, aggiungeteci un poco di brodo colorito, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una bella glassa; scolate i Pollastri, scuciteli, e glassategli tutta la parte piccata, e serviteli con sotto un ragù melè, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pollastri alla Moscovita.


Antrè = Prendete due belli Pollastri, fiambateli, spilluccateli, levategli l’osso del petto, sventrateli dalla parte di sopra, riempiteli con un grosso Salpiccone crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; metteteli in una altra cazzarola con una fetta di limone senza scorza sul petto, e fette di lardo sotto e sopra, qualche fetta di vitella, una di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, sale, tre garofani, pepe sano, copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, passate al setaccio il fondo della Salsa, digrassatelo, fatelo consumare al suo punto; aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, una liason di tre rossi d’uova stemperata con fiore di latte o brodo; fatela stringere sopra il fuoco, e servitela sopra i Pollastri bene asciugati dal grasso, con sugo di limone.


 
III.054
Pollastri alla Sassone.


Antrè = Abbiate tre piccioli Pollastri grassi, e bianchi, fiambateli, spilluccateli, levategli l’osso del petto, e sventrateli dalla parte di sopra, riempiteli di un picciolo ragù cotto composto di animelle, fegatini, code di gamberi, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., trussateli come i precedenti, fateli rinvenire e cuocere nella stessa maniera, alla riserva della vitella, e serviteli con sotto una Salsa alla Sassone, che trovarete nel Tom. I. pag. 75.


 
Pollastri alla Scalogna.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate tre belli Pollastri, riempiteli con un pezzetto di butirro condito con sale, e pepe schiacciato; fateli cuocere involti in una Papigliotta, vedete Pollanca in Papigliotta, Tom. II. pag. 185, e serviteli bianchissimi e ben scolati dal grasso, con sotto una Salsa alla Scalogna, che trovarete nel Tom. I. pag. 91. Se volete li potete riempire come i precedenti, ma senza code di gamberi.


 
Pollastri alla Marmotte.


Antrè = Fate un ragù alla Marmotte, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., e servitelo sopra due, o tre Pollastri cotti in Papigliotta come li precedenti.


 
Pollastri alla Pimpinella.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due, o tre Pollastri, riempiteli con un pezzetto di butirro mescolato con petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, tartufi, prugnoli, il tutto trito fino, basilico, III.055persa in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata, due rossi d’uova crude, sugo di limone; trussateli colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, avvolgeteli in una Papigliotta, fateli cuocere arrosto. Quando saranno cotti, e nel momento di servire, scartateli, e scolateli, che siano bianchissimi, e serviteli con sotto una Salsa alla Pimpinella e sugo di limone. La Salsa la farete con un poco di brodo chiaro alquanto colorito, e frondette di Pimpinella trite, imbianchite, e ben spremute, sale, pepe schiacciato, fate dare un bollo, e servite con sugo di limone.


 
Pollastri all’Olandese.


Antrè = Dopo che averete fiambato, spilluccato, e sventrato due o tre Pollastri, trussateli colle zampe nel corpo. Fateli cuocere esattamente come una Fricassè, vedete pag. 21. Allorché saranno cotti, poneteli in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio ben digrassata, e legateli ben bollenti con una liason di tre rossi d’uova, stemperata con un poco di brodo, e un verde come trovarete descritto nel Tom. I. pag. 20, e servite con un buon sugo di limone.


 
Pollastri al Finocchio.


Antrè = Accomodate due, o tre Pollastri, come per cuocere in Papigliotta allo spiedo; metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due fette di limone senza scorza, due scalogne, sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino di III.056Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, che sia giusto di sale, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, qualche foglia di finocchio selvatico trito, imbianchito, fate stringere sopra il fuoco, e bollire un quarto d’ora, schiumate bene, e servite sotto i Pollastri con sugo di limone. Potete servirli anche con sotto una Salsa al finocchio, che trovarete nel Tom. I. pag. 80.


 
Pollastri al Fumè.


Antrè = Levate a due o tre piccioli Pollastri l’osso del petto, e sventrateli di sopra, dopo che saranno fiambati, e spilluccati, avendo sempre attenzione di non rompere la pelle. Tagliate il petto di due Beccaccie in fettine assai sottili, marinatele con olio, petrosemolo, scalogna, cipolletta, due tartufi, una punta d’aglio, il tutto trito, basilico, alloro, e persa in polvere, sale, pepe schiacciato; fate marinare due ora; indi riempiteci i Pollastri, cuciteli, trussateli colle zampe ne’ lati delle coscie, avvolgeteli in una Papigliotta, fateli cuocere arrosto, e serviteli ben bianchi, scolati dal grasso, e scuciti, con sotto una Salsa al Fumè, che farete colle carcasse delle beccaccie, e che trovarete nel Tom. I. pag. 68. La Papigliotta nel Tom. II. pag. 185.


 
Pollastri alla Parisienne.


Antrè = Dissossate del tutto tre, o quattro piccioli Pollastri, dopo fiambati, e spilluccati; III.057levategli porzione della carne del petto, lasciandone un poco attaccata sopra la pelle; fatene una farsa di Chenef delicata, riempiteci i Pollastri, cuciteli, dategli una bella forma rotonda; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e un poco di latte; indi scolateli sopra un panno pulito; quando saranno freddi, piccategli tutta la parte di sopra di minuto lardo. Fateli cuocere come fricandò, glassateli nella stessa guisa, e serviteli scuciti, con sotto una Salsa chiara al dragoncello, che trovarete nel Tom. I. pag. 79.


 
Pollastri all’Inglese.

[Pollastri all’Inglese.]


Antrè = Accomodate due o tre Pollastri per cuocere in Papigliotta, riempiteli d’una farsa fatta col loro fegato trito, lardo rapato, butirro, petrosemolo, scalogna, cipolletta, persa, una punta d’aglio, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato, un rosso d’uovo crudo, mescolate il tutto bene; avvolgeteli di lardo, e fogli di carta; fateli cuocere allo spiedo, e serviteli ben bianchi con sopra una Salsa all’Inglese fatta in questa maniera.

Salsa all’Inglese

Prendete in una cazzarola un poco di brodo colorito, un pezzo di butirro, un poco di farina, tre scalogne trite lavate e spremute, un pizzico di capperi fini intieri, ovvero triti, un fegatino di pollo trito, due fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra i Pollastri, con un rosso d’uovo duro trito, e sugo di limone.


 
III.058
Pollastri alla crema.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e dissossate del tutto due o tre Pollastri, alla riserva delle zampe e ale, riempiteli di una Fricassè fatta di animelle di capretto, o di una animella di mongana con tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., ristretta, e con sugo di limone; cuciteli, trussateli colle zampe rivoltate nei lati, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone, metteteli in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, un pezzo di butirro, un mezzo bicchiere di latte, altrettanto brodo, sale, tre garofani, pepe sano, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti scolateli, scuciteli, e serviteli con sotto una Salsa alla crema. Vedete Piccioni alla crema qui appresso.


 
Pollastri alla Sivette.


Antrè = Fate cuocere due o tre belli Pollastri in Papigliotta come il Gallinaccietto, Tom. II. pag. 156. Quando saranno cotti e ben bianchi, serviteli con sopra una Salsa come siegue. Mettete in una cazzarola un bicchiere di Restoran, o altro brodo colorito, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un pizzico di Sivette trita, lavata, e spremuta, sale, pepe schiacciato; fate stringere sopra il fuoco, e servite con sugo di limone.


 
Pollastri in Ecrevise.


Antrè = Abbiate tre belli Pollastri non tanto grossi, fiambateli, spilluccateli, e dissossateli III.059del tutto, tagliateli nel mezzo per lungo, riempiteli di un ragù crudo d’animelle, tartufi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, dategli una forma bislunga come un Gambero, che la coscia ne formi la coda; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, e sugo di limone; poscia metteteli in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, tre garofani, poco sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, scolateli dalla bresa, scuciteli, poneteli sopra una salvietta, guarniteli come siegue. Prendete sei grossi gamberi cotti, infilate le due grosse zampe nell’estremità della parte grossa del mezzo Pollastro, indi tagliate il muso del gambero con tutti i baffi, e con una porzione della conchiglia, che sia puntuta quanto per poterla infilare nel mezzo alle due zampe, e che formi la testa del gambero; nei lati infilateci le altre zampe, e la coscia del mezzo Pollastro, che formerà la coda del gambero, la guarnirete con tre code di gamberi mondate poste per traverso, o per lungo, come credete; aggiustateli sopra il piatto con simetria, e serviteli con sotto una Salsa all’aspic, ovvero con sopra una Salsa al butirro di gamberi, che trovarete nel Tom. I. pag. 74 e 78. Questo è un bellissimo piatto, tanto caldo, che rifreddo, come si dirà nel Tom. VI. all’articolo dei Rifreddi.


 
III.060
Pollastri Panati all’aspic.


Orduvre = Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato tre Pollastri, trussateli colle coscie dentro il corpo tagliate le zampe, imbianchiteli all’acqua bollente, e tagliateli nel mezzo per lungo. Prendete una cazzarola, metteteci dei dadini di vitella, di prosciutto, di carota, di cipolla, due scalogne, uno spicchio d’aglio, la quarta parte di una foglia di alloro, un mazzetto d’erbe diverse, due garofani, un pezzo di butirro; passate sopra il fuoco; allorché principierà ad attaccarsi, bagnate con un bicchiere d’aceto buono bianco, aggiungeteci un pizzico di coriandoli; fate bollire e consumare per metà, indi metteteci un poco di brodo bianco di sostanza, ed un poco di sugo, che il colore sia biondo. Quando il tutto sarà cotto, passate la marinata al setaccio; aggiustate i mezzi Pollastri in un’altra cazzarola, con un picciolo mazzetto di dragoncello, versateci la marinata suddetta; fateli cuocere dolcemente e giusti di sale. Quando saranno cotti, scolateli, poneteli sopra un piatto, fateli raffreddare. Mescolate un poco di grasso della loro cottura con due rossi d’uova crudi, ungeteci bene per tutti i Pollastri, spolverizzateli di mollica di pane grattato fino, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella. Digrassate la marinata, chiarificatela come un’aspic, passatela ben chiara per una salvietta bagnata e ben spremuta, e servitela sotto i Pollastri.


 
III.061
Pollastri all’Orientale.


Antrè = Allorché i Pollastri saranno tagliati in quarti, o in pezzi come una Fricassè, e cotti precisamente come sopra, scolateli, fateli raffreddare, intingeteli in una pastella da frittura, fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Pollastri Marinati all’Inglese.


Orduvre = Prendete due, o tre Pollastri, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, tagliategli le coscie con tutta la zampa, date una botta colla costa del coltello ad ambedue gli ossi della coscia, che levarete via senza toccare le giunture; lo stesso farete alle zampe, prima spilluccate, e tagliate le dita; i petti li taglierete nel mezzo colle ale attaccate, levandogli l’osso della carcassa; del groppone ne farete due parti, tagliandolo nel mezzo per traverso. Marinate tutti questi pezzi in una terrina con olio, sugo di limone, una foglia di alloro in pezzi, tre garofani, fette di cipolla, e di cipolletta, fusti di petrosemolo, basilico, tre scalogne in fette, due spicchi d’aglio, fette di carota, sale, pepe schiacciato, che la marinata sia assai rilevata di gusto. Lasciateli così per tre ora; poscia scolateli, asciugateli con un panno pulito, intingeteli nell’uovo sbattuto, infarinateli bene, e fateli friggere di un bel color d’oro senza moverli mai, per timore che cada la crosta che debbono avere. Le carcasse le metterete nella padella, allorché gli altri pezzi saranno mezzi cotti, e servite con petrosemolo fritto intorno.


 
III.062
Pollastri Marinati alla Tedesca.


Orduvre = Scorticate due o tre Pollastri; indi tagliateli come una Fricassè; marinateli come sopra, e fateli friggere di bel colore, bene asciugati, intinti in una pastella da frittura, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Pollastri al Sole.


Orduvre = Fate un Fricassè di Pollastri, vedete pag. 21, ma che la Salsa sia assai densa, legatela con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, petrosemolo trito imbianchito, e un gran sugo di limone. Fatela raffreddare, indi involtate ogni pezzo di Pollastro con porzione della sua Salsa, indorateli con uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane, e fateli friggere di bel colore nello strutto ben caldo, e serviteli con petrosemolo fritto intorno. Potete aggiungere nella fricassè de’ Pollastri tartufi, o prugnoli triti secondo la stagione.


 
Pollastri alli Prugnoli.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e levate l’osso del petto a due belli Pollastri, sventrateli per la parte di sopra, riempiteli di un ragù cotto d’animelle, e prugnoli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli con le zampe sopra le coscie, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone; metteteli in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, tre garofani, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo, sale, pepe schiacciato; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con III.063fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scuciteli, e serviteli con sotto un ragù di prugnoli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., aggiungendoci il fondo dei Pollastri passato al setaccio, e digrassato. Badate al sale.


 
Pollastri alla Provenzale.


Antrè = Prendete degli acini d’agresto, pelateli, levategli i semi, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, scolateli in un setaccio. Abbiate una cazzarola con un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, un poco di brodo colorito buono, altrettanto Culì, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e bollire mezzo quarto d’ora schiumando bene; metteteci gli acini d’agresto, e servite subito sopra due, o tre Pollastri cotti in Papigliotta, e ben bianchi. Vedetela nel Tom. II pag. 185.


 
Pollastri al Culì di Pomidoro.


Antrè = Prendete due o tre Pollastri grassi, e bene in carne, fiambateli, spilluccateli, trussateli colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie; mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, tre fette di prosciutto, una cipolletta con due garofani, due scalogne; fate scaldare, metteteci dentro i Pollastri col petto al di sotto, e copriteli con tre fette di lardo, e un foglio di carta; fateli cuocere leggiermente con fuoco sotto e sopra, senza prendere colore, bagnandoli di tempo in tempo con un poco di brodo bianco. Quando saranno quasi cotti, aggiungeteci culì, o sugo di pomidoro quanto basti per la Salsa; fateli bollire ancora un poco, digrassateli; ponete i Pollastri in un’altra III.064 cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio, metteteci qualche cedrioletto sotto aceto imbianchito, mondato, o tagliato in dadini; fate scaldare senza bollire, e servite sopra i Pollastri. Ovvero fateli cuocere in una picciola bresa ben bianchi, e serviteli con sotto la Salsa sudetta. Il Culì, e sugo di Pomidoro li trovarete nel Tom. I. alla pag. 13.


 
Pollastri al Blè-verd.


Antrè = Fate cuocere due o tre belli Pollastri trussati, e aggiustati propriamente, come per una Fricassè, ma intieri. Quando saranno cotti, poneteli in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa ben digrassata, e legateli con una liason di tre rossi d’uova, e un verde come siegue. Prendete un pugno di fromento fresco, verde, e tenero, imbianchitelo all’acqua bollente, spremetelo, pestatelo nel mortaio, passacelo al setaccio, e mescolatelo nella Salsa nel momento che la legate colla liason, e servite con sugo di limone.


 
Pollastri alla Printaniere.


Antrè = Quando averete cotti in Papigliotta due o tre Pollastri, levato I’osso del petto e ripieni di un ragù d’animelle crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., serviteli ben bianchi con sotto una Salsa fatta in questa maniera. Prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un poco di farina, una cipolletta con due garofani, quattro dadini di vitella se l’avete, una scalogna, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco senza prendere punto colore, sbruffateci un pizzico di farina, III.065bagnate con un bicchiere e mezzo di brodo bianco; condite con poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate bollire dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto, digrassatela, passatela al setaccio, legatela ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, e un verde di Fromento come è descritto di sopra, che la Salsa sia di un bel color Pomere, e servitela sotto i Pollastri con sugo di limone.


 
Pollastri a diverse Salse, e ragù.


Antrè = Quando i Pollastri saranno cotti in Papigliotta al forno, o allo spiedo, oppure in una bresa ristretta, o alla Poele, avendo sempre attenzione che siano bianchi, e non passati di cottura, li potete servire con tutte sorta di Salse, e ragù; come per esempio alla Spagnuola, all’Italiana rossa, all’Italiana chiara, alla Ravigotta, alla Sassone, alla Liason, all’aspic, al Sultano, alla Rena, Piccante, al Finocchio, alla Nonette, all’agresto, al Cerfoglio, alla Garonne, al Dragoncello, al Restoran, al Petrosemolo, alli Capperi, alla Nompareglie, alla Nivernoese, alla Sivette, alla rocambole, alli Tartufi ec.; a qualunque Essenza; ad ogni Culì colorito; a tutte Salse chiare ec.; al ragù di Carciofi, Piselli, punte di Sparagi, Fusti di qualunque specie, Carote, Cipollette, Massedoene, Spugnoli, Prugnoli, Gobbi, Selleri, Olive, Melè, Cedrioletti, Tartufi, Fagioletti verdi, Fava fresca, Gamberi, Chenef, Funghi, Cavoli fiori; ad ogni Guarnizione, e mazzetti di Erbe ec. Trovarete le Salse, o Culì nel III.066Tom. I. Cap. I. I ragù e Guarnizioni nel Tom. lV. Cap. I.


 
Delli Piccioni.
Cognizioni delli Piccioni.


Noi abbiamo diverse sorta di Piccioni; ma qui non parlerò che dei nostri Piccioni casalini detti Romani, i quali sono di un gusto, e di un sapore eccellente, e delli piccioli Piccioni detti comunemente Innocenti. Delli Selvatici, e detti da Ghianda mi serberò a parlarne all’articolo del Selvaggiume picciolo. Per mangiare i Piccioni nella loro perfezione bisogna ucciderli subito sortiti da sotto la madre, che siano grassi, bianchi, e non del tutto impennati. I Piccioni si possono mangiare subito morti; ma sono sempre più delicati se si lasciano un poco infrollire, avendo la precozione di levargli prima gl’intestini, ed il gozzo, come si deve praticare ad ogni sorta di Pollo. Nel principio della Polleria si è spiegata la maniera di uccidere, e spennare i Polli a secco, e all’acqua calda, come anche la maniera di dissossare Polli, e Uccelli.


 
Fricassè di Piccioni alla Folette.


Antrè = Quando i Piccioni saranno ben puliti, e sventrati, se sono molto grossi li tagliarete in quattro parti, se sono mezzani in due, e se sono piccioli lasciateli intieri, trussateli colle zampe dentro il corpo dalla parte da basso; fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, e imbianchire all’acqua bollente; metteteli in III.067una cazzarola con qualche prugnolo, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, passateli sopra il fuoco, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnateli con brodo, o acqua bollente, conditeli con sale, e pepe schiacciato; fateli cuocere a picciolo fuoco, e consumare la Salsa al suo punto. Digrassate, ponete i Piccioni, o i pezzi de’ medesimi coi prugnoli in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio, legatela ben bollente con una liason di tre, o quattro rossi d’uova stemperata con fiore di latte, e serviteli con sugo di limone.


 
Fricassè di Piccioni alli Piselli fini.


Antrè = Fate sgorgare nell’acqua vicino al fuoco de’ piccioli Piccioni come li precedenti, e se sono grossi tagliateli in due o quattro parti, imbianchiteli poscia un momento all’acqua bollente; metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, una libbra più o meno di piselli fini, una cipolla con due garofani; passateli sopra il fuoco, indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con metà buon sugo, e metà brodo bianco, condite con sale, pepe schiacciato, fate cuocere dolcemente; alla metà della cottura, aggiungeteci un poco di Culì; fate finire di cuocere e consumare la Salsa al suo punto, digrassate, levate il prosciutto, il mazzetto, la cipolla, e servite se volete con un pizzico di zucchero fino. Per farli al bianco in luogo di bagnare con sugo, e culì, bagnate con brodo, o acqua bollente. Quando saranno cotti, digrassate, levate il III.068 prosciutto, il mazzetto, e legate con una liason di tre o quattro rossi d’uova, e sugo di limone.


 
Fricassè di Pìccioni alla Massedoene.


Antrè = Tagliate in quattro parti due, o tre Piccioni doppo di averli fiambati, ben spilluccati, e sventrati; fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, imbianchiteli all’acqua bollente, passateli alla fresca, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, sale, pepe schiacciato, passateli sopra il fuoco, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnateli con brodo, fateli cuocere dolcemente. Quando saranno cotti, digrassateli, ponete i pezzi in un’altra cazzarola, passateci la Salsa col setaccio, aggiungeteci qualche culo di carciofo ben intagliato, qualche fagioletto verde, fava mondata dalle due buccie, punte di sparagi, il tutto cotto prima con un poco di brodo buono, e un pezzo di prosciutto, vedete ragù alla Massedoene Tom. IV. Cap.I.; legate la Fricassè ben bollente con una liason di tre o quattro rossi d’uova, e servitela con un buon sugo di limone.


 
Fricassè di Piccioni alla Riscelieu.


Antrè = Abbiate dei piccioli Piccioni, sbollentati che saranno, sventrateli, trussateli colle zampe dentro il corpo, passategli uno spiedino di legno per traverso acciò restino salde; fateli sgorgare un poco nell’acqua vicino al fuoco, imbianchiteli all’acqua bollente con un’animella di Mongana, o qualche animella di capretto, passate il tutto all’acqua fresca, III.069spilluccate bene i Piccioni, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, l’animella di Mongana tagliata in grossi pezzi, o le animelle di Capretto intiere, qualche prugnolo se sarà la stagione, un mazzetto d’erbe diverse con due foglie di basilico, passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un poco di sugo, e brodo bianco, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, poco sale, pepe schiacciato. Quando il tutto sarà quasi cotto, digrassate, aggiungeteci un poco di Culì, qualche culo di carciofo cotto in un bianco e tagliato in quattro parti; lasciate bollire ancora un momento, indi levate il mazzetto, il prosciutto, e servite con sugo di limone. Potete fare delle Fricassè di Piccioni grossi tagliati in due, o in quattro parti nello stesso modo, con fagioletti verdi, punte di sparagi ec.


 
Fricassè di Piccioni al Sangue.


Antrè = Quando uccidete i Piccioni ponete a parte il sangue, metteteci un poco di sugo di limone acciò non si coaguli. Sventrateli, fiambateli, spilluccateli, e tagliateli in quattro parti, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, imbianchiteli all’acqua bollente, passateli alla fresca, poneteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani; passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate metà sugo, metà brodo, e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, poco III.070 sale, pepe schiacciato; fate cuocere dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto, digrassate, mettete i pezzi di Piccioni in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio, legatela ben bollente con una liason di due rossi d’uova stemperata col sangue dei Piccioni, e servitela non tanto densa, né tanto sciolta.


 
Fricassè di Piccioni alla Catalana.


Antrè = Sventrate, fiambate, e tagliate in quattro parti due Piccioni, fateli un poco sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, e imbianchiteli un momento nell’acqua bollente, scolateli, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, sbruffateci un buon pizzico di farina; bagnate con brodo bianco, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, poco sale, pepe schiacciato, fate bollire dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto. Allorché saranno cotti, digrassate, ponete i Piccioni in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio, aggiungeteci dodici cipollette bianche cotte in un buon brodo, e un pezzetto di prosciutto, legate la Fricassè ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo bianco, noce moscata, e servitela con sugo di limone.


 
Fricassè di Piccioni Ordinaria.


Antrè = Allorché i Piccioni saranno tagliati, imbianchiti, e passati come i precedenti, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnateli con III.071 acqua, mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà; fateli cuocere dolcemente. Quando saranno cotti, levate il prosciutto, il mazzetto, la cipolla, digrassate, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco d’acqua, petrosemolo trito imbianchito, e servitela con un buon sugo di limone.


 
Piccioni alla Duxelle.


Antrè = Prendete tre Piccioni mezzani, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli per la parte di sopra dopo di avergli levato l’osso del petto senza lacerare la pelle, riempiteli di un Salpiccone crudo d’animelle, fegatini, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli colle zampe ripiegate sulle coscie, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone; piccategli di minuto lardo tutto il petto, fateli cuocere come un fricandò, glassateli nella stessa maniera, e serviteli con sotto un ragù di Tartufi. Vedetelo nel Tom. IV. Cap. I.


 
Piccioni alla Marescialle.


Antrè = Abbiate tre Piccioni preparati, aggiustati, e riempiti come i precedenti, piccategli le parti laterali del petto di minuto lardo, ed il mezzo di ramette di petrosemolo ben verdi, fateli cuocere allo spiedo, avendo la precauzione di bagnare il petrosemolo con strutto bollente acciò resti verde e croccante. Quando saranno cotti serviteli con sotto una Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65.


 
III.072
Piccioni alli Sparagi.


Antrè = Prendete sei piccioli Piccioni, o tre mezzani; spennateli all’acqua calda, sventrateli, trussateli colle zampe dentro il corpo, passategli uno spiedino di legno per traverso le coscie, imbianchiteli all’acqua bollente, spilluccateli, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, tre garofani, due scalogne, sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, levategli lo spiedino, e serviteli con sopra un ragù di Sparagi in piccioli piselli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Potete anche cuocerli come una Fricassè, passandola, e bagnandola come il solito, e servirla legata con una liason di tre rossi d’uova, sugo di limone, e una porzione di sparagi tagliati in piccioli piselli imbianchiti all’acqua bollente, e cotti con buon brodo.


 
Piccioni alle punte di Sparagi.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco; indi asciugateli, riempiteli col loro fegato trito, e condito come il solito, trussateli colle zampe sulle coscie, fateli cuocere in una Papigliotta, vedetela pag. 10, e serviteli ben bianchi con sotto un ragù di punte di sparagi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
III.073
Piccioni all’Abbrì.


Antrè = Preparate due o tre Piccioni come quelli alla Duxelle, piccateli tutti di ramette di petrosemolo ben verdi, in guisa che non si vegga punto il Piccione, infilateli ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, fateli cuocere arrosto, aspergendo il petrosemolo, allorché è asciutto, di strutto ben bollente acciò resti verde e croccante, e serviteli con sotto una Salsa all’Italiana chiara, o alla Scalogna. Le trovarete ambedue nel Tom. I. pag. 66 e 91.


 
Piccioni all’Erbe fine.


Antrè = Prendete dei piccioli Piccioni sbollentati, sventrati, e trussati colle coscie nel corpo. Fate imbianchire i fegatini, tritateli, tritate ancora petrosemolo, scalogna, cipolletta, prugnoli, tartufi, una punta d’aglio; marinate i Piccioni soltanto spaccati dalla parte della schiena coll’erbe fine suddette, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pezzo di butirro, e un poco di lardo rapato squagliato; dopo due ore, mettete i Piccioni in una cazzarola col petto al di sotto con tutta la marinada, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco allegro sotto e sopra; aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, un poco di Culì; fate consumare la Salsa al suo punto, digrassate, aggiustate i Piccioni sopra il piatto col petto al di sopra, e serviteci la Salsa con sugo di limone. Bisogna osservare che i Piccioni si cuociono in pochissimo tempo. In luogo del butirro, e lardo rapato potete marinarli con olio.


 
III.074
Piccioni alla Singarà.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate tre Piccioni mezzani, trussateli colle zampe dentro il corpo, metteteli in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto e sopra, un poco di brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, un mazzetto d’erbe diverse, tre garofani, poco sale, pepe sano, due scalogne, copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Tagliate tre belle fette di prosciutto, fatele un poco dissalare, e mettetele poscia a sudare in una cazzarola unta di butirro finché saranno cotte, tiratele indietro, ponete nella istessa cazzarola un poco di brodo alquanto colorito, e di culì, un filetto d’aceto, fategli fare un bollo, distaccate tuttociò che sta attaccato alla cazzarola, digrassate; aggiustate i Piccioni sopra il piatto che dovete servire, tramezzateli con fette di pane tagliate propriamente, e fritte nel butirro, con sopra le fette di prosciutto; aspergete il tutto con la Salsa, e servite con un poco di pepe schiacciato sopra.


 
Piccioni glassati alla Singarà.


Antrè = Abbiate tre Piccioni aggiustati come i precedenti; prendete una cazzarola unta di butirro, stendeteci nel fondo tre belle fette di prosciutto, e sopra aggiustateci i Piccioni col petto al di sotto, copriteli con tre fette di lardo, ed un foglio di carta; fateli cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra; bagnandoli di tempo in tempo con un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, III.075e brodo, dovendo restare asciutti e glassati d’un bel color d’oro, avendo attenzione perché presto si cuociono. Serviteli con sopra il prosciutto, e sotto tre fette di pane fritte nel butirro, e una Salsa Piccante, o al Porchetto; ovvero mettete nella cazzarola delli Piccioni metà culì, e metà brodo bianco, un filetto d’aceto, fate bollire un momento, digrassate, passate al setaccio, e servite sotto i Piccioni. Vedete le Salse nel Tom. I. Cap. I.


 
Piccioni alla Perigord al Gratino.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate tre piccioni mezzani, levategli l’osso del petto, riempiteli di un ragù cotto di Tartufi, cuciteli, trussateli colle coscie dentro il corpo, fateli cuocere in una picciola bresa ristretta con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente. Quando saranno cotti scolateli; abbiate una farsa di Gratino cruda, stendetene mezzo dito sopra il piatto che dovete servire, aggiustateci sopra i Piccioni, copriteli con una Senteminult, spolverizzateli di mollica di pane, fategli prendere un bel color d’oro ad un forno assai temperato, e che sotto formi il suo gratino, e serviteli con sotto un poco di sugo chiaro. Il ragù, e la farsa di Gratino, vedete Tom. IV. Cap. I. La Senteminult Tom. I. pag. 20.


 
Piccioni alla Barrì.


Antrè = Abbiate due o tre belli Piccioni appropriati come i precedenti, riempiteli di un ragù d’animelle crudo, vedetelo nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli colle zampe ripiegate sotto le coscie, fateli rinvenire in una III.076cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, piccategli la metà del petto di tartufi, e la metà di fusti di petrosemolo; metteteli in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, tre garofani, poco sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti passate al setaccio il fondo della Salsa, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo alquanto colorito, fatelo consumare al punto di una glassa leggiera, glassateci tutta la parte piccata dei Piccioni quanto per dargli il lustro, scuciteli, serviteli con sotto una Salsa all’Essenza di prosciutto, che trovarete nel Tom. I. pag. 14. Quando volete, che i Piccioni restino bianchi, dopo fiambati, spilluccati, e sventrati, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco.


 
Piccioni al corto brodo.


Antrè = Prendete tre Piccioni, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, trussateli colle zampe dentro il corpo, lardateli per traverso di lardelli di lardo e prosciutto conditi con petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito fino, basilico in polvere, niente sale, pepe schiacciato, noce moscata, e sugo di limone; metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, fette di carota, di panè, di cipolla, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse con timo, persa, alloro, basilico, due garofani, un bicchiere di vino bianco bollente, III.077un poco di brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, passate al setaccio il fondo della Salsa, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una Salsa, e servitela sopra i Piccioni con un pizzico di petrosemolo trito imbianchito, e sugo di limone.


 
Piccioni alla Senteminult.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni, trussateli colle coscie dentro il corpo; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro; metteteli in una picciola marmitta con fette di lardo, una fetta di prosciutto, un mazzetto di petrosemolo con una cipolletta, due garofani, persa, alloro, basilico, uno spicchio d’aglio, fette di carota, di panè, un pezzo di butirro, latte a proporzione, fateli cuocere dolcemente. Allorché saranno cotti, fateli alquanto raffreddare, poneteli sopra un piatto, copriteli con una Senteminult, spolverizzateli di mollica di pane grattato, aspergeteli di butirro chiarificato, fategli prendere un bel color d’oro ad un forno assai temperato, e serviteli cambiandogli il piatto con sotto una Salsa chiara al Dragoncello, o alla Scalogna, ovvero alla Chinesec. Tutte queste Salse le trovarete nel Tom. I. Cap. I. La Senteminult, pure nel Tom. I. pag. 20.


 
Piccioni glassati alla Mentenon.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate tre piccioli Piccioni, trussateli colle coscie dentro il corpo, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, passateli alla fresca, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, metteteli in una III.078cazzarola con qualche fetta di vitella, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, brodo a proporzione, copriteli con due fette di lardo, un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti passate al setaccio il fondo della Salsa, aggiungeteci un poco di brodo alquanto colorito, digrassate, fate consumare al punto di una bella glassa, glassateci tutto il di sopra dei Piccioni, e serviteli guarniti di cavoli fiori cotti in un Bianco, o di culi di carciofi intagliati propriamente, o altra guarnizione, con una Salsa alla Spagnuola, o un Culì di prosciutto. Le Guarnizioni le trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Le Salse nel Tom. I. Cap. I.


 
Piccioni al Basilico.


Orduvre = Abbiate sei Piccioni innocenti sbollentati, sventrati, trussati colle coscie nel corpo, e cotti in una bresa ristretta. Quando saranno freddi, avvolgeteli con farsa di Chenef delicata in guisa che il Piccione non comparisca, intingeteli nell’uovo sbattuto, panateli di mollica di pane grattato fino; fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Piccioni Marinati.


Orduvre = Vedete Pollastri marinati all’Inglese, alla Tedesca, e al Sole, pag. 61 e 62., mentre i Piccioni si apprestano nella stessa maniera.


 
Piccioni alla Crapodine.


Orduvre = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni, trussateli colle coscie dentro il corpo, tagliateli sotto il petto venendo verso le ale, e alzategli il petto verso la parte della testa, batteteli alquanto per appianarli, III.079marinateli con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato; spolverizzateli di mollica di pane grattato; fateli cuocere dolcemente sulla gratella di un bel color d’oro, e serviteli con sotto una Salsa alla Scalogna, o alla rocambole. Ambedue le trovarete nel Tom. I. Cap. I. Potete ancora marinarli con olio, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito fino, fargli tenere il più che sia possibile dell’erbe fine, spolverizzarli di mollica di pane, e farli cuocere come i precedenti, aspergendoli col restante della marinada.


 
Piccioni in Hoscepot.


Antrè = Prendete due o tre belli Piccioni, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, trussateli colle coscie dentro il corpo; metteteli in una marmitta, o cazzarola, con carote, panè, rape, torzuti, il tutto intagliato propriamente, imbianchito all’acqua bollente, e in una discreta quantità, dodici cipollette, sei teste di sellero, ancor essi imbianchiti, un pezzo di prosciutto, coprite con fette di lardo, un mazzetto d’erbe diverse, tre garofani, sale, pepe sano; bagnate con un poco di brodo buono, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra, e consumare la Salsa per metà. Quando il tutto sarà cotto, aggiustate i Piccioni sopra il piatto, guarniteli coll’erbe sudette tramezzate propriamente, e servite con sopra una Salsa alla Spagnuola, o un Culì di prosciutto, trovarete queste Salse nel Tom. I. Cap. I.


 
III.080
Piccioni al ragù di Gamberi.


Antrè = Mettete in una cazzarola due, o tre Piccioni ben trussati con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, tre garofani, poco sale, pepe sano, brodo; copriteli con un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, scolateli, e serviteli con sopra un ragù all’Inglese di piccioli Gamberi, che trovarete il modo di farlo nel Tom. IV. Cap. I.


 
Piccioni alli Gamberi.


Antrè = Quando averete ben aggiustati due o tre Piccioni, trussateli colle zampe ripiegate sulle coscie, fateli cuocere allo spiedo involtati in una Papigliotta. Quando saranno cotti, scartateli, che siano bianchi, e serviteli con sotto una Salsa al butirro di Gamberi, che trovarete nel Tom. l pag. 78. Se volete potete riempirgli il corpo col loro fegato trito, e condito come il solito. Vedete la Papigliotta pag. 10.


 
Piccioni Accompagnati.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni, farsiteli del loro fegato trito, e condito con lardo rapato, butirro, petrosemolo, scalogna, cipolletta, prugnoli, o tartufi secondo la stagione, una punta d’aglio, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un rosso o due d’uova crudi, trussateli colle zampe ripiegate sulle coscie; metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, tre garofani, poco sale, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, III.081 copriteli con un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, scolateli, poneteli sopra il piatto, guarniteli con picciole Chenef, piccioli gamberi mondati, cipollette glassate, e bianche, uovette nonnate, il tutto cotto al suo punto, e aggiustato propriamente; servite con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, e sugo di limone, che trovarete nel Tom. I. pag. 65.


 
Piccioni alla crema.


Antrè = Prendete tre belli Piccioni, sventrateli, fiambateli leggermente, spilluccateli, levategli l'osso del petto, trussateli colle zampe ripiegate dentro le coscie, farsiteli di una farsa di chenef delicata; fateli cuocere in una bresa ristretta, che siano bianchi, e serviteli ben scolati dal grasso con una salsa come siegue. Mettete in una picciola cazzarola mezzo bicchiere di buona crema di latte, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, il fondo della bresa de’ piccioni, digrassato, e passato per un setaccio fino, un'idea di noce moscata, poco sale; fate stringere sopra il fuoco, e bollire un momento, che la Salsa non sia né troppo, né poco legata, e sia giusta di sale.


 
Piccioni alla Belle vue.


Antrè = Piccate sei belle animelle di capretto, fatele cuocere con qualche fettina di vitella come fricandò, e glassatele nella stessa guisa. Abbiate tre piccioli Piccioni cotti in una bresa ristretta come la precedente senza vino, e con due fette di limone senza scorza. Aggiustateli sopra il piatto, tramezzateli colle animelle III.082 glassate, e serviteli con sotto una Salsa alla Belle-vue, che trovarete nel Tom. I. pag. 90.


 
Piccioni al Gratino.


Antrè = Abbiate quattro piccioli Piccioni ripieni, e cotti come i precedenti, stendete un mezzo dito di farsa di Gratino cotta nel fondo del piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra i Piccioni, guarniteli tutto all’intorno di cipolline cotte con brodo, e un pezzetto di prosciutto; fate squagliare un pezzo di butirro, mescolateci due rossi d’uova crudi, ungeteci per tutto i Piccioni, e cipollette, spolverizzate di mollica di pane, e parmigiano grattato mescolato insieme, aspergete di butirro chiarificato, fate prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, e servite con sotto un poco di sugo chiaro, o Salsa chiara.


 
Piccioni alla ravigotte.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni, trussateli colle zampe ripiegate sopra le coscie; metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, bagnateli colla Poele, ovvero metteteci un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, poco sale, pepe schiacchiato, tre garofani, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, e serviteli con sopra una Salsa alla ravigotte, che trovarete nel Tom. I. pag. 67.


 
Piccioni alla Brunette.


Antrè = Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato due o tre Piccioni, trussateli colle zampe ripiegate ai lati delle coscie, III.083 lardateli per traverso di lardelli di tartufi, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con due cucchiai d’olio, due tartufi triti, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto trito, poco sale, pepe schiacciato: mettete in un’altra cazzarola qualche fetta di prosciutto e di vitella, aggiustateci sopra i Piccioni con tutta la loro marinada, copriteli con tre fette di lardo, e un foglio di carta, fateli sudare mezz’ora con cenere calda sotto e sopra, bagnateli poscia con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, fateli finire di cuocere; aggiungeteci un poco di culì, digrassate, passate al passabrodo, e servite sopra i Piccioni con sugo di limone.


 
Piccioni alla Dubary.


Antrè = Prendete sei piccioli Piccioni tutti eguali e spennati all’acqua calda, sventrateli, lasciategli le ale, e la testa, trussateli colle zampe dentro il corpo, passate uno spiedino di legno per il becco ed il collo, acciò resti come se volesse mangiare, imbianchiteli all’acqua bollente; mettete nel fondo di una cazzarola qualche fetta di lardo e prosciutto, aggiustateci sopra i Piccioni col petto al di sotto, copriteli con fette di lardo, tre fette di limone senza scorza, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe sano, tre garofani, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, abbiate un’animella di mongana piccata e glassata, ovvero III.084 un picciolo fricandò, mettetelo nel mezzo del piatto che dovete servire, poneteci intorno i Piccioni col petto al di sotto, e col becco sopra il fricandò, come se beccassero, tramezzate ogni Piccione con un vasetto fatto di rapa, o di carota intagliato propriamente, e cotto con buon brodo, pieno di un Salpiccone di code di gamberi, e serviteci sotto una bella Salsa chiara al Draconcello, o al Petrosemolo. Le trovarete nel Tom. I. Cap. I. Il Salpiccone nel Tom. IV. Cap. I.


 
Piccioni al Reverendo.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni mezzani, tagliateli in due, appianateli un poco, marinateli con olio, sugo di limone, due spicchi d’aglio, tre garofani, basilico, una cipolletta in fette, una foglia di alloro in pezzi, sale, pepe schiacciato. Dopo due ore, asciugateli, infarinateli, fateli friggere nello strutto di un bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Piccioni alla Sandre.


Antrè = Abbiate cinque o sei piccioli Piccioni spennati all’acqua calda, sventrateli, trussateli colle zampe nel corpo, imbianchiteli all’acqua bollente, fendeteli un poco nella schiena, riempiteli col loro fegato trito, e condito con lardo rapato, un poco di butirro, petrosemolo, scalogna, cipolletta, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, un rosso d’uovo crudo, sale, pepe schiacciato, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro squagliato, e lardo rapato squagliato, tartufi, prugnoli, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto III.085 trito, basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata, dopo un’ora di marinada, fateli cuocere con cenere calda sotto e sopra ben chiusi. Quando saranno cotti scolateli, mettete un poco di Culì nella cazzarola, fate bollire un momento, digrassate, e servite con sugo di limone sopra i Piccioni.


 
Piccioni al Monarca.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni grassi e bianchi, mondate tre o quattro tartufi, tritateli, pestateli nel mortaio, aggiungeteci i fegati dei Piccioni passati al setaccio, un poco di lardo rapato, sale, pepe schiacciato, riempiteci i Piccioni, trussateli colle zampe sopra le coscie, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, tartufi, cipolletta, scalogna, petrosemolo, il tutto trito, una fetta di prosciutto, poco sale, pepe schiacciato; mettete in un’altra cazzarola qualche fetta di vitella imbianchita, aggiustateci sopra i Piccioni con tutto il condimento, copriteli di fette di lardo, e un foglio di carta, chiudete bene la cazzarola, fateli cuocere con cenere ben calda sotto e sopra. Quando saranno cotti, metteteci un poco di Culì, fate bollire ancora un momento, levate la vitella, il prosciutto, il lardo, digrassate la Salsa, e servitela con sugo di limone sopra i Piccioni.


 
Piccioni alla Hate.


Antrè = Prendete sei piccioli Piccioni spennati all’acqua calda, sventrateli, trussateli colle zampe dentro il corpo, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, mezzo bicchiere III.086 di vino bianco bollente, altrettanto brodo, tre fette di limone senza scorza, un cucchiaio d’olio fino, un mazzetto d’erbe diverse, sei tartufi intieri, un pezzo di prosciutto, qualche fettina di vitella, se l’avete, prima imbianchita, poco sale, tre garofani, pepe sano; fate bollire a fuoco allegro, e consumare a poca Salsa, metteteli poscia sulla cenere calda fintantoché saranno cotti, digrassate allora la Salsa, passatela al setaccio, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, fatela stringere sopra il fuoco; aggiustate i Piccioni sopra il piatto, guarniteli coi tartufi, e serviteci sopra la Salsa ben schiumata, e fatta bollire mezzo quarto d’ora, con sugo di limone.


 
Piccioni al Finocchio.


Antrè = Riempite tre o quattro piccioli Piccioni spennati a secco, fiambati e spilluccati, col loro fegato trito, mescolato con lardo rapato, prugnoli, qualche foglia di finocchio selvatico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, uno o due rossi d’uova crudi, trussateli colle zampe ripiegate nei lati delle coscie; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco di butirro, metteteli poscia in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe sano, tre garofani, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, copriteli con un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, scolateli e serviteli con sopra una Salsa al Finocchio, che trovarete nel Tom. I. pag. 71. III.087 Ovvero passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, fate stringere, e depurare sopra il fuoco, e prima di servire poneteci un poco di foglie di finocchio selvatico trito imbianchito, e sugo di limone.


 
Piccioni al ragù melè.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, due fette di cipolla, due di carota, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, poco sale, pepe sano, poco brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, e serviteli con sopra un ragù melè, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Piccioni alla Scalogna.


Antrè = Prendete due, o tre Piccioni mezzani spennati a secco, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, riempiteli col loro fegato trito, mescolato con erbe fine, lardo rapato, un poco di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, uno o due rossi d’uova crudi, trussateli colle zampe sulle coscie; fateli cuocere allo spiedo involtati in una Papigliotta. Quando saranno cotti, scartateli, scolateli dal grasso, e serviteli con una Salsa fatta in questa maniera. Ponete in una cazzarola un poco di scalogne trite fine e ben lavate, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, mezzo bicchiere di brodo buono, sale, pepe schiacciato, noce III.088 moscata; fate stringere sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone. La Papigliotta vedetela nel Tom. II. pag. 185.


 
Piccioni alla Principessa.


Antrè = Abbiate sei Piccioni detti innocenti spennati all’acqua calda, sventrateli, trussateli colle zampe dentro il corpo; metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, un poco di brodo, un mazzetto d’erbe diverse, tre garofani, poco sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti scolateli, e serviteli sopra a sei culi di carciofi ben intagliati, e cotti in un bianco con sotto una Salsa fatta in questa maniera. Passate al setaccio il fondo della Salsa delli Piccioni, digrassatelo; passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro con un poco di farina, che prenda colore, bagnate colla Salsa sudetta, fate bollire dolcemente, digrassate, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo freddo, e servitela sopra i Piccioni con petrosemolo trito imbianchito, e sugo di limone. Potete guarnire, se volete, i Piccioni con animelle di Capretto glassate al naturale.


 
Piccioni alla Pulette.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni, trussateli colle zampe ripiegate sopra le coscie, imbianchiteli un momento all’acqua bollente; metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una dozzina di III.089 prugnoli se sarà la stagione, passate sopra il fuoco. Quando principieranno ad asciugarsi sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con brodo bianco, e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fate bollire dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto; digrassate, levate il prosciutto, il mazzetto, e legate con un liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, e servite con sugo di limone.


 
Piccioni alla Tedesca.


Antrè = Fate cuocere quattro, o sei piccioli Piccioni, spennati all’acqua calda, e sventrati, e trussati propriamente, con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un poco di brodo, un mazzetto d’erbe diverse, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, poco sale, pepe schiacciato, e tre garofani, e serviteli con sopra un ragù di gamberi alla Tedesca, che trovarete nel Tom. IV. Cap. l.


 
Piccioni al Sangue.


Antrè = Subito che averete uccisi sei piccioli Piccioni, mettete il sangue a parte con un poco di sugo di limone finché è caldo acciò non si coaguli, spennate i piccioni all’acqua calda, sventrateli, trussateli colle zampe dentro il corpo, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, una cipolletta con due garofani, poco sale, pepe schiacciato, passate sopra il fuoco, indi sbruffateci un poco di farina, bagnate con brodo alquanto colorito; fate cuocere dolcemente. III.090 Quando saranno cotti, ponete i Piccioni in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio, legatela ben bollente con una liason di due rossi d’uova stemperata col sangue de’ Piccioni, e servitela che non sia troppo denza, né troppo liquida.


 
Piccioni alla Martine.


Orduvre = Abbiate tre Piccioni di una mezzana grossezza, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, trussateli colle zampe dentro il corpo, spaccateli in due parte per lungo, marinateli con olio, sale, pepe schiacciato, una foglia di alloro in pezzi, basilico, persa, timo, due spicchi di aglio, fusti di petrosemolo, cipolletta in fette; dopo due ore levate l’erbe, spremetele un poco dall’olio; ungete bene i Piccioni, spolverizzateli di mollica di pane grattata fina; fateli cuocere dolcemente sopra la gratella, aspergendoli di tempo in tempo colla sua marinata. Quando saranno cotti, serviteli con sotto una Salsa fatta in questa maniera. Mettete in una cazzarola un poco di brodo colorito, un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, un’alice trita e passata al setaccio, un pizzico di capperi, due scalogne, il tutto trito, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone.


 
Piccioni alle Cipollette.


Antrè = Prendete due o tre belli Piccioni, fiambateli, spilluccateli, riempiteli con un ragù d’animelle crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., trussateli colle zampe ripiegate sulle coscie; metteteli in una cazzarola con fette di III.091 lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, tre garofani, poco sale, pepe schiacciato, mezzo bicchiere di brodo, altrettanto vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti scolateli, poneteli sopra il piatto, guarniteli di cipollette bianche cotte con buon brodo e un pezzo di prosciutto, come dirò all’articolo delle Guarnizioni, Tom. IV. Cap. I., e serviteli con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, o all’Italiana rossa, che trovarete nel Tom. I. pag. 65.


 
Piccioni in Granadine.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e dissossate del tutto tre, o quattro belli Piccioni non molto grossi, riempiteli d’un ragù crudo d’animelle, prugnoli, tartufi, fegatini, code di gamberi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap I., cuciteli in guisa che restino rotondi come un Melo; fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; indi asciugateli, piccategli di minuto lardo tutta la parte di sopra; metteteli in una cazzarola con qualche fetta di vitella imbianchita se l’avete, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, una cipolletta con due garofani, poco sale, quattro acini di pepe sano, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, passate al setaccio il fondo della III.092 cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una bella glassa color d’oro; scolate i Piccioni, scuciteli, glassategli tutto il di sopra piccato, e serviteli con sotto una Salsa d’Acetosella, o altra Erba; o un Culì colorito. Tutte queste Salse, le trovarete nel Tom. I. Cap. I.


 
Piccioni alla Provenzale.


Antrè = Abbiate due o tre Piccioni fiambati, spilluccati, sventrati, e trussati colle zampe ripiegate sopra le coscie, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, metteteli in una cazzarola con tartufi in fette, olio, qualche fungo, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale; passateli sopra il fuoco, aggiungeteci un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo, un poco di sugo. Fate cuocere, e consumare a poca Salsa. Quando saranno cotti, digrassate, levate il mazzetto, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo freddo, due scalogne trite fine, un poco di noce moscata, e pepe schiacciato; fate stringere senza bollire, e servite con un buon sugo di limone.


 
Piccioni al Culì di Pomidoro.


Antrè = Sventrate, trussate colle zampe dentro il corpo, e spilluccate bene due o tre Piccioni, riempiteli del loro fegato trito, e condito come il solito, ungete una cazzarola di butirro, metteteci qualche fettina di prosciutto, aggiustateci sopra i Piccioni col petto al di sotto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe schiacciato, copriteli con un III.093 foglio di carta; fateli sudare dolcemente con fuoco sotto e sopra senza prendere colore, indi bagnateli con Culì di pomidoro, come è descritto nel Tom. I. pag. 92, fateli finire di cuocere, e consumare la Salsa al suo punto, digrassatela, passatela al setaccio, e servitela sopra i Piccioni.


 
Piccioni alli Pomidoro.


Antrè = Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato due o tre piccioni, trussateli colle zampe ripiegate sopra le coscie, riempiteli come i precedenti; metteteli in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, due scalogne, tre fette di carota, poco brodo, poco sale, pepe sano; coprite con un foglio di carta. Fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, scolateli, guarniteli di Pomidoro ripieni, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., e serviteli con sopra una Salsa alla Spagnuola, o un Culì di prosciutto, o Culì naturale. Queste Salse le potete vedere nel Tom. l. Cap. I.


 
Piccioni alle Olive.


Antrè = Servite sopra due o tre Piccioni cotti come i precedenti, ovvero involtati in una Papigliotta, vedetela pag. 7, un buon ragù d’olive, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Piccioni alla Printaniere.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e levate l’osso del petto a due o tre Piccioni, riempiteli di un ragù d’animelle crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli colle zampe sopra le coscie, metteteli in una cazzarola, con III.094 un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale; passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo buono; fate bollire dolcemente. Quando saranno cotti, digrassate, mettete i Piccioni in un’altra cazzarola, passateci dentro la Salsa col setaccio, legatela ben bollente con un liason di tre rossi d’uova e un verde d’erba di fromento, vedete Pollastri al Blè-verd pag. 64, e servitela sopra i Piccioni.


 
Piccioni alla Tartara.


Orduvre = Prendete tre Piccioni, fiambateli, spilluccateli, sventrateli, e trussateli colle coscie dentro il corpo, spaccateli in mezzo per lungo, batteteli alquanto per appianarli, marinateli con olio, o butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, un poco di basilico, il sugo di mezzo limone; dopo due ora di marinata, fateli cuocere sulla gratella, aspergendoli coll’olio della marinata, e serviteli di bel colore, con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa alla Scalogna, o Sivette, che trovarete ambedue nel Tom. IV. Cap. I. Se volete li potete spolverizzare di mollica di pane grattato fino, e cuocere nello stesso modo.


 
Piccioni alli Prugnoli.


Antrè = Dopo che averete fiambato, e spilluccato due o tre belli Piccioni, dissossateli del tutto alla riserva delle coscie, e riempiteli con un Salpiccone crudo di animelle e prugnoli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, e III.095trussateli colle zampe ripiegate sopra le coscie, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone; indi asciugateli, piccateli il petto di minuto lardo, facendogli una picciola Rosa, metteteli in una cazzarola con qualche dadino di vitella imbianchita, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, tre garofani, poco brodo, poco sale; copriteli con fette di lardo, e un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, scucite i Piccioni, glassategli tutta la parte piccata, e serviteli con sotto una Salsa al ragù di prugnoli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Piccioni all’Anguleme.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e dissossate due o tre Piccioni alla riserva delle ale e zampe, riempiteli di un Salpiccone crudo d’animelle, fegatini, tartufi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, dategli la loro forma primiera, trussateli colle zampe ripiegate nei lati delle coscie, metteteli in una cazzarola, con qualche fetta di lardo e vitella sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, poco sale, pepe sano, tre garofani, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, passate III.096 al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa color d’oro, glassateci il di sopra dei Piccioni dopo di averli ben asciugati, e scuciti, e serviteli con sotto una Salsa alla Pulette, o un Culì colorito. Vedete all’articolo delle Salse, e dei Culì, Tom. I. Cap. I.


 
Piccioni alla Rena.


Antrè = Fate cuocere due o tre Piccioni esattamente come quelli alli Prugnoli, pag. 94, ma senza prugnoli, piccati e glassati nella stessa guisa, e serviteli con sotto una Salsa alla Rena, che trovarete nel Tom. I. pag. 99.


 
Piccioni all’Intendente.


Antrè = Abbiate due belli Piccioni mezzani, spennati all’acqua calda, sventrati e trussati colle zampe dentro il corpo, fateli cuocere con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due fette di limone senza scorza, poco sale, poco brodo. Piccate di minuto lardo due belle animelle di mongana, fatele cuocere e glassare come un fricandò. Quando sarà il tutto cotto, e tempo di servire: aggiustate i Piccioni sopra il piatto, tramezzateli colle due animelle ben glassate color d’oro. Abbiate un ragù all’Intendente, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., servitelo sopra i Piccioni con un buon sugo di limone senza toccare le animelle.


 
Piccioni in bignè.


Orduvre = Fiambate, spilluccate, sventrate, e trussate tre Piccioni colle coscie dentro il III.097corpo, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro, tagliateli in mezzo per lungo, marinateli col sugo di due limoni, poco sale, pepe schiacciato, una foglia di alloro in pezzi, un poco di basilico, fusti di petrosemolo, fette di cipolletta, uno spicchio d’aglio in filetti, tre garofani. Dopo due ora asciugateli, intingeteli nel bianco d’uovo sbattuto, infarinateli, friggeteli nello strutto di un bel color d’oro, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Piccioni alla Savoiarda.


Antrè = Prendete tre Piccioni mezzani, fiambateli, spilluccateli, e sventrateli, trussateli colle coscie dentro il corpo, riempiteli col loro fegato trito, e condito con midollo di manzo ben pulito, petrosemolo, scalogna, cipolletta, due alice, qualche foglia di dragoncello, una punta d’aglio, il tutto trito fino, niente sale, pepe schiacciato, uno o due rossi d’uova crudi; fateli cuocere allo spiedo involti in una Papigliotta, vedetela pag. 10, e serviteli ben bianchi, con sotto una Salsa fatta come siegue. Ponete in una cazzarola un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto Culì, due fette di limone senza scorza, sei rocambòle schiacciate, poco sale, pepe schiacciato; fate bollire e consumare al punto di una Salsa, passatela al setaccio, metteteci un pezzo di butirro, petrosemolo trito imbianchito, fate stringere sopra il fuoco, e servite con sugo di limone.


 
III.098
Piccioni all’Italiana.

[Piccioni all’Italiana.]


Antrè = Fiambate, spilluccate, sventrate, e trussate tre Piccioni; metteteli in una cazzarola con fetta di lardo sotto e sopra, una fetta di limone senza scorza sul petto, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di prosciutto, due scalogne, poco sale, poco brodo, pepe sano, due garofani, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti scolateli, e serviteli ben bianchi con sopra una Salsa all’Italiana, fatta in questa maniera.

Salsa all’Italiana

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, e qualche dadino di prosciutto, prugnoli, e scalogna triti fini, uno spicchio d’aglio piccato d’un garofano, un mazzetto d’erbe diverse, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con Culì, e un poco di brodo colorito, fate consumare la Salsa al suo punto, digrassatela, passatela col passabrodo, e servitela con sugo di limone.


 
Piccioni alli Cavoli fiori.


Antrè = Piccate di minuto lardo tre Piccioni ripieni di un ragù, o d’un Salpiccone, ovvero d’una farsa di Chenef, vedete tutto nel Tom. IV. Cap. I., fateli cuocere e glassare come fricandò. Serviteli guarniti di cavoli fiori cotti in un Bianco con sopra una Salsa fatta in questa maniera. Mettete in una cazzarola un poco di Culì, un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, un poco di brodo colorito, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela con un buon sugo di limone sopra i cavoli fiori senza III.099 toccare i Piccioni. I cavoli fiori li potete vedere all’articolo delle Guarnizioni, Tom. IV. Cap. I. Potete guarnirli nello stesso modo con lattughe ripiene, carciofoletti, cedrioletti ripieni, pomidoro ripieni, cassettine di rape, carote intagliate ec., con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, o un buon Culì.


 
Piccioni in Crepina.


Antrè = Abbiate sei piccioli Piccioni, spiumateli all’acqua calda, sventrateli, trussateli colle coscie dentro il corpo, riempiteli con un Salpiccone crudo d’animelle, tartufi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, due scalogne, tre garofani, poco sale, pepe sano, poco brodo, copriteli con un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti fateli raffreddare, asciugateli, avvolgeteli di una farsa fina delicata di Gratino cruda, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., e di un pezzo di rete di maiale fresca, intingeteli nell’uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattato fino, fategli prendere colore ad un forno temperato, e serviteli con sotto una Salsa chiara, con un buon sugo di limone. Vedetela nel Tom. I. pag. 79.


 
Piccioni alla Sivette.


Antrè = Fate cuocere due o tre Piccioni bene aggiustati colle zampe dentro il corpo, con fette di lardo sotto e sopra, qualche dadino di vitella se l’avete, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe sano, tre garofani, mezzo bicchiere III.100 di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo. Quando saranno cotti passate la Salsa per il setaccio, digrassatela, aggiungeteci un poco di sugo, un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina; fate stringere, bollire, e depurare sopra il fuoco schiumandola spesso; ripassatela al setaccio, metteteci un poco di sivette trita, fate fare ancora un bollo, e servite sopra i Piccioni con un buon sugo di limone.


 
Piccioni alla Mariniere.


Antrè = Trussate due o tre Piccioni, ben fiambati, spilluccati, e sventrati colle coscie dentro il corpo, appianateli un poco, lardateli per traverso di lardelli di prosciutto conditi, metteteli in una cazzarola con un poco d’olio, un mazzetto d’erbe diverse con due spicchi d’aglio, mezza foglia di alloro, basilico, persa, timo, due scalogne; passate un poco sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, poco sale, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti serviteli con sopra una Salsa fatta come siegue. Maneggiate un pezzo di butirro con un poco di farina, mettetelo in una cazzarola con un pizzico di capperi, e due scalogne trite, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, stemperate con un poco di Culì, il fondo dei Piccioni ben digrassato, e passato al setaccio; fate stringere sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone sopra i Piccioni.


 
III.101
Piccioni alla Perigord.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e levate l’osso del petto a due o tre Piccioni, sventrateli di sopra, riempiteli d’un ragù d’animelle crudo, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli colle zampe sopra le coscie, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone; indi asciugateli, piccategli tutto il petto di filetti di tartufi imbianchiti prima di tagliarli all’acqua bollente, o brodo, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due cucchiai d’olio caldo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo, poco sale, tre garofani, pepe sano; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, scuciteli, e serviteli alquanto glassati col fondo della cottura digrassato, passato al setaccio e consumato al suo punto, con sotto un ragù di tartufi. Se non li glassate, potete porre il fondo della cottura de’ Piccioni nel ragù. Vedete il ragù nel Tom. IV. Cap. I.


 
Piccioni in Anitrelle.


Antrè = Prendete tre belli Piccioni non tanti grossi, fiambateli, spilluccateli, e dissossateli del tutto, riempiteli di un ragù crudo d’animelle, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, infilategli le due zampe spilluccate, e spuntate le dita nel buco dell’ano; fateli rinvenire come sopra, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, III.102 una fetta di prosciutto, due fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, tre garofani, poco sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, o di Sciampagna, un poco di brodo; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti scolateli dalla bresa, scuciteli, fategli due tagli sul petto vicino le ale, incastrateci una bella cresta per parte cotta in un bianco, e infilategli nel mezzo una testa fatta con un garretto di Tocchino, o Pollanca, vedete coscie di Tocchino in anitrelle, Tom. II. pag. 213, e servitele con sotto una Salsa chiara all’aspic, o un Culì colorito. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I. I Pollastri si possono apprestare nello stesso modo.


 
Piccioni alla Flamande.


Antrè = Fate cuocere allo spiedo involti in una Papigliotta due o tre Piccioni ben trussati, e ripieni del loro fegato trito, e condito come il solito. Quando saranno cotti e bianchi, scartateli, scolateli dal grasso, e serviteli colla seguente Salsa. Ponete in una cazzarola un buon pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, due fette di limone senza scorza, un poco di brodo bianco buono, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, levate il limone, aggiungeteci ancora il sugo di mezzo limone, e servite sopra i Piccioni. La Papigliotta vedetela nel Tom. II. pag. 185.


 
III.103
Piccioni in Papigliotta a diverse Salse, e ragù.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Piccioni, spennati a secco, riempiteli col loro fegato trito, e condito con petrosemolo, cipolletta, funghi, o prugnoli, tartufi, una punta d’aglio, il tutto trito fino, un poco di basilico in polvere, lardo rapato, butirro, uno o due rossi d’uova crudi, sugo di limone, avendo attenzione di mescolare ogni cosa insieme, cuciteli, trussateli colle zampe ripiegate sulle coscie; fateli cuocere allo spiedo, o al forno involti in una Papigliotta come è descritta nel Tom. II. pag. 185. Allorché saranno cotti li potete servire con quel ragù, che più credete a proposito; come alle Rape, Carciofi, Tartufi, Cedrioletti, Olive, Fusti e Radiche di qualunque specie, Gobbi, Cipollette, Piselli, Massadoeno, Melè, Spugnoli, Prugnoli, Uovette composte, Creste, Gamberi, Granelletti ec.; alla Salsa alla Spagnuola, all’Italiana chiara, alla Nonette, al Sultano, alla Niscion, al Blù-celeste, alla crema, alla Pulette, alla Scalogna, Ascè, alli Capperi, alla Flamande, al Fumè, alla Polacca, al Dragoncello, al Petrosemolo, al Cerfoglio, all’aspic ec.; ad ogni Culì colorito, ad ogni Essenza ec.; ad ogni Guarnizione, e Mazzetto con sopra una Salsa alla Spagnuola, o Culì. Vedete i ragù nel Tom. IV. Cap. I. Le Salse nel Tom. I. Cap. I.


 
Piccioni alla Bresa a diverse Salse e ragù.


Antrè = Aggiustate due o tre Piccioni come i precedenti, e se volete potete dissossarli del tutto, o alla riserva delle coscie e ale, ovvero III.104 levategli il solo osso del petto, o lasciateli intieri; riempiteli di un Salpiccone, o ragù crudo, o cotto, come vi pare, ma sarà meglio crudo; metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, Poele se l’avete, che potete vedere nel Tom. I. pag. 18, oppure con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe sano, tre garofani, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolati, e scuciti, li potete servite con tutte quelle Salse, ragù, Guarnizioni, e Culì coloriti, come è stato descritto qui sopra.


 
Delle Creste di Pollastri.


Le Creste di Pollastri sono le sole e uniche, che vengano impiegate nei ragù, Guarnizioni, Piatti d’Antremè ec., mentre tutte le altre creste di Polli sono dure, secche, e di poco buon sapore. Bisogna sceglierle polpute, grosse, grandi, fresche, e di un colore più presto pallido, che rosso.


 
Creste in Fricassè.


Antremè = Prendete quella quantità di Creste, che credete a proposito, mettetele in una cazzarola sopra il fuoco con acqua fresca, allorché principia a divenire calda a segno da non poterci tenere la mano, e che stropicciando le Creste venga via quella sottile pellicola che le ricopre, scolatele, ponetele sopra un panno pulito, e a mano, a mano che le nettate col suddetto panno, passatele all’acqua fresca; fatele sgorgare vicino al fuoco, cambiandogli III.105 l’acqua più volte; poscia spuntatele un pochino dalla parte del grosso, badando bene di non tagliargli le punte, come alcuni sono costumati di fare, essendo questa la maggior bellezza della Cresta. Fatele imbianchire poscia all’acqua bollente, scolatele, mettetele in una picciola marmitta con brodo buono, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, due fette di limone senza scorza, poco sale, pepe sano, tre garofani, un mazzetto d’erbe diverse; fatele cuocere dolcemente. Quando saranno cotte, scolatele, asciugatele, ponetele in una Salsa all’Italiana bianca, fate bollire un momento; legatele con una liason di due o tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, o brodo freddo, e servitele con sugo di limone, e crostini fritti intorno. Se non avete Italiana bianca: passate in una cazzarola sopra il fuoco qualche prugnolo se sarà la stagione con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco buono; fate bollire a picciolo fuoco, e consumare a poca Salsa, digrassatela, passatela al setaccio, metteteci dentro le Creste, legatele colla liason, e servitele come sopra.


 
Creste in ragù.


Antremè = Vedete il modo di apprestarle nel Tom. IV. Cap. I.


 
Creste in Pagode.


Antremè = Se volete pulire le Creste in una maniera più breve, mettetele in un panno, serratelo, immergetelo due o tre volte nell’acqua bollente, stropicciatele dentro lo stesso III.106 panno, che in un momento saranno pulite, finitele poscia di nettare una per volta, passatele all’acqua fresca, e fatele sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, cambiandogliela più volte acciò restino bianche. Per farle in Pagode, prendete dodici belle Creste prima imbianchite all’acqua bollente, e poi cotte con fette di lardo sotto e sopra, due fette di limone senza scorza, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzetto di butirro, poco sale, pepe sano, quattro garofani, brodo buono. Tagliate dodici crostini triangolari sottili e puntuti da una parte, e larghi dalle altre due, fateli friggere, infilateli dentro le Creste; stendete un poco di farsa di Gratino cruda nel fondo del piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra le Creste diritte con simetria, copritele con fette di lardo cotte, e un foglio di carta, fate attaccare il Gratino ad un forno temperato, levate poscia le fette di lardo, scolate il grasso, e servite con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65. La farsa di Gratino Tom. IV. Cap. I.


 
Creste Ripiene.


Antremè = Fate cuocere più della metà in un bianco, come quelle in Fricassè, dieci belle Creste, poscia scolatele, apritele col coltello dalla parte del grosso, lasciategli le punte intiere, riempitele con una farsa di Chenef delicata, cucitele, fatele finire di cuocere con brodo buono, due fettine di prosciutto, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, poco sale, pepe sano, tre garofani, un mazzetto d’erbe III.107 diverse, qualche fettina di lardo, una fettina di limone senza scorza, coperte con un foglio di carta, e fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, scolatele, asciugatele, scucitele, e servitele con sopra un Culì di pomidoro, o una Salsa alla Spagnuola, o Chiara; potete anche riempirle con una farsa fatta di fegatini di pollo passati al setaccio, o triti, lardo rapato, o midollo di manzo, tartufi, prugnoli, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e un rosso d’uovo crudo. Vedete le Salse nel Tom. I. Cap. I. La Farsa di Chenef nel Tom. IV. Cap. I.


 
Creste alla Favorita.


Antremè = Quando le Creste saranno cotte in un bianco, riempitele con una farsa di Gratino cotta, tenetele ben larghe da piedi acciò restino diritte sul piatto. Stendete mezzo dito della stessa farsa sopra il piatto che dovete servirci, aggiustateci le creste diritte, e con simetria, copritele con fette di lardo cotte; fate attaccare e gratinare ad un forno temperato, indi levate il lardo, scolate il grasso, tramezzate le Creste di pollastro con altrettante Creste di mollica di pane fritte nel butirro, e servite con sopra un poco di Salsa all’Italiana chiara, che trovarete nel Tom. I. pag. 66, o Culì. La farsa di Gratino cotta, vedetela nel Tom. IV. Cap. I.


 
Creste Glassate al parmigiano.


Antremè = Abbiate delle Creste ben pulite, e bianche, e una dozzina di cipollette imbianchite all’acqua bollente, mettete a cuocere le une, III.108 e le altre con buon brodo, e un poco di sale, avendo attenzione che le Creste ricchieggono più cottura. Scrostate come per la zuppa un picciolo pane, levatene tutta la crosta di sopra, fatela friggere nel butirro o diseccare all’aria del fuoco. Ponete nel fondo del piatto che dovete servire un poco di Salsa fatta con parmigiano grattato, un poco di Culì, tre rossi d’uova crudi, poco sale, e pepe schiacciato; aggiustate il pane sopra il piatto, copritelo tutto colle Creste e cipollette cotte, aspergete col resto della Salsa, e sopra un poco di butirro squagliato, spolverizzato con parmigiano grattato mescolato con un poco di mollica di pane, fate gocciolare ancora un poco di butirro squagliato, e prendere un colore glassato ad un forno temperato, osservando che non resti punto di Salsa nel fondo del piatto, e se restasse fatela consumare sopra un picciolo fuoco, e formare un leggiero Gratino, scolatene poscia il butirro, e servite con sopra un poco di Culì non molto legato, o sugo chiaro.


 
Creste al Verd-prè.


Antremè = Fate cuocere delle Creste in un bianco come per Fricassè. Mettete in una cazzarola qualche dadino di vitella, di prosciutto, di carota, un garofano, una scalogna, uno spicchio d’aglio, quattro prugnoli se sarà la stagione, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico, un pezzetto di butirro; fate sudare circa mezz’ora sopra un fuoco moderato; aggiungeteci poscia mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo; condite con poco sale, III.109 pepe schiacciato, fate bollire un’ora dolcemente, digrassate, passate al setaccio, metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina; fate stringere sopra il fuoco, aggiungeteci un buon pizzico di petrosemolo trito imbianchito, e ben spremuto, e servite con un buon sugo di limone sopra le Creste ben scolate, ed asciugate.


 
Creste alla Corona.


Antremè = Abbiate tante belle creste cotte in un bianco, e tante altre fette di mollica di pane fritte nel butirro, fate una Salsa come la precedente con parmigiano grattato, Culì, rossi d’uova crudi, sale, pepe schiacciato; stendete mezzo dito di farsa di Gratino cotta, nel fondo del piatto che dovete servire; scolate le Creste, ungete quelle di pane fritte nella Salsa, formate una corona sopra il piatto tramezzando una cresta di pane e una di pollastro. Guarnite poscia tutto all’intorno di cipollette bianche assai picciole, di olive dissossate, di carote intagliate, il tutto cotto a parte con brodo, aspergete il tutto col resto della Salsa, e spolverizzate con parmigiano grattato, e mollica di pane. Fate glassare e gratinare leggiermente ad un forno temperato, e servite ben scolato il butirro, con una cima di cavolo fiore nel mezzo cotta in un bianco, e sopra una buona Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I pag. 65.


 
Creste alla Roberta.


Antremè = Tagliate in filetti o dadini due cipolle, e qualche fungo, o prugnolo fresco, passate sopra il fuoco in una cazzarola con un III.110 pezzo di butirro, fate cuocere dolcemente e prendere un colore d’oro, sbruffateci poscia un pizzico di farina, bagnate metà sugo, e metà brodo bianco buono, condite con sale, pepe schiacciato, lasciate bollire, e consumare a poca Salsa. Quando sarà giunta al suo punto, metteteci dentro delle Creste cotte in un bianco, e tagliate in filetti; fatele bollire un momento, e servitele con un pochino di mostarda, un gran sugo di limone, o un filetto d’aceto, e guarnitele intorno di crostini di pane tagliati a guisa di creste, e fritti nel butirro di bel colore.


 
Creste in diverse maniere.


Antremè = Allorché le Creste saranno cotte in un bianco come si è detto di sopra, ripiene o non ripiene, le potete servire bene asciugate dal grasso, con quella Salsa che più sarà di vostro genio. Vi possono egualmente servire a guarnire dei ragù, Granade, Surtù, aspic, ec.


 
Dei Fegatini grassi di Pollo.


I fegatini grassi di pollo sono di un gran uso nella cucina, poiché servono a diverse Farse, Pasticcietti, Guarnizione dei ragù, Pasticci caldi, Antremè ec., come anche assoluti a diverse Salse. Per conservarli qualche giorno si cuoprono di strutto, ciò impedisce che divenghino neri. Si debbono sciegliere freschi, grassi, biondi, e lattaginosi; i migliori sono quelli di Pollanca, di Cappone, di Piccione, e di Pollastro grasso. I fegati d’Oca sono assai stimati, come anche quelli di Gallinaccio ingrassato l’una e l’altro con orzo, noci, e latte. Per rendere i fegatini più delicati teneteli un’ora o due nel latte subito levati dal corpo del Pollo.


 
III.111
Fegatini grassi alla Contessa.


Antremè = Passate un momento in una cazzarola sopra il fuoco con un buon pezzo di butirro due tartufi mondati e tagliati in fette, ovvero qualche prugnolo fresco, aggiungeteci petrosemolo e scalogna trita, una punta d’aglio. Tagliate in fettine fine dei fegatini di pollo ben puliti dal fiele, aggiustateli sopra un piatto di argento o di rame, con qualche fettina di prosciutto, e l’erbe fine suddette sotto e sopra, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata; poco prima di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro, rivoltate i fegatini, fateli cuocere in fretta, indi scolateli, poneteli in una picciola cazzarola; mettete un pochino di vino di Sciampagna, o altro vino bianco nel piatto dove hanno cotto, fatelo consumare di nuovo, bagnate con Culì quanto basti, digrassate, versate nella cazzarola dei fegatini, fate scaldare senza bollire, e servite ben digrassato con un buon sugo di limone, e crostini di pane fritti intorno.


 
Fegatini grassi all’Erbe fine.


Antremè = Passate sul fuoco in una cazzarola con olio, tartufi, prugnoli, petrosemolo, scalogne, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, un poco di basilico in polvere; dopo un momento fate raffreddare. Levate il fiele a dei fegatini grassi, spaccateli in mezzo, aggiustateli sopra un piatto di rame o di argento coll’erbe fine sotto e sopra, condite con sale, pepe schiacciato. Poco prima di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro; quando saranno di un colore biondo, sarà segno che III.112 sono cotti, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire, ponete un poco di vino bianco, o di Sciampagna consumato due terzi nel piatto dell’erbe fine, un poco di Culì; fate bollire un momento, digrassate, e servite sopra i fegatini con un buon sugo di limone, e crostini di pane fritti intorno.


 
Fegatini grassi in Cassettine di pane.


Antremè = Abbiate tanti belli fegatini grassi, per quante cassettine volete fare, levategli il fiele, fateli sgorgare nel latte, passateli poscia dolcemente in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, petrosemolo e scalogna trita, una fettina di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata. Quando saranno cotti, abbiate delle cassettine di pane come quelle per i granelli al Residente, Tom. II. pag. 29, aggiustateci dentro i fegatini, e serviteli con sugo di limone, e una Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65, o Culì.


 
Fegatini grassi in Cassettine di carta.


Antremè = Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro, e lardo rapato, con prugnoli, tartufi, scalogna, cipolletta, petrosemolo, una punta d’aglio, il tutto trito, un poco di basilico in polvere; passate sopra il fuoco, indi aggiungeteci dei fegatini ben puliti, e sgorgati nel latte, passate ancora sopra il fuoco, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata. Quando saranno cotti, abbiate altrettante cassettine di carta rotonde fritte di bel colore, guarnitele al di dentro di farsa di Gratino cruda, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.; III.113 aggiustateci i fegatini coll’erbe fine scolate bene dal grasso, copriteli con un poco di detta farsa, spolverizzateli di mollica di pane grattata fina; fateli cuocere ad un forno temperato senza prendere molto colore; scolatene ancora il grasso, e serviteli con sopra una Salsa alla Poevrada. Vedetela nel Tom. I. pag. 70.


 
Fegatini grassi in Atelette.

[Fegatini grassi in Atelette.]


Antremè = Tagliate in fettine sottili tre oncia di ventresca, fatela sudare in una cazzarola sopra un picciolo fuoco finché sarà cotta; indi aggiungeteci dei fegatini tagliati in dadini non tanto piccioli, scalogna, cipolletta, petrosemolo, tartufi, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, poco sale, pepe schiacciato, seguitate a passare un momento sopra il fuoco; quando i fegatini imbianchiranno, levateli allora, poneteli sopra un piatto, mettete un pizzico di farina nella cazzarola de’ fegatini, bagnate con Culì, o brodo bianco buono, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate bollire e consumare a poca Salsa, levate dal fuoco, uniteci i fegatini senza il sugo che averanno reso, due rossi d’uova crudi, mescolate bene, infilate i dadini tramezzati colle fettine di ventresca a spiedini di argento, o di legno, avvolgeteli bene colla Salsa, spolverizzateli di mollica di pane grattato fino, fateli friggere di bel colore, e serviteli senza Salsa.

Fegatini grassi alla gratella

Se volete farli alla Gratella, dopo che averete messi i dadini di fegatini nella Salsa, non ci ponete i rossi d’uova; ma infilateli, e finiteli come III.114 le animelle di Capretto in Atelette. Vedetele nel Tom. II. pag. 40.


 
Fegatini grassi alla Militare.


Antremè = Levate bene il fiele a dei fegatini grassi, tagliateli in due parti, tagliate anche in fettine sottili tre oncie di ventresca cotta; passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, petrosemolo, e scalogna trita, o cipolletta novella; aggiungeteci poscia i fegatini, e la ventresca con delle foglie di salvia, condite con poco sale, pepe schiacciato. Quando i fegatini diverranno bianchi levateli uniti alla ventresca e salvia, ed infilateli a spiedini di legno o di argento, tramezzati colla salvia e la ventresca suddetta; indi fate consumare il sugo che averanno reso, e fate dopo alquanto raffreddare il butirro coll’erbe fine, poneteci allora un uovo crudo sbattuto, mescolate insieme, ungeteci per tutto li spiedini, spolverizzateli di mollica di pane grattato, fateli friggere nello strutto ben caldo, e serviteli di bel colore con sotto un poco di sugo chiaro con due scalogne trite, sale, pepe schiacciato, e sugo di limone, ovvero niente, con petrosemolo fritto intorno.


 
Fegatini grassi all’Italiana.


Antremè = Prendete sei fegatini di Tocchino, levategli bene il fiele, poneteli per due ore nel latte; indi asciugateli, conditeli con sale, pepe schiacciato, noce moscata, finocchio in polvere, e lardo rapato squagliato, avvolgeteli di pezzi di rete di maiale doppia, infilateli ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, fateli cuocere arrosto; quando III.115 saranno cotti, e di bel colore, spolverizzateli di mostacciolo di Napoli, osservate che non siano disseccati, e serviteli tramezzati di crostini di pane fritti. Se volete gli potete servire sotto una Salsa alla Poevrada, o al Porchetto, o all’aspic. Vedetele nel Tom. I. Cap. I.


 
Fegatini grassi in Canapè.


Antremè = Abbiate una farsa di fegatini crudi detta al Gratino, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., stendetene un poco sopra a delli crostini di mollica di pane, o biscotto maiorchino inzuppato nel latte, poscia infarinateli, indorateli con uovo sbattuto, fateli friggere di bel colore, e serviteli senza Salsa.


 
Fegatini grassi alla Perigord.


Antremè = Allorché avrete ben puliti i fegatini, lardateli per traverso di filetti di tartufi, e prosciutto; aggiustateli in una cazzarola unta di butirro, e conditeli con poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, copriteli con fette di lardo, e un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti scolateli dal grasso, e serviteli con crostini di pane fritti intorno, e una Salsa al Culì di tartufi, che trovarete nel Tom. I. pag. 10.


 
Fegatini grassi alla Bajonne.


Antremè = Squagliate in una cazzarola un pezzo di butirro, stendeteci sopra tante fettine di prosciutto, e sopra ad ogni fettina poneteci un fegatino col bello al di sotto, condite con pepe schiacciato, niente sale, una cipolletta con due garofani, coprite con fettine di lardo, e un foglio di carta, fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, III.116 levate i fegatini col prosciutto sopra, mettete un poco di Culì nella cazzarola, un pochino di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato; fate dare qualche bollo; digrassate, passate al setaccio; aggiustate i fegatini sopra il piatto che dovete servire con crostini di pane fritti sotto, e sopra il prosciutto, e versateci la Salsa, che sia poca con un buon sugo di limone.


 
Fegatini grassi in Crepina.


Antremè = Fate una farsa di Gratino cruda, come trovarete nel Tom. IV. Cap. I., mescolateci qualche tartufo, o prugnolo trito secondo la stagione; ponete un poco di questa farsa intorno ai fegatini ben nettati dal fiele, avvolgeteli di pezzi di rete di maiale, o capretto, o agnello, intingeteli nel butirro squagliato mescolato con un rosso d’uova crudo, spolverizzateli di mollica di pane grattato fino, fateli cuocere ad un forno temperato di un bel colore, e serviteli ben scolati dal grasso, con sotto una Salsa all’aspic, che trovarete nel Tom. I. pag. 74.


 
Fegatini grassi al parmigiano.


Antremè = Abbiate una dozzina di cipollette cotte con brodo buono, e un pezzetto di prosciutto, e otto fegatini sgorgati prima nel latte, e cotti con fette di lardo sotto e sopra, due fettine di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, coperti con un foglio di carta, e fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti tirateli indietro; fate una Salsa con un poco di Culì, butirro squagliato, due rossi d’uova crud,; mettetene la metà sopra III.117 il piatto che dovete servire, con parmigiano grattato sopra; scolate le cipollette, e fegatini, aggiustate l’uno e l’altro sopra il piatto, tramezzate di crostini di pane fritti, coprite il tutto col resto della Salsa, spolverizzate di parmigiano grattato, mescolato con un poco di mollica di pane, aspergete con un poco di butirro squagliato; fate prendere un leggiero color d’oro ad un forno temperato, e servite scolate bene dal grasso con sotto un poco di sugo chiaro, e sugo di limone.


 
Fegatini grassi all’Inglese.


Antremè = Pulite bene i fegatini, conditeli con sale, pepe schiacciato, scalogna, petrosemolo, una punta d’aglio, il tutto trito, un poco di finocchio in polvere, avvolgeteli separatamente di pezzi di rete di maiale doppia, infilateli ad uno spiedino, legate questo ad uno grande; fateli cuocere arrosto, osservando che non si dissecchino troppo. Poco prima della loro totale cottura, spolverizzateli di mollica di pane grattato fino; fategli prendere un bel color d’oro, e serviteli con sugo di limone, tramezzati con crostini di pane fritti, e tagliati a guisa di creste. Se volete li potete servire con sotto un poco di Salsa Piccante, o chiara, o legata.


 
III.118
CAPITOLO SECONDO.
Del Selvaggiume grosso, cioè Quadrupede.

 
Osservazioni sopra detto Selvaggiume.


Questo nome comprende il Cignale, la Cignalotta, il Cignaletto da latte, il Daino, il Cervo, la Cerva, il Cerviotto, il Caprio, il Capriolo, il picciolo Daino, la Lepre, il Coniglio, il Leprotto, il Conigliotto.
La Cignalotta viene alquanto più stimata che il Cignale, imperciocché la sua carne è più delicata, nulladimeno sì l’una, che l’altro sono buonissimi, specialmente allor quando dopo un gran moto e corso vengono uccisi alla caccia. Si pretende che siano anche migliori allorché vanno in compagnia, e che si nutriscono di fromento. La carne del Cignale deve essere infrollita qualche giorno. Devesi sciegliere di animale giovane, di un buon odore, mediocremente grassa, e di un bel colore cremisi. Le parti più stimate del Cignale sono in primo luogo la testa col collo, che da’ Francesi chiamasi Hure. Questa si appresta per un grosso ed eccellente Rifreddo, come si potrà vedere all’Articolo de’ Rifreddi, Tom. VI. Cap. I., e si serve nel secondo servizio. Poscia vengono i Filetti, le Cotelette, il Cosciotto, il Quarto di dietro, quello d’avanti ec. Se ne può salare la carne a guisa di ventresca, ed è suscettibile di essere preparato in tutte quelle maniere come il Porco domestico, essendo esso lo stesso animale, ma selvatico.
III.119 Il Capriolo ha la carne assai più delicata del Caprio, ed è più stimato quello che vive sulle montagne, che quello che resta nelle pianure ove siavi laghi, fiumi, o acque morte. La sua carne deve avere le qualità di sopra descritte. Le parti migliori sono il Filetto, e Cosciotto.
Il Daino non ha la carne sì buona. Quella della femmina è delicata allorché non ha che un anno.
Il Cervo, e la Cerva debbono essere assai giovani per avere la carne tenera e di buon sapore, ma non bisogna farne uso allorché trovansi la Cerva in calore, e che il Cervo va in amore; imperocché allora la loro carne ha un odore forte e disgustevole, come accade a tutti gli altri animali, quando si trovano in tale stato.
Il Cignaletto da latte, detto da’ Francesi Marcassin è delicatissimo, e mangiasi ordinariamente arrosto, come dirò a suo luogo nel Tom. VI.
La Lepre quando è giovane e grassa è di un sapore esquisito, onde viene molto impiegata nella buona cucina. Per distinguere se è giovane o vecchia, prendetegli le orecchie, separatele l’una dall’altra. Se la pelle cede sarà segno che l’animale è giovane, ma se resta ferma, sarà segno che è vecchio.
Il Coniglio in Italia non è punto apprezzato, benché in Francia sia servito sulle migliori mense per la delicatezza della sua carne; è vero per altro, che i nostri Conigli non sono così buoni, come quelli che trovansi al di là delle Alpi.
III.120 Tutto questo Selvaggiume alla riserva della Lepre, e del Coniglio, si prepara, e si appresta esattamente nella stessa guisa che il Cignale.


 
Filetto di Cignale alle Cipollette.


Antrè = Appropriate bene un filetto di Cignale, levandogli i nervi, piccatelo di minuto lardo, marinatelo come il Lombetto di maiale Agro-dolce, vedetelo nel Tom. II. pag. 95. Dopo due ore di marinada, fatelo cuocere arrosto infilato allo spiedo, bagnandolo spesso, che sia sugoso, e di un bel colore. Servitelo con sotto un ragù di cipollette, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Filetto di Cignale alla Poevrada.


Antrè = Lardate per lungo un filetto di Cignale bene aggiustato, di lardelli di lardo conditi con sale, pepe fino, spezie fine, una punta d’aglio, erbe aromatiche in polvere, sugo di limone. Involtatelo di rete di maiale; fatelo cuocere arrosto infilato allo spiedo, bagnandolo spesso. Quando sarà quasi cotto e sugoso, ungetelo con butirro squagliato mescolato con un rosso d’uovo; spolverizzatelo di mollica di pane grattato fino; fategli prendere un bel colore, e servitelo con sotto una Salsa alla Poevrada, che trovarete nel Tom. I. Cap. I.


 
Filetto di Cignale Agro-dolce.


Antrè = Questo si appresta nella stessa guisa, che il Lombetto di maiale Agro-dolce, colla sola differenza, che bisogna lardare il filetto del Cignale di lardelli di lardo come il precedente, e non fargli prendere colore. Per il III.121 resto lo finirete come l’altro. Vedete Lombetto di maiale Agro-dolce nel Tom. II. pag. 95.


 
Filetto di Cignale in fricandò.


Orduvre = Piccate il di sopra di un filetto di Cignale di minuto lardo, e il di dentro di lardelli di prosciutto grasso; ma prima pulitelo bene dalle pelli e nervi; indi mettetelo in una cazzarola ovata condito come una noce di mongana in fricandò; fatelo cuocere nello stesso modo, vedetela nel Tom. I. pag. 203, aggiungendoci soltanto mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, e servitelo ben glassato con sotto una Salsa di spinaci, o di altr’Erba, ovvero una Salsa piccante. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I.
Il Carrè di Cignale si appresta esattamente nello stesso modo, che il Filetto.


 
Cotelette di Cignale Agro-dolce.


Antrè = Tagliate propriamente delle cotelette di Cignale, conditele sopra un piatto con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; infarinatele e spazzatele dalla farina. Squagliate un pezzo di butirro in una cazzarola giusta per la quantità delle cotelette, ponetele dentro con una cipolletta con due garofani, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra, rivoltandole di tempo in tempo, fategli prendere un bel color d’oro, bagnatele con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare del tutto; aggiungeteci un poco di brodo bianco; fatele bollire dolcemente, che restino umide e glassate. Mettete del zucchero in un’altra cazzarola, fate la Salsa come quella III.122 del Lombetto di maiale Agro-dolce, che trovarete nel Tom. II. pag. 95, e finitele esattamente nello stesso modo.


 
Cotelette di Cignale alla Duchessa.


Antrè = Appropriate bene delle cotelette di Cignale, piccatele di minuto lardo, mettetele in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, una cipolletta con due garofani, copritele con fette di lardo, mezzo bicchiere, di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo bianco, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa. Scolate le Cotelette, glassategli tutto il di sopra piccato, e servitele con sotto un ragù di fagioli bianchi al rosso, che trovarete nel Tom. I. Cap. I.


 
Cotelette di Cignale all’Italiana.


Antrè = Lardate per traverso delle cotelette di Cignale bene appropriate di lardelli di lardo conditi con sale, pepe schiacciato, erbe fine, basilico in polvere, e sugo di limone, rifilateli al paro della carne. Fatele cuocere in Papigliotta come quelle di mongana, vedetele nel Tom. I. pag. 194, ma senza prugnoli, e tartufi triti. Quando saranno cotte scartatele, che siano sugose, e servitele guarnite di rape intagliate, fritte di bel colore, e cotte in un buon brodo, con sopra una Salsa all’Italiana rossa, che trovarete nel Tom. I. pag. 65.


 
III.123
Cotelette di Cignale in Aricò.


Antrè = Questo si fà esattamente come quello di Castrato, colla sola differenza, che lo bagnarete con due bicchieri di vino bianco bollente, brodo, e sugo di manzo, o vitella, e lo finirete, e servirete nella stessa guisa. Vedete Cotelette di castrato in Aricò, Tom. I. pag. 139. Potete fare l’Aricò col petto di Cignale.


 
Quarto di Cignale al Porchetto.


Antrè = Prendete un bel quarto di Cignale, appropriatelo bene, piccategli tutta la coscia, ed il filetto di minuto lardo, marinatelo per ott’ore con sale, pepe schiacciato, cipolla in fette, aglio, alloro, fusti di petrosemolo, scalogne, tutta sorta d’erbe aromatiche, ginepro, coriandoli, aceto, e vino rosso. Poscia infilatelo allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, bagnatelo spesso, e servitelo di bel colore, che sia sugoso, con sotto una buona Salsa al Porchetto, che trovarete nel Tom. I. pag. 70.


 
Quarto di Cignale alla Singarà.


Antrè = Aggiustate bene un quarto di Cignale, che sia frollo e tenero, lardatelo tutto di lardelli di lardo e prosciutto conditi con poco sale, pepe schiacciato, erbe fine, e d’odore, e sugo di limone, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; marinatelo come il precedente, fatelo cuocere arrosto nello stesso modo, e servitelo con sotto una Salsa al Culì di prosciutto, che trovarete nel Tom. I. pag. 7.


 
Cignale ad uso di ventresca.


Antrè = Tagliate dei pezzi di Cignale di quella grossezza che credete a proposito per III.124 formarvi un’Antrè. Per ogni dieci libre di carne, mettete una libbra di sale comune. Strofinateci per tutto la carne e l’ossa, e a mano, a mano poneteli in un vaso di terra ben stretti con qualche foglia di alloro tramezzo. Turate bene il vaso, e mettetelo in un luogo asciutto, e fresco. Questa carne è buona a mangiarsi dopo cinque o sei giorni; se volete conservarla più lungamente aumentate un poco più di sale, mentre potete dissalarla nel caso che lo richiedesse con un poco d’acqua tiepida. La farete cuocere con acqua, mezza bottiglia di vino bianco bollente, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, una carota, una testa di sellero, una panè, mezza foglia di alloro, niente sale. Allorché sarà cotta, la potete servire con quella Purè, che sarà più di vostro genio.


 
Budini di Cignale.


Orduvre = Questi si apprestano esattamente come i Budini neri delicati, colla differenza, che quando bagnate la cipolla, in luogo del fiore di latte metteteci un bicchiere di vino rosso di Spagna consumato per metà, e finiteli, e serviteli nella stessa maniera. Vedete Budini neri delicati nel Tom. II. pag. 73.


 
Salami di Cignale.


Orduvre = Questi Salami si apprestano nello stesso modo, che quelli di Maiale; aggiungendoci soltanto il lardo fresco di Maiale, e si finiscono, e si servono come gli altri. Vedeteli nel Tom. II. pag. 82.


 
Cignaletto da latte.


Arrosto = Di questo ne parlerò all’Articolo degli Arrosti, Tom. VI. Cap. I.
III.125 Vi sarebbe ancora molto da dire sopra il Cignale, che la ristrettezza di quest’opera non permette.


 
Filetti di Lepre alla Poevrada.


Antrè = Prendete quattro filetti di Lepre, levategli tutte le pelli, e nervi, piccateli di minuto lardo, marinateli con olio, sale, pepe schiacciato, mezza cipolla in fette, una foglia di alloro in pezzi, due spicchi d’aglio, fusti di petrosemolo, due scalogne in fette, un poco di basilico; dopo due ore di marinada, infilateli ad uno spiedino a guisa di serpetta; legate questo ad uno grande; fateli cuocere arrosto di bel colore. Quando saranno cotti, e sugosi, serviteli con sotto una Salsa alla Poevrada, che trovarete nel Tom. I. pag. 70.


 
Filetti di Lepre alla Roberta.


Antrè = Dopo che averete puliti, piccati, e marinati quattro filetti di Lepre come i precedenti. Abbiate quattro cassettine di carta della lunghezza, e larghezza dei filetti, friggetele nello strutto; metteteci nel fondo qualche fettina di lardo, e prosciutto, aggiustateci sopra i filetti col lardo al di sopra, e parte della marinada al di sotto, copriteli nello stesso modo; fateli cuocere ad un forno temperato. Quando saranno cotti e ben sugosi, levateli dalle cassettine, e scolateli dal grasso, glassategli tutta la parte piccata con una bella glassa di vitella, e serviteli con sotto una Salsa Roberta, che trovarete nel Tom. I. pag. 85.


 
Filetti di Lepre in Emensè al Sivè.

[Filetti di Lepre in Emensè al Sivè.]


Antrè = Abbiate quattro filetti di Lepre nettati come i precedenti, lardateli per lungo III.126 di lardelli di lardo e prosciutto, conditi con poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, basilico in polvere, e sugo di limone; marinateli come i precedenti; fateli cuocere arrosto, che siano sugosi, poscia tagliateli per traverso in fettine assai fine senza scomporre il filetto, e serviteli con una Salsa al Sivè fatta in questa maniera.

Salsa al sivè

Passate in una cazzarola sopra il fuoco qualche pezzo di Lepre, o le dissossature dei filetti tagliate in piccioli pezzi, con un poco di lardo rapato, una fetta di prosciutto, mezza cipolla in fette, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, un poco di basilico; quando sarà passato, metteteci un buon pizzico di farina, bagnate con mezza bottiglia di vino rosso consumato per metà, altrettanto brodo, due cucchiai d’aceto, qualche zesta di arancio, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire finché il Lepre sarà cotto, e la Salsa consumata al suo punto, digrassate, passate al setaccio, e servite sopra i filetti. Se avete il Rosso legateci la Salsa in luogo della farina. Vedete Sivè di Lepre all’articolo delle Terrine.


 
Filetti di Lepre in escaloppe alli Tartufi.


Antrè = Tagliate per traverso in fettine assai sottili quattro filetti di Lepre, dopo che li averete ben puliti dalle pelli e nervi, battetele ben fine. Passate un momento sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, e lardo rapato, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, basilico in polvere, qualche fetta di tartufo; indi III.127 ponete la metà di queste erbe fine sopra un piatto di rame, o di argento, aggiustateci sopra l’escaloppe, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata, e qualche fettina di prosciutto, versateci sopra il resto dell’erbe fine. Nel momento di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro; quando saranno cotte da una parte voltatele dall’altra, avendo attenzione che presto si cuociono; subito cotte scolatele, aggiustatele sopra il piatto, con sopra le fette di tartufo, e di prosciutto. Sbruffate un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco nel piatto dove hanno cotto l’escaloppe, fatelo consumare, bagnate con un poco di Culì; fate bollire un momento, digrassate, e servite con sugo di limone sopra l’escaloppe, guarnite intorno di crostini di mollica di pane fritti nel butirro, o nello strutto di bel colore.


 
Filetti di Lepre in escaloppe all’Erbe fine.


Orduvre = Quando avrete accomodate I’escaloppe sopra il piatto, come le precedenti, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata, avendo la precozione di aggiungere all’erbe fine prugnoli, tartufi, qualche foglia di dragoncello, e di basilico, il tutto trito, e in luogo del butirro, e lardo rapato, metteteci un poco d’olio. Nel momento di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro, finitele, e servitele come sopra.


 
Filetti di Lepre in escaloppe al Culì di Cipolle.


Orduvre = Battete ben sottile l’escaloppe, aggiustatele sopra un piatto unto di butirro, conditele con sale, pepe schiacchiato, e noce III.128 moscata. Poco prima di servire fatele cuocere come le precedenti, aggiustatele poscia sopra il piatto che dovete servire; mettete in quello dove hanno cotto un poco di Culì di cipolla, quanto vi bisogna per la Salsa; fategli fare qualche bollo, digrassate, guarnite l’escaloppe di crostini di mollica di pane fritti di bel colore, tagliati a guisa di creste, e serviteci sopra la Salsa con un filetto d’aceto.
In questa maniera potete fare tutte sorta di escaloppe, cioè alla Purè di Fagiuoli, di Carote, di Rape, di Lenticchie; a qualunque Culì di Beccaccia, di prosciutto, di Tartufi, di Prugnoli, di Pomidoro, di Gamberi ec., o con Erbe fine o senza; aggiungendoci soltanto un poco di vino bianco, qualora la Salsa non sia d’erba, o legume, come potete osservare all’escaloppe alli Tartufi, e all’Erbe fine.


 
Filetti di Lepre in escaloppe alla Spagnuola.


Orduvre = Tagliate in fette sottili per traverso quattro filetti di Lepre ben puliti, batteteli bene, aggiustateli sopra un piatto di rame, o di argento, untato di butirro, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, e passato sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro; aggiustate qualche fettina di prosciutto sopra l’escaloppe. Nel momento di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro; quando saranno cotte da una parte voltatele dall’altra; indi scolatele, e aggiustatele sopra il piatto; mettete un poco di vino di Sciampagna nel piatto dove III.129 hanno cotto l’escaloppe, fatelo consumare, bagnate con Culì quanto basti per la Salsa, digrassate, guarnite l’escaloppe tutto all’intorno di cipollette cotte con buon brodo, un pezzetto di prosciutto, e ben scolate, tramezzate di rotelline di mollica di pane fritte nel butirro di bel colore, e serviteci sopra la Salsa sudetta con sugo di limone.
In questa maniera potete guarnire tutte sorta di escaloppe; cioè di cimette di Cavolo fiore, di Rape bene intagliate, di Carote ec., come anche seminare sopra l’escaloppe, allorché le averete aggiustate sul piatto che dovete servire, qualche crostino di mollica di pane fritto di bel colore, tagliato a cuoretto, o a rotellina, o in picciolo anello, o mandorla, o oliva ec. Queste Guarnizioni potete anche tramezzarle. Vedetele nel Tom. IV. Cap. I.


 
Filetti di Lepre in escaloppe alli Prugnoli.


Orduvre = Allorché l’escaloppe saranno condite sopra il piatto come le precedenti. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, un pezzetto di prosciutto, uno spicchio d’aglio intiero, petrosemolo e scalogna trito, una cipolletta con due garofani, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare del tutto, metteteci mezza libbra di prugnoli ben capati, e lavati; conditeli con sale, pepe schiacciato; fateli cuocere dolcemente finché sarà consumata tutta l’acqua, e restino asciutti. Nel momento di servire, ponete il piatto dell’escaloppe sopra un fuoco allegro; quando saranno cotte, III.130 aggiustatele sopra il piatto, ponete in quello dove hanno cotto i prugnoli con un poco di Culì, fate fare qualche bollo, digrassate, e servite con un buon sugo di limone sopra l’escaloppe, guarnite tutte all’intorno di crostini di pane fritti di bel colore.


 
Filetti di Lepre alla Provenzale.


Antrè = Lardate per lungo quattro belli filetti di Lepre di lardelli di lardo, e filetti d’alici dissalate; passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, poco sale, pepe schiacciato, uno spicchio d’aglio con due garofani, sei scalogne trite, un pezzo di prosciutto; aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra, che consumi tutto il vino. Quando saranno cotti, levate i filetti, metteteli in un’altra cazzarola, copriteli colla loro carta, e teneteli caldi. Scolate l’olio dalla Salsa, levate il prosciutto, l’aglio, poneteci metà culì, e metà brodo colorito, un poco di aceto di Dragoncello, un pezzo di butirro maneggiato nella farina; fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra i filetti. Osservate che non sia troppo legata.


 
Filetti di Lepre al Fumè.


Antrè = Piccate di minuto lardo quattro filetti di Lepre bene appropriati, marinateli come quelli alla Poevrada; dopo tre ore infilateli a serpetta ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, fateli cuocere arrosto, bagnandoli spesso. Quando saranno cotti, sugosi, e di bel colore, serviteli con sotto una Salsa al Fumè, che III.131 trovarete nel Tom. I. pag. 69. Li potete anche cuocere nelle cassettine di carta come quelli alla Roberta, infilati a spiedini di argento o di legno a guisa di serpetta, e servirli glassati nella stessa maniera.


 
Gattò di Lepre.


Rifreddo = Questo si troverà all’Articolo dei Rifreddi, Tom. VI. Cap. i.


 
Cotelette di Lepre all’Erbe fine.


Antrè = Nettate bene quattro filetti di Lepre dalle pelli e nervi, tagliateli per traverso della grossezza di una coteletta di Castrato, batteteli un poco per dargliene la forma. Prendete altrettante ossa delle costoline, raschiatele, infilatele ad ogni pezzo di carne, tagliatele di una longhezza eguale, e dategli la forma precisamente di tante cotelette. Ponete in un piatto d’argento, o di rame, petrosemolo, scalogna, cipolletta, tartufi, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, basilico in polvere, un poco d’olio, una fetta di prosciutto; passate sopra un fuoco allegro; indi aggiustateci sopra le cotelette, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata. Allorché saranno imbianchite da una parte, voltatele dall’altra; bagnatele poscia con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, copritele con un altro piatto; fatele bollire finché sarà consomata la Salsa, avvertendo, che in un quarto d’ora saranno cotte; scolate allora l’olio, mettete le cotelette sopra il piatto che dovete servire, ponete un poco di sugo, o Biondo di mongana in quello III.132 dell’erbe fine, digrassate ancora, e servite sopra le cotelette con sugo di limone.


 
Sivè di Lepre.


Antrè = Di questo ne parlerò all’Articolo delle Terrine, Tom. VI. Cap. IV., come anche apprestato in Aricò, Agro-dolce, alla Polacca, al Sangue, in Adobbo ec.


 
escaloppe di Lepre alla Savoiarda.


Antrè = Tagliate in fettine assai fine per traverso due filetti di Lepre ben puliti, marinateli per tre o quattr’ore con olio, quattr’oncie di ventresca mezza cotta con acqua, e tagliata in fettine come il Lepre, prugnoli, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata; infilate poscia queste fettine coll’erbe fine a uno spiedino tramezzate colla ventresca, involtatele di fette di lardo, e un foglio di carta; legate lo spiedino ad uno grande; fatele cuocere arrosto, e servitele come siegue. Ponete il resto della marinada in una cazzarola, passate un momento sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare del tutto; bagnate con Culì; fate bollire, e consumare al punto di una Salsa, digrassatela; scartate l’escaloppe, levate il lardo, mettetele nella Salsa, fatele scaldare senza bollire, e servitele con un buon sugo di limone, e crostini di pane fritti.


 
Emensè di Lepre alli Tartufi.


Antrè = Una quantità di Piatti si apprestono col Lepre cotto prima arrosto, e che ordinariamente è stato di già servito sulla mensa; III.133 ma come ho promesso, questi Piatti verranno descritti alla fine della presente opera, restringendomi qui soltanto all’Emensè di Lepre alli Tartufi.
Prendete dunque quattro filetti di Lepre cotto arrosto, puliteli dalle pelli e nervi, tagliateli per traverso in fettine assai fine, ma senza scomporli, dovendo comparire come se fossero intieri; aggiustateli sopra il piatto che dovete servire, versateci sopra la metà di un picciolo ragù di tartufi, copriteli con un foglio di carta bagnata nel buon brodo, e un altro piatto, fateli scaldare senza bollire, e serviteli col restante del ragù, e sugo di limone, tramezzati di crostini di mollica di pane tagliati a guisa di creste, e fritti di bel colore nel butirro, o nello strutto. Il ragù lo trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Lepre allo Scevruglie.


Vedetelo all’Articolo degli Arrosti, Tom. IV. Cap. I, come anche all’Articolo dei Rifreddi trovarete molti Piatti di Lepre, cioè all’aspic, in Adobbo, in Gattò ec. I Leprotti si apprestono nella stessa guisa, che le Lepri. Le Cosciette di Lepre si preparono come i filetti alla Poevrada, Roberta ec., vedeteteli pag. 125.


 
Coniglio in Granadine.


Antrè = Benché, come ho detto di sopra, in Italia il Coniglio non sia molto apprezzato, e in uso sulle buone mense; ciò nonostante ne descriverò alcuni Piatti, che potranno dare un’idea della maniera di preparare questo animale, creduto più delicato, e di un III.134 sapore migliore della Lepre, allorché è selvatico, giovane, e grasso. Per farlo in Granadine, prendete due Conigli, levategli la pelle, dissossateli del tutto, batteteli alquanto per appianarli, riempiteli di un ragù crudo d’animelle, tartufi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, dategli una forma rotonda, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; metteteli in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico e dragoncello, poco brodo, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando le Granadine saranno cotte, scucitele, scolatele dal grasso, glassatele con una bella glassa di vitella, e servitele con sotto una Salsa alla Polacca, o al Fumè, fatta colle carcasse del Coniglio, bagnata col fondo della cottura delle Granadine ben digrassato, e passato al setaccio. Vedete queste Salse nel Tom. I. pag. 69 e 94, avendo attenzione al sale.


 
Coniglio in Marinada.


Orduvre = Levate la pelle ad un Coniglio giovane, e tenero, tagliatelo in quarti. Fate una marinada con un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di brodo, mezzo bicchiere d’aceto, mezza cipolla in fette, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, qualche foglia di dragoncello, due fette di limone senza scorza, fette di carota, e di panè, sale, pepe schiacciato, due III.135 scalogne in fette, mezza foglia di alloro; fate intiepidire questa marinada sopra il fuoco, movendola sempre, poscia tiratela indietro, metteteci in infusione i pezzi di Coniglio per cinque o sei ore; dopo asciugateli, intingeteli nel bianco d’uovo sbattuto, infarinateli, spazzateli dalla farina, fateli friggere dolcemente nello strutto di bel colore, e serviteli guarniti di petrosemolo fritto intorno.


 
Coniglio alla Delfina.


Antrè = Levate le due coscie, e i due filetti a un bel Coniglio grosso, e tenero, dissossate le coscie alla riserva dell’osso inferiore, che scarnirete un pochino nell’estremità, slargatele più che potete, riempitele di un ragù crudo d’animelle, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitele, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo. Piccate anche i due filetti nettati dalle pelli e nervi, aggiustate le coscie, ed i filetti in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, qualche fetta di lardo, un poco di brodo, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, poco sale, tre garofani, pepe sano; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolate dalla bresa le coscie ed i filetti, scucite le prime, glassate tutto ciò che è piccato con una bella glassa di vitella, e servite tramezzato di fette di pane fritte di bel colore, con sotto una Salsa al Fumè fatta colle dissossature del Coniglio, e bagnata col fondo della cottura ben digrassato, e passato al setaccio. Vedete Salsa al Fumè nel Tom. I. pag. 69.


 
III.136
Coniglio in Surprise.


Antrè = Tagliate sei fette di magro di mongana, alquanto grandi, battetele ben sottili. Levate i filetti a due Conigli, puliteli dalle pelli e nervi, tagliateli per traverso in fettine assai fine, marinatele con lardo rapato, butirro squagliato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, tartufi, una punta d’aglio, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un poco di basilico in polvere, sugo di limone; mescolate il tutto bene; riempiteci le fette di magro di mongana, dategli una forma rotonda a guisa di un Pomo, cucitele dalla parte di sotto, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; mettetele in una cazzarola col lardo al di sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, i retagli delle fette di mongana, i fianchetti dei Conigli, poco brodo, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; coprite con qualche fetta di lardo, ed un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotte, scolatele, scucitele, e glassategli tutto il di sopra piccato con una bella glassa di vitella. Per la Salsa, passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzetto di butirro con un pizzico di farina, fate divenire color d’oro movendo sempre con una cucchiaia; indi bagnate col fondo della cottura passato al setaccio e ben digrassato; fate bollire dolcemente, e consumare al punto di una Salsa, digrassando di tempo in tempo, passatela al setaccio, e servitela sotto le Surprise con sugo di limone, che sia giusta di sale.


 
III.137
Filetti di Coniglio alla Sen-clù.

[Filetti di Coniglio alla Sen-clù.]


Orduvre = Abbiate quattro filetti di Coniglio, nettateli dalle pelli e nervi, fategli un taglio per lungo internamente, ma che non trapassi dalla parte opposta, riempiteli di un Salpiccone crudo d’animelle, tartufi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitegli l’apertura, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, metteteli in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, poco brodo, poco sale, pepe sano, tre garofani, coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, scuciteli, glassateli con una glassa di vitella, e serviteli guarniti di cipollette cotte con buon brodo, con sotto una Salsa al Coniglio fatta in questa maniera.

Salsa al Coniglio

Ponete i fianchetti dei Conigli tagliati in pezzi in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, qualche prugnolo se sarà la stagione, due scalogne; passate sopra il fuoco, allorché principia ad asciugarsi, bagnate con Culì, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire mezz’ora dolcemente, e consumare al punto di una Salsa, digrassate, passate al setaccio, e servite sotto i filetti, e sopra le cipollette.


 
Filetti di Coniglio in escaloppe.


Orduvre = Questi si apprestano esattamente, come i filetti di Lepre in escaloppe. Vedete all’Articolo Lepre, pag. 128.


 
III.138
Filetti di Coniglio al Salmì.


Antrè = Poco prima di servire tagliate per traverso due, o quattro filetti di Coniglio cotto prima arrosto, e rifreddo; aggiustateli sopra il piatto che dovete servire, versateci sopra una Salsa al Salmì, che trovarete nel Tom. I. pag. 67, fate scaldare senza bollire, e servite con crostini di pane fritti intorno, ed anche sopra se volete.
Si fanno molti Piatti di Coniglio cotto prima arrosto, che tralascio per descriverli alla fine di quest’opera come ho promesso. All’Articolo delle Terrine parlerò ancora del Coniglio. I Coniglietti si apprestano nello stesso modo, che i Conigli.


 
 
III.139
CAPITOLO TERZO.
Del Selvaggiume picciolo cioè Volatile.

 
Cognizione di detto Selvaggiume.


Questo nome comprende i Pavoni, i Fagiani, le Pernici, le Starne, le Galline pratarole, quelle di Faraone, le Pavoncelle, le Beccaccie, le Oche e Anitre selvatiche, i Piccioni selvatici, i Pivieri, le Tortore, le Garganelle, le Pizzarde, le Quaglie, i Pizzardoni, i Starnotti, i Perniciotti, i Quagliardi, i Tordi, le Castriche, i Strigliozzi, i Rondoni da nido, le Allodole, gli Ortolani, i Beccafichi, gli Uccelletti minuti ec. Le Oche e Anitre domestiche vengono comprese coll’Anitre selvatiche apprestandosi nello stesso modo.


 
Delle Oche, Anitre, e Garganelle.


Sonovi due specie d’Oche e Anitre come ognun sa, cioè domestiche, e selvatiche; queste ultime sono assai migliori, e più stimate per il buon gusto, e sapore della loro carne, ed in oltre di un alimento più facile alla digestione. Devesi sciegliere sì le une, che le altre giovani, grasse, carnute, bianche, e di buon odore. Le migliori, e le più stimate fra le Anitre selvatiche, sono il Capoverde, ma la femmina è molto superiore al maschio; la Codalanza; le Terzane: sotto questo nome vengono comprese l’Anitre con la testa rossa, e l’Anitra fischiatrice; le Quartane: sotto questo nome vengono comprese l’Anitra con III.140 becco largo, detta in Roma Cucchiarona; e la picciola Anitra Capoverde. Le domestiche, che siano state nutrite di buoni alimenti, e cresciute in aria pura e serena. La stagione delle Anitre selvatiche principia verso la fine di Ottobre, o primi di Novembre, e dura a tutto Marzo. Quella delle Anitre domestiche è nell’Estate.
Ma il punto più importante per il buon gusto delle Oche, e Anitre selvatiche, come pur anche per le Garganelle, allorché si fanno cuocere arrosto, per indi servirle con qualche Salsa, oppure senza, è quello di conoscere il loro punto di cottura, dovendo come ogni altro selvaggiume essere sugoso allorché si serve sulla Mensa, essendo la loro carne asciutta di sua natura, non vi è bisogno di asciugarla maggiormente mediante l’azione d’un fuoco secco che le arrostisce. Non è così delle Oche, e Anitre domestiche, mentre queste esiggono di essere cotte al loro punto di perfezione, racchiudendo esse dei sughi lenti, e grossolani. La Garganella è un uccello acquatico della famiglia delle Anitre selvatiche, delle quali forma una specie particolare; trovasene di due sorta, cioè una grande, e una picciola. La picciola che è più in uso negli alimenti rassomiglia in tutto a un’Anitra ordinaria, eccettoché non è così grande, ma di un gusto più grato, e più facile a digerirsi.


 
III.141
Modo d’ingrassare Oche, Anitre, ed altro Selvaggiume volatine.
Per Ingrassare le Oche, e le Anitre.


Questa sorta di volatile non avendo gozzo, e non potendosi governare con la Plomba, bisogna farlo a meno. Fate pertanto una pasta alquanto soda, con acqua, e farina di grano d’India, o sia granturco, alla quale averete levato la semmola, cotta che sarà gettatela sopra una tavola, e quando è un poco raffreddata, fatene tanti gnocchetti, come piccioli dattili, poneteli sopra tavolette, e dopo sfornato il pane, metteteli nel forno a disseccare, che venghino duri, e se è possibile alquanto colorito. Fatene una quantità, che vi basti per quattro o cinque giorni. Imbonate le Oche, e le Anitre tre volte il giorno, dandogli quindici o venti bocconi della pasta suddetta, ed anche più, secondo la loro grossezza; ma sempre più alle Oche, che alle Anitre. Oltrediciò tenetegli nelle mangiatoje delle gabbie del granturco cotto, mescolato con riso e miglio alquanto lento, se bramassero mangiare fra la giornata, e mai fategli mancare l’acqua da bere.
Le Oche, e le Anitre, che si sogliono ingrassare si debbano tenere nelle gabbie fatte a posta, con ognuna la sua cassetta di grandezza diversa, capace a contenere l’animale in lunghezza, ma stretto affinché non si possa voltare, o girare, come si è potuto osservare III.142 all’Articolo del modo d’Ingrassare la Polleria nel Tom. II. Cap. IV., dovendosi per il rimanente seguire tutte le medesime regole.
Il Selvaggiume a penne, o sia l’Uccellame, in Roma, ed altre Città d’Italia, non s’ingrassa, come si costumava un tempo nell’Antica Roma, ove Gneo Anfibio Lucro coll’ingrassare i Pavoni guadagnava circa due mila scudi l’anno. Ma qualora si dovessero governare Pavoni, Fagiani, Galline Pratarole, Galline di Faraone, Pernici, Starne, ec., si possono ingrassare questi Uccelli dandogli da mangiare miglio, canepuccia, grano, orzo e miglio, e pasta di tritellino tiepida, e si tengono in stanze, o gabbie, ove siavi poca luce, e sempre con acqua da bere.


 
Oca all’Italiana.


Grosso Antrè = Prendete un’Oca grassa, polputa, e tenera, fiambatela, spilluccatela, e sventratela, lardategli il petto di filetti di prosciutto conditi con erbe fine aromatiche, pepe, noce moscata, e sugo di limone, levategli la forcinella e l’osso del petto, riempitela di un ragù di maccaroni ben fatto, con tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, trussatela colle zampe spellate, e spuntate le dita, ripiegate sopra le coscie, infilatela ad uno spiedino. Se è selvatica copriteli il petto di fette di lardo, e avvolgetela di carta. Se è domestica senza niente, legate questo spiedino ad uno grande; fatela cuocere arrosto. Quando sarà quasi cotta, scartatela, fategli prendere un bel colore, e servitela scucita con sotto un poco di Culì. Se sarà senza carta fategli III.143 prendere un bel colore. In un Pranzo di famiglia la potete servire senza Salsa. Nello stesso modo si possono riempire di lasagne, Fittuccie, tagliolini ec. Per sì fatti piatti alcuni vogliono che le domestiche siano migliori che le selvatiche, ma ciò può essere nei paesi caldi, mentre nei paesi freddi le selvatiche sono sempre preferite alle domestiche.


 
Oca alli Marroni.


Grosso Antrè = Preparate un’Oca come la precedente, riempitela esattamente come il Gallinaccio alli marroni, che potete vedere nel Tom. II. pag. 122, e fatela cuocere allo spiedo come l’Oca suddetta, servitela nello stesso modo.


 
Oca alli Tartufi.


Grosso Antrè = Questa si appresta nella stessa guisa che il Gallinaccio, vedetelo nel Tom. II. pag. 122, e si cuoce, e si serve come l’Oca all’Italiana.


 
Oca all’Inglese.


Grosso Antrè = Abbiate un’Oca tenera, e polputa, fiambatela, spilluccatela, e sventratela, riempitela col suo fegato trito condito con scalogna, petrosemolo, cipolletta, tartufi, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, un poco di butirro, due rossi d’uova crudi, cucitela, trussatela come le precedenti, fatela cuocere arrosto allo spiedo. Quando sarà quasi cotta spolverizzatela di mollica di pane grattata fina, fategli prendere colore, e servitela con sotto un sugo di manzo con un poco di scalogna trita, sale, pepe schiacciato, ed un gran sugo di limone, o di arancio.


 
III.144
Oca alle Salciccie.


Grosso Antrè = Vedete Gallinaccio alle Salciccie, Tom. II. pag. 122. L’Oca si appresta nello stesso modo, colla sola differenza, che si fa cuocere come l’Oca all’Italiana, e si serve nella stessa maniera.


 
Oca all’Armagnac.


Grosso Antrè = Appropriate bene un’Oca, riempitela col suo fegato trito, e condito come per quella all’Inglese, pag. 143, aggiungendoci di più un poco di mostarda, e basilico in polvere; fatela cuocere allo spiedo senza lardo, e carta. Allorché sarà cotta, squagliate un grosso pezzo di butirro, mescolatelo con due rossi d’uova crude, e un poco di mostarda, ungeteci per tutto l’Oca, spolverizzatela di mollica di pane grattata fina, replicate questa operazione più volte, finché si formi una bella crosta color d’oro, e servitela con sotto una Salsa alla Poevrada, ovvero un poco di brodo colorito, sale, pepe schiacciato, un cucchiarino di mostarda; fatela scaldare senza bollire, e servitela con un buon sugo di arancio.


 
Oca al Sultano.


Grosso Antrè = Questa si appresta nella stessa guisa, che il Gallinaccio al Sultano, vedetelo nel Tom. II. pag. 126, e si cuoce, e si serve come l’Oca all’Italiana, pag. 142.


 
Oca in Adobbo.


Rifreddo = La trovarete all’Articolo dei Rifreddi, Tom. VI. Cap. I.


 
Oca in diverse maniere.


Grosso Antrè= Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato un’Oca, trussatela colle III.145 zampe dentro il corpo, spellate, e spuntate le dita, imbianchitela all’acqua bollente, mettetela in una cazzarola, o braciera con qualche fetta di lardo, una di prosciutto, due cipolle con quattro garofani, una carota, una panè, un mazzetto d’erbe diverse, quattro scalogne, sale, pepe sano, brodo, due bicchieri di vino bianco bollente, copritela con un foglio di carta; fatela cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta la potete servire con una Salsa, o ragù di vostro genio. Le Salse che più convengono a questa vivanda debbono essere di un gusto rilevato, come per esempio alli Capperi, alli Cedriolotti, Ascè, all’Arancio, alla Poevrada, al Porchetto, alla Scalogna, all’Anitra, alla Roberta, alla Nivernoese, alla ravigotte, all’Acido, alla Polacca, alli Tartufi, alli Prugnoli ec., al Culì di Lenticchie, di Marroni, di Fagioli, di Carote, di Cipolle, di Pomi di terra ec., al ragù di Cipollette, di Marroni, di Lenticchie, di Fagioli, di Tartufi, di Prugnoli, di Olive, di Rape, di Carote, di Pomi di terra, di Gobbi, alla Massedoene ec., alle lasagne, alli Maccaroni, alli Tortellini, alli Cavoli, alle Cipolle glassate, alle Radiche diverse, alli Carciofi, alli Finocchi, in Hoscepot, alla Spagnuola ec.
Le Salse, e Culì le trovarete tutte nel Tom. I. Cap. I. I ragù nel Tom. IV. Cap. I.
Allorché le Oche saranno giovani e tenere le potete cuocere arrosto ripiene col loro fegato trito, e condito come ho detto di sopra, qualche marrone cotto arrosto, e qualche salciccia cotta in una cazzarola con un poco di III.146 butirro o strutto o lardo rapato, e servirle con una delle sudette Salse, o ragù, o senza.


 
Coscie e Petti d’Oca in diverse maniere.


Antrè = Allorché l’Oca sarà cotta Arrosto, o alla Bresa, levategli le coscie, e i due mezzi petti, che potete servire con sopra quella Salsa, o Culì, o ragù, o Guarnizione, che più sarà di vostro genio. Potete anche levare le coscie, ed i petti ad un’Oca, e cuocerli in una bresa come l’Oca in diverse maniere, e servirle in Hoscepot, alla Massedoene, o con una delle Salse, o ragù di sopra descritte. Se volete cuocerle alla Melfi, vedete petti di capretto alla Melfi, Tom. II. pag.50.


 
Fegati d’Oca alla Tedesca.


Orduvre = Abbiate dei belli fegati d’Oca, levategli il fiele, metteteli per tre o quattr’ore in latte preparato alla Chinesec. Prendete una tortiera, poneteci sotto del butirro, fette di cipolla, di carota, uno spicchio d’aglio, fusti di petrosemolo, mezza foglia di alloro, tre garofani, tre fette di limone senza scorza, aggiustateci sopra i fegati bene asciugati, copriteli con capo di latte passato al setaccio, e mollica di pane grattato; mezz’ora prima di servire, metteteli al forno. Subito che saranno cotti, colate il fondo della loro cottura, aggiungeteci un poco di culì, digrassate, passate al setaccio, e servite questa Salsa ben calda sotto i fegati d’Oca. Se in luogo della tortiera vi volete servire di una cassettina di carta non sarà che meglio.
I Fegatini di gallotta si possono apprestare, e servire nella stessa guisa. I fegati d’Oca ancor essi si possono egualmente servire come III.147 quelli di gallotta. Quando i fegati d’Oca sono grandi si preparano soli, e quando sono piccioli se ne mettono due o tre. I fegati d’Oca sono d’un eccellente sapore, ma non da paragonarsi a quei di gallotta, sia per la loro bianchezza lattecinosa, grandezza, bellezza, e delicatezza di gusto.
Restarebbe ancora molto da dire sopra le Oche, ma siccome si apprestano nella stessa guisa, che le Anitre, così non sarebbe che ripetere le medesime cose.


 
Anitra alli Cavoli.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un’Anitra, pelategli le zampe, spuntategli le dita, trussatela colle coscie e zampe dentro il corpo, che non si veggano che i piedi, tagliateli la carnosità sopra il coderizzo, ripiegateglielo nel buco da basso, imbianchitela all’acqua bollente, passatela alla fresca, asciugatela, lardategli tutto il petto per traverso di lardelli di prosciutto conditi con erbe fine, pepe schiacciato, e sugo di limone, rifilati al paro della carne. Abbiate due cavoli Bolognesi, tagliateli in otto parti, imbianchiteli all’acqua bollente, spremeteli, tagliategli le grosse costole, e legateli in otto mazzetti tutti uguali. Prendete una cazzarola, metteteci nel fondo qualche fetta di cipolla, di carota, di panè, uno spicchio d’aglio, due garofani, una scalogna, tre fette di lardo, due di prosciutto, due o tre di vitella, o di manzo ben battute, sale, pepe schiacciato, spezie fine, aggiustateci sopra l’Anitra col petto al di sotto, e intorno i mazzetti di cavoli, il tutto ben ristretto; condite di sopra III.148 come disotto, coprite con un foglio di carta, fate alquanto sudare con fuoco sotto e sopra, poscia bagnate con poco brodo, ma buono. Fate cuocere dolcemente. Quando l’Anitra sarà cotta, scolatela. Sciogliete i cavoli, asciugateli bene dal grasso, rifilateli, guarniteci l’Anitra all’intorno, e servitela con sopra un buon Culì di prosciutto, o una Salsa alla Spagnuola. Trovarete queste Salse nel Tom. I. pag. 7 e 65. L’Oca si appresta nello stesso modo.


 
Anitra alli Piselli fini.


Antrè = Abbiate una bella Anitra, fiambatela, spilluccatela, sventratela, e trussatela come la precedente, imbianchitela all’acqua bollente, ponetela in una cazzarola con due fette di limone senza scorza sul petto, fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, due scalogne, tre garofani, poco brodo; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché sarà cotta, scolatela, e servitela con sotto un buon ragù di Piselli fini, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Anitra alle lasagne.


Antrè = Fiambate una bella Anitra domestica, o selvatica, spilluccatela, levategli la carnosità come sopra, dissossatela del tutto, riempitela d’un ragù cotto d’animelle, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, dategli la sua primiera forma, fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone; mettetela poscia in un’altra cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un mazzetto III.149 d’erbe diverse, qualche fetta di carota e di cipolla, sale, pepe sano, due scalogne, tre garofani, poco brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, scolatela, e scucitela. Abbiate un piatto con un bordino di pane, o di pasta, metteteci un poco di besciamella nel fondo, un poco di culì di prosciutto, parmigiano grattato, un pezzetto di butirro fresco, fateci sopra un suolo di lasagne cotte come quelle alla Milanese, ma tagliate un poco più grandi; replicate quindi un altro suolo, e condite nello stesso modo, aggiungendoci un poco di pepe schiacciato, noce moscata, e cannella fina. Quando averete condito la metà delle lasagne, collocateci nel mezzo l’Anitra; seguitate a coprire e condire nella stessa maniera, sino al fine, terminando colla besciamella, parmigiano grattato, e pezzetti di butirro. Fate prendere un bel colore al forno, e servite subito. Le Oche si preparano nella stessa guisa, come anche con Maccaroni, Tortellini ec., che trovarete il modo di prepararli all’Articolo delle Terrine. I Bordini vedeteli nel Tom. IV. Cap. I.


 
Anitra in fricandò.


Antrè = Fiambate una bell’Anitra, spilluccatela, sventratela, levategli l’osso del petto, e tagliategli la carnosità sopra il coderizzo, ripiegateglielo dentro il corpo, riempitela di un ragù crudo d’animelle, fegatini, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., trussatela colle zampe ripiegate sopra le coscie, fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e sugo di limone; indi piccategli III.150 tutto il petto di minuto lardo; mettetela in una cazzarola con qualche fetta di vitella, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, tre garofani, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, poco brodo, poco sale, pepe sano, coprite con qualche fetta di lardo, ed un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché sarà cotta, passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa. Scucite l’Anitra, scolatela, glassategli tutta la parte piccata, e servitela con sotto un ragù di Rape, o di Carote, o di Piselli. Trovarete questi ragù nel Tom. IV. Cap. I. Se volete potete dissossarla del tutto, ovvero niente.


 
Anitra alla Massedoene.


Antrè = Allorché averete fiambato, spilluccato, e sventrato un’Anitra, trussatela colle coscie dentro il corpo, tagliate le zampe; aggiustategli il coderizzo come sopra, imbianchitela un momento all’acqua bollente, passatela alla fresca, asciugatela, piccategli i due mezzi petti di minuto lardo, fategli una rosetta per parte sopra le coscie piccandogliele di prosciutto. Fatela cuocere come la precedente. Quando sarà cotta, scolatela, tagliategli propriamente i due mezzi petti, e le due coscie, ponetele sopra un coperchio di cazzarola, o piatto, glassategli tutto ciò che è piccato con una glassa come sopra, e servitele con sotto un ragù alla Massedoene, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
III.151
Anitra alla Sen-clù.


Antrè = Dissossate del tutto un’Anitra per la parte di sopra, alla riserva delle zampe, dopo di averla fiambata, spilluccata, e aggiustato il coderizzo come sopra, riempitela di un Emensè fatto colla carne del petto della stessa Anitra, animelle di capretto, tartufi, prugnoli, erbe fine ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, trussatela colle zampe spellate, tagliate le dita, e ripiegate nei lati delle coscie, dandogli la sua forma primiera; fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, e sugo di limone; ponetela poscia in un’altra cazzarola con una fetta di limone senza scorza sopra il petto, fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, tre garofani, due scalogne, sale, pepe sano, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, scolatela, scucitela, e servitela con sotto un ragù d’Olive dissossate e ripiene, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Anitra alli Finocchi.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un’Anitra, trussatela colle zampe ripiegate sopra le coscie, tagliategli la carnosità sopra il coderizzo, e infilateglielo nel corpo, imbianchitela all’acqua bollente, asciugatela, lardatela per traverso di lardelli di prosciutto, conditi con erbe fine, pepe, noce moscata, sugo di limone, e rifilati al paro della carne; mettetela in una cazzarola con fette di lardo sotto e III.152 sopra, un pezzo di prosciutto, fette di carota, di cipolla, e di panè, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe sano, tre garofani, poco brodo, mezzo bicchiere di vino bianco, o di Sciampagna bollente, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché sarà cotta, scolatela dalla bresa, ponetela sopra il piatto, guarnitela di Finocchi, bene asciugati, e servitela con sopra una buona Salsa all’Italiana rossa, o un buon Culì di prosciutto. Vedete queste Salse nel Tom. I. pag. 7 e 65. La Guarnizione dei Finocchi nel Tom. IV. Cap. I.


 
Anitra all’Arancio.


Antrè = Abbiate un’Anitra bianca, tenera, e grassa, fiambatela, spilluccatela, e sventratela, tagliategli la carnosità sopra il coderizzo, infilateglielo dentro il corpo, trussatela colle zampe sopra le coscie, ovvero sotto, infilatela allo spiedo, fatela cuocere arrosto involta soltanto di carta; avendo attenzione che non passi di cottura, ma che resti nel suo sugo, cioè che non sia molto cotta. A più di mezza cottura scartatela, fategli prendere un leggiero color d’oro, e servitela con sopra una Salsa all’Arancio, che trovarete nel Tom. I. pag. 88. Alcuni dopo cotta gli fanno dei leggieri tagli per traverso sopra il petto acciò penetri la Salsa, ma ciò dipenderà dalla volontà.


 
Anitra alla Singarà.


Antrè = Aggiustate un’Anitra come la precedente, colla differenza che gli levarete l’osso del petto, la riempirete d’un ragù cotto d’animelle, tartufi, prugnoli ec. legato con due III.153 rossi d’uova e sugo di limone. Abbiate una cazzarola unta di butirro, stendeteci sopra due o tre fette di prosciutto, poneteci sopra l’Anitra col petto al di sotto, una cipolletta con due garofani, coprite con due fette di lardo, e un foglio di carta. Fate cuocere leggermente con fuoco sotto e sopra; quando vedete che principia a prendere un poco di colore, bagnate con un pochino di vino bianco, o di Sciampagna bollente, un tantino di brodo bianco, e così continuarete finché sarà cotta, e color d’oro, allora scolatela, ponetela sopra il piatto col prosciutto sopra, guarnitela intorno con cipolle mezzane glassate, tramezzate con crostini di mollica di pane fritti tagliati a guisa di creste. Ponete un poco di Culì nella cazzarola dell’Anitra, un filetto d’aceto, fate bollire un momento, digrassate, passate al setaccio, e servite sopra l’Anitra, e crostini, senza toccare le cipolle. La Guarnizione di dette cipolle vedetela nel Tom. IV. Cap. I., come anche il ragù.


 
Anitra alle Rape.


Antrè = Questa si appresta esattamente come quella alli Finocchi, e si serve nella stessa guisa con sopra un ragù di rape, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Tanto il fondo di questa bresa, come di quella alli Finocchi, lo potete passare al setaccio, digrassarlo, farlo consumare, e metterlo nella Salsa, o nel ragù, avendo attenzione al sale.


 
Anitra alla Duchessa.


Antrè = Dissossate del tutto due Anitre mezzanotte, tagliategli il coderizzo, levategli un poco della carne del petto, e delle coscie, III.154 tagliatela in dadini, formatene un Salpiccone crudo con qualche animella di capretto, tartufo ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., riempiteci le Anitre, cucitele, dategli la figura di un Pomo, fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, e sugo di limone; indi asciugatele, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; mettetele in una cazzarola con qualche dadino di vitella, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, mezzo bicchiere di vino bianco bollente, altrettanto brodo, poco sale, pepe sano, tre garofani, copritele con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa, scolate le Granadine, scucitele, glassategli tutta la parte piccata, e servitele con sotto una Salsa alla Purè di piselli, che trovarete nel Tom. I. pag. 24.


 
Anitra alla Nivernoese.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate una bell’Anitra, tagliategli la carnosità sopra il coderizzo, infilateglielo nel corpo, trussatela colle zampe ripiegate nei lati delle coscie, imbianchitela all’acqua bollente, passatela alla fresca, asciugatela, lardategli il petto per traverso di lardelli di prosciutto e lardo, conditi con erbe fine, pepe, noce moscata, e sugo di limone, rifilati al paro della carne; mettetela in una cazzarola con qualche fetta di lardo e III.155 prosciutto, un poco di brodo buono, un bicchiere di vino bianco, o di Sciampagna consumato per metà, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, un poco di basilico, sale, tre garofani, pepe sano, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, scolatela, e servitela con sopra una Salsa alla Nivernoese, che trovarete nel Tom. I. pag. 66.


 
Anitra in Hoscepot.


Antrè = Abbiate un’Anitra grassa, tenera, e bianca, fiambatela, spilluccatela, e sventratela, trussatela colle coscie dentro il corpo, imbianchitela all’acqua bollente, passatela alla fresca, asciugatela, tagliategli le coscie, i due mezzi petti, ed il groppone propriamente, levandogli la carnosità sopra il coderizzo. Abbiate dodici cipollette bianche prima prollessate, e poi tolta la pellicola, carota, panè, rapa, torzuto, il tutto a proporzione, intagliato bene, e imbianchito all’acqua bollente. Prendete una cazzarola, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella se l’avete, di lardo, e di prosciutto, aggiustateci sopra i pezzi dell’Anitra, l’erbe intagliate, colle cipollette, tre oncie di ventresca tagliata in fettine tenenti alla cotena e imbianchita all’acqua bollente, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, tre garofani, pepe sano; coprite con fette di lardo, di prosciutto, e un foglio di carta; fate sudare mezzo quarto d’ora con fuoco sotto e sopra; poscia bagnate con brodo buono, e finite di cuocere dolcemente. Quando il tutto sarà cotto passate al III.156 setaccio il fondo della cottura, digrassatelo. Passate sopra il fuoco in una cazzarola un pezzetto di butirro con due scalogne trite; allorché saranno color d’oro, aggiungeteci un pochino di farina, bagnate col fondo suddetto, e un poco di Culì: fate bollire, e consumare dolcemente al punto di una Salsa, digrassatela bene, e servitela sopra l’Anitra e l’erbe, il tutto asciugato, e aggiustato propriamente sopra il piatto, e tramezzato colle fettine di ventresca. Abbiate attenzione al sale; le Oche si apprestono nella stessa guisa. Se la bresa sarà senza vitella, in questo caso il fondo non è troppo buono, onde bisogna servire in vece una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa, che trovarete ambedue nel Tom. I. pag. 65. Se volete potete servire l’Anitra intiera guarnita coll’erbe suddette, e la medesima Salsa.


 
Anitra alla Spagnuola.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e dissossate del tutto un’Anitra dalla parte della schiena: riempitela con un ragù crudo composto di carne del petto e coscie della stessa Anitra, animelle, fegatini, tartufi, prosciutto, prugnoli, il tutto tagliato in dadini, erbe fine ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela, dategli una forma rotonda, avvolgetela di fette di lardo con due di limone senza scorza, legatela con un pezzo di stamina, mettetela in una marmitta giusta alla sua grandezza, con poco brodo, due bicchieri di vino bianco, o di Sciampagna bollente, fette di carote, di cipolle, di panè, III.157 un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe sano, tre garofani, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra, ovvero al forno. Quando sarà cotta, scolatela, levate la stamina, il lardo, asciugatela e servitela guarnita tutto all’intorno di cipollette, ruladine di cavolo, prugnoli di carota, olive di rape, il tutto cotto e ben disposto, con sopra una buona Salsa alla Spagnola, o un Culì di prosciutto. Le Guarnizioni vedetele nel Tom. IV. Cap. I. Le Salse nel Tom. I. Cap. I. La potete anche servire senza guarnizione con sopra un buon Culì di rape, o di carote. Vedeteli nel Tom. I. pag. 91 e 92.


 
Anitra all’Erbe fine.


Antrè = Dissossate un’Anitra come la precedente alla riserva delle zampe, riempitela d’un ragù crudo d’animelle, tartufi ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitela come se fosse intiera colle zampe ripiegate nei lati delle coscie; fatela rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e un poco d’olio, tartufi, prugnoli, scalogne, cipolletta, petrosemolo, una punta d’aglio, un poco di basilico, di dragoncello, il tutto trito; abbiate un’altra cazzarola, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella, due fette di prosciutto, sale, pepe schiacciato, aggiustateci sopra l’Anitra col petto al di sopra, e tutte l’erbe trite; coprite con due fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare mezzo quarto d’ora con poco fuoco sotto e sopra; poscia bagnate con un bicchiere di vino bianco, o di Sciampagna III.158 consumato per metà, altrettanto Culì; fate finire di cuocere. Quando sarà cotta levate la vitella, il mazzetto, il prosciutto, il lardo; ponete l’Anitra sopra il piatto bene asciugata, e scucita, digrassate la Salsa, e servitela sopra l’Anitra con sugo di limone.


 
Anitra alla Purè di Lenticchie.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un’Anitra, levategli la carnosità sopra il coderizzo, infilateglielo nel buco da basso, trussatela colle zampe dentro il corpo, che non si veggano che i piedi, imbianchitela all’acqua bollente, passatela alla fresca, asciugatela, lardatela per traverso di lardelli di lardo e prosciutto conditi con erbe fine, pepe, noce moscata, sugo di limone, e rifilati al paro della carne; mettetela in una marmitta con poco brodo, due bicchieri di vino bianco consumato per metà, due fette di limone senza scorza, mezza cipolla, una carota, una panè, un mazzetto d’erbe diverse, con un poco di basilico, due scalogne, tre garofani, poco sale, pepe sano, fatela cuocere, e servitela con sopra una Salsa alla Purè di lenticchie, che trovarete nel Tom. I. pag. 25.


 
Anitra in diverse maniere.


Antrè = Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato una bell’Anitra, tagliategli la carnosità sopra il coderizzo, e infilateglielo nel buco da basso, trussatela colle zampe nel corpo, o sotto le coscie, imbianchitela all’acqua bollente, passatela alla fresca, asciugatela, lardatela se volete di lardelli di prosciutto e III.159 lardo conditi, mettetela in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, due fette di limone senza scorza sopra il petto, un pezzo di prosciutto, fette di cipolla, di carota, e di panè, un mazzetto d’erbe diverse, radiche di petrosemolo, basilico, due scalogne, poco brodo, un bicchiere di vino bianco bollente, sale, pepe sano; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché sarà cotta, scolatela, asciugatela, e servitela con sopra una delle Salse, Culì, o ragù che sono descritte all’Oca in diverse maniere, pag. 144. Cotta allo spiedo involta di carta, o senza, ovvero con una fetta di lardo sopra il petto e carta, la potete servire colle medesime Salse.


 
Filetti d’Anitra in diverse maniere.


Orduvre = Con i filetti d’Anitra, ossiano i due mezzi petti, si apprestano un gran numero di Piatti esquisiti, e assai delicati. Per quelli in escaloppe potete vedere filetti di Gallinaccio, di Pollanca, di Lepre in escaloppe ec. Per quelli in Emensè fate cuocere arrosto due Anitre un poco più della meta acciò restino nel loro sugo. Allorché saranno un poco fredde levategli i quattro mezzi petti, e abbiate attenzione a non perdere il sugo che averanno reso dopo la loro cottura, tagliateli per traverso in fettine assai fine senza scomporli, aggiustateli nel piatto, e serviteli con sopra una Salsa all’Arancio, che trovarete nel Tom. l. pag. 88, aggiungendoci il sugo che averanno reso le Anitre. Li potete servire anche con qualche altra Salsa, come all’Anitra, alla Polacca, III.160 Piccante, al Porchetto ec., ad una Purè di Cipolle, di Rape, di Lenticchie ec., ovvero un ragù di Tartufi, di Prugnoli, di Cipolletta ec. Tutte queste Salse, Purè, e ragù, vedeteli nel Tom I. e IV.
Molte di queste vivande, dopo che sono tagliate le fettine di petto di Anitra si mettono nella Salsa per farle scaldare senza bollire; oppure allorché vi è il comodo delle cazzarole di argento vi si aggiustano dentro le fettine ben disposte, e poco prima di servire ci si versa la Salsa ben calda, indi si fa scaldare la cazzarola senza bollire, e si serve con sopra qualche anelletto di mollica di pane fritto di bel colore. Il sugo di arancio conviene assai meglio all’Anitra, che quello di limone. Le Anitrelle si apprestano nello stesso modo, e si spennano all’acqua come i Pollastri, e Piccioni.


 
Garganelle Agro-dolce.


Antrè = Le Garganelle si servono ordinariamente per arrosto nel loro sugo; ovvero si preparono a diverse Salse, ragù, e Guarnizioni, nella stessa guisa che le Anitre. Per farle poi Agro-dolce. Prendete tre Garganelle grasse e carnute, fiambatele, spilluccatele, e sventratele, trussatele colle coscie dentro il corpo; mettetele in una cazzarola con fettine di lardo e prosciutto sotto e sopra, fette di cipolla, di carota, di panè, di radica di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, la quarta parte di una foglia di alloro, un’idea di basilico, poco sale, pepe sano, due garofani, uno stecco di cannella, mezzo bicchiere di vino III.161 bianco bollente, brodo quanto basti, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte abbiate una Salsa Agrodolce come è descritta nel Tom. I. pag. 77, poneteci dentro le Garganelle ben scolate, fatele bollire dolcemente, aggiungendoci il fondo della loro cottura passato al setaccio, e ben digrassato. Allorché la Salsa sarà consumata al suo punto, e legata una cosa giusta, metteteci un buon pizzico di capperi fini intieri, e servitela sopra le Garganelle. Le Pernici, Starne, Beccaccie, Anitre, Pivieri, Piccioni da ghianda, ossiano selvatici, Tortore, Uccelli acquatici ec. si apprestano esattamente nella stesso modo.


 
Garganelle alla Flamande.


Antrè = Fate cuocere tre Garganelle bene appropriate in una bresa ristretta come la precedente. Allorché saranno cotte, aggiustatele sopra il piatto, guarnitele di cipollette, carote, teste di sellero, rape, il tutto intagliato propriamente, e cotto a parte con buon brodo, e un pezzetto di prosciutto. Passate al setaccio il fondo delle Garganelle, digrassatelo, aggiungeteci un poco di Culì, un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, fate stringere sopra il fuoco, e servite con sugo di limone sopra le Garganelle, e la guarnizione.


 
Garganelle alli Cavoli.


Antrè = Vedete Anitra alli Cavoli, pag. 147, mentre le Garganelle si apprestano nella stessa guisa.


 
III.162
Garganelle alle lasagne.


Antrè = Queste si preparono esattamente nello stesso modo che l’Anitra alle lasagne. Vedetela pag. 148.


 
Garganelle alla Purè di Lenticchie.


Antrè = Le trovarete all’Articolo delle Terrine, Cap. IV., dove dice Garganelle alli Cavoli.


 
Garganelle in diverse maniere.


Antrè = Si troveranno nella Nota delle vivande state di già servite alla Mensa, Tom. VI. Cap. IV.


 
Garganelle a diverse Salse, o ragù.


Antrè = Dopo che averete fiambato, e spilluccato le Garganelle, sventratele; tritate il loro fegato, conditelo con lardo rapato, cipolletta trita, sale, pepe schiacciato, riempiteci le Garganelle; fatele cuocere allo spiedo senza involtarle di niente; abbiate però attenzione, come ho detto di sopra, di non farle cuocere troppo, mentre questi uccelli debbono essere mangiati nel loro sugo. Le potete servire con qualunque Salsa, ragù, o Guarnizione, che più sarà di vostro genio. Cotte alla Bresa come quelle Agro-dolce le potete servire egualmente. Vedete tutte le Salse che convengono alle Garganelle all’articolo Oca in diverse maniere, pag. 144. Se poi le volete servire semplicemente nella loro Salsa, fatele cuocere arrosto più di due terzi; poscia mettetele in una cazzarola, intaccategli il petto col coltello, che ne sortirà un sugo che terrete caldo senza farlo bollire, ponete negli intacchi sale fino, pepe schiacciato, e servite con sopra il loro sugo con un gran sugo d’arancio. Se fosse poco aggiungeteci un poco di sugo di vitella, o di manzo.


 
III.163
Petti di Garganelle a diverse Salse, e ragù.


Orduvre = I petti di Garganelle si servono nella stessa guisa; come anche dopo cotte le Garganelle arrosto si levano i petti, e si servono con diverse Salse, ragù, e Guarnizioni tanto intieri, che tagliati in Emensè. Le migliori Salse sono all’Arancio, all’Anitra, Ascè, Nivernoese, Porchetto, Poevrada, Salmì, Polacca, Fumè, Capperi, Roberta, mostarda, Piccante, Tartufi, Prugnoli, Cedrioletti, Pomidoro ec., ad un Culì di Carote, di Rape, di Cipolla, di Lenticchie, di Fagioli ec., al ragù di Cipollette, di Olive, di Cedrioli, di Chenef, di Fagioli, di Gobbi, di Carote, di Rape, di Selleri, di Tartufi, di Prugnoli, di Finocchi ec., guarniti di tutte sorta di mazzetti d’Erba, Cassettine di pane ripiene, Pomidoro ripieni ec. Non solo i petti, ma le stesse Garganelle si possono servire con tutte queste Salse, ragù e Guarnizioni, che trovarete tutte: parte nel Tom. I. Cap. I., e parte nel Tom. IV. Cap. I. I petti di Garganelle si possano anche servire, allorché sono cotti arrosto, tagliati per traverso in fettine assai fine, aggiustarli sopra il piatto che dovete servire, condirli con un poco di sale, pepe schiacciato, e un poco di sugo di vitella, o manzo; farli scaldare senza bollire, e servirli con sopra una Salsa come si è detto di sopra. I petti di Anitra, o le Anitre intiere possono servirsi come le Garganelle.
Le Folloghe, ed altri Uccelli acquatici, che tralascio di nominare, non essendo essi in uso fra noi benché lo siano in Francia, ed altri paesi d’Italia, nulladimeno si preparano e si III.164servono, allorché sono giovani, e grassi come l’Anitra, e Garganelle.


 
Del Pavone, Gallina Pratarola e di Faraone.
Osservazioni su questi Uccelli.


Il Pavone viene servito o per Arrosto, o per Rifreddo nei grandi, e magnifici pranzi, e benché in Roma sia molto in uso, nulladimeno in moltissimi altri Paesi non viene punto mangiato; sembra che i Romani abbiano addottato questo ramo di lusso dagli antichi loro Concittadini, i quali lo avevano in sommo pregio. Il Pavone allorché è sufficientemente grande, giovane, e grasso, è un delicatissimo cibo, onde viene servito sulle mense le più delicate.
La Gallina Pratarola è più rara che quella di Faraone, e vengono anche esse impiegate ne’ sontuosi conviti ad ornare le mense, e soddisfare il gusto; esse sono delicatissime, quando sono giovane, e grasse, ed anche queste vengano servite o per Arrosto, o per Rifreddo. All’articolo degli Arrosti e de’ Rifreddi, Tom. VI. Cap. I., averò occasione di parlare di questi famosi uccelli; ciò nonostante si possono apprestare, e servire esattamente come il Fagiano, e la Pernice.


 
III.165
Del Fagiano, Pernice, Starna, Perniciotto e Starnotto.
Del Fagiano.


Il Fagiano è uno de’ migliori bocconi, tanto per la delicatezza della sua carne, quanto perché è di un ottimo, e sano alimento; destinguesi in maschio ed in femmina, il maschio è più grosso, più bello, e di un sapore più grato che la femmina; devesi sciegliere giovane, grasso, e di buon odore, né tanto fresco, né tanto frollo. L’Autunno specialmente è la migliore stagione di mangiarlo, essendo allora più grasso, che in alcun altro tempo. Molti vogliono, che non siavi uccello che abbia un gusto più esquisito del Fagiano, e perciò viene servito sulle migliori mense. Gli antichi Romani ne facevano anche essi gran stima, per il sapore eccellente della sua carne, e per la sua delicatezza,


 
Fagiano alla Spagnuola.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate un bel Fagiano, giovane, e grasso, lardategli il petto per traverso di lardelli di prosciutto conditi con erbe fine, pepe, noce moscata, e sugo di limone, e rifilati al paro della carne, trussatelo colle zampe ripiegate nei lati delle coscie. Prendete una cazzarola ovata, metteteci nel fondo qualche fetta di vitella se l’avete, di lardo, e di prosciutto, aggiustateci sopra il Fagiano col petto al di sotto. Imbianchite all’acqua bollente due cavoli Bolognesi, III.166 formatene otto mazzetti ben spremuti e legati, poneteli insieme col Fagiano, aggiungeteci otto pezzetti di carota, otto di rapa, otto di torzuto, il tutto intagliato propriamente, o a guisa di olive, o di prugnoli, e imbianchito all’acqua bollente, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, coprite di sopra come di sotto. Fate sudare un quarto d’ora con poco fuoco sotto e sopra, bagnate poscia con brodo buono; fate finire di cuocere dolcemente. Quando il tutto sarà cotto, scolate il Fagiano, asciugatelo, ponetelo sopra il piatto, guarnitelo con simetria colli cavoli sciolti, ben spremuti, e rifilati propriamente, le altre erbe all’intorno, otto cipollette cotte a parte con buon brodo, e servite con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65.


 
Fagiano alli Tartufi.


Antrè = Dopo che averete fiambato, spilluccato, e sventrato un buon Fagiano, lardategli il petto per traverso di filetti di tartufi, riempitelo di un ragù crudo di animelle, tartufi, il suo fegato ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., trussatelo colle zampe ripiegate sopra le coscie, mettetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo, sale, pepe sano, tre garofani, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, copritelo con un foglio di carta, fatelo cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché sarà cotto, scolatelo, e servitelo con sopra un ragù di tartufi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Se lo volete far III.167 cuocere allo spiedo involtato di fette di lardo, e fogli di carta, per servirlo poscia con sopra un ragù di tartufi. In questo caso, riempitelo col suo fegato trito, scalogna, tartufi, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, lardo rapato, butirro, un’idea di basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e un rosso d’uovo crudo.


 
Fagiano in Certrosa.


Antrè = Fate cuocere un Fagiano come quello alla Spagnuola, ma senza lardargli il petto di prosciutto, con venti o più mazzetti di cavoli Bolognesi, aggiungendoci soltanto i condimenti a proporzione dei cavoli. Quando il tutto sarà cotto, prendete una cazzarola della grandezza che volete fare l’Antrè, copritegli tutto il di dentro di fette di lardo, che non soprapponghino l’una coll’altra. Levate li petti, e le coscie al Fagiano; ponete i cavoli sopra un pannolino pulito, fate un bel lavoro nel fondo, ed intorno della cazzarola coi petti del Fagiano tagliati in filetti, o fettine, ovvero in fette grandi, e poi ritagliati, e distribuiti in guisa, con carote, rape, panè, torzuti, cipollette, teste di sellero, lattughe, il tutto intagliato, imbianchito, e cotto a parte con buon brodo, che formi un qualche disegno nella cazzarola. Quindi spremete i cavoli torcendoli dolcemente collo stesso pannolino; metteteli dentro la cazzarola; quando siete alla metà, tagliate in fettine le coscie, e ponetele tramezzo i cavoli; continuate cosi finché la cazzarola sarà piena, indi premetela sopra con un pannolino a quattro doppi acciò n’esca tutta l’umidità. Ponetela III.168 ad un forno temperato per lo spazio di mezz’ora; poscia rivoltatela sopra un coperchio, alzate leggermente la cazzarola, levate il lardo, scolate il grasso, ponetela con diligenza sopra il suo piatto, e servitela con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, o Culì. La Salsa vedetela nel Tom. I. pag. 65.


 
Fagiano alla Contessa.


Antrè = Fiambate, spilluccate, sventrate, e levate l’osso del petto a un bel Fagiano, riempitelo con un ragù crudo d’animelle, fegatini, tartufi, ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitelo, trussatelo colle zampe ripiegate sopra le coscie; fatelo rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato e sugo di limone; indi asciugatelo, piccategli tutto il petto di minuto lardo; mettetelo in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, qualche fetta di vitella, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, tre garofani, poco brodo, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, coprite con qualche fetta di lardo, e un foglio di carta; fatelo cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fatelo consumare al punto di una glassa; scolate il Fagiano dalla bresa, scucitelo, glassategli tutto il di sopra piccato, e servitelo con sotto una salsa al Culì di carote, ovvero un ragù di rape. Vedete la Salsa nel Tom. I. pag. 92. Il ragù nel Tom. IV. Cap. I.


 
III.169
Fagiano al Salmì.


Antrè = Fate cuocere un Fagiano arrosto allo spiedo. Quando sarà cotto, tagliategli i due mezzi petti, le due coscie, e del groppone e schiena fatene altri due pezzi, che in tutto saranno sei, fate dei rimasugli della carcassa una Salsa al Salmì, come trovarete descritta nel Tom. l. pag. 67; metteteci dentro i pezzi di Fagiano, scaldate senza bollire, e servite sopra, ed all’intorno, crostini di pane tagliati a cuoretti, o tondi, e fritti nel butirro di bel colore.


 
Fagiano in diverse maniere.


Antrè = Allorché averete fiambato, spilluccato, e sventrato un bel Fagiano grasso e carnuto, riempitelo col suo fegato trito condito con tartufi, prugnoli, scalogne, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, lardo rapato, un poco di basilico, un rosso d’uovo crudo, sale, pepe schiacciato, noce moscata, cucitelo, trussatelo colle zampe nei lati delle coscie spellate e spuntate le dita; fatelo rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato, indi asciugatelo, piccategli tutto il petto di minuto lardo; fatelo cuocere arrosto allo spiedo involto di carta unta di butirro, o strutto, spolverizzata con un poco di sale. Quando sarà quasi cotto, scartatelo, fategli prendere un bel color dorato, e servitelo scucito con sotto una Salsa, o un ragù alquanto rilevato, come sarebbe alli Capperi, alle Olive, alli Cedrioletti, alli Tartufi, alle Cipollette, alle Rape, alle Carote, Ascè, alli Selleri, alli Finocchi, III.170 all’Italiana rossa, alla Spagnuola, alli Cedrioli, alla Poevrada, al Porchetto ec., a qualunque Guarnizione, Mazzetti ec. Cotto alla Bresa come quello alla Contessa, ma senza essere piccato, ma bensì lardato di filetti di prosciutto come quello alli Cavoli, lo potete servire con tutte quelle Salse, ragù, Guarnizioni di sopra accennate, che trovarete parte nel Tom. l. Cap. I., parte nel Tom. IV. Cap. I.


 
Filetti di Fagiano alla Poevrada.


Antrè = Vedete questi filetti all’articolo della Pernice, ove dice Filetti di Pernice alla Polacca, pag. 178, mentre si apprestano nella stessa guisa.


 
Filetti di Fagiano in escaloppe, ed Emensè.


Antrè = Questi si preparano in tutte quelle maniere che i filetti di Lepre, di Gallinaccio, di Pollanca, di Pernice ec. Vedete questi Articoli nel Tom. II., e in questo.


 
Della Pernice, e Starna.
Osservazioni su questi Uccelli.


Devesi sciegliere la Pernice, e la Starna giovani, grasse e tenere, e di un grato odore; quando sono vecchie la loro carne è dura, tigliosa, asciutta, e di poco buon sapore. Non devesi mangiare né l’una, né l’altra subito uccise, ma è necessario d’esporle per qualche giorno all’aria, acciò mediante una picciola fermentazione, che si eccita nella loro carne, divenga più tenera, e delicata.
III.171 Noi abbiamo anche i Perniciotti, e Starnotti, e sì gli uni, che gli altri sono riguardati nella cucina come vivande assai delicate. La Pernice si appresta esattamente come la Starna, e li Perniciotti come li Starnotti, onde parlerò soltanto di una di esse, che potrà comprendere ancora l’altra.
I Francesi appellano Pernice rossa, e Pernice bigia, ciò che noi chiamiamo ordinariamente Pernice, e Starna. La prima è un poco più grossa della seconda, e credesi di un miglior sapore. Le primizie di questi Uccelli principiano ad essere buone per servirle sulle Mense nel mese di Luglio, e di Agosto, allorché hanno acquistato una certa grossezza. Per distinguere i Perniciotti e Starnotti, allorché sono divenuti grossi, dalle Starne e Pernici quando sono divenute vecchie, osservate che lo Starnotto deve avere l’ultima penna dell’ala puntuta, le zampe bigie, ed il becco nero. Il Perniciotto si conosce alla medesima penna puntuta, nell’estremità della quale evvi un poco di bianco. La Pernice l’ha rotonda, e priva di detto bianco.


 
Pernici in Certrosa.


Antrè = Prendete due Pernici giovani, e grasse, fiambatele, spilluccatele, e sventratele, trussatele colle coscie dentro il corpo; mettetele a cuocere con dei mazzetti di cavoli Bolognesi come il Fagiano in Certrosa, pag. 167. Fate cuocere a parte con buon brodo, e un pezzetto di prosciutto, carote, rape, torzuti, cipollette, lattughe, e selleri. Abbiate una cazzarola della grandezza del piatto che volete III.172 fare, copritela di fette di lardo come l’altra; levate i quattro mezzi petti, e le quattro coscie alle Pernici. Fate una stella nel mezzo della cazzarola di rapa, e carota, aggiustateci sopra i quattro mezzi petti di Pernice in croce, negli angoli metteteci delle cipollette, guarnite tutto all’intorno di striscie di carota, di sellero, e di lattuga, il tutto bene asciugato, riempitela di cavoli ben spremuti, colle coscie delle Pernici tramezzo; quando sarà piena premetela sopra con un pannolino pulito come l’altra; mettetela al forno, e servitela nello stesso modo. Allorché i Perniciotti sono piccioli se ne fanno cuocere quattro o cinque ben trussati coi cavoli, si mettono nel fondo della cazzarola col petto al di sotto, e si finisce la Certrosa come l’altra.


 
Pernici alla Servante.


Antrè = Fiambate, e sventrate tre Pernici assai giovani, trussatele colle zampe nel corpo, riempitele col loro fegato trito, e condito con tartufi, prugnoli, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, lardo rapato, un poco di butirro, due rossi d’uova crude, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e sugo di limone. Marinatele con olio, altrettante erbe trite come sopra, sale, pepe schiacciato, basilico in polvere, poscia involtatele in fogli di carta con tutta la loro marinada, formatene una Papigliotta riquadrata, legatela, fatela cuocere dolcemente sopra la gratella per un’ora e mezza. Quando le Pernici saranno cotte, scartatele, scolatele, ponetele sopra il piatto che dovete servire, III.173 guarnitele di cipollette cotte con buon brodo, mettete tutte l’erbe fine della Papigliotta in un poco di Culì, o Spagnuola, digrassate, fate dare un bollo, e servite con sugo di limone sopra le Pernici.


 
Pernici alla Perigord.


Antrè = Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato tre Pernici, trussatele colle zampe ripiegate sopra le coscie, nettate e spuntate le dita, appianatele un poco senza rompergli le ossa, lardategli il petto per traverso di filetti di prosciutto conditi, e riempitele col loro fegato trito, e condito con sale, pepe, tartufi, cipolletta, petrosemolo, il tutto trito, lardo rapato, un poco di butirro, fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, otto tartufi intieri d’una media grossezza, e ben mondati, un mazzetto di erbe diverse, due scalogne, poco sale, pepe schiacciato. Prendete un’altra cazzarola con qualche fetta di vitella nel fondo, aggiustateci sopra le Pernici coi tartufi, e loro condimento; coprite con fette di lardo, e un foglio di carta, fate sudare un quarto d’ora con poco fuoco sotto e sopra; bagnate poscia con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, poco brodo ma buono; fate finire di cuocere; allorché il tutto sarà cotto, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo. Passate sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzetto di butirro un pochino di farina, quando sarà color d’oro, poneteci una scalogna trita, bagnate col fondo suddetto, e un poco di Culì, fate bollire III.174 dolcemente per digrassare, e consumare al punto di una Salsa. Aggiustate le Pernici sopra il piatto colli tartufi, e serviteci sopra la Salsa suddetta con sugo di limone.


 
Pernici al Fumè.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due, o tre Pernici, mettetene a parte i fegatini; farsitele di butirro maneggiato con petrosemolo, scalogna, cipolletta, prugnoli, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un rosso d’uovo crudo, sugo di limone; trussatele colle zampe sopra le coscie, fatele cuocere arrosto involte di fette di lardo, e fogli di carta. Quando saranno cotte, scartatele. Abbiate una Salsa legata al Fumè, che trovarete nel Tom. I. pag. 68, aggiungeteci i fegatini passati al setaccio, fatela scaldare senza bollire, e servitela sopra le Pernici.


 
Pernici alli Cedrioli.


Antrè = Quando averete fiambato, spilluccato, e sventrato due, o tre Pernici, trussatele colle zampe ripiegate nei lati delle coscie; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato; indi asciugatele, piccatele di minuto lardo, mettetele in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, qualche fetta di vitella, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico, poco brodo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente; coprite con due o tre fettine di lardo, e un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotte, passate al setaccio il fondo della Salsa, digrassatelo, aggiungeteci un poco III.175 di brodo colorito, fate consumare al punto di una glassa; scolate le Pernici, glassategli tutto il di sopra piccato, e servitele con sotto un ragù di cedrioli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I. Mettete nel ragù il fondo della glassa restato nella cazzarola.


 
Pernici alla Duchessa.


Antrè = Dissossate del tutto due o tre Pernici alla riserva delle zampe, dopo di averle fiambate, e spilluccate; riempitele con un ragù crudo d’animelle, tartufi, prugnoli ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I, cucitele, dategli la loro primiera forma colle zampe ripiegate sopra le coscie; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato; indi asciugatele, piccatele di minuto lardo. Fatele cuocere come le precedenti, indi scolatele, scucitele, glassatele nella stessa maniera, e servitele guarnite di gobbi, con sopra una Salsa alla Spagnuola senza toccare ciò che è piccato, che trovarete nel Tom. I. pag. 65. La Guarnizione nel Tom. VI. Cap. I.


 
Pernici all’Inglese.


Antrè = Lardate il petto per traverso a due o tre Pernici di filetti di prosciutto conditi con erbe fine, pepe, noce moscata, e sugo di limone, riempitele col loro fegato trito, e condito con cipolletta, petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, lardo rapato, sale, pepe schiacciato, trussatele colle zampe sopra le coscie. Fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, e cuocere arrosto allo spiedo involte di fette di lardo, e un foglio di carta III.176 grande. Quando saranno cotte fate una Salsa come siegue. Ponete in una cazzarola mezzo limone senza scorza in fette sottili senza semi, un poco di Culì, un poco di brodo colorito, un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra le Pernici.


 
Pernici ad ognì Purè.


Antrè = Aggiustate due o tre Pernici, esattamente come sopra; ponetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe sano, due scalogne, tre garofani, bagnatele con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte scolatele, e servitele con sopra una Purè di Lenticchie, o di Piselli, o di Rape ec. Se volete potete servirvi del fondo della cottura per mettere nella Purè, ciò gli darà sempre un miglior sapore; ma che sia ben digrassato, e passato al setaccio. Badate al sale.


 
Salmì di Pernici.


Antrè = Vedete Salmì di Beccaccie qui appresso; mentre le Pernici si apprestano esattamente nella stessa guisa.


 
Perniciotti alla Savoiarda.


Antrè = Abbiate sei Perniciotti, fiambateli, spilluccateli, sventrateli, e trussateli colle zampe dentro il corpo, lardateli per traverso di filetti di lardo, e prosciutto, conditi con erbe fine, pepe, noce moscata, e sugo di III.177 limone, e rifilati al paro della carne. Poneteli in una cazzarola con un poco d’olio, ramette di petrosemolo, filetti di cipolletta novella, due scalogne, uno spicchio d’aglio, sale, pepe sano, tre garofani, un pezzo di prosciutto, mezzo limone senza scorza in fette, coprite con un foglio di carta, fate cuocere lentamente con cenere calda sotto e sopra. Allorché saranno cotti, asciugateli, poneteli sopra il piatto che dovete servire, e teneteli caldi. Ponete nella cazzarola della loro cottura mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto Culì, digrassate bene, fate bollire e consumare al punto di una Salsa, passatela al setaccio, e servitela sopra i Perniciotti con sugo di limone.


 
Perniciotti alla Giardiniera.


Antrè = Fate un ragù alla Giardiniera di tutte sorta d’erbe tagliate in filetti, come trovarete descritto nel Tom. IV. Cap. I. Prendete sei Perniciotti grassi, aggiustateli come li precedenti, metteteli in una cazzarola con qualche fetta di lardo e vitella sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, sale, pepe sano, tre garofani, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti ponete una porzione del fondo della cottura, ben digrassato, e passato al setaccio nel ragù, e servitelo sopra i Perniciotti, scolati e asciugati dal grasso.


 
III.178
Pernici in Giblotte.


Antrè = Queste le trovarete all’Articolo delle Terrine, Cap. IV., come anche a tutte sorta di Purè.


 
Ascì di Pernici.


Antrè = Fannosi diverse Ascì di petti di Pernici, ma di queste ne parlerò alla fine dell’Opera, come ho promesso, facendosi di Vivande state di già servite sulla Mensa.


 
Filetti di Pernici alla Polacca.


Antrè = Fiambate, sventrate, e levate sei mezzi petti a tre Pernici, tagliate ogni mezzo petto senza la pelle in quattro fette piatte per traverso, stendete sopra ad ogni fetta un poco di farsa di Chenef delicata, e fate tornare ogni mezzo petto nella sua primiera forma, mettendo le quattro fette una sopra all’altra. Quando saranno tutte finite, prendete un piatto d’argento o di rame, spandeteci qualche fettina di cipolla, di carota, di panè, una scalogna, e uno spicchio d’aglio tagliati in filetti, fusti di petrosemolo, la quarta parte di una foglia di alloro, un poco di basilico, metteteci sopra delle fette di lardo, e fettine di prosciutto, aggiustateci i sei mezzi petti ben ristretti, conditi con sale, pepe schiacciato, due garofani, coprite di sopra come di sotto, e di più un foglio di carta imbutirrata. Poco prima di servire fate cuocere ad un forno temperato, mentre in meno di un quarto d’ora sono cotti, quindi scolate i mezzi petti dal grasso, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire. Abbiate pronta una composizione maneggievole composta di scalogna, cipolletta, III.179 petrosemolo, il tutto trito assai fino, e lavato, e spremuto bene, mollica di pane grattata assai fina, butirro, sale, pepe schiacciato; fate con detta composizione dei fiori, rabbeschi, ornati, o altro sopra i filetti di Pernici, e serviteli subito con sotto una Salsa alla Polacca, che trovarete nel Tom. I. pag. 97. Ogni sorta di Petti di selvaggiume si possono servire nella stessa guisa. I petti di Pollanche, di Tocchini, di Pollastri ec. si apprestano nello stesso modo, colla differenza che sopra ci si fa un disegno con tartufi, code di gamberi, carota, fusti di petrosemolo ec., e si servono con sotto un Culì colorito o una Salsa chiara.


 
Filetti di Pernici in Emensè alla Svizzera.


Orduvre = Prendete quattro petti di Pernici crudi, levategli la pelle, tagliateli per traverso in fettine assai fine. Abbiate un piatto d’argento, o di rame, imbutirratelo, aggiustateci sopra l’Emensè di Pernici, conditele con sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Poco prima di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro; quando saranno cotte da una parte voltatele dall’altra, mentre presto si cuociono; indi aggiustatele sopra il piatto che dovete servire. Guarnitele di cipollette glassate, tramezzate di rotelline di crostini di pane fritti nel butirro. Mettete mezzo bicchiere di vino rosso nel piatto dove hanno cotto l’Emensè, fatelo consumare più della metà, aggiungeteci un poco di Culì, digrassate, e servite sopra l’Emensè, cipollette, e crostini. Le cipollette glassate vedetele all’Articolo delle Guarnizioni, Tom. IV. Cap. I.


 
III.180
escaloppe di Pernici al Culì di Beccaccia.


Orduvre = Tagliate quattro petti di Pernici in fettine come sopra, battetele assai sottili, stendetele sopra un piatto unto di butirro, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata; fatele cuocere come le precedenti, aggiustatele sopra il piatto, che dovete servire, guarnitele di anelletti di mollica di pane fritti nel butirro di bel colore. Ponete un poco di Culì di Beccaccia nel piatto ove hanno cotto le fettine di Pernici; fate scaldare senza bollire, digrassate, e servite sopra l’escaloppe.


 
Filetti di Pernici Emensè alli Tartufi.


Orduvre = Come ho detto di sopra le Starne si apprestono esattamente come le Pernici, e li Starnotti come i Perniciotti. Trovandosi però descritto nelle Minute d’Inverno, Tom. II. pag. lx, il piatto qui citato, ho creduto di non doverlo ommettere. Tagliate dunque in fettine quattro petti crudi di Starna come sono indicati qui sopra, battetele fine, ponetele sopra un piatto unto di butirro, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata. Passate un momento sopra il fuoco in una cazzarola con un poco di butirro, o olio, quattro tartufi in fette, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito; indi versate quest’erbe fine coi tartufi, e condimento sopra l’Emensè. Poco prima di servire ponete il piatto sopra un fuoco allegro; allorché saranno cotte d’ambe le parti aggiustatele sopra il piatto, con sopra i tartufi, e guarnite all’intorno di cuoretti di mollica di pane fritti di bel colore nel butirro. Mettete un poco di vino di III.181 Sciampagna, o altro vino bianco nel piatto dove hanno cotto i filetti, fatelo consumare, bagnate con Culì quanto basti, digrassate, e servite con sugo di limone sopra l’Emensè. Potete ancora bagnare con Culì di Pernici.


 
Pernici alla bresa in diverse maniere.


Antrè = Si possano servire i Perniciotti come le Pernici, allorché queste ultime sono giovani e tenere, mentre quando sono divenute vecchie non sono buone che in pasticcio rifreddo, in Adobbo, e per Brodi. Alcuni le fanno cuocere alla Bresa per indi servirle con qualche Salsa; ma oltre che bisogna farle bollire cinque o sei ore, alla fine non vagliono niente. Le Pernici giovani e tenere ed anche i Perniciotti, li potete cuocere alla Bresa, o lardati per traverso di lardelli di prosciutto, o lardo e prosciutto, ovvero senza; ripiene di un ragù di animelle, tartufi, il loro fegato, erbe fine, lardo rapato, butirro ec., oppure senza ripieno, con fette di lardo sotto e sopra, un pezzo di prosciutto, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, un mazzetto d’erbe diverse, poco brodo, due scalogne, fette di cipolla, di carota, e di panè, sale, pepe sano, tre garofani, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, scolatele, e servitele con qualunque ragù, Salsa, o Guarnizione. Le Salse le trovarete nel Tom. I. pag. 64. I ragù, e Guarnizioni nel Tom. IV. Cap. I. All’articolo delle Terrine, Cap. IV., averò occasione di parlare ancora delle Pernici.


 
III.182
Pernici allo Spiedo in diverse maniere.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate due o tre Pernici, riempitele col loro fegato trito, e condito con lardo rapato, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, un poco di butirro, un rosso d’uovo, e sugo di limone; trussatele colle zampe ripiegate sopra le coscie, fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e poscia cuocere allo spiedo involte di fette di lardo, e fogli di carta. Quando saranno cotte, scartatele, levate le fette di lardo, e servitele con qualunque Salsa, o ragù, o Guarnizione di vostro genio. Le Salse che convengono a questa sorte d’uccelli tanto cotti alla Bresa, che allo Spiedo, debbono essere di un gusto alquanto rilevato, come alli Cedrioletti, alli Capperi, alle Olive, alli Tartufi, alli Prugnoli, alli Cedrioli, alle Rape, alle Cipollette, alle Carote, alli Cavoli, alla Sorcruta, alla Salsa Ascè, alla Polacca, a qualunque Purè, al Fumè, alla Spagnuola, all’Italiana rossa, alla Massedoene, alli Finocchi, Selleri, Mazzetti, in Hoscepot ec.


 
Della Beccaccia, Pizzarda, e Pizzardone.
Cognizioni di questi Uccelli.


La Beccaccia fra noi si principia a vedere verso la fine d’Ottobre, e principi di Novembre, allorché la neve cadendo sulle montagne l’obbliga a discendere nelle pianure. Questo è III.183 un uccello di un sapore eccellente, specialmente allorché è giovane, tenero, e grasso; bisogna però osservare che non sia soverchiamente fresco, o troppo infrollito, ma di un grato odore detto da’ Francesi di un buon Fumè.
La Pizzarda in tutte le sue parti è più picciola della Beccaccia, e gli rassomiglia perfettamente per il suo becco, ma varia peraltro nel colore delle sue penne; questo ancora è un uccello assai delicato.
Il Pizzardone ancora esso è simile alla Beccaccia, ma più grosso della Pizzarda, e varia egualmente nelle sue penne; il gusto e sapore del Pizzardone è superiore a quello della Beccaccia, e Pizzarda, onde viene assai ricercato, benché alquanto raro, da chi ama i buoni bocconi. Tutti questi uccelli si apprestano nella stessa guisa, come si vederà qui appresso, e se ne fanno anche una quantità di vivande prima cotti arrosto, una parte delle quali si trovaranno alla fine di quest’Opera.


 
Salmì di Beccaccie.

[Salmì di Beccaccie.]


Antrè = Fate cuocere arrosto due, o tre Beccaccie, prima sventrate, fiambate, ben trussate, e coperte d’una fetta di lardo; fatele poscia alquanto raffreddare, indi levategli i due mezzi petti, le due coscie, il collo colla testa, l’osso del petto coi filetti mignoni attaccati, ed il resto servirà per fare la Salsa al Salmì come trovarete descritta nel Tom. I. pag. 67. Mettete questi pezzi di Beccaccia nella Salsa, fateli scaldare senza bollire, e serviteli bene aggiustati sopra il piatto colle teste spaccate per mezzo, guarniti di crostini fatti in questa III.184 maniera.

Crostini per Salmì di Beccaccie

Tagliate delle rotelle, o cuoretti di mollica di pane, fateli friggere nel butirro di bel colore, o nello strutto; tritate assai fine l’interiora delle Beccaccie levandogli prima il griscile, e pulito qualche budello arenoso, metteteli in una picciola cazzarola con sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pochino o di lardo rapato, o strutto fresco; nell’atto di servire passate un momento sopra il fuoco; subito si cuociono; indi spremeteci mezzo limone, o arancio, e ponetene un poco sopra ad ogni crostino. Alcuni in luogo delli crostini, fanno delle picciole cassettine piatte di mollica di pane, le friggono di bel colore, le riempiono col ripieno sudetto, e ci guarniscono il Salmì.


 
Salmì di Beccaccie all’Uminga.


Antrè = Quando averete cotto arrosto due, o tre Beccaccie come le precedenti, lasciatele alquanto raffreddare; quindi levategli i petti, le coscie, la testa col collo, tagliate i petti per traverso in fettine assai fine, le coscie lasciatele intiere, e spaccate nel mezzo le teste; aggiustate le coscie in quadriglia dentro una cazzarola d’argento, o piatto, negli angoli metteteci le fettine di petto, e sopra le teste spaccate; versateci sopra una buona Salsa al Salmì, che trovarete nel Tom. I. pag. 67, e servite ben caldo, guarnito di crostini come i precedenti.


 
Salmì di Beccaccie alla Valiere.


Antrè = Prendete due belle Beccaccie giovani, tenere, grasse, e di buon odore, fiambatele, spilluccatele, e dissossatele del tutto alla riserva delle coscie, e ale, lardategli il petto III.185 per traverso di filetti di prosciutto; mettete a parte l’interiora per farci i crostini; riempitele di un ragù cotto d’animelle, cipollette, fegatini ec., che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucicele, trussatele colle zampe ripiegate sotto le coscie; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, coprite poscia ciascheduna Beccaccia di una fetta di lardo; infilatele per traverso nel sito delle coscie ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, involtatele di carta; fatele cuocere arrosto. Quando saranno cotte, scucitele, levategli il lardo, e servitele con sopra una Salsa al Salmì, ed all’intorno guarnite di crostini come sopra, o cassettine. La Salsa vedetela nel Tom. I. pag. 67.


 
Beccaccie alla Perigord.


Antrè = Fiambate, e spilluccate due, o tre Beccaccie, fategli un taglio sulla schiena per sventrarle dalla parte di dietro, tritate l’interiore senza i griscili, mescolateli con tre tartufi in fette, lardo rapato, un poco di butirro, petrosemolo, due fegatini di pollo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, due rossi d’uova crudi, noce moscata; riempiteci le Beccaccie, cucitele, trussatele colle zampe ripiegate sotto le coscie, ed il becco a traverso delle coscie; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, e cuocere arrosto involtate di fette di lardo, e fogli di carta come le precedenti. Allorché saranno cotte, scucitele, levate il lardo, e servitele con sopra un ragù di tartufi, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
III.186
Beccaccie alla Duchessa.


Antrè = Levate l’osso del petto a due, o tre Beccaccie, sventratele per la parte di sopra, riempitele di una farsa di Gratino cruda mescolata coll’interiora delle Beccaccie, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitele, trussatele colle zampe ripiegate sotto le coscie, tagliategli la testa; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro squagliato; indi asciugatele, piccategli tutto il petto di minuto lardo; mettetele in una cazzarola con un pezzo di prosciutto, qualche fetta, o dadino di vitella, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo, copritele con due o tre fette di lardo, e un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, passate al setaccio il fondo della cottura, aggiungeteci un poco di brodo colorito, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa. Scolate le Beccaccie dal grasso, scucitele, glassategli tutto il di sopra piccato, e servitele con una guarnizione di selleri, con sopra una Salsa alia Spagnuola, o Culì, senza toccare le Beccaccie. La guarnizione la trovarete nel Tom. IV. Cap. I. La Salsa nel Tom. I. pag. 65.


 
Pizzarde in Cassettine di pane.


Orduvre = Vedete l’Articolo dei Tordi, e Allodole, poiché si apprestano nello stesso modo.


 
III.187
Pizzarde all’Italiana.


Antrè = Fiambate, sventrate, e trussate sei Pizzarde colle zampe dentro il corpo, ed il becco infilato per traverso alle coscie, mettetele in una cazzarola con un poco d’olio, un pezzetto di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, petrosemolo, cipolletta, e prugnoli, il tutto trito, passatele sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo buono, poco sale, pepe schiacciato, uno spicchio d’aglio; coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte tritate l’interiora delle Pizzarde senza i griscili, passatele in una cazzaroletta sopra il fuoco con un poco di lardo rapato, indi passatele al setaccio, stemperatele col fondo della cottura, che sia poco e ben digrassato; aggiustate le Pizzarde sopra il piatto, fate scaldare la Salsa senza bollire, e servitegliela sopra con sugo d’arancio.


 
Pizzarde alli Tartufi.


Antrè = Riempite sei Pizzarde con una farsa di Gratino cruda, vedetela nel Tom. IV. Cap. I., mescolata coll’interiora delle stesse Pizzarde, trussatele come le precedenti, fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro squagliato, un poco d’olio, e sei belli tartufi intagliati a guisa di grosse noci. Ponete in un’altra cazzarola qualche fetta di vitella, e di prosciutto, aggiustateci sopra le Pizzarde colli tartufi, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, tre garofani, pepe sano, III.188 copritele con fette di lardo, e un foglio di carta, fatele sudare un quarto d’ora con picciolo fuoco sotto e sopra; indi bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; dopo due terzi della cottura, aggiungeteci un poco di Culì. Allorché saranno cotte, aggiustatele sopra il piatto coi tartufi, digrassate la Salsa, passatela al setaccio, e servitela sopra le Pizzarde con sugo di limone, o di arancio.


 
Pizzarde al Culì di Beccaccie.


Antrè = Queste le trovarete all’Articolo delle Terrine, Cap. IV.


 
Pizzarde al Gratino.


Antrè = Si apprestano nella stessa guisa che i Tordi, e le Allodole al Gratino, ed anche si possono preparare in tutte quelle maniere che i Tordi.


 
Pizzarde all’Erbe fine.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate sei, o otto Pizzarde, riempitele con una farsa di Gratino cruda alla Beccaccia, mescolata con prugnoli, e tartufi triti, trussatele colle zampe ripiegate sotto le coscie; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, prugnoli, tartufi, petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, poco sale, pepe schiacciato, aggiustatele poscia con tutto il loro condimento in un’altra cazzarola con sotto qualche fetta di vitella, o di prosciutto, copritele con fette di lardo, due fette di limone senza scorza, ed un foglio di carta; fatele sudare leggermente un quarto d’ora con fuoco sotto e sopra; indi bagnatele con III.189 mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, altrettanto brodo. A due terzi della cottura aggiungeteci un poco di Culì. Quando saranno cotte ponetele sopra il piatto, tramezzatele con crostini di mollica di pane tagliati a guisa di creste, e fritti nel butirro. Levate la vitella, il prosciutto, e il lardo dalla Salsa, digrassatela bene, e servitela sopra le Pizzarde con sugo di limone, o di arancio.


 
Pizzarde alle Cipollette.


Antrè = Preparate sei Pizzarde come le Beccaccie alla Perigord, ma senza tartufi, vedetele pag. 135, mettetele in una cazzarola con qualche fetta di lardo, di prosciutto, e di vitella se l’avete, un poco di brodo, un mazzetto d’erbe diverse, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, mezza cipolla in fette, fettine di carota, poco sale, pepe sano, tre garofani, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte, scolatele, e servitele con un ragù di cipollette, nel quale farete entrare il fondo della cottura delle Pizzarde passato al setaccio, e ben digrassato. Vedetelo nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pizzarde al Sultano.


Antrè = Sventrate sei o otto Pizzarde, fiambatele, riempitele con un Salpiccone di fegatini, animelle, e tartufi, passato un momento sopra il fuoco, vedetelo nel Tom. IV. Cap. I., cucitele, e trussatele colle zampe sotto le coscie, ed il becco traverso il corpo, fatele marinare un’ora sopra la cenere calda con un III.190 poco d’olio, sale, pepe schiacciato, mezzo limone in fette senza scorza, mezza foglia di alloro, timo, basilico, uno spicchio d’aglio con due garofani, un’idea di coriandoli pesti, fusti di petrosemolo, filetti di cipolletta novella; poscia infilatele ad uno spiedino involte di fette di lardo, e fogli di carta, legate questo ad uno grande; fatele cuocere arrosto aspergendole colla marinada. Quando saranno cotte scucitele, levate il lardo, e servitele con sopra una Salsa al Sultano, guarnite all’intorno di picciole cassettine di mollica di pane fritte, e ripiene coll’interiora delle Pizzarde come è descritto al Salmì di Beccaccie, pag. 183. La Salsa vedetela nel Tom. I. pag. 87. Le Cassettine nel Tom. IV. Cap. I.


 
Beccaccie, Pizzarde, e Pizzardoni a diverse Salse, e ragù.


Antrè = Le Vivande più stimate di questa sorta d’uccelli acquatici e passaggieri, sono quelle cotte allo Spiedo, o in Salmì. Tutte le differenti maniere colle quali vengono apprestate non servono che a facilitare la variazione per quelli che amano a non mangiare sempre le stesse cose. Le Beccaccie, Pizzarde, e Pizzardoni si preparano, e si servono nella stessa guisa, qualora siano cotte allo spiedo. Per farle dunque in questo modo, prendetene quel numero che credete, fiambatele, spilluccatele, fategli un taglio nella schiena per sventrarle, e riempitele di una farsa di Gratino cruda alla Beccaccia, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., cucitele, fatele cuocere allo spiedo involte di fette di lardo, e fogli di carta. Allorché III.191 saranno cotte, avendo attenzione a non farle disseccare, levategli il lardo, scucitele, e servitele con sopra quella Salsa, o ragù, o Guarnizione, che credete a proposito. I filetti di Beccaccie si apprestano come quelli di Anitra, di Fagiano, di Pernice ec.


 
Dei Pivieri, Palombacci, e Tortorelle.
Osservazione su questi Uccelli.


Il Piviero si serve ordinariamente per arrosto, come si potrà vedere all’Articolo degli Arrosti, Tom. VI. Cap. I. Questo uccello è di un ottimo gusto, e di più molto facile a digerirsi. Devesi sciegliere giovane, grasso, polputo, e di buon odore. Noi abbiamo i Pivieri nel mese di Aprile, e Novembre. Quelli di Primavera sono migliori che quelli d’Inverno. Il Piviero si può apprestare, e servire nello stesso modo che la Beccaccia, e Pizzarda.
Il Palombaccio, o sia Piccione selvatico detto comunemente da Ghianda è un uccello di passaggio. Si principia a vedere fra noi nel mese di Novembre. Si conosce se è giovane alle unghie corte, imperciocché divengono grandi a misura che l’animale invecchia. Questo Piccione in Francia viene stimato migliore del domestico, per essere la sua carne di un gusto più delicato, benché più asciutta; ma in Roma specialmente non è così, poiché i Piccioni Romani superano di molto quelli di Francia. Nulladimeno allorché il Piccione da Ghianda è giovane, grasso, e carnuto, non manca di essere un III.192 ottimo cibo, e di un sapore assai grato, qualora venga bene apprestato. Le Guarnizioni d’Erbe sono le più proprie a questi uccelli; come anche un Culì di Lenticchie, o un ragù di Fagioli. Agro-dolce sono esquisiti, coperti di lasagne ec.
La Tortorella è ancor essa una specie di piccione, ma di una carne migliore benché più asciutta. La Tortorella selvatica è di un sapore più delicato, che la domestica; distinguesi il maschio dalla femmina da una specie di collana nera che porta intorno al collo della quale la femmina n’è priva. Le Tortorelle sì maschie, che femmine si apprestano nella stessa guisa che i Piccioni selvatici. Questi uccelli allorché sono giovani, grassi, e teneri, la loro carne è di un gusto eccellente.


 
Pivieri alla Perigord.


Antrè = Questi si preparano esattamente nella stessa maniera, che le Beccaccie alla Perigord, pag. 155, colla sola differenza, che si debbono riempire di una farsa di Gratino cruda con qualche tartufo trito, e si servono egualmente. Vedete la Farsa nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pivieri al Gratino.


Antrè = Fiambate, nettate, e sventrate due, o tre Pivieri; tritate l’interiora senza i griscili, aggiungeteci un poco di mollica di pane grattata, lardo rapato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, il tutto trito, un poco di basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, due rossi d’uova crudi; mettete questa farsa nel fondo del piatto che dovete servire; fatela gratinare sopra la cenere calda. Trussate i III.193 Pivieri colle zampe sotto le coscie, e tagliategli la testa, poneteli in una cazzarola con lardo rapato, prugnoli, cipolletta, petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, fateli rinvenire sopra il fuoco, poneteli poscia con tutto il loro condimento in un’altra cazzarola, con sotto qualche fetta di vitella, copriteli con fette di lardo, ed un foglio di carta; fateli sudare mezzo quarto d’ora dolcemente con fuoco sotto e sopra; indi bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco, o di Sciampagna consumato per metà, un poco di Culì. Quando saranno cotti, aggiustate i Pivieri sopra il Gratino, guarniteli con cipollette glassate, digrassate la Salsa, passatela al setaccio, e servitela sopra i Pivieri.


 
Pivieri in diverse maniere.


Antrè = Fiambate, e pulite due o tre Pivieri, sventrateli per la schiena, facendogli un taglio per lungo; riempiteli di una farsa di Gratino alli Pivieri, vedetela nel Tom. IV. Cap. I., cuciteli, trussateli, come per arrosto, fateli rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro; indi infilateli ad uno spiedino, involtateli di fette di lardo, e fogli di carta, legate questo ad uno grande; fateli cuocere arrosto, che siano ben sugosi, e serviteli senza il lardo, con sopra quella Salsa, ragù, o Guarnizione, che ho detto all’Oca in diverse maniere. Vedetela pag. 141.


 
Filetti di Pivieri a diverse Salse, e ragù.


Orduvre = Quando i Pivieri saranno cotti arrosto, e sugosi, levategli i petti, e serviteli o intieri, o Emensè; cioè tagliati per traverso III.194 in fettine assai fine, con una Salsa all’Arancio, all’Anitra, alla Beccaccia, alla Polacca, finalmente con tutte quelle Salse, ragù, e Guarnizioni, come i petti di Garganelle. Vedeteli pag. 163.


 
Palombacci alle lasagne.


Antrè = Questi si apprestano esattamente come l’Anitra. Vedetela pag. 148.


 
Palombacci al Culì di Lenticchia.


Antrè = Sventrate tre Palombacci, trussateli colle zampe ripiegate sopra le coscie, fiambateli, spilluccateli, e lardategli il petto per traverso di filetti di prosciutto; metteteli in una cazzarola con qualche fettina di lardo e prosciutto sotto e sopra, fette di cipolla, di carota, di panè, di sellero, di radiche di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, poco sale, pepe sano, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Abbiate delle lenticchie cotte semplicemente con acqua. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzetto di butirro con petrosemolo, e scalogna trita, uno spicchio d’aglio, un pezzetto di prosciutto, stemperateci poscia fuori del fuoco un’alice passata al setaccio; scolate le lenticchie quella quantità necessaria per la Salsa, ponetele nella cazzarola, condite con poco sale, pepe schiacciato, passate ancora sopra il fuoco; bagnate con poco brodo colorito, fate bollire dolcemente mezz’ora, poscia digrassate, levate l’aglio, e prosciutto, passate al setaccio, versate in una picciola marmitta, III.195 aggiungeteci un poco di fondo della cottura dei Palombacci, digrassato, e passato al setaccio, fate depurare la Salsa vicino il fuoco, come si prattica nelle Purè. Imbianchite all’acqua bollente dei piccioli filetti di sellero, spremeteli, fateli cuocere con un poco di brodo della cottura dei Palombacci passato al setaccio; allorché saranno cotti, digrassateli, e versateli nel Culì, fate ancora bollire, osservate che sia legato una cosa giusta, aggiustate i Palombacci sul piatto, e serviteci sopra il Culì di lenticchie. Nello stesso modo potete apprestare qualunque altra sorte di Selvaggiume a penne.


 
Palombacci Agro-dolce.


Antrè = Questi si preparano come le Garganelle, vedetele pag. 160. Tagliati in pezzi, vedeteli all’Articolo delle Terrine, Cap. IV.


 
Palombacci alli Finocchi.


Antrè = Allorché i Palombacci saranno cotti in una Bresa ristretta come quelli alle Lenticchie, lardati o no di prosciutto, serviteli guarniti di finocchi, con sopra una Salsa alla Spagnuola, o Culì, ovvero passate al setaccio il fondo della cottura dei Palombacci, digrassatelo, metteteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina; fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra i Piccioni, e li finocchi. In questa guisa li potete guarnire di ogni sorta d’Erbe. La Guarnizione la trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Palombacci al Finocchio.


Antrè = Quando averete aggiustati i Palombacci come i precedenti, riempiteli di una farsa di Gratino al finocchio, che trovarete nel III.196 Tom. IV. Cap. I., involtateli di fette di lardo, e fogli di carta; fateli cuocere allo spiedo, e serviteli con sopra una Salsa al Finocchio, che trovarete nel Tom. I. pag. 80, ovvero imbianchite bene all’acqua bollente qualche cuoretto di finocchio domestico, passatelo alla fresca, spremetelo, tritatelo, mettetelo in una cazzarola con un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, Culì, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone sopra i Palombacci, scartati, e ben sugosi.


 
Palombacci alla Tedesca.


Antrè = Sventrate due o tre belli Palombacci, trussateli colle coscie dentro il corpo, fiambateli, spilluccateli, lardateli per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, rifilati al paro della carne. Metteteli in una marmitta con sei mazzetti di cavoli Bolognesi, allessati, spremuti, e legati propriamente, un pezzo di ventresca tagliata in fettine tenenti alla cotena, e imbianchita all’acqua bollente, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un mazzetto d’erbe diverse, bagnate con brodo buono; fate cuocere dolcemente. Quando il tutto sarà cotto, aggiustate i Palombacci sopra il piatto, sciogliete, e spremete un poco i cavoli con un panno pulito, guarniteci gli uccelli, tramezzando i cavoli colle fettine di ventresca. Fate una Salsa con Culì, butirro, un pochino di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra i cavoli, e Palombacci.


 
III.197
Palombacci in Certrosa.


Antrè = Questi si fanno esattamente nello stesso modo che le Pernici in Certrosa. Vedetele pag. 171.


 
Palombacci in diverse maniere.


Antrè =Quando averete cotti i Palombacci in una Bresa ristretta come quelli al Culì di Lenticchia, pag. 194, li potete servire con qualunque Salsa, Culì, ragù, o Guarnizione. Potete ancora farli cuocere allo spiedo involti di fette di lardo, e fogli di carta, e servirli nello stesso modo. Finalmente i Palombacci, ossiano Piccioni da ghianda li potete apprestare in tutte quelle maniere, che i Piccioni domestici. Vedete dalla pag. 66 fino a 104.


 
Tortorelle alla Marescialle.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate tre o quattro Tortorelle giovani, e grasse, riempitele col loro fegato trito, petrosemolo, scalogne, cipolletta, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, lardo rapato, due rossi d’uova crudi; trussatele colle zampe ripiegate sulle coscie; fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro squagliato, aggiustatele poscia in un’altra cazzarola con sotto qualche fetta di vitella, e una di prosciutto, con tre o quattro belli gamberi vivi legati con un poco di filo, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, tre garofani, coprite con fette di lardo, ed un foglio di carta; fate sudare un mezzo quarto d’ora leggermente con fuoco sotto e sopra, poscia bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco III.198 consumato per metà, un poco di brodo, fate finire di cuocere a picciolo fuoco, indi passate al setaccio il fondo della cottura, aggiungeteci un poco di Culì, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una Salsa. Aggiustate le Tortorelle sopra il piatto, tramezzatele coi gamberi mondati, tre o quattro creste di carota, ed altrettante di rapa, e guarnite nel mezzo ed all’intorno di cipollette, il tutto cotto con buon brodo, e serviteci sopra la Salsa.


 
Tortorelle alli Tartufi.


Antrè = Aggiustate tre o quattro Tortorelle come le precedenti, spaccatele un poco sulla schiena, fatele rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio caldo, quattro oncie di tartufi mondati, e tagliati in fette, un mazzetto d’erbe diverse con due foglie di basilico. Abbiate un’altra cazzarola con qualche fetta di vitella nel fondo, una di prosciutto, aggiustateci sopra le Tortorelle col petto al di sotto, e sopra i tartufi, l’olio, ed il mazzetto, condite con sale, pepe schiacciato, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta, fate sudare un momento con fuoco sotto e sopra, bagnate poscia con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e un poco di brodo, fate finire di cuocere a picciolo fuoco, aggiungeteci un poco di Culì, levate il lardo, vitella, e mazzetto, digrassate, e fate consumare al punto di un ragù legato, e servitelo sopra le Tortorelle con un buon sugo di limone.


 
III.199
Tortorelle in diverse maniere.


Antrè = Quando le Tortorelle saranno ripiene, e trussate come quelle alla Marescialle, pag. 197, mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, una di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, due garofani, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte le potete servire con quella Salsa, Culì, ragù, o Guarnizione, che più sarà di vostro genio, e che altrove si è nominato. Le potete anche far cuocere allo spiedo involte di fette di lardo, e fogli di carta, e servirle egualmente.


 
Delle Quaglie, e Quagliardi.
Cognizioni di questi Uccelli.


Noi abbiamo le Quaglie di passaggio due volte l’anno, cioè di primavera, e di autunno; quelle di primavera non sono punto stimate a motivo del poco buon sapore della loro carne, doveché nell’autunno sono di un gusto, e di un sapore eccellente. I Quagliardi si principiano a vedere fra noi nel mese di Luglio, e sono assai più delicati delle Quaglie. Queste si debbono sciegliere giovani, grasse, e di un buon odore, ed osservare che la pelle sia più presto bianchiccia, che gialliccia.


 
III.200
Quaglie alla Certosina.


Antrè = Queste si preparano nello stesso modo, che il Fagiano in Certrosa, vedetelo p. 167, colla sola differenza, che le Quaglie si mettano intiere nel fondo della cazzarola col petto al di sotto, guarnite, e decorate colle solite erbe, e si serve la Certrosa come l’altra.


 
Quaglie alli Cavoli.


Antrè = Queste si apprestano esattamente come il Fagiano alla Spagnola, vedetelo pag. 165, e si servano nella stessa guisa. Le Quaglie però non si debbono lardare di prosciutto.


 
Quaglie alla Flamande.


Antrè = Vedete Palombacci alia Tedesca, p. 196. Le Quaglie si apprestano nello stesso modo; ma non vanno lardate in alcuna maniera. Tutte queste Quaglie si debbono prima di cuocere, sventrare, trussare colle coscie nel corpo, e fiambare.


 
Quaglie alla Martine.


Antrè = Sventrate, e trussate cinque Quaglie colle zampe ripiegate sopra le coscie, fiambatele, mettetele in una cazzarola con cinque belli gamberi vivi, e legati con un poco di filo, cinque belli tartufi tutti eguali, e mondati, un poco di lardo squagliato, un mazzetto d’erbe diverse con due foglie di basilico, sale, pepe schiacciato; passate un pochino sopra il fuoco; poscia abbiate un’altra cazzarola con qualche fetta di vitella nel fondo, e una di prosciutto, aggiustateci sopra le Quaglie, gamberi, e tartufi, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta, fate sudare un quarto d’ora dolcemente con fuoco sotto e sopra; indi bagnate con un III.201 bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo; fate finire di cuocere dolcemente. Quando il tutto sarà cotto, passate al setaccio il fondo della cottura, metteteci un poco di Culì, digrassate, fate consumare al punto di una Salsa, aggiustate le Quaglie sopra il piatto, tramezzatele coi gamberi mondati, e tartufi, aggiungeteci otto o dieci cipollette cotte con buon brodo, e serviteci sopra la Salsa con sugo di limone.


 
Quaglie in Matelotta.


Antrè = Le trovarete all’Articolo delle Terrine, Cap. IV, benché si servono anche per Antrè nella stessa maniera.


 
Quaglie in Hoscepot.


Antrè = Anche queste le trovarete all’Articolo delle Terrine, Cap. IV., e si servono pure per Antrè.


 
Quaglie alla Pompadura.


Antrè = Fiambate sette Quaglie, fategli un taglio nella schiena per sventrarle, trussatele colle coscie dentro il corpo, riempitele col loro fegato, scalogna, cipolletta, petrosemolo, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, lardo rapato, un’idea di alloro in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un rosso d’uovo, aggiustatele in una cazzarola col petto al di sotto, con fettine fine di vitella, e di prosciutto sotto e sopra, niente sale, pepe schiacciato, coprite con fette di lardo e un foglio di carta; fate sudare un quarto d’ora dolcemente con poco fuoco sotto e sopra, bagnate poscia con un bicchiere di vino di III.202 Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate finire di cuocere. Quando saranno cotte, levate le fette di lardo, aggiungete un poco di Culì nel fondo della cottura; accomodate le Quaglie sopra il piatto, guarnitele con sette picciole cassettine di mollica di pane fritte e ripiene d’animelle, vedetele nel Tom. II p. 40; digrassate la Salsa, passatela al setaccio, e servitela sopra le Quaglie con sugo di limone. La maniera di fare le cassettine la trovarete all’Articolo delle Guarnizioni, Tom. IV. Cap. I.


 
Quaglie alla Reale.


Antrè = Sventrate, e trussate sei Quaglie colle zampe sopra le coscie, fiambatele, mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, due di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, sale, pepe sano, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotte, scolatele, aggiustatele sopra il piatto, e servitele con sopra un ragù d’animelle, tartufi, prugnoli, fegatini, picciole Chenef ec., che bagnarete col fondo della cottura delle Quaglie, e che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., ove dice ragù alla Reale.


 
Quaglie alla Bernardina.


Antrè = Quando averete sventrate sei Quaglie trussatele colle coscie dentro il corpo, fiambatele, riempitele col loro fegato, scalogna, cipolletta, petrosemolo, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, lardo rapato, un’idea di finocchio in polvere, sale, pepe schiacciato, III.203 noce moscata, due rossi d’uova crudi, cucitele, mettetele in una cazzarola con qualche fetta di lardo, e prosciutto sotto e sopra, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, tre garofani, mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, poco brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un poco di scalogna trita con un pezzetto di butirro; allorché sarà color d’oro, aggiungeteci un pizzico di farina, bagnate col fondo della cottura delle Quaglie passato al setaccio, e ben digrassato, fate bollire dolcemente, digrassate di nuovo, aggiustate le Quaglie sopra il piatto, guarnitele, e tramezzatele di teste di selleri, o finocchi, o cipollette, e serviteci sopra la Salsa con sugo di limone e petrosemolo, o cerfoglio trito imbianchito. Ovvero in luogo di detta Salsa serviteci sopra una buona Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa. Ambedue le trovarete nel Tom. I. pag. 65. Le diverse Guarnizioni vedetele nel Tom. IV. Cap. I.


 
Quaglie alla Pulette.


Antrè = Queste le trovarete all’articolo delle Terrine, Cap. IV., e le potete servire anche per Antrè.


 
Quaglie alla Crapodine.


Orduvre = Fiambate, e spaccate sei Quaglie per la parte di dietro senza dividerle del tutto, ma soltanto per appianarle, infilategli le coscie nel corpo, marinatele con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato, ungetele bene, spolverizzatele di mollica di pane III.204 grattata; fatele cuocere sulla gratella di un bel color d’oro, e servitele con sotto una Salsa alla scalogna, e sugo di limone; la Salsa vedetela nel Tom. I. pag. 91.


 
Quaglie panate all’Erbe fine.


Orduvre = Spaccate le Quaglie come sopra, marinatele con olio, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, il tutto trito, un’idea di alloro in polvere, spolverizzatele di mollica di pane grattata, facendogli tenere all’intorno più erbe fine che sia possibile; fatele cuocere sulla gratella con fuoco moderato, aspergendole colla loro marinada. Quando saranno cotte, e di un bel color d’oro, servitele con sotto un sugo di manzo, o di vitella, nel quale averete fatto bollire tre fette di limone senza scorza, sale, e pepe schiacciato.


 
Quaglie in Cassettine di pane.


Orduvre = Vedete Tordi in cassettine di pane, pag. 209. Le Quaglie si accomodano nello stesso modo.


 
Quaglie al Gratino.


Antrè = Fate una farsa di Gratino cruda coi fegati delle Quaglie, e qualche fegatino di Pollo, un poco di panata di mollica di pane e fiore di latte stretta sul fuoco e fredda, lardo rapato, un poco di midollo di manzo, cipolletta, petrosemolo, il tutto trito, un’idea di finocchio in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata, tre rossi d’uova crude, riempite colla metà di questa farsa sei o sette Quaglie, prima sventrate, fiambate, e trussate colle coscie dentro il corpo; il resto della farsa stendetelo III.205 sopra il piatto che dovete servire, aggiustateci sopra le Quaglie, coprite con fette di lardo, già cotte; fate cuocere, e gratinare ad un forno temperato. Quando saranno cotte, levate il lardo, scolate bene il grasso, guarnite all’intorno, e nel mezzo, di cipollette, olive, crostini, code di gamberi ec., il tutto cotto, e serviteci sopra una Salsa alla Spagnuola, o Culì con sugo di limone.


 
Quaglie all’Inglese.


Antrè = Sventrate, fiambate, e trussate sei Quaglie colle zampe ripiegate sopra le coscie, riempitele d’una farsa di Gratino cruda mescolata con i fegatini delle Quaglie, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., mettetele in una cazzarola con sei salciccie corte, dodici cipollette imbianchite all’acqua bollente, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di butirro, poco sale, pepe schiacciato, tre garofani, passate un momento sopra il fuoco, indi bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo; coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, aggiustatele sopra il piatto, che dovete servire, guarnitele colle salciccie levata la pelle, le cipollette, qualche cimetta di cavolo fiore cotta in un Bianco. Fate una Salsa in questa maniera. Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, un poco di farina, metà brodo bianco buono, e metà il fondo della cottura delle Quaglie, niente sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo trito imbianchito; III.206 fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra le Quaglie, e Guarnizione con un buon sugo di limone.


 
Quaglie ad ogni Purè.


Antrè = Vedetele all’Articolo delle Terrine, Cap. IV., e si possono servire anche per Antrè.


 
Quaglie alla Singarà.


Antrè = Riempite sei Quaglie come quelle all’Inglese, trussatele colle coscie dentro il corpo; squagliate un pezzo di butirro in una cazzarola, metteteci sopra sei belle fette di prosciutto, aggiustate sopra ad ogni fetta una Quaglia col petto al di sotto, conditele con un poco di pepe schiacciato, e copritele con fette di lardo, e un foglio di carta; fatele sudare con poco fuoco sotto e sopra; a mezza cottura, metteteci un pochino di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate finire di cuocere. Quando saranno cotte, scolatele, e servitele con sopra il prosciutto, e sotto altrettanti crostini di pane fritti di bel colore. Ponete nella cazzarola dove hanno cotto le Quaglie un poco di Culì, un filetto d’aceto, fate bollire un momento, digrassate, aggiungeteci un poco di scalogna trita, e versate sotto le Quaglie.


 
Quaglie in Cassettine di Carta.


Orduvre = Le trovarete all’Articolo dei Tordi, pag. 211; mentre si apprestano esattamente nello stesso modo.


 
Quaglie alli Tartufi.


Antrè = Sventrate sei Quaglie, fiambatele, trussatele colle zampe ripiegate sopra le coscie, riempitele col loro fegato, due tartufi, III.207 petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito, lardo rapato, sale, pepe schiacciato, mettetele in una cazzarola con sei belli tartufi tutti eguali, e mondati, e un poco d’olio; fatele rinvenire sopra il fuoco. Abbiate un’altra cazzarola con qualche fettina di vitella nel fondo, e una di prosciutto, poneteci dentro le Quaglie con un mazzetto d’erbe diverse, mezza foglia di alloro, sale, pepe sano, tre garofani, coprite con un foglio di carta; fatele sudare un quarto d’ora con fuoco sotto e sopra; indi bagnatele con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fatele finire di cuocere bene stufate. Quando saranno cotte, metteteci un poco di Culì; aggiustate le Quaglie sopra il piatto, tramezzatele colli tartufi, e creste di mollica di pane fritte nel butirro di bel colore, fate consumare la Salsa al suo punto, digrassatela, passatela al setaccio, e servitela con sugo di limone sopra le Quaglie, tartufi, e crostini.


 
Quaglie in Crepinette.


Antrè = Fate cuocere sei Quaglie come quelle alla Reale, pag. 202, ma colle coscie dentro il corpo. Tagliate in dadini tre cipolle, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro, finché saranno cotte, poneteci poscia un poco di finocchio trito, sale, pepe schiacciato, tre rossi d’uova crude, e fate stringere sopra il fuoco senza bollire; tagliate sei pezzetti di rete di vitella mongana, stendeteci sopra un poco di detta cipolla, e sopra la cipolla, quattro filetti d’alici alquanto dissalate, involtateci a ciascheduno una Quaglia, III.208 intingetele nell’uovo sbattuto, spolverizzatele di mollica di pane grattata; fategli prendere un bel color d’oro al forno, e servitele con sotto una Salsa alla Poevrada, che trovarete nel Tom. I. pag. 70.


 
Quaglie Fritte.


Orduvre = Quando le Quaglie saranno trussate, e cotte come le precedenti, fatele raffreddare, indoratele con uovo sbattuto, spolverizzatele di mollica di pane; fatele friggere di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno. Le potete anche friggere spaccate nel mezzo, o crude infarinate solamente, o cotte come sopra.


 
Quaglie alla Melfi.


Orduvre = Allorché le Quaglie saranno cotte come le precedenti, mettetele sopra un piatto, conditele con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato. Quando saranno quasi fredde mescolate un rosso d’uovo nel butirro, ungeteci per tutte le Quaglie, spolverizzatele di mollica di pane grattato; fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella ad un fuoco temperato, e servitele con sotto una Salsa all’aspic, o alla Scalogna, vedete l’Articolo delle Salse, Tom. I. pag. 64. I Quagliardi si apprestano nello stesso modo, che le Quaglie, ma arrosto sono meglio che in qualunque altra maniera.


 
III.209
Delli Tordi, Castriche, e Strigliozzi.
Cognizioni di questi Uccelli.


Il Tordo viene servito sopra le mense più delicate per il buon gusto, e sapore della sua carne, ed inoltre per esser d’un leggiero e sano alimento. Il migliore è quello che ha mangiate le bacche di ginepro, ovvero le olive. Questo uccello principia a farsi vedere fra noi nel principio d’Ottobre, o fine di Settembre, devesi scegliere grosso, grasso, carnuto, e di buon odore, quello preso alla caccia in tempo assai freddo è di un sapore più esquisito.
La Castrica l’abbiamo nel mese di Agosto. Questo è un uccello inferiore al Tordo; nulladimeno è assai delicato, allorché è giovane, grasso, carnuto, e di buon odore.
Lo Strigliozzo anch’esso è inferiore al Tordo, e qualora abbia le qualità della Castrica non manca di essere la sua carne di un ottimo, e delicato sapore. Fra noi principiasi a vedere nel mese di Giugno. Tutti questi uccelli sono migliori arrosto nel loro sugo, che in qualunque altra maniera, ciò nonostante si apprestano in vari modi, ma nella stessa guisa che i Tordi, onde basterà di parlare di questi, che potrà servire anche per gli altri.


 
Tordi in Cassettine di pane.


Orduvre = Fiambate leggiermente sette, o otto Tordi, dissossateli del tutto, riempiteli d’una farsa di Gratino cotta, che trovarete nel Tom. IV. III.210 Cap. I., stendete un poco di detta Farsa sopra un piatto di rame, o di argento, aggiustateci sopra i Tordi cuciti con filo, e col petto al di sopra, copriteli con fette di lardo o cotte, o imbianchite nel brodo, e un foglio di carta; fateli cuocere ad un forno temperato. Abbiate sette, o otto cassettine di mollica di pane fritte di bel colore, guarnitele al di dentro con un poco di detta farsa, e tenetele calde. Nel momento di servire mettete ogni Tordo scucito nella sua cassettina, aggiustatele nel piatto, guarnitele negli angoli di secchietti di carota intagliati, cotti, e ripieni d’un Salpiccone d’animelle, e serviteli con sopra un buon Culì di prosciutto, che trovarete nel Tom. I. pag. 7. La Guarnizione vedetela nel Tom. IV. Cap. I.


 
Tordi al Gratino.


Antrè = Sventrate, trussate colle coscie dentro il corpo, e fiambate sette, o otto Tordi, fendeteli nella schiena, riempiteli d’una farsa di Gratino cruda, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., stendete mezzo dito di detta farsa sopra il piatto che dovete servire, aggiustateci sopra i Tordi con simetria, il petto al di sopra, guarniteli intorno di cipollette cotte, o d’olive dissossate e ripiene, coprite di fette di lardo cotte, e un foglio di carta, fate cuocere ad un forno temperato, poscia levate il lardo, scolate il grasso, e servite con sopra una Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65. Li potete anche tramezzare con creste di pollastro cotte in un Bianco, come anche dopo cotti, guarnirli di tutto ciò che vi aggrada.


 
III.211
Tordi in Pere al Gratino.


Antrè = Dissossate otto o dieci Tordi come quelli in Cassettine di pane, serbate otto delle loro zampe, riempiteli di una farsa di Gratino cotta, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., dategli una forma di Pero. Stendete sopra il piatto che dovete servire mezzo dito di detta farsa ma cruda, aggiustateci sopra con simetria i Tordi, guarniteli con code di gamberi, e cipollette, il tutto già cotto, olive dissossate, e ripiene, coprite con fette di lardo, cotte, fate cuocere ad un forno temperato, indi levate le fette di lardo, scolate bene il grasso, infilate ad ogni Tordo una zampetta che formi il gambo del Pero, e servite con sopra una Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65. Questi piatti si fanno anche con farsa di Gratino cotta, e si possono guarnire egualmente prima, che dopo cotti, con creste di pollastro, erbe intagliate, crostini di pane fritti, olive, cipollette, code di gamberi, uovette nonnate ec., il tutto cotto.


 
Tordi in Cassettine di Carta.


Orduvre = Fate friggere di bel colore nello strutto otto cassettine di carta della grandezza dei Tordi, guarnitele al di dentro di farsa di Gratino cruda. Prendete otto Tordi, fiambateli, incosciateli, e fendeteli nella schiena, riempiteli d’un salpiccone cotto d’animelle, aggiustateli dentro le cassettine col petto al di sopra, copriteli con fette di lardo cotte; fateli cuocere ad un forno temperato, poscia levate il lardo, scolate bene il grasso e servite le cassettine con entro una Salsa al Culì di prosciutto.
III.212 La Farsa al Gratino cotta, ed il Salpiccone d’animelle li trovarete nel Tom. IV. Cap. I. La Salsa nel Tom. I. pag. 7. Se volete li potete anche dissossare del tutto, riempirli, e servirli come sopra.


 
Tordi alle Cipollette.


Antrè = Quando averete cotto otto Tordi come quelli per le Cassettine di pane, aggiustateli sopra il piatto, guarniteli di cipollette cotte con buon brodo, e serviteli con sopra una Salsa all’Italiana rossa, o un buon Culì e sugo di limone. Le carcasse dei Tordi vi possono servire per fare la Salsa alla Polacca, e servirla sopra i Tordi. Vedetela nel Tom. I. pag. 94.


 
Tordi alle Olive.


Antrè = Questi si apprestono nella stessa guisa, che i precedenti, e si servono con sopra un ragù d’olive ripiene, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Tordi alla Scioesie.


Antrè = Fate cuocere sei Tordi come quelli per mettere nelle Cassettine di pane, ma spaccati soltanto nella schiena senza dissossarli, e riempiteli come gli altri. Quando saranno cotti, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire, guarniteli con sei belle animelle di capretto glassate, qualche cipolletta glassata, coda di gambero, e sei piccioli tartufi rotondi, il tutto cotto propriamente, e servite con una Salsa alla Spagnuola, o Culì e sugo di limone. Questi Tordi li potete anche dissossare del tutto, e variargli la guarnizione a vostro genio.


 
III.213
Tordi alla Bellegarde.


Antrè = Fiambate, e dissossate otto Tordi alla riserva delle coscie, riempiteli di un Salpiccone cotto d’animelle, cuciteli, fateli cuocere sopra un piatto con un poco di farsa di Gratino nel fondo, come quelli per le Cassettine di pane, aggiustateli poscia sopra il piatto, guarniteli di code di gamberi, creste di pollastri, creste di pane fritte, cipollette, piccioli tartufi, il tutto cotto, e servite con sopra una Salsa all’Italiana rossa, o Culì con sugo di limone. Tutte le Guarnizioni le trovarete nel Tom. IV. Cap. I. La Salsa nel Tom. I. pag. 65.


 
Tordi al Salmì.


Antrè = Questi si preparono come le Beccaccie, pag. 183, ma intieri, o i soli petti e coscie; la Salsa si fa colle carcasse, o con due o tre Tordi senza l’interiora, e si serve con creste di pane fritte nel butirro. Molte vivande si apprestano con i Tordi cotti prima arrosto, e rifreddi, che si trovaranno alla fine di quest’Opera.


 
Tordi in diverse maniere.


Antrè = Allorché i Tordi dissossati, o non dissossati, ripieni, o non ripieni, saranno cotti come quelli da mettere nelle Cassettine di pane, li potete servire con qualunque guarnizione, cioè d’animelle glassate, o piccate e glassate, cimette di cavalo fiore, piccioli tartufi, creste, uovette nonnate, piccioli gamberi, teste di sellero, gobbi, finocchi, mazzetti qualunque ec., con sopra una Salsa alla Spagnuola, o alla Polacca, o un buon Culì; ovvero senza guarnizione, e con sopra un ragù di Tartufi, III.214 di Prugnoli, di Olive, di Cipollette ec., oppure con sopra una Salsa Agro-dolce, al Fumè, al Culì di lenticchie ec., ma per queste ultime i Tordi non debbono essere dissossati, ma bensì spaccati nella schiena, e ripieni con un poco di farsa di Gratino cruda, cotti nello stesso modo, e serviti guarniti all’intorno di crostini di mollica di pane, tagliati a guisa di creste, e fritti di bel colore nel butirro.


 
Delle Allodole, Beccafichi, e Ortolani.
Cognizioni di questi Uccelli.


L’Allodola principia a farsi vedere fra noi verso la fine di Settembre, o principio d’Ottobre. Uccelletto di un ottimo sapore, nutritivo, e leggierissimo a digerirsi, specialmente allorché è giovane, grasso, e carnuto, onde viene servito sulle migliori mense. La maniera più gustosa per mangiare l’Allodola è quella di arrostirla nel suo sugo; in veruna altra maniera è così delicata come in questa.
Il Beccafico principiasi a vedere nel mese d’Agosto; questo è un uccelletto di un gusto eccellente, e di un sapore assai delicato, onde viene ricercato, e mangiato da chi ama i buoni bocconi. Devesi sciegliere grosso, e grasso. Anche questo la migliore maniera di mangiarlo è arrostito, benché si appresti in molte altre maniere come l’Allodola.
L’Ortolano ci viene recato dalla Toscana; questo uccelletto è il più grasso di tutti gli III.215 altri, e la sua carne è delicatissima, e assai sugosa, ma molti per altro preferiscono il Beccafico per non essere così grasso, benché io attribuisca ugual pregio sì all’uno, che all’altro di questi famosissimi uccelletti; i migliori sono quelli che hanno il grasso bianco e non giallo. La maniera più usitata e gustosa è arrosto; ciononostante si preparano esattamente come i Beccafichi.


 
Allodole in Ciriegie al Gratino.


Antrè = Fiambate leggiermente le Allodole, dissossatele del tutto, riempitele di una farsa di Gratino cotta, dategli la forma di tante ciriegie, aggiustatele sopra il piatto che dovete servire con sotto mezzo dito di farsa di Gratino cruda, guarnitele all’intorno di code di gamberi, e olive ripiene, copritele con fette di lardo cotte; fate gratinare, e cuocere ad un forno temperato; poscia scolate bene il grasso, infilate ad ogni Allodola un ossetto di zampetto per formare il gambo della ciliegia, e servitele con sopra una Salsa fatta colle carcasse delle Allodole. Vedete Salsa alla Polacca nel Tom. I. pag. 94. La farsa cruda, e cotta al Gratino la trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Allodole al Gratino.


Antrè = Queste si apprestano come i Tordi al Gratino. Vedeteli pag. 211. Potete servirvi dei fegatini delle Allodole, e dei Tordi per aggiungere alla farsa di Gratino.


 
Allodole alla Perla.


Antrè = Vedete quelle in Ciriegie; queste si preparano nello stesso modo, ma senza infilargli le zampette.


 
III.216
Allodole in Cassettine.


Orduvre = Tanto quelle in Cassettine di pane, che di carta si apprestano nella stessa guisa che i Tordi; vedeteli pag. 209 e 211.


 
Allodole al Salmì.


Antrè = Anche queste si preparano come i Tordi in Salmì. Vedeteli pag. 213.


 
Allodole alla Reale.


Antrè = Fate cuocere delle Allodole come quelle alla Perla, ma ripiene con farsa di Chenef. Nel momento di servire accomodatele sopra il piatto al quale averete fatto un bordino di pane, o di pasta, e servitele con sopra un ragù melè di ciò che somministra la stagione. Vedetelo nel Tom. IV. Cap. I.


 
Allodole in diverse maniere.


Antrè = Si preparano le Allodole in tutte quelle maniere che i Tordi. Vedete Tordi in diverse maniere, pag. 213.


 
Beccafichi in diverse maniere.


Antrè = I Beccafichi si apprestano in tutte quelle maniere che i Tordi, e le Allodole, ma non dissossati mai. Vedete queste due specie di uccelli pag. 209 e 215.


 
Ortolani in diverse maniere.


Antrè = Gli Ortolani si apprestano esattamente come i Beccafichi, e mai si dissossano.
Tutti gli altri uccelletti minuti servono ai medesimi effetti, ma sono di un gusto, e di un sapore molto inferiore. Diversi altri uccelli, come la Merla, il Rondone da nido, la Codetta ec., non ho creduto necessario porli fra gli altri, mentre la Merla, e il Rondone si possono apprestare come il Tordo, e l’Allodola, e la Codetta come il Beccafico, e così degli altri.


 
III.217
CAPITOLO QUARTO.
Delle Terrine e Piatti Composti.

 
Osservazione sulle Terrine.


Il nome di Terrina è derivato certamente, non solo dal Francese, ma ancora perché in tempi andati, allorché non erano le Tavole giunte a quel grado di lusso, e di magnificenza come noi le vediamo a nostri giorni, costumavano servire sopra la mensa una Terrina colla carne che cuocevano in essa. Perciò fare mettevano diverse carni ben lardate, e condite in un vaso di terra chiamato Terrina, lo coprivano come alla bresa, e lo chiudevano all’intorno di pasta fatta con acqua e farina, onde con ciò impedire l’evaporazione. Quindi Io ponevano sopra la cenere calda, e lo lasciavano così il tempo convenevole per la cottura delle carni. Poscia levavano la pasta, e servivano la Terrina sopra la tavola senza altra Salsa, che il proprio sugo sortito dalle carni nel tempo della loro cottura.
Ciò che al presente appellasi Terrina non è altro, che diverse sorta di carni unite insieme, ovvero separatamente, cioè Manzo, Vitella, Polli, Selvaggiume, Pesce, Erbe, Maccaroni, polenta, lasagne, ec., che fassi cuocere in Bresa, o in ragù, o in Fricassè, o all’Acqua, o al brodo ec., e che si serve, o condisce in una Terrina d’argento, o di porcellana, o di faenza, con quella Salsa, o Culì, o III.218 ragù, o Guarnizione, o Condimento che richiede, o che si crede a proposito.
Il nome di Piatto composto, significa tutte quelle vivande formate dalla composizione di molti, e diversi condimenti uniti insieme, come si vedrà prima che termini questo Volume.


 
Tenerumi di Mongana alla Purè di Piselli.


Terrina = Quando i Tenerumi di mongana saranno cotti in una Bresa ristretta come quelli alla Massedoene, Tom. I. pag. 188, asciugateli, poneteli nella Terrina, e serviteli con sopra una Purè di piselli, che trovarete nel Tom. I. pag. 24.


 
Chenef al Restoran.


Terrina = All’Articolo delle Farse, Tom. IV. Cap. I., trovarete tutte sorta di Chenef. Queste quando sono cotte nel brodo si asciugano sopra un panno pulito, si mettono nella Terrina, e si servono con un buon Restoran, che trovarete nel Tom. I. pag. 5.


 
Gnocchi all’Acqua.


Terrina = Fate bollire in una cazzarola un poco d’acqua con un buon pezzo di butirro, e sale, poneteci farina sufficiente per fare una pasta maneggievole come alla Reale, fatela cuocere bene sopra il fuoco movendo sempre con una cucchiaia di legno, mettetela poscia in un’altra cazzarola. Quando sarà tiepida poneteci poco per volta per ogni libbra di farina quattro rossi d’uova crude, e un bianco, maneggiando sempre acciò l’uova s’incorporino colla pasta, aggiungeteci un pugno di parmigiano grattato. Ponete la pasta sopra la tavola della Pasticceria, stendetela poco per volta colle III.219 mani con quasi niente farina, alla grossezza del dito grosso, tagliate i gnocchi a mostaccioletti, fateli cuocere nell’acqua bollente giusta di sale, allorché diverranno gonfi, e dentro spongosi saranno cotti; levateli subito, scolateli. Fate un suolo nella Terrina di parmigiano grattato, butirro squagliato, e un pochino di capo di latte passato al setaccio, e un suolo di Gnocchi, e così di mano in mano finché la Terrina sarà piena terminando col capo di latte, parmigiano, e butirro. Fategli prendere un bel color d’oro ad un forno ben caldo, e serviteli subito. Alcuni pongono della cannella fina, noce moscata, o pepe schiacciato tramezzo i Gnocchi, ma ciò dipende dal gusto. Del capo di latte si può fare a meno.


 
Fricassè di Pollastri alla Pulette.


Terrina = Vedete questa Fricassè, e tutte le altre Fricassè di Pollastri al loro Articolo particolare dalla pag. 21 fino a 26.


 
Chenef alla Tedesca.


Terrina = Queste le trovarete all’Articolo delle Farse, Tom. IV. Cap. I. Quando saranno cotte nel brodo scolatele, asciugatele, mettetele nella Terrina, e servitele con sopra una Salsa alla Pulette, che trovarete nel Tom. I. pag. 83.


 
Sivè di Lepre.


Terrina = Abbiate un buon Lepre, levategli la pelle, pulitelo bene, e tagliatelo in pezzi non molto grossi. Tagliate in grossi quadretti una libbra di ventresca, fatela rosolare in una cazzarola sopra un fuoco allegro con un pezzo di butirro, o lardo rapato, indi levatela, e ponete nella cazzarola i pezzi di Lepre per farli rosolare III.220 egualmente, levate ancora il Lepre, e mettete nella cazzarola due cipolle tagliate in quarti, fatele cuocere un poco, quindi aggiungeteci farina sufficiente per legare la Salsa, fate rosolare dolcemente l’una, e l’altra movendo quasi sempre. Quando la farina e cipolla sarà color d’oro, bagnate con una bottiglia di vino rosso buono bollente, e un poco di sugo di manzo; fate cuocere ancora dolcemente tre quarti d’ora, e digrassate bene di tempo in tempo. Intanto mettete il Lepre rosolato e la ventresca in una marmitta con due fette di prosciutto, una cipolletta con tre garofani, un mazzetto d’erbe diverse con mezza foglia di alloro, ed un poco di basilico, poco sale, pepe schiacciato, qualche zesta sottile di arancio. Passateci dentro la Salsa col setaccio ben digrassata, coprite la marmitta, incollate il coperchio con carta, acqua, e farina; fate cuocere circa due ore se il Lepre è vecchio, e meno se è giovane, con cenere calda sotto e sopra. Allorché sarà cotto, scoprite, levate il prosciutto, cipolla, e mazzetto, digrassate, che la Salsa sia ben legata, e di buon gusto; aggiustate il Lepre nella Terrina, metteteci sopra delli crostini a cuoretti di pane fritti nel butirro, versateci sopra la Salsa, e guarnite sopra il Sivè con una dozzina o più di cipollette glassate.


 
Aricò di Lepre.


Terrina = Questo si prepara nella stessa guisa che il Sivè, ma senza cipolle. Quando averete bagnata la farina rosolata con una bottiglia di vino bianco bollente, e sugo di manzo III.221 metteteci una dozzina di pezzetti di rape grossi come noci, e fritti nello strutto; fate cuocere, digrassate, passate al setaccio, e ponete quindi nella marmitta come sopra. A due terzi della cottura del Lepre, ponete nella marmitta una quindicina di rape tagliate a guisa di picciole cipollette, e fritte nello strutto di bel colore. Fate finire di cuocere, e servite le rape e crostini sopra l’Aricò, versateci sopra la Salsa ben digrassata, di buon gusto, e legata sufficientemente.


 
Matelotta d’Anguilla.


Terrina = Questa la trovarete all’Articolo dei Pesci, Tom. V. Cap. II.


 
Tortellini alla Bolognese.


Terrina = Abbiate dei Tortellini alla Bolognese come quelli per la zuppa, vedeteli nel Tom. I. pag. 39. Fateli cuocere con brodo, indi scolateli, conditeli nella Terrina suolo per suolo con parmigiano grattato, butirro squagliato mescolato con un buon Culì di prosciutto, o di tartufi; terminate col parmigiano e butirro chiarificato, fate prendere un leggiero color d’oro al forno, e servite subito.


 
Gnocchi alla Veneziana.


Terrina = Mettete in una cazzarola dodici rossi d’uova, con un buon pugno di farina, o farina di riso, mescolate con una cucchiaia di legno, stemperate poco per volta con latte di vacca a proporzione della farina; fate stringere sopra il fuoco come una crema pasticciera, osservando che sia ben cotta acciò non senta la farina; prima di levare dal fuoco metteteci un pezzo di butirro, un pugno di parmigiano grattato, e sale a sufficienza, poscia versate III.222 sopra un tondo di rame alla grossezza di un dito unto di butirro. Quando la dose sarà fredda, tagliate i Gnocchi a mostaccioletti; aggiustateli nella Terrina, conditeli suolo per suolo con parmigiano grattato, e butirro squagliato, terminando col butirro; fategli prendere un bel colore al forno, e serviteli subito. Vi è chi mette un poco di zucchero, e cannella fina quando li condisce nella Terrina.


 
Animelle in ragù melè.


Terrina = Le trovarete all’Articolo dei ragù, Tom. IV. Cap. I.


 
Code di Agnello alla Purè di Piselli.


Terrina = Fate cuocere le Code d’agnello come quelle Glassate. Vedetele nel Tom. II. pag. 23. Quando saranno cotte, asciugatele, ponetele nella Terrina, e servitele con sopra una Purè di piselli, che trovarete nei Tom. I. pag. 24.


 
Ravioli di Petto di Cappone.


Terrina = Questi si apprestano come quelli per la zuppa, si fanno cuocere con brodo, si scolano e si condiscono nella Terrina come i Tortellini alla Bolognese, pag. 221, e si servono nello stesso modo. Se avete un ragù ristretto d’animelle e tartufi lo potete mettere tramezzo i Ravioli nell’atto che li condite. Vedete Tortellini alla Bolognese, Tom. I. pag. 39.


 
Lepre Agro-dolce.


Terrina = Dopo che averete levato la pelle al Lepre, e sventrato, tagliatelo in pezzi non tanto piccioli, lardateli con qualche lardello di lardo condito con sale, e pepe schiacciato. Ponetelo in una cazzarola con qualche fetta di lardo, e prosciutto sotto e sopra, un III.223 mazzetto d’erbe diverse con una foglia di alloro e un poco di basilico, una cipolla con tre garofani, e uno stecco di cannella, poco sale, pepe schiacciato, fate sudare con fuoco sotto e sopra. Quando principia ad asciugarsi, bagnate con due bicchieri di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, e un poco di brodo; fate bollire dolcemente fino alla totale cottura. Abbiate una Salsa Agro-dolce come è descritta nel Tom. I. pag. 77, aggiungeteci il fondo della cottura del Lepre ben digrassato, e passato al setaccio; metteteci dentro i pezzi di Lepre; fate bollire ancora qualche poco, e consumare la Salsa al suo punto. Nel momento di servire poneteci un buon pizzico di capperi fini intieri, o prugne d’Amelia dissossate, e cedrato condito, se piace, tagliato in dadini, o pignoli, e passerina; e servite nella Terrina.


 
Tenerumi di Mongana all’Olandese.


Terrina = Tutti i Tenerumi di mongana si possono servire nelle Terrine, apprestati in diverse maniere. Per quelli all’Olandese, vedete nel Tom. I. pag. 187. Per gli altri, quando averete cotto i Tenerumi in una bresa, come quelli nella Terrina, asciugateli, aggiustateli nella Terrina, e serviteli con sopra un ragù alla Finansiere, alla Massedoene, in Hoscepot, di Cipollette, di Radiche diverse ec., ovvero un Culì di Gamberi, di Piselli ec. Vedete queste Salse, e ragù nel Tom. I. Cap. I. e Tom. IV. Cap. I.


 
Quaglie all’Etuvè.


Terrina = Sventrate, incosciate, e fiambate otto, o dieci Quaglie, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di lardo rapato, III.224 quando saranno alquanto rosolate levatele, e ponete nella cazzarola circa venti cipollette, fatele rosolare egualmente; indi levate anche queste, ponete nella cazzarola un buon pizzico di farina, fatela divenire color d’oro sopra un fuoco moderato, movendo sempre, e bagnate con una foglietta di vino bianco consumato un terzo, e un poco di sugo; fate bollire dolcemente, e digrassate bene più volte. Ponete le Quaglie in una cazzarola con una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con mezza foglia di alloro, e un poco di basilico, poco sale, pepe schiacciato, passateci dentro la Salsa col setaccio; fate cuocere a picciolo fuoco; a mezza cottura aggiungeteci le cipollette rosolate, fate finire di cuocere; indi digrassate bene, levate il prosciutto, e mazzetto, aggiustate le Quaglie nella Terrina, con sopra le cipollette, e qualche crostino di mollica di pane tondo come le cipollette, e fritto nel butirro, versateci sopra la Salsa, e servite subito.


 
Maccaroni alla Napolitana.


Terrina = Fate cuocere dei maccaroni con acqua e sale, allorché saranno cotti tre quarti scolateli, e conditeli nella Terrina con parmigiano grattato, pepe schiacciato e sugo di vitella, o di manzo, ovvero un buon brodo di stufato, o Garofanato fatto con sugo di pomidoro, e passato per il passabrodo. Alcuni per farli migliori aggiungono del butirro fresco nel sugo, o Culì, ma la vera maniera è come sopra. Coprite la Terrina, ponetela sopra la cenere calda, o alla bocca del forno acciò i maccaroni prendano sapore, e serviteli che siano alquanto sugosi.


 
III.225
Maccaroni all’Aragonese.


Terrina = Quando i maccaroni saranno cotti come si è detto di sopra. Prendete una cazzarola con un grosso pezzo di butirro, fatelo squagliare, poneteci dentro i maccaroni bene scolati, passateli sopra il fuoco, aggiungeteci un poco di Culì, pepe schiacciato, parmigiano grattato, mescolate il tutto bene, e giusto di sale, versateli nella Terrina, copriteli di parmigiano grattato, aspergeteli di butirro squagliato, copriteli, poneteli sopra la cenere calda, e serviteli con sopra un poco di sugo di mongana, o di manzo, o brodo di stufato, o Garofanato.


 
Salmì di Beccaccie.


Terrina = Vedete i diversi Salmi di Beccaccie, pag. 183.


 
Gnocchi alla Reale.


Terrina = Fate un poco di pasta cotta alla cazzarola, come quella per i Gnocchi all’acqua. Quando sarà fredda pestatela nel mortaio, aggiungeteci una pappa fatta con mollica di pane, e latte, e stretta sopra il fuoco, altrettanta ricotta fresca, un pezzo di butirro, un pugno di parmigiano grattato, sale; pestate bene tutto insieme, legate con otto o più o meno rossi d’uova, secondo la quantità della dose; stendete questa composizione sopra un coperchio di cazzarola alla grossezza di un dito. Abbiate al fuoco dell’acqua e sale, quando bolle, col manico della cucchiaia gettateci i gnocchi pochi per volta; a misura che si vanno cuocendo, scolateli, e conditeli nella Terrina con parmigiano grattato, e butirro squagliato; III.226 alcuni vi aggiungono un poco di cannella fina, terminate col parmigiano, e aspergete col butirro. Fate prendere un bel colore ad un forno ben caldo, e servite subito. La pasta, la pappa, e la ricotta debbono essere di eguale porzione.


 
Maccaroni al fiore di Latte.


Terrina = Quando i maccaroni saranno cotti con acqua e sale, scolateli, prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, metteteci i maccaroni, passateli sopra il fuoco, aggiungeteci per ogni libbra di maccaroni mezza foglietta di fiore di latte, un poco di sale, pepe schiacciato, e noce moscata; mescolate bene sopra il fuoco; poscia tirate indietro, poneteci del parmigiano grattato a proporzione, mescolatelo, versate nella Terrina, coprite con parmigiano, aspergete con butirro squagliato; fate prendere colore ad un forno ben caldo, e servite subito.


 
Aricò di Castrato.


Terrina = Questo lo trovarete all’Articolo del Castrato, Tom. I. pag. 234 e 237.


 
Matelotta alla Finansiere.

[Matelotta alla Finansiere.]


Terrina = Questa si appresta in due maniere, cioè al Bianco, e al Rosso.

Matelotta alla Finansiere al Bianco

Per la prima, preparate otto ale di Gallinaccietto come quelle in Fricassè alla Pulette senza prugnoli, e con sei tartufi mezzanetti ben mondati, e bagnata con mezza foglietta di vino bianco consumato un terzo, o di Sciampagna, e brodo buono bianco. A mezza cottura aggiungeteci otto cipollette imbianchite, e mondate; fate finire di cuocere. Quando il tutto sarà cotto levate III.227 il prosciutto, e mazzetto, digrassate, legate con una liason di quattro rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, e sugo di limone, e servite nella Terrina nella stessa guisa, e colli medesimi ingredienti che la Rossa.


Matelotta alla Finansiere al Rosso

Per questa fiambate, e dissossate per metà otto ale di Gallinaccietto, fatele un pochino rosolare in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di lardo rapato, indi levatele, mettete nella stessa cazzarola dieci cipollette, fatele rosolare color d’oro, e levate poscia anche queste, ponete un buon pizzico di farina nella medesima cazzarola, fatela divenire color d’oro sopra un picciolo fuoco movendo sempre; indi bagnate con mezza foglietta di vino rosso consumato un terzo, e brodo assai buono; fate bollire dolcemente, e digrassate più volte. Ponete le ale in un’altra cazzarola, con sei tartufi mezzanetti, e ben mondati, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, passateci dentro la Salsa col setaccio ben digrassata, condite con sale, e poco pepe schiacciato; fate bollire a picciolo fuoco, a due terzi della cottura aggiungeteci le cipollette rosolate. Allorché il tutto sarà cotto. Abbiate sei gamberi cotti e mondati, otto animelle di capretto glassate alla Singarà, vedetele nel Tom. II. pag. 40, otto belle creste cotte in un Bianco, sei fegatini di Pollo imbianchiti con buon brodo, sei uovette nonnate imbianchite leggermente con brodo e pelate, sei picciole chenef cotte con brodo, vedetele nel Tom. IV. Cap. I., otto crostini di mollica di pane tagliati come nocchie, e fritti nel butirro di bel colore. III.228 Quando tutte queste cose saranno pronte, aggiustate, e tramezzate le ale nella Terrina coi tartufi, cipollette, e tutte le guarnizioni sudette, e versateci sopra la Salsa passata al setaccio, e ben digrassata con sugo di limone.


 
composta di Piccioni.


Terrina = Abbiate sei piccioli Piccioni spennati all’acqua calda, sventrateli, trussateli colle zampe dentro il corpo infilate dalla parte da basso; metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pezzo di prosciutto, una dozzina di cipollette imbianchite all’acqua bollente, qualche prugnolo, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato; passate sopra il fuoco, aggiungeteci un buon pizzico di farina, bagnate con sugo di vitella, o sugo di manzo, mezzo bicchiere di vino bianco, o di Sciampagna consumato un terzo, che la Salsa sia bionda, fate bollire dolcemente. Quando il tutto sarà cotto, e consumata la Salsa al suo punto, mettete i Piccioni in un’altra cazzarola colle cipollette, e prugnoli, e qualche animella di capretto cotta con buon brodo, digrassate la Salsa, passatela al setaccio, e versatela nella composta. Servite ben caldo con sugo di limone. Per servirla al Bianco, apprestatela esattamente come una Fricassè, facendo cuocere i Piccioni colle cipollette.


 
Beccaccie all’Etuvè.


Terrina = Lardate il Petto per traverso a tre Beccaccie, di lardelli di lardo conditi e rifilati al paro della carne; indi fate l’Etuvè come quella di Quaglie, vedetela pag. 213, colla sola differenza che tritarete l’interiora delle III.229 Beccaccie senza i griscili, le passarete un momento sopra il fuoco in una picciola cazzarola con un poco di lardo rapato, e poi le passarete per setaccio nella Salsa dell’Etuvè.


 
Ale a diverse Salse, e ragù.


Terrina = Tutte sorta di Ale cotte in una bresa ristretta, come trovasi descritto nel Tom. II. pag. 128, si possono servire con ogni sorta di Salsa, o ragù. Vedetele nel sudetto Tomo, pag. 140, ove dice Ale in diverse maniere.


 
Giblotte di Pernici.


Terrina = Lardate a tre Pernici il petto per traverso di filetti di prosciutto, passatele come i Piccioni in composta, pag. 228, e finitele, e servitele nella stessa guisa; aggiungendoci soltanto qualche picciola Chenef.


 
Ravioli alla Romana.


Terrina = Fate una sfoglia di pasta da tagliolini, vedetela nel Tom. I. pag. 38. Abbiate della ricotta fresca, mescolateci allorché saranno freddi un poco di spinaci allessati, spremuti, tritati, e passati bene sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, e noce moscata, aggiungeteci un pugno di parmigiano grattato, sale, pepe, e cannella fina; per ogni libbra di ricotta, tre rossi d’uova crudi; mescolate il tutto insieme; formatene dei Ravioli non tanto grandi colla pasta suddetta, e tagliati collo sperone. Quando saranno fatti tutti metteteli nell’acqua bollente giusta di sale, in un quarto d’ora saranno cotti, indi scolateli sopra un panno pulito, conditeli nella Terrina suolo per suolo con parmigiano grattato, e butirro squagliato III.230 mescolato con un buon Culì di prosciutto, o un brodo di Garofanato, terminate col parmigiano, e butirro. Fate prendere colore ad un forno caldo, e servite subito. Alcuni tramezzano i Ravioli, Gnocchi ec. con fiore di latte, mescolato con un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, lo fanno stringere, e bollire sopra il fuoco giusto di sale, lo passano al setaccio, e ne formano una specie di besciamella liquida, condimento ottimo in tutte queste sorta di vivande.


 
lasagne alla Milanese.


Terrina = Fate una sfoglia come quella per la zuppa di picciole lasagne, vedetela nel Tom. l. pag. 39, tagliatela a quadretti larghi tre dita, fateli cuocere all’acqua bollente e sale, in guisa che non si ammassino, poscia passateli alla fresca, stendeteli sopra una tovaglia pulita. Prendete la Terrina, fateci un suolo nel fondo di qualche fetta di tartufo cotta con butirro, parmigiano grattato, butirro squagliato, un poco di besciamella, e cannella fina, ed un suolo di lasagne, seguitate così suolo per suolo, finché la Terrina sarà piena, terminando colla besciamella, parmigiano, e butirro; fategli prendere colore ad un forno temperato, e servite subito.


 
Maccaroni alla Riscelieù.


Terrina = Allorché i Maccaroni saranno cotti con acqua e sale, scolateli, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un grosso pezzo di butirro, e finiteli come quelli al Fiore di latte, pag. 226; ponetene più della metà nella Terrina, fateci un buco nel mezzo, metteteci un III.231 buon ragù ristretto di animelle di capretto con tartufi, e prugnoli, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., coprite col resto delli Maccaroni, coprite sopra con parmigiano grattato, aspergete di butirro squagliato; fate prendere colore ad un forno ben caldo, e servite subito.


 
Pernici alla Villeroè.


Terrina = Abbiate sei picciole Pernici, o Perniciotti, sventrateli, e trussateli colle zampe dentro il corpo; metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, sei tartufi intieri, dodici cipollette imbianchite, sei salciccie imbianchite, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico; passate sopra il fuoco; indi aggiustate il tutto in un’altra cazzarola, con qualche fettina di vitella nel fondo, poco sale, pepe schiacciato; coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate sudare mezzo quarto d’ora con fuoco sotto e sopra; quindi bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo; fate finire di cuocere. Quando il tutto sarà cotto, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo. Fate un pochino di Rosso, vedetelo nel Tom. I. pag. 19, bagnatelo con mezzo bicchiere di vino rosso consumato per metà, il fondo suddetto, un poco di sugo di vitella; fate bollire dolcemente un quarto d’ora, digrassate bene, e passate al setaccio, aggiustate le Pernici nella Terrina colle cipollette, li tartufi, e salciccie levata la pelle, qualche crostino di pane fritto, e serviteci sopra la Salsa suddetta.


 
III.232
Lingua di Manzo alla Spagnuola.


Terrina = Quando la Lingua di Manzo sarà cotta in una bresa come quella alli Spinaci, vedetela nel Tom. I. pag. 104, tagliatela in pezzi non tanto grossi, poneteli nella Terrina, guarniteli con mazzetti di cavoli, cipolle glassate, carote, rape, cipollette bianche, salciccie, teste di selleri, fettine di ventresca, seminateci sopra qualche cece ben cotto, e serviteci sopra una buona Salsa alla Spagnuola con un poco di zafferano. Tutte l’erbe debbono essere intagliate e cotte a parte con buon brodo, e un pezzo di prosciutto. I cavoli colle salciccie, e un pezzo di ventresca tagliata in fettine tenenti alla cotena. Le cipolle glassate vedetele nel Tom. I. pag. 118.


 
Lingua di Manzo in ogni maniera.


Terrina = La Lingua di Manzo allorché sarà cotta in una Bresa come sopra, e tagliata in pezzi, la potete servire nella Terrina con sopra una Purè di Lenticchie, di Piselli, di Rape, di Carote ec., ad ogni sorta di Mazzetti, alle Cipollette, in Hoscepot, Salsa Ascè, Culì di Pomidoro ec.


 
Coda di Manzo a diverse Purè.


Terrina = Fate cuocere una Coda di Manzo, come è descritto nel Tom. I. pag. 119, aggiustate i pezzi nella Terrina bene asciugati dal grasso, e versateci sopra una Purè, o Culì di vostro genio; quelle che più gli convengono sono: Purè di Lenticchie, di Piselli, di Carota, di Rapa, di Fabonne, Verde, di Cipolla. Ovvero un Culì di Pomidoro, di Tartufi, di Prugnoli; ad ogni Guarnizione, in Hoscepot, alle III.233 Radiche diverse, alle Cipollette ec.; una Salsa alla Spagnuola, Italiana rossa, Ascè ec. sono le più adattate.


 
trippa di Manzo a diverse Salse.


Terrina = Questa la potete servire nella Terrina, nello stesso modo, che sopra il piatto. Vedete trippa di Manzo in ogni maniera, Tom. I. pag. 122.


 
Tenerumi di Manzo a diverse Salse.


Terrina = Vedete Tenerumi di Mongana in diverse maniere, Tom. I. pag. 187, mentre li potete servire nella Terrina in tutte quelle maniere, come sono descritti in detto Articolo.


 
Chenef Ripiene.


Terrine = Vedete Chenef Ripiene all’Articolo delle Farse, Tom. IV. Cap. I., fatele cuocere con brodo, scolatele, e servitele nella Terrina con sopra una Salsa chiara, o Culì di gamberi, o un buon Restoran. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I.


 
Giblotte di Piccioni alla Finanziere.


Terrina = Tagliate in quarti tre Piccioni bene aggiustati, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, sei tartufi mezzanetti mondati tondi, qualche fungo se sarà la stagione, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, sale, pepe schiacciato; indi sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con sugo di manzo, e mezzo bicchiere di vino rosso consumato per metà; fate cuocere dolcemente; alla metà e più della cottura aggiungeteci otto cipollette imbianchite, sei animelle di capretto imbianchite. Quando il tutto sarà cotto, digrassate, levate il mazzetto, e III.234 prosciutto, aggiustate nella Terrina i pezzi di Piccioni con sopra li tartufi, cipollette, e animelle, metteteci ancora quattro gamberi cotti, e mondati, sei picciole Chenef, i fegatini de’ Piccioni imbianchiti con un poco di brodo, e serviteci sopra la Salsa con sugo di limone. Per farla al Bianco si bagna con brodo bianco, e si lega la Salsa colla liason.


 
Animelle alla Printaniere.


Terrina = Le trovarete nel Tom. II. pag. 43. Quelle di Mongana le potete servire nello stesso modo. Quelle alla Massedoene egualmente. Vedetele pag. 42, Tom. II.


 
Coscie in ogni maniera.


Terrina = Le Coscie di Tocchino, di Pollanca, di Oca, di Pollastro ec., sono ottime vivande servite nella Terrina; le diverse maniere di apprestarle vedetele nei loro Articoli particolari.


 
Animelle in diverse maniere.


Terrina = Le Animelle sì di Mongana, che di Capretto, e di Abbacchio, si servono nella Terrina preparate alla Pulette, all’Inglese, alla crema, alli Piselli fini ec. Vedetele nel Tom. I pag. 176, e II. pag. 39.


 
Code di Mongana alla Spagnuola.


Terrina = Allorché le Code di Mongana saranno cotte, e glassate come quelle alla Mentenon, oppure imbianchite, e cotte con mazzetti di cavoli, buon brodo, qualche salciccia, un pezzo di prosciutto, sale, e pepe schiacciato, una cipolla con tre garofani, un mazzetto d’erbe diverse. Quando saranno cotte aggiustatele dentro la Terrina coi cavoli bene asciugati, le salciccie senza la pelle, qualche III.235 cipolletta, carota, e rapa, intagliato il tutto, e cotto a parte con buon brodo e un pezzo di prosciutto; seminateci sopra qualche cece ben cotto, e servite con una buona Salsa alla Spagnuola. Se le Code sono glassate, li cavoli cuoceteli a parte colle salciccie, un pezzo di prosciutto, un pezzo di ventresca, e buon brodo.


 
Code di Mongana ad ogni Purè.


Terrina = Cotte che saranno le Code di Mongana come alla Mentenon, asciugatele bene, mettetele nella Terrina, e versateci sopra qualunque Purè di vostro genio. Servitevi del fondo della cottura delle code passato al setaccio, e ben digrassato, per dare maggior corpo alla Purè.


 
Tenerumi di Mongana alla Reale.


Terrina = Quando i Tenerumi di Mongana saranno cotti, e glassati come quelli alla Massedoene, Tom. I. pag. 188, aggiustateli nella Terrina, guarniteli sopra con animelle di capretto cotte e glassate, cipollette bianche cotte con buon brodo, picciole chenef, tartufi mezzanetti mondati, e cotti coi tenerumi, qualche gambero cotto e mondato, e serviteci sopra una buona Salsa all’Italiana chiara, vedetela nel Tom. I. pag. 66. Le Chenef nel Tom. IV. Cap. I.


 
Tenerumi di Mongana ad ogni Purè.


Terrina = Fate cuocere i Tenerumi di Mongana in una Bresa ristretta come alla Massedoene, ma senza limone, vedetela nel Tom. I. pag. 188, poscia asciugateli, poneteli nella Terrina, e versateci sopra una Purè di Piselli, o Verde, o alla Fobonne, come volete; il fondo della cottura dei Tenerumi passato al setaccio, III.236 e ben digrassato vi potrà servire per dare maggior corpo alla Purè.


 
Quaglie in Metelotte.


Terrina = Fiambate, sventrate, e trussate sei Quaglie colle coscie dentro il corpo, fatele alquanto rosolare in una cazzarola sopra il fuoco con lardo rapato, indi levatele, e mettete nella cazzarola quindici cipollette imbianchite all’acqua bollente, fatele rosolare egualmente, e levatele, mettete nella cazzarola un buon pizzico di farina, fatela divenire color d’oro sopra un picciolo fuoco movendo sempre, bagnate poscia con una bottiglia di vino rosso consumato per metà, e sugo di manzo, fate bollire dolcemente mezz’ora digrassando bene di tempo in tempo. Ponete le Quaglie in un’altra cazzarola con un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con mezza foglia di alloro, passateci dentro la Salsa col setaccio, fate cuocere a picciolo fuoco. Alla metà della cottura metteteci le cipollette, e a due terzi aggiungeteci sei rocchi d’anguilla, condite con sale, e pepe schiacciato; fate finire di cuocere a fuoco allegro, e consumare la Salsa al suo punto, quindi digrassate, metteteci un buon pizzico di capperi fini intieri, aggiustate l’anguilla, tramezzata colle Quaglie nella Terrina, guarnite sopra colle cipollette, e crostini di crosta di pane fritti nel butirro, levate dalla Salsa il prosciutto, e mazzetto, e servitela con un filetto d’aceto sopra la Matelotte. Con coscie di Pollanche, Piccioni ec., si apprestano nella stessa maniera. Si può fare a meno dell’anguilla.


 
III.237
Quaglie alla Folette.


Terrina = Fate cuocere dieci o dodici Quaglie in una Bresa ristretta, trussate come le precedenti. Quando saranno cotte, scolatele, asciugatele, ponetele nella Terrina, e servitele con sopra un ragù alla Folette, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
Groppe di Piccioni in Hoscepot.


Terrina = Fatele cuocere unite all’erbe, come il Cappone in Hoscepot, pag. 8, e servitele nella Terrina nella stessa guisa. La Pollanca tagliata in pezzi si appresta egualmente.


 
Quaglie ad ogni Purè.


Terrina = Quando le Quaglie saranno trussate colle coscie nel corpo, e cotte in una Bresa ristretta, asciugatele, aggiustatele nella Terrina, e servitele con sopra qualunque Purè, o ragù. Le Purè vedetele nel Tom. I. Cap. I. I ragù nel Tom. IV. Cap. I.


 
Pernici a varie Purè, e ragù.


Terrina = Le Pernici, o Perniciotti, trussati che saranno colle coscie dentro il corpo, e cotti in una Bresa ristretta, li potete servire nella Terrina asciugati bene dal grasso con sopra qualunque Purè, o ragù.


 
escaloppe d’ogni sorta.


Terrina = Qualunque specie di escaloppe si possono servire per una Terrina, basta che siano in una quantità sufficiente. Nulla di più meschino in un Pranzo, quanto il vedere i Piatti mezzi vuoti, e specialmente le Terrine, come spesse volte accade. Vedete le diverse escaloppe ai loro articoli particolari.


 
III.238
Pizzarde al Culì di Beccaccia.


Terrina = Abbiate otto Pizzarde cotte arrosto, accomodatele nella Terrina con sopra le loro teste messe con simetria: versateci sopra un Culì di Beccaccia, che trovarete nel Tom. I. pag. 10, guarnite sopra con cipollette glassate, ed i crostini delle Pizzarde. Potete servire in questa maniera anche un Salmì di Beccaccia.


 
Garganelle alle lasagne.


Terrina = Vedete Anitra alle lasagne, pag. 148. Le Garganelle si servono in una Terrina preparate nello stesso modo.


 
Garganelle alli Cavoli.


Terrina = Queste si apprestano come l’Anitra alli Cavoli, pag. 147, e si servono in una Terrina guarnite coi Cavoli. Le Garganelle si possono servire intiere, o in pezzi, cotte prima in una Bresa ristretta, e bene asciugate con sopra qualunque Purè, o ragù. Vedete le Purè nel Tom. I. Cap. I. I ragù nel Tom. IV. Cap. I.


 
Palombacci Agro-dolce.


Terrina = Fiambate, sventrate, e trussate tre Palombacci colle coscie nel corpo, lardategli il petto per traverso di filetti di lardo, e prosciutto conditi, e rifilati al paro della carne; metteteli in una cazzarola con qualche fetta di lardo e prosciutto sotto, e sopra, un mazzetto d’erbe diverse con mezza foglia di alloro, basilico e due spicchi d’aglio, due scalogne, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, poco sale, pepe sano, tre garofani, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, III.239 metteteli in una Salsa Agro-dolce, che trovarete nel Tom. I. pag. 77, aggiungeteci il fondo della cottura dei Palombacci passato al setaccio, e ben digrassato, fate bollire dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto; indi aggiungeteci un buon pizzico di capperi fini intieri, o prune d’Amelia ammollate, imbianchite, e dissossate, o pignoli e passerina, e servite nella Terrina.


 
Quaglie in Hoscepot.


Terrina = Queste si fanno cuocere unite all’erbe come il Cappone in Hoscepot, vedetelo pag. 8, e si servono intiere nella Terrina guarnite colle medesime erbe e la stessa Salsa.


 
Ravioli Spogliati.


Terrina = Prendete tre libbre di ricotta fresca, e consistente, mettetela in una cazzarola con un poco di spinaci allessati, spremuti bene, e triti fini, un buon pugno di parmigiano grattato, sale, noce moscata, un poco di cannella fina, otto o dieci rossi d’uova, mescolate il tutto bene, formate i Ravioli pochi per volta sopra la tavola della Pasticcieria, spolverizzandoli di farina sotto e sopra, tagliateli alla grossezza e lunghezza di un pollice, fateli cuocere all’acqua bollente condita di sale. Quando saranno cotti scolateli, aggiustateli pochi per volta nella Terrina, conditeli come i Gnocchi all’acqua, o alla Veneziana, e serviteli nello stesso modo.


 
Lepre in Adobbo.


Terrina = Questo si appresta come il Sivè, pag. 119, ma senza la ventresca, e si lardono i pezzi di lepre di filetti di lardo conditi, e rifilati al paro della carne, e si serve nello stesso modo, ma senza cipolle.


 
III.240
Fittuccie al fiore di Latte.


Terrina = Fate una sfoglia come quella dei tagliolini, vedetela Tom. I. pag. 38, tagliatela in fittuccie lunghe due palmi, e larghe un dito, fatele cuocere con acqua e sale. Abbiate una cazzarola con un grosso pezzo di butirro squagliato, scolate bene le fittuccie, ponetele nel butirro, passatele sopra il fuoco, aggiungeteci mezza foglietta, o più di fiore di latte, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, ovvero sale, e cannella fina, movete bene sopra il fuoco acciò le fituccie s’incorporino col condimento, tirate indietro, poneteci due o tre buoni pugni di parmigiano grattato, mescolate, versate nella Terrina, coprite con parmigiano grattato, aspergete con butirro squagliato, fate prendere un bel colore ad un forno ben caldo, e servite subito.


 
Gnocchi alla Trevico.


Terrina = Fate bollire una foglietta di latte con un pezzo di butirro, e un poco di sale, poneteci poscia farina a sufficienza, cuocetela bene sopra il fuoco, movendo sempre acciò divenga una pasta tenera, e maneggievole come una pasta Reale, mettetela poscia sopra un piatto. Quando sarà fredda pestatela nel mortaio, aggiungeteci una o due provature fresche tagliate in dadini, un pugno di parmigiano grattato, un buon pezzo di butirro fresco; seguitate a pestare; allorché sarà il tutto incorporato insieme, condite con poco sale, noce moscata, e cannella fina, cinque o sei rossi d’uova crudi, mescolate bene; stendete questa composizione sopra un coperchio di cazzarola alla III.241 grossezza di un dito. Abbiate dell’acqua bollente al fuoco condita di sale, gettateci dentro i Gnocchi col manico di una cucchiaia, pochi per volta; quando divenghino gonfi, e dentro spongosi sono cotti, scolateli, e conditeli a mano a mano nella Terrina come i Gnocchi alla Reale, pag. 225.


 
Lepre alla Polacca.


Terrina = Questo si prepara come quello in Adobbo, pag. 239; si bagna però con vino bianco, e si serve con sopra delle cipolle glassate.


 
Gnocchi alla Tedesca.


Terrina = Fate un pane grattato assai denso cotto con latte, e fate cuocere con latte una libbra di riso; quando sarà denso, ben cotto, e freddo pestatelo nel mortaio, che venga come una pasta, aggiungeteci quindi il pane grattato anche esso freddo, e di eguale volume, seguitate a pestare; indi metteteci un buon pugno di parmigiano grattato, e un buon pezzo di butirro; pestate ancora, legate con dieci rossi d’uova, condite con sale, noce moscata, e cannella fina, mescolate bene, stendete sopra un coperchio, e fate cuocere i Gnocchi, e servitele nella Terrina come i precedenti.


 
polenta alla Milanese.


Terrina = Prendete una cazzarola con quella quantità di latte che vi bisogna, un pezzo di butirro, e sale, quando sarà tiepido poneteci poco per volta la farina di grano d’India, ossia Granturco setacciata non tanto sopraffina, movendo sempre fuori del fuoco; indi fatela cuocere lungamente sopra un fuoco leggiero, aggiungendoci un buon pezzo di butirro, III.242 allorché sarà ben cotta e densa una cosa giusta, metteteci un pugno o due di parmigiano grattato, e versatela in un’altra cazzarola unta di butirro. Quando sarà fredda, rivoltatela sopra un coperchio di cazzarola, tagliatela col filo più fina che sia possibile, conditela nella Terrina suolo per suolo con butirro fresco squagliata, parmigiano grattato, cannella fina, e fettine di tartufo cotte nel butirro. Allorché la Terrina sarà piena, coprite con parmigiano grattato, aspergete con butirro squagliato; fategli prendere un bel colore ad un forno alquanto caldo, e servite subito.


 
Lepre al Sangue.


Terrina = Questo si appresta, e si serve come il Sivè, alla sola diversità che nel momento di servire si lega la Salsa con un poco di sangue di Pollo, nel quale averete messo un poco di sugo di limone acciò non si coaguli.


 
Petti di Castrato in diverse maniere.


Terrina = Quando i petti di Castrato saranno tagliati, e cotti in una bresa ristretta, li potete servire nella Terrina bene asciugati dal grasso, con sopra qualunque Purè, Culì, o ragù.


 
Orecchie di Mongana in diverse maniere.


Terrina = Allorché le orecchie di Mongana saranno cotte come quelle al Culì di pomidoro, Tom. I. pag. 156, le potete tagliare in mezzo, o in quarti, ovvero lasciarle intiere, e servirle nella Terrina bene asciugate, con sopra qualunque Purè, Culì, o ragù.
Tutte queste vivande servite nelle Terrine, si possono nello stesso modo servire sopra i piatti, avendo la precauzione come per Gnocchi, III.243 lasagne, polenta, Maccaroni, Ravioli ec. di fare un Bordo intorno al piatto, o di pane, o di pasta. Quello di pane si cuocerà e prenderà colore unitamente alla vivanda. Quello di pasta si farà un poco asciugare all’aria del fuoco o al forno, quanto regga la composizione, mentre si cuocerà, e prenderà colore come l’altro. La maniera di fare questi Bordi troverassi all’Articolo delle Guarnizioni, Tom. IV. Cap. I.


 
Delli Piatti Composti


Rilievo = Questo piatto veramente composto, si serve ordinariamente per un Rilievo, esso è uno de’ buoni piatti originario dagli Spagnuoli, e molto migliorato a nostri giorni. Per farlo prendete una braciera grande, metteteci nel fondo fette di cipolla, di carota, e di panè, fette di lardo, di prosciutto, e di manzo, aggiustateci sopra una quantità di cavoli Bolognesi allessati, spremuti, e legati in mazzetti, con quattro code di castrato, o di agnello, due di mongana, i tenerumi di due petti di castrato, o di uno di mongana, una dozzina di ale di gallinaccietti, il tutto sgorgato nell’acqua vicino al fuoco, e imbianchito all’acqua bollente, due pernici giovane, due pollanche, quattro piccioni, due anitre giovane, quattro garganelle, due palombacci, sei quaglie se vi sono, il tutto fiambato, sventrato, e trussato colle coscie dentro il corpo, una dozzina di grosse salciccie di maiale, condite il tutto con III.244 poco sale, pepe schiacciato, una mignonetta, ossia pezzuola con entro quattro spicchi d’aglio, un poco di basilico, un pizzico di coriandoli, un poco di macis, sei acini di pepe lungo, otto garofani; coprite con fette di manzo, fette di prosciutto, e di lardo, di carote, di cipolle, e di panè, coprite bene la braciera, fate sudare mezz’ora con fuoco sotto e sopra, indi bagnate con brodo buono, e fate cuocere dolcemente. Se alcune di dette carni si cuocessero prima delle altre, levatele e mettetele in una cazzarola con brodo buono.
Fate cuocere in una marmitta con brodo di sostanza due capponi trussati come sopra, due libbre di prosciutto dissalato e imbianchito all’acqua bollente, una libbra di ventresca pure imbianchita, e una quantità di ceci. A due terzi della cottura, aggiungeteci selleri, carote, porri, lattughe, radiche di petrosemolo, panè, il tutto allessato, spremuto, e legato in mazzetti, oltre di ciò cipolle, rape, torzuti, pure allessati; fate finire di cuocere a picciolo fuoco, osservando che il brodo sia sufficiente.
Quando il tutto sarà cotto, tirate fuori ogni cosa, asciugate l’erbe, e le carni dal grasso, levate le pelli alle salciccie, tagliate la ventresca in fettine sottili, ed il prosciutto in quattro parti. Prendete il piatto di Rilievo che dovete servire, aggiustateci nel mezzo i due capponi, le due anitre, e le due pollanche, tramezzate con qualche mazzetto di cavolo, poneteci all’intorno i piccioni, le garganelle, le pernici, i palombacci, ed il III.245 prosciutto, tramezzate egualmente di cavoli, e sopra metteteci i tenerumi, le ale, le code, le quaglie, le salciccie, e la ventresca, guarnite tutto il piatto col resto dei cavoli, ed ornate, e tramezzate colle rape, carote, torzuti, e panè, bene intagliate, cipolle, lattughe, porri, selleri, e radiche di petrosemolo, che il tutto sia distribuito con simetria; seminateci sopra dei ceci, e serviteci una buona Salsa alla Spagnuola, nella quale averete posto un poco di zafferano. Questa Salsa la trovarete nel Tom. I. pag. 65.


 
timballo di Riso all’Italiana.


Antrè = Capate e lavate bene con acqua tiepida una libbra e mezza di riso, mettetelo in una cazzarola bene asciugato, con tre oncie di midollo di manzo raschiato, e passato al setaccio, passatelo sopra un fuoco leggiero mezzo quarto d’ora, indi bagnatelo poco per volta con brodo colorito di sostanza, conditelo di sale, pepe schiacciato, e noce moscata, fatelo cuocere più di due terzi, e che sia molto asciutto, poscia tiratelo indietro, metteteci sei rossi d’uova fresche, mescolandoli bene col riso. Quando sarà freddo aggiungeteci tre pugni di parmigiano grattato, e altri quattro rossi d’uova e due bianchi, mescolate di nuovo. Prendete una cazzarola giusta alla quantità del riso, copritela tutta al di dentro di striscie di carta imbutirrate; e guarnite tutto il fondo, ed all’intorno di creste, e granelletti di pollastro cotte in un Bianco, e distribuito con simetria; metteteci dentro il riso poco per volta, e con diligenza, acciò non si guasti la guarnizione, ciò III.246 che farete colla cucchiaia bagnata con uovo sbattuto, o colla mano ben pulita bagnata egualmente, fateci un buco nel mezzo nel quale porrete un ragù melè ristretto, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I, coprite col resto del riso, che la cazzarola sia piena, appianatela sopra col coltello, e uovo sbattuto, fatelo cuocere un’ora a Bagno maria in un forno temperato. Vedete questa cottura nel Tom. I. pag. 36. Allorché il timballo sarà cotto, fatelo alquanto riposare fuori dell’acqua; indi rivoltatelo sopra un coperchio, alzate leggermente la cazzarola, levate i fogli di carta, ponetelo sopra il suo piatto con attenzione acciò non si rompa, e servitelo con sopra una Salsa al Culì di prosciutto, che trovarete nel Tom. I. pag. 7. Se la cazzarola sarà coperta di fette di lardo in luogo di carta, lo potete far cuocere ad un forno temperato. Potete anche guarnire il timballo di Tordi dissossati ripieni, e cotti, contornati di schinali.


 
Sortù di Riso alla Sultana.


Antrè = Quando averete cotto il riso come il precedente, tiratelo indietro dal fuoco, metteteci otto, o dieci rossi d’uova crudi, mescolate bene finche è caldo. Allorché sarà freddo aggiungeteci tre pugni di parmigiano grattato, mescolate ancora. Prendete il piatto che volete servire, dirizzateci col riso il Sortù a guisa di un pasticcio con un buon ragù nel mezzo di vostro genio, vedete l’Articolo dei ragù, Tom. IV. Cap. I., indorate tutto all’intorno d’uovo sbattuto, e spolverizzate di parmigiano grattato; fategli prendere un bel colore dorato ad un forno assai caldo, e servite con un III.247 poco di Culì di tartufi intorno al bordo del piatto, e sopra il Sortù. Se lo volete fare in una forma di rame, ungete questa di butirro, metteteci il riso finché è caldo, avendo attenzione di premere acciò entri in tutti gli angoli, metteteci nel mezzo il ragù, coprite col resto del riso, appianate sopra col coltello; fate raffreddare, indi scaldate la forma nell’acqua bollente, rivoltatela sopra il piatto che volete servire, che vada giusta nel mezzo, indorate con uovo sbattuto, spolverizzate di parmigiano grattato, fate prendere un bel colore ad un forno assai caldo, e servite con un poco di Culì intorno il bordo del piatto. Vedete i Culì nel Tom. I. pag. 7.


 
Certrosa di Carote.


Antrè = Prendete una buona quantità di carote gialle novelle, imbianchitele all’acqua bollente condita di sale, quindi fatele cuocere con brodo buono, qualche fetta di lardo, e prosciutto, una cipolla con tre garofani, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano; quando saranno cotte, scolatele, passatele dentro un cannello di latta acciò siano tutte della stessa grossezza, tagliatene una porzione in fettine grosse come una moneta di due paoli, e grandi come una puglia da gioco. Abbiate una cazzarola della grandezza che volete fare l’Antrè, tutta coperta di striscie di carta imbutirrate, copritela tutta colle fettine di carota poste a guisa di scaglie di pesce, fate col resto delle carote una farsa di Chenef, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I., ponetene con diligenza più della metà nel fondo, ed all’intorno della III.248 cazzarola, badate di non guastare il lavoro, lasciategli un buco nel mezzo nel quale porrete un ragù ristretto d’animelle e tartufi legato con tre rossi d’uova e sugo di limone, coprite col resto della farsa, che la cazzarola sia piena, appianate sopra con un poco d’uovo sbattuto; fate cuocere un’ora a Bagno maria in un forno temperato; indi fate alquanto riposare fuori del forno, rivoltate con diligenza la cazzarola sopra il piatto che dovete servire, alzatela pian piano acciò non si rompa la Certrosa, levate la carta, e servite all’intorno un poco di Salsa al Culì di prosciutto, che trovarete nel Tom. I. pag. 7. Potete, se volete, tramezzare le fettine di carote con altrettante fettine della stessa grandezza di tartufi cotti.


 
Gattò di Fedelini alla Tedesca.


Antrè = Fate cuocere con latte, e panna, e un poco di sale, una libbra di fedelini bianchi, che restino asciutti, e cotti una cosa giusta; fateli raffreddare. Fate alquanto intiepidire una terrina, metteteci sette in otto oncie di butirro fresco, sbattetelo un’ora, mettendoci quattro uova intiere, e quattro rossi, ma un uovo per volta; indi aggiungeteci i fedelini pochi alla volta, mescolate bene, condite con tre pugni di parmigiano grattato, sale, pepe schiacciato, e un poco di cannella fina. Abbiate una cazzarola imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane grattata, poneteci dentro la composizione, che non sia del tutto piena, fate cuocere ad un forno temperato circa un’ora, e servite subito il Gattò rivoltato sopra il suo piatto. III.249 Potete se volete guarnire il fondo della cazzarola di schinali, ed all’intorno di fette di prosciutto.


 
timballo di Maccaroni al prosciutto.


Antrè = Tritate fini tre tartufi, un poco di prugnoli, e un pezzetto di prosciutto che abbia un poco sudato in una cazzarola sopra il fuoco, abbiate una libbra di maccaroni cotti con acqua e sale, scolateli, squagliate in una cazzarola sopra il fuoco un grosso pezzo di butirro, metteteci i tartufi, prugnoli, e prosciutto trito; indi i maccaroni; passate bene sopra il fuoco, aggiungeteci mezza foglietta di fiore di latte, e un poco di Culì; fate consumare movendo quasi sempre con una cucchiaia, condite con poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata; indi tirate indietro. Quando saranno freddi poneteci quattro rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca, una libbra di parmigiano grattato, mescolate bene. Abbiate una cazzarola imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane grattato, e coperta nel fondo ed all’intorno di fette sottili di prosciutto ben disposte; versateci dentro i maccaroni, che la cazzarola sia quasi piena, appianate sopra col coltello, e uovo sbattuto, spolverizzate di mollica di pane: fate cuocere ad un forno temperato un’ora e più; poscia fate alquanto riposare fuori del forno, rivoltate il timballo nel suo piatto, e servitelo con un poco di Culì all’intorno.


 
Gattò di polenta alla Marescialle.


Antrè = Abbiate della polenta cotta come quella alla Milanese, pag. 241, tagliatela col filo più III.250 sottile che sia possibile. Passate un momento in una cazzarola sopra il fuoco dodici allodole fiambate, sventrate, e incosciate, con un grosso pezzo di butirro, e mezza libbra di tartufi tagliati in fette, poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Abbiate una cazzarola imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane grattata, aggiustateci nel fondo le dodici allodole col petto al di sotto in guisa che formino una corona, metteteci nel centro una porzione di tartufi, che il tutto sia freddo, poneteci delle fettine di polenta tramezzo per appianare le allodole; indi fate un suolo di polenta, condite con parmigiano grattato, pezzetti di butirro fresco, un poco di tartufi con parte del loro butirro, un poco di cannella fina, e un poco di besciamella come quella dei Ravioli alla Romana, pag. 229. Seguitate così suolo per suolo, finché la cazzarola sarà piena, coprite con parmigiano grattato, e butirro, fate prendere colore ad un forno ben caldo; poscia fate alquanto riposare fuori del forno, rivoltate sopra il piatto, e servite subito di bel colore con un poco di Culì di prosciutto all’intorno del piatto.


 
Gattò di Cervelli alla Tedesca.


Antrè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, qualche fettina di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, fettine di carota, due scalogne, una cipolletta, uno spicchio d’aglio, bagnate con mezzo bicchiere di brodo bianco buono, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire, e consumare la metà. Abbiate tre cervelli di vitella ben nettati, III.251 ed imbianchiti con acqua e sale, asciugateli, metteteli in una cazzarola ristretti, versateci la Salsa suddetta, copriteli di fettine di lardo, e un foglio di carta; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra, indi fateli raffreddare, asciugateli bene, tritateli, e pestateli nel mortaio. Fate una besciamella assai densa, vedetela nel Tom. I. pag. 20, che sia la metà del volume dei cervelli, quando sarà fredda ponetela nel mortaio, mescolate bene. Sbattete in una terrina alquanto calda sette o otto oncie di butirro fresco squagliato, con sei o sette uova, la metà coi bianchi, e la metà senza, per lo spazio di un’ora, mettendoci le uova uno la volta, indi aggiungeteci i cervelli pochi per volta, mescolate insieme, e qualche tartufo cotto e trito, un poco di petrosemolo trito, sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Abbiate una stampa, o cazzarola coperta di striscie di carta imbutirrate, versateci dentro la composizione, fate cuocere a Bagno maria circa un’ora e mezza; quindi rivoltate sopra il piatto che dovete servire, levate la carta; e serviteci sopra un buon Culì di prosciutto, o di pomidoro, o Spagnuola. Potete, se volete, fare qualche disegno nel fondo della cazzarola con tartufi, code di gamberi, foglie di petrosemolo, petto di pollo arrosto ec., il tutto cotto, fuori che il petrosemolo.


 
Gattò di Cervelli alla Polacca.


Antrè = Fate cuocere una quantità di Cervelli, come quelli alla Tedesca, pag. 150., scolateli, e tritateli ben fini. Sbattete in una Terrina alquanto calda sette o otto oncie di butirro III.252 fresco squagliato, con un poco di merollo trito, per lo spazio di un’ora, aggiungendovi sette o otto rossi d’uova, uno per volta. Abbiate una mollica di pane fresco e bianco bene inzuppato in brodo buono, o latte, e spremuto, che sia la metà del volume de’ cervelli, unitelo al butirro, e uova; seguitate a sbattere acciò si mescoli bene, poneteci i cervelli triti, condite con sale, pepe schiacciato e noce moscata, qualche tartufo cotto e trito, petrosemolo trito, quattro bianchi d’uova sbattuti in fiocca; mescolate il tutto bene, versate in una cazzarola come sopra, e fate cuocere, e servite nello steso modo.


 
Sortù di Riso alla Spagnuola.


Antrè = Abbiate del riso cotto, condito, e freddo, come quello del timballo di riso all’Italiana, pag. 243. Prendete una cazzarola della grandezza che volete fare l’Antrè, copritela di fette di lardo, o striscie di carta imbutirrate, guarnite tutto il fondo di carote, rape, cipollette, e torzuti, il tutto tondo, e della medesima grossezza delle cipollette, le quali debbono essere assai picciole, che il tutto sia imbianchito all’acqua bollente, e poscia cotto con buon brodo; guarnite anche tutto all’intorno di gobbi ben puliti, e cotti in un Bianco; metteteci dentro il riso con un ragù d’animelle nel mezzo, coprite col resto del riso, e finite e servite esattamente come il timballo all’Italiana. Il ragù vedetelo nel Tom. IV. Cap. I.


 
Gattò di Pomi di terra alla Tedesca.


Antrè = Prendete due libbre di pomi di terra, fateli cuocere come quelli della Purè, vedetela III.253 nel Tom. I. pag. 53; indi mondateli, e schiacciateli sotto il coltello ben fini, poscia mescolateli con tre quarti di besciamella densa una cosa giusta, che trovarete nel Tom. I. pag. 20. Sbattete circa un’ora sette oncie di butirro fresco squagliato in una terrina alquanto tiepida, mettendoci sette uova, cioè quattro senza i bianchi, e tre intiere, ma una per volta; quindi mescolate coi pomi di terra poco per volta; aggiungeteci due pugni di parmigiano grattato, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Quando il tutto sarà ben mescolato. Abbiate una cazzarola unta di butirro, e spolverizzata di mollica di pane grattata, versateci dentro la composizione, fate cuocere ad un forno temperato circa un’ora, e conoscerete la giusta cottura, allorché immergendo il coltello nel Gattò verrà fuori pulito, e lo stesso per il Gattò di fedelini alla Tedesca, di Cervelli ec.


 
Surprise di Riso.


Antrè = Abbiate del riso cotto, e condito come quello per il Sortù di riso alla Sultana, p. 246. Quando sarà freddo formatene le Surprise, o a guisa di Pere, o tonde, o bislunghe, mettete un picciolo Salpiccone nel centro, indoratele, spolverizzate di mollica di pane grattata, fatele friggere nello strutto di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno.


 
Gattò di lasagne alla Misgrasse.


Antrè = Fate una sfoglia, come quella dei tagliolini Tom. I. pag. 38, colla sola differenza che metterete nella pasta un pezzo di butirro grosso come una noce, e non la stenderete III.254 tanto sottile. Tagliate le lasagne della larghezza di quattro, o sei dita riquadrate, fatele cuocere con acqua bollente, e sale, mettendole nell’acqua una per volta nel più forte del bollo acciò non si ammassino. Quando saranno cotte scolatele, mettetele nell’acqua fresca e sale, poscia stendetele sopra una tovaglia pulita. Abbiate una cazzarola imbutirrata bene, e spolverizzata di mollica di pane grattata, fateci nel fondo una grande stella di fette di prosciutto, stendete le lasagne nel fondo ed all’intorno della cazzarola, che sopravanzino alla sua altezza; condite suolo per suolo con parmigiano grattato, pezzetti di butirro fresco, un poco di besciamella, qualche poco di ragù d’animelle e tartufi ristretto, cannella fina, pepe schiacciato, noce moscata. Quando la cazzarola sarà quasi piena, ripiegate dentro le lasagne che sono fuori del bordo, conditele egualmente, e finite col solo parmigiano, e butirro; fate prendere un bel colore ad un forno alquanto caldo, poscia rivoltate sul suo piatto e servite subito.


 
Crocchetti di Petto di Capponi.


Orduvre = Vedete Crocchetti di palati di manzo, Tom. I. pag. 109. Tutti i Crocchetti si apprestano nello stesso modo, solo differiscono da ciò che si vuole, cioè petto di cappone, di pollanca, di selvaggiume, magro di vitella ec., cotto arrosto, rifreddo, e trito assai fino. Fate i Crocchetti, friggeteli, e serviteli come gli altri.


 
III.255
Granata di piccoli fricandò.


Antrè = Vedete Granata di filetti di pollanche, pag. 199 Tom. II, mentre questa si prepara nello stesso modo, mettendo in vece dei petti di pollanche, cinque, o sei piccioli fricandò, osservando però che richiede più cottura, e servitela come l’altra.


 
timballo di lasagne alli Tartufi.


Antrè = Tagliate in fettine ott’oncie di tartufi ben mondati; fateli cuocere dolcemente con mezza libbra di butirro, poco sale, fate questo timballo esattamente come il Gattò alla Misgrassa, colla sola differenza che guarnirete il fondo della cazzarola di rotelle di tartufi, ed in luogo del ragù d’animelle vi porrete suolo per suolo dei tartufi col loro butirro, aggiungendone però sempre un poco di quello fresco, e finitelo e servitelo nello stesso modo.


 
Gattò alla Montespà.


Antrè = Guarnite una cazzarola della grandezza che volete fare l’Antrè di fette di lardo che una non soprapponga all’altra, copritela tutta di schinali di manzo imbianchiti all’acqua bollente, e marinati con sale, pepe schiacciato, sugo di limone, e asciugati; ponete nel fondo, e tutto all’intorno una farsa di Chenef, e nel mezzo un ragù di vostro genio, coprite colla medesima farsa, appianate col coltello e uovo sbattuto, che la cazzarola sia piena, fate cuocere il Gattò ad un forno temperato per lo spazio di un’ora, indi fatelo riposare fuori del forno, poscia rivoltatelo sopra un coperchio, alzate leggiermente la cazzarola, levate le fette di lardo, scolate il grasso, ponetelo con III.256 diligenza sopra il piatto, e servitelo con sopra una Salsa alla Spagnuola, e sugo di limone. La farsa di Chenef, ed il ragù vedete nel Tom. IV. Cap. I. La Salsa nel Tom. I. pag. 65.


 
Cazzarola di Riso alli Tordi.


Antrè = Fiambate, e levate l’osso del petto a otto Tordi, trussateli colle coscie dentro il corpo, riempiteli d’un Salpiccone cotto, cuciteli, fateli cuocere più della metà con fette di lardo, e prosciutto sotto e sopra, in un piatto ad un forno temperato. Abbiate una cazzarola coperta tutta di fette di lardo, aggiustateci nel fondo i Tordi ben riserrati, col petto al di sotto e scuciti, con un’animella di capretto nel mezzo; all’intorno dei Tordi fateci un giro di animelle di cuore di capretto tutte eguali, imbianchite all’acqua bollente e sale. Guarnite la cazzarola tutto all’intorno di rotelle di tartufi cotte con butirro, metteteci dentro il riso, cotto come quello del timballo all’Italiana, con un ragù nel mezzo di vostro genio, coprite col resto del riso, appianate col coltello, fate cuocere ad un forno temperato, e servite come il timballo suddetto.


 
timballo di polenta alla Perigord.


Antrè = Abbiate una cazzarola della grandezza che credete, imbutirratela, e spolverizzatela di mollica di pane grattato, prendete della polenta cotta, e tagliata sottile come quella alla Milanese, pag. 241, fatene uno strato nel fondo della cazzarola condito con parmigiano grattato, pezzetti di butirro, un poco di besciamella, cannella fina, pepe schiacciato, noce moscata, e un pochino di Culì; seguitate cosi III.257 suolo per suolo, finché la cazzarola sarà piena, terminando col parmigiano, e butirro; fategli prendere un bel colore dorato ad un forno ben caldo, rivoltate sul piatto, e servite senza Salsa.


 
timballo di Fittuccie alla Svizzera.


Antrè = Passate sopra il fuoco in una cazzarola grande con un grosso pezzo di butirro tre oncie di tartufi in fette, e mezz’oncia di prugnoli secchi bene ammollati e capati, indi qualche fettina di prosciutto, bagnate con un poco di Culì; fate bollire dolcemente un quarto d’ora; metteteci poscia quella quantità di fittuccie che credete a proposito cotte con acqua e sale, vedetele all’Articolo delle Terrine pag. 240, mescolate sopra il fuoco, aggiungeteci più di mezza foglietta di fiore di latte, poco sale, pepe schiacciato, mescolate ancora, condite con circa una libbra di parmigiano grattato, seguitate a mescolare fuori del fuoco; lasciate raffreddare; quindi legate con cinque, o sei rossi d’uova, stemperate con un poco di fiore di latte, mescolate acciò l’uova s’incorporino colla composizione. Abbiate una cazzarola imbutirrata bene, e spolverizzata di mollica di pane grattato, guarnitela sì nel fondo che all’intorno di striscie di mollica di pane tagliate assai fine, e striscie di fettine di prosciutto aggiustate con molta simetria; poneteci dentro le fittuccie, che la cazzarola sia piena, spolverizzate sopra con mollica di pane, fate prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, indi rivoltate sopra il piatto, e servite subito senza Salsa.


 
III.258
timballo di polenta alla Singarà.


Antrè = Quando averete imbianchite all’acqua bollente una libbra di animelle di capretto, o di abbacchio passatele in una cazzarola sopra il fuoco con mezza libbra di tartufi mondati, e tagliati in fette, e un buon pezzo di butirro; indi bagnate con un bicchiere di Culì, condite con poco sale, e pepe schiacciato; fate bollire e consumare per metà. Abbiate una cazzarola imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane grattato; guarnitela tutta al di dentro di fette fine di prosciutto. Tagliate col filo delle fette assai fine di polenta cotta come quella alla Milanese, vedetela pag. 241, fate nella cazzarola un suolo di fettine di polenta, ed uno di parmigiano grattato, pezzetti di butirro fresco, un poco di besciamella, e porzione delle animelle suddette tagliate in fettine, e tartufi, con parte del loro condimento, un poco di cannella fina, e noce moscata, e così di mano in mano, finché la cazzarola sarà piena, terminando col parmigiano, e butirro; fategli prendere un leggiero color d’oro ad un forno temperato; quindi rivoltate il timballo sopra il suo piatto, e servitelo subito senza Salsa.


 
timballo di polenta all’Italiana.


Antrè = Questo timballo si fa come il precedente, alla sola riserva, che in luogo del prosciutto, si cuopre tutto il di dentro della cazzarola di una pasta frolla, o mezza sfoglia. Se non avete il ragù d’animelle fate senza, e finite questo timballo come sopra, coperto pure di pasta, e fatelo cuocere al forno, come un timballo di maccaroni.


 
III.259
Globbo di lasagne.


Antrè = Abbiate delle lasagne cotte, e raffreddate come quelle alla Misgrassa, pag. 259. Prendete il piatto che dovete servire, ungete il fondo di butirro fresco, metteteci un poco di besciamella, e parmigiano grattato, stendeteci sopra le lasagne bene asciugate, che sopravanzino il bordo del piatto, condite suolo per suolo con parmigiano grattato, pezzetti di butirro fresco, besciamella, e cannella fina; quando sarete alla metà, metteteci nel mezzo un piccolo ragù d’animelle, e tartufi, seguitate a coprire, e condire come il solito. Allorché averete finito, ripiegate al disotto tutto all’intorno le lasagne, che formi come una specie di Globbo, copritelo tutto di besciamella, spolverizzatelo di parmigiano, e aspergetelo di butirro squagliato, fategli prendere colore ad un forno temperato, e servitelo subito. Il ragù lo trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


 
timballo di tagliolini alli Beccafichi.


Antrè = Vedete timballo di fittuccie alla Svizzera, pag. 257. Questo si appresta nello stesso modo, e solo varia, che in luogo delle fette di mollica di pane, e prosciutto, si guarnisce il fondo della cazzarola con una corona di Beccafichi col petto al di sotto, passati prima un momento sopra il fuoco in una cazzarola con un poco di butirro e sale; nel mezzo di detta corona si guarnisce di schinali imbianchiti con brodo. Il tutto freddo.


 
Granade diverse.


Antrè = In più luoghi del primo Tomo, e di questo, si trovano i vari modi di apprestare le III.260 Granade, e segnatamente alla pag. 124 Tom. II. Qui dunque solo dirò, che si possono molto variare di carni, e guarnizioni, ciò che rende questi ottimi piatti assai belli; i petti di pollanche, di tocchini, di gallinaccietti, i piccoli fricandò, i filetti mignoni di gallinaccio, sono carni ottime per le Granade, e devono essere tutte piccate. Oltre di ciò i palati di manzo, le picciole lingue, le code ec. Per le guarnizioni, gamberi, tartufi, e creste, tengono il primo luogo, e quindi tutte sorta d’erbe, mai tritume, ma che il tutto sia ben intagliato, e ben distribuito; che le Granade siano cotte al loro punto; mentre il più delle volte per difetto di cognizione i petti di Pollo, e i piccioli fricandò sono crudi al di dentro. La farsa di Chenef che abbia abbastanza consistenza, onde non si crepino nel metterle sul piatto, ciò che molte volte accade per non sapere la dose giusta di detta farsa, che io descriverò accuratamente al suo Articolo, Tom. IV. Cap. I. Inoltre che siano ben scolate dal grasso, ben glassate, e servite con sotto una buona Salsa alla Spagnuola, o Culì con sugo di limone.


 
Gattò di tagliolini Vol-o-vant.


Antrè = Fate cuocere con brodo, o con acqua e sale, dei tagliolini, come quelli della zuppa Tom.I. pag. 38, una quantità sufficiente per il Gattò, scolateli bene. Squagliate in una cazzarola sopra il fuoco un buon pezzo di butirro, poneteci li tagliolini, mescolate, e bagnate con un poco di culì, e fiore di latte, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, cannella fina, due pugni di parmigiano grattato, III.261 mescolando sempre sopra il fuoco. Fate quindi raffreddare, aggiungeteci allora sei rossi d’uova crude, e tre bianchi sbattuti in fiocca. Versate in una cazzarola unta di butirro e spolverizzata di mollica di pane grattata fina. Fate cuocere di bel colore ad un forno temperato circa un’ora. Nel momento di servire rivoltatelo sopra il piatto, fategli un’apertura di sopra, vuotatelo di una porzione di tagliolini, ed in luogo metteteci un ragù di vostro genio; ricoprite il Gattò con suo coperchio, e servite subito. Questi Gattò li potete fare di Fedelini bianchi, di riso, di polenta, ec.


 
Gattò di Legumi.


Antrè = Quando li tagliolini saranno cotti come i precedenti giusti di sale, scolateli bene, conditeli ancora caldi con butirro fresco, parmigiano grattato, pepe schiacciato, noce moscata, e due o tre uova sbattute. Versate in una cazzarola unta di butirro, e spolverizzata di mollica di pane grattata fina, fate cuocere ad un forno temperato più di un’ora. Quando sarà cotto, e di bel colore, rivoltatela sopra il piatto, fategli sopra un’apertura, vuotatelo del tutto, e metteteci un ragù di Legumi, che troverete nel Tom. IV. Cap. I., ricoprite il Gattò, e servitelo subito.


 
Certrose diverse.


Antrè = Qui siamo nello stesso caso, le diverse Guarnizioni di carni, e erbe formano la bellezza di questo piatto assai buono. Le Starne, Pernici, Fagiani, Beccaccie, Anitre, Quaglie, Pizzardoni, Starnotti, Pizzarde, Tordi, Castriche, Rondoni da nido, Tenerumi di III.262 Mongana, di Capretto, code d’Agnello, di Mongana, ec. sono le carni per questi piatti. Vedete Fagiano, e Pernice in Certrosa pag. 167 e 171. Oltre di ciò tutte sorte d’erbe danno campo al buon cuoco di variare a suo genio le decorazioni delle Certrose; mentre i cavoli ne formano sempre la base principale. Questi debbono essere cotti colle medesime carni che si vogliono porre nella Certrosa, e Bresati come trovasi descritto nel Tom. I. pag. 104.


 
Tortigliè di Maccaroni.


Antrè = Coprite il di dentro di una cazzarola di striscie di carta imbutirrate, e fateci nel mezzo una stella di fette di prosciutto. Abbiate dei Maccaroni cotti, e conditi come alla pag. 249, abbiatene anche una piccola quantità cotti soltanto con acqua e sale, ma che siano lunghi, e intieri; coprite con questi allorché sono freddi e asciugati tutto il fondo ed all’intorno della cazzarola, osservando che debbono essere posti a Tortigliè, e non sopra porne uno coll’altro; indi versateci dentro la Composizione di Maccaroni suddetta, con un ragù nel mezzo ben ristretto; indorate sopra con uovo sbattuto, fate cuocere un’ora e più a Bagnomaria in un forno temperato. Quando sarà cotto fate riposare alquanto fuori del forno, poscia rivoltate sopra il piatto che dovete servire, levate la carta, e servite con sopra un buon Culì di prosciutto, o di prugnoli, o di tartufi. Vedeteli nel Tom. I. Cap. I. Potete fare ancora questo Tortigliè colla cazzarola imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane grattato; ma allora si deve cuocere al forno, III.263 e non a Bagno maria, e servirlo colla Salsa all’intorno.


 
Bordo di Riso.


Antrè = Fate sul piatto che dovete servire un Bordo di riso cotto come quello per il Sortù di riso alla Sultana, pag. 246, rendetelo bene uguale bagnando le mani nell’uovo sbattuto, indi guarnitelo sopra di striscie di mollica di pane inzuppate nell’uovo sbattuto, e striscie di lattughe cotte con buon brodo, e bene asciugate; indorate, e spolverizzate di parmigiano grattato; fate prendere colore ad un forno alquanto caldo, e serviteci dentro quel ragù, o Fricassè che più vi piace. Ovvero dopo cotto il Bordo semplicemente indorato, e spolverizzato di parmigiano. Nel momento di servire gli potete incastrare sopra per traverso delle belle creste di pollastro cotte in un Bianco e bene asciugate, delle creste di tartufi cotte, e versateci dentro il ragù che credete. Questi Bordi si guarniscono a maraviglia prima di cuocersi, e dopo cotti nel momento di servire.


 
timballo di polenta alli Beccafichi.


Antrè = Vedete Gattò di polenta alla Marescialle, mentre si appresta nello stesso modo, alla sola diversità che in luogo delle Allodole, e tartufi freschi, si mettono dei Beccafìchi, e tartufi secchi bene ammollati, ma in meno quantità che i freschi, e si serve nella medesima maniera.


 
Pilao alla Turca.


Antrè = Questa vivanda non è punto in uso fra noi, ma soltanto fra i Mussulmani, essa è composta di riso poco cotto, butirro, brodo, III.264 e carne di castrato. Il Pilao che si mangia alla corte di Pietroburgo, si fa cuocere con brodo di cappone, e si serve con tenerumi di mongana, cotelette di castrato, selvaggiume ec. I cuochi Russi, e Tedeschi lo hanno molto migliorato; mentre quello che si mangia in Turchia è molto inferiore, ed è la minestra favorita, e giornaliera di quei popoli. Per farlo prendete del riso ben capato, e lavato, ponetelo in una cazzarola con un grosso pezzo di butirro fresco squagliato, passatelo sopra il fuoco, indi bagnatelo con brodo buono ben digrassato, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; allorché è alla metà della cottura, e asciugato bene del brodo, ponetelo sopra il piatto che dovete servire a guisa di piramide; fate un buco nella sommità ove porrete un Salpiccone con pochissima Salsa di petti d’Oca, o Anitra o altro Selvaggiume, gli acini del riso si debbono contare. Alcuni lo servono tramezzato con dei tenerumi di mongana cotti col brodo del riso, capponi, altra carne ec. Altri lo tramezzano con delle cotelette di castrato, o di mongana cotte e glassate colle punte dell’ossa di fuori; altri lo mettono in una cazzarola con tramezzo un Salpiccone di carne di castrato cotto con poca Salsa, quanto per dargli la forma della cazzarola, che poi rivoltano sopra il piatto che debbono servire; ed altri finalmente gli danno la detta forma senza porvi niente. I Turchi come ho io veduto lo mangiano col castrato che fanno bollire con acqua, e col brodo ci cuociono il riso. I poveri III.265 lo mangiano senza carne, e senza brodo, ma soltanto con del cattivo butirro, che a loro sembra buonissimo. Per il Salpiccone che ho nominato di sopra si prendono due petti d’Oca giovani, si leva la pelle, e nervi, si tagliono in dadini, si mettono in una cazzarola con un pezzo di butirro, sale, pepe, noce moscata; si fanno cuocere dolcemente, si aggiunge un poco di vino consumato, si fa consumare del tutto, si bagna con un poco di culì buono, si fa finire di cuocere, e si serve ben digrassato sopra, o dentro il riso.


 
Crepina di Fegato alla Flamande.


Antrè = Levate la pelle e nervi ad un fegato di Mongana, raschiatelo col coltello, passatelo al setaccio, ponetelo in una terrina, aggiungeteci tre oncie di lardo rapato, tre oncie di butirro squagliato, un bicchiere di capo di latte passato al setaccio, una cipolla o due trite, lavate, spremute, e cotte dolcemente con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pochino di alloro in polvere, sei rossi d’uova crudi, ed i bianchi sbattuti in fiocca, che il tutto sia mescolato bene. Abbiate una cazzarola giusta per la quantità del fegato, copritela tutta di fette di lardo, guarnitegli tutto il fondo di schinali imbianchiti all’acqua bollente e sale, ed all’intorno poneteci delle foglie di alloro imbianchite all’acqua bollente, e spuntate dalla parte del gambo; versateci dentro la composizione; fate cuocere ad un forno temperato più d’un’ora; conoscerete quando sarà cotto immergendoci dentro il III.266 coltello, che verrà fuori pulito; indi rivoltate sopra un coperchio di cazzarola, levate le fette di lardo, scolate bene il grasso, ponete con diligenza nel suo piatto, e servite con sopra una buona Salsa alla Poevrada, che trovarete nel Tom. I. pag. 70. Potete fare questo piatto anche col fegato di maiale; ma allora porrete intorno alla cazzarola in luogo del lardo, della rete doppia di maiale, e finirete la Crepina come la precedente.


 
Globbo di Riso alla Certosina.


Antrè = Abbiate un buon ragù, o Fricassè d’animelle, o piccioni, o pollastri, o tenerumi ec. con poca Salsa, e rifreddo. Abbiate ancora una buona porzione di riso cotto come quella alla Sultana, vedetelo pag. 246. Fate un Bordo con questo riso intorno al piatto che dovete servire alto cinque o sei dita, bagnando le mani pulite nell’uovo sbattuto, metteteci dentro il ragù sudetto. Stringete il bordo, dategli una forma rotonda a guisa di una cupola, unite bene col coltello e uovo sbattuto, spolverizzate di parmigiano grattato, e fate prendere colore ad un forno ben caldo. Nel momento di servire abbiate delle picciole ruladine di cavolo Bolognese, vedetele nel Tom. IV. Cap. I., e delle picciole cipollette cotte con buon brodo, scolate l’uno e l’altro, asciugate bene le ruladine, rifilatele d’ambe le parti, guarniteci sopra tutto il Globo di riso, e tra una ruladina e l’altra poneteci una cipolletta bene asciugata; versateci sopra una Salsa alla Spagnuola, e servite subito. Questo è un piatto bello e buono, ma deve essere guarnito con prestezza. III.267 Alcuni in luogo del riso si servono di una farsa di Chenef; ed altri guarniscono il Globbo di riso con i cavoli, e cipollette prima di fargli prendere colore al forno; quindi lo coprono di fette di lardo imbianchite con brodo, lo fanno cuocere al forno, e lo servono nello stesso modo.


 
Tortigliè di Schinali alla Lombarda.


Antrè = Fate una farsa cotta di petto di pollo, o di mongana, come trovarete descritto nel Tom. IV. Cap. I., formatene un Bordo intorno il piatto che dovete servire, bagnando le mani pulite nell’uovo sbattuto, metteteci dentro un buon ragù d’animelle, tartufi, prugnoli ec. rifreddo, e con poca Salsa, ovvero legato con una liason e sugo di limone, stringete il Bordo, dategli una forma a guisa di cupola, unite col coltello, e uovo sbattuto. Abbiate dei schinali imbianchiti con acqua, e sale, e marinati mezz’ora con sale, pepe schiacciato, e sugo di limone; indi asciugateli, guarniteci tutto all’intorno e il di sopra della farsa, coprite tutto di fette di lardo cotte, e un foglio di carta bagnato con brodo; fate cuocere ad un forno temperato mezza ora. Nel momento di servire levate il lardo; scolate bene il grasso, e servite con sopra una Salsa alla Spagnuola. Anche questo è un piatto bello e buono, allorché è ben fatto; se in luogo di guarnirlo di schinali lo volete guarnire coi cavoli, e cipolette come il Globbo alla Certosina, ciò dipenderà dalla volontà, e lo finirete, e servirete nello stesso modo.


 
III.268

Vi sarebbero ancora un’infinità di Terrine, e Piatti composti da descrivere, che la ristrettezza di quest’Opera non permette, onde il buon Cuoco potrà colla prattica, e colla teorica supplire alla mancanza della mia penna.
Fine del Terzo Tomo.

III.269
INDICE

CAPITOLO PRIMO.

Del Cappone, e Capponessa.


Cognizioni del Cappone, e Capponessa di Bologna. Pag. 3
Modo di Capponare i Pollastri. 6
Modo di Capponare le Pollastre. 7
Cappone in Hoscepot. 8
Cappone all’aspic. 9
Cappone alli Gamberi. 10
Cappone alla Bresa. ivi
Cappone alla Finansiere. 11
Cappone al Duca. ivi
Cappone alla Perigord. 12
Cappone alla Ravigotta ivi
Cappone alla Sen-clù. ivi
Cappone alla Spagnuola. 13
Cappone alla Flamande. 14
Cappone alla Montespà. ivi
Cappone alli Prugnoli. 15
Cappone alla Chinesec. 16
Cappone alla Duchessa. ivi
Cappone all’Itallana. ivi
Cappone alla Viennoese. 17
Cappone alla Valiere. 18
Cappone in ogni maniera. 19


III.270
Delli Pollastri


Cognizione delli Pollastri. 20
Fricassè di Pollastri Generale. 21
Fricassè di Pollastri alla Pulette. 22
Fricassè di Pollastri alli Piselli fini. 23
Fricassè di Pollastri alla Rena. ivi
Fricassè di Pollastri alla Fermiere. 24
Fricassè di Pollastri alla Biron. ivi
Fricassè di Pollastri alla crema. 25
Fricassè dì Pollastri alla Delfina. ivi
Fricassè di Pollastri all’Italiana. 26
Fricassè di Pollastri in diverse maniere. ivi
Pollastri alla Perla. 27
Pollastri alla Belle vue. 28
Pollastri alla Bricoliere. ivi
Pollastri alla Pierette. 30
Pollastri alla Brunette. ivi
Pollastri all’Ammiraglio. 31
Pollastri alla Barrì. » ivi
Pollastri all’Italiana. 32
Pollastri alla Folette. 33
Pollastri alla Cavaliera. 34
Pollastri alla Contessa. ivi
Pollastri al Sultano. 35
Pollastri alla Puselle. ivi
Pollastri alla Contì. 36
Pollastri al Monarca. 37
Pollastri alla Delfina. 38
Pollastri alla Tartara. ivi
Pollastri alla Berten * 39
Pollastri in fricandò. ivi
Pollastri all’Eminence. 10
III.271 Pollastri al Verd-prè. ivi
Pollastri in Granadine. 41
Pollastri alli Gamberi. ivi
Pollastri alli Tartufi. 42
Pollastri alle Uovette Composte. 43
Pollastri alla Siciliana. 44
Pollastri alla Stachemberg. 45
Pollastri alla Liason. ivi
Pollastri all’Inglese. 46
Pollastri alla Rena. ivi
Pollastri alla Buon’Amica. 47
Pollastri alla Giardiniera. ivi
Pollastri alla Senteminult. 48
Pollastri alla Ravigotta. ivi
Pollastri al Seladone. 49
Pollastri alla Duchessa. 50
Pollastri all’Ivoare. ivi
Pollastri alli Piselli fini. ivi
Pollastri all’agresto. 51
Pollastri alla Vestale. ivi
Pollastri alla Singarà. 52
Pollastri Glassati. ivi
Pollastri alla Moscovita. 53
Pollastri alla Sassone. 54
Pollastri alla Scalogna. ivi
Pollastri alla Marmotte. ivi
Pollastri alla Pimpinella. ivi
Pollastri all’Olandese. 55
Pollastri al Finocchio. ivi
Pollastri al Fumè. 56
Pollastri alla Parisienne. ivi
Pollastri all’Inglese. 57
Pollastri alla crema. 58
Pollastri alla Sivette. ivi
III.272 Pollastri in Ecrevise. ivi
Pollastri Panati all’aspic. 60
Pollastri all’Orientale. 61
Pollastri Marinati all’Inglese. ivi
Pollastri Marinati alla Tedesca. 62
Pollastri al Sole. ivi
Pollastri alli Prugnoli. ivi
Pollastri alla Provenzale. 63
Pollastri al Culì di Pomidoro. ivi
Pollastri al Blè-verd. 64
Pollastri alla Printaniere. ivi
Pollastri a diverse Salse, e ragù. 65


Delli Piccioni.


Cognizione delli Piccioni. 66
Fricassè di Piccioni alla Folette. ivi
Fricassè di Piccioni alli Piselli fini. 67
Fricassè di Piccioni alla Massedoene. 68
Fricassè di Piccioni alla Riscelieu. ivi
Fricassè di Piccioni al Sangue. 69
Fricassè di Piccioni alla Catalana. 70
Fricassè di Piccioni Ordinaria. ivi
Piccioni alla Duxelle. 71
Piccioni alla Marescialle. ivi
Piccioni alle punte di Sparagi. 72
Piccioni all’Àbri. 73
Piccioni all’Erbe fine. ivi
Piccioni alla Singarà. 74
Piccioni glassati alla Singarà. ivi
Piccioni alla Perigord al Gratino. 75
Piccioni alla Barrì. ivi
Piccioni al corto brodo. 76
Piccioni alla Senteminult. 77
III.273 Piccioni glassati alla Mentenon. ivi
Piccioni al Basilico. 78
Piccioni Marinati. ivi
Piccioni alla Crapodine. ivi
Piccioni in Hoscepot. 79
Piccioni al ragù di Gamberi. 80
Piccioni alli Gamberi. ivi
Piccioni Accompagnati ivi
Piccioni alla crema. 81
Piccioni alla Belle vue. ivi
Piccioni al Gratino. 82
Piccioni alla ravigotte. ivi
Piccioni alla Brunette. ivi
Piccioni alla Dubary. 83
Piccioni al Reverendo. 84
Piccioni alla Sandre. ivi
Piccioni al Monarca. 85
Piccioni alla Hate. ivi
Piccioni al Finocchio. 86
Piccioni al ragù melè. 87
Piccioni alla Scalogna. ivi
Piccioni alla Principessa. 88
Piccioni alla Pulette. ivi
Piccioni alla Tedesca. 89
Piccioni al Sangue. ivi
Piccioni alla Martine. 90
Piccioni alle Cipollette. ivi
Piccioni in Granadine. 91
Piccioni alla Provenzale. 92
Piccioni al Culì di Pomidoro. ivi
Piccioni alli Pomidoro. 93
Piccini alle Olive. ivi
Piccioni alla Printaniere. ivi
Piccioni alla Tartara. 94
III.274 Piccioni alli Prugnoli. ivi
Piccioni all’Anguleme. 95
Piccioni alla Rena. 96
Piccioni all’Intendente. ivi
Piccioni in bignè. ivi
Piccioni alla Savoiarda. 97
Piccioni all’Italiana. 98
Piccioni alli Cavoli fiori. ivi
Piccioni in Crepina. 99
Piccioni alla Sivette. ivi
Piccioni alla Mariniere. 100
Piccioni alla Perigord. 101
Piccioni in Anitrelle. ivi
Piccioni alla Flamande. 102
Piccioni in Papigliotta a diverse Salse, e ragù. 103
Piccioni alla Bresa a diverse Salse, e ragù. ivi
Delle Creste di Pollastri. 104
Creste in Fricassè. ivi
Creste in ragù. 105
Creste in Pagode. ivi
Creste ripiene. 106
Creste alla Favorita. 107
Creste Glassate al parmigiano.
Creste al Verde-prè. 108
Creste alla Corona. 109
Creste alla Roberta. ivi
Creste in diverse maniere. 110
Dei Fegatini grassi di Pollo. ivi
Fegatini grassi alla Contessa. 111
Fegatini grassi all’Erbe fine. ivi
Fegatini grassi in Cassettine di pane. 112
Fegatini grassi in Cassettine di carta. ivi
Fegatini grassi in Atelette. 113
III.275 Fegatini grassi alla Militare. 114
Fegatini grassi all’Italiana. ivi
Fegatini grassi in Canape. 115
Fegatini grassi alla Perigord. ivi
Fegatini grassi alla Bajonne. ivi
Fegatini grassi in Crepina. 116
Fegatini grassi al parmigiano. ivi
Fegatini grassi all’Inglese. 117


CAPITOLO SECONDO.

Del Selvaggiume grosso, cioè Quadrupede.


Osservazioni sopra detto Selvaggiume. 118
Filetto di Cignale alle Cipollette. 120
Filetto di Cignale alla Poevrada. ivi
Filetto di Cignale in Agro-dolce. ivi
Filetto di Cignale in fricandò. 121
Cotelette di Cignale in Agro-dolce. ivi
Cotelette di Cignale alla Duchessa. 122
Cotelette di Cignale all’Itallana. ivi
Cotelette di Cignale in Aricò. 123
Quarto di Cignale al Porchetto. ivi
Quarto di Cignale alla Singarà. ivi
Cignale ad uso di ventresca. ivi
Budini di Cignale. 124
Salami di Cignale. ivi
Cignaletto da latte. ivi
Filetti di Lepre alla Poevrada. 125
Filetti di Lepre alla Roberta. ivi
Filetti di Lepre in Emensè. ivi
Filetti di Lepre in escaloppe alli Tartufi. 126
Filetti di Lepre in escaloppe all’Erbe fine. 127
III.276 Filetti di Lepre in escaloppe al Culì di Cipolle. ivi
Filetti di Lepre in escaloppe alla Spagnuola. 128
Filetti di Lepre in escaloppe alli Prugnoli. 129
Filetti di Lepre alla Provenzale. 130
Filetti di Lepre al Fumè. ivi
Gattò di Lepre. 131
Codelette di Lepre all’Erbe fine. ivi
Sivè di Lepre. 132
escaloppe di Lepre alla Savoiarda. ivi
Emensè di Lepre alli Tartufi. ivi
Lepre allo Scevruglie. 133
Coniglio in Granadine. ivi
Coniglio in Marinada. 134
Coniglio alla Delfina. 135
Coniglio in Surprise. 136
Filetti di Coniglio alla Sen-clù. 137
Filetti di Coniglio in escaloppe. ivi
Filetti di Coniglio al Salmì. 138


CAPITOLO TERZO.

Del Selvaggiume picciolo cioè Volatile


Cognizione di detto Selvaggiume. 139
Delle Oche, Anitre, e Garganelle. ivi


Modo d’Ingrassare Oche, Anitre, ed altro Selvaggiume volatile


Per Ingrassare le Oche, e le Anitre. 141
Oca all’Italiana. 142
Oca alli Marroni. 143
Oca alli Tartufi. ivi
III.277 Oca all’Inglese ivi
Oca alle Salciccie. 144
Oca all’Armagnac. ivi
Oca al Sultano. ivi
Oca in Adobbo. ivi
Oca in diverse maniere. ivi
Coscie, e Petti d’Oca in diverse maniere. 146
Fegati d’Oca alla Tedesca. ivi
Anitra alli Cavoli. 147
Anitra alli Piselli fini. 148
Anitre alle lasagne. ivi
Anitra in fricandò. 149
Anitra alla Massedoene. 150
Anitra alla Sen-clù. 151
Anitra alli Finocchi. ivi
Anitra all’arancio. 152
Anitra alla Singarà. ivi
Anitra alle Rape. 153
Anitra alla Duchessa. ivi
Anitra alla Nivernoese. 154
Anitra in Hoscepot. 155
Anitra alla Spagnuola. 156
Anitre all’Erbe fine. 157
Anitra alla Purè di Lenticchie. 158
Anitra in diverse maniere. ivi
Filetti d’Anitre in diverse maniere. 159
Garganelle Agro-dolce. 160
Garganelle alla Flamande. 161
Garganelle alli Cavoli. ivi
Garganelle alle lasagne. 162
Garganelle alla Purè di Lenticchie. ivi
Garganelle in diverse maniere. ivi
Garganelle a diverse Salse, o ragù. ivi
Petti di Garganelle a diverse Salse, e ragù. 163


III.278
Del Pavone, Gallina Pratarola, e di Faraone.


Osservazioni su questi Uccelli. 164


Del Fagiano, Pernice, Starna, Perniciotto, e Starnotto.


Del Fagiano. 165
Fagiano alla Spagnuola. ivi
Fagiano alli Tartufi. 166
Fagiano in Certrosa. 167
Fagiano alla Contessa, 168
Fagiano al Salmì. 169
Fagiano in diverse maniere. ivi
Filetti di Fagiano alla Poevrada. 170
Filetti di Fagiano in escaloppe ed Emensè. ivi


Della Pernice, e Starna.


Osservazioni su questi Uccelli. ivi
Pernici in Certrosa. 171
Pernici alla Servante. 172
Pernici alla Pericord. 173
Pernici al Fumé. 174
Pernici alli Cedrioli. ivi
Pernici alla Duchessa. 175
Pernici all’Inglese. ivi
Pernici ad ogni Purè. 176
Salmì di Pèrnici. ivi
Perniciotti alla Savoiarda. ivi
Perniciotti alla Giardiniera. 177
III.279 Pernici in Giblotte. 178
Ascì di Pernici. ivi
Filetti di Pernici alla Polacca. ivi
Filetti di Pernici in Emensè alla Svizzera. 179
escaloppe di Pernici al Culì di Beccaccia. 180
Filetti di Pernici Emensè alli Tartufi. ivi
Pernici alla Bresa in diverse maniere. 181
Pernici allo Spiedo in diverse maniere 182


Della Beccaccia, Pizzarda, e Pizzardone.


Cognizioni di questi Uccelli. ivi
Salmì di Beccaccie. 183
Salmì di Beccaccie all’Uminga. 184
Salmì di Beccaccie alla Valiere. ivi
Beccaccie alla Perigord. 185
Beccaccie alla Duchessa. 186
Pizzarde in Cassettine di pane. ivi
Pizzarde all’Italiana. 187
Pizzarde alli Tartufi. ivi
Pizzarde al Culì di Beccaccie. 188
Pizzarde al Gratino. ivi
Pizzarde all’Erbe fine. ivi
Pizzarde alle Cipollette. 189
Pizzarde al Sultano. ivi
Beccaccie, Pizzarde, e Pizzardoni a diverse Salse, e ragù. 190


Dei Pivieri, Palombacci, e Tortorelle.


Osservazioni su questi Uccelli. 191
Pivieri alla Perigord. 192
Pivieri al Gratino. ivi
III.280 Pivieri in diverse maniere. 193
Filetti di Pivieri a diverse Salse, e ragù. ivi
Palombacci alle lasagne. 194
Palombacci al Culì di Lenticchia. ivi
Palombacci Agro-dolce. 195
Palombacci alli Finocchi. ivi
Palombacci al Finocchio. ivi
Palombacci alla Tedesca. 196
Palombacci in Certrosa. 197
Palombacci in diverse maniere. ivi
Tortorelle alla Marescialle. ivi
Tortorelle alli Tartufi. 198
Tortorelle in diverse maniere. 199


Delle Quaglie, e Quagliardi


Cognizioni di questi Uccelli. ivi
Quaglie alla Certosina. 200
Quaglie alli Cavoli. ivi
Quaglie alla Flamande. ivi
Quaglie alla Martine. ivi
Quaglie in Matelotta. 201
Quaglie in Hoscepot. ivi
Quaglie alla Pompadara. ivi
Quaglie alla Reale. 202
Quaglie alla Bernardina. ivi
Quaglie alla Pulette. 203
Quaglie alla Crapodine. ivi
Quaglie panate all’Erbe fine. 204
Quaglie in Cassettine dì pane. ivi
Quaglie al Gratino. ivi
Quaglie all’Inglese. 205
Quaglie ad ogni Purè. 206
Quaglie alla Singarà. ivi
III.281 Quaglie in Cassettine di Carta. ivi
Quaglie alli Tartufi. ivi
Quaglie in Crepìnette. 207
Quaglie Fritte. 208
Quaglie alla Melfi. ivi


Delli Tordi, Castriche, e Strigliozzi.


Cognizioni di questi Uccelli. 209
Tordi di Cassettine di pane. ivi
Tordi al Gratino. 210
Tordi in Pera al Gratino. 211
Tordi in Cassettine di Carta. ivi
Tordi alle Cipollette. 212
Tordi alle Olive. ivi
Tordi alla Scioesie - ivi
Tordi alla Bellegarde. 213
Tordi al Salmì. ivi
Tordi in diverse maniere. ivi


Delle Allodole, Beccafichi, e Ortolani


Cognizioni di questi Uccelli. 214
Allodole in Ciriegie al Gratino. 215
Allodole al Gratino. ivi
Allodole alla Perla. ivi
Allodole in Cassettine. 216
Allodole al Salmì. ivi
Allodole alla Reale. ivi
Allodole in diverse maniere. ivi
Beccafichi in diverse maniere. ivi
Ortolani in diverse maniere. ivi


III.282
CAPITOLO QUARTO.

Delle Terrine, e Piatti Composti.


Osservazione sulle Terrine. 217
Tenerumi di Mongana alla Purè di Piselli. 218
Chenef al Restoran. ivi
Gnocchi all’acqua. ivi
Fricassè di Pollastri alla Pulette. 219
Chenef alla Tedesca. ivi
Sivè di Lepre. ivi
Aricò di Lepre. 220
Matelotte d’Anguilla. 221
Tortellini alla Bolognese. ivi
Gnocchi alla Veneziana. ivi
Animelle in ragù melè. 222
Code di Agnello alla Purè di Piselli. ivi
Ravioli di Petto di Cappone. ivi
Lepre Agro-dolce. ivi
Tenerumi di Mongana all’Olandese. 223
Quaglie all’Etuvè. ivi
Maccaroni alla Napolitana. 224
Maccaroni all’Aragonese. 225
Salmì di Beccaccie. ivi
Gnocchi alla Reale. ivi
Maccaroni al Fiore di Latte. 226
Aricò di Castrato. ivi
Matelotta alla Finansiere. ivi
composta di Piccioni. 228
Beccaccie all’Etuvè. ivi
Ale a diverse Salse, e ragù. 229
Giblotte di Pernici. ivi
Ravioli alla Romana. ivi
III.283 lasagne alla Milanese. 230
Maccaroni alla Riscelieù. ivi
Pernici alla Villeroè. 231
Lingua di Manzo alla Spagnuola. 232
Lingua di Manzo in ogni maniera. ivi
Coda di Manzo a diverse Purè. ivi
trippa di Manzo- a diverse Salse. 233
Tenerumi di Manzo a diverse Salse. ivi
Chenef ripiene. ivi
Giblotte di Piccioni alla Finansiere. ivi
Animelle alla Printaniere. 234
Coscie in ogni maniera. ivi
Animelle in diverse maniere. ivi
Code di Mongana alla Spagnuola. ivi
Code di Mongana ad ogni Purè. 235
Tenerumi di Mongana alla Reale. ivi
Tenerumi di Mongana ad ogni Purè. ivi
Quaglie in Metelotte. 236
Quaglie alla Folette. 237
Groppe di Piccioni in Hoscepot. ivi
Quaglie ad ogni Purè. ivi
Pernici a varie Purè, e ragù. ivi
escaloppe d’ogni sorta. ivi
Pizzarde al Culì di Beccaccia. 238
Garganelle alle lasagne. ivi
Garganelle alli Cavoli. ivi
Palombacci Agro-dolce. ivi
Quaglie in Hoscepot. 239
Ravioli Spogliati. ivi
Lepre in Adobbo. ivi
Fittuccie al Fiore di latte. 240
Gnocchi alla Trevico. ivi
Lepre alla Polacca. 241
Gnocchi alla Tedesca. ivi
III.284 polenta alla Milanese. ivi
Lepre al Sangue. 242
Petti di Castrato in diverse maniere. ivi
Orecchie di Mongana in diverse maniere. ivi


Delli Piatti Composti.


oglia alla spagnuola. 243
timballo di Riso all’Italiana. 245
Sortù di Riso alla Sultana. 246
Certrosa di Carote. 247
Gattò di Fedelini alla Tedesca. 248
timballo di Maccaroni al prosciutto. 249
Gattò di polenta alla Marescialla. ivi
Gattò di Cervelli alla Tedesca. 250
Gattò di Cervelli alla Polacca. 251
Sortù di Riso alla Spagnuola. 252
Gattò di Pomi di Terra alla Tedesca. ivi
Surprise di Riso. 253
Gattò di lasagne alla Misgrasse. ivi
Crocchetti di Petto di Capponi. 254
Granata di piccioli fricandò. 255
timballo di lasagne alli Tartufi. ivi
Gattò alla Montespà. ivi
Cazzarola di Riso alli Tordi. 256
timballo di polenta alla Perigord. ivi
timballo di Fittuccie alla Svizzera. 257
timballo di polenta alla Singarà. 258
timballo di polenta all’Italiana. ivi
Globbo di lasagne. 259
timballo di tagliolini alli Beccafichi. ivi
Granade diverse. ivi
Gattò di tagliolini Vol-o-vant. 260
Gattò di Legumi. 261
III.285 Certrose diverse. ivi
Tortigliè di Maccaroni. 262
Bordo di Riso. 263
timballo di polenta alli Beccafichi. ivi
Pilao alla Turca. ivi
Crepina di Fegato alla Flamande. 265
Globbo di Riso alla Certosina. 266
Tortigliè di Schinali alla Lombarda. 207IL FINE.

IV.[001]
APICIO MODERNO
DI FRANCESCO LEONARDI


EDIZIONE SECONDA REVISTA, CORRETTA, ED ACCRESCIUTA DALL’AUTORE.Nec sibi cænarum quivis temere arroget artem
Ni prius exacta tenui ratione saporum.Orat. lib. 2. sat. 4. ver. 35.TOMO QUARTO.IN ROMA MDCCCVIII.
Nella Stamperia del Giunchi, presso Carlo Mordacchini.
Con Approvazione.


IV.003

L’APICIO MODERNO.
PARTE QUARTA.
Contenente i ragù, i Salpicconi, le Farse, le Guarnizioni, le Erbe, le Uova, le Creme, le Gelatine, altri Piatti diversi, e la Pasticcieria.


 
CAPITOLO PRIMO.
Dei ragù, Salpicconi, Farse, e Guarnizioni.

Osservazione sopra i ragù.


Il nome di ragù venutoci dal Francese corrisponde perfettamente al nostro di Manicaretto, e l’epiteto Melè significa un’unione di molte cose. I ragù si fanno in diverse maniere, cioè cotti, o crudi, semplici, o composti, e quasi tutti poco, o niente variano nella base della loro composizione, ma soltanto negli ingredienti, che più o meno vi si aggiungono. I ragù sono di un grand’uso nella cucina. Essi servono non solo per Terrine, e Antremè, ma inoltre per riempimento di Polli, Uccelli, IV.004Pesci ec. ed a guarnire un’infinità di Antrè. Tutti i ragù cotti che si vogliano servire in Tavola debbano essere apprestati con Salse legate tanto al Rosso, come al Bianco, e mai chiare, come alcuni cuochi poco prattici sono costumati di fare. I ragù crudi sono del tutto senza Salsa, e non servono che per ripieno; ed i cotti per ripieno deggiono essere con poca Salsa, e ben legati.


 
ragù Melè.


Mettete in una cazzarola, una o due animelle di mongana imbianchite all’acqua bollente, e tagliate in grossi pezzi, o animelle di capretto, o di abbacchio imbianchite egualmente, e intere, tartufi in fette, prugnoli sani, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di butirro; passate sopra il fuoco, indi bagnate con poco culì, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, condite con sale, pepe schiacciato; fate cuocere dolcemente, poscia digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto, aggiungeteci fegatini di pollo, creste, granelletti, uovette nonnate, code di gamberi, culi di carciofi, il tutto cotto, e bene appropriato; fate bollire ancora un momento, e che le uovette siano l’ultime a mettere nel ragù. Servite con qualche picciola Chenef, e sugo di limone, o in una Terrina, o per Antremè guarnito il piatto di crostini di pane fritti; ovvero sopra ad un’Antrè di polleria, selvaggiume ec. Se volete servirvi di questo ragù per riempire una Granada, un timballo ec., dovete farlo con poca Salsa, e senza uovette nonnate, e IV.005 Chenef. Vedete qui appresso ai ragù particolari come si preparano i fegatini, creste, granelletti ec.


 
ragù di Animelle.


Fate imbianchire all’acqua bollente delle animelle come sopra, mettetele in una cazzarola con qualche tartufo in fette, o prugnoli, secondo la stagione, o ambedue secchi bene ammollati, un pezzo di prosciutto, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco; quando principia ad asciugarsi bagnate con vino come sopra, e culì quanto basti; ovvero sbruffateci un pizzico di farina, bagnate col vino suddetto, e metà sugo, e metà brodo bianco; condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire dolcemente. Quando il tutto sarà cotto, aggiungeteci dei fegatini di pollo imbianchiti, e bene appropriati, qualche picciola Chenef, e qualche picciolo gambero cotto, e mondato; fate bollire ancora un momento, indi digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto, e servite con sugo di limone, o per una Terrina, o per Antremè, o per guarnire, o riempire qualche Antrè; ma in quest’ultimo caso deve essere con poca Salsa, e senza Chenef, e gamberi, e le animelle tagliate in grossi dadi.


 
ragù di Piccioni.


Fiambate, spilluccate, e sventrate, uno, o due piccioni, tagliateli in quarti, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, indi asciugateli, metteteli in una cazzarola con qualche prugnolo, o tartufo in fette secondo la stagione, un pezzo di butirro, una fetta di IV.006 prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco; quando principia ad asciugarsi bagnate con culì e un poco di brodo colorito, mezzo bicchier di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, ovvero sbruffateci un pizzico di farina, e bagnate metà sugo, e metà brodo bianco, e il vino suddetto, che il colore sia biondo, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire dolcemente. Alla metà della cottura metteteci qualche animella di capretto, o di abbacchio imbianchita all’acqua bollente. Allorché sarà cotto, digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto, aggiungeteci delle picciole Chenef, e servite con sugo di limone. Questo ragù vi può servire ai medesimi usi che gli altri; ma se deve servire per ripieno, allora le chenef non sono necessarie, e la Salsa deve essere molto poca.


 
ragù all’Intendente.


Abbiate un Culì alla Rena ben fatto, vedetelo nel Tom. I. pag. 8, prendetene in una picciola cazzarola quanto è necessario per una Salsa, metteteci qualche coda di gambero, qualche granelletto, e uovetto nonnato; fate scaldare senza bollire, e servite.


 
ragù di Pollastri.


Questo si appresta esattamente come quello di Piccioni, soltanto vi si aggiunge fegatini, creste, granelletti, e uovette nonnate, il tutto cotto come si dirà qui appresso. Se in questi ragù non vi ponete tartufi, e prugnoli, vi metterete in vece piselli fini, carciofoletti ec. I piselli li farete cuocere uniti al ragù, e li carciofoletti ve li porrete dopo cotti in un Bianco.


 
IV.007
ragù Vario.

[ragù Vario.]


Un ragù lo potete variare come volete, e secondo il vostro gusto, cioè o con animelle, o senza, creste, granelletti, fegatini, code di gamberi, tartufi, prugnoli, picciole Chenef, uovette nonnate ec., ovvero piselli, carciofoletti, culi di carciofi, punte di sparagi, uovette composte, teste di sellero, cipollette ec., e finalmente con olive dissossate e ripiene, cedrioletti, capperi ec. Ogni ragù lo potete fare al Bianco, come al Rosso.

ragù al Bianco

Per il primo quando l’avete passato sopra il fuoco, in luogo di bagnarlo con Culì, e vino bianco, bagnatelo con Italiana bianca; oppure sbruffateci un pizzico di farina, e bagnatelo con brodo bianco, e vino bianco come sopra; fatelo bollire dolcemente, digrassatelo ec., e finalmente legatelo con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, o fiore di latte, e servitelo con sugo di limone. Tutti i ragù al Bianco si apprestano nella stessa guisa, e si possono fare senza vino.

ragù al rosso

Per gli altri si pone il vino allorché non vi entrano erbe, mentre in questo caso non vi si mette.


 
ragù di Creste.


Allorché le creste saranno nettate, e cotte, come è descritto alla fine della Polleria, Tom III. Cap. I., asciugatele, e tagliatele un poco dalla parte del grosso. Ponete in una cazzarola qualche prugnolo, o tartufo in fette, secondo la stagione, o ambedue secchi, e bene ammollati, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto; passate sopra il fuoco; bagnate con Culì, IV.008 e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, ovvero sbruffateci un pizzico di farina, e bagnate con sugo, brodo bianco, e il vino suddetto, che il colore sia biondo, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire dolcemente, e consumare al punto di una Salsa; indi digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto, metteteci dentro le creste; fate dare ancor qualche bollo, e servite con sugo di limone. Se lo volete fare al Bianco bagnate con brodo bianco, e legate con una liason, e sugo di limone.


 
ragù di Uovette Nonnate.


Imbianchite all’acqua bollente delle uovette nonnate, ma badate bene che non divenghino dure, essendo questa una grandissima mancanza; indi levategli la pellicola che le circonda, mettetele in una buona Salsa alla Spagnuola, o Culì di prosciutto, o di tartufi, o di prugnoli, ovvero naturale, o alla Burgioese; fategli dare un bollo, e servite con sugo di limone. Se volete potete aggiungere un poco di dragoncello, o petrosemolo trito e imbianchito nella Salsa. Anche questo ragù lo potete fare al Bianco, mettendo le uovette in una Italiana bianca, e legarla con una liason, e sugo di limone.


 
ragù di Granelletti.


Questo si appresta nella stessa guisa, che il precedente, e si serve egualmente, ma li granelletti non si debbano pelare. Potete anche unire li granelletti alle uovette nonnate.


 
IV.009
ragù alla Fermiere.


Ponete in una picciola cazzarola tanta Italiana bianca per quanto avete bisogno di Salsa, aggiungeteci creste, granelletti, uovette nonnate, e fegatini, il tutto cotto, e bene appropriato, un poco di cerfoglio, petrosemolo, e dragoncello trito imbianchito, legate ben bollente con una liason, e sugo di limone.


 
ragù di Fegatini.


Levate il fiele a dei fegatini grassi di pollo, imbianchiteli all’acqua bollente, tagliateli, e appropriateli bene in due parti. Ponete in una cazzarola una fetta di prosciutto, fatela sudare un quarto d’ora sopra un fuoco leggiero; indi poneteci un pezzo di butirro, un pugno di prugnoli freschi o piccioli funghi ben capati, o secchi bene ammollati e capati, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico; passate sopra il fuoco, bagnate con culì, e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, e un pochino di brodo, che il colore sia biondo; fate bollire, e consumare a poca Salsa; quindi metteteci i fegatini, fategli dare qualche bollo, digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto, e servite con sugo di limone. Se volete guarnire con questo ragù qualche Antrè, vi potete aggiungere ciò, che vi aggrada: cioè animelle, tartufi, code di gamberi, creste, granelletti, picciole Chenef, uovette nonnate, cipollette ec. Tutti questi ragù nell’estate li potete servire al Culì di Pomidoro, bagnandoli in vece del Culì ordinario, o mettercene un poco ma senza vino.


 
IV.010
ragù alla Massedoene.


Abbiate dei culi di carciofi, o piccioli carciofi cotti in un Bianco, e tagliati in mezzo, o in quarti, delle punte de’ sparagi, fagioletti verdi fini, fava mondata dalla seconda buccia, piselli fini, il tutto cotto con buon brodo giusto di sale, e ben verde; indi asciugate ogni cosa, e ponete in una Italiana bianca ben fatta. Nel momento di servire legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, o brodo feddo e noce moscata, e servite con sugo di limone. Ovvero passate in una cazzarola sopra il fuoco un pugno di piselli fini, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con un pochino d’aneto; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco buono, condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire dolcemente; quando i piselli saranno cotti, aggiungeteci l’erbe suddette cotte, e ben verdi, e se alla riserva dei carciofi, le altre sono cotte con acqua e sale non importa, basta che siano verdi; fate dare ancora qualche bollo, digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto, legate colla liason, e servite come sopra. Questo ragù non solo lo potete servire per Antremè guarnito di crostini di pane fritti; ma è eccellente sotto Tenerumi di mongana, fricandò, Animelle, Cotelette, Petti ec., che la Salsa però sia poca, e ben legata.


 
ragù alla Contì.


Ponete in una picciola cazzarola tanta Spagnuola per quanto avete bisogno di Salsa, metteteci dentro delle creste, granelletti, uovette IV.011 nonnate, code di gamberi, picciole Chenef, il tutto cotto, e ben appropriato; fate dare un bollo, e servite con sugo di limone.


 
ragù all’Imperiale.


Questo si appresta come quello Melè, ma al Bianco, e nel momento di servire si lega con un grosso pezzo di butirro di gamberi, e si serve o per Terrina, o per guarnizione, o per Antremè.


 
ragù di Gamberi.


Fate cuocere la quantità de’ gamberi, che avete bisogno per il ragù, con poca acqua, sale, mezza cipolla in fette, fusti di petrosemolo, un pezzetto d’alloro, uno spicchio di aglio. Quando saranno cotti, mondateli, cioè levategli le picciole zampe, spuntategli le grandi zampe, e il muso, levategli le conchiglie di sopra, e mondategli le code. Abbiate un poco d’Italiana bianca; ovvero mettete in una cazzarola qualche dadino di vitella, di prosciutto, di panè, di radica di petrosemolo, di sellero, uno spicchio d’aglio, due scalogne, un pezzo di butirro, due garofani; passate sopra il fuoco; quando principia ad asciugarsi, poneteci un pizzico di farina, bagnate con brodo buono bianco, mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, condite con poco sale, pepe schiaccato, fate bollire dolcemente; quando il tutto sarà cotto, digrassate, passate alla stamina, o setaccio. Pestate nel mortaio assai fine le conchiglie, e zampe de’ gamberi bene asciugate, stemperatele col Culì sudetto, passate di nuovo alla stamina, o setaccio; mettete questa Salsa in una cazzarola, aggiungeteci i IV.012 gamberi in una discreta quantità, fate scaldare a bagno-maria, o sopra la cenere calda senza bollire, che la Salsa sia poca, e dolce di sale.


 
ragù di Gamberi alla Tedesca.


Abbiate dei piccioli gamberi cotti, e mondati come sopra, poneteli in una Italiana bianca. Nel momento di servire legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo freddo, e servite con sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito.


 
ragù di Gamberi all’Inglese.


Fate un ragù di gamberi come il primo. Nel momento di servire legatelo ben caldo con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, e servitelo subito.


 
ragù di code di Gamberi.


Abbiate un Culì di gamberi, come è descritto nel Tom. I. pag. 8. Prendetene in una cazzarola la quantità, che vi bisogna per il ragù, metteteci dentro le code de’ gamberi in discreta quantità; fate scaldare senza bollire, e servite sopra, o sotto a qualunque Antrè. Se non avete il Culì di gamberi lo potete fare espressamente colle conchiglie, e zampe de’ medesimi, come ho descritto poc’anzi.


 
ragù al Duca.


Mettete in una cazzarola tanto Culì di gamberi, quanto vi bisogna per la Salsa del ragù. Passate in una cazzarola sopra il fuoco due tartufi tagliati in fette, o qualche prugnolo fresco con un pezzetto di butirro, indi sbruffateci un pochino di vino di Sciampagna, fatelo consumare del tutto; bagnate con poco brodo, fate IV.013 bollire dolcemente, e consumare quasi tutto il brodo; quindi versateci dentro il Culì di gamberi, aggiungeteci qualche picciola Chenef, e qualche fegatino di pollo cotto, ed appropriato, un poco di petrosemolo trito imbianchito, fate scaldare senza bollire, e servite subito.


 
ragù di Spugnoli.


Quando i spugnoli saranno lavati a più acque, e ben puliti dalla sabbia, o terra. Prendete una cazzarola, metteteci un poco d’olio, e un poco di butirro, una fetta di prosciutto, cipolletta, e petrosemolo trito, uno spicchio d’aglio infilato con un garofano, un’idea di mentuccia trita, passate un momento sopra il fuoco; indi stemperateci un’alice passata al setaccio. Metteteci i spugnoli; quando principieranno ad asciugarsi, poneteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, fatelo consumare del tutto, bagnate con culì, e un poco di sugo, condite con poco sale, e pepe schiacciato, fate bollire dolcemente. Quando saranno cotti, digrassate, levate l’aglio, il prosciutto, e servite con poca Salsa, e sugo di limone, sopra, o sotto a qualunque Antrè. Per Antremè vedete all’Articolo dell’Erbe.


 
ragù di Prugnoli.


Questo si appresta nello stesso modo, che quello di spugnoli, ma bisogna ben mondarli, e lavarli. Se non volete mettervi la cipolletta, olio, e alici. Passateli semplicemente sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di mentuccia, una fetta di prosciutto; fate consumare la loro IV.014 acqua; indi bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, e Culì quanto basti, condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto. Allorché saranno cotti, digrassateli, levate il mazzetto, e prosciutto, e servite con sugo di limone.


 
ragù alla Finansiere.


Mondate rotondi sette, o otto tartufi mezzani, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro, e olio fino, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, un pugno di prugnoli freschi, o secchi ammollati; bagnate poscia con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, Culì quanto basti; fate bollire dolcemente. Quando il tutto sarà cotto, levate il mazzetto, prosciutto, scalogne, digrassate, e aggiungeteci otto cipollette cotte con buon brodo, sei piccioli gamberi cotti e mondati, o code de’ medesimi, qualche fegatino di pollo imbianchito con brodo, e bene appropriato, sei creste di pollastri cotte in un bianco, qualche animella cotta alla singarà, sei picciole Chenef, qualche punta di sparagi, e culi di carciofo cotti; fate dare ancora un bollo, schiumate, e servite con sugo di limone.


 
ragù alla Reale.


Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro sei animelle di capretto imbianchite all’acqua bollente, e qualche tartufo, o prugnolo, fresco, o secco; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo IV.015 bianco, o il fondo della cottura del pollo, o uccello, ben digrassato, e passato al setaccio, fate bollire dolcemente. Quando sarà cotto, aggiungeteci quattro fegatini di pollo imbianchiti, e appropriati, sei picciole Chenef, digrassate, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo; e servite con sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito.


 
ragù di Piselli.


Abbiate quella quantità di piselli fini, freschi, e teneri, che avete bisogno per il ragù, nettateli, metteteli in una cazzarola con acqua fresca, e un pezzo di butirro, maneggiateli colla mano, acciò si unischino al butirro; poscia scolateli bene dall’acqua, poneteci un mazzetto d’erbe diverse con un pochino di aneto, una fetta di prosciutto; passateli sopra il fuoco; indi bagnateli con poco brodo bianco, conditeli con poco sale, pepe schiacciato; fateli bollire a fuoco allegro, e consumare tutto il brodo; aggiungeteci allora un poco di Culì, fateli bollire un momento, levate il prosciutto, e mazzetto, digrassate, e servite. Se non avete Culì, in luogo di bagnare con brodo bianco, metteteci un pizzico di farina, bagnate con sugo, e finite, e servite come sopra.


 
ragù di Cedrioli.


Mondate, e tagliate i cedrioli in quattro parti per lungo, levategli l’amaro da piedi, e i semi; indi tagliateli in grossi dadi, marinateli in una terrina con mezzo bicchiere d’aceto, sale, pepe schiacciato, e una cipolla con due garofani, moveteli di tempo in tempo; IV.016 dopo due ore spremeteli ben forte, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, e una fetta di prosciutto; fategli prendere un bel color d’oro sopra un fuoco allegro, movendoli sempre con una cucchiaia di legno; quindi sbruffateci un poco di farina, e bagnateli con metà sugo, e metà brodo bianco, che il colore sia biondo; fateli bollire, e consumare tutta la Salsa; quindi scolate il butirro, levate il prosciutto, aggiungeteci un poco di Culì, o Salsa alla Spagnuola, e serviteli con un filetto d’aceto, o un buon sugo di limone.


 
ragù di Cedrioli alla crema.


Vedete Salsa alli cedrioli nel Tom. I. pag. 76. Il ragù si appresta nello stesso modo, ma senza cipolla in dadini, ed i cedrioli tagliati in quadretti.


 
ragù di Cedrioli alla Pulette.


Tagliate i cedrioli in piccioli pezzi lunghi un pollice, attondati da capo, e da piedi, imbianchiteli all’acqua bollente, fateli cuocere in una Bresa ristretta con brodo grasso, qualche fetta di prosciutto, mezza cipolla in fette, due garofani, due scalogne, uno spicchio d’aglio, sale, pepe schiacciato, coprite con due fette di lardo, ed un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti scolateli bene, metteteli in una Italiana bianca, legateli ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo bianco, e serviteli con un gran sugo di limone.


 
ragù di Cedrioli alla Spagnuola.


Allorché i cedrioli saranno cotti come i precedenti, scolateli, metteteli in una buona IV.017 Salsa alla Spagnuola, e serviteli con sugo di limone. Se in luogo della Spagnuola li volete mettere in un buon sugo, o Italiana rossa, o chiara, o Biondo di mongana, fate come volete; fategli dare un bollo, e serviteli con sugo di limone.


 
ragù di Cipollette.


Prendete delle cipollette secondo il ragù che volete fare, tagliatele un poco da capo, e da piedi, fatele bollire mezzo quarto d’ora con acqua, passatele poscia alla fresca, mondatele, mettetele in una cazzarola con brodo di sostanza, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; poco prima della loro totale cottura, scolatele, ponetele in un buon Culì ristretto, o Salsa alla Spagnuola; fategli dare un bollo, e servite con sugo di limone.


 
ragù di Selleri.

[ragù di Selleri.]


Lavate, e mondate bene delle teste di selleri, tagliatele lunghe un pollice, imbianchitele all’acqua bollente, passatele alla fresca; fatele cuocere come le cipollette. Poco prima della loro totale cottura, scolatele, asciugatele, tagliatele per lungo in due parti, o lasciatele intere, mettetele in una cazzarola con un buon Culì ristretto, o Spagnuola quanto basti per la Salsa; fategli dare un bollo, e servite.

ragù di Selleri al Bianco

Al Bianco ponetele in una Italiana bianca, e legatele con una liason, e sugo di limone.


 
IV.018
ragù di punte di Sparagi.


Abbiate delle punte di sparagi bianchi, e mondate, formatene dei mazzetti, che tagliarete lunghi un pollice, imbianchitele un momento all’acqua bollente, mettetele in una cazzarola con brodo bianco, qualche fettina di prosciutto, un pezzetto di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno quasi cotte, scolatele, asciugatele, ponetele sciolte in una cazzarola, con un buon Culì ristretto, o Spagnuola; fategli dare un bollo, e servite. Alcuni fanno cuocere le punte di sparagi con acqua, e sale, e poscia le mettono nel Culì. Per farle al Bianco mettetele in una Italiana bianca, e legatele con una liason, e sugo di limone.


 
ragù di Sparagi in Piselli fini.

[ragù di Sparagi in Piseli fini.]


Mondate, e tagliate tutto il più tenero de’ sparagi verdi in pezzetti assai minuti a guisa di piccioli piselli; fateli cuocere con acqua, e sale; indi scolateli, teneteli in una Italiana bianca, o un Culì bianco alla Burgioese, vedete all’Articolo de’ Culì Tom. I. Cap. I., fategli dare ancora qualche bollo, legate con una liason di tre rossi d’uova, e servite con un pochino di zucchero in polvere. Li potete fare anche in quest’altra maniera.

ragù di Sparagi in Piselli fini in un’altra maniera

Quando saranno allessati per metà, scolateli, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, passate sopra il fuoco; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco IV.019 di sostanza; fate bollire a fuoco allegro. Quando saranno cotti, levate il prosciutto, e mazzetto, legate colla liason, e servite come sopra.


 
ragù alla Marmotte.


Mettete in un poco d’Italiana bianca qualche punta di sparagi, pisello fino, granelletto di pollastro, e coda di gambero, il tutto cotto, e la quantità sufficiente per il ragù. Nel momento di servire legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova, sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito.


 
ragù di Rape.


Intagliate propriamente delle rape, o in grosse olive, o nocciuolette, o a guisa di prugnoli, o spugnoli, o come volete; fatele friggere nello strutto bollente di un bel color d’oro; indi scolatele, mettetele in una cazzarola con brodo buono bianco, fatele bollire dolcemente. Quando saranno cotte, scolatele, asciugatele, ponetele in una cazzarola con un Culì ristretto, o Spagnuola quanto basti per la Salsa, fategli fare qualche bollo, e servite con un filetto d’aceto, e un’idea di mostarda, o solo un buon sugo di limone.


 
ragù di Rape alla Vestale.


Quando averete intagliate le rape come sopra, imbianchitele all’acqua bollente; indi passatele in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, e un mazzetto d’erbe diverse, sbruffateci quindi un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco di sostanza, condite con poco sale, e pepe schiacciato; fatele bollire dolcemente. Allorché saranno cotte, levate il prosciutto, e mazzetto, IV.020 digrassate, e legate con una liason di tre rossi d’uova, stemperata con un poco di brodo, e servite con sugo di limone.


 
ragù di Tartufi.


Mondate, e tagliate dei tartufi in rotelline, o mandorle, o stelle, o come volete; passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzetto di butirro, una fetta di prosciutto, un pochino d’olio, scalogna, e petrosemolo trito, uno spicchio d’aglio; stemperateci poscia fuori del fuoco un’alice passata al setaccio; indi metteteci i tartufi, condite con poco sale, pepe schiacciato; fate cuocere dolcemente mezzo quarto d’ora, bagnate dopo con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, consumato per metà, e Culì; fate finire di cuocere a picciolo fuoco, digrassate, levate il prosciutto, e mazzetto, e servite con un buon sugo di limone. Potete bagnare questo ragù anche con vino rosso.


 
ragù di funghi.


Capate, e lavate bene i funghi, osservate che siano di buona qualità. Se sono piccioli, lasciateli interi, ma se sono grandi tagliateli in pezzi; apprestateli, e serviteli esattamente come i spugnoli, e prugnoli, pag. 13.


 
ragù di Legumi.


Vedete Gattò di Legumi, Tom. III. pag. 261, e pasticcio di Legumi. In questo Cap. IV.


 
ragù di Gobbi.


Prendete un cardo domestico, detto volgarmente gobbo, che sia bianco, e non rotto, levategli tutte le foglie più tenere, fatele cuocere mezz’ora all’acqua bollente; indi passatele IV.021 alla fresca, levategli colle dita la pellicola sotto e sopra, senza punto guastare le cannellature, che sono il più bello del cardo. Tagliate poscia queste foglie in pezzetti riquadrati, o bislunghi, tutti eguali; metteteli in una cazzarola, o picciola marmitta con brodo buono, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, grasso di manzo in dadini, tre fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe diverse, tre garofani, sale; coprite con fette di lardo; fate bollire dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando saranno quasi cotti e bianchissimi, scolateli, asciugateli, metteteli con un buon Culì ristretto, fategli fare qualche bollo, e serviteli. Se li volete preparare al Bianco, metteteli in una Italiana bianca, legateli con una liason, e serviteli con sugo di limone.


 
ragù di Pistacchi.


Sbollentate un pugno di pistacchi come le mandorle, mondateli dalla pellicola, metteteli in una cazzarola con buon Culì; fate scaldare senza bollire, e servite con sugo di limone. Li potete anche mettere in una Italiana bianca, legarli ben caldi con una liason, e servirli con sugo di limone.


 
ragù di Cedrioletti.


Fate sudare in una picciola cazzarola sopra il fuoco, una fetta di prosciutto con un poco di butirro; quindi bagnate con Culì quanto basti, fate bollire dolcemente un quarto d’ora, digrassate, e levate il prosciutto. Pelate leggiermente sei cedrioletti sotto aceto, fateli stare un poco nell’acqua tiepida acciò perdino alquanto la forza dell’aceto; indi tagliateli nel IV.022 mezzo, o interi, o in grossi dadini; metteteli nella Salsa; fate dare un bollo, e serviteli con pepe schiacciato. Se in questo ragù ci metterete un poco di sugo, o Culì di pomidoro, sarà più esquisito.


 
ragù di Fagioletti verdi.


Capate i fagioletti, se sono piccioli lasciateli interi, e se sono grandi tagliateli in filetti, o mostacciuoletti, allessateli all’acqua bollente, e scolateli. Fate sudare in una cazzarola sopra il fuoco una fetta di prosciutto, con un poco di butirro, aggiungeteci poscia una cipolletta trita; quando sarà color d’oro, sbruffateci un poco di farina, bagnate con Culì, e un poco di sugo, e brodo bianco, fate bollire, e consumare al suo punto, che sia ben legata; metteteci i fagioletti, conditeli con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fateli bollire un pochino a fuoco allegro, che restino verdi, levate il prosciutto, e servite con sugo di limone. Anche in questo un poco di Culì di pomidoro.


 
ragù di Fagioletti verdi alla Liason.


Quando i fagioletti verdi saranno allessati come sopra, scolateli, metteteli in una Italiana bianca di sostanza; fategli dare un bollo, legateli con una liason, e serviteli con sugo di limone.


 
ragù di Olive.


Abbiate delle belle olive di Spagna, dissossatele, fatele imbianchire un momento all’acqua bollente, e cuocere in una picciola Bresa ristretta con poco brodo, due fettine di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due fette IV.023 di lardo, poco sale; indi scolatele, mettetele in un buon Culì, o Spagnuola, e servite con sugo di limone. Se le volete fare ripiene, servitevi di un poco di farsa di Chenef, che trovarete qui appresso, pag. 41, dategli la loro forma primiera, e che la farsa non si vegga al di fuori; fatele cuocere come sopra, poscia scolatele, ponetele nella Salsa, e servitele con sugo di limone.


 
ragù di Carote.


Mondate, e intagliate delle carote a guisa di prugnoli, o di grosse olive, o in altra maniera, imbianchitele all’acqua bollente, ponetele in una cazzarola con fettine di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, poco brodo buono, sale, due garofani, coprite con fette di lardo, sotto e sopra. Quando saranno cotte, scolatele, asciugatele, ponetele in un buon Culì ristretto, o Spagnuola, fategli dare un bollo, e servite. Ovvero fatele cuocere, dopo imbianchite, con un pezzetto di butirro, un pochino di zucchero, un’idea di sale, ed acqua. Allorché saranno cotte, e consumata tutta l’acqua, poneteci il Culì, o la Spagnuola; fatele ancora bollire un tantino, e servite con sugo di limone, e petrosemolo trito, imbianchito.


 
ragù di Fagioli bianchi al Rosso.


Abbiate un brodo assai colorito, e di sostanza, ovvero fatelo espressamente come è descritto alla Purè di fagioli, Tom. I. pag. 27. Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro con un pochino di farina, mettete sopra un fuoco leggiero, e fate divenir color d’oro, movendo IV.024 sempre con una cucchiaia di legno; indi poneteci una, o due cipolle trite, ben lavate, e spremute, quando saranno anche esse colore d’oro, bagnate col brodo suddetto la quantità necessaria, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, sale, pepe schiacciato; fate bollire, e consumare per metà, che la Salsa sia sufficientemente legata; quindi, levate il prosciutto, e mazzetto; scolate dei fagioli bianchi ben cotti all’acqua, e interi; mettetene quella quantità che richiede la Salsa, fateli stufare mezz’ora sopra un picciolo fuoco acciò prendino sapore, e serviteli movendoli bene con un buon filetto d’aceto. Questo ragù è eccellente sotto un cosciotto, o quarto di Castrato, cotto alla Bresa e glassato; sotto un prosciutto caldo glassato; sotto un’Oca ec. Se non avete un brodo come sopra, servitevi di un buon sugo di manzo assai colorito.


 
ragù alla Folette.

[ragù alla Folette.]


Intagliate propriamente sei pezzetti di carota a guisa di prugnoli, uniteci sei cipollette, imbianchite l’uno e l’altro all’acqua bollente, e fate poscia cuocere con buon brodo, e un pezzetto di prosciutto. Tagliate tre tartufi a guisa di grosse mandorle, metteteli in una cazzarola con qualche prugnolo secco bene ammollato, e capato, un pezzetto di butirro, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco, e bagnate con Culì, e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi; fate bollire dolcemente, e digrassate; indi aggiungeteci le cipollette, e carote suddette, dei piccioli cedrioletti mondati, e IV.025 imbianchiti, otto olive dissossate, ripiene, e cotte, una dozzina di code di gamberi; fate bollire un momento, che siavi poca Salsa, levate il mazzetto, e servite con sugo di limone.

ragù alla Folette al Bianco

Per fare questo ragù al bianco, bagnate con Italiana bianca, e legate con una liason, e sugo di limone.


 
ragù di Ruladine, escaloppe, ed Emensè.


Vedete questi diversi ragù nel Tom. I Cap. III., nel Tom. II Cap. I e IV., e nel Tom. III. Cap. I., II. e III.


 
ragù di Cavoli in Sorcruta.


Questo ragù si appresta con dei cavoli in conserva. Vedete la maniera di prepararli nel Tom. II pag. lxviii. Per prepararli poi in ragù prendetene quella quantità che credete, lavateli all’acqua calda, o fredda secondo come sono recenti, e spremeteli bene. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di lardo rapato, e un pezzo di butirro, due cipollette trite, una fetta di prosciutto, e qualche salciccia; quando la cipolletta sarà color d’oro, metteteci i cavoli, con un pezzo di ventresca imbianchita, e un mazzetto d’erbe diverse, conditeli con pepe schiacciato, passateli sopra il fuoco, indi bagnateli metà sugo, e metà brodo. Quando saranno cotti, digrassateli bene, levate il prosciutto, la ventresca, e salciccie, ed il mazzetto, aggiungeteci un buon Culì ristretto, e se volete anche il fondo della cottura della carne sotto cui volete servirli; fate bollire di nuovo, e ben digrassare, che la Salsa sia legata, ed il ragù dolce IV.026 di sale. Questo è ottimo sotto a Prosciutti caldi glassati, Cosciotti di castrato, Cotelette di maiale ec.


 
ragù di Pomi di terra.


Mondate dei pomi di terra, tagliateli in pezzi riquadrati, intagliateli poscia a guisa di grosse olive, o nocciuolette, o mandorle; passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, due cipollette con due garofani, e una fetta di prosciutto; quando saranno color d’oro, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate metà latte, e metà sugo buono, condite con poco sale, pepe schiacciato; fate bollire mezz’ora dolcemente; quando saranno cotti, e la Salsa ben legata, e color d’oro, levate il prosciutto, e cipollette, e servite con un filetto d’aceto, o sugo di limone. Se li volete fare al bianco bagnate metà latte, e metà Italiana bianca, legate con una liason, e servite con sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito.


 
ragù di Pomi di terra alla Berten.


Fate cuocere dei pomi di terra all’acqua; indi mondateli, tagliateli in fette, o spicchi, metteteli in un Culì, come quello dei Fagioli bianchi al Rosso, vedetelo pag. 23, fateli stare mezz’ora sopra un picciolo fuoco, acciò prendino sapore, e serviteli a corta Salsa. Li potete anche mettere in una Italiana bianca, farli stufare come sopra, legarli con una liason, e servirli con un poco di sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito.


 
IV.027
ragù di Maccaroni.


Vedetelo nel Tom. III. pag. 225, ma che sia ristretto di Salsa più che sia possibile.


 
ragù di picciole Chenef.


Abbiate una dozzina di picciole Chenef, come sono descritte qui appresso, pag. 41, ponetele in una cazzarola con un buon Culì di prosciutto, o Salsa alla Spagnuola; fate dare un bollo, e servite con-sugo di limone. Ovvero mettetele in una Italiana bianca, legate con una liason, e servite con sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito.


 
ragù di Marroni.


Levate a dei belli marroni la prima pelle; metteteli poscia a cuocere con acqua, un poco di vino, ed un poco di finocchio. Quando saranno cotti, pelateli dalla seconda pelle, che siano tutti interi, metteteli in un buon Culì di prosciutto, o Spagnuola, o Italiana rossa; fategli dare un bollo, e serviteli con un filetto d’aceto, o un gran sugo di limone.


 
ragù di Fave.


Levate la prima, e la seconda buccia alla fava, che sia picciola e fresca, imbianchitela un momento all’acqua bollente, scolatela, mettetela in una cazzarola, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse con un pochino d’aneto; passate sopra il fuoco; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con sugo, e un poco di brodo bianco, che il colore sia biondo, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate bollire a fuoco allegro. Quando saranno cotte, levate il mazzetto, ed il prosciutto, digrassate, IV.028 metteteci un poco di zucchero fino, e servite. Ovvero bagnate soltanto con brodo bianco buono, ed in fine legate con una liason di tre rossi d’uova, stemperata con un poco di brodo freddo, e servite come sopra con un pochino di zucchero.


 
ragù di Uovette Composte.


Fate una panata con mollica di pane, fiore di latte, e un poco di brodo bianco, fatela stringere bene sopra il fuoco, e legatela con tre rossi d’uova. Quando sarà fredda, pestatela nel mortaio, metteteci un poco di midollo di manzo ben pulito, e passato al setaccio, o butirro, due scalogne trite fine lavate e spremute, quattro o cinque rossi d’uova tosti, un pugno di parmigiano grattato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un’idea di cannella fina, basilico in polvere; seguitate a pestare, aggiungeteci tre, o quattro rossi d’uova crude. Allorché il tutto sarà mescolato, versate sopra la tavola spolverizzata di farina, stendete questa composizione della grossezza di un dito, tagliatela in piccioli pezzi, attondateli colle mani alquanto infarinate, e dategli la figura di uovette nonnate; fatele cuocere un momento con brodo bollente; indi scolatele, ponetele in una Salsa alla liason, e servite con sugo di limone. La Salsa alla liason s’intende Italiana bianca, o Culì bianco, e legato con una liason di tre rossi d’uova, e sugo di limone.


 
ragù di Carciofolettì.


Capate propriamente dei carciofoletti primaroli, imbianchiteli all’acqua bollente con un filetto d’aceto, scolateli, metteteli in una IV.029 marmittina con brodo, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, due fette di limone senza scorza, qualche fetta di lardo, e prosciutto, sale, e pepe schiacciato. Fateli bollire dolcemente in questo Bianco. Quando saranno cotti, scolateli, asciugateli, metteteli in un buon Culì, o sani, o tagliati per metà, o in quarti; fategli dare un bollo, e servite. I culi di carciofi si fanno nella stessa maniera.


 
ragù di Raponsoli.

[ragù di Raponsoli.]


Raschiate leggermente dei raponsoli, che siano freschi, bianchi, grossetti, e diritti; imbianchiteli all’acqua bollente; formatene dei mazzetti, fateli cuocere in un Bianco, come i carciofoli, ma senza limone. Allorché saranno cotti, scolateli, e asciugateli; metteteli in un buon Culì quanto basti, con un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina; fate stringere sopra il fuoco, e servite con sugo di limone.

ragù di Raponsoli al Bianco

Se lo volete al Bianco, poneteli in un Culì bianco, o Italiana bianca, legate con una liason, e servite con sugo di limone.


 
ragù di Fusti diversi.


La lattuga, l’indivia, e diverse altre sorte d’erbe, nello spigare che fanno, formano certi fusti teneri, e lattaginosi; questi si mondano a guisa di cannelli, s’imbianchiscono all’acqua bollente, e si fanno cuocere in un Bianco come sopra; indi si tagliano della lunghezza di mezzo pollice, si mettono in buon Culì, con un pezzo di butirro come sopra; si stringe sopra il fuoco, e si serve con sugo di limone.
Al Bianco si apprestano nella stessa guisa, che i raponsoli.


 
IV.030
ragù di Coste di Bieda.


Mondate propriamente delle coste di bieda, che siano tenere, fresche, e polpute, imbianchitele all’acqua bollente, tagliatele in pezzetti bislunghi, fatele cuocere, e servitele come sopra sì al Rosso, che al Bianco.


 
ragù di Radiche diverse.


Intagliate in diverse picciole maniere rape, carote, panè, radiche di petrosemolo, e torzuti; imbianchite il tutto per metà all’acqua bollente, passate alla fresca, asciugate, ponete in una cazzarola, con fettine di prosciutto, petrosemolo, e scalogna trita, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, un pezzo di butirro; passate sopra il fuoco, bagnate con Culì, poco brodo bianco, poco sugo, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà. Fate cuocere dolcemente, e consumare a poca Salsa; indi levate il prosciutto, mazzetto, digrassate, e servite con sugo di limone. Potete aggiungere a questo ragù un poco di butirro prima di servire come ai Raponsoli. Potete anche cuocere tutte queste erbe separatamente con buon brodo, e un pezzo di prosciutto, poscia scolarle, e metterle in un buon Culì ristretto.


 
ragù alla Giardiniera.

[ragù alla Giardiniera.]


Tagliate in piccioli filetti corti rapa, torzuto, carota, sellero, panè, imbianchite all’acqua bollente; fate cuocere un buon brodo bianco giusto di sale, un pezzo di prosciutto, ed una cipolletta con due garofani. Quando saranno cotti, scolateli, levate il prosciutto, IV.031 e cipolletta; metteteli in una cazzarola con tanto Culì, o Spagnuola, quanto basti per la Salsa; fate dare un bollo, e servite.

ragù alla Giardiniera in bianco.

Se lo volete fare al bianco, in luogo del Culì, metteteci Italiana bianca, o altro Culì bianco, e legate con una liason. Se sarà la stagione vi potete aggiungere qualche pisello fino, cotto prima con un pezzettino di butirro, e bagnato con un pochino di brodo bianco.


 
ragù alla Belle Vue.


Allorché otto cipollette saranno cotte due terzi con brodo buono, scolatele, mettetele in una cazzarola con un poco di lardo rapato squagliato, due fette di limone senza scorza, tartufi, e fegatini crudi tagliati in grossi dadi, sale, pepe schiacciato, passate il tutto sopra un picciolo fuoco, per una mezza ora senza bagnare; indi fate raffreddare, e servite per ripieno senza il limone.


 
ragù all’aspic.


Fate cuocere per metà otto cipollette con buon brodo, poscia scolatele, ponetele in una cazzarola con dei tartufi tagliati in dadi, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto trito, una punta d’aglio, un’idea di basilico, alloro, e persa in polvere, due cucchiai d’olio, passate sopra il fuoco; poco prima della totale cottura, aggiungeteci qualche animella imbianchita, e dei fegatini di pollo tagliati in dadi; condite con sale, pepe schiacciato; fate finire di cuocere, indi raffreddare, e servite per ripieno.


 
IV.032
ragù alla Sen-Clù.


Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, e butirro, dei tartufi tagliati in dadi; bagnate poscia con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto Culì; fate bollire dolcemente, e consumare a poca Salsa; indi aggiungeteci otto cipollette cotte con buon brodo, quattro fegatini di pollo imbianchiti, e tagliati in dadi. Fate dare qualche bollo, condite con poco pepe schiacciato, e servite con poca Salsa, e sugo di limone per ripieno.


 
ragù Crudo d’Animelle.


I ragù crudi d’animelle, o senza, si variano egualmente come i cotti. Per farli prendete delle animelle di mongana, o di capretto, o di abbacchio, imbianchitele all’acqua bollente, ma più le prime, che le altre. Nettate bene dal fiele, e imbianchite anche dei fegatini di pollo; tagliate in pezzi le animelle di mongana, quelle di capretto, o di abbacchio lasciatele intere, o tagliatele in due, i fegatini divideteli per metà, e appropriateli bene, uniteci qualche prugnolo intero, e tartufo in fette, code di gamberi se volete, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto trito, una punta d’aglio, un’idea di basilico in polvere, lardo rapato, butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e sugo di limone; mescolate il tutto, e servite per ripieno.


 
ragù Crudo Vario.


Un ragù crudo lo potete fare più o meno composto, secondo il gusto, e la volontà; cioè d’animelle di mongana imbianchite all’acqua IV.033 bollente, e tagliate in pezzi, o altre animelle di capretto, o di abbacchio, egualmente imbianchite, fegatini ben nettati dal fiele, e tagliati in due, creste di pollastro cotte in un Bianco, granelletti imbianchiti, tartufi in fette, o dadini, prugnoli interi, o in fette, code di gamberi cotti, petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito, una punta d’aglio, lardo rapato, butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, sugo di limone; mescolate il tutto bene, e servite per ripieno. Ovvero composto di sole animelle, e soli tartufi, e prugnoli, o con ambedue questi condimenti, o con code di gamberi, o cipollette mezze cotte, o con emensè di filetti di anitra, di lepre ec.


 
ragù crudo alla Finansiere.


Mondate qualche tartufo mezzano, o lasciatelo intero, altrettanti prugnoli interi, delle cipollette a proporzione imbianchite all’acqua bollente e mondate, dei fegatini nettati dal fiele, e tagliati in due, qualche animella, e coda di gambero cotta, e mondata, lardo rapato, butirro squagliato, basilico in polvere, sale, pepe schiacciato; mescolate bene il tutto, e servite per ripieno.


 
ragù Crudo per Granadine.


Tagliate in dadi dei fegatini, e delle animelle imbianchite all’acqua bollente, dei prugnoli freschi, o tartufi freschi, secondo la stagione; mescolate il tutto con lardo rapato, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto trito, una punta d’aglio, sale, pepe schiacciato, un’idea di basilico in polvere, sugo di limone; mescolate bene, e servite per ripieno.


 
IV.034
ragù Crudo alla Perigord.


Mondate, e pestate nel mortaio qualche tartufo, uniteci lardo rapato, butirro, erbe fine, una punta d’aglio, un poco di basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata; mescolate bene, e aggiungeteci quella quantità di tartufi interi, e ben mondati, che credete a proposito. Questo ragù vi servirà per riempire tutto ciò che volete fare alla Perigord. Alcuni vi pestano anche il fegato dell’animale.


 
ragù alla Svizzera.


Tagliate in grossi dadi dei fegatini grassi di pollo, ben puliti dal fiele, mescolateli con erbe trite, una punta d’aglio, sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, mescolate, e servite per ripieno.


 
ragù Crudo Ordinario.


Questo si appresta con animelle imbianchite, tartufi, e fegatini di pollo crudi, il tutto tagliato in grossi dadi; condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, un poco di butirro squagliato, sugo di limone, mescolate bene, e servite per ripieno.


 
ragù Crudo alla Mariè.


Tagliate in grossi dadi delle creste di pollastro cotte in un Bianco, qualche animella di capretto imbianchita all’acqua bollente, e granelletto di pollastro pure imbianchito; mescolate con petrosemolo, cipolletta, scalogna, un poco di basilico, il tutto trito, una punta d’aglio, sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato; mescolate bene, e servite per ripieno.


 
IV.035
ragù Crudo al Sultano.


Abbiate otto cipollette cotte per metà, tre fegatini di pollo crudi tagliati in quattro parti; condite con butirro squagliato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, un poco di basilico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata; mescolate, e servite per ripieno.


 
ragù Crudo alla Nonette.


Tagliate in grossi dadi quattro tartufi; uniteli con otto cipollette cotte per metà con buon brodo, quattro fegatini crudi di pollo tagliati in quattro parti; condite con olio fino, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, un poco di basilico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate marinare due ore, mescolate, e servite per ripieno.


 
ragù Crudo alla Favorita.


Questo lo farete con cipollette cotte per metà con buon brodo, e fegatini di pollo crudi tagliati in due, code di gamberi cotte, olive dissossate e quasi cotte con brodo, erbe trite, lardo rapato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, sugo di limone, mescolate, e servite per ripieno.


 
ragù Crudo Semplice.


Imbianchite un’animella di mongana, e tagliatela in grossi dadi, qualche fegatino di pollo crudo tagliato egualmente; mescolate con lardo rapato, tartufi, prugnoli, cipolletta, petrosemolo, scalogna, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, sugo di limone, mescolate, e servite per ripieno.


 
IV.036
Avvertimento sopra ogni sorta di ragù, e Fricassè.


Tutte le Fricassè, e ragù di polleria, che trovansi descritti nel Tom. III. ed in questo, vengono sgorgate nell’acqua vicino al fuoco, e poscia imbianchite all’acqua bollente prima di formarne la Fricassè, o il ragù, ed è questo un metodo ottimo, e praticato da tutt’i buoni cuochi. Io però sarei di sentimento, che tutta questa polleria, che impiegasi per ragù, e Fricassè, qualora fosse bianca, e grassa, o ingrassata, non venisse punto sgorgata, e imbianchita, perdendo in tal guisa una gran parte del proprio sugo, il quale si diffonde, e si perde nell’acqua, tanto nel tempo dello sgorgare, come in quello dell’imbianchire; ma bensì dopo che i pollastri, o piccioni saranno tagliati in pezzi per Fricassè, o per ragù, lavarli all’acqua fresca, asciugarli bene, e passarli in una cazzarola sopra il fuoco come una Fricassè, o ragù senza sgorgarli, e imbianchirli, e finire poscia l’una, e l’altro come il solito. Lascio però a maestri dell’arte di eseguire su questo Articolo ciò che crederanno più a proposito, e più a portata del loro gusto, e del loro sapere.


 
De’ Salpicconi.


I Salpicconi tanto cotti, che crudi, sono in un certo modo la medesima cosa, che i ragù, e solo variano: primo che i Salpicconi sono tagliati assai minuti; secondo che i ragù cotti servono a molti usi diversi, dove che i ragù crudi, e Salpicconi cotti e crudi non servono ad altro che per farne dei ripieni. Nulladimeno IV.037 nella buona cucina sono tutti di un uso indispensabile, qualora si vogliono fare dei piatti decorati, e di colpo d’occhio.


 
Salpiccone Melè.


Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e un pezzo di prosciutto, cipolletta, e petrosemolo trito, uno spicchio d’aglio, due o tre tartufi, e qualche prugnolo tagliato in dadini minuti; indi bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto Culì; fate bollire dolcemente; aggiungeteci poscia animelle, creste di pollastro, code di gambero, ed in ultimo fegatini di pollo, il tutto cotto, e tagliato in piccioli dadini; fate bollire un poco, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata; poscia levate l’aglio, il prosciutto, legate con due rossi d’uova se volete, e sugo di limone, e servite questo Salpiccone per ripieno.


 
Salpiccone Vario.


Il Salpiccone lo potete variare non solo coll’ingredienti di sopra descritti; ma eziandio con cedrioletti imbianchiti, prosciutto cotto, petto di pollo arrosto, il tutto tagliato in dadini minuti, e apprestarlo, e finirlo come l’altro; ovvero solo con ciascheduno dell’ingrediente di sopra accennati.


 
Salpiccone d’Animelle.


Tagliate in piccioli dadini delle animelle, imbianchite all’acqua bollente, qualche coda di gambero, due tartufi, dei piccioli prugnoli secchi, bene ammollati, e mondati. Passate in una cazzarola sopra il fuoco una cipolletta trita, IV.038 con un poco di butirro, e un pezzetto di prosciutto; quando principia a divenire color d’oro, aggiungeteci petrosemolo trito, i tartufi, e prugnoli; passate ancora; indi bagnate con due cucchiai di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con Culì, e un poco di brodo poco colorito; fate bollire, poneteci le animelle, e code di gamberi tagliate in dadini, condite con poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata, che consumi la salsa al suo punto, digrassate, levate il prosciutto, legate con due rossi d’uova, se volete, e servite con sugo di limone per ripieno. A questo Salpiccone potete aggiungere ciò che vi aggrada degl’ingredienti detti di sopra.


 
Salpiccone di Fegatini.


Abbiate dei fegatini di pollo ben puliti dal fiele, tagliateli in dadini minuti. Passate in una cazzarola sopra il fuoco due scalogne trite, con un poco d’olio, e un pezzetto di prosciutto; quando saranno color d’oro, poneteci un pochino di petrosemolo trito, indi i fegatini; passate ancora sopra il fuoco, bagnate poscia con vino bianco bollente, Culì quanto basti, aggiungeteci dei cedrioletti imbianchiti, qualche coda di gambero cotta, due alici, il tutto tagliato in dadini; fate dare qualche bollo, condite di sale se bisogna, pepe schiacciato, legate con due rossi d’uova se volete, e sugo di limone, e servite per ripieno.


 
Salpiccone di Code di Gamberi.


Fate sudare una fetta di prosciutto in una picciola cazzarola; indi bagnate con mezzo IV.039 bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate consumare di nuovo, bagnate poscia con Culì quanto basti; fate bollire dolcemente, digrassate, levate il prosciutto, aggiungeteci delle code di gamberi cotte, e tagliate in dadini minuti, condite con poco sale, pepe schiacciato, e servite con poca Salsa, e sugo di limone per ripieno.


 
Salpiccone di Creste di Pollastro.


Questo non solo si appresta, come quello di Gamberi, ma inoltre ad ognuno di questi Salpicconi si può aggiungere alcuno, o vari degli ingredienti nominati a quello Melè, e Vario, ovvero a questi due ultimi diminuire, o variare porzione di ciò che si è detto; dipendendo, in questo genere di ripieno, il tutto dal gusto, e dal genio di chi lavora.


 
Salpiccone crudo alla Barrì.


Abbiate delle animelle imbianchite all’acqua bollente, tartufi, prugnoli, code di gamberi cotte, creste cotte, fegatini di pollo crudi; tagliate il tutto in dadini minuti separatamente; condite con petrosemolo, scalogna, e cipolletta, il tutto trito, una punta d’aglio, sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, butirro squagliato, e sugo di limone; mescolate bene, e servite per ripieno.


 
Salpiccone crudo alla Perla.


Tagliate in piccioli dadini delle animelle imbianchite all’acqua bollente; tagliate anche dei prugnoli in dadini, e code di gamberi, condite con petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, basilico in polvere, IV.040 sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, e sugo di limone; mescolate bene il tutto, e servite per ripieno.


 
Salpiccone crudo d’animelle.


Imbianchite delle animelle di mongana, o di capretto, o di abbacchio all’acqua bollente, tagliatele poscia in dadini assai minuti, aggiungeteci qualche cresta cotta, fegatino, tartufo, e prugnolo tagliato egualmente, condite con petrosemolo, scalogna, e cipolletta, il tutto trito, una punta d’aglio, sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, butirro squagliato, sugo di limone; mescolate, e servite per ripieno.


 
Salpiccone crudo di Tartufi.


Mondate dei tartufi, tagliateli poscia in dadini minuti, conditeli con erbe trite come le precedenti, lardo rapato, butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, mescolate, e servite per ripieno.


 
Salpiccone crudo per Granadine.


Questo si appresta nello stesso modo, che quello alla Barrì, ma senza fegatini, e creste.


 
Salpiccone crudo alla Sen-Clù.


Quando averete imbianchito all’acqua bollente delle animelle di mongana, o altre, tagliatele in dadini minuti; tagliate anche in piccioli dadini altrettanti tartufi; condite con erbe trite come il solito, un poco di basilico in polvere, lardo rapato, butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, sugo di limone, e servite per ripieno.


 
IV.041
Salpiccone crudo Vario.


Tagliate in dadini minuti animelle imbianchite, tartufi, prugnoli, code di gamberi cotte; condite come quello alla Perla, e servite per ripieno. Da quanto ho detto si può benissimo rilevare, come in genere di Salpicconi, tanto cotti, che crudi, essi si possano variare secondo il gusto, e parere di chi lavora.


 
Delle Farse.


Non sono molti anni, che impiegavasi nella composizione delle vivande una quantità prodigiosa di Farse cotte, le quali non mancavano di aggravare i stomachi più robusti, di chi ne faceva un uso frequente; grazie peraltro ai progressi, che giornalmente fassi nella professione, al presente sono dello tutto abbolite; non restando in uso, che una Farsa cruda delicatissima detta di Chenef, composta ordinariamente di petto di pollo, la quale è facilissima a digerirsi anche dagli stomachi più deboli. Evvi ancora un’altra Farsa detta di Gratino cotta, e cruda, che fassi con fegatini di pollo. Ecco tutte le Farse al giorno d’oggi pratticate nella buona cucina, da cuochi che sanno la professione. Non mancherò peraltro di accennarne alcune delle altre, sì di manzo, che di vitella, di pollo ec.


 
Farsa di Chenef.


Prendete due pollanche giovani, levategli li petti spogliati dalla pelle, tagliateli in pezzi, pestateli nel mortaio, passateli poscia per un setaccio di crino. Abbiate tanto butirro fresco, e tanta mollica di pane inzuppata nel latte, e bene spremuta, IV.042 quanto è il volume della carne, dovendo essere le porzioni uguali. Questa è la regola, che non fallisce mai. Tornate a mettere il petto di pollo nel mortaio unito al butirro, pestate; allorché sarà bene incorporato, poneteci la mollica di pane; seguitate a pestare; indi aggiungeteci tre rossi d’uova fresche, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; pestate ancora; sbattete in fiocca due bianchi dell’uova suddette, e uniteli alla composizione; mescolate bene, e mettetela sopra un piatto. Se la volete più tenera metteteci un poco più di butirro, se più soda meno butirro, e tutti e tre i bianchi d’uova sbattuti come sopra. I filetti mignoni di gallinaccio sono anche ottimi per la farsa di Chenef.


 
Chenef diverse.


Imbutirrate leggermente da una sola parte, due o più fogli di carta da scrivere. Prendete con una cucchiaia d’argento una porzione della Farsa suddetta, e col coltello fatela cadere sopra la carta; indi col coltello stesso bagnato con acqua, dategli una forma bislunga rotonda lunga un pollice, tutte eguali, e poste in simetria. Abbiate del brodo al fuoco giusto di sale; quando bolle metteteci le Chenef con tutta la carta, che toccando il brodo la carta si distaccherà, e leverete subito; fatele bollire finché diverranno gonfie, e spongose; allora scolatele, ponetele sopra un panno pulito, e servitele in una Terrina, o sopra un piatto, o per guarnizione. Quando le servite assolute metteteci sopra una Salsa chiara di sostanza con sugo di limone. Se volete, potete variarle, IV.043 mescolando nella Farsa butirro di gamberi, e code de’ medesimi tagliate in dadini; ovvero tartufi, o prugnoli triti, passati prima in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro, e freddi posti nella composizione; o prugnoli, e tartufi uniti insieme. Quando le Chenef sono al butirro di gamberi le dovete servire con sopra un Culì di gamberi. Quando sono mescolate con tartufi, prugnoli, erbe trite ec. le dovete servire con una Spagnuola, o un Culì di prosciutto, o di tartufi ec. Quando assolute con una Salsa chiara, e sempre con sugo di limone.


 
Chenef alla Tedesca.

[Chenef alla Tedesca.]


Nettate bene dal fiele quattro, o sei fegatini di pollo, tritateli, passateli per setaccio, e uniteli ad una farsa di Chenef delicata, pag. 41, dopo che ci averete posto la mollica di pane, diminuendo peraltro parte del petto di pollo. Finite la farsa, fate le Chenef, e cuocetele come le altre; mettetele in una Terrina, o piatto, e servitele con sopra una Salsa alla liason, fatta in questa maniera.

Salsa alla liason

Prendete in una cazzarola un poco d’Italiana bianca, o Culì bianco, o Culì ordinario, quella quantità necessaria per la Salsa. Quando bolle legatelo con una liason di tre, o quattro rossi d’uova stemperata con due cucchiai di brodo freddo, sugo di limone, e noce moscata. L’Italiana, ed altri Culì bianchi li trovarete nel Tom. I. Cap. I.


 
Chenef ripiene.

[Chenef ripiene.]


Abbiate una farsa di Chenef fatta con petto di pollo. Quando ne formate le Chenef sopra IV.044 la carta, fategli nel mezzo un buco col coltello, nel quale vi porrete un Salpiccone cotto, assai minuto, e legato con rossi d’uova, e sugo di limone, ma rifreddo; quindi copritele con un pochino della stessa farsa, e attondatele col coltello bagnato nel bianco d’uovo sbattuto, dategli una forma bislunga rotonda, lunghe un pollice; fatele cuocere, e servitele come le altre.

Altro modo di servire le Chenef ripiene

Queste Chenef le potete anche servire in questa maniera; cioè, dopo cotte fatele raffreddare, indi ungetele con butirro squagliato mescolato con uno, o due rossi d’uova, spolverizzatele di mollica di pane grattata, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella, e servitele con sotto una Salsa chiara, o un Biondo di mongana, e sugo di limone, o un Culì di pomidoro.


 
Chenef alla Perigord.


Mondate mezza libbra di tartufi, pestateli nel mortaio, aggiungeteci i petti di due pollanche senza la pelle, seguitate a pestare, indi passate per un setaccio di crino rado, rimettete nel mortaio, e finite la Farsa come l’altra, pag. 41, formatene le Chenef sopra la carta, fatele cuocere, e servitele in una Terrina, o piatto con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa, o un buon Culì di prosciutto, o naturale. Vedete tutte queste Salse nel Tom. I. Cap. I.


 
Chenef al butirro di Gamberi.


Queste si apprestano esattamente nella stessa guisa che le Bianche, pag. 41, alla sola riserva, che in luogo di porvi il butirro fresco, vi si pone il butirro di gamberi, si IV.045 cuociono come le altre, e si servono con sopra una Salsa al butirro di Gamberi, che trovarete nel Tom. I. pag. 78, o al Culì di Gamberi, pag. 8.


 
Farsa di Chenef alle Carote.


Quando averete passato al setaccio le carote restate dalla guarnizione della Certrosa, che siano sufficienti per la farsa, mettetele in una cazzarola sopra un fuoco leggiero, movendole assai spesso con una cucchiaia di legno, acciò consumi tutta la loro umidità, ed acquistino una certa consistenza; quando saranno fredde, pestatele nel mortaio, aggiungeteci il butirro, la mollica di pane, e le uova, come alle altre farse di Chenef, conditela nella stessa maniera con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, e servitevi di questa farsa per la Certrosa di carote, che trovarete nel Tom. III. pag. 247; osservate però che non sia sovverchiamente grassa.


 
Farsa di Gratino cotta.


Pulite dei fegatini di pollo dal fiele, fateli sgorgare nell’acqua fresca, e imbianchiteli bene all’acqua bollente, asciugateli, pestateli nel mortaio; quando saranno ben pesti, metteteci il doppio di butirro fresco, seguitate a pestare, indi aggiungeteci scalogna, petrosemolo, cipolletta, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, due, o più rossi d’uova crudi, secondo la quantità della farsa; mescolate bene, ponete sopra un piatto, e servitevi di questa farsa in tutto ciò che ho detto, e che potrò dire in appresso. A questa farsa vi potete aggiugere anche le interiora, o delle Beccaccie, o delle Pizzarde, o de’ Pizzardoni, IV.046 o de’ Pivieri ec., cotte come quelle per fare li crostini. Vedete Salmì di Beccaccia nel Tom. III. pag. 183.


 
Farsa di Gratino Cruda.


Quando i fegatini di pollo saranno nettati dal fiele, e bene asciugati, tritateli, pestateli nel mortaio, metteteci altrettanto lardo rapato, e butirro, seguitate a pestare; indi aggiungeteci cipolletta, scalogna, petrosemolo, il tutto trito, un poco di basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata, due o tre rossi d’uova crude, secondo la quantità della Farsa, mescolate bene il tutto, e servitevene in tutto ciò che bisogna. Ad ambedue queste Farse vi potete aggiungere un poco di sugo di limone prima di porle in opera.


 
Farsa di Gratino Cruda alla Beccaccia.


Questa Farsa è in tutto simile alla precedente, e solo varia, che vi si aggiungono l’interiora, o delle Beccaccie, o delle Pizzarde, o de’ Pizzardoni, o de’ Pivieri ec., ma senza gricili, e ben nettato qualche budello, che fosse arenoso. Vi si mettono ancora altri fegatini di cacciagione.


 
Farsa di Gudivò.


Tagliate in fettine un pezzo di mongana magra, e senza nervi, mettetela in una cazzarola con delle fettine di zinna di mongana cotta, un pezzetto di butirro, scalogna, petrosemolo, cipolletta, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata; passate un momento sopra un fuoco allegro; poscia tritate, e pestate nel mortaio; indi aggiungeteci una panata fredda, fatta con mollica di pane, e IV.047 latte, disseccata sopra il fuoco, e stretta con tre rossi d’uova; seguitate a pestare, e prima di finire legatela con due o tre rossi d’uova crudi, ed i bianchi sbattuti in fiocca; mescolate il tutto bene, osservate che stia bene di sale, e servitela nell’occorrenze. Se volete potete aggiungerci una punta d’aglio.


 
Farsa cruda alla Cibulette.


Vedete questa Farsa all’articolo della Pasticcieria, dove dice pasticcio alla Cibulette.


 
Farsa cruda di Pollo.


Tritate del petto di pollo, con zinna di mongana cotta, e un poco di lardo imbianchito, il tutto in giusta proporzione; indi pestate nel mortaio, aggiungeteci poscia un poco di midollo di manzo ben pulito, o butirro; indi una mollica di pane inzuppata nell’acqua, o nel latte, e ben spremuta; seguitate a pestare; condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, scalogna, cipollette, il tutto trito, una punta d’aglio, un’idea di basilico in polvere, legate con tre o più rossi d’uova crude, e la metà de’ bianchi sbattuti in fiocca; mescolate bene, ponete sopra un piatto, e servite per ripieno, o altro.


 
Farsa cotta di Pollo.


Tritate il petto di un pollo cotto arrosto, e pulito dalle pelli, e nervi, con altrettanta zinna di mongana cotta; indi pestate nel mortaio, aggiungeteci una panata fredda, fatta con mollica di pane, e fiore di latte, disseccata sul fuoco, e stretta con due, o tre rossi d’uova; seguitate a pestare, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, legate con IV.048 due, o tre rossi d’uova crudi, e la metà de’ bianchi sbattuti in fiocca, mescolate bene, ponete sopra un piatto, e servite per ripieno. Questa farsa è ottima per tutte sorta di Pasticcietti.


 
Farsa cruda di Vitella.


Questa la potete fare come quella di Chenef; ma senza passarla al setaccio, ed in luogo di porvi tutto butirro, potete porvi metà butirro, e metà midollo di manzo ben pulito, e servite per ripieno, o altro.


 
Farsa cruda alla Lombarda.


Prendete porzioni uguali di vitella magra, o petto di gallinaccio, e di lardo imbianchito con acqua, o brodo bollente, tritate insieme, e pestate nel mortaio, aggiungeteci una mollica di pane inzuppata nell’acqua, o latte, e ben spremuta, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, legate con tre o più rossi d’uova crudi, e la metà de’ bianchi sbattuti in fiocca, mescolate bene, e ponete sopra un piatto. Se volete potete metterci ancora cipolletta, petrosemolo, scalogna, il tutto trito, una punta d’aglio, e un’idea di basilico in polvere. A tutte queste farse prima di servirle per ripieno ci porrete un poco di sugo di limone.


 
Polpette di Pollo delicate.


Fate una farsa di Chenef, o con butirro, o con zinna di mongana cotta, e pestata unita al petto di pollo, aggiungeteci un poco di parmigiano grattato, petrosemolo trito, cannella fina, qualche pignuolo, e passarina, se volete, formatene le polpette, o con un poco IV.049 di farina, o colle mani ben pulite bagnate con acqua fresca. Abbiate al fuoco una cazzarola con un poco di brodo bianco; quando bolle metteteci dentro le polpette; fatele cuocere dolcemente. Allorché saranno cotte, digrassate, legate con una liason di tre rossi d’uova, stemprata con un poco di brodo freddo, e sugo di limone, e servite con poca Salsa. Le potete scolare dal brodo, e servirle con sotto una buona Salsa chiara, o sugo chiaro.


 
Polpette di Pollo.


Tritate del petto di pollo, o mongana magra, la quantità che vi bisogna per le polpette, con un poco di lardo imbianchito con acqua, o brodo bollente, e grasso di rognone di mongana, pestate poscia nel mortaio; indi aggiungeteci della mollica di pane inzuppata nell’acqua, o latte, e ben spremuta, del volume quanto la carne, parmigiano grattato, sale, pepe schiacciato, noce moscata; seguitate a pestare; quando sarà ben pesto, metteteci un poco di petrosemolo trito, un tantino di persa trita, tre o più rossi d’uova crudi, e due bianchi sbattuti in fiocca; mescolate, formatene le polpettine, come le precedenti, cuocetele, e servitele nello stesso modo. Ogni petto di pollo richiede due rossi d’uova, e un bianco sbattuto in fiocca. Se volete, potete aggiungervi pignoli, passarina, ed un poco di cannella fina, e farle cuocere anche con un poco di brodo colorito, senza legare colla liason.


 
IV.050
Polpette di Vitella.


Fate un Farsa cruda di vitella, pag. 48, aggiungeteci parmigiano grattato, un poco di cannella fina, pignoli, e passarina, se volete, petrosemolo, scalogna, e cipolletta, il tutto trito, un tantino di persa pure trita, una punta d’aglio; formate le polpettine, come quelle delicate, e fatele cuocere, e servitele nello stesso modo. Anche queste le potete cuocere con brodo colorito, ma poco, e servirle con sugo di limone.


 
Polpette di Manzo.


Prendete una libbra di carne di manzo magra, e ben pulita da nervi, e pelli; la migliore è la noce, ossia scannello, tritatela con tre oncie di lardo, pestatela poscia nel mortaio. Quando sarà ben pesta, metteteci tre oncie di midollo di manzo ben pulito, pestate ancora, indi aggiungeteci della mollica di pane inzuppata con acqua, o latte, e ben spremuta, la quantità del volume della carne, seguitate a pestare, condite con un pugno di parmigiano grattato, cipolletta, scalogna, petrosemolo, un pochino di persa, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, cannella fina, mostacciolo di Napoli in polvere, pignoli, e passarina, un poco di zucca condita, tagliata in piccioli dadini, tre rossi d’uova crude, due bianchi sbattuti in fiocca. Mescolate bene il tutto con una cucchiaia di legno. Abbiate al fuoco una cazzarola con brodo colorito, quanto basti per cuocere le polpette, bagnate le mani ben pulite con acqua fresca, formate le polpette IV.051 rotonde, alquanto grosse, e tutte eguali, e a misura ponetele nel brodo bollente, fatele cuocere dolcemente, movendole di tempo in tempo; quando saranno cotte, digrassate la Salsa, che sia poca, e giusta di sale, e servite con sugo di limone. Se le volete fare al Bianco, cuocetele con brodo bianco, e legatele con una liason di quattro, o cinque rossi d’uova, stemprata con un poco di brodo, e sugo di limone.


 
Polpette al Culì di Pomidoro.


Quando averete fatto una Farsa come la precedente. Prendete una cazzarola con un pezzo di butirro, o strutto buono, fatelo ben scaldare; indi metteteci le polpette fatte come sopra, fatele cuocere da una parte, poi voltatele dall’altra, quando averanno preso color d’ambedue, bagnatele con Culì di pomidoro, come è descritto all’articolo del Manzo stufato, Tom. I. pag. 147. Fatele cuocere dolcemente. Quando saranno cotte, e con poca Salsa, digrassate, che stia bene di sale, e legate, se volete, con una liasona di tre, o quattro, rossi d’uova, e servite.


 
Polpette alla Burgioese.


Allorché le polpette saranno cotte, e preso colore d’ambe le parti come sopra, bagnatele con mezzo bicchiere di vino bianco bollente, altrettanto brodo bianco, fatele cuocere dolcemente. Quando saranno cotte, e con poca Salsa, digrassatele e legatele con una liason di tre o quattro rossi d’uova, un poco di brodo, e sugo di limone o di agresto.


 
IV.052
Polpette al Reverendo.


Apprestate, e formate le polpette come sopra, infarinatele, fatele friggere a un fuoco allegro con strutto vergine: indi scolatele, ponetele in una cazzarola con brodo bianco, o colorito, quanto ne richiede la Salsa, fatele bollire dolcemente. Quando saranno cotte, digrassatele, che siavi poca Salsa. Se saranno con brodo bianco, legate con una liason, e sugo di limone. Se con brodo colorito, servite con petrosemolo trito imbianchito, e sugo di limone.


 
Delle Guarnizioni.


Ecco quella parte della cucina, dove i Libri non vagliano, mentre per quanto si dica, mai si può giungere a descrivere con precisione, e diligenza quell’arte, quel modo sorprendente di ornare, e di guarnire le Vivande, nelle quali il solo genio, e buon gusto se ne attribuiscono tutte le prerogative. Nulladimeno il buon cuoco potrà rilevare da quanto si è detto finora, e da ciò, che si dirà in appresso, che nulla si è ommesso di quanto la ristrettezza di quest’opera permetteva sopra un oggetto così importante, com’è quello d’un vago, e dilettevole colpo d’occhio in una Mensa ben servita. Questo nome generico di Guarnizione comprende le Zuppe, gli Antrè, gli Orduvre, gli Antremè, i Rifreddi, la Pasticcieria ec. In questo articolo però non parlerassi, che delle Guarnizioni le più adattate agli Antrè. Negli articoli consecutivi di questo Tomo, e nel Quinto si dirà il resto.


 
IV.053
Guarnizioni d’Erbe in Generale.


Si guarniscono gli Antrè d’erbe legate in mazzetti, d’erbe intagliate, e d’erbe al naturale, ed il più delle volte queste tre sorta d’erbe s’uniscono insieme. In queste mescolanze le cipollette sono quasi sempre impiegate per maggiormente compire la variazione.


 
Erbe in Mazzetti.


Lattuga, indivia, selleri, sparagi, raponsoli, finocchietti, e luperi sono tutte erbe, che si lavano bene, si prolessano, si legano in mazzetti tutti eguali, e si fanno cuocere con brodo buono, un pezzo di prosciutto, qualche fetta di lardo, e ventresca, un mazzetto d’erbe diverse, e sale. I mazzetti di cavoli, vedeteli alla Certrosa di lingua di manzo, Tom. I. pag. 104. La lattuga, indivia, e selleri, si possono cuocere ancora con fette di lardo sotto, e sopra, e Poele, e si possano anche riempire con un poco di farsa di Chenef, che trovarete alla pag. 41. In questo caso ogni piede di lattuga, indivia, sellero ec. si lega separatamente, e si fa cuocere come sopra. Quando quest’erbe saranno cotte bisogna sciorle, asciugarle bene dal grasso, appropriarle, e guarnirci quella vivanda che vorrete, o sole, o accompagnate.


 
Erbe Intagliate.


Rapa, carota, torzuto, panè; con quest’erbe, e specialmente colle due prime si fanno delle bellissime guarnizioni, come per esempio, tazze, vaschette, beveratoi, canestrelle, catinetti, secchietti, vasetti, conchiglie ec., come anche olive, prugnoli, creste, spugnoli, IV.054 spicchi, anelletti, funghi ec., e finalmente uccelletti, anitrelle, pulcinetti, fiori diversi ec. I tartufi allorché sono buoni, e di una certa data grossezza possono servire ai medesimi effetti. Questi ultimi bisogna farli cuocere per metà con vino bianco, e brodo, prima d’intagliarli, acciò non si rompino, poscia metterli in una cazzarola, con un mazzetto d’erbe diverse, un poco di vino bianco, di lardo, e un foglio di carta, e farli finire di cuocere con fuoco sotto, e sopra, allorché saranno cotti, scolarli dal grasso, e guarnirci ciò che vorrete. Le altre erbe, dopo che saranno intagliate in quella maniera che più vi piacerà, prolessatele all’acqua bollente, passatele alla fresca, mettetele in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, e bagnatele colla Poele se l’avete; altrimenti brodo buono, qualche fetta di lardo, e prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte scolatele dal grasso, e guarniteci ciò che vi piace. Tutte quelle erbe, che saranno intagliate a tazze, vaschette, catinetti, canestrelle, secchietti, vasetti ec., alcune le riempirete con un brodo chiaro, come per abbeverare anitrelle, pulcinetti, uccelletti ec. Le altre le potete riempire di un Salpiccone minuto di code di gamberi, di animelle, di tartufi ec. Lo ripeto qui come l’ho detto altrove, che in questo genere tutto dipende dall’immaginazione, buon gusto, e genio di chi lavora.


 
IV.055
Erbe al Naturale.


Carciofi, carciofoletti, culi di carciofi, finocchi, gobbi, cipolle, cipollette, cavoli fiori, broccoli ec. Di tutte queste erbe i culi di carciofi sono i soli coi quali si facciano delle bellissime Guarnizioni, e Antremè; come dirò qui appresso. I pomidoro ripieni sono anch’essi una bella guarnizione. Circa i finocchi, gobbi, cipollette, cavoli fiori ec., all’Articolo delle Erbe si vedrà come si debbono cuocere, sì per Antremè, come per Guarnizione.


 
Guarnizioni di pane.


La mollica, e crosta di pane sono due grandi articoli nella cucina; colla prima si fanno tazze, urne, e vasche d’ogni specie; cassettine a cuore, ovate, quadrate, rotonde, a mostacciolo, ottangolate ec., picciole, grandi, mezzane, e come si vuole; bordi, bordini, e contorni de’ piatti; tutte sorta di crostini, per Antrè, Orduvre, e Antremè, tagliati a guisa di anelli, rotelle, mandorle, cuoretti, spicchi, mostaccioletti, nocciuolette, creste, filetti, strisce, triangoli ec. Colla seconda si fanno conchiglie, globbi, nidi, abbeveratoi, croste, crostini, fondi de’ piatti, zuppe ec.


 
Cassettine di pane.


Intagliate delle cassettine di mollica di pane fresco, quando gli averete data quella forma che credete, tagliategli la parte di sopra tutta all’intorno colla punta del coltello, lasciandogli soltanto un picciolo bordino, che forma la grossezza dell’orlo della cassettina, IV.056 e così formarete il coperchio, e vacuo di dentro. Abbiate una padella al fuoco con strutto vergine assai caldo, poneteci dentro le cassettine, fategli prendere subito un bel color d’oro, indi mettetele sopra una tovaglia, e col coltello alzategli il coperchio, e vuotategli la mollica di dentro. Se le volete servire col coperchio lo rifilarete dalla parte di sotto, tagliandogli la mollica. In questa guisa presso a poco si fanno tazze, vasche ec. I crostini in qualunque maniera siano tagliati, tutti si friggono di un bel colore nel butirro, o nello strutto.


 
Bordi, e Contorni de’ Piatti.


Tagliate delle strisce di mollica di pane fresco, tutte eguali, e grosse, e larghe secondo il bordo che volete fare, spizzatele da una parte a guisa di creste, e misurate quante ve ne vogliono per la circonferenza del piatto; sbattete tre o quattro uova, inzuppateci dentro le strisce di pane, scaldate sopra il fuoco il piatto che dovete servire, attaccateci le strisce tutto all’intorno del bordo ben commesse, e saldate, colla spizzatura al di sopra. Potete se il bordo è grande fargli anche all’intorno de’ fiori, o altri lavori, colla stessa mollica di pane tagliata assai sottile, e inzuppata nell’uovo sbattuto. Legate il bordo all’intorno collo spago. Se dentro ci mettete Maccaroni, lasagne, Gnocchi, polenta ec. allora gli farete prendere colore al forno unitamente alla vivanda. Se poi ciò che ci porrete sarà già cotto, allora gli farete prendere prima un bel colore al forno; e nell’una o altra maniera lo servirete senza lo spago. IV.057 Questi bordi li potete fare grandi, piccioli, e come vi pare.
Per i contorni, questi si fanno in diverse maniere, cioè d’erbe, di pane, e di pasta. Per questi ultimi si taglia con una picciola stampa di latta la mollica di pane, tagliata prima in fette sottili, o della pasta brisè tirata anch’essa sottile, o mezza sfoglia, e si frigge di un bel color d’oro; si scalda il piatto che dovete servire, e quindi col bianco d’uova sbattuto si attaccano diritti gli anelletti, o serpette, o mostaccioletti, che averete tagliati e fritti, e che l’uno tocchi l’altro. In quanto all’erbe, queste sono più adattate a contornare i piatti freddi, che caldi, mentre ne’ piatti caldi perdono ordinariamente i loro colori. Per verità si fanno dei bei lavori su questo genere, tanto diritti, che spianati, che ora non sono più in uso, con carota gialla, e rossa, tartufo, rapa, pistacchi, acini di granato, foglie, e fusti di petrosemolo, foglie di dragoncello ec. Questi lavori si fanno all’intorno del piatto, bagnato con un’idea di bianco d’uovo sbattuto, soltanto ove possa il disegno. lo non biasimo siffatti lavori per guarnire, ed ornare i Rifreddi, come dirò a suo luogo, ma li dissapprovo nei piatti caldi, ove sembra che il buon gusto assolutamente vi ripugni. All’Articolo de’ Rifreddi si dirà ancora qualche cosa per la loro Decorazione.


 
IV.058
CAPITOLO SECONDO.


Delle Erbe, e Uova.


Avvertimento sopra le Erbe, e I’Uova.


Le Erbe devesi osservare che siano fresche, e colte nello stesso giorno, specialmente piselli, fava, sparagi, carciofi, finocchi, cavoli fiori, fagioletti, pomidoro, zucchette, salse fine, spinaci ec., precauzione infinitamente importante, da cui dipende la dolcezza, tenerezza, e buon sapore dell’erbe; quelle che non hanno toccato acqua, sono sempre migliori delle altre, che sono state lavate, e bagnate più volte.
Le Uova si devono scegliere meno stantive, che sia possibile, e specialmente nell’estate; mentre un solo uovo cattivo, guasta una vivanda in guisa, che non è possibile di poterla mangiare. Tutte le uova i di cui bianchi debbono essere sbattuti in fiocca, e quelle che impiegasi per vivande cotte a Bagno-maria, per liason ec. debbano essere freschissime; come anche quelle che si vogliono fare Sperse, fritte, allo Specchio, Brugliè ec.


 
Piselli fini al butirro maniè.


Antremè = Le primizie dei piselli ci vengano recate da Terracina, e non sono stimati, che per la novità. I Romaneschi che vengono in seguito sono di un sapore eccellente, e molto superiori agli altri. Per apprestarli al butirro maniè: prendete dei piselli freschi, piccoli, IV.059 teneri, colti di recente, sbucciati allora, e di buona qualità; metteteli in una cazzarola con acqua fresca, ed un pezzo di butirro, maneggiateli colla mano, scolateli bene dall’acqua, passateli sopra il fuoco con un mazzetto d’erbe diverse, e un poco di sale, bagnateli poscia con due bicchieri d’acqua bollente, fateli cuocere a fuoco allegro, e consumare quasi tutta l’acqua. Quando saranno cotti levate il mazzetto, metteteci un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, fate stringere sopra il fuoco, spolverizzate con un poco di zucchero fino, che siano ben legati, e serviteli guarniti all’intorno con crostini di mollica di pane fritti nel butirro.


 
Piselli fini nel loro sugo.


Antremè = Maneggiate in una cazzarola con acqua, e un pezzo di butirro dei piselli fini, scolateli, aggiungeteci qualche cuoretto di lattuga, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di aneto, un pezzetto di prosciutto, e poco sale, fateli cuocere a piccolo fuoco, movendoli di tempo in tempo, fintanto che saranno cotti, e consumato il loro sugo. Allorché sarà il momento di servire, levate il mazzetto, e prosciutto, metteteci un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, fate stringere sopra il fuoco, spolverizzate con un poco di zucchero, e servite con crostini fritti all’intorno.


 
Piselli fini alla crema.


Antremè = Quando i piselli saranno maneggiati con acqua, e butirro, scolateli bene, metteteci un mazzetto d’erbe diverse; passateli IV.060 sopra il fuoco, bagnateli poscia con un bicchiere d’acqua bollente. Allorché saranno quasi cotti, e consumata tutta l’acqua, poneteci un poco di fiore di latte bollente, poco sale, fate finire di cuocere, e nel momento di servire legateli con un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, un pochino di zucchero in polvere, e serviteli ben legati, con crostini fritti all’intorno.


 
Piselli fini all’Erbe fine.


Antremè = Lavate, e scolate dei piselli fini, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, cipolletta, petrosemolo, e un pochino di aneto, il tutto trito, niente sale, pepe schiacciato, fettine di prosciutto, fateli cuocere sopra un fuoco leggiero, bagnandoli di tempo in tempo con un poco di Culì. Quando saranno cotti serviteli con crostini all’intorno fritti nel butirro.


 
Piselli fini all’Inglese.


Antremè = Lavate e scolate dei piselli fini assai teneri: metteteli in una cazzarola con un bicchiere di acqua bollente, un poco di sale, ed un mazzetto d’erbe diverse; fateli bollire a fuoco allegro, e consumare tutta l’acqua, indi mettete un buon pezzo di butirro fresco nel piatto che dovete servire, versateci sopra i piselli ben bollenti, senza il mazzetto, che il butirro resti coperto, e servite. Questi piselli debbano essere cotti, e serviti subito. Alcuni Inglesi li condiscono in Tavola con il butirro fresco, che squagliano con i piselli bollenti.


 
IV.061
Piselli fini alla Provenzale.


Antremè = Mettete in una cazzarola tre oncie di ventresca tagliata in fettine assai fine, fatela sudare sopra un picciolo fuoco, fintantoché sarà quasi cotta, metteteci allora due libbre di piselli fini, un pezzo di butirro, un mazzetto di erbe diverse, passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere d’acqua bollente; fate cuocere a fuoco allegro, e consumare tutta l’acqua, indi levate il mazzetto, e servite con quasi niente salsa, e crostini. In luogo dell’acqua potete bagnarli con sugo bollente.


 
Piselli fini al Culì di prosciutto.


Antremè = Lavate, e scolate dei piselli fini, passateli in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, niente sale, un mazzetto d’erbe diverse, quando saranno quasi cotti levate il prosciutto, e mazzetto, aggiungeteci un poco di Culì di prosciutto, fate consumare a quasi niente Salsa, e servite con crostini fritti intorno.


 
Piselli fini alla Pulette.


Antremè = Quando averete passati i piselli come sopra, in luogo del Culì di prosciutto, metteteci un poco d’Italiana bianca, o Culì bianco, ovvero sbruffateci un pochino di farina, e bagnate con un poco di brodo bianco, fate bollire, e consumare a poca Salsa, indi levate il prosciutto, e mazzetto, legate con una liason di due rossi d’uova stemperata con un cucchiaio di brodo, e servite con un poco di zucchero in polvere.


 
IV.062
Piselli fini all’Italiana.


Antremè = Ponete in una cazzarola un poco di olio fino, un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, un poco d’aneto, il tutto trito, delle fettine fine di prosciutto, uno spicchio d’aglio infilato con un garofano, passate sopra il fuoco, quindi metteteci una libbra di piselli fini, niente sale, pepe schiaccialo, fateli cuocere sopra un fuoco leggiero, senza bagnarli mai, levateci l’aglio e serviteli guarniti di crostini fritti all’intorno.


 
Piselli Golù alla Liason.


Antremè = Questi sono una specie di piselli ,che si mangiano con tutta la buccia. Per apprestarli nettateli come i fagioletti fini, prolessateli circa un quarto d’ora nell’acqua bollente, indi scolateli, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, con un pochetto d’aneto, passateli sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco, e poco sale, fate cuocere, e consumare a quasi niente Salsa. Nel momento di servire, levate il mazzetto, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con due cucchiai di fiore di latte, e servite con un poco di zucchero in polvere.


 
Piselli Golù in Fricassè.


Antremè = Questi, e diversi altri si troveranno all’Articolo delle Erbe solite mangiarsi dall’Em[intentissim]o de Bernis, che saranno descritte alla fine di quest’Opera.


 
Fava fresca alla crema.


Antremè = Levate alla fava fresca la prima, e seconda buccia, fatela imbianchire un momento IV.063 all’acqua bollente, scolatela, mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, con un poco d’aneto, sale, una fetta di prosciutto, cipolletta, e petrosemolo trito, passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate quindi con brodo bianco buono, fate cuocere, e consumare a poca Salsa. Quando saranno cotte, levate il mazzetto, e prosciutto, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, e servite con un poco di zucchero fino, e crostini fritti intorno.


 
Fava fresca alla Maitre d’Hotel.


Antremè = Imbianchite la fava fresca come sopra, scolatela, mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, con un pochetto d’aneto, poco sale, passate sopra il fuoco, bagnate con acqua bollente; fate bollire, e consumare quasi tutta l’acqua. Nel momento di servire levate il mazzetto, poneteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, fate stringere sopra il fuoco, metteteci un poco di zucchero fino, e servite con crostini fritti all’intorno.


 
Fava fresca al prosciutto.


Antremè = Dopo che averete imbianchita la fava fresca, come la precedente, fatela cuocere, come i Piselli all’Italiana, pag. 62, ma bagnatela con un poco di Culì, e servitela con un pochino di zucchero in polvere, e crostini di pane fritti all’intorno. La fava fresca si può accomodare in molte guise come i piselli, ma bisogna che sia tenera, e di buona qualità, e colta, e sbucciata di recente. Si può servire all’Inglese, come i Piselli.


 
IV.064
Fagioletti verdi in Fricassè.


Antremè = Mondate de’ piccioli fagioletti verdi, che sono i più teneri: se sono alquanto grossi, tagliateli in corti filetti, fateli cuocere nell’acqua bollente, con sale, e un pezzo di butirro, se volete, quando saranno cotti scolateli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, e una fetta di prosciutto, petrosemolo, cipolletta, e scalogna, il tutto trito, indi sbruffateci un poco di farina, bagnate con brodo bianco buono, fate bollire, e consumare a poca Salsa, metteteci i fagioletti, condite con sale, e pepe schiacciato, fategli prendere sapore sopra un picciolo fuoco, circa mezz’ora, legateli poscia con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, levate il prosciutto, e servite con sugo di limone, e crostini fritti all’intorno.


 
Fagioletti verdi al Culì di Pomidoro.


Antremè = Abbiate delli fagioletti fini allessati come i precedenti, e scolati. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, e una cipolletta trita, bagnate con Culì di prosciutto, che trovarete nel Tom. I. pag. 7, fate bollire, e consumare a poca Salsa, metteteci i fagioletti, conditeli con poco sale, e pepe schiacciato, fateli stufare come i precedenti, levate il mazzetto, e prosciutto, e servite con sugo di limone, e crostini fritti all’intorno.


 
Fagioletti verdi all’Essenza di prosciutto.


Antremè = Quando la Salsa sarà passata come sopra, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate IV.065 coll’Essenza di prosciutto, fate bollire, e consumare, metteteci i fagioletti, finiteli, e serviteli nello stesso modo.


 
Fagioletti verdi all’Inglese.


Antremè = Poco prima di servire fate cuocere dei fagioletti fini con acqua e sale, scolateli bollenti, e serviteli subito, come i Piselli all’Inglese, pag. 62. Anche questi molti Inglesi li condiscono in Tavola con il butirro fresco, che squagliano con i fagioletti caldi. Se sono grossi tagliateli a filetti, prima di cuocerli.


 
Fagioletti verdi all’Alemande.


Antremè = Fate cuocere i fagioletti fini con acqua e sale, indi scolateli, metteteli in una cazzarola con buon brodo bianco, poco sale, e pepe schiacciato, fategli prendere sapore sopra un picciolo fuoco; quindi scolateli, poneteli sopra il piatto, e serviteli con sopra una Salsa alla Tedesca, fatta con butirro, fiore di latte, e due rossi d’uova crude, che trovarete nel Tom. V. all’Articolo delle Salse, e crostini fritti all’intorno.


 
Fagioletti verdi alla Savoiarda.


Antremè = Abbiate dei fagioletti fini allessati come per Fricassè, e scolati, metteteli in una cazzarola con un poco di Culì, e sugo, sale, pepe schiacciato, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, fateli bollire finché sarà consumata quasi tutta la Salsa. Nel momento di servire levate il mazzetto, e prosciutto, metteteci un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, capperi triti, un filetto d’aceto, fate stringere sopra il fuoco, e servite. IV.066 Tutti questi Antremè li potete guarnire con crostini di pane fritti nel butirro.


 
Fagioletti verdi all’Erbe fine.


Antremè = Tagliate in filetti dei fagioletti fini, fateli cuocere con acqua, e sale, e un pezzo di butirro, indi scolateli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco una cipolletta trita, con un pezzo di butirro, allorché sarà divenuta color d’oro, aggiungeteci una fetta di prosciutto, e petrosemolo trito, bagnate con Culì, e un poco di sugo, fate consumare per metà, metteteci i fagioletti, conditeli con sale, e pepe schiacciato, fateli bollire ancora un poco, e serviteli, levando il prosciutto, con un filetto d’aceto, e crostini di pane fritti all’intorno.


 
Fagioletti verdi alla Perla.


Antremè = Mondate i fagioletti verdi, lasciateli interi, passateli un momento all’acqua bollente, scolateli, metteteli a cuocere con brodo grasso, qualche fettina di lardo, e prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato. Quando saranno cotti, scolateli, asciugateli sopra un panno pulito, intingeteli in una pastella da frittura, che trovarete nel Tom. I. pag. 21, fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Fagioletti verdi alla Bernabita.


Antremè = Capate, e fate cuocere dei fagioletti fini con acqua bollente, e sale, indi scolateli bene, conditeli con un poco d’olio, sale, e pepe schiacciato. Nel momento di servire sbattete uno o due uova, mescolatele bene colli fagioletti, infarinateli, spolverizzateli dalla farina, IV.067 fateli friggere nello strutto di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Fagioletti verdi Fritti.


Antremè = Fate cuocere i fagioletti verdi interi, con acqua, e sale; indi scolateli, marinateli con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato. Quando saranno quasi freddi, mescolateli con uno o due uova sbattute, e spolverizzateli con metà mollica di pane grattato, e metà parmigiano grattato mescolato insieme. Alcuni vi aggiungono un terzo di farina; fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto all’intorno.


 
Fagioli bianchi alla Pulette.


Antremè = Abbiate dei fagioli bianchi freschi, fateli cuocere con acqua, mettendoci a due terzi della cottura un poco di sale, scolateli, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, una cipolletta, o due trite, una fetta di prosciutto, sale, pepe schiacciato, passateli un momento sopra il fuoco; indi metteteci un poco d’Italiana bianca, ovvero sbruffateci un tantino di farina, e bagnate con un poco di brodo bianco, fateli stufare dolcemente sopra un fuoco leggiero. Nel momento di servire, levate il prosciutto, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, o fiore di latte, e servite con un poco di noce moscata, un filetto d’aceto, o sugo di agresto, o limone, e crostini fritti intorno.


 
Fagioli bianchi alla Servante.


Antremè = Scolate i fagioli dopo cotti come sopra, metteteli in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, una cipolletta, e IV.068 petrosemolo trito, sale, e pepe schiacciato; fate stufare mezz’ora sopra un picciolo fuoco. Nel momento di servire legateli con una liason, e serviteli come i precedenti.


 
Fagioli bianchi alla Provenzale.


Antremè = Ponete in una cazzarola dei fagioli bianchi cotti all’acqua e ben scolati, con un buon pezzo di butirro fresco, cipolletta, scalogna, e petrosemolo, il tutto trito, una fetta di prosciutto, sale, pepe schiacciato, e noce moscata, passate un momento sopra il fuoco, indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con poco sugo assai colorito, fate stufare leggiermente, levate il prosciutto, e servite con poca Salsa, e un filetto d’aceto, o sugo di limone, o di agresto, e crostini fritti intorno.


 
Fagioli bianchi alla Purè di Cipolle.


Antremè = Questi si apprestano come i fagioli bianchi al Rosso, pag. 23, e solo variano, che si aggiunge un poco di Purè di cipolle nella Salsa, e si finiscano, e si servano nello stesso modo. Alcuni non digrassano la Salsa dei fagioli al Rosso, acciò che il butirro gli dia maggior sapore.


 
Fagioli bianchi alla Maitre d’Hotel.


Antremè = Vedeteli all’Articolo degli Antremè di magro nel Tom. VI.


 
Lenticchie all’Erbe fine.


Antrè = Mettete un buon pezzo di butirro, e una fetta di prosciutto in una cazzarola con cipolletta novella, petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, un poco d’aneto, il tutto trito; passate sopra il fuoco, stemperateci poscia un’alice passata per setaccio, poneteci delle IV.069 lenticchie cotte all’acqua, e ben scolate, conditele con sale, pepe schiacciato, bagnatele con un poco di Culì, fatele bollire dolcemente, e consumare a poca Salsa, levate il prosciutto, e servitele con un filetto d’aceto e crostini fritti intorno.


 
Lenticchie in Fricassè.


Antrè = Fate un Rosso con un pezzo di butirro, ed un pizzico di farina, quando sarà divenuto color d’oro, metteteci una cipolla trita lavata e spremuta, fatela divenire anch’essa color d’oro sopra un fuoco leggiero; indi bagnate con sugo, o brodo buono, poneteci delle lenticchie cotte all’acqua, e ben scolate, condite con sale, pepe schiacciato, un pezzetto di butirro fresco, fate cuocere, e consumare a poca Salsa, e servite con un filetto d’aceto, come sopra.


 
Lenticchie in ragù.


Antrè = Ponete in una cazzarola delle lenticchie cotte all’acqua, e ben scolate, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un poco di sugo, e Culì, un mazzetto di petrosemolo con una cipolletta novella, uno spicchio d’aglio, due garofani, sale, pepe schiacciato; fate bollire, e consumare a poca Salsa, levate il prosciutto, e mazzetto, e servite con un filetto d’aceto, come sopra.


 
Broccoli alli Tartufi.


Antremè = Mondate bene i broccoli, e fateli cuocere con acqua, sale, e un pezzo di butirro; indi scolateli, aggiustateli sopra il piatto, e serviteli con sopra un ragù di IV.070 tartufi, che trovarete alla pag. 20, ma senza digrassarlo, e fatto con vino bianco, e due alici.


 
Broccoli alla Salsa Turnè.

[Broccoli alla Salsa Turnè.]


Antremè = Quando averete cotti i broccoli, aggiustateli sopra il piatto, e serviteli con sopra una Salsa fatta in questa maniera.

Salsa Turnè

Ponete in una cazzaroletta un buon pezzo di butirro, Culì quanto basti per la Salsa, un pochino di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e osservate che non senta la farina; servitela sopra i broccoli ben caldi, con un pizzico di capperi fini interi, e un buon sugo di limone.


 
Broccoli alla Salsa di butirro.


Antremè = Fate cuocere dolcemente in una cazzarola con un poco di butirro, e un pochino di sale, tre o quattro tartufi mondati, e tagliati in fette. Nel momento di servire mettete in un’altra cazzarola un buon pezzo di butirro fresco, un pizzico di farina, mezzo bicchiere di sugo di manzo, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, poneteci le fette di tartufo cotte; fate stringere sopra il fuoco, e bollire un momento, acciò non senta la farina; spremeteci il sugo di un limone, e versate sopra i broccoli cotti con acqua e sale, aggiustati sul piatto ben verdi e caldi.


 
Broccoli in diverse maniere.


Antremè = I Broccoli all’Erbe fine, all’Alemande, in bignè si apprestano come i cavoli fiori. Per prepararli al butirro, e all’Olio, vedeli all’Erbe di magro nel Tom. VI. Cap. II.


 
IV.071
Cavoli fiori a diverse Salse, e ragù.


Antremè = A misura che mondate i cavoli fiori poneteli nell’acqua fresca. Fate un Bianco con brodo, o acqua, un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, e sale; quando bolle metteteci i cavoli fiori, tirateli fuori del fuoco prima che siano del tutto cotti, mentre finiranno di cuocere nel loro brodo. Per servirli, scolateli, asciugateli, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire, e versateci sopra una Salsa di vostro genio, o un ragù. Le Salse le più adattate sono al butirro, alli Tartufi, Turnè, Asce ec., ovvero un ragù di animelle, di fegatini, di code di gamberi, di tartufi ec. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I. ed i ragù in questo, Cap. I.


 
Cavoli fiori alla crema.


Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro qualche dadino di vitella, e prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sbruffateci quindi un pizzico di farina, bagnate con un poco di consomè, o altro brodo bianco buono, mezza foglietta di fiore di latte, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire, e consumare per metà, che la Salsa sia ben legata, passatela al setaccio; mettetene un terzo nel fondo del piatto che dovete servire, aggiustateci sopra i cavoli fiori cotti in un Bianco come sopra, e ben scolati, copriteli col rimanente della Salsa, spolverizzate sopra metà mollica di pane grattata fina, e metà parmigiano grattato mescolato insieme, aspergete bene con butirro squagliato; fategli prendere un bel colore al forno, e servite subito.


 
IV.072
Cavoli fiori alla Besciamelle.


Antremè = Questi si apprestano esattamente come i precedenti, alla sola riserva, che nel fondo del piatto, e tramezzo i cavoli fiori, e la Salsa, come anche sopra, si pone del parmigiano grattato in una discreta quantità, e si finiscano, e si servano come gli altri.


 
Cavoli fiori al parmigiano.


Antremè = Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di brodo bianco buono, e mezzo bicchiere di latte, o panna, fate stringere sopra il fuoco acciò non senta la farina, e condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; ponete un poco di questa Salsa nel fondo del piatto che dovete servire, con parmigiano grattato sopra, aggiustateci sopra i cavoli fiori ben scolati, e asciugati dal loro Bianco, versateci sopra il restante della Salsa, e spolverizzate bene con parmigiano grattato, aspergete con butirro squagliato, fate prendere un bel colore al forno, e servite subito.


 
Cavoli fiori alli Tartufi.


Antremè = Quando sono cotti i cavoli fiori in un Bianco, ben scolati, e aggiustati sopra il piatto; serviteli con sopra un ragù alli tartufi, come i Broccoli pag. 69. Ovvero fate una Salsa di butirro come quella dei Broccoli pag. 70, e servitela sopra i cavoli fiori.


 
Cavoli fiori all’Erbe fine.


Antremè =Passate sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, scalogna, cipolletta, petrosemolo, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del IV.073 fuoco due alici passate al setaccio, bagnate con Culì quanto basti per la Salsa, condite con poco sale, pepe schiacciato, poneteci un pezzo di butirro fresco, fate stringere sopra il fuoco; indi aggiungeteci un pizzico di capperi fini interi, ed un filetto d’aceto, o sugo di limone, e servite sopra i cavoli fiori cotti in un Bianco, e bene asciugati, e aggiustati sopra il piatto.


 
Cavoli fiori all’Alemande.


Antremè = Ponete in una picciola cazzarola un pezzo di butirro, un poco di Culì bianco, o Italiana bianca, due, o tre rossi d’uova crudi, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e servite con un gran sugo di limone, petrosemolo trito imbianchito, e un pizzico di capperi fini interi, sopra a dei cavoli fiori cotti in un Bianco, ben scolati, e aggiustati sopra il piatto.


 
Cavoli fiori in bignè.


Antremè = Quando i cavoli fiori saranno cotti in un Bianco come sopra, o con acqua, e sale, scolateli bene, intingeteli in una pastella da frittura, che trovarete nel Tom. I. pag. 21, fateli friggere nello strutto di bel colore, e serviteli guarniti di petrosemolo fritto.


 
Cavolo Ripieno.


Antrè = Prendete un cavolo Bolognese, levategli le foglie più verdi, imbianchitelo all’acqua, scolatelo, e spremetelo; levategli tutte le foglie, ponetene tre o quattro una sopra all’altra, riempitele tramezzo di una buona farsa di vostro genio, vedete l’Articolo delle Farse; formatene tante Rulade bislunghe, o rotonde IV.074 come pomi, legatele, fatele cuocere con brodo buono, qualche fetta di lardo, di prosciutto, di carota, di cipolla, e di panè, sale, pepe schiacciato. Quando saranno cotte, scolatele bene dal grasso, e servitele con sopra una Salsa alla Spagnuola, o Culì. Potete anche servirle per Guarnizione intere, o tagliate per mezzo.


 
Cavolo Ripieno di Riso.


Antrè = Prollessate un cavolo Bolognese, indi levategli le foglie più verdi, il cuore di mezzo, e tagliategli tutte le coste delle foglie. Abbiate un Riso cotto, come è descritto nel Tom. III. pag. 143, riempiteci il cavolo, e dategli la sua forma primiera, legatelo all’intorno; fatelo cuocere in una Bresa come sopra. Quando sarà cotto, scolatelo, asciugatelo bene dal grasso, scucitelo, e servitelo con sopra una Salsa alla Spagnuola. Vedetela nel Tom I. pag. 65. Potete formarne le Rulade come le precedenti, cuocere nella stessa maniera, e servirle per Antrè, per zuppa con un buon brodo chiaro, e per Guarnizione.


 
Ruladine di Cavolo.


Guarnizione = Allessate un cavolo Bolognese, levategli tutte le foglie più tenere, tagliategli le coste, stendetene tre, o quattro una sopra all’altra, involtatele bene strette alla grossezza di una salciccia, spremetele, tagliatele lunghe un pollice. Quando le averete fatte tutte, prendete una cazzarola grande, metteteci nel fondo qualche fettina di cipolla, di carota, di lardo, di prosciutto, aggiustateci sopra le Ruladine di cavolo ben strette, e IV.075 serrate, che una non stia sopra all’altra; coprite di sopra, come di sotto, con due scalogne, e due spicchi d’aglio, condite con sale, pepe schiacciato, qualche garofano; bagnate con brodo bianco buono non digrassato, quanto restino coperte; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, scolatele, asciugatele tramezzo un panno pulito, rifilatele da capo, e da piedi, e guarniteci ciò che vorrete, tramezzandole con delle cipollette bianche cotte con buon brodo, qualche picciola salciccia ec.


 
Cipolle Glassate.


Antremè = Le grosse, e picciole cipolle si apprestano nella medesima maniera. Per farle, mondate la quantità delle cipolle che credete a proposito, imbianchitele un momento all’acqua bollente, mettetele in una cazzarola giusta alla loro quantità, con un pezzo di butirro, sale, e un pochino di zucchero se volete, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra; allorché averanno preso un bel color d’oro da una parte, voltatele dall’altra; fatele colorire, e glassare egualmente, e servitele con una porzione del loro butirro, e un gran filetto d’aceto. Potete servirvi di queste cipolle per guarnire un gran numero di Antré.


 
Cipolle Ripiene.


Antremè = Allorché le cipolle saranno mondate, vuotatele al di dentro il più che potete con un cava frutti, o colla punta di un coltello, riempitele con un poco di farsa di Chenef, o di Gratino cotta, metteteci nel mezzo un picciolo Salpiccone d’animelle, ben ristretto, e legato con rossi d’uova, e sugo di limone; IV.076 quindi aggiustatele in una cazzarola con fette di lardo, e prosciutto sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, un poco di brodo bianco buono, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotte, scolatele bene dal grasso, asciugatele, e servitele con sopra una Salsa al Culì di pomidoro, o di prosciutto. Potete, se volete, metterci dei beccafichi, o ortolani passati un momento sopra il fuoco in una cazzarola con un pochino di butirro, erbe fine, sale, pepe schiacciato, e porli nelle cipolle, in luogo del salpiccone.


 
Cipolle al parmigiano.


Antremè = Quando le cipolle saranno cotte come sopra o ripiene, o non ripiene, scolatele bene, prendete il piatto che dovete servire, metteteci nel fondo un poco di butirro squagliato, Culì, e parmigiano grattato, un poco di besciamella, aggiustateci sopra le cipolle: se sono ripiene, o grosse o picciole, ponetecele intere; se sono grosse e al naturale, tagliatele in due o quattro parti; se picciole intere, copritele di besciamella, spolverizzatele bene di parmigiano grattato, aspergetele di butirro squagliato, pepe schiacciato, fatele glassare ad un forno temperato, e servitele con un poco di Culì.


 
Gattò di Cipolle.


Antremè = Mondate, e tagliate in mezzo otto cipolle grosse, tagliatele un poco dalla parte della radica; indi tagliatele assai fine per traverso, lavatele nell’acqua fresca, asciugatele IV.077 bene in un panno bagnato, mettetele in una cazzarola con un grosso pezzo di butirro; fatele cuocere leggermente, e divenire d’un bel color d’oro; sbruffateci allora un buon pizzico di farina, bagnate la metà Culì, e la metà fiore di latte, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate bollire, e consumare a poca Salsa, dovendo essere molta densa; fate raffreddare. Abbiate una cazzarola giusta la quantità delle cipolle, imbutirratela con butirro freddo chiarificato, spolverizzatela di mollica di pane grattato fino. Sbattete tre uova, ponetele nelle cipolle con un filetto d’aceto, mescolate bene, versate nella cazzarola, spolverizzate anche sopra con mollica di pane; fate cuocere ad un forno temperato, un’ora e più. Quando sarà cotto il Gattò rivotatelo sopra il piatto, e servitelo con un pochino di sugo all’intorno; osservate che dentro il forno deve crepare, e crescere come un pane di Spagna. Segno che allora sarà cotto.


 
Rape al fiore di Latte.


Antremè = Mondate quattro o sei belle rape, allessatele, mettetele a cuocere con brodo buono grasso, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato. Quando saranno cotte, scolatele, tagliatele in mezzo, e poi in fette per traverso non tanto sottili. Abbiate un poco di besciamella fatta con fiore di latte, o capo di latte, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fatta stringere, e bollire sopra il fuoco, che non senta la farina, passata al setaccio, e che sia densa una IV.078 cosa giusta; ponetene un poco nel fondo del piatto, spolverizzate con parmigiano grattato, aggiustateci sopra le fette di rape con simetria, coprite colla besciamella, e parmigiano; fate così suolo per suolo, e finite colla besciamella, e parmigiano grattato, aspergete sopra con butirro squagliato; fate prendere un bel colore al forno, e servite.


 
Rape Glassate.


Antremè = Queste si apprestano esattamente come le cipolle, ma si spolverizzano con un poco di zucchero fino, allorché si pongono a cuocere, e si servono nello stesso modo.


 
Gattò di Rape.


Antremè = Allorché avete mondate, e lavate le rape, tagliatele in piccioli dadini assai minuti, imbianchitele un momento all’acqua bollente, scolatele bene, ponetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, passatele sopra un fuoco leggiero, fatele divenire di un pallido color d’oro; indi metteteci un buon pizzico di farina, bagnate metà fiore di latte, e metà Culì bianco, o brodo bianco buono, condite con sale, pepe schiacciato, fatele bollire dolcemente, e consumare a pochissima Salsa assai densa. Quando saranno raffreddate, aggiungeteci tre uova sbattute, un poco di zucchero fino; versatele in una cazzarola bene imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane, fate cuocere ad un forno temperato più d’un’ora, e servite di un bel colore d’oro, o senza Salsa, o con un poco di sugo nel bordo del piatto.
Potete fare questo Gattò, con le rape passate al setaccio, bagnate con Culì di vitella, e IV.079 fiore di latte, e aggiungerci poi un pugno di parmigiano grattato, ma senza zucchero.


 
Rape in ragù.


Antremè = Vedetele all’Articolo de’ ragù. Per Antremè si servono, nella stessa maniera.


 
Rape al parmigiano.


Antremè = Quando le rape saranno cotte come quelle al fiore di latte, tagliatele in mostaccioletti, o fettine, conditele sopra il piatto ben disposte, con besciamella fredda mescolata con due rossi d’uova crude, parmigiano grattato, e butirro sotto e sopra; fategli prendere colore al forno, e servitele subito.


 
Rape in Cassettine.


Antremè = Intagliate otto belle cassettine, o canestrelle di rape; imbianchitele un momento all’acqua bollente, scolatele; ponetele in una cazzarola con brodo buono, fette di lardo, e prosciutto sotto e sopra, poco sale, due garofani; fatele cuocere con fuoco sotto e sopra; osservate però, che non passino di cottura. Nel momento di servire scolatele sopra un panno pulito, riempitele di un picciolo ragù, o Salpiccone cotto di vostro genio, e servitele con sotto un poco di brodo chiaro colorito.


 
Carote alla Pulette.


Antremè = Intagliate delle carote novelle, a fusarolette, o olive, o prugnoli, o come vi pare, fatele cuocere per metà all’acqua bollente, scolatele, ponetele in una cazzarola, con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, petrosemolo, e cipolletta trita; passatele sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco IV.080 buono; fate bollire dolcemente, e consumare a poca Salsa; indi digrassate, levate il mazzetto, e prosciutto, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con fiore di latte, e servite con sugo di limone, e un pochino di zucchero in polvere.


 
Gattò di Carote.


Antremè = Abbiate un Culì di carote, come è descritto nel Tom. I. pag. 92, ma bagnato con fiore di latte, e assai denso; allorché sarà raffreddato, poneteci dei rossi d’uova, qualche bianco, e un poco di zucchero in polvere. Coprite tutto il di dentro di una cazzarola con strisce di carta bene imbutirrata, versateci dentro la composizione, e fate cuocere a Bagno maria per lo spazio di due ora, o più; indi rivoltate il Gattò sopra un coperchio, levategli tutta la carta, ponetelo con diligenza sopra il piatto, e servitelo con sopra un poco di sugo chiaro. Tanto questo Gattò, che quello di Purè di rape li potete fare con Culì, fiore di latte, e parmigiano grattato; cotti ambedue a Bagno maria, e serviti con sopra un poco di sugo chiaro.


 
Carote alla Sciantiglì.


Antremè = Fate cuocere all’acqua bollente delle carote gialle ben mondate; indi passatele al setaccio, ponetele in una terrina, metteteci un poco di butirro squagliato, mezzo bicchiere di panna di latte passata al setaccio, zucchero quanto basti, un pochino di sale, sei rossi d’uova crudi, tre bianchi sbattuti in fiocca, mescolate il tutto. Abbiate un piatto con un bordino all’intorno di pane, o di pasta, poneteci dentro la composizione; fate cuocere ad un IV.081 forno temperato, e servite con zucchero sopra. Se non ci volete porre la panna di latte metteteci più butirro.


 
Carote Sufflè.


Antremè = Fate cuocere all’acqua bollente delle carote gialle novelle ben mondate; quindi passatele al setaccio, e fatele disseccare in una cazzarola sopra il fuoco, movendole spesso con una cucchiaia di legno, versatele poscia sopra un piatto, e fatele raffreddare. Sbattete circa un’ora in una terrina alquanto tiepida sette oncie di butirro fresco squagliato, con sei rossi d’uova e tre bianchi, ma un uovo per volta; indi aggiungeteci le carote suddette, zucchero fino a proporzione, un pochino di cannella in polvere, mescolate il tutto bene. Abbiate un piatto con un bordino all’intorno di pane, o di pasta, poneteci dentro la composizione, fate cuocere ad un forno temperato, e servite subito con zucchero sopra.


 
Carote in bignè.


Antremè = Allorché le carote saranno cotte con acqua, e sale, o con brodo, tagliatele in fette lunghe quattro dita, e larghe uno, intingetele in una pastella da frittura, fatele friggere di bel colore, e servitele glassate di zucchero colla pala rovente.


 
Gattò di Porri.


Antremè = Questo si appresta precisamente come quello di cipolle, e si serve nello stesso modo. Vedete la pag. 76.


 
Selleri al Culì.


Antremè = Capate il più bianco de’ selleri, tagliateli lunghi quattro dita, imbianchiteli IV.082 all’acqua bollente, formatene due, o tre mazzetti legati, metteteli a cuocere con brodo buono, un pezzo di prosciutto, sale, una cipolletta con due garofani, due fette di lardo, un pezzetto di butirro. Quando saranno cotti, scolateli, asciugateli, scortateli, tagliateli nel mezzo, e aggiustateli sopra il piatto, versateci sopra un buon Culì di prosciutto, o una Spagnuola, o una Essenza di prosciutto, e serviteli.


 
Selleri al parmigiano.


Antremè = Allorché i selleri saranno cotti, asciugati, e tagliati nel mezzo. Prendete il piatto che dovete servire, ungete il fondo di butirro, e sopra il butirro besciamella fredda mescolata con due rossi d’uova crudi, parmigiano grattato, aggiustateli sopra i Selleri, copriteli con la besciamella, e parmigiano grattato, aspergeteli bene di butirro squagliato, o pezzettini di butirro fresco, un tantino di pepe schiacciato, fate prendere un bel colore ad un forno temperato, e servite con un poco di sugo chiaro.


 
Selleri al capo di latte.


Antremè = Mettete mezzo bicchiere di capo di latte in una picciola cazzarola, con un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, ponete sopra il fuoco, fate bollire, movendo sempre con una cucchiaia, e perdere il gusto di farina; indi passate al setaccio. Aggiustate sul piatto i selleri come sopra, con tramezzo e sopra il capo di latte suddetto, e parmigiano grattato, aspergete sopra di butirro squagliato, fate prendere un bel colore al forno, e servite.


 
IV.083
Selleri al butirro maniè.


Antremè = Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro maneggiato nella farina, mezzo bicchiere di sugo, o Essenza di prosciutto, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, che non senta più la farina, e servite con sugo di limone sopra a dei selleri cotti come sopra, scolati, tagliati nel mezzo, e aggiustati bene sopra il piatto.


 
Gattò di Selleri.


Antremè = Tagliate il più bianco, e tenero dei selleri assai fino, allessateli all’acqua bollente, scolateli, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, una cipolletta con due garofani, passateli sopra il fuoco, allorché principieranno ad asciugarsi, metteteci un pizzico di farina, bagnate con metà fiore di latte, e metà Culì bianco, o brodo bianco, o sugo, che siano più presto legati, conditeli con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate cuocere dolcemente, e consumare a poca Salsa. Quando saranno raffreddati levate il prosciutto, e la cipolletta, poneteci sei, o otto rossi d’uova crude e due bianchi, mescolate, versate in una cazzarola coperta di carta imbutirrata, fate cuocere al Bagno maria, e servite con sopra un poco di sugo chiaro. Potete anche farlo cuocere al forno spolverizzando la cazzarola imbutirrata di mollica di pane grattato fino. Alcuni aggiungono un pugno di parmigiano grattato nella composizione.


 
Selleri Fritti.


Antremè = Fate cuocere delle teste de’ selleri lunghe mezzo palmo, con acqua, e sale, o IV.084 brodo; indi asciugatele, e tagliatele in mezzo per lungo, infarinatele, indoratele, e fatele friggere nello strutto di bel colore; o intingetele in una pastella da frittura, e fatele friggere egualmente; ovvero sbattete due uova con parmigiano grattato, indorateci i selleri, spolverizzateli di mollica di pane grattata, fateli friggere nello stesso modo, e serviteli con petrosemolo fritto all’intorno.


 
Spinaci al sugo.


Antremè = Capate, e lavate bene dei spinaci freschi, e verdi, allessateli a tutta cottura all’acqua bollente, scolateli, e quando sono freddi spremeteli colle mani assai forte, tritateli assai fini, poneteli in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Poco prima di servire passateli sopra un fornello leggiero, movendoli spesso con una cucchiaia di legno, e lungamente, che siano ben prosciugati, e attaccati nel fondo della cazzarola, metteteci allora un pizzico di farina, bagnate con sugo poco per volta, e fate bollire mezzo quarto d’ora, che siano ben legati, e serviteli con crostini di mollica di pane all’intorno fritti nel butirro di bel colore.


 
Spinaci alla crema.


Antremè = Passate sopra il fuoco i spinaci come al sugo. Quando saranno ben rosolati, poneteci un pochino di farina, bagnate con fiore di latte, e Culì, sempre poco per volta, fate bollire un quarto d’ora, e serviteli assai densi, con crostini all’intorno.


 
IV.085
Spinaci alla Provenzale.


Antremè = Passate una cipolletta novella trita in una cazzarola sopra il fuoco con un buon pezzo di butirro, quando sarà color d’oro, tirate in dietro, e metteteci dei spinaci cotti all’acqua, ben spremuti, e tritati, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Nel momento di servire, passateli lungamente sopra il fuoco come il solito, metteteci un pizzico di farina, bagnateli metà Culì bianco, e metà fiore di latte, poco per volta, fateli bollire, e serviteli come sopra.


 
Spinaci all’Imperiale.


Antremè = Questi si fanno come quelli al sugo, alla sola diversità, che si bagnano con un Culì all’Imperiale, che trovarete nel Tom. I. pag. 11, e finiteli come gli altri; serviteli intorno con creste di pane fritti nel butirro, ovvero in cassettine di pane fritte. Vedete pag. 55.


 
Spinaci alla Gascogna.


Antremè = Quando averete cotti li spinaci, spremuti, e tritati assai fini, passateli sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, ed un poco di sale; allorché saranno ben rosolati, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnateli con fiore di latte poco per volta, fateli bollire circa un quarto d’ora, che siano assai densi; indi vuotateli in una terrina. Quando saranno freddi, aggiungeteci zucchero fino a proporzione, cannella in polvere, quattro, o cinque rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca, riempitene delle cassettine di carta, spolverizzate sopra con zucchero fino; fate cuocere ad un forno temperato, e servite subito.


 
IV.086
Spinaci al Culì.


Antremè = Capate, lavate, e scolate i spinaci, metteteli in una cazzarola sopra un picciolo fuoco finché saranno cotti; indi scolateli, quando saranno un poco raffreddati spremeteli colle mani, tritateli, metteteli in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata; nel momento di servire poneteli sopra il fuoco; quando saranno ben rosolati, movendo spesso colla cucchiaia, sbruffateci un pochino di farina, bagnateli con Culì poco per volta; fateli cuocere un quarto d’ora, che siano asciutti, e serviteli guarniti di crostini di pane fritti.


 
Gattò di Spinaci.


Antremè = Fate cuocere esattamente dei spinaci come al sugo, colla sola diversità che li bagnarete metà Culì, e metà fiore di latte, che siano ben densi; fateli raffreddare, poneteci allora quattro rossi d’uova, e due bianchi sbattuti insieme, mescolate bene; versate in una picciola cazzarola unta bene di butirro, e spolverizzata di mollica di pane grattata, metteteci anche un poco di detta mollica sopra; fate cuocere ad un forno temperato più d’un ora. Quando gonfia e forma delle crepaccie sarà sempre segno che è cotto, rivoltatelo, e servitelo con sotto un poco di sugo, o niente.


 
Coste di Bieda in diverse maniere.


Antremè = Prendete delle coste di bieta, polpute, bianche, e fresche, mondatele, e tagliatele della lunghezza che vorrete; fatele cuocere con acqua, sale, un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, e due IV.087 garofani; essendo cotte, e bianche, scolatele, mettetele in una buona Salsa turnè, e servitele con un filetto d’aceto, o sugo di limone. Potete anche passarle in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, bagnarle con un poco di Culì, farle consumare a poca Salsa, ed aggiustarle sopra il piatto con un poco di besciamella, parmigiano grattato sotto e sopra, butirro squagliato, e fargli prendere colore al forno. Ovvero mettetele in un buon Culì ristretto, e nel momento di servire poneteci un pezzo di butirro; fate stringere sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone. Le potete ancora servire con sopra una Salsa Turnè alla Tedesca, Tom. I. pag. 73. Fritte, come i selleri pag. 80. Alla Salsa bianca, come i Sparagi pag. 116.


 
Gattò d’Indivia.


Antremè = Questo si appresta come quello di spinaci, e si può cuocere al forno, e a Bagno-maria, coprendo la cazzarola di strisce di carta imbutirrata.


 
Lattughe alla Dama simona.


Antremè = Capate otto piedi di lattuga cappuccina, lavateli bene, prollessateli all’acqua bollente, passateli alla fresca, spremeteli, poneteli sopra la tovaglia, slargategli le foglie, tagliategli il cuoretto di mezzo, riempiteli di una farsa di Chenef delicata, o di Gudivò, ritornate le foglie al suo luogo, legateli con spago; metteteli in una cazzarola con sotto qualche fettina di lardo, di prosciutto, di cipolla, di carota, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, coprite di sopra come IV.088 di sotto, condite con sale, pepe schiacciato, bagnate con poco brodo bianco, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, asciugateli dal grasso, scioglieteli, spuntateli da capo, e da piedi, aggiustateli sopra il piatto tramezzati di crostini di mollica di pane tagliati a guisa di creste, e fritti nel butirro, e serviteci sopra un buon Culì di prosciutto, o Culì naturale. Allorché sono raffreddati li potete bagnare con uovo sbattuto, spolverizzarli di mollica di pane grattata, e parmigiano grattato mescolato insieme, e farli friggere nello strutto di bel colore. Se nella farsa ci metterete un poco di parmigiano grattato, averanno le lattughe miglior sapore. Queste lattughe le potete ancora servire per Guarnizione.


 
Cedrioli alla Sen Clù.


Antremè = Prendete quattro cedrioli diritti tutti eguali, quelli verdi pieni di tubercoli, e alquanto cannellati sono li migliori, mondateli all’intorno come se fossero torniti, tagliategli l’amaro da piedi, e spuntateli da capo, vuotateli con un coltello sottile, o con una striscia di canna puntuta, imbianchiteli all’acqua bollente, passateli alla fresca, asciugateli, riempiteli di una buona farsa di Chenef, pag. 41, alla quale averete mescolato un poco di parmigiano grattato; metteteli in una cazzarola con fettine di lardo, e prosciutto sotto e sopra, uno spicchio d’aglio, una cipolletta con due garofani, due scalogne, sale, pepe schiaccato, poco brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. IV.089 Quando saranno cotti, scolateli sopra una salvietta pulita, poneteli sopra il piatto, glassateli con una buona glassa di vitella, passateci sopra per un momento la pala rovente senza toccarli, e serviteli con sotto una Salsa alla Spagnuola, o Culì di prosciutto, o Naturale. Vi possono anche servire per Guarnizione tagliati in pezzi per traverso. Se non avete glassa, gli servirete sopra un buon Culì ristretto con sugo di limone.


 
Cedrioli alla Pulette.


Antremè = Mondate, tagliate l’amaro, e dividete i cedrioli in quattro parti, levategli la semenza, e tagliateli in grossi dadi; fateli imbianchire un momento all’acqua bollente. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un buon pezzo di butirro, con scalogna trita; quando sarà color d’oro metteteci i cedrioli ben scolati, conditeli di sale, pepe schiacciato, e petrosemolo trito, passateli sopra il fuoco con un pezzo di prosciutto, sbruffateci poscia un pizzico di farina, e bagnate con brodo buono: fateli bollire, e consumare a poca Salsa. Quando saranno cotti levate il prosciutto, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con fiore di latte, qualche pezzetto di butirro maneggiato con un pochino di farina, e servite con un buon sugo di limone, o di agresto.


 
Cedrioli in bignè.


Antremè = Quando i cedrioli saranno ripieni, e cotti come alla Sen-CIù, fateli raffreddare scolati dalla Bresa, tagliateli in fette, indorateli con uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane, e parmigiano grattato, e fateli IV.090 friggere di bel colore. Potete in luogo d’indorarli, e panarli, intingerli in una pastella da frittura, e friggerli egualmente.


 
Cedrioli alla crema.


Antremè = Tagliate in fettine assai fine tre oncie di vitella, ed una fetta di prosciutto; passatele in una cazzarola sopra un fuoco leggiero con un pezzo di butirro, una cipolletta con due garofani; quando sarà ben passato, e che si attacca alla cazzarola, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con mezza foglietta di fiore di latte, e un poco di brodo buono, fate bollire, e consumare a poca Salsa, passatela al setaccio, e poneteci dentro dei cedrioli tagliati in dadi, e quasi cotti con brodo, sale, e pepe schiacciato, e bene scolati; fateli finire di cuocere dentro la Salsa, e serviteli con crostini di pane fritti intorno.


 
Gattò di Cedrioli.


Antremè = Tagliate in fettine assai fine dei cedrioli prima mondati, levato l’amaro, ed i semi, e divisi in sei parti per lungo; marinateli in una terrina con una cipolla tagliata in filetti, sale, pepe schiacciato, e mezzo bicchiere d’aceto; dopo due ore, spremeteli forte colle mani pochi per volta; metteteli in una cazzarola con un grosso pezzo di butirro; ponete sopra un fuoco allegro, movendo sempre con una cucchiaia, finché saranno color d’oro; sbruffateci allora un buon pizzico di farina, bagnate metà sugo, e metà fiore di latte, che la Salsa sia bionda; fate bollire dolcemente, e consumare a poca Salsa; indi vuotate in una altra cazzarola. Quando saranno freddi IV.091 metteteci quattro rossi d’uova, e due bianchi sbattuti insieme, un filetto d’aceto, versate in una picciola cazzarola unta bene di butirro, e spolverizzata di mollica di pane grattato fino, mettetene anche un poco sopra, fate cuocere al forno, come quello di spinaci, e servite nello stesso modo.


 
Marignani Ripieni.


Antremè = I marignani piccioli, e bianchi sono i migliori, osservate che siano freschi; mondateli, vuotateli per la parte di sotto, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, passateli alla fresca, scolateli, riempiteli di una farsa di Chenef mescolata con un poco di midollo di manzo, e parmigiano grattato, aggiustateli in una cazzarola col buco al disotto, e fettine di lardo e prosciutto sotto e sopra, mezza cipolla in fette, uno spicchio d’aglio, due scalogne, sale, pepe schiacciato, due garofani, poco brodo ma buono senza digrassare; copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra, e assai ristretti. Quando saranno cotti scolateli dal grasso, e serviteli con sopra un buon Culì di prosciutto.


 
Gattò di Marignani alla Napolitana.


Antremè = Tagliate dei marignani mondati in fette per traverso, conditeli con un poco di sale, e metteteli in un rame bucato con un peso sopra, dopo due ore lavateli con acqua assai, spremeteli, e metteteli sopra una salvietta; infarinateli pochi per volta, e fateli friggere nello strutto di un bel colore. Abbiate una cazzarola giusta per il Gattò, IV.092 imbutirratela bene, e spolverizzatela di mollica di pane grattato fino; copritegli il fondo di fettine di mollica di pane poste con simetria, fateci un suolo di marignani, ed uno di parmigiano grattato, mescolato con un poco di basilico trito, e pepe schiacciato, ed un poco di Culì, e pezzetti di butirro; assaggiate se i marignani stanno bene di sale, altrimenti mettetene un poco nel parmigiano, seguitate così finché la cazzarola sarà piena; indi ponetela in un forno moderato, osservate che il Gattò non sia né troppo umido, né troppo asciutto, mentre da ciò dipende il buon esito di questa vivanda. Quando averà formato la sua crosta intorno, rivoltatelo, e servitelo, con un pochino di sugo sotto.


 
Marignani al parmigiano.


Antremè = Quando averete fritti i marignani come i precedenti; prendete il piatto che dovete servire, ungetelo di butirro, e sopra parmigiano grattato, e un poco di Culì, e pepe schiacciato, fateci un suolo di marignani, condite nella stessa guisa, e seguitate così suolo per suolo, fateli stufare ad un forno temperato, e serviteli asciutti.


 
Marignani Marinati.


Antremè = Dopo che i marignani saranno fritti, e di bel colore, abbiate una Salsa Agro-dolce fatta in questa maniera. Fate bollire una foglietta d’aceto o più, secondo la quantità de’ marignani, con aglio, rosmarino, salvia, un poco di sale, tre garofani, e mezzo limone senza scorza in fette; quando averà consumato un terzo passatela al setaccio in una terrina. IV.093 Prendete una cazzarola, metteteci zucchero a proporzione dell’aceto, fatelo alquanto squagliare sopra il fuoco, bagnate coll’aceto suddetto, fate bollire, aggiungeteci dei pignoli, e passerina, un poco di mostacciolo di Napoli in polvere, che la Salsa sia un poco legata, e che non domini più l’aceto, o il zucchero. Fate un suolo di marignani sopra il piatto che dovete servire, e sopra un poco della Salsa, e così continuate sino al fine, terminando colla Salsa. Serviteli freddi, e con poca Salsa.


 
Salse fine in diverse maniere.


Antremè = Raschiatele bene, che siano fresche, tenere, e bianche, fatele cuocere in un Bianco, come le coste di bieta, e servitele con una Salsa turnè, o Bianca di butirro, con un filetto d’aceto, o sugo di limone. Ovvero scolatele dal Bianco, intingetele in una pastella da frittura, e fatele friggere nello strutto di bel colore. Le Scervì si apprestono nello stesso modo.


 
Zucchette alla Milanese.


Antremè = Prendete una dozzina di zucchette fresche, e tutte eguali, raschiatele leggermente col coltello, tagliatele in mezzo per lungo, vuotatele a guisa di mezzo cannello, imbianchitele all’acqua bollente unito a ciò che avete levato, scolatele; ponete in una cazzaroletta l’anima delle zucchette imbianchite, passatele sopra un picciolo fuoco con un pezzo di butirro, cipolletta, e petrosemolo trito, quando saranno ben cotte tritatele, aggiungeteci una panata fatta con fiore di latte, stretta sul fuoco, e legata con tre rossi d’uova, mescolate IV.094 bene, e finite con tre rossi d’uova crudi, e un pugno di parmigiano grattato, e noce moscata; riempite le zucchette con questa composizione, uguagliatele bene col coltello bagnato nell’uovo, e spolverizzatele di parmigiano grattato; abbiate un piatto d’argento, o di rame unto bene di butirro, posateci sopra le zucchette colla farsa al di sopra, poneteci sopra ad ogni zucchetta due pezzetti di butirro; fatele cuocere ad un forno temperato, e servitele nel suo piatto, colla farsa al di sotto, e sopra un poco di Culì.


 
Zucchette in Gondola.


Antremè = Queste si apprestano come le precedenti alla sola diversità, che si servono sopra il piatto colla farsa al di sopra, scolato il butirro, e sotto un poco di Culì.


 
Zucchette alla Pulette.


Antremè = Riempite le zucchette come i cedrioli alla Sen-Clù, mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, e un pezzetto di prosciutto, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate cuocere con fuoco temperato sotto e sopra, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo buono, osservate che presto saranno cotte; indi digrassate, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo freddo, e un pochino di persa trita, levate il prosciutto, e servite con sugo di limone.


 
Zucchette ripiene al parmigiano.


Antremè = Vedete cedrioli alla Sen-Clù, le zucchette ripiene si apprestano nella stessa guisa, e si servono nello stesso modo. Per farle al IV.095 parmigiano: quando saranno cotte, scolatele dalla Bresa, asciugatele, aggiustatele sopra il piatto che dovete servire con un poco di butirro sotto, e parmigiano grattato sotto e sopra; fatele glassare ad un forno temperato, e servitele con un poco di Culì. Potete aggiungerci un poco di besciamella mescolata con due rossi d’uova crudi.


 
Zucchette Fritte.


Antremè = Quando averete raschiate le zucchette tagliatele in filetti, o rotelle, conditele con un poco di sale; dopo due ora spremetele, infarinatele, fatele friggere nello strutto di bel colore, e servitele ben calde.


 
Zucchette alla Salsa Verde.


Antremè = Quando averete fritte le zucchette come le precedenti, o nell’olio, o nello strutto, servitele o calde, o fredde con sopra una Salsa verde. Vedetela nel Tom. I. pag. 81.


 
Gattò di Zucchette.


Antremè = Questo si fa esattamente come quello di Rape tagliate in dadini, pag. 78, ma senza zucchero, ed in vece mettete un pugno di parmigiano grattato nella composizione. Quello di Rape lo potete fare nello stesso modo.


 
Pomidoro in Chenef.


Antremè = Prendete dei piccioli pomidoro di Sicilia se si trovano, ovvero dei nostrali, ma eguali, gettateli un momento nell’acqua bollente quanto per pelarli; indi dalla parte del gambo vuotateli con diligenza, riempiteli con una buona farsa cotta di petto di pollo, non molto pieni, nella quale metterete un poco di parmigiano grattato; mettete nel fondo di una IV.096 cazzarola, fettine di cipolla, e di carota, e sopra di lardo, e prosciutto, aggiustateci sopra i pomidoro col buco al di sotto, coprite di sopra come di sotto, condite con sale, pepe schiacciato, bagnate con pochissimo brodo, ma buono, fate cuocere con fuoco allegro sotto e sopra, osservando che presto sono cotti; tirateli allora indietro, fateli alquanto intiepidire, per levarli acciò non si rompino, scolateli sopra una tovaglia, poneteli sopra il piatto, col buco al di sotto, e serviteci sopra un poco di Culì buono.


 
Pomidoro Ripieni.


Antremè = Questi si apprestano esattamente come sopra, e si servono nella stessa guisa. Tanto questi pomidoro come i precedenti si possano servire per Guarnizione.


 
Pomidorò in bignè.


Antremè = Quando i pomidoro ripieni saranno rifreddi, se sono di quei di Sicilia lasciateli interi, se nostrali tagliateli in quattro parti, o in due, asciugateli bene, intingeteli in una pastella da frittura, friggeteli, e serviteli di bel colore.


 
Gattò di Luppoli, o Luperi.


Antremè = Prendete le fronde, ed il più tenero de’ Luperi, lavateli assai bene a più acque, allessateli, spremeteli, tritateli, e fate il Gattò, esattamente come quello di spinaci. Vedetelo pag. 86.


 
Gobbi al Culì.


Antremè = Fate cuocere i gobbi, ossiano cardi domestici ben nettati, come trovarete descritto all’Articolo dei ragù pag. 20, colla differenza, IV.097 che lasciarete le foglie lunghe più di mezzo palmo. Quando saranno cotte, e bianchissime, scolatele, asciugatele con un panno pulito, ponetele sopra il piatto, e servitele con sopra una buona Salsa ristretta al Culì di prosciutto.


 
Gobbi alla besciamella.


Antremè = Allorché i gobbi saranno cotti come sopra, asciugateli, prendete il piatto che dovete servire, ungetelo di butirro, stendeteci un poco di besciamella fatta con fiore di latte, e un pezzetto di butirro maneggiato nella farina, stretta e fatta bollire sul fuoco, con sale, pepe schiacciato, e passata al setaccio; metteteci sopra parmigiano grattato, aggiustateci sopra i gobbi col bello al di sopra, copriteli tutti colla besciamella suddetta, alla grossezza di uno scudo, spolverizzateli bene di parmigiano grattato, aspergete di butirro chiarificato; fate prendere colore ad un forno temperato, e servite col bordo del piatto ben pulito.


 
Gobbi al parmigiano.


Antremè = Questi si apprestano nello stesso modo, colla sola differenza, che quando è fredda la besciamella, ci si mescolano due rossi d’uova crude, e si finiscono, e si servono nella stessa guisa.


 
Gobbi al midollo di Manzo.


Antremè = Quando i gobbi saranno quasi cotti in una Bresa, come sono descritti alla pag. 96, scolateli, asciugateli, poneteli in una cazzarola, metteteci un buon Culì quanto li cuopri, ed un poco di midollo di manzo in cannelli ben nettati, fate bollire dolcemente mezz’ora IV.098 sopra un picciolo fuoco, che la Salsa sia consumata al suo punto, indi levate il midollo, digrassate, e servite con sugo di limone.


 
Gobbi al butirro maniè.


Antremè = Cotti che saranno i gobbi come alla pag. 96, asciugateli, metteteli in una cazzarola con un poco di Consomè, o altro brodo bianco buono, sale, pepe schiacciato; fateli stufare sopra la cenere calda, acciò prendino sapore, coperti con un foglio di carta bagnata con brodo. Nel momento di servire poneteci un buon pezzo di butirro maneggiato nella farina, movete sopra il fuoco, finché la Salsa sarà legata e cotta, e servite con sugo di limone, o un filetto d’aceto.


 
Gobbi alla Salsa turné.


Antremè = Ponete in una cazzarola un buon pezzo di butirro, un pizzico di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un bicchiere di brodo bianco buono, o sugo; fate stringere e cuocere sopra il fuoco; poneteci i gobbi cotti, e ben bianchi, come sono descritti alla pag. 96, fategli prendere un poco di gusto nella Salsa, e nel momento di servire moveteli bene sopra il fuoco, aggiungendoci un filetto d’aceto, o sugo di limone.


 
Finocchi al Culì.


Antremè= Appropiate bene sei o sette finocchi, lavateli, imbianchiteli all’acqua bollente, passateli alla fresca, scolateli. Mettete in una cazzarola qualche fettina di lardo, di prosciutto, di cipolla, di carolta, due scalogne, uno spicchio d’aglio: aggiustateci sopra i finocchi, coprite di sopra come di sotto, condite con IV.099 sale, pepe sano, tre garofani, bagnate con brodo buono bianco, quanto restino coperti. Coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, scolateli, poneteli sopra il piatto, o interi, o divisi nel mezzo, e versateci sopra un buon culì di prosciutto, o una Salsa alla Spagnuola, o una Essenza di prosciutto, e servite.


 
Finocchi al Fiore di Latte.


Antremè = Fate una besciamella con fiore di latte, un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, movendo sempre con una cucchiaia, acciò non senta la farina, indi passate al setaccio. Aggiustate sul piatto i finocchi, cotti come i precedenti, tagliati nel mezzo, con sopra e sotto la besciamella suddetta, e parmigiano grattato, aspergete sopra con butirro squagliato, fate prendere un bel colore al forno, e servite.


 
Finocchi al parmigiano.


Antremè = Abbiate una besciamella come sopra, quando sarà fredda mescolateci due rossi d’uova, prendete il piatto che dovete servire, ungete il fondo, di butirro, poneteci sopra un poco di besciamella, e parmigiano grattato, aggiustateci i finocchi, cotti come quelli al culì, e tagliati nel mezzo, ricoprite con besciamella, parmigiano grattato, ed un pochino di pepe schiacciato, aspergete bene sopra con butirro squagliato; fate prendere un bel colore al forno e servite con un poco di sugo chiaro, se volete.


 
IV.100
Finocchi alla Salsa Turnè.


Antremè = Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, maneggiato con un poco di farina, mezzo bicchiere di consomè, o sugo, o essenza di prosciutto, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, che non senta la farina, e servite con sugo di limone sopra a dei finocchi cotti come quelli al Culì, scolati, tagliati nel mezzo, e bene aggiustati sopra il piatto.


 
Finocchi alla Tedesca.


Antremè = Dopo che averete aggiustato propriamente i finocchi sopra il piatto, che dovete servire, versateci sopra una Salsa turnè alla Tedesca, che troverete nel Tom. I. pag. 78.


 
Carciofi alla Berigul.


Antremè = Tagliate un poco la cima a otto o dieci carciofi, oppure lasciateli interi, slargategli un poco le foglie, conditeli con sale, e pepe schiacciato. Abbiate una cazzarola giusta per li carciofi con un dito d’olio bollente; posateci i carciofi colle punte al di sotto, fateli ben rosolare d’ambe le parti sopra un fuoco allegro, voltandoli di quando in quando; allorché saranno ben rosolati, collocateli in un’altra cazzarola con il culo al di sotto, e fateli finire di cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti scolateli bene dall’olio, poneteli sopra il piatto, e serviteli con entro un poco di Culì di prosciutto, o una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa. Queste Salse le trovarete nel Tom. I. Cap. I.


 
IV.101
Carciofi all’Italiana.


Antremè =Mondate dei carciofi teneri, e senza pelo, tagliateli nel mezzo, colle foglie corte; fateli imbianchire un momento all’acqua bollente, con un pochino d’aceto, o sugo di limone; indi scolateli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro, un poco d’olio, cipolletta, scalogna, petrosemolo, il tutto trito, due spicchi d’aglio, due fette di prosciutto, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare di nuovo, bagnate con un bicchiere di brodo bianco, poneteci dentro i carciofi, condite con sale, pepe schiacciato, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti, e consumato tutto il brodo, levate il lardo, il prosciutto, e l’aglio, metteteci un poco di Culì, digrassate, e servite i carciofi bene aggiustati sopra il piatto, con sopra la Salsa con sugo di limone.


 
Carciofi Fritti.


Antremè = Quando i carciofi sono tenerelli, mondateli bene, spuntateli, tagliateli a spicchi; poneteli nell’acqua fresca con sale, un poco d’aceto, o sugo di limone. Nel momento di servire, scolateli sopra un panno pulito, infarinateli, fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno. Quando però non sono così teneri, prollessateli con acqua bollente, sale, e un filetto d’aceto, o sugo di limone; indi scolateli, poneteli nell’acqua fresca, e nel momento di servire, scolateli, asciugateli, infarinateli, e IV.102 fateli friggere, e serviteli come sopra. Alcuni l’infarinano, e l’indorano con uovo sbattuto, ovvero l’intingono in una pastella da frittura; ma la migliore maniera e la più saporita, è quella d’infarinarli solamente, e friggerli nello strutto di bel colore. I carciofi fritti non solo si servono per Antremè, ma anche per guarnire fritti di Granelli, Animelle ec.


 
Carciofi alla Perla.


Antremè = Abbiate dodici piccioli carciofi tutti eguali, mondateli, spuntateli un poco da capo, levategli un tantino del cuoretto di mezzo, imbianchiteli all’acqua bollente, fateli cuocere in una Bresa ristretta con fettine di lardo e prosciutto sotto e sopra, due spicchi d’aglio, due scalogne, un mazzetto d’erbe diverse, due fette di limone senza scorza, un pezzetto di butirro, poco sale, pepe schiacciato, poco brodo bianco buono, mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra; indi scolateli. Quando saranno freddi riempiteli d’un picciolo Salpiccone cotto d’animelle ben legato con rossi d’uova, e sugo di limone, e rifreddo, intingeteli in una pastella da frittura, fateli friggere nello strutto di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Carciofi alla Poele.


Antremè = Mondate e imbianchite i carciofi come i precedenti, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, bagnateli colla Poele, e copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. IV.103 Allorché saranno cotti, scolateli, e serviteli con sopra una buona Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa. Vedetele nel Tom. I. pag. 65.


 
Carciofi alla Sen-Clù.


Antremè = Allorché i carciofi saranno cotti, e ripieni come alla Perla, copritegli tutto il di sopra e all’intorno di farsa cotta di Petto di pollo, o di Gudivò, vedetele ambedue pag. 46 e 47, indorateli con uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattata, poneteli sopra un piatto di rame, o di argento con sotto qualche fetta di lardo cotta, e sopra aspergeteli con butirro squagliato, e fategli prendere un bel colore d’oro ad un forno temperato. Nel momento di servire, scolateli, aggiustateli sopra il piatto; fate un taglio col coltello sopra la farsa, incastrateci a ciascheduno una bella cresta di pollastro cotta in un Bianco, e serviteli con sotto una buona Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa, che trovarete nel Tom. I. pag. 65.


 
Carciofi all’Inglese.


Antremè = Abbiate dei grossi carciofi, fateli cuocere allesso con acqua bollente, un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato. Quando saranno cotti e ben verdi, levategli il pelo di dentro con un cava frutti, se lo hanno; e serviteli con entro una Salsa all’Inglese fatta con un buon pezzo di butirro, un pochino di farina, un tantino di consomè, o altro brodo bianco buono, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fatta stringere sopra il fuoco, e servita con un filetto d’aceto, o un gran sugo di limone. Di magro in luogo del brodo, metteteci un poco d’acqua fresca.


 
IV.104
Carciofi in bignè.


Antremè = Mondate, e tagliate dei carciofi non molto grossi in quattro parti, rifilateli bene, poneteli in una terrina con sale, pepe schiacciato, un poco d’olio, ed un filetto d’aceto, che il condimento sia alquanto rilevato; indi metteteci due, o tre uova secondo la quantità dei carciofi; mescolate bene insieme, e aggiungeteci un pugno, o più di farina, quanto formi una specie di pastella da frittura, maneggiateli colla mano, e lasciateli così fino al momento di servire. Allora rimaneggiateli di nuovo, fateli friggere nello strutto sopra un fuoco moderato, acciò si cuocino, e prendino un bel color d’oro, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Carciofi alla Maitre d’Hotel.


Antremè = Tagliate dei carciofi un poco sulla cima, levategli il pelo se ne avessero con un cava frutti; mescolate con un pezzo di butirro, un poco di lardo, ed un tantino d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, riempiteci i carciofi; metteteli in una cazzarola con sotto qualche fetta di lardo, due di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, un poco di brodo bianco; fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Allorché saranno cotti, scolateli, poneteli sopra il piatto, serviteli con sopra una Salsa alla Maitre d’Hotel fatta con un buon pezzo di butirro, un tantino di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un poco d’acqua fresca, o brodo, stretta e bollita un momento sopra il fuoco, IV.105 e servita con un filetto d’aceto, o un buon sugo di limone.


 
Carciofi alla Pere Bernard.


Antremè = Mondate de’ carciofi, tagliateli in due parti, levategli il pelo se ne avessero, imbianchiteli all’acqua bollente; fateli cuocere in una Bresa ristretta; indi scolateli, riempiteli con un poco di farsa di Chenef, indorateli con uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattato fino; fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto. In luogo della farsa, potete riempirli con un Salpiccone cotto ben fatto, o senza niente.


 
Carciofi al parmigiano.


Antremè = Prendete dei carciofoletti senza pelo, o culi di carciofi cotti in una Bresa, o in un Bianco, scolateli, tagliateli nel mezzo. Prendete il piatto che dovete servire, metteteci nel fondo un poco di butirro, besciamella, parmigiano grattato, e pepe schiacciato; aggiustateci sopra i carciofi con simetria, copriteli di sopra come di sotto, terminando col parmigiano grattato, aspergete con butirro squagliato; fate prendere colore ad un forno temperato, e servite subito. Se non volete porci la besciamella, poneteci in vece un poco di Culì ristretto, e consumato. La besciamella, vedete Finocchi al fior di latte, pag. 99.


 
Culi di carciofi alla Senteminult.


Antremè = Prendete otto bei culi di carciofi cotti in un Bianco, fatto con acqua o brodo, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, tre fette di limone senza scorza, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe IV.106 schiacciato; indi levategli il pelo, e poneteci in vece un Salpiccone cotto d’animelle ben fatto; coprite con un poco di farsa di Chenef, ungete con un rosso d’uovo mescolato con un poco di butirro squagliato, spolverizzate con mollica di pane grattata. Ponete i carciofi sopra un piatto con sotto fette di lardo cotte; fate prendere colore al forno, e servite, scolati bene dal grasso, con sotto un Culì di prosciutto. Potete aggiungere nel Bianco qualche fettina di lardo e prosciutto.


 
Culi di carciofi alla Tolosa.


Antremè = Intagliate sedici culi di carciofi, otto per i fondi, e otto per i coperchi, facendo sopra a questi ultimi una pallottina nel mezzo come per prenderli; fateli cuocere in un Bianco come sopra. Quando saranno cotti scolateli, poneteci dentro un picciolo ragù di animelle, o una Massedoene, copriteli, e serviteli con sotto una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa, o Culì di prosciutto, o naturale.


 
Culi di carciofi alla Pompadura.


Antremè = Abbiate de’ culi di carciofi cotti in un Bianco come i precedenti, scolateli, e serviteli con entro un ragù d’uovette nonnate, granelletti, code di gamberi ec., che trovarete all’Articolo dei ragù, e serviteli con sotto una Salsa all’Italiana chiara, che trovarete nel Tom. I. pag. 66.


 
Culi di carciofi alla Barrì.


Antremè = Questi sono cotti come sopra, alla sola diversità, che si deve porre sopra il culo del carciofo un’animella di cuore di capretto glassata, o piccata e glassata, con entro e IV.107 sotto un poco di Salsa alla Spagnuola. Vedetela Tom. I. pag. 65..


 
Culi di carciofi alla Mariè.


Antremè = Abbiate dodici culi di carciofi cotti come sopra, riempiteli di un Salpiccone cotto d’animelle, tartufi ec., che trovarete all’Articolo dei ragù; ma che siavi poca Salsa, e ben legata; coprite con un altro culo di carciofo, saldateli all’intorno con un poco di farsa di Chenef; intingeteli poscia in una pastella da frittura, ovvero nell’uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattato, e fateli friggere di bel colore.


 
Gattò alla Certosina.


Antremè =Prendete foglie di bieta, spinaci, indivia, lattuga, acetosa, cerfoglio, cappuccina, il tutto a proporzione, e ben capato, fate ben cuocere ogni cosa all’acqua bollente, passatele al passabrodo, quando saranno raffreddate, spremetele bene colle mani, tritatele assai fine, mettetele in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, passatele sopra il fuoco, fatele bene rosolare movendo spesso con una cucchiaia di legno; indi sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate metà sugo, e metà fiore di latte, o Culì; fate bollire dolcemente un quarto d’ora, che la composizione sia assai densa, e giusta di sale. Fate raffreddare cambiandogli la cazzarola. Questo Gattò lo finirete esattamente come quello di spinaci. Vedetelo pag. 86.


 
IV.108
Torzuti in Limason.


Antremè = Mondate otto torzuti tutti eguali, intagliateli a guisa di lumache, imbianchiteli all’acqua bollente, metteteli a cuocere in una picciola Bresa ristretta, con qualche fetta di lardo, e prosciutto, una cipolletta con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, poco brodo, sale, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti scolateli, e serviteli con sopra un buon Culì di prosciutto, o naturale. I torzuti si apprestano in tutte quelle maniere come le rape.


 
Pomi di terra Fritti.


Antremè =Mondate i pomi di terra crudi dalla loro pellicola, tagliateli in fettine sottili, mettetele nell’acqua fresca. Nel momento di servire scolatele, infarinatele, fatele friggere di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto.


 
Pomi di terra all’Inglese.


Antremè = Fare cuocere nell’acqua i pomi di terra, indi mondateli, tagliateli in fette, o lasciateli interi, metteteli in una Salsa bianca fatta con consomè, o altro brodo bianco buono, o acqua, un buon pezzo di butirro, un poco di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere, e cuocere sopra il fuoco, poneteci i pomi di terra, e serviteli con un filetto d’aceto, o sugo di limone.


 
Pomi di terra all’Italiana.


Antremè = Abbiate una libbra di pomi di terra cotti nell’acqua, mondateli, passateli per setaccio, aggiungeteci tre oncie di butirro squagliato, mezzo bicchiere di capo di latte, una IV.109 panata come a quelli Sufflè, un buon pugno di parmigiano grattato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, quattro rossi d’uova, due bianchi sbattuti in fiocca. Versate sopra il piatto con un bordino all’intorno di pane, o di pasta, uguagliate sopra, ungete di butirro squagliato, fate cuocere ad un forno temperato di un bel color d’oro, e servite subito ben tremolante.


 
Gattò di Pomi di Terra.


Antremè = Questo si appresta con la medesima composizione come la precedente; ma con due libbre di pomi di terra, otto rossi d’uova, e quattro bianchi, ott’oncie di butirro, e senza capo di latte. Imbutirrate bene una cazzarola, spolverizzatela di mollica di pane grattata, versateci dentro la composizione, metteteci un poco di mollica di pane sopra; fate cuocere ad un forno temperato, rivoltate nel suo piatto, e servite subito di bel colore.


 
pudino di Pomi di terra.


Antremè = Fate cuocere due libbre di pomi di terra all’acqua, indi pelateli, passateli per un setaccio di crino, aggiungeteci ott’oncie di butirro fresco squagliato, una panata fredda come a quelli Sufflè, zucchero fino a proporzione, scorzetta di limone trita, zucca candita tagliata in dadini minuti, cannella in polvere, poco sale, otto rossi d’uova crudi, quattro bianchi sbattuti in fiocca; fate cuocere in una cazzarola come sopra; quando sarà cotto rivoltatelo sopra un coperchio, ponetelo sopra il suo piatto, e servitelo di bel colore tremolante, e ben caldo.


 
IV.110
Pomi di terra Sufflè.


Antremè = Fate cuocere una libbra di pomi di terra sotto la cenere; indi pelateli, pestateli nel mortaio, aggiungeteci quattr’oncie di butirro fresco, una panata fredda fatta con fiore di latte, e bene stretta sopra il fuoco, la quantità della dose de’ pomi di terra, zucchero fino a proporzione, un poco di cannella fina, quattro rossi d’uova, e tre bianchi sbattuti in fiocca, un pochino di sale, mescolate bene, versate sopra il piatto con un bordino all’intorno di pane, o di pasta, fate cuocere ad un forno temperato, e servite glassato sopra di zucchero.


 
Pomi di terra in bignè.


Antremè = Fate un pochino di pasta Reale, vedetela all’Articolo della Pasticcieria; prima di levarla da sopra il fuoco aggiungeteci due terzi di pomi di terra cotti sotto la cenere, mondati, e schiacciati col coltello, mescolate ancora sopra il fuoco con un altro pezzo di butirro grosso come un uovo. Quando sarà cotta, e bene incorporata, metteteci le uova come una pasta Reale, uno per volta; indi stendetela sopra un coperchio di cazzarola, e formatene le bignè col manico di una cucchiaia, facendole cadere nello strutto non tanto caldo, e poche per volta, friggetele di bel colore, e servitele spolverizzate di zucchero fino.


 
Pomi di terra in Crocchetti all’Inglese.


Antremè = Fate cuocere tre libbre di pomi di terra sotto la cenere, come quelli per la Purè; quindi pelateli, schiacciateli col coltello, poneteli in una cazzarola con una foglietta di fiore IV.111 di latte, mezza libbra di butirro fresco, sale, pepe schiacciato, noce moscata, andate sopra il fuoco, e fate cuocere come una pasta Reale; poscia stendete questa composizione sopra un coperchio di cazzarola, tagliatela a guisa di mostacciuoli, o in altra maniera, indorateli con uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattato, fateli friggere nello strutto ben croccanti, e serviteli o per Antremè, o all’intorno di un Lombo di manzo all’Inglese, o Rot de Bif, ma con sotto un poco di sugo di manzo solamente. Vedeteli nel Tom. I. pag. 129 e 130.


 
Pomi di terra alla Lincol.


Antremè = Abbiate una composizione di pomi di terra come quella Sufflè, stendetela sopra un coperchio di cazzarola alla grossezza di un pollice. Abbiate al fuoco dell’acqua bollente condita di sale, fateci cadere dentro la composizione col manico di una cucchiaia a guisa di Gnocchi. Quando saranno cotti, scolateli bene, e spolverizzateli con metà farina, e metà mollica di pane grattata fina; fateli friggere nello strutto alquanto caldo, e serviteli di bel colore con zucchero fino sopra.


 
Pomi di terra in Cassettine.


Antremè = Allorché averete cotto sotto la cenere, o allesso nell’acqua, una libbra di pomi di terra, mondateli, schiacciateli col coltello, pestateli nel mortaio, con quattr’oncie, o cinque di butirro fresco, zucchero fino a proporzione, quattro rossi d’uova fresche, e tre bianchi sbattuti in fiocca, rapate con un pezzetto di zucchero in pane un poco della superfice di IV.112 un cedrato, o limone, o portogallo, indi raschiate il detto zucchero nella composizione quanto per dargli l’odore. Abbiate delle cassettine di carta da scrivere larghe due dita, e lunghe cinque, versateci dentro la composizione, spolverizzate sopra con zucchero fino; fate cuocere ad un forno temperato, e servite subito con tutta la carta.


 
Pomi di terra in diverse maniere. Per ragù, e Antremè.


Mondate dei pomi di terra crudi, tagliateli a guisa di dadi, o spicchi. Passate in una cazzarola sopra il fuoco mezza cipolla trita con un pezzo di butirro, e una fetta di prosciutto; quando sarà un poco cotta metteteci i pomi di terra suddetti; fateli soffriggere un poco, bagnateci poscia con brodo bianco, quanto siano coperti, fateli cuocere dolcemente, e consumare quasi tutto il brodo; indi aggiungeteci un poco di Culì, o brodo di stufato, o Garofanato passato al passabrodo, e digrassato, e un poco di sugo di pomidoro, condite con poco sale, e pepe schiacciato; fate bollire ancora un pochino, levate il prosciutto, e servite con intorno crostini di mollica di pane fritti nel butirro, e sopra o dentro un poco di parmigiano grattato; osservate che siavi poca Salsa. Ovvero quando sarà consumato il brodo, metteteci un poco di Culì bianco, o Italiana bianca, o brodo; fate bollire un momento a fuoco allegro, levate il prosciutto, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo bianco, petrosemolo trito imbianchito, e servite con dentro un poco di IV.113 parmigiano grattato, e crostini come sopra. Per ragù ci potete aggiungere il fondo della cottura della carne, sotto cui volete servirlo, ben digrassato, e passato al setaccio, ma badate al sale; in questo caso però non occorre il parmigiano. Potete mettere anche nella Salsa qualche acino di agresto spaccato nel mezzo, levato i pipini, e imbianchito. Il sugo di pomidoro, lo stufato, e Garofanato, vedete nel Tom. I. pag. 12 e 13. Il Culì bianco, o Italiana bianca pag. 146 e 147.


 
Zucca gialla Fritta.


Antremè = Tagliate in filetti, o mostacciuoli, o in altra guisa della zucca gialla, mondata, e nettata dai semi, intingetela in una pastella da frittura, fatela friggere nello strutto di bel colore, e servitela glassata di zucchero colla pala rovente.


 
Zucca gialla alla Sciantiglì.


Antremè = Questa si troverà all’Articolo dei Piatti diversi, unita ad altre diverse maniere, colle quali viene preparata.


 
Zucca bianca Fritta.


Antremè = Mondate, e tagliate la zucca bianca come sopra, conditela con un pochino di sale, poscia spremetela, infarinatela, fatela friggere di bel colore, e servitela glassata di zucchero colla pala rovente. La zucca bianca serve ai medesimi usi, che la gialla, ma è preferibile quest’ultima all’altra, per la sua polpa, e colore.


 
Tartufi al corto brodo.


Antremè = Fate ammollare nell’acqua tiepida de’ belli tartufi, osservando che non siano IV.114 verminosi ec., indi nettateli dalla terra con una scopetta; allorché saranno ben puliti, metteteli a cuocere con metà vino bianco bollente, e metà brodo bianco, sale, pepe sano, tre garofani, un mazzetto d’erbe diverse, fette di carota, di cipolla, di panè, di radiche di petrosemolo, e serviteli ben caldi dentro una salvietta.


 
Tartufi al Vino Bianco.


Antremè = Pulite i tartufi come sopra, fateli cuocere un buon quarto d’ora con vino bianco, o di Sciampagna a sufficienza, e un poco di sale, e serviteli ben caldi dentro una salvietta.


 
Tartufi alla Poele.


Antremè = Mettete nel fondo di una cazzarola qualche fetta di vitella, e di prosciutto, aggiustateci sopra de’ tartufi mondati, e lavati, copriteli con fette di lardo, di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, sale, pepe sano, coprite con un foglio di carta, fate sudare con picciolo fuoco sotto, e sopra; indi bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate finire di cuocere, aggiungeteci un poco di Culì, digrassate, passate al setaccio, e servite sopra i tartufi con sugo di limone.


 
Tartufi al vino di Spagna.


Antremè = Mondate, lavate, e tagliate in fette una libbra di tartufi, o più. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro, un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito; indi IV.115 aggiungeteci i tartufi, condite con sale, pepe schiacciato; quando saranno ben passati, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino rosso di Spagna bollente, un poco di Culì; fate bollire dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto, digrassate, e servite con sugo di limone, e crostini di pane fritti nel butirro sopra ed all’intorno.


 
Tartufi al vino di Sciampagna.


Antremè = Questi si apprestano come sopra, alla sola differenza, che in luogo del vino di Spagna, metteteci del vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fateli cuocere, digrassateli, e serviteli come i precedenti. Se non volete porvi l’erbe fine, poneteci un mazzetto d’erbe diverse; come anche potete stemperare nella Salsa una o due alici passate al setaccio, prima di metterci i tartufi.


 
zuppa di Tartufi.


Antremè = Tagliate in fette dei tartufi ben mondati, e lavati; passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, e scalogna trita, uno spicchio d’aglio infilato con un garofano; indi stemperateci fuori del fuoco un’alice passata per setaccio, aggiungeteci i tartufi, e passate ancora; bagnate poscia con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, brodo colorito, o sugo, quanto ne richiede la quantità de’ tartufi, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire dolcemente. Allorché saranno cotti digrassate, levate l’aglio; abbiate delle fette, o croste di pane abbrostolite, aggiustatele nel piatto, versateci sopra IV.116 li tartufi e la Salsa con sugo di limone; fate stufare un pochino sopra la cenere calda, il piatto coperto, e servite subito. Osservate che la Salsa sia poca.


 
Tartufi alla Sandre.


Antremè = Lavate bene i tartufi, involtateli con diversi fogli di carta reale senza condimento, bagnate alquanto gli ultimi fogli; fateli cuocere un’ora con cenere calda sotto, e sopra, e serviteli ben caldi in una salvietta.


 
Tartufi in pasticcio.


Antremè = Vedeteli all’Articolo della Pasticcieria qui appresso, Cap. IV.


 
Tartufi all’Erbe fine.


Antremè = Quando averete mondati, e lavati i tartufi, tagliateli in fette. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci poscia una o due alici fuori del fuoco, passate al setaccio; indi aggiungeteci i tartufi, condite con sale, pepe schiacciato, passate ancora sopra il fuoco, bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, un poco di Culì; fate bollire dolcemente. Quando saranno cotti, digrassate, e servite con sugo di limone, e crostini di pane fritti nel butirro.


 
Sparagi alla Salsa turnè.


Antremè = Sonovi i sparagi bianchi, ed i sparagi verdi, ambedue coltivati nei giardini, e di queste due specie i bianchi, ed i più grossi sono i migliori. Vengono poscia quelli selvateci, che sono piccioli, verdi, e di un sapore alquanto aspro, benché d’alcuni preferiti agli IV.117 altri. Gli sparagi sono un eccellente legume, e di ottimo alimento. Per apprestarli come sopra, raschiateli intorno col coltello, acciò restino più propri, legateli in mazzetti, tagliateli di quella lunghezza che credete; fateli cuocere nell’acqua bollente, e sale; osservate che non passino di cottura. Nel momento di servire scolateli bene, aggiustateli sopra il piatto, e serviteli con sopra una Salsa fatta con Culì, un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, un poco di sugo, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fatela stringere sopra il fuoco, e servitela con sugo di limone, o un filetto d’aceto. Per farla bianca, servitevi del Culì bianco, o brodo bianco buono, ovvero acqua fresca. Li potete servire anche con sopra una Salsa turnè alla Tedesca, vedetela pag. 78 Tom. I.


 
Sparagi al parmigiano.


Antremè = Allorché averete cotto i sparagi come i precedenti, tagliategli le punte più tenere, tutte della medesima lunghezza. Prendete il piatto che dovete servire, stendeteci nel fondo un pezzo di butirro, un poco di Culì ben ristretto, e spolverizzate con parmigiano grattato, e un pochino di pepe schiacciato; aggiustateci sopra i sparagi con simetria, aspergete di Culì, copriteli di parmigiano grattato, gocciolateci una buona porzione di butirro squagliato; fategli prendere un leggiero colore ad un forno temperato, e serviteli che siavi quasi niente Salsa.


 
IV.118
Sparagi in piccioli Piselli.


Antremè = Prendete dei sparagi sottili, bianchi, o verdi, o selvateci, nettateli all’intorno; fateli quasi cuocere con acqua bollente, e sale; indi tagliategli il più tenero in piccioli dadini, a guisa di piccioli piselli. Squagliate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro, con una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, qualche dadino di vitella, se l’avete, aggiungeteci un buon pizzico di farina, bagnate poscia con brodo bianco buono, la quantità che vi bisogna, fate bollire a fuoco allegro, e consumare per metà; quindi passate al setaccio, poneteci i sparagi, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire un quarto d’ora assai dolcemente. Nel momento di servire legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, o brodo, metteteci un pochino di zucchero in polvere, e servite all’intorno con crostini di mollica di pane fritti.


 
Gattò di Sparagi.


Antremè = Preparate un ragù di sparagi come il precedente, senza però essere legato colla liason, ma bensì colla Salsa assai più densa, e bagnata con metà brodo bianco, e metà fiore di latte. Quando sarà freddo, aggiungeteci un poco di zucchero in polvere, tre, o quattro uova sbattute insieme, mescolate bene. Abbiate una cazzarola giusta per il Gattò, ungetela di butirro freddo chiarificato, spolverizzatela di mollica di pane grattata, versateci dentro la composizione, coprite con un poco di mollica di pane grattata, fate cuocere circa IV.119 un’ora ad un forno temperato. Quando sarà cotto, rivoltatelo sopra il suo piatto, e servitelo con sotto un pochino di sugo, o niente. In luogo del zucchero, potete metterci, se volete, un buon pugno di parmigiano grattato.


 
pudino di Sparagi.


Antremè = Abbiate una composizione come la precedente, aggiungeteci qualche rosso d’uovo di più. Guarnite una cazzarola giusta per il Gattò di strisce di carta imbutirrata, fateci nel fondo una decorazione con delle punte di sparagi cotte con acqua bollente, e sale; versateci dentro la dose, fate cuocere un’ora e più a Bagno maria; indi rivoltate sopra un coperchio, levate la carta, ponete sopra il piatto, e servite con sopra un poco di sugo chiaro. Anche in questo potete mettere il parmigiano grattato in luogo del zucchero. Se sarà di magro, farete la Salsa senza prosciutto, vitella, e brodo, ma con butirro, farina, fiore di latte, e latte.


 
formaggio di Sparagi.


Antremè = Quando averete cotti i sparagi come sopra, ma senza prosciutto, e Culì, passateli al setaccio, fateli raffreddare; indi aggiungeteci dieci rossi d’uova, e un poco di zucchero fino. Guarnite il di dentro di una cazzarola giusta per il formaggio di striscie di carta da scrivere imbutirrata, versateci dentro la composizione; fatela cuocere a Bagno-maria circa due ora; quando sarà cotta rivoltate sopra un coperchio, levate tutta la carta, ponete nel suo piatto, e servite ben caldo con un’idea di sugo chiaro nel fondo del piatto. IV.120 Anche in questo potete mettere il parmigiano in luogo del zucchero.


 
Sparagi all’Inglese.


Antremè = Cotti che saranno i sparagi con acqua, e sale, aggiustateli ben caldi, e con simetria sopra il piatto, e serviteci sopra una Salsa Bianca, che trovarete nel Tom. I. pag. 85.


 
Crescione in diverse maniere.


Antremè = Allorché il crescione sarà capato, lavato, allessato, spremuto, e tritato, lo potete apprestare in tutte quelle maniere, come li spinaci. Vedeteli dalla pag. 84 fino a 86.


 
Ortica in diverse maniere.


Antremè = Prendete le cimette, e le foglie più tenere all’ortica, che sia novella; lavatela, allessatela, spremetela, non quanto il crescione, tritatela, e preparatela, e servitela esattamente nello stesso modo, che i spinaci.


 
Dei Funghi.


I migliori funghi, e stimati senza alcun pericolo, sono i prugnoli, i spugnoli, gli ovoli, le caldarelle, e li sfogatelli. Questi due ultimi si principiano a vedere fra noi verso la fine di Agosto; i due primi soltanto nella Primavera; e gli ovoli nell’autunno, nella cui stagione si trovano tutta sorta di funghi.
Principierò dunque dai Prugnoli, che durano fino a tutto Giugno; questi sono di una polpa soda, di un ottimo odore, e di un gusto esquisito; inoltre si fanno seccare all’ombra, o al sole per conservarli, e per essere stimati, debbono essere assai piccioli.
I funghi chiamati spugnoli sono di un eccellente sapore, ma non mai come quello dei prugnoli.
IV.121 Quelli detti ovoli sono veramente stupendi, ed i migliori dopo i prugnoli.
Le caldarelle, ed i sfogatelli, vengono in seguito di queste tre specie, e senza contradire sono molto buoni, e di un grato odore, specialmente le caldarelle.
Queste diverse sorte di funghi vengono serviti sulle migliori mense. Si debbano scegliere freschi, polputi, e sopra tutto, che non siano verminosi, mentre in tal caso si gettano via.


 
Prugnoli al vino di Sciampagna.


Nettateli bene, e lavateli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, e cipolletta trita, uno spicchio d’aglio infilato con un garofano, indi poneteci i prugnoli, fateli cuocere finché sarà consumata tutta la Salsa, aggiungeteci allora mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto Culì, condite con sale, pepe schiacciato; fate finire di cuocere dolcemente, e consumare al suo punto, digrassate, levate l’aglio, che siavi poca Salsa, e servite con sugo di limone, e intorno crostini di pane fritti.


 
Prugnoli alla crema.


Antremè = Quando i prugnoli saranno puliti, e lavati; passateli sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, sale, pepe schiacciato. Allorché sarà consumato il loro sugo, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con fiore di latte, e un poco di brodo bianco, fate consumare a poca Salsa. Nel momento di servire, IV.122 levate il mazzetto, prosciutto, legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova, stemperata con un poco di brodo, e servite all’intorno, con crostini di pane fritti.


 
Prugnoli alle Pulette.


Antremè = Questi si apprestano come i precedenti, alla sola riserva che li bagnarete con brodo buono bianco, in luogo del fiore di latte, e li finirete, e servirete come sopra con un buon sugo di limone.


 
zuppa di Prugnoli.


Antremè = Abbiate dei prugnoli mondati, e ben lavati. Prendete una cazzarola con un poco d’olio, petrosemolo, e cipolletta trita, uno spicchio d’aglio infilato con un garofano, una fetta di prosciutto; passate sopra il fuoco, stemperateci poscia fuori del fuoco una o due alice passate al setaccio, aggiungeteci i prugnoli, fateli cuocere finché sarà consumato tutto il loro sugo, bagnate allora con un poco di vino bianco, o di Sciampagna consumato per metà, un poco di sugo, condite con sale, pepe schiacciato, fate finire di cuocere dolcemente. Allorché saranno cotti, digrassate, levate l’aglio, e prosciutto, che siavi poca Salsa, e versate con sugo di limone sopra delle fettine di pane disseccate all’aria del fuoco; fate stufare un poco sopra la cenere calda il piatto coperto, e servite subito.


 
Spugnoli alla Provenzale.


Antremè = Tagliate alli spugnoli l’estremità del gambo, lavateli bene versandogli l’acqua tiepida dall’alto di una cazzarola in un’altra per fargli sortire la terra che hanno IV.123 intorno; indi scolateli. Mettete in una cazzarola petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito, uno spicchio d’aglio infilato con un garofano, una fetta di prosciutto, un poto d’olio, un poco di butirro; passate sopra il fuoco, indi aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare quasi tutto, poneteci i spugnoli, conditeli con sale, pepe schiacciato; fateli bollire dolcemente sopra un fuoco assai leggiero, finché saranno cotti; levate allora l’aglio, il prosciutto, digrassate, metteteci due cucchiai di sugo, e serviteli con sugo di limone, sopra dei crostini di pane-fritti nel butirro. Ovvero la cresta superiore di un pane mediocre, fritta egualmente.


 
Spugnoli Ripieni alla Duchessa.


Antremè = Nettate, e lavate i spugnoli come sopra, riempiteli di una buona farsa di Chenef, vedetela pag. 41, poneteli in una cazzarola con fettine di vitella, di lardo, di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe schiacciato, copriteli con un foglio di carta, fateli cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, asciugateli bene dal grasso, aggiustateli sopra il piatto. Ponete un poco di Culì nella cazzarola, fate bollire un momento, digrassate, passate al setaccio, e servite sopra i spugnoli con sugo di limone.


 
Spugnoli al vino di Sciampagna.


Antremè = Riempite i spugnoli come i precedenti, metteteli in una cazzarola con fettine di lardo, e di prosciutto sotto e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe IV.124 schiacciato, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti aggiustateli sopra il piatto, mettete un poco di Culì nella cazzarola, fate bollire per digrassare, passate al setaccio, e servite sopra i spugnoli con sugo di limone. Li potete apprestare anche come i Prugnoli.


 
Spugnoli alla Liason.


Antremè = Lavate, e scolate bene i spugnoli; metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco; quando sarà consumata la loro acqua, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con brodo bianco buono, condite con sale, fate bollire e consumare a poca Salsa. Nell’atto di servire levate il mazzetto, e prosciutto, digrassate, legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con fiore di latte, o brodo, e servite con crostini fritti intorno, e sugo di limone. Li potete servire con un pochino di zucchero fino, e senza sugo di limone.


 
zuppa di Spugnoli.


Antremè = Vedete zuppa di prugnoli, pag. 122, mentre questa si fa nella stessa maniera.


 
Spugnoli alla Perla.


Antremè = Quando i spugnoli saranno ripieni, e cotti come quelli alla Duchessa, scolateli, fateli raffreddare; indi intingeteli in una pastella da frittura, fateli friggere di bel colore, e serviteli ben caldi; ovvero indorateli, panateli, e fateli friggere egualmante.


 
IV.125
Spugnoli Fritti.


Antremè = Dopo che i spugnoli saranno ben lavati e asciugati, tagliateli nel mezzo se sono grossi, altrimenti lasciateli interi, infarinateli, fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Spugnoli all’Erbe fine.


Antremè = Questi si apprestano esattamente come la zuppa di Prugnoli, pag. 122, colla sola differenza, che in luogo di bagnarli col sugo, li bagnarete col Culì, e li servirete con crostini fritti intorno, e sopra sugo di limone.


 
Ovoli all’Italiana.


Antremè = Prendete otto, o dieci ovoli, nettateli bene, pelateli, tagliategli il gambo, tritatene il più tenero, mescolatelo con petrosemolo, mentuccia, e cipolletta trita, una punta d’aglio. Fate scaldare un poco d’olio in una cazzarola; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate per setaccio, aggiungeteci gli ovoli triti coll’erbe fine; aggiustate gli ovoli sopra un piatto di rame, o di argento, ponete sopra a ciascheduno la Salsa suddetta, che sia sufficiente per cuocere gli ovoli, spolverizzate sopra di mollica di pane grattato; fate cuocere, e prendere un color d’oro al forno, e servite ben scolato dall’olio, cambiandogli il piatto, con sotto un pochino di sugo chiaro, e sugo di limone.


 
Ovoli Ripieni alla Sultana.


Antremè = Pelate, lavate, e asciugate gli ovoli; tritatene tre o quattro, col più tenero dei loro gambi, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, IV.126 cipolletta, petrosemolo, una punta d’aglio, un’idea di mentuccia, il tutto trito; indi mescolate questo trito con una panata, fatta con mollica di pane e fiore di latte, stretta una cosa giusta sopra il fuoco, e legata con tre rossi d’uova, aggiungeteci un pugno di parmigiano grattato, sale, pepe schiacciato, e noce moscata, e legate con tre o quattro rossi d’uova crudi. Prendete gli ovoli che vi sono restati, marinateli sopra un piatto con sale, pepe schiacciato, erbe trite come sopra, passate prima in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un poco d’olio, ed un poco di lardo rapato se sarà giorno di grasso, dopo un’ora riempiteli colla farsa suddetta, appianateli sopra col coltello, spolverizzateli con mollica di pane, e parmigiano grattato mescolato insieme, aspergeteli con butirro squagliato. Ungete una tortiera con butirro, aggiustateci sopra gli ovoli, fateli cuocere al forno di bel colore. Quando saranno cotti sbruffateci sopra un poco di Culì, o di sugo, e sugo di limone, poneteli nel suo piatto, e serviteli subito.


 
Ovoli al parmigiano.


Antremè = Quando averete aggiustato, marinato, e riempito gli ovoli come sopra. Ungete il piatto che dovete servire di butirro, con sopra un poco di parmigiano grattato, aggiustateci sopra gli ovoli con simetria, spolverizzateli di parmigiano grattato, aspergeteli di butirro squagliato; fateli cuocere, e prendere colore al forno, e serviteli con sotto un pochino di sugo di manzo, o di vitella.


 
IV.127
Ovoli alla Senteminult.


Antremè = Mescolate col trito degli ovoli ripieni in vece della panata, un poco di farsa di Chenef, o di Gudivò, o di Pollo cotta, vedete queste farse pag. 41, riempiteci gli ovoli come i precedenti; indi ungeteli sopra con butirro squagliato, mescolato con un rosso d’uovo, spolverizzateli sopra con mollica di pane, e parmigiano grattato, mescolato insieme, aspergeteli con butirro chiarificato, fateli cuocere dolcemente sopra la gratella, rivoltandoli d’ambe le parti, e serviteli con sopra sugo di limone. Li potete anche far cuocere al forno come quelli Ripieni, e servirli con sotto un poco di sugo chiaro.


 
Ovoli in Sorprise.


Antremè = Abbiate degli ovoli ripieni come sopra, indorateli con uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattato, fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno.


 
Ovoli alla Maitre d’Hotel.


Antremè = Tritate quattro ovoli ben puliti, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, butirro, e lardo rapato, se sarà di grasso, cipolletta, petrosemolo, una punta d’aglio, un’idea di mentuccia, il tutto trito. Ponete un poco di questo condimento sopra il piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra gli ovoli pelati, tagliato il gambo, lavati, e spremuti, conditeli con sale, e pepe schiacciato, versateci sopra il resto del condimento, sbruffateci un poco di vino bianco, o di Sciampagna bollente, spolverizzate di mollica di IV.128 pane grattato; fate cuocere ad un forno alquanto caldo. Allorché saranno cotti scolate il butirro, poneteci un pochino di sugo, e servite con sugo di limone.


 
Ovoli in Atelette.


Antremè = Dopo che averete puliti, e lavato gli ovoli come i precedenti, tagliateli in grossi dadini; passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, cipolletta, petrosemolo, una punta d’aglio, un’idea di mentuccia, il tutto trito; indi sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con un poco di brodo bianco, e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, condite con sale, e pepe schiacciato, fate bollire, e consumare a poca Salsa; indi versateli sopra un piatto. Quando saranno freddi infilateli a delli spiedini di legno, o di argento, avvolgendoli più che potrete colla loro Salsa, quindi ungeteli per tutto con butirro squagliato mescolato con un rosso d’uovo crudo, spolverizzateli di mollica di pane grattato, fateli cuocere dolcemente di bel colore sulla gratella, e serviteli con sopra un buon sugo di limone, e sotto una Salsa al sugo chiaro. Vedetela di grasso, o di magro nel Tom. I. Cap. I., e nel Tom. V. Cap. I.


 
Ovoli Fritti.


Antremè = pelate, e tagliate gli ovoli in grossi pezzi, spuntandogli il gambo sino dove è tenero, teneteli un poco nell’acqua fresca; indi asciugateli, infarinateli, e fateli friggere nello strutto ben caldo di bel colore. Se volete li potete anche indorare con uovo sbattuto, ma sono sempre meglio soltanto infarinati.


 
Caldarelle al Culì di Pomidoro.


Antremè = Mondate propriamente le caldarelle, lasciatele un’ora o più nell’acqua per ben lavarle. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, cipolletta, petrosemolo, un poco di mentuccia, una punta d’aglio, il tutto trito, indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate per setaccio, metteteci le caldarelle ben spremute dall’acqua; condite con sale, pepe schiacciato; quando principiano ad asciugarsi, aggiungeteci un bicchiere di vino bianco consumato per metà, fatelo consumare del tutto, e cuocere dolcemente; poco prima di servire poneteci tanto Culì di pomidoro, quanto ne richiede la Salsa; fate bollire ancora un poco, digrassate, e servite con crostini di pane fritti intorno. Per variare in luogo del Culì, o sugo di pomidoro, potete metterci un poco di Culì di vitella.


 
Caldarelle alla crema.


Antremè = Capate, e lavate con acqua tiepida le caldarelle, tagliategli un poco del gambo il più duro, tagliatele in due, o quattro parti, e le picciole lasciatele intere; passatele lungamente in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di fiore di latte, ed un poco di brodo bianco, condite con sale, pepe schiacciato. Quando saranno cotte, levate il mazzetto, che siavi poca Salsa, legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con fiore di latte, o brodo, un pochino di zucchero in polvere, e IV.130 servite con sotto, ed all’intorno crostini di pane fritti.


 
Caldarelle all’Olio.


Antremè = Queste le trovarete all’Articolo del magro.


 
Caldarelle in Cassettine di pane.


Antremè = Abbiate sette, o otto cassettine di mollica di pane ben fatte, e fritte nello strutto di bel colore. Vedetele all’Articolo delle Guarnizioni. Fate un ragù di caldarelle come quello al Culì di pomidoro, ma bagnato col Culì di vitella, e nel fine un poco di sugo di limone; riempiteci le cassettine, e servitele subito ben calde.


 
Caldarelle Fritte.


Antremè = Quando le caldarelle saranno ben capate, lavate, e spremute, infarinatele, fatele friggere nello strutto ben caldo, e servitele di bel colore, con petrosemolo fritto intorno.


 
zuppa di Caldarelle.


Antremè = Vedete zuppa di Prugnoli alla pag. 122, le caldarelle si apprestano nello stesso modo. Li sfogatelli, ed altri funghi si apprestano come le caldarelle, gli ovoli ec., e questi come i prugnoli ec.


 
Delle Uova.

Uova in trippa alla crema.


Antrè = Queste si apprestano in due maniere, cioè, o con uova dure tagliate in fette per traverso, o con frittatine sottili cotte senza IV.131 prendere colore, assai tenere e tagliate a fittuccie, o quadretti, o mostaccioli, ma le uova dure sono preferite alle altre. Queste si fanno bollire un momento colla Salsa, ma le altre si fanno soltanto scaldare senza bollire. Per farle alla crema. Passate leggermente in una cazzarola sopra il fuoco con un buon pezzo di butirro due cipolle trite lavate e spremute, quando saranno cotte, e bianche, metteteci un buon pizzico di farina, bagnate con fiore di latte, ed un poco di brodo bianco buono; fate bollire mezz’ora a fuoco allegro, indi poneteci delle uova dure, o delle frittatine; finite come sopra, e servite con un filetto d’aceto, o sugo di agresto, o niente, o in una terrina, o piatto, guarnite con crostini di pane fritti nell’intorno.


 
Uova in trippa alla besciamella.


Antrè =Fate una besciamella delicata in questa maniera. Ponete in una cazzarola un pezzo di butirro, ed un poco di farina; passate sopra il fuoco, movendo con una cucchiaia di legno; allorché la farina sarà cotta, senza prendere colore, bagnate poco per volta con buon latte di Vacca, ed un poco di fiore di latte, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Fate bollire un quarto d’ora. Nel momento di servire metteteci delle uova fresche dure tagliate in fette per traverso, quella quantità che ne richiede la Salsa; mescolate leggermente sopra il fuoco, fate bollire un momento, e servire giusto di sale, con qualche frondina di menta Romana, in IV.132 una terrina, o piatto, con crostini fritti intorno, e sopra. Questa è la migliore maniera di mangiare le uova in trippa.


 
Uova in trippa al Culì di Pomidoro.


Antrè = Abbiate un buon Culì di pomidoro, come è descritto nel Tom. I. pag. 14, la quantità che vi bisogna; metteteci dentro delle uova dure tagliate in fette per traverso, fate bollire un momento, e servite con un pochino di zucchero in polvere, o senza; osservate, che siavi poca Salsa.


 
Uova in trippa al Culì di Cipolla.


Orduvre = Fate un Culì di cipolle, come trovarete nel Tom. I. pag. 101, in quella quantità che vi bisogna; allorché sarà ben depurato vicino al fuoco, poneteci dentro delle uova dure tagliate in fette per traverso; fatele bollire un momento, e servite con poca Salsa, un filetto d’aceto, ed un poco di mostarda se volete.


 
Uova in trippa alli Cedrioli.


Orduvre = Apprestate un ragù di cedrioli tagliati in fette, e legato con una liason, come è descritto all’Articolo dei ragù, pag. 14, metteteci dentro delle uova dure tagliate in fette per traverso; fate scaldare senza bollire, e servite con sugo di limone, o un filetto d’aceto, e crostini fritti.


 
Uova in trippa alla mostarda.


Orduvre= Tagliate due cipolle in filetti, passatele sul fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, quando saranno quasi cotte, senza prendere colore, sbruffateci allora un buon IV.133 pizzico di farina, bagnate con sugo, brodo bianco, e mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire, e consumare al suo punto; indi metteteci delle uova dure tagliate in fette per traverso; fate bollire un momento, e servite con un filetto d’aceto, ed un poco di mostarda, con crostini fritti.


 
Uova in trippa alli Piselli fini.


Orduvre = Abbiate un ragù di piselli, come quello alla Pulette pag. 61, in quella giusta quantità che vi bisogna, poneteci dentro delle uova dure tagliate in fette per traverso; fate bollire un momento, e servite con un poco di zucchero in polvere, e sugo di limone se volete, con crostini fritti intorno.


 
Uova in trippa al Culì di Gamberi.


Orduvre = Fate un buon Culì di gamberi, in quella quantità che vi bisogna, vedetelo nel Tom. I. pag. 8, metteteci dentro delle uova dure tagliate in fette per traverso; fate scaldare senza bollire, e servite con poca Salsa.


 
Uova in trippa in diverse maniere.


Orduvre = Allorché le uova saranno dure, e tagliate in fette per traverso, le potete servire con qualunque Culì, Purè, o ragù, secondo la stagione, e sempre con crostini fritti intorno o sopra, in un piatto, o terrina.


 
Uova Sperse a diverse Salse d’Erba.


Antremè = Abbiate dell’acqua al fuoco in una cazzarola con sale, e un filetto d’aceto, o sugo di limone, quando bolle forte rompeteci delle uova assai fresche, uno per volta; fatele bollire qualche momentino, e a misura che IV.134 saranno cotte al loro punto, osservando che dentro debbono essere assai molle, levatele con una cucchiaia sbucata, passatele all’acqua fresca; indi rifilatele all’intorno. Nel momento di servire, fatele scaldare, scolatele sopra un panno pulito, e servitele sopra ad una Salsa di spinaci, o indivia, o acetosella, o cedrioli. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I., e Tom. V. Cap. I.


 
Uova Sperse al fiore di latte.


Antremè = Ponete un bicchiere di fiore di latte in una cazzarola, con un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere, e bollire un momento sopra il fuoco; indi passatelo al setaccio, che sia poco legato, aggiungeteci ben bollente una liason di tre rossi d’uova, un pochino di zucchero in polvere, fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra a delle uova sperse, e scolate come le precedenti.


 
Uova Sperse al culì di Pomidoro.


Antremè = Abbiate un sugo di pomidoro come è descritto nel Tom. I. pag. 13. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzetto di butirro con un pochino di farina, bagnate col sugo suddetto, mezzo bicchiere di fiore di latte, fate bollire dolcemente, e consumare al punto d’una Salsa, e servitela con un pochetto di zucchero in polvere sopra a dell’uova sperse, cotte e scolate come le precedenti; ovvero mescolate un poco di Culì di pomidoro, con un poco di Culì di vitella, e servite sopra le uova.


 
IV.135
Uova Sperse alla Lombarda.


Antremè = Quando le uova saranno sperse all’acqua come sopra, scolatele, aggiustatele sopra il piatto, conditele con parmigiano grattato, e butirro squagliato, glassatele colla pala rovente, e servitele ben calde, con un’idea di pepe schiacciato sopra a ciaschedun’uovo.


 
Uova Sperse al parmigiano.


Antremè = Allorché le uova saranno sperse come le precedenti, scolatele. Abbiate una panata alquanto liquida fatta con mollica di pane, fiore di latte, un pezzo di butirro, e stretta sopra il fuoco; indi aggiungeteci un poco di parmigiano grattato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, mescolatela, vuotatela nel piatto che dovete servire, fategli prendere un leggiero gratino sopra la cenere calda, aggiustateci sopra le uova sperse, ungetele sopra con butirro squagliato mescolato con due rossi d’uova crude, e spolverizzatele con parmigiano grattato, aspergetele con butirro squagliato, glassatele colla paia rovente, e servitele subito.


 
Uova Sperse a diverse Salse chiare.


Antremè = Scolate, ed aggiustate le uova sperse sopra il piatto che dovete servire, fategli sopra a chiascheduno un fioretto di quell’erba che mettete nella Salsa, come per la Salsa al petrosemolo, di petrosemolo, al dragoncello, di dragoncello, al cerfoglio, di cerfoglio, alla ravigotta, delle erbe a ravigotta. Se poi le servite con sotto un’Essenza di tartufi, o di prosciutto, allora con fettine fine di tartufo cotto, o di prosciutto cotto gli IV.136 farete sopra una stella, o un fioretto. Se la Salsa sarà poi all’aspic, o sugo chiaro, le servirete con sopra un pochino di sale, e pepe schiacciato. Vedete queste Salse di grasso, e di magro nel Tom. I. Cap. I., e nel Tom. V. Cap I. Osservate che le erbe di sopra accennate debbono essere imbianchite all’acqua bollente.


 
Uova Sperse a diversi Culì.


Antremè = Potete servire sotto a delle uova sperse un Culì di prosciutto, di Tartufi, di Prugnoli, di Pomidoro, di Gamberi, Imperiale, alla Rena ec. Trovarete questi Culì nel Tom. l. Cap. I.


 
Uova Sperse ad ogni ragù.


Antremè = Quando le uova saranno sperse all’acqua ben molli, e scolate, le potete servire sopra, o sotto, ad un ragù di Piselli, di Sparagi, di Tartufi, di Prugnoli, di Cedrioli, Massedoene, di Granelletti di pollastri, di code di Gamberi, di Selleri, di Fagioletti verdi, di Pistacchi ec., vedete questi ragù nel Tom. IV. Cap. l.


 
Uova Fritte al prosciutto.


Antremè = Mettete un poco di zucchero in una cazzarola, fategli prendere un leggiero colore sopra il fuoco, bagnatelo con aceto a proporzione del zucchero, ed a sufficienza per la Salsa; fate bollire, aggiungeteci qualche frondina di salvia, e delle fettine di prosciutto. Quando averà bollito un momento, e che sia di un buon gusto Agro-dolce, servitelo sopra a delle uova fritte di bel colore, tramezzate con crostini grandi e tondi come le uova, e fritti nel butirro, o nello strutto. IV.137 Se volete, potete mettere nella Salsa un poco di mostacciuolo di Napoli in polvere. Le uova fritte vedetele qui sotto.


 
Uova Fritte in diverse maniere.


Antremè = Allorché lo strutto, o butirro sarà ben bollente, rompeteci uno per volta delle uova fresche, che restino rotonde e color d’oro; poscia asciugatele, rifilatele all’intorno, e servitele con alcuna delle sudette Salse, Culì, o ragù di sopra indicate.


 
Uova Frittellate a diverse Salse.


Antremè = Fate friggere leggermente con un poco di butirro, e che restino bianche, dell’uova fresche, ma che dentro siano tenerissime, asciugatele dal butirro, e servitele nella stessa guisa che le uova sperse, cioè con sotto, o sopra le medesime Salse, Culì, e ragù, di sopra espressi.


 
Uova Mollè a diverse Salse, e ragù.


Antremè = Quando bolle l’acqua metteteci otto, o dieci uova fresche; dopo quattro minuti l’estate, e cinque l’inverno, levatele dal fuoco, e ponetele all’acqua fresca; indi rompetegli la conchiglia con deligenza, mondatele, e servitele ben scolate dall’acqua con sotto qualunque Salsa d’erba, o ragù, sì di grasso, che di magro. Ovvero fatele indurire del tutto, tagliatele a spicchi, o per metà, e servitele calde, e ben disposte sopra ad una Salsa d’erba, o ragù come sopra. Vedete nel Tom. I. Cap. I., nel Tom. V. Cap. I., ed in questo le diverse Salse, e ragù.


 
Uova Mollè alla Flamande.


Antremè = Abbiate ott’uova molle come IV.138 sopra, asciugatele bene, indoratele con uovo sbattuto, spolverizzatele di mollica di pane grattata, e fatele friggere nello strutto ben caldo, quanto prendino colore. Abbiate anche dei piccioli piedi di lattuga alla Dama Simona, vedeteli alla pag. 87, tagliateli in due, asciugateli, indorateli, spolverizzateli di pane grattato, e fateli friggere come le uova; aggiustate queste sopra il piatto che dovete servire, tramezzatele colle lattughe suddette, e crostini di mollica di pane tagliati a guisa di cresta, e fritti nel butirro, o nello strutto, e servite con sotto un poco di Culì, o Salsa alla Spagnuola.


 
Uova Mollè alla Ninotte.


Antremè = Allorché averete mondate otto, o dieci uova mollè come sopra, spuntatele un pochino da capo, e da piedi, tagliatele ben calde nel mezzo per traverso, aggiustatele sopra il piatto che dovete servire a guisa di vasetti, tramezzatele con mazzetti d’indivia cotti in una Bresa, e ben spremuti, e servite con sopra una Salsa bianca di butirro, che trovarete nel Tom. I. pag. 85. Quando queste uova sono tagliate nel mezzo come le precedenti, le potete servire sopra ad una Salsa di spinaci, indivia, acetosella, cedrioli, selleri, ec. Vedete queste Salse di grasso, e di magro nel Tom. I. Cap. I., e Tom. V. Cap. I.


 
Uova Ripiene al Pere Simon.


Antremè = Tagliate per metà delle uova dure, pestate i rossi nel mortaio, aggiungeteci un pezzo di butirro, un poco di ricotta fresca, o panata fredda, fatta con fiore di latte IV.139 e stretta sopra il fuoco con tre rossi d’uova, un pugno di parmigiano grattato, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, cannella fina, quattro rossi d’uova crudi, e un bianco; mescolate bene, riempite con quella farsa le uova sudette, scarnite al di dentro, e quella che resta stendetela sopra il piatto che dovete servire, aggiustateci sopra le uova bene attondate col ripieno al di sopra. Fate un poco di besciamella con un bicchiere di fiore di latte, un pezzetto di butirro maneggiato con un pochino di farina, poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata, fatela stringere e bollire mezzo quarto d’ora sopra il fuoco, indi passatela al setaccio, e copriteci leggermente le uova, spolverizzate con parmigiano grattato, ponete sopra ad ogni uovo un pezzettino assai picciolo di butirro, e fate prendere un bel colore d’oro ad un forno assai temperato, e servite subito.


 
Uova Ripiene al Gratino.


Antremè = Quando le uova saranno dure, mondatele, spaccatele nel mezzo, levate i rossi, e scarnite i bianchi al di dentro. Pestate nel mortaio una provatura fresca tagliata in dadini, aggiungeteci un pezzo di butirro, i rossi d’uova duri suddetti, una panata rifredda fatta con mollica di pane, e fiore di latte, e ben stretta sopra il fuoco con un pugno di parmigiano grattato, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, cannella fina, un pochino di besciamella come sopra, seguitate sempre a pestare, legate con quattro rossi d’uova crudi, riempite le uova con questa farsa, e quella che IV.140 resta stendetela sopra il piatto, aggiustateci sopra le uova ben disposte, e finitele, fatele cuocere, e servitele come le precedenti.


 
Uova Ripiene alla Frangipana.


Antremè = Pestate nel mortaio mezza libbra di mandorle dolci pelate all’acqua calda, aspergendole con un poco di fiore di latte, quando saranno ben peste aggiungeteci i rossi delle uova dure, un pezzo di butirro, mezza libbra di ricotta fresca, o una panata come la precedente, zucchero fino a proporzione, un poco di cannella in polvere, poco sale, quattro rossi d’uova crudi, e due bianchi sbattuti in fiocca; scarnite i bianchi d’uova duri al di dentro, riempiteli ben rotondi colla composizione suddetta, intingeteli nell’uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattata fina, fateli friggere nello strutto, o butirro di bel colore, e serviteli ben caldi.


 
Uova Ripiene alla besciamella.


Antremè =Abbiate una besciamella come per le uova al Gratino. Tagliate le uova dure nel mezzo, pestate i rossi nel mortaio con un pezzo di butirro, aggiungeteci una panata ben disseccata sopra il fuoco, e stretta con due rossi d’uova crude, un poco della besciamella suddetta, un pugno di parmigiano grattato, quattro rossi d’uova crude, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, cannella fina; vuotate e scarnite bene i bianchi, riempiteli colla composizione suddetta, attondateli propriamente. Ungete di butirro il piatto che dovete servire, stendeteci sopra un pochino di besciamella, IV.141 spolverizzate di parmigiano grattato, aggiungeteci sopra le uova ripiene, copritele la grossezza di uno scudo colla besciamella, e spolverizzatele col parmigiano grattato; ponete sopra ad ogni uovo un pezzettino di butirro fresco; fate prendere color ad un forno temperato, e servite di un bel color d’oro.


 
Uova Ripiene a diverse Salse.


Antremè = Quando le uova saranno ripiene e cotte come le precedenti, ma senza besciamella sotto, le potete servire sopra a qualunque Salsa d’erba cambiandogli il piatto, come di spinaci, indivia, acetosella, cedrioli ec. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap I., e Tom. V. Cap. I.


 
Uova Ripiene Fritte.


Antremè = Tutte le uova ripiene di sopra descritte le potete intingere nell’uovo sbattuto, spolverizzarle di mollica di pane grattata, farle friggere di bel colore, e servirle guarnite con petrosemolo fritto intorno.


 
Uova Brugliè in diverse maniere.


Antremè = Rompete in una cazzarola dodici uova, metteteci tre oncie di butirro fresco in pezzi, un poco di Culì, o fiore di latte, sale, pepe schiacciato, noce moscata. Nel momento di servire ponete la cazzarola sopra un fuoco moderato, movete sempre con una cucchiaia di legno, finché vedrete che saranno ben bruglie, come un pan grattato denso; servitele subito con sugo di limone, o di agresto, e crostini di pane intorno fritti nel butirro di bel colore. Potete mescolare nelle uova prima di metterle sopra il fuoco petrosemolo, scalogna, e cipolletta, il tutto trito. Ovvero un IV.142 poco di Salsa d’indivia, di pomidoro ec., o un ragù di punte di sparagi, di selleri, di prugnoli, di tartufi ec., come anche un Culì di beccaccia, di cipolle, alla Spagnola, alla Polacca, all’anitra, all’Imperiale ec.


 
Uova alla Neve.


Antremè = Fate bollire un poco due fogliette di latte, e mezza foglietta di fiore di latte, con una scorzetta di limone, uno stecco di cannella, tre oncie di zucchero in pane, e un’idea di sale. Sbattete i bianchi di otto uova in fiocca, e ponete i rossi a parte. Prendete con una cucchiaia d’argento, o di rame, porzione dei bianchi sbattuti, mettetelo nel latte bollente, levandoci prima la scorzetta, e cannella, ponetene diversi insieme come uova sperse all’acqua, voltandole sotto sopra acciò cuocino per tutto; indi scolatele, e mettetele sopra un setaccio con un piatto sotto. Quando saranno finite attondatele colla cucchiaia, aggiustatele sopra il piatto che dovete servire molte una sopra all’altra. Mettete i rossi d’uova nel latte; fate stringere sopra il fuoco senza bollire; indi passate ad un setaccio rado, e servite sopra i bianchi subito, e ben caldo.


 
Uova alla Delfina.


Antremè = Quando averete fatto bollire, e diminuire d’un terzo due fogliette di latte, e mezza foglietta di fiore di latte con tre oncie di zucchero, una scorzetta di limone, uno stecco di cannella, levate il limone, e la cannella; metteteci con un cucchiaio poco per volta quattro bianchi d’uova sbattuti in fiocca come i precedenti, fateli cuocere, e scolateli egualmente. IV.143 Ponete otto rossi d’uova nel latte allorché sarà quasi freddo, passatelo al setaccio, e fatelo cuocere a Bagno-maria nel piatto che dovete servire, essendo cotta, sbattete in fiocca gli altri quattro bianchi, mescolandovi dopo un poco di zucchero in polvere; formatene una specie di cuppola nel mezzo della crema, lasciando un bordo all’intorno di due dita; fate cuocere sotto un coperchio da campagna, o ad un forno assai temperato di un bel color d’oro, e glassate sopra con zucchero fino, aggiustateci intorno i bianchi d’uova che avete cotti, bene attondati, e servite subito.


 
Uova alla Portoghese.


Antremè = Queste sono lo stesso che le uova alla neve; ma si servono fredde con sopra spume di mandorle amare stritolate.


 
Uova all’Acqua di Caffè.


Antremè = Fate un caffè con cinque tazze d’acqua, e due di caffè macinato; allorché sarà divenuto chiaro, scolatelo, metteteci del zucchero in pane a proporzione; quando sarà squagliato aggiungeteci mezzo bicchiere di fiore di latte, sette rossi d’uova fresche, e due bianchi, passate due volte per una salvietta prima bagnata e spremuta, o ad un setaccio fino; versate la composizione nelle chicchere, non l’empite del tutto, fatele cuocere a Bagno maria, e servite caldo. All’acqua di Tè si apprestano nello stesso modo.


 
Uova al Caffè.


Antremè = Fate bollire una foglietta e mezza d’acqua con zucchero in pane a proporzione, uno stecco di cannella ed una scorzetta di IV.144 limone; quando averà consumato un terzo tirate indietro, abbrostolite un buon pugno di caffè, e ben caldo, mettetelo nell’acqua suddetta, e coprite; allorché sarà freddo passate alla salvietta prima bagnata, e spremuta; quindi poneteci sette rossi d’uova, e due bianchi, ripassate due volte alla stessa salvietta, versate sul piatto, o nei vasetti, fate cuocere a Bagno-maria, e servite caldo. In questa stessa guisa potete fare le uova alla Biada, al cacao, alle Nocchie ec. Vedete all’Articolo delle Creme, Cap. III.


 
Uova al caramello.


Antremè = Fate bollire quattro oncie di zucchero in pane con un bicchiere d’acqua finché sarà divenuto un caramello alquanto oscuro, bagnate subito con una foglietta d’acqua, uno stecco di cannella, dodici coriandoli, una scorzetta di limone; fate bollire insieme circa mezz’ora. Quando sarà raffreddato stemperateci sette rossi d’uova, e due bianchi, passate al setaccio, o alla Salvietta, versate nelle chicchere, fate cuocere a Bagno-maria, e servite caldo.


 
Uova alla Bagnolette.


Antremè = Queste sono uova fresche sperse all’Acqua, che siano ben molli, scolatele, aggiustatele sopra il piatto, e servitele con sopra una Salsa al Porchetto, o Poevrada, e prosciutto cotto trito assai fino sopra.


 
Uova alla Roberta.


Antremè = Tritate due cipolle ben fine, lavatele e spremetele bene; fatele cuocere con un pezzo di butirro senza prendere colore; indi metteteci un poco di Culì, e rompeteci IV.145 dieci uova, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pezzo di butirro fresco in pezzi. Ponete la cazzarola sopra il fuoco, movete sempre come le uova Brugliè, essendo cotte al loro punto, metteteci un pochino di mostarda, e servite con sugo di limone, o di agresto, e intorno crostini di pane fritti nel butirro. Assaggiate le uova allorché ci mettete la mostarda, per timore che domini troppo.


 
Uova alla Provatura.


Antremè = Ungete di butirro fresco il fondo del piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra delle fettine di provatura fresca, e parmigiano grattato; rompeteci dieci uova fresche, condite con poco sale, pepe schiacciato, coprite di sopra, come di sotto; fate prendere colore ad un forno un poco caldo, o sotto un coperchio da campagna, che i rossi siano morbidi, e servite subito.


 
Uova all’Etuve.


Antremè = Fate friggere nello strutto ben caldo delle uova fresche, che siano rotonde, e color d’oro, e servitele con sopra un ragù di cipollette, con crostini di mollica di pane sopra, ed all’intorno grossi come le cipollette, e fritti nel butirro.


 
Uova alla Bonnè Famme.


Antremè = Tagliate in fettine quattro oncie di ventresca grassa, e magra, fatele sudare in una cazzarola sopra il fuoco, finché saranno cotte, indi aggiustatele nel fondo del piatto che dovete servire con un poco di Culì, rompeteci sopra delle uova, conditele con pepe schiacciato, e un poco di butirro fresco, fatele IV.146 cuocere, passateci sopra la pala rovente acciò cuocino i rossi e restino molli, e servite col sugo di mezzo limone.


 
Uova allo Specchio.


Antremè = Ponete sopra il piatto, che dovete servire, un poco di fiore di latte, un poco di butirro, ed un poco di sugo, fate bollire, rompeteci nel momento di servire delle uova fresche, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata, fatele cuocere, passateci sopra la pala rovente per cuocere i rossi, che siano molli, e servite subito. Potete farle con solo butirro.


 
Uova alla Duchessa.


Antremè = Fate bollire una foglietta di fiore di latte con un poco di zucchero in pane, uno stecco di cannella, ed una scorzetta di limone, quando sarà consumato la quarta parte, levate la cannella, e limone, fateci cuocere delle uova sperse, indi fate consumare il fiore di latte al punto di una Salsa, passatelo al setaccio, legatelo con una liason, e servitelo sopra le uova rifilate, e aggiustate sopra il piatto.


 
Uova alla Contadina.


Orduvre = Tagliate dei crostini di mollica di pane, metteteli sopra il piatto che dovete servire con un pezzo di butirro, mezza foglietta di fiore di latte; fate bollire finché sarà consumata la Salsa, rompeteci allora dieci uova, che i rossi restino interi, condite con sale, pepe schiacciato, fate cuocere, passate sopra la pala rovente, e servite che i rossi siano molli.


 
IV.147
Uova Glassate.


Orduvre = Mettete un poco di brodo bianco buono nel piatto che dovete servire, rompeteci delle uova come allo specchio, conditele leggermente con sale, pepe schiacciato, essendo cotte levatele dal fuoco. Abbiate una liason con un poco di fiore di latte e butirro, fatela stringere sopra il fuoco, copriteci per tutto gli uovi, spolverizzateli di parmigiano grattato, glassate sopra colla pala rovente, e servite subito che i rossi siano molli.


 
Uova alla Vestale.


Antremè = Fate bollire, e consumare un terzo una foglietta di latte, con una scorzetta di limone, dodici coriandoli, zucchero in pane a proporzione. Quando sarà freddo stemperateci tre oncie di mandorle dolci con tre amare pestate fine, sette rossi d’uova fresche, e due bianchi, passate il tutto al setaccio, o alla stamina, fate cuocere a Bagno-maria sul piatto, o nelle chicchere, e servite caldo.


 
Uova alla crema.


Antremè = Passate al setaccio la mollica di un pane fresco di ott’oncie bene inzuppata con fiore di latte, e aggiungeteci zucchero in polvere, spume di mandorla amara, qualche fiore di arancio candito, un poco di zucca candita, il tutto trito, scorzetta di limone grattato, poco sale, otto rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca, che il tutto sia mescolato per degradazione. Guarnite il di dentro di una cazzarola con striscie di carta unta di butirro, versateci la composizione, fate cuocere ad un forno temperato, allorché sarà cotta, rivoltate la IV.148 cazzarola, levate la carta, e servite glassato di zucchero colla pala rovente.


 
Uova alli Spinaci.


Antremè = Prendete un pugno di spinaci ben cotti all’acqua bollente, spremeteli, pestateli bene nel mortaio, stemperateli con una foglietta di fiore di latte, passate alla stamina, o setaccio ben forte, acciò n’esca il fiore di latte ben verde, metteteci poco sale, otto rossi d’uova, zucchero fino a proporzione, spume, fiori di arancio, scorzetta di cedrato, il tutto trito, versate sopra il piatto che dovete servire, ponetelo sopra un fuoco moderato finché si formi nel fondo un gratino, senza essere bruciato, e servite glassato di zucchero colla pala rovente.


 
Uova alla Marenga.


Antremè = Mettete in una cazzarola otto rossi d’uova con quattro bianchi, mezzo bicchiere di acqua, zucchero fino a proporzione, poco sale, ed il sugo di un limone; fate stringere, e cuocere sopra il fuoco come uova Brugliè, ponete sopra il piatto, coprite con li altri quattro bianchi sbattuti in fiocca e mescolati con zucchero fino; fate cuocere la marenga sotto un coperchio da campagna, e servite caldo.


 
Uova alla buona Amica.


Antremè = Stemperate un pizzico di farina di riso con sei rossi d’uova, e quattro bianchi sbattuti in fiocca, una foglietta di latte, poco sale, zucchero fino a proporzione, scorzetta di limone grattata, fiori di arancio canditi, quattro spume, il tutto trito; fate cuocere sopra il fuoco movendo sempre per una mezz’ora; IV.149 indi ponete sopra il piatto, spolverizzate di zucchero, e glassate colla pala rovente.


 
Uova al Naturale.


Antremè = Ponete in una cazzarola un picciolo cucchiaio di farina di riso, dodici uova, sale, pepe schiacciato, noce moscata, quattro oncie di butirro squagliato, passate alla stamina, o setaccio, versateci le uova; fatele cuocere sopra un picciolo fuoco, e passateci sopra la pala rovente.


 
Uova alla besciamella.


Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, cipolletta, e petrosemolo trito; indi aggiungeteci un pizzico di farina, bagnate metà fiore di latte, e metà brodo buono bianco, o latte; fate bollire un poco, che la Salsa sia ben legata; quindi metteteci dei bianchi d’uova duri, tagliati in filetti, ed i rossi tagliati nel mezzo, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire un momento. Abbiate un piatto con un bordino all’intorno, versateci dentro la composizione; passate sei, o sette rossi d’uova per un passabrodo, fate cadere questi maccaroncini sopra le uova, spolverizzate di parmigiano grattato mescolato con un poco di mollica di pane, aspergete con butirro squagliato, mettete al forno per una mezz’ora, avendo attenzione che non bolla. Nel momento di servire glassate sopra colla pala rovente, e servite subito.


 
Uova al Zeffire.


Antremè = Rompete ott’uova fresche, mettete i rossi a parte che siano interi, sbattete i bianchi in fiocca. Abbiate un cucchiaio da IV.150 tavola, prendeteci un poco di bianco sbattuto, posateci nel mezzo un rosso, coprite con altrettanto bianco; fate friggere nello strutto di bel colore, e servite ben caldo.


 
Uova al Presidente.


Antremè = Abbiate delle uova sperse, scolatele, intingetele nell’uovo sbattuto, spolverizzatele metà parmigiano grattato, e metà mollica di pane; fatele friggere nello strutto ben caldo, e levatele subito che averanno preso colore; servitele guarnite di petrosemolo fritto.


 
Uova al Seladone.


Antremè = Pestate nel mortaio dei spinaci, stemperateli con poca acqua, fate bollire, passatela al setaccio, cuoceteci delle uova fresche sperse, dovendo divenire verdi, indi scolatele bene, rifilatele, e servitele con sotto un sugo chiaro.


 
Uova al Verd-pré.


Antremè = Fate delle uova sperse come le precedenti. Pestate dell’acetosella, due scalogne, cerfoglio, petrosemolo, una cipolletta, spremetene mezzo bicchiere di sugo, passatelo al setaccio, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e servite sotto le uova.


 
Uova alla Sciarmante.


Antremè = Fate bollire e consumare a sciroppo mezza foglietta d’acqua con una scorzetta di limone, uno stecco di cannella, e quattro oncie di zucchero; indi levate la cannella, il limone; aggiungeteci una foglietta di fiore di latte stemperato con quindici rossi d’uova, IV.151 poco sale; fate cuocere come uova Brugliè, e servite con sugo di limone, e crostini di pane fritti all’intorno.


 
Uova alla Nonette.


Antremè = Stemperate tre uova con una foglietta di fiore di latte, poco sale, zucchero a proporzione, spume, fiori di arancio canditi, scorzetta di cedrato, il tutto trito; fate cuocere a Bagno-maria sopra il piatto, e servite glassato di zucchero colla pala rovente.


 
Uova alla Principessa.


Antremè = Sbattete dieci uova come per una frittata, con un buon pezzo di butirro squagliato, tre cucchiai di fiore di latte, un pizzico di pistacchi tagliati in filetti, poco sale, zucchero fino a proporzione, spume, fiori di arancio canditi, scorzetta di cedrato, il tutto trito, cannella in polvere. Versate sopra il piatto; fate cuocere con fuoco sotto e sopra, e servite alquanto tremolante glassato di zucchero colla pala rovente.


 
Uova alla Svizzera.


Antremè = Ungete bene di butirro fresco il piatto che dovete servire, aggiustateci sopra delle fette sottili di formaggio sbrinzo, e fettine fine di mollica di pane, condite con un poco di pepe schiacciato, rompeteci sopra delle uova come allo Specchio; fate cuocere a picciolo fuoco, passateci sopra la pala rovente. Fate una Salsa con un pezzo di butirro maneggiato con un pizzico di farina, un poco di brodo buono, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, versate sopra le uova, IV.152 spolverizzate con parmigiano grattato, e glassate colla pala rovente, che i rossi siano molli.


 
Uova alla Folette.


Orduvre = Abbiate una Salsa d’acetosa ben legata, vedetela nel Tom. I. pag. 76, ponetela nel fondo del piatto, rompeteci sopra otto uova, copritele con quattro bianchi sbattuti in fiocca e mescolati con un pezzo di butirro squagliato, e quasi freddo, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate cuocere, e prendere colore ad un forno temperato, e servite subito.


 
Uova alla Piacentina.


Orduvre = Ponete delle fettine di parmigiano, e di mollica di pane fine, sopra un piatto unto di butirro, coprite, fate stufare sopra la cenere calda; indi sbattete in fiocca dieci bianchi d’uova, mescolateli poscia colli rossi, aggiungeteci un buon pezzo di butirro squagliato e caldo, sale, pepe schiacciato, mescolate, versate sopra il piatto, fate cuocere sotto un coperchio da campagna, e servite subito.


 
Uova alla Riscelieù.


Antremè = Fate un Gattò d’indivia cotto a Bagno-maria, come è descritto all’Articolo delle Erbe, pag. 87, colla sola differenza, che nel fondo della cazzarola porrete sei mezze uova dure disposte con simetria. Nel momento di servire rivoltate il Gattò, ponetelo sopra il piatto, levate le uova dure, e mettete in ognuno di questi vani un uovo sperso nell’acqua, o frittellato bianco, ungeteli sopra con un poco di butirro squagliato mescolato con un rosso d’uovo crudo, spolverizzate con metà parmiggiano grattato, e metà mollica di pane, passateci IV.153 sopra la pala rovente senza toccare, e servite con sotto un poco di sugo chiaro, e sopra creste di mollica di pane fritte nel butirro, incastrate diritte tramezzo le uova.


 
Uova alla Sen-Clù.


Antremè = Abbiate un Gattò d’indivia, o di spinaci, o di lattuga, cotto come sopra, ma senza uovi duri nel fondo. Nel momento di servire rivoltatelo, posatelo nel suo piatto, vuotatelo al di sopra facendogli un gran buco, riempitelo di uova sperse all’acqua, o frittellate, e serviteci sopra una Salsa alla crema, o alla Pulette. Vedetele nel Tom. V. Cap. I.


 
Uova in Cannellon.


Antremè = Fate bollire un quarto d’ora mezza bottiglia di vino di malaga con zucchero in pane a sufficienza, e uno stecco di cannella; indi fate raffreddare, aggiungeteci mezzo bicchiere d’acqua, quindici rossi d’uova, e cinque bianchi, un pochino di sale, passate due volte per una salvietta prima bagnata e spremuta bene; versate questa composizione sopra una tortiera imbutirrata, fate cuocere ad un forno temperato, che sia ben ferma; quindi tagliatela in filetti, o mostaccioletti, intingeteli in una pastella da frittura ben fatta, fateli friggere nello strutto di bel colore, e serviteli glassati di zucchero colla pala rovente.


 
Uova al sugo.


Antremè = Queste si apprestono in due maniere: cioè, una con sugo chiaro di vitella, o di manzo, sale, e pepe schiacciato, sopra a degli uovi spersi; l’altra, mettete un poco IV.154 di sugo nel piatto che dovete servire, rompeteci otto o dieci uova fresche come allo Specchio, condite con sale, pepe schiacciato; fate cuocere sopra un fuoco leggiero, passateci sopra la pala rovente, che i rossi siano molli; e se volete scolate quel sugo, e mettetene dell’altro che sarà meglio.


 
Uova alla Gran-mere.


Antremè = Pestate nel mortaio quattro rossi d’uova dure con un poco di mollica di pane inzuppata nel fiore di latte, un picciolo pugno di parmigiano grattato, stemperate con mezza foglietta di fiore di latte, e un poco di sugo di vitella, o di manzo, sale, pepe schiacciato, noce moscata, cannella fina, dieci rossi d’uova, passate due o tre volte al setaccio. Abbiate dei Cupellotti, o siano picciole stampe di rame, ungetele al di dentro con butirro squagliato, guarnite il fondo ed all’intorno di filetti di pistacchi mondati; poco prima di servire versateci dentro la composizione; fate cuocere a Bagno-maria. Quando sarà cotta rivoltate, e servite tremolante con sopra un poco di sugo chiaro.


 
Uova al Culì di Pernice.


Antremè = Abbiate un Culì di Pernice come è descritto nel Tom. I. pag. 9, stemperateci dodici rossi d’uova, passate al setaccio, condite con poco sale, imbutirrate i Cupellotti come sopra, riempiteli, fateli cuocere a Bagno-maria, indi rivoltateli, e serviteli con sopra un poco di sugo chiaro. Queste uova si possono apprestare con Culì di Starna, di Beccaccia ec.


 
IV.155
Uova alla Bernardina.


Antremè = Fate una buona Salsa d’indivia, o di spinaci, o di acetosa ben ristretta, vedetele nel Tom. I. pag. 76. Quando sarà fredda mescolateci dieci rossi d’uova, condite con poco sale, passate al setaccio, versate nei Cupellotti imbutirrati; fate cuocere a Bagno-maria, rivoltate e servite con sopra un poco di sugo chiaro. Alcuni fanno a meno di passare al setaccio, ma ci pongono i rossi d’uova mescolandoli bene.


 
Uova in Timballetti in diverse maniere.


Antremè = Stemperate dieci rossi d’uova, e due bianchi con un poco di buon consomè, o altro brodo buono di sostanza, e Culì, o sugo, condite con sale, pepe schiacciato, cannella fina, passate alla salvietta due o tre volte, bagnata prima e torta; indi versate nei Timballetti, ossiano picciole stampe di rame, non le riempite che tre quarti; fatele cuocere a Bagno-maria, che l’acqua bolla dolcemente, indi rivoltateli, e serviteli tremolanti con sopra un poco di sugo chiaro. Potete fare queste uova con qualsivoglia Culì, come un Culì di gamberi, alla rena, di pomi di terra, di cipolle, di carote, di rape, di pomidoro, di piselli ec., potete anche aggiungervi un poco di parmigiano grattato, prima di passare al setaccio, alla riserva di quelle al Culì di gamberi, e selvaggiume. I ragù sono anche ottimi a fare questa sorte d’uova, come di cedrioli, di punte di sparagi in piccioli piselli, di fagioletti ec.; quando questi sono ben fatti e rifreddi, sbattete i rossi IV.156 d’uova con qualche bianco, mescolate insieme, versate nelle picciole stampe imbutirrate, fate cuocere come sopra, e servite sempre con sopra un poco di sugo chiaro. Potete guarnire il fondo di dette picciole stampe dopo imbutirrate con butirro squagliato, di filetti di pistacchi, di code di gamberi, di mandorle dolci, di petto di pollo arrosto ec., ovvero di punte di sparagi, di piselli fini ec., il tutto cotto; cioè quelle alla Gran-mere, al Culì alla Rena, al Culì di gamberi ec.


 
Uova in Cupellotti in diverse maniere.


Antremè = In moltissime cucine evvi la costumanza di servire alla mensa una certa specie di bicchieri, o secchietti, o picciole cazzaroline d’argento dorato con entro uova, creme, gelatine ec. Per le uova si apprestono tutte esattamente come le precedenti, alla sola riserva, che mai si guarnisce il fondo, e si fanno più delicate, cioè con soli rossi d’uova senza i bianchi; si possono egualmente porre dentro questi utensili tutte sorta d’uova, e creme come si fanno cuocere nel piatto a Bagno-maria, mentre non è che il cambiamento della forma che ne fa la differenza. Veggasi l’Articolo delle creme, e gelatine qui appresso.


 
Uova alli Sparagi.


Orduvre = Abbiate un picciolo ragù di sparagi in piccioli piselli finito di buon gusto, ponetelo nel fondo del piatto, rompeteci sopra delle uova come al Specchio, condite con sale, pepe schiacciato; fate cuocere dolcemente, passandoci sopra la pala rovente, che i rossi siano molli. Potete farle nello stesso modo con qualunque altro ragù di Erba.


 
IV.157
Uova all’agresto.


Antremè = Fate bollire un momento all’acqua bollente degli acini d’agresto, passateli subito alla fresca; fateli scolare. Rompete dodici uova, sbattete i bianchi in fiocca, mescolate insieme, mettete in una cazzarola con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate cuocere come le uova Brugliè e servite con un cordone degli acini suddetti tramezzati con crostini di pane fritti nel butirro.


 
Uova in Cassettine di pane.


Antremè = Fate delle cassettine di pane come sono descritte all’Articolo delle Guarnizioni, pag. 55, che siano fritte di bel colore, e riempitele di tutte sorte di uove Brugliè. Vedete le diverse uova Brugliè, pag. 141.


 
Uovette Composte.


Guarnizione = Pestate nel mortaio sei rossi d’uova dure, aggiungeteci una panata, come quella alla pag. 28, due o tre rossi d’uova crude, un pezzo di butirro, parmigiano grattato, sale, noce moscata, cannella fina; quando la composizione sarà ben mescolata, ponetela sopra la tavola della pasticcieria, infarinatela, rulatela sottile, tagliatela in piccioli pezzi, attondateli colle mani infarinate per imitare le picciole uovette nonnate che trovansi nel corpo delle Galline. Ponetele a misura sopra un piatto. Quando saranno finite, fatele cuocere nell’acqua bollente giusta di sale, o brodo, fategli fare un bollo, passatele poscia all’acqua fresca, scolatele bene, e servitele nei ragù, e Guarnizioni.


 
IV.158
Uova Molles in diverse maniere.


Ripieno = Chiarificate ott’oncie di zucchero, fatelo bollire al punto di sciroppo; indi poneteci dodici rossi d’uova fresche, mescolate sopra un fuoco leggiero, e fate cuocere come una crema delicata, aggiungendoci quell’odore che più vi piacerà, come un poco di acqua di cannella, di vainiglia, di fiori d’arancio, ovvero un poco di cioccolata squagliata, o Olio zuccheroso di limone, di cedrato, di portogallo ec. Queste uova si possono servire per riempire tutto ciò che vorrete, come per Torte, Pasticcetti, rissole, Cannellon ec.


 
Uova al Gratino alli Pistacchi.


Antremè = Fate una picciola crema con un cucchiaio di farina, tre oncia di pistacchi mondati e ben pesti, cinque rossi d’uova, latte, e zucchero a proporzione; fate stringere sopra il fuoco, e versate poscia sopra il piatto che dovete servire; ponete sopra un picciolo fuoco per fargli prendere un bel gratino; in mezz’ora è formato, e serviteci sopra delle uova fresche sperse in un sciroppo di zucchero, che i rossi siano molli.


 
Uova al sugo d’Acetosa.


Antremè = Abbiate dell’acetosa ben lavata, e scolata, pestatela nel mortaio per averne un buon mezzo bicchiere di sugo, passatelo al setaccio, metteteci tre rossi d’uova crude, un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco senza bollire, avendo attenzione che le uova non si straccino, e servite sopra dell’uova sperse all’acqua, ben rifilate, e scolate.


 
IV.159
Uova alla Pulette.


Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro con qualche prugnolo, un mazzetto d’erbe diverse, un pezzetto di prosciutto; quando sarà consumata l’acqua, bagnate con Culì bianco, o Italiana bianca; ovvero sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un pochino di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e brodo bianco buono; fate cuocere dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto; digrassate, levate il mazzetto, e prosciutto, legate con una liason di due o tre rossi d’uova, e servite con un buon sugo di limone sopra a delle uova sperse all’acqua.


 
frittata Ordinaria.


Antremè = Sbattete degli uovi secondo che volete fare la frittata, metteteci sale, pepe schiacciato, un pochino d’acqua, o latte, o brodo freddo. Squagliate un buon pezzo di butirro nella padella; poneteci le uova, movete sempre sopra un fuoco allegro, fintanto che sia stretta e cotta da una parte d’un bel color d’oro; voltatela allora dall’altra, e fatela colorire egualmente; ovvero ripiegate la frittata la metà sopra l’altra metà, e servitela ben calda, e che dentro sia alquanto molle. La frittata si varia in moltissime maniere. Per esempio con sugo di pomidoro, cavoli fiori, fagioletti, broccoli, zucchette, sparagi, prosciutto, erbe fine, provature, fiore di latte ec., come si dirà qui appresso.


 
IV.160
frittata Sufflè.


Antremè = Ponete dodici rossi d’uova in una cazzarola, o terrina, conditeli con sale, pepe schiacciato, un pugno di parmigiano grattato; mescolate. Sbattete i bianchi in fiocca, mescolateli colli rossi; squagliate un grosso pezzo di butirro nella padella, poneteci dentro la composizione, fate cuocere sopra un fuoco assai moderato, movendo sempre con una cucchiaia di legno, finché la frittata principia a stringere, movete allora la padella soltanto, e fate girare la frittata. Quando sarà gonfia, e cotta da una parte d’un bel colore dorato, voltatela dall’altra, fategli prendere colore egualmente sempre ad un fuoco leggiero, che sia gonfia come un pane di Spagna, e servitela subito.


 
frittata al Rognone di Mongana.


Antremè = Tritate un rognone di mongana cotto arrosto con un poco del suo grasso, ponetelo in una terrina, aggiungeteci erbe fine, sale, pepe schiacciato, indi metteteci le uova, ed un poco di parmigiano grattato se volete, sbattete il tutto insieme. Squagliate un pezzo di butirro nella padella, poneteci la composizione, fate la frittata ripiegata la metà sopra l’altra metà, che sia tenera, e di bel colore, e servitela con sopra un poco di Culì, o sugo chiaro. Alcuni pongono il rognone, e l’erbe fine nelle uova, passate prima un momento sopra il fuoco.


 
frittata alli Cavoli fiori.


Antremè = Passate nella padella sopra il fuoco con un grosso pezzo di butirro delle cimette IV.136 di cavolo fiore allessate con acqua bollente, e sale; quando averanno preso sufficente sapore, aggiungeteci delle fettine di prosciutto tagliate in filetti, passate ancora un momento. Abbiate delle uova sbattute, e condite con sale, pepe schiacciato, parmigiano grattato, ed un pochino di sugo, o Culì freddo; versate nella padella, fate la frittata di bel colore, voltandola d’ambe le parti, e servitela con sopra un poco di Culì, o sugo; la potete fare anche collo strutto in luogo di butirro.


 
frittata alli Carciofi.


Antremè = Mondate bene cinque, o sei carciofi senza pelo, tagliateli in fettine assai fine, metteteli nella padella con un grosso pezzo di butirro, o strutto buono, fateli cuocere dolcemente finché saranno quasi color d’oro, aggiungeteci allora dei piccioli filetti di prosciutto se volete, versateci dodici uova sbattute, e condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo trito, un poco di Culì, o brodo, o acqua; fate la frittata come il solito, e servitela o stesa, o ripiegata la metà sopra l’altra metà, con sopra un poco di Culì, o Salsa alla Spagnola, o Italiana rossa, o Culì di prosciutto, o senza Salsa.


 
frittata alli Broccoli.


Antremè = Tagliate in fettine assai sottili, e picciole tre oncie di ventresca grassa, e magra, passatela leggermente nella padella sopra il fuoco con strutto quanto basti, quando sarà quasi cotta, aggiungeteci delle cimette di broccoli allessate, fategli prendere sapore, indi sbattete le uova, conditele, e finite la frittata come IV.162 sopra. La potete fare anche con prosciutto, e strutto, e servita con un poco di sugo, o Culì.


 
frittata alle Zucchette.


Antremè = Raschiate delle picciole zucchette, tagliatele in fettine, conditele con un poco di sale per fargli rendere l’acqua, spremetele, fatele cuocere dolcemente nella padella con un poco di strutto, o butirro; quando saranno color d’oro, metteteci dentro le uova sbattute, e condite con sale, pepe schiacciato, ed un poco di sugo di pomidoro, e servite con sopra un poco di sugo, o Culì.


 
frittata all’Erbe fine.


Antremè = Sbattete le uova, conditele con sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto trito. Squagliate nella padella un buon pezzo di butirro; fate la frittata di un bel color, ripiegatela, e servitela con sopra un buon Culì, o sugo chiaro, ovvero una Salsa al prosciutto come quella dell’uova fritte, pag. 136.


 
frittata alli Fagioletti.


Antremè = Questa si appresta esattamente come quella alli cavoli fiori, e si serve nello stesso modo. I fagioletti debbono esser tagliati in filetti.


 
frittata alla Gendarme.


Antremè = Fate una frittata ordinaria, vedete pag. 159. Nell’atto che la ripiegate come un raviolo, riempitela con una Salsa d’acetosella ben fatta, ponetela sopra il piatto unto di butirro, un poco di besciamella, e parmigiano grattato; copritela di besciamella, e parmigiano IV.163 grattato, aspergetela di butirro squagliato; fate prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, e servite subito.


 
frittata alla Provatura.


Antremè = Sbattete dodici uova con due provature fresche tagliate in dadini, un poco di parmigiano grattato, poco sale, pepe schiacciato, ed un tantino di latte, o acqua. Squagliate nella padella sopra un fuoco leggiero, un buon pezzo di butirro, versateci dentro le uova; fate la frittata come il solito. Vedete frittata ordinaria.


 
 
frittata alla Cipolletta.


Antremè = Passate nella padella sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o strutto buono della cipolletta trita, lavata, e spremuta; quando sarà color d’oro, metteteci le uova sbattute, e condite come il solito, e fate la frittata a cuscinetto. Servitela con sopra un buon Culì. Se volete, quando la cipolletta sarà cotta, metterci qualche fettina di prosciutto, passare ancora un poco, e fate la frittata come sopra.


 
frittata all’Italiana.


Antremè = Mettete nella padella con un pezzo di butirro, o strutto buono, delle fettine di prosciutto; fate cuocere un momento, e versateci le uova condite come il solito, ma con poco sale, e petrosemolo trito; formate la frittata a cuscinetto, e servitela con sopra un buon Culì di pomidoro, o altro Culì, o niente.


 
frittata alli Sparagi.


Antremè = Abbiate delle punte di Sparagi verdi o bianchi, cotti con acqua e sale; passateli nella padella sopra il fuoco con un pezzo di IV.164 butirro, o strutto buono; quando averanno preso sufficente sapore, aggiungeteci delle fettine fine di prosciutto, fatele cuocere un momento, e fate quindi la frittata a cuscinetto come le altre, e servitela con sopra un buon Culì di vostro genio.


 
frittata al Culì di Pomidoro.


Antremè = Allorché averete sbattute le uova, conditele con sale, e pepe schiacciato, aggiungeteci un poco di sugo, o Culì di pomidoro; fate la frittata come quella ordinaria, e servitela senza colore, con sopra un poco di sugo chiaro, o Culì di pomidoro.


 
frittata a diverse Salse.


Antremè = Quando averete fatta una frittata ben tenera, di bel colore, e ripiegata a raviolo, la potete servire con sotto una Salsa alli spinaci, all’indivia, all’acetosella, alli cedrioli ec., ovvero un ragù di punte di sparagi, o piselli, o cipollette, o code di gamberi ec., come anche con un Culì di cipolle, di carote, di rape, di prosciutto, di pernice, di gamberi ec.


 


Antremè = Sbattete le uova, metteteci un poco di prosciutto cotto e trito, due cucchiai di Culì, poco sale, pepe schiacciato; fate la frittata con un buon pezzo di butirro fresco, ripiegatela, ponetela sopra il piatto, e servitela con sopra una Salsa fatta con un poco di Culì di prosciutto dolce di sale, e prosciutto cotto e trito.


 
frittata alla Mariniera.


Antremè = Passate un momento sopra il fuoco delle fettine assai fine, o filetti di prosciutto, IV.165 con un poco di strutto, o un pezzo di butirro; indi aggiungeteci un poco di petrosemolo trito grossolanamente, versateci le uova sbattute e condite; fate la frittata come il solito, e servitela con sopra una Salsa al Porchetto, o Poevrada, o Piccante, o Spagnuola, o Italiana rossa. Vede nel Tom. I. Cap. I.


 
frittata alla Mariè.


Antremè = Rompete dodici uova, metteteci un poco di sale, mezzo bicchiere di fiore di latte, scorzetta di cedrato, o limone, o portogallo canditi, fiori di arancio canditi, spume, il tutto trito fino; sbattete, fate la frittata con un buon pezzo di butirro, che sia assai tenera, e servitela ben calda, glassata sopra di zucchero colla pala rovente.


 


Antremè = Stemperate due cucchiai di farina di riso con tre uova, un poco di sale, due oncie di zucchero, un pezzo di butirro, una foglietta di fiore di latte; fate cuocere, e ben stringere sopra il fuoco, movendo sempre con una cucchiaia, come una Frangipana. Quando sarà fredda aggiungeteci scorzetta candita, fiori d’arancio canditi, spume, il tutto trito fino, dieci rossi d’uova crudi, ed i bianchi sbattuti in fiocca. Abbiate una picciola tiella col bordo, copritela al di dentro di striscie di carta imbutirrata, metteteci dentro la composizione; fatela cuocere ad un forno temperato; indi rivoltatela, levategli la carta, e servitela glassata sopra di zucchero colla pala rovente.


 
IV.166
frittata alla Frangipana.


Antremè = Abbiate una crema alla Frangipana, vedete all’Articolo delle Creme; aggiungeteci quattro oncia di mandorle dolci pestate molto fine, e del midollo di manzo squagliato, e passato al setaccio; finite la frittata come la precedente, e servitela glassata di zucchero nella stessa maniera. La potete fare anche in picciole stampe.


 
frittata alla Servante.


Antremè = Fate una frittata ordinaria, vedetela pag. 159, con petrosemolo, e cipolletta trita; allorché è di un bel colore da una parte, metteteci dentro molti filetti di mollica di pane fritti nel butirro, avvolgetela, e servitela subito.


 
frittata alla Senteminult.


Antremè = Fate due picciole frittate di tre uova l’una, riempitele di un ragù, o una Salsa d’erba ben fatta, involtatele, ponetele sopra il piatto unto di butirro, copritele con una Salsa alla besciamella, spolverizzatele di parmigiano grattato, aspergete di butirro squagliato, fate prendere colore ad un forno temperato, e serviteci sotto un pochino di sugo chiaro.


 
frittata al Culì di Gamberi.


Antremè = Abbiate un picciolo ragù di code di gamberi ben triti e fatto di buon gusto, vedete l’Articolo dei ragù; fate la frittata, poneteci tramezzo il ragù, involtatela, ponetela sopra il piatto, e servitela con sopra un Culì di gamberi. Potete fare una frittata ordinaria, e servirla con sopra un ragù di code IV.167 di gamberi, ma che la Salsa non sia molto densa.


 
frittata alla Fermiera.


Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro due cipolle trite lavate e spremute, quando saranno quasi cotte, bagnate con mezza foglietta di fiore di latte; fate finire di cuocere, e che consumi tutta la Salsa; fate raffreddare, mescolate colle uova sbattute, e condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate la frittata come il solito, e servitela di bel colore con un poco di sugo chiaro.


 
frittata alla Farsa.


Antremè = Fate una Salsa all’acetosa come è descritta nel Tom. I. pag. 76, ma passata al setaccio, e bagnata metà Culì, e metà fiore di latte, e stretta con tre rossi d’uova. Servitela sotto ad una buona frittata ripiegata. Vedete la pag. 159.


 
frittata alla Duchessa.


Antremè = Sbattete otto uova, conditele con poco sale, pepe schiacciato; fatene otto frittatine ben fatte, ed asciugate all’aria del fuoco. Prendete una libbra di ricotta fresca, mescolateci tre rossi d’uova crude, un pugno di parmigiano grattato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pezzo di butirro squagliato. Abbiate un poco di besciamella, stendetene un tantino nel fondo del piatto unto di butirro, spolverizzate di parmigiano grattato, posateci sopra una porzione della ricotta, cioè la sesta parte, ricoprite con un’altra frittatina, ristendete l’altra porzione di ricotta, IV.168 e così sino al fine, terminando colla frittatina; rifilate all’intorno col coltello, coprite tutto, alla grossezza di uno scudo, di besciamella, spolverizzate con parmigiano grattato, aspergete di butirro squagliato; fate prendere colore ad un forno assai temperato, osservando che deve venire alta più di quattro dita, e servitela subito ben calda. In questa guisa le potete riempire di besciamella, ovvero spinaci, o indivia, o acetosa; o fettine di provatura fresca, prosciutto, parmigiano, e butirro in pezzetti.


 
Frittatine alla crema Glassate.


Antremè = Fate quattro frittatine come le precedenti, ma con poco sale, e senza pepe; stendete sopra ad ognuna un poco di crema ordinaria con qualche pistacchio, e spume trite, involtatele, aggiustatele sopra il piatto, e rifilatele da capo e da piedi; nel momento di servire spolverizzatele con zucchero fino, e glassatele colla pala rovente.


 
Frittatine alla Frangipana Glassate.


Antremè = Riempite di una buona crema alla Frangipana quattro, o sei frittatine come le precedenti, aggiustatele sopra il piatto, glassatele, e servitele come sopra.


 
Frittatine alla Pompadura.


Antremè = Nel momento di servire sbattete dieci uova, mescolateci mezzo bicchiere di fiore di latte, e poco sale; fate quattro frittatine alquanto grossette, e assai tenere; a misura che le farete, riempitele con un poco di crema di cioccolata, involtatele, e ponetele sopra il piatto; quando saranno finite, spolverizzatele IV.169 di zucchero fino, glassatele colla pala rovente, e servitele subito calde.


 
Frittatine alla Tedesca.


Antremè = Abbiate del capo di latte denso e ben fresco, passatelo al setaccio, e tenetelo caldo. Fate nel momento di servire quattro, o sei frittatine come le precedenti, e dentro la padella stessa, quando saranno cotte stendeteci un poco di capo di latte, e spolverizzatele con zucchero fino, involtatele a cuscinetto, mettetele sopra il piatto, glassatele di zucchero colla pala rovente, e servitele subito calde.


 
Frittatine al fiore di Latte.


Antremè = Sbattete otto o dieci uova, aggiungeteci un bicchiere di fiore di latte, un’idea di sale, ed un pochino di zucchero; fate quattro, o sei frittatine nel momento di servire, involtatele a cuscinetto nella padella stessa; indi aggiustatele sopra il piatto, spolverizzatele con zucchero in pane fino, e glassatele colla pala rovente.


 
Frittatine alla Barrì Glassate.


Antremè = Mescolate in una cazzarola quindici rossi d’uova, con una foglietta di panna di latte passata al setaccio, sei oncie di zucchero in polvere, due cucchiai di farina, un poco d’acqua di fior d’arancio, un pugno di mandorle abbrostolite e pestate fine, spume di mandorla amara stritolate. Quando il tutto sarà ben mescolato, formatene tanteFfrittatine, che metterete sopra il piatto, una sopra all’altra, glassandole ogni volta con zucchero IV.170 fino, e la pala rovente; glassate ancora l’ultima di bel colore, e servite subito.


 
Frittatine Vellutè.


Antremè = Mettete in una cazzarola un cucchiaio di farina, stemperatela con un poco di panna di latte, e passate al setaccio, uniteci otto o dieci uova, un poco di scorretta trita di portogallo, un poco di zucchero fino; e sbattete bene; fatene tante frittatine, rulatele, tagliatele da capo e da piedi, accomodatele sul piatto, copritele con un Vellutè, fatto con due rossi d’uovo, ed un poco di panna di latte, e passato al setaccio, spolverizzate sopra di zucchero fino, e glassate con la pala rovente di bel colore, e servitele subito.


 
Frittatine alla Contì.


Antremè = Stemperate due cucchiai di farina con una foglietta di capo di latte, passate al setaccio, aggiungeteci otto uova, e quattro rossi, un poco di sale, di zucchero, e di cannella fina; sbattete bene e formatene tante frittatine, che involterete a cilindro, accomodatele sul piatto, come le precedenti, e glassatele di zucchero, e la pala rovente, come quella alla Barrì, e servitele subito.


 
Frittatine Glassate.


Antremè = Mescolate con otto o dieci uova mezzo bicchiere di besciamella, condite con un pochino di sale, sbattetele nel momento di servire; fatene quattro o sei frittatine come le precedenti, involtatele, e servitele glassate di zucchero come sopra.


 
Frittatine Glassate al prosciutto.


Antremè = Rompete otto o dieci uova, mescolatele con un poco di fiore di latte, sbattetele, aggiungeteci un poco di prosciutto cotto e trito fino. Nel momento di servire formatene quattro, o sei frittatine involtate a cuscinetto assai tenere, aggiustatele sopra il piatto, spolverizzatele di zucchero in pane fino, glassatele colla pala rovente, e servitele ben calde.


 
Frittatine al Culì di Pomidoro.


Antremè = Abbiate un Culì di pomidoro, come è descritto nel Tom. I. pag. 13, ovvero un sugo, che trovarete nello stesso Tomo, pag. ivi. Fatelo bollire con un pezzo di butirro maneggiato nella farina; quando sarà consumato una cosa giusta, legatelo con una liason di tre rossi d’uova, fiore di latte, e zucchero a proporzione, badando che non bolla, e che sia alquanto denso: fate le frittatine come quelle alla Pompadura, riempitele colla Salsa de’ pomidoro, e finitele nello stesso modo.


 
Frittatine Ripiene di Ricotta.


Antremè = Fate delle frittatine come per la crema glassate, vedetele pag. 68. Abbiate una libbra o più di ricotta fresca, metteteci due o tre rossi d’uova crudi, un pugno di parmigiano grattato, sale, pepe schiacciato, noce moscata, cannella fina; mescolate bene, stendetene sopra a tutte le frittatine, involtatele, spuntatele da capo e da piedi, aggiustatele sopra il piatto unto di butirro, un poco di besciamella, e parmigiano grattato, o intere, o tagliate a ruladine lunghe un pollice, e IV.172 accomodate propriamente, copritele di besciamella, spolverizzatele con parmigiano grattato, aspergetele di butirro squagliato; fate prendere poco prima di servire un bel color d’oro ad un forno temperato, e servite subito. Scolate un poco di butirro se fosse troppo.


 
Frittatine Ripiene alli Spinaci.


Antremè = Quando averete apprestata la ricotta come sopra, aggiungeteci la terza parte di spinaci cotti con acqua, spremuti, triti, e passati assai in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; quando averanno preso ben sapore, fateli un poco raffreddare, indi mescolateli colla ricotta suddetta, riempiteci le frittatine, involtatele, e finitele, e servitele come sopra.


 
Frittatine Ripiene alla besciamella.


Antremè = Ponete in una cazzarola mezza foglietta o più di fiore di latte con un pezzo di butirro maneggiato nella farina, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere, e bollire un quarto d’ora sopra il fuoco movendo sempre; indi passate per il setaccio; fate un poco raffreddare, riempiteci le frittatine come il solito, involtatele, e conditele sopra il piatto come quelle Ripiene di ricotta; fategli prendete un bel color d’oro al forno, e servitele subito.


 
Frittatine Ripiene in ogni maniera.


Antremè = Allorché saranno fatte le frittatine, le potete riempire di una Salsa ben nudrita, o di spinaci, o di indivia, o di acetosella, o di cedrioli, o di zucchetta, o di IV.173 pomidoro ec., ovvero di Ricotta, di besciamella ec., e finirle, e servirle come le altre.


 
CAPITOLO TERZO.


Delle Creme, Gelatine, ed altri Piatti diversi.


Descrizione delle Creme.


Il nome di crema ci viene dal Francese. Esse si servono in diverse maniere; cioè nelle grandi, e picciole stampe, nelle giatte, sul piatto, nelle chicchere, ossiano vasetti, calde, fredde, o gelate; inoltre fritte, per la pasticceria ec. Le Creme sono di un grand’uso nella buona Cucina, di un vago ornamento sulle mense, ed inoltre molto delicate per quelli che ne amano il gusto.


 
crema Velutè al Caffè.


Antremè = Fate bollire mezzo quarto d’ora una foglietta di latte, con mezza foglietta di fiore di latte, e zucchero in pane a proporzione. Abbrostolite intanto un buon pugno di caffè in una picciola padella, che terrete a tale oggetto, allorché sarà giunto al suo punto, gettatelo nel latte bollente, e coprite la cazzarola. Quando sarà freddo passatelo per una salvietta prima bagnata, e ben spremuta, il che si deve sempre pratticare, gettate via il caffè, ripassate il latte per la salvietta con tre o quattro Gigiè, ossiano pellicole de’ griscili IV.174 di pollastri, o di piccioni, o freschi, o secchi; se sono freschi tagliateli in filetti assai fini; se sono secchi stritolateli, ma i primi si preferiscono alli secondi, onde farete tutte le Creme Velutè con i Gigiè freschi qualora gli abbiate, e ben puliti, e lavati. Passate il latte quattro volte per la salvietta con i Gigiè, e finalmente torcetela leggermente; indi riempiteci le chicchere, o vasetti; abbiate una cazzarola con due dita d’acqua bollente, poneteci dentro le chicchere, coprite, ponete sopra il coperchio un poco di fuoco. Dopo cinque minuti la crema sarà quagliata, levate le chicchere, fatele raffreddare, pulitele all’intorno, e servitele. Con questa dose verranno sette, o otto vasetti di crema.


 
crema Velutè alla cioccolata bianca.


Antremè = Questa si appresta esattamente come la precedente, colla sola differenza, che farete bollire un quarto d’ora col latte, e fiore di latte uno stecco di buona cannella, ed un pezzetto di vainiglia; indi ci getterete dentro il cacao non tanto abbrostolito, ved. pag. 173, coprirete la cazzarola, e la finirete come l’altra.


 
crema Velutè alla Cannella.


Antremè = Fate bollire il latte, e fiore di latte come sopra, con un stecco, o due di buona cannella, e zucchero in pane a proporzione; indi fate raffreddare, e passate alla salvietta colli soliti Gigiè, riempite le chicchere, fatele prendere come le altre, e servitele fredde.


 
crema Velutè alla Mandorla amara.


Antremè = Quando il latte, e fiore di latte, IV.175 condito con zucchero a proporzione, averà bollito come il precedente, tiratelo indietro, metteteci subito venti o trenta mandorle amare, pelate, e peste nel mortaio, coprite la cazzarola; allorché il latte sarà freddo passatelo per la salvietta, come sopra, gettate via le mandorle, ripassatelo quattro volte coi Gigiè, riempiteci le chicchere, ponetele nell’acqua bollente, fatele prendere come quelle al Caffè, e servitele fredde.


 
crema Velutè alla Vainiglia.


Antremè = Questa si fa esattamente come quella di Cannella, ma bensì vi si pone meno vainiglia, avendo maggior forza, e più fraganza della cannella.


 
crema Velutè al cedrato.


Antremè = Fate bollire come sopra la quantità di latte, e fiore di latte, che vi bisogna, con zucchero in pane a proporzione, e picciole fettine superficiali della scorza di un cedrato; ovvero quando il tutto averà bollito, grattate la superfice di un cedrato con un pezzo di zucchero in pane, acciò il zucchero ne prenda tutto lo spirito, e a misura grattate lo stesso zucchero, e ponetelo nel latte; indi coprite la cazzarola. Quando sarà freddo passatelo per la salvietta coi soliti Gigiè, riempiteci le chicchere; fatele prendere come quelle al Caffè, e servitele fredde.


 
crema Velutè al Portogallo.


Antremè = Tanto questa crema, che quella al Limone, o all’Arancio, si apprestano nella stessa guisa, che al cedrato, onde non sarebbe che un ripetere le medesime cose.


 
crema Velutè alla cioccolata Naturale.


Antremè = Fate bollire mezzo quarto d’ora una foglietta di latte con mezza di fiore di latte, zucchero in pane a proporzione, e uno stecco di cannella. Squagliate intanto, e fate bollire un quarto d’ora con un poco di latte mezza libbra di buona cioccolata tagliata fina; mescolatela poscia col latte suddetto bollente; fate ancora bollire un poco. Allorché sarà freddo metteteci i soliti Gigiè, passate quattro volte alla salvietta, riempiteci le chicchere, e finitele, e servitele come le altre.


 
crema Velutè in diverse maniere.


Antremè = Le Creme velutè si possono fare di ciò che si vuole, cioè di orzo, di biada, di mandorle, di nocchie ec., si abbrostoliscono questi ingredienti come il Caffè, e il cacao, si gettono nel latte, e si finisce, e si serve la crema come le altre.


 
crema Gelata Imperiale.


Antremè = Tutte le Creme Velutè di sopra descritte le potete servire gelate sulla neve, o nelle stampe grandi, o nelle stampe picciole, o nelle giatte, o nei vasetti, o nelle chicchere ec., con la sola differenza, che debbono essere preparate con tutta crema di Latte, o fiore di Latte, e quando le averete passate alla Salvietta, senza Gigiè, aggiungeteci tre o quattro anelli di colla di pesce, secondo la forma che gli volete dare, squagliati come per le gelatine; mescolate la composizione, versatele dove vi pare, fatela gelare sulla neve, e servitela, come una gelatina di Latte. Per le Creme Imperiali con il senso di agrumi, è meglio IV.177 mettere le scorzette tagliate in Zeste, che lo spirito grattato sulla superficie del frutto, mentre ciò darà alla crema un colore non del tutto bianco. Lo stesso dovete pratticare per la cannella, la vainiglia ec., come è indicato al Bianco Mangiare di Cannella. Il pregio di queste Creme Gelate è quello di essere bianchissime; eccettuata quella di cioccolata Naturale.


 
crema alla Condè di cioccolata.


Antremè = Per otto chicchere di crema, fate bollire una foglietta di latte con mezza di fiore di latte, e zucchero in pane a proporzione. Quando averà consumato la quarta parte. Squagliate mezza libbra di cioccolata, come per la crema velutè pag. 176, indi mescolatela col latte suddetto, e fate dare ancora qualche bollo. Allorché sarà freddo poneteci dieci rossi d’uova fresche, passate due volte alla salvietta, riempiteci le chicchere, fatele cuocere a Bagno-maria, con fuoco sotto e sopra, avvertendo che l’acqua non sormonti le chicchere. Quando saranno quagliate, levatele, asciugatele, e servitele fredde.


 


Antremè = Fate una composizione come per la crema Brulè, pag. 180, ma senza limone, e prima di farla cuocere metteteci mezza libbra di cioccolata squagliata, e fatta bollire con un poco di latte; indi finitela, e servitela fredda come l’altra, senza però glassarla di zucchero.


 
crema all’Inglese.


Antremè = Ponete in una cazzarola una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, con zucchero in pane a proporzione, uno stecco di IV.178 cannella, un pizzico di coriandoli, e qualche fettina sottile tagliata sulla superfice di un limone; quando averà bollito un quarto d’ora, fate raffreddare; indi aggiungeteci dieci rossi d’uova fresche, passate due volte per la salvietta torcendola, riempiteci le chicchere, fatele cuocere a Bagno-maria come sopra. Allorché saranno fredde. Abbiate un ferro fatto espressamente a guisa di pomo, che entri dentro la chicchera, fatelo divenire rovente sulla bracie. Ponete nel momento di servire del zucchero fino sopra la crema, posateci per un momento il ferro rovente, che verranno glassate color d’oro, e servitele subito.


 
crema alli Pistacchi.


Antremè = Pestate mezza libbra di pistacchi, prima mondati all’acqua bollente, e ben verdi, quando saranno ben pesti, aggiungeteci un verde, come è descritto nel Tom. I. pag. 21. Stemperate con latte e fiore di latte bollito con zucchero in pane a sufficenza, uno stecco di cannella; indi passate alla salvietta con espressione; fate raffreddare, metteteci dieci rossi d’uova fresche, passate di nuovo due volte alla salvietta, riempiteci le chicchere, o vasetti, fatele cuocere a Bagno-maria, e servitele fredde di un bel color pomere.


 
crema all’Acqua.


Antremè = Misurate con acqua la quantità delle chicchere che volete servire, e versatele in una cazzarola con una chicchera d’acqua di più; fatela bollire con zucchero in pane a proporzione, uno stecco di cannella, un pizzico di coriandoli, qualche fettina sottile tagliata IV.179 sulla superfice di un limone. Quando averà consumato un poco, fatela raffreddare; indi metteteci dieci rossi d’uova fresche, passate alla salvietta due volte, riempiteci le chicchere, fatele cuocere a Bagno-maria, e servitele fredde, glassate sopra con zucchero fino, ed il ferro rovente, come la crema all’Inglese, pag. 177.


 
crema alla Duchessa.


Antremè = Fate bollire un quarto d’ora una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, con un poco di vainiglia, e zucchero in pane a proporzione. Quando sarà freddo poneteci dieci rossi d’uova fresche, passate alla salvietta due volte, riempiteci le chicchere, fatele cuocere a Bagno-maria. Nel momento di servire poneteci sopra del bianco d’uova sbattuta in fiocca, spolverizzate con zucchero fino, e glassate colla pala rovente senza toccare.


 
crema al Caffè.


Antremè = Fate bollire con zucchero mezza foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, con quattro tazze di caffè ben posato, e chiaro; quando averà un poco bullito, fatelo raffreddare, poneteci dieci rossi d’uova fresche, passate due volte alla salvietta torcendola, riempiteci le chicchere, fatele cuocere a Bagno-maria, e servitele fredde.


 
crema Vergine.


Antremè = Prendete una foglietta di fiore di latte, e mezza di latte, fatelo bollire, e consumare un terzo, con zucchero in pane a proporzione; indi fatelo raffreddare, aggiungeteci un pochino di scorzetta d’arancio trita, spume IV.180 schiacciate, sei bianchi d’uova sbattuti in fiocca; mescolate bene il tutto,;versate nel piatto che dovete servire; fate cuocere, e prendere un bel colore ad un forno assai temperato, e servite tremolante.


 
crema alla Stakhemberg.


Antremè = Fate bollire cinque minuti una foglietta di fiore di latte, e mezza di latte con zucchero in pane a proporzione, uno stecco di cannella, ed una scorzetta di arancio di portogallo. Quando sarà freddo, passatelo alla salvietta coi soliti Gigiè. Ponete il piatto, che dovete servire, sopra la cenere calda strofinato sopra con qualche Gigiè, versateci la crema, copritela d’un altro piatto con un poco di fuoco sopra. Quando sarà quagliata, fatela gelare sopra la neve.


 
crema alla Pompadura.


Antremè = Stemperate sei rossi d’uova, e due bianchi con un cucchiaio di farina, mezza foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, zucchero in pane a proporzione, scorzetta di limone, fiori d’arancio canditi, spume, il tutto trito, movete sopra il fuoco; quando sarà ben legata, versatela sopra il piatto che dovete servire; fatela stare lungamente sopra un picciolo fuoco, fintantoché sarà ben gratinata, senza essere abbruciata, glassatela con zucchero, e la pala rovente senza toccare.


 
crema Brulè.


Antremè = Mescolate in una cazzarola sei rossi d’uova con un buon cucchiaio di farina, e stemperate con una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, passate al setaccio; IV.181 aggiungeteci uno stecco di cannella, ed una scorzetta di limone; fatela stringere sopra il fuoco, finché non senta più la farina; indi levate la cannella, ed il limone, versatela sopra il piatto che dovete servire; fatela raffreddare. Nel momento di servire spolverizzatela di zucchero fino, glassatela colla pala rovente, toccandola sopra, e servitela subito.


 


Antremè = Fate un caramello con zucchero in pane, ed un poco d’acqua, quando sarà di un colore di cannella oscuro, bagnate con un poco d’acqua, fate bollire un momento, e poscia alquanto raffreddare; indi fate bollire mezzo quarto d’ora mezza foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, con una scorzetta di limone, uno stecco di cannella, dodici coriandoli. Quando sarà freddo, metteteci il caramello suddetto, dieci rossi d’uova, passate alla salvietta due volte, riempiteci le chicchere, fatele cuocere a Bagno-maria, e servitele fredde. Osservate che il caramello sia sufficiente per addolcire la crema.


 
crema alla Marenga.


Antremè = Stemperate in una cazzarola sei rossi d’uova con un cucchiaio di farina, ponete i bianchi a parte in una terrina; aggiungete nei rossi mezza foglietta di latte, e mezza di fior di latte; fate cuocere mezz’ora sopra un fuoco leggiero, acciò non senta la farina; indi poneteci un poco di scorzetta di limone candita, fiori di arancio canditi, qualche spuma, il tutto trito fino. Versate la crema nel piatto che dovete servire. Sbattete i bianchi IV.182 in fiocca, metteteci del zucchero in polvere a proporzione, poneteli sopra la crema a guisa di cuppola, spolverizzate di zucchero fino; fate cuocere mezz’ora ad un forno assai temperato, e servite subito.


 
crema alla Marenga a Bagno-maria.


Antremè = Fate bollire un quarto d’ora una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, con una scorzetta di limone, uno stecco di cannella, dodici coriandoli, e zucchero in pane quanto basti. Quando sarà freddo, metteteci dieci rossi d’uova fresche, passatela alla salvietta due volte, versatela nel piatto che dovete servire; fatela cuocere a Bagno-maria sopra una cazzarola piena d’acqua bollente, coperta con un altro piatto, e con un poco di fuoco sopra. Allorché sarà cotta, levatela, metteteci sopra una marenga come la precedente; fatela cuocere al forno di bel colore, e servitela subito.


 
crema Sufflè.


Antremè = Fate una crema come la prima alla Marenga. Quando sarà cotta, fatela raffreddare; poco prima di servire, mescolatela con sei bianchi d’uova sbattuti in fiocca, ponetela sopra il piatto che dovete servire, fatela cuocere ad un forno temperato; allorché sarà cotta, e di un bel colore d’oro, servitela subito, altrimenti ricade.


 
crema alla Rena.


Antremè = Fate bollire, e consumare un terzo una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, con zucchero a proporzione, uno stecco di cannella, ed un poco d’acqua di fiori di IV.183 arancio. Quando sarà quasi fredda, metteteci tre oncie di mandorle dolci, pelate, e pestate nel mortaio ben fine, passatela alla salvietta con espressione, indi mescolateci sette bianchi d’uova sbattuti in fiocca; versatela nelle chicchere, o nel piatto, fate cuocere a Bagno-maria con poco fuoco sopra, acciò non prenda colore, e servitela subito.


 
crema al Bianco Mangiare.


Antremè = Fate bollire due fogliette di latte, con mezza foglietta di fiore di latte, uno stecco di cannella, zucchero a proporzione, e una scorzetta di limone, che consumi la quarta parte. Fate cuocere leggiermente quattr’oncie di riso, ben pulito, e lavato, con un bicchiere d’acqua bollente, indi bagnatelo col latte suddetto poco per volta, fintantoché sia ben cotto, e denso, passatelo alla stamina con espressione, o al setaccio, con tre oncie di nocchie, o mandorle dolci, pelate e peste nel mortaio ben fine; metteteci poscia otto bianchi sbattuti in fiocca, mescolate bene, versate sopra il piatto che dovete servire; face cuocere al forno, e servite glassato di zucchero fino colla pala rovente senza toccare. Potere anche riempire con detta crema delle chicchere, e farle cuocere a Bagno-maria, e servirle glassate nella stessa maniera col ferro rovente senza toccare. Vedete crema all’Inglese, pag. 177.


 
crema di Farina di Riso.


Antremè = Questa si appresta, e si serve nella stessa guisa, che la crema Brulè, colla sola differenza, che in luogo della farina di Fromento, vi si pone della farina di Riso.


 
IV.184
crema al Gratino.


Antremè = Mescolate sei rossi d’uova, due bianchi, un cucchiaio di farina, e poco zucchero, con mezza foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, passate al setaccio, mescolateci spume, fiori di arancio, e scorzetta canditi, il tutto trito fino; versate sopra il piatto che dovete servire, ponetelo sopra un fornello con sotto poco fuoco; fate cuocere dolcemente la crema fintantoché sia ben gratinata, senza essere abbruciata. Nel momento di servire spolverizzatela sopra con zucchero fino, e glassatela colla pala rovente senza toccarla.


 
crema alla Delfina.


Antremè = Stemperate in una cazzarola sei rossi d’uova, un cucchiaio di farina, ed un poco di zucchero, con una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, passate al setaccio; fate cuocere mezz’ora con uno stecco di cannella, movendo sempre con una cucchiaia di legno; quando sarà mezza fredda, aggiungeteci qualche spuma, fiori di arancio canditi, zucca candita, il tutto trito fino, e quattro bianchi d’uova sbattuti in fiocca. Ponete una porzione di questa crema sopra il piatto che dovete servire, aggiustateci sopra del pane di Spagna tagliato in fettine fine, o biscottini; coprite colla crema, poscia rimettete il pane di Spagna; e finite colla crema; fate cuocere ad un forno temperato, e servite glassato di zucchero.


 
crema di Riso.


Antremè = Abbiate un poco di riso ben cotto con latte, essendo freddo, e denso, IV.185 stemperatelo con una foglietta di fiore di latte, aggiungeteci scorsetta di limone, qualche spuma, fiori di arancio canditi, il tutto trito, un poco di cannella in polvere, cinque rossi d’uova, e li bianchi sbattuti in fiocca, zucchero a proporzione, versate sopra il piatto che dovete servire; fate cuocere ad un forno temperato, e servite glassato di zucchero.


 
crema alla Mariè.


Antremè = Stemperate sei rossi d’uova e due bianchi con un cucchiaio di farina, mezza foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, zucchero a proporzione, scorzetta di limone, qualche spuma, fiori di arancio canditi, tre oncie di cioccolata, il tutto trito; versate sopra il piatto che dovete servire; fate cuocere sopra un fuoco leggiero, come la crema al Gratino. Servite spolverizzata di zucchero fino, e glassata colla pala rovente senza toccare.


 
crema Fritta alla Siracca.

[crema Fritta alla Siracca.]


Antremè = Mescolate tre oncie di farina con sei uova intere, e zucchero a proporzione, con una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte; fate cuocere sopra un fuoco leggiero mezz’ora, con uno stecco di cannella, movendo sempre con una cucchiaia di legno, finché non senta la farina, e che sia molta densa; indi levate la cannella, aggiungeteci qualche spuma, scorzetta di limone, fiori di arancio canditi, il tutto trito fino; stendete la crema sopra una lastra di rame unta con un’idea di butirro, alla grossezza di mezzo dito. Quando sarà fredda tagliatela in mostaccioli, o quadretti, indorateli con uovo sbattuto, spolverizzateli con IV.186 metà mollica di pane grattata, e metà farina mescolata insieme; fatela friggere nello strutto ben caldo, e servitela di bel colore, glassata di zucchero colla pala rovente, senza toccarla.

crema Fritta alla Siracca in altra maniera

La potete fare anche in quest’altra maniera, cioè: quando sarà cotta versatela sopra una lastra di rame, spolverizzata di farina, stendetela della grossezza di due scudi, infarinatela anche di sopra. Allorché sarà fredda, tagliatela come la precedente, fatela friggere di bel colore, e servitela glassata nello stesso modo.


 
crema Fritta all’Inglese.


Antremè = Fate bollire una foglietta di latte, ed una di fiore di latte, con uno stecco di cannella, una scorzetta di limone, un pizzico di coriandoli, e zucchero a proporzione. Quando sarà quasi fredda, stemperateci nove uova intere, passate al setaccio, fate cuocere a Bagno-maria. Allorché sarà raffreddata, tagliatela in mostacciuoli, intingeteli in una pastella da frittura, e fateli friggere di bel colore nello strutto, e servite glassato di zucchero colla pala rovente senza toccare.


 
crema alla Peruviana.


Antremè = Quando averete fatto bollire, e consumare un terzo due fogliette di latte, ed una di fiore di latte, fatelo raffreddare; indi stemperateci dodici rossi d’uova, con zucchero a proporzione, aggiungeteci uno stecco di cannella, ed una scorzetta di limone; fate stringere sopra un fuoco leggiero, movendo sempre con una cucchiaia di legno senza bollire; quando sarà cotta, e densa una cosa giusta, spremeteci il sugo di due limoni, ciò che IV.187 la stringerà maggiormente, levate allora la cannella, ed il limone, e versatela sopra un Gattò di pane di Spagna, e servite freddo; oppure ponetene un poco nel fondo del piatto che dovete servire, aggiustateci sopra delle fette di pane di Spagna, e così suolo per suolo, terminando colla crema, e servite freddo con sopra spume di mandorle amare schiacciate.


 
crema Pasticciera.


Antremè = Questa crema la potete fare con farina di riso, o di fromento. Essa è la medesima, che la crema Brulè, ma assai più densa. Quando sarà fredda ci potete aggiungere ciò che vi aggrada, come sarebbe scorzetta di cedrato, di portogallo, di arancio, di limone ec. Se queste scorzette sono candite, le tagliarete in piccioli dadini, se poi sono scorzette del frutto fresco, le tritarete fine. La zucca candita, le spume di mandorle amare, ed i fiori di arancio canditi, sono tutte cose ottime. Alcuni aggiungono anche nella crema qualche bianco d’uovo sbattuto in fiocca, ma ciò dipende dalla volontà.


 
crema Sufflè al pane di Spagna.


Antremè = Inzuppate una libbra di pane di Spagna, o biscottini di Savoia, con una foglietta di fiore di latte; indi metteteci otto rossi d’uova, e zucchero a proporzione. Grattate la superficie di un limone, o cedrato, o arancio, o portogallo, con un poco di zucchero in pane, che grattarete poi lo stesso zucchero nella composizione per dargli l’odore, passate al setaccio, aggiungeteci sei bianchi d’uova sbattuti in fiocca; versate nel piatto che IV.188 dovete servire, con un bordino intorno di mollica di pane; fate cuocere ad un forno assai temperato, e servite subito glassato di zucchero. Il bordino vedetelo all’Articolo delle Guarnizioni, pag. 56.


 
crema alla Portoghese.


Antremè = Stemperate sei rossi d’uova, con un poco di farina, e zucchero a proporzione, con una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte, aggiungeteci uno stecco di cannella, ed una scorzetta di limone, fate stringere sopra il fuoco, che non senta la farina, e che sia delicata, cioè competentemente legata. Sbattete i bianchi in fiocca. Abbiate del latte bollente al fuoco, condito con un poco di zucchero, e un’idea di sale; prendete con un cucchiaio porzione del bianco sbattuto, ponetelo nel latte, fatelo cuocere, rivoltandolo d’ambe le parti, e a mano a mano ponetelo sopra un setaccio; quando sarà finito, versate un poco di crema nel fondo del piatto che dovete servire, aggiustateci sopra il bianco d’uova a guisa di cuppola, tramezzandolo, e coprendolo per tutto colla crema. Servite freddo con sopra spume di mandorle amare schiacciate, ed intorno, se volete, guarnite di cialdoncini, o picciole pastine frolle.


 
crema di Persiche.


Antremè = Prendete sette, o otto buone persiche, levategli l’osso, fatele cuocere con un poco di vino bianco, acqua a sufficienza, e zucchero a proporzione; a mezza cottura aggiungeteci le mandorle delle persiche pelate, e schiacciate. Quando saranno ben cotte, IV.189 passatele per il setaccio, fatele raffreddare, indi mescolateci otto rossi d’uova fresche; osservate che la dose sia sufficiente per sette in otto chicchere, e non molto densa, ripassate due volte al setaccio, riempiteci le chicchere, fatele cuocere a Bagno-maria, e servitele fredde.


 
crema di albicocche.


Antremè = Questa fassi nello stesso modo, ma senza vino, aggiungendoci in luogo più acqua.


 
crema di Ananasse.


Antremè = Tagliate in fettine assai fine, e per traverso una buona ananasse; indi ponetela a cuocere con acqua, un bicchiere di vino bianco buono, uno stecco di cannella, e zucchero in pane a proporzione, o con acqua sola, e zucchero. Allorché sarà cotta, ed il sugo sufficiente per la crema, passatela al setaccio senza espressione, fate raffreddare, aggiungeteci dieci rossi d’uova fresche, ripassate di nuovo due volte; ponete nelle chicchere, fate cuocere a Bagno-maria, e servite freddo.


 
crema di Visciole.


Antremè = Fate cuocere una libbra e mezza di visciole come l’ananasse; indi passatele al setaccio senza espressione; pestate una porzione dei nocciuoli, uniteli alla composizione, ripassate al setaccio, e osservate che la dose sia sufficiente per la crema; fate raffreddare, metteteci i rossi d’uova, come sopra, passate ancora due volte, riempite le chicchere, fate cuocere a Bagno-maria, e servite freddo.


 
crema di Fravole.


Antremè = Schiacciate una libbra e mezza di fravole in una terrina, aggiungeteci un IV.190 bicchiere di vino bianco buono, acqua a proporzione, un poco d’acqua di cannella, zucchero in pane spolverizzato a sufficienza. Dopo un’ora passate per un setaccio fino senza espressione, e che la dose sia bastante per la crema; aggiungeteci dieci rossi d’uova fresche, ripassate due altre volte, versatela nelle chicchere, fatela cuocere a Bagno-maria, e servitela fredda. Quelle di Framboese, e Ribes si apprestano nello stesso modo.


 
crema di Frutta senza Polpa.


Antremè = Fate bollire delle persiche, o visciole, o albicocche, o ananasse, come per le Creme qui sopra indicate; ma con più acqua, zucchero in pane a sufficienza, e le loro mandorle schiacciate; e per le visciole, o ananasse, cannella, o vainiglia; indi versatele dentro una salvietta prima bagnata, e ben spremuta; torcetela leggiermente acciò esca tutto il sugo del frutto senza la polpa; fate raffreddare questo sugo, che sia sufficiente per la crema, poneteci dieci rossi d’uova fresche, ripassate altre due volte; torcendo soltanto la salvietta, riempite le chicchere, fate cuocere a Bagno-maria, e servite freddo.
La crema di Ananasse la potete fare anche senza cuocere; cioè tagliata in fette, e messa in infusione come quella di Fravole; ovvero con solo acqua, e zucchero.


 
crema alla Polignac di cioccolata bianca.


Antremè = Prendete cinquanta mandorle di buon Caracca, fatele abbrostolire in una padellina che terrete per questo oggetto, soltanto per pelarle; indi dividete le lobe di dette IV.191 mandorle, e abbrostolitele ancora un poco; ponetele poscia in infusione per ott’ore con un bicchiere d’acqua comune, e un poco di vainiglia, e cannella sulla cenere calda. Dopo scolate l’acqua per un setaccio, aggiungeteci dodici rossi d’uova fresche, zucchero a sufficienza chiarificato a sciroppo, mescolate bene, e ponete sopra un fuoco moderato, movendo sempre con una cucchiaia di legno, fintantoché li rossi d’uova saranno cotti. Osservate bene, che non siano né poco, né troppo cotti, mentre da ciò dipende tutto il sapere per fare queste Creme; indi versate in una terrina. Tre quarti d’ora prima di servire sbattete questi rossi cotti colle bacchette, come se fossero bianchi d’uova da mettere in fiocca, vedrete che devono prendere una certa consistenza come una pasta di pane di Spagna. Servite subito nelle chicchere ec.


 
crema alla Polignac di Biada.


Antremè = Questa si fa nello stesso modo, colla sola differenza, che in luogo del Caracca, vainiglia, e cannella, vi si mette due pugni di biada abbrostolita come il Caffè, e si finisce, e si serve nella stessa maniera.


 
crema alla Polignac di Persiche.


Antremè = Prendete sei belle persiche della Maddalena ben mature, o altre, levategli l’osso; indi spremetele colla mano sopra un setaccio, che il sugo cada in una terrina, mescolate con questo sugo dodici rossi d’uova fresche, e zucchero chiarificato come sopra. La polpa passatela al setaccio, e se resta ancora qualche poco di sugo ponetelo colli rossi IV.192 d’uovo. Fate cuocere questi sopra un fuoco moderato, movendo sempre con una cucchiaia di legno. Quando saranno cotti al loro punto versateli in una terrina. Un’ora prima di servire sbatteteli come gli altri, e a poco per volta metteteci la polpa delle persiche passata al setaccio, le mandorle pelate, e trite assai fine, ed il sugo di un limone. Le mandorle le potete anche schiacciare, e porle in infusione con un pochino di acqua, che passarete, e metterete nei rossi d’uova prima di farli cuocere.
Queste Creme dette alla Polignac, ovvero Fouettés si fanno nella stessa maniera di tutte sorta di Frutta, come di visciole, albicocche, persiche, framboese, ribes, fravole ec. Le ananasse, moscarole, e lazzarole, si devono prima cuocere con acqua, ed un poco di zucchero in pane. La poca di decozione della cottura che resta, la quale deve essere un buon bicchiere, si passa al setaccio; quando sarà fredda si unisce con dodici rossi d’uova fresche, e la polpa del frutto si passa per setaccio, e si mescola poco per volta nell’uova, allorché dopo cotte si sbattono.
Il sugo di limone si pone ad ogni sorta di frutto, alla riserva delle visciole, framboese, e ribes, e questo si pone quando si sbattono le uova dopo cotte.


 
crema alla Polignac di Portogallo.


Antremè = Abbiate un bicchiere di sugo di portogalli, con qualche fettina assai sottile della superficie de’ medesimi; passate questo sugo per un setaccio fino di seta, mescolatelo IV.193 con dodici rossi d’uova fresche, zucchero chiarificato a sciroppo la quantità che bisogna: fate cuocere come la crema di cioccolata bianca. Tre quarti d’ora prima di servire sbattete come il solito, mettendoci il sugo di un limone, e servite subito nelle chicchere.


 
crema alla Polignac di cedrato.


Antremè = Tagliate la scorza a sei limoni, e prendetene mezzo bicchiere di sugo, che mescolarete con mezzo bicchiere di acqua, grattate con un pezzo di zucchero in pane la superficie di un cedrato per averne lo spirito, che metterete nell’agro di limone; squagliato che sarà, passate al setaccio, aggiungeteci zucchero chiarificato a sciroppo secondo il bisogno, dodici rossi d’uova fresche; fate cuocere sopra un fuoco moderato, movendo sempre con una cucchiaia di legno; indi versate in una terrina; tre quarti d’ora prima di servire, sbattete come le altre Creme alla Polignac, e servite subito nelle chicchere. Se il sugo di limone fosse poco, aggiungetene un poco più nell’atto che sbattete le uova.


 
crema alla Polignac di Limone.


Antremè = Prendete mezzo bicchiere di sugo di limone come sopra, e mezzo di acqua, aggiungeteci qualche fettina della superficie del frutto; indi passate al setaccio di seta, metteteci zucchero a sufficienza chiarificato come sopra, dodici rossi d’uova fresche; fate cuocere, e sbattute bene come il solito, e servite nello stesso modo.
Tutte queste Creme alla Polignac si possano servire nei vasetti subito fatte, ovvero in IV.194 una torta, o pasticcietti vol-o-vant di pasta sfoglia, o frolla, o dentro, o tramezzo un Gattò di Savoia, o pane di Spagna; come anche dentro a tutte sorta di lavori di pasta di mandorle, paste fritte ec. Devesi osservare però che tutta la pasticcieria deve essere prima cotta, e di bel colore, e nel momento di servire, metterci una delle Creme Fouettés.


 
DELLE GELATINE
Osservazioni sulle Gelatine.


Le Gelatine sono egualmente che le Creme di un grande ornamento sulle buone mense, e nel tempo stesso leggiere, rinfrescative, e delicatissime. Nella vecchia cucina si facevano le Gelatine col brodo de’ piedi di vitella, o altri brodi di carne; ovvero con corno di Cervo; ma al presente grazie ai progressi della Professione si è trovato che la colla di pesce è assai superiore, sì per la sua limpidezza, e leggierezza, quanto che non ha alcun sapore sensibile agli organi del gusto, e dell’odorato, onde è stata abbracciata da tutti i maestri dell’arte, ed inoltre da chi brama di mangiar bene. In Francia, Germania, Inghilterra, e tutti i paesi del Settentrione, fassi un consumo prodigioso di colla di pesce per le Gelatine, che amano con una specie di trasporto specialmente le donne. Chi vorrà per altro servirsi del brodo de’ piedi, o corno di Cervo, ciò dipenderà dalla volontà.
IV.195 Tutte le Gelatine si debbano passare fino ad una perfetta chiarezza, e per far ciò è preferibile una stamina ad una salvietta, mentre essendo più rada ha più campo il liquore di filtrare attraverso della medesima.


 
Preparazione della Colla di Pesce.


Per un piatto d’Antremè, prendete tre anelli di colla di pesce, che siano grandi, bianchi, e trasparenti, batteteli con un martello sopra una pietra, con sotto un foglio di carta reale doppia, spilluccateli bene, lavateli due volte all’acqua fresca, metteteli poscia in una cazzarola con una foglietta d’acqua comune; fate bollire a fuoco allegro senza schiumare, o almeno poco, mentre si rischia di portare via la colla a forza di volerla schiumare. Quando sarà consumata l’acqua più di due terzi, e la colla ben liquefatta, passate per una salvietta prima bagnata nell’acqua e spremuta, fate colare in una tazza di argento, o una picciola terrina, torcendo leggermente la salvietta; osservate che dev’essere di una limpidezza sorprendente, fate raffreddare, e servite come si dirà in appresso. Nelle Cucine, ove si lavora in grande, si fanno squagliare circa cento anelli per volta, e si hanno delle terrine piene di colla di pesce per le Gelatine. Ma qui non si parla che di un semplice ordinario, o di qualche pranzo straordinario. Secondo dunque la quantità della gelatina, e delle Gelatine, che volete fare, sia per un pranzo, sia per un ordinario, bisogna che vi regolate per gli anelli di colla di pesce che dovete squagliare, mentre essendo un articolo IV.196 alquanto caro di prezzo è necessario avere attenzione di non mandarla da male.


 


Antremè = Prendete un bel granato rosso, e acido, o due, mentre vi sono anche dei dolci, levategli tutti gli acini, frangeteli colla mano sopra un setaccio, e fate cadere il sugo dentro una terrina che terrete sotto. Pestate poi una porzione de’ medesimi acini non tanto fini, ed uniteli al sugo del granato passato nella terrina, metteteci a proporzione zucchero in pane spolverizzato, un poco di acqua fresca a sufficienza, e un poco di acqua di cannella, o di vainiglia; mescolate il tutto finché il zucchero siasi squagliato, indi bagnate una salvietta fina, o stamina con acqua, e spremetela bene, legatela al di sotto di una sedia, ovvero abbiate un ordegno fatto di legno espressamente in cui legarete la salvietta; passate, e ripassate quattro o cinque volte la gelatina leggermente per la salvietta, tenendoci sotto una terrina, fino alla sua perfetta chiarezza; aggiungeteci poscia la colla di pesce, la quale deve essere fredda, ma non rappresa. Versate la gelatina nelle chicchere, o secchietti d’argento, o vasetti di cristallo, o giatte di porcellana ec., e ponete sopra la neve. Per vedere come la gelatina è forte mettetene un pochino sopra la neve in un cucchiaio d’argento.
Per chicchere, e giatte, e picciole stampe bastono tre anelli grandetti di colla di pesce. Per stampe mezzane quattro in cinque, e per stampe grandi sei in sette. Le stampe, qualunque siano, dopo che la gelatina sarà IV.197 gelata, e nel momento di servire s’immergono un istante nell’acqua bollente, e si rivoltano subito sopra il piatto con sotto una salvietta piegata propriamente. Alla fine di quest’Articolo dirò le diverse variazioni, che fannosi colle Gelatine; mentre quanto ho detto potrà servire di base per tutte le altre.


 
gelatina di Fravole.


Antremè = Abbiate una libbra e mezza di fravole fresche, mondatele, schiacciatele leggermente colla mano, ponetele in una picciola sorbettiera con un poco di vino moscato, o altro vino bianco, zucchero in pane spolverizzato a proporzione, un poco di acqua fredda a sufficienza, ed un poco di acqua di cannella, e sugo di limone. Lasciate in infusione per due ore, indi passate alla salvietta, o stamina come sopra, aggiungeteci la colla di pesce nello stesso modo, versate la gelatina dove vi pare, ponetela sulla neve, e servitela.


 
gelatina di Franboese.


Antremè = Questa e quella di Ribes si apprestano nello stesso modo, che quella di Fravole.


 
gelatina di Persiche.


Antremè = Prendete delle persiche dette della Maddalena, o altre che siano di buona qualità, e ben mature; tagliatele in fette, mettetele in infusione dentro una sorbettiera con un poco di vino moscato, o altro vino bianco, un poco di acqua fredda a sufficienza, un poco di acqua di vainiglia, zucchero in pane spolverizzato a proporzione, uniteci le mandorle delle persiche schiacciate grossolanamente, lasciate in infusione per due ore; indi passate IV.198 alla salvietta, o stamina, fino alla perfetta chiarezza, come la gelatina di granato, aggiungeteci la colla di pesce, e finitela come sopra.


 
gelatina di albicocche.


Antremè = Questa gelatina si appresta esattamente come quella di Persiche, ma senza vino, ed in luogo ci si mette un poco più d’acqua comune.


 
gelatina di Ananasse.


Antremè = Abbiate una buona ananasse, sincera, e ben matura, tagliatela in fettine fine per traverso, mettetela in infusione per due ore, dentro una picciola sorbettiera, con acqua comune a sufficienza, un poco di vino moscato, zucchero in pane spolverizzato, un poco d’acqua di cannella; ovvero con solo acqua, e zucchero; passate poscia alla salvietta più volte come la gelatina di granato, aggiungeteci la colla di pesce, e finitela, e servitela come le altre.


 
gelatina di Frutta alla Valiere.


Antremè = Le Gelatine di persiche, di albicocche, e di ananasse alla Valiere si fanno cotte, cioè: mettete delle persiche sincere, e ben mature tagliate a spicchi con tutta la pelle in una cazzarola con le loro mandorle pelate e schiacciate, metà acqua, e metà vino bianco, o moscato, zucchero fino a proporzione, uno stecco di cannella; fate bollire dolcemente un quarto d’ora, e che resti abbastanza sugo per la gelatina; indi passate alla stamina, o salvietta, fino alla perfetta chiarezza; quando sarà quasi fredda aggiungeteci la colla di pesce, e finite questa gelatina come quella cruda. Se IV.199 servite la gelatina nelle stampe, allora non mettete le mandorle schiacciate nelle persiche, ma pelatele, tagliatele in filetti, ed aggiustatele tramezzo la gelatina nell’atto che la fate prendere sopra la neve.
Quella di albicocche si appresta nello stesso modo, ma senza vino, ed un poco più d’acqua.
Quella di ananasse si appresta egualmente, ma senza vino, e senza alcuno odore. Se non avete, o non volete impiegare un’ananasse per la gelatina, prendete tutti i rimasugli di quelle che sono state mangiate alla tavola; fateli bollire con acqua e zucchero in pane; indi passatene il sugo alla salvietta, o stamina, alla perfetta chiarezza, aggiungeteci un poco di sugo di limone, e finite la gelatina come le altre. Se la servite sopra una giatta di porcellana, poneteci in mezzo, nel momento di servire, il Plesso di una ananasse ben fresco.


 
gelatina di Visciole.


Antremè = Prendete delle marasche, o altre visciole, levategli i gambi, schiacciatele dentro una salvietta prima bagnata nell’acqua, e ben spremuta, torcetela acciò esca tutto il sugo delle visciole, che farete cadere in una terrina; schiacciate anche un poco i nocciuoli delle marasche, e mescolateli col sugo, condite a proporzione con zucchero in pane spolverizzato, un poco di acqua di vainiglia, e un tantino di sugo di limone; mescolate finché il zucchero siasi squagliato; indi passate alla salvietta, o stamina come la gelatina di granato, e finitela egualmente.


 
IV.200
gelatina di Visciole Secche.


Antremè = Queste si pestano nel mortaio grossolanamente; indi si mettono in infusione per due ore dentro una picciola sorbettiera, con zucchero in pane spolverizzato, un poco d’acqua comune a proporzione, un poco d’acqua di cannella, un poco di sugo di limone; si passano poscia alla salvietta o stamina fino alla perfetta chiarezza, e si finisce la gelatina come sopra.


 
gelatina di Fravole senza il Frutto.


Antremè = Prendete un certo seme detto Anicella, un’oncia basta tre volte; pestatelo nel mortaio di bronzo; indi ponetelo in infusione per due ore dentro una picciola sorbettiera, con zucchero in pane spolverizzato, un poco d’acqua di cannella, ed acqua comune a sufficienza, aggiungeteci poscia un poco di sugo di limone, e dategli il colore con un poco di amarante, passatela alla salvietta o stamina come le altre, e finitela nello stesso modo.


 
gelatina di Portogallo.


Antremè = Levate la scorza a sei, o più limoni, tagliateli in mezzo, spremeteli sopra un setaccio di seta, spremeteci ancora due aranci di portogallo, che il sugo vada a cadere dentro una terrina; tagliate delle fettine picciole ed assai sottili sulla superfice d’un bel portogallo, e fatele cadere nell’agro, mescolate con un cucchiaio grande d’argento, addolcite con sciroppo fatto con zucchero in pane, o zucchero fioretto bianchissimo, la quantità necessaria; mescolate ancora, acciò lo sciroppo s’incorpori coll’agro. Passate quindi per una IV.201 salvietta finissima, prima bagnata e poi spremuta, ciò che farete sempre, in un’altra terrina, aggiungeteci la colla di pesce sufficiente per la gelatina; mescolate ancora un poco, assaggiate se domina più il dolce, o l’acido, mentre potete correggere o coll’uno, o coll’altro; ma dovendoci aggiungere l’agro, spremete uno o due limoni scorzati sopra il setaccino di seta, passatelo poscia per la medesima salvietta, ed unitelo alla gelatina, versatela dove volete, fatela gelare sulla neve, e servitela come le altre.


 
gelatina di Limone.


Antremè = Spremete sopra un setaccio di seta, sei o più limoni, alli quali averete tagliato la scorza, e fate cadere il sugo dentro una terrina, fateci cadere delle fettine picciole, ed assai sottili tagliate sulla superfice d’un limone, o due, addolcite con sciroppo di zucchero in pane a sufficienza, mescolate, passate per una salvietta, come la precedente, aggiungeteci la colla di pesce necessaria, mescolate ancora un poco, sempre con un cucchiaio grande d’argento, osservate se nulla domina, per correggerla, bisognando, come sopra. Formate la gelatina, come credete, e finitela nello stesso modo delle altre.


 


Antremè = Spremete il sugo di sei limoni in un setaccino di seta, come sopra, fateci cadere le fettine tagliate picciole, ed assai sottili della superfice d’un buon cedrato, aggiungeteci lo sciroppo di zucchero a sufficienza, mescolate, passate alla salvietta, come quella di portogallo, IV.202 uniteci la colla di pesce, secondo la forma che volete dare alla gelatina, e finitela come le altre.

 
 
gelatina di Arancio.


Antremè = Questa si appresta, come quella di cedrato, alla sola differenza, che in luogo di mettere la scorzetta di cedrato, si mettono le zeste, cioè le fettine tagliate finissime della superfice di un bell’arancio acido, e si finisce la gelatina nello stesso modo.


 
Osservazioni sulle Gelatine di Agrumi.


Tutte queste Gelatine di Agrumi non saranno totalmente limpide come l’acqua, ma di un colore alquanto diafano, mentre ancora non si è ritrovato nella Chimica il segreto di chiarire i sughi acidi di cedro, di limone, di arancio, ec. senza fargli soffrire l’azione del fuoco, o qualche altra operazione che li spoglia della loro virtù; mentre la forza dell’agro di questi frutti, consiste in un sale acido essenziale unito e legato da una quantità di parti oleose che contiene; motivo per cui comunica alle fiorette nervose della lingua tutto il suo acido. Spogliato da queste parti acide, e oleose, mediante qualunque operazione, si rende inutile negli alimenti, e segnatamente nelle Gelatine.
Il colore trasparente nelle Gelatine di Agrumi le rende ancora gradevoli alla vista per la loro limpidezza naturale, e se taluno crede di perderci dal canto della vista, vi guadagna molto dal canto del gusto, e dell’odorato. Confesso finalmente, che questo metodo l’ho trovato migliore di tutti gli altri finora conosciuti.


 
IV.203
Gelatine di Fiori.


Con le viole mammole, le rose, i fiori di arancio, i garofoli, i gelsomini, i tuberosi, i giunchigli, le agazzie ec. si compongono delle eccellenti Gelatine per quelle persone che ne amano il gusto, e l’odorato. Queste si chiamano Gelatine di Stagione.


 
gelatina di Violette.


Antremè = Mettete dalla sera in infusione in una tazza di cristallo, o di porcellana, con il suo coperchio, un pugno di viole mammole ben nettate dai gambi, con un bicchiere o più di spirito di vino di ottima qualità. Collocate la tazza in un luogo caldo. La mattina passate l’infusione due o tre volte per una salvietta finissima prima bagnata e spremuta bene , il che pratticherete sempre, e fate cadere il liquore dentro un’altra terrina, ed osservate che sia sufficiente per la gelatina, altrimenti averete la precauzione di mettere più fiori, e più spirito; aggiungeteci la quantità di sciroppo di zucchero in pane, e la colla di pesce sufficiente, mescolate con un cucchiaio grande di argento, assaggiate se è abbastanza dolce, versate dove credete, fate gelare sulla neve, e servite come le altre Gelatine.


 
gelatina di Rose.


Antremè = Questa gelatina la potete fare di rose fresche, e di rose seccate di recente. Per le fresche prendete una quantità sufficiente di rose pallide, dette in Roma maggiesi, sfrondatele, fatele appassire un giorno all’ombra sopra fogli di carta da scrivere, quindi mettetele in infusione nello spirito di vino, come IV.204 si è detto di sopra, e finite, e servite questa gelatina nello stesso modo dell’altra. Colle rose secche si appresta nella stessa maniera.


 
gelatina di Garofoli.


Antremè = Sfrondate i piccioli garofoli, detti in Roma Velletrani, che sono li più odorosi, fateli appassire, come le rose, metteteli in infusione con lo spirito di vino nello stesso modo, con quattro, o sei teste di garofani ammaccati; passate la mattina il liquore per una salvietta, come si è detto, in un’altra terrina; aggiungeteci lo sciroppo di zucchero a proporzione, e la colla di pesce in giusta quantità per la gelatina che volete fare; versate in una giatta, o stampa, o altro, fate gelare come il solito, e servite nello stesso modo.


 
gelatina di Gelsomino.


Antremè = Questa si prepara come quella di viole mammole, mettendo in infusione il semplice fiore bianco del gelsomino, e finite, e servite questa gelatina come le altre.


 
gelatina di Fiori d’Arancio.


Antremè = Sfrondate un buon pugno di fiori d’arancio, cioè prendete soltanto le frondine bianche del fiore, mettetele in infusione nello spirito di vino, come si è detto di sopra. La mattina passate il liquore per una salvietta, come il solito; aggiungeteci lo sciroppo a sufficienza, e la colla di pesce necessaria, a tenore della gelatina che volete servire, fate gelare sulla neve in una stampa, in una giatta, o in altro utensile, e finite, e servite, come tutte le altre Gelatine.


 
IV.205
gelatina di Agazzia.


Antremè = Prendete dei fiori di agazzia colti di recente, che siano giunti al loro punto di un perfettissimo odore, la quantità necessaria per la gelatina, metteteli in infusione nello spirito di vino. La mattina passatelo, aggiungeteci lo sciroppo, la colla di pesce, ponete nella stampa, o giatta, o chicchere, fate gelare sulla neve, e servite come tutte le altre Gelatine.


 
gelatina di Giunchiglio.


Antremè = Mettete in infusione nello spirito di vino soltanto il fiore bianco del giunchiglio, una quantità giusta per la gelatina. La mattina passate il liquore, aggiungeteci lo sciroppo, e la colla di pesce, e finite questa gelatina, come le altre.


 
gelatina di Tuberosi.


Antremè = Prendete il solo fiore bianco di tuberosi, quanti saranno necessari per la gelatina, poneteli in infusione con lo spirito di vino, coprite e lasciate così fino alla mattina; passate quindi per la salvietta; aggiungeteci lo sciroppo a sufficienza, e la colla di pesce necessaria per la forma che volete dare alla gelatina, e finitela come tutte le precedenti.


 
Osservazioni sulle Gelatine di Fiori.


La regola, che poco varia nella composizione di queste Gelatine di fiori, è tanto spirito di vino, tanto sciroppo, e tanta colla di pesce. Se quella regola talvolta non è giusta, ciò dipende dalla più o meno forza dello spirito di vino, onde l’uomo di gusto corregge con facilità queste picciole variazioni di dose.
IV.206 I fiori che si mettono in infusione debbono essere coperti dallo spirito di vino, e questo dev’essere in una quantità sufficiente per la gelatina, che si vuole fare. Dunque bisogna mettere in infusione tanti fiori, e tanto spirito, per quanto si ha bisogno di gelatina, mentre ce ne vorrà sempre più per una stampa grande, ed una giatta, che per piccioli vasetti, o altro.
Potete ancora mettere più quantità di spirito di vino nell’infusione, ed allora in luogo dello sciroppo, poneteci del zucchero in pane, disciolto a freddo con un poco d’acqua pura, dopo che averete passato il liquore alla salvietta, osservando che sia in una giusta quantità, onde addolcire lo spirito, e la colla di pesce che si deve aggiungere. Quando il zucchero si sarà mescolato col liquore, passate di nuovo alla salvietta, metteteci la colla di pesce, e fate gelare dove vi pare. In questa maniera viene un eccellente rosolio odoroso in gelatina, di qualunque sorta di Fiori Liliaci. Bisogna però osservare, che lo spirito di vino sia di un’ottima qualità.
Alcuni preparano le Gelatine di Fiori in altra maniera, cioè addolciscono lo spirito di vino con sciroppo di zucchero in pane, ad un grato sapore, compreso la colla di pesce che vi si deve aggiungere; quindi vi pongono in infusione i fiori. Dopo dodici ore passano il liquore in una salvietta, come sopra, vi aggiungono la colla di pesce, e fanno gelare come il solito. Questo metodo è buono per quei fiori che danno della tintura, come la viola, l’agazzia, la rosa ec.


 
IV.207
Delle Gelatine di Liquori Odorosi, e Aromatici Distillati.


Con ogni sorta di spirito odoroso e aromatico distillato, potete formare delle eccellenti Gelatine; cioè prendete quella quantità necessaria di spirito di cannella, o di cacao, o di caffè, o di cedrato, o di portogallo, o di anisi, o di finocchio, o di marasche, o di rose, o di fiori di arancio, o di menta ec., addolcitelo ad un gratissimo sapore con zucchero cotto a sciroppo, ma sarà sempre meglio con zucchero in pane disciolto a freddo con un poco d’acqua semplice; filtratelo, aggiungeteci la colla di pesce a tenore della quantità della gelatina, e dell’utensile dove la volete fare gelare. Se ci mettete lo sciroppo di zucchero non occorre filtrare la gelatina. Queste si chiamano Gelatine di Liquori. Si costumano molto nell’Inverno.


 
Guarnizioni di tutte le Gelatine in Generale.


Tutte le Gelatine, siano di frutti, di agrumi, di fiori, le potete guarnire dentro le stampe con il frutto, con la scorzetta dell’agrume, o con il fiore, cioè: quando averete fatto gelare nella stampa due o tre dite traverse di gelatina, se è di fravole, vi potete mettere delle fravole intere e grosse bagnate nello sciroppo freddo, e ben scolate; fate con queste fravole una corona o altro disegno sopra la gelatina, e quindi aggiungetevi altre due o tre dita di gelatina, alquanto rappresa; e così continuate per tre, o quattro strati, finché la stampa sarà piena. Se la fate di persiche, o di albicocche, farete lo stesso, ponendo un suolo, IV.208 o due di spicchi del frutto con le loro mandorle spaccate nel mezzo, cotti con zucchero ben stretto, e freddi. Per le Gelatine di Visciole, di Framboese, di Ribes, di Ciriegie marine, farete lo stesso, come quella di Fravole, ma alle visciole bisogna levargli il nocciolo ed i pedicoli. Quello che si deve osservare, che tutti i frutti con li quali si vogliano guarnire le Gelatine, eccettuate le fravole, siano cotti ben stretti di zucchero, acciò non gettino umido dentro la gelatina. Per le Gelatine di Agrumi, si pone uno strato o due di scorzette, o di cedrato, o di Portogallo, o di Limone, ec., ma che siano cotte allo sciroppo, e ben scolate dal zucchero, e fredde. Quanto alle Gelatine di Liquori, di granato, di Cocomero, di Caffè, di Visciole secche, di Fravole senza frutto, di Crescione; queste le appresterete, e servirete come sono descritte ai loro Articoli particolari. Tutte le Gelatine di fiori le guarnirete con il fiore col quale fate la gelatina, ma che sia tirato a secco, o brillantato prima di porlo nella gelatina. Tutte le Gelatine guarnite e tramezzate in questa maniera, fanno non solo un bell’effetto alla vista, ma di più sono più piacevoli al gusto.


 
gelatina di Caffè.


Antremè = Fate quella quantità di Caffè, che avete bisogno di gelatina, che sia carico, e colato, limpido, e chiaro: per ogni tazza di acqua mettete un cucchiaio e mezzo da tavola di buon caffè abbrostolito e macinato; il colore bello e trasparente lo porta con sé, aggiungeteci zucchero in pane a proporzione. IV.209 Quando sarà freddo poneteci la colla di pesce necessaria, e formate la gelatina sopra la neve, facendola gelare in qualunque utensile, come nei secchietti di argento, o chicchere, o vasetti di cristallo, o in una giatta di porcellana, o nelle picciole stampe di rame, o in una stampa grande; regolatevi però con la colla di pesce, secondo dove servite la gelatina.


 
gelatina di Cocomero.


Antremè = Prendete della polpa di un buon cocomero granito, quanta ne avete di bisogno per la gelatina, ponetela in una picciola sorbettiera con un poco di vino moscato, o altro vino bianco, acqua comune a sufficienza, un poco di acqua di cannella, o vainiglia, zucchero in pane a proporzione spolverizzato, maneggiate un poco la composizione colla mano pulita, e lasciate così due ore la sorbettiera coperta; indi poneteci un pochino di amarante, e un pochino di sugo di limone, passate alla perfetta chiarezza, come il solito, e formatene la gelatina sopra la neve in qualunque utensile come ho detto di sopra, con tramezzo dei piccioli semi fatti di cioccolata.


 
gelatina di Crescione.


Antremè = Prendete circa otto manipoli di crescione, il più fresco che sia possibile, nettatelo, levategli i fusti, e lavatelo all’acqua fresca, pestatelo in un mortaio di marmo, premetene il sugo in un vaso, quanto ve ne bisogna per la gelatina, aggiungeteci l’agro di cinque, o sei limoni, prima scorzati, che passerete per setaccio di seta, ed un pochino di zucchero in pane. Passatela più volte alla IV.210 salvietta, come le altre Gelatine, finché la vedrete venire chiara, e d’un colore persichino; uniteci quindi lo sciroppo di zucchero e la colla di pesce, versatela in una stampa, e fatela gelare sulla neve. Potete guarnire il contorno di questa gelatina con foglie di crescione le più belle e uguali, che sceglierete. Questo segno servirà a far conoscere il composto della gelatina.


 
gelatina di Poncio.


Antremè = Componete in una terrina un Poncio ben fatto, e che nulla domini, con acqua calda, zucchero in pane, Rumbo della Giamaica, agro di limone, e qualche scorzetta tagliata sottile sulla superfice del limone; quindi passate più volte per una salvietta fina, alla perfetta chiarezza; quando sarà freddo metteteci la colla di pesce, e formatene la gelatina sopra la neve, come le altre.


 
gelatina di Vino Moscato.


Antremè = Abbiate del buon vino moscato di Madera, o di Cipro, ponetene in una terrina quella quantità che vi bisogna per la gelatina, con un pochino di zucchero chiarificato a sciroppo, e colla di pesce a proporzione; versate in una stampa grande di rame, o picciole stampe, fate gelare sulla neve, e nel momento di servire immergete un istante il fondo della stampa nell’acqua bollente, rivoltate la gelatina nel suo piatto, e servitela come le altre. Se in luogo delle stampe la volete versare, far gelare, e servire nei bicchierini di cristallo, o in una giatta di porcellana, ciò dipenderà dalla volontà.


 
IV.211
gelatina di rosolio Maraschino.


Antremè = Ponete in una terrina il Maraschino che vi bisogna per la gelatina, quello di Zara sarà il migliore, con meno di mezzo bicchiere di acqua fresca, un pochino di zucchero chiarificato a sciroppo, colla di pesce a proporzione. Fate gelare la gelatina in ciò che credete più a proposito, e servitela come la precedente. Queste due diverse Gelatine si possono apprestare con ogni sorta di Vino, ed ogni sorta di rosolio.


 
Nuovo Metodo per le Gelatine di Frutti Freschi.


Quando averete schiacciato sopra il setaccio gli acini di due granati, e passato il sugo in una terrina, con una porzione dei semi dei medesimi acini pestati grossolanamente. Bagnate una salvietta fina non tanto spessa, e spremetela, legatela ad una sedia come il solito, e passateci e ripassateci più volte il sugo dei granati fino alla perfetta chiarezza, facendolo cadere in una terrina, che terrete sotto; aggiungeteci un poco d’acqua di cannella, o di vainiglia, zucchero in pane cotto a sciroppo, o zucchero fioretto bianchissimo cotto egualmente, la colla di pesce, la quale deve essere fredda senza essere rappresa, mescolate, assaggiate, ed osservate che non sia né troppo dolce, né troppo acido. Versate la gelatina dove vi pare, mentre dalla quantità della colla dipende la forma che gli vorrete dare.
Per la gelatina di Fravole, dopo che averete schiacciato leggermente le fravole, ponetele in una picciola sorbettiera con un poco di vino moscato, o altro vino bianco buono, IV.212 un poco d’acqua fresca, ed il sugo di un limone. Lasciate in infusione per due ore, indi passate alla salvietta come sopra, o stamina, aggiungeteci un poco di acqua di cannella, lo sciroppo, la colla di pesce, mescolate, assaggiate se nulla domini, e formatene la gelatina come le altre.
Quelle di Framboese, di Ribes, si apprestano egualmente. Quando averete fatta l’infusione delle Persiche, alla riserva del zucchero, passate alla salvietta, aggiungeteci lo sciroppo, l’acqua di vainiglia, la colla di pesce, mescolate, ed osservate che non sia troppo dolce. Quella di Albicocche si appresta nello stesso modo, ma senza vino, ed in luogo un poco più d’acqua.
Per la gelatina di ananasse, quando averete fatta l’infusione, eccettuato il zucchero, e l’acqua di cannella, passate alla salvietta come le precedenti, aggiungeteci lo sciroppo, la colla di pesce, l’acqua di cannella, mescolate, assaggiate, e finite la gelatina come le altre.
Quando averete finalmente fatta l’infusione delle visciole, o marasche, con porzione dei noccioli schiacciati, un pochino d’acqua, e sugo di limone, passate alla perfetta chiarezza, aggiungeteci un poco d’acqua di vainiglia, sciroppo di zucchero, colla di pesce, mescolate, osservate che non sia né troppo dolce, né troppo acida, e formatene la gelatina a vostro piacere.


 
Variazioni delle Gelatine, e modo di Servirle.


Le Gelatine si fanno con qualunque sorta di frutto che abbia un poco d’acido. In IV.213 Russia la maggior parte delle Gelatine sono composte di frutti selvatici, a motivo che quella Regione è priva di tutto ciò, che noi abbiano su questo genere.
L’acqua nelle Gelatine si pone a misura del bisogno della dose, e della più o meno quantità del sugo del frutto.
Il vino bianco dolce migliore sarà il malaga, o Cipro, o qualunque buon moscato, ovvero chi non ne avesse può fare uso del vino ordinario, ma di un dolce grazioso, e questo porlo soltanto nelle Gelatine di persiche, ananasse, fravole, e framboese, per quelli che ne amano il gusto.
La colla di pesce se ne pone più o meno, a tenore della forma che si vuol dare alla gelatina. Se questa fosse nelle stampe grandi, bisogna metterne più, che per le picciole, ed anche meno per le chicchere, o giatte, o piatti. Se la colla fosse rappresa squagliatela a Bagno-maria, cioè, ponete la terrina, o tazza dove è la colla, nell’acqua bollente fuori del fuoco senza coprirla, finché sarà squagliata.
La gelatina si varia secondo il gusto di chi lavora; per esempio: fate due Gelatine, una di granato, ed una di cedrato; ponete nel piatto un dito di quella di cedrato, fatela gelare sopra la neve. Riempite sette, o otto picciole stampe di quella di granato, e fatele gelare egualmente sulla neve. Nel momento di servire, scaldate un istante nell’acqua bollente il di fuori delle picciole stampe, acciò si stacchi subito la gelatina, che rivoltarete sopra la IV.214 gelatina di cedrato, aggiustandole con simetria tutte all’intorno.
Potete anche decorare il fondo di dette picciole stampe; cioè: mescolate un poco di uova molles, che trovarete alla pag. 156, con un pochino di colla di pesce; mescolate ancora un poco di verde, come è descritto nel Tom. I. pag. 21, con un pochino di colla di pesce; indi con un picciolo pennellino riempite il fiore che ordinariamente trovasi nel fondo delle picciole stampe, formando le foglie col verde, ed il fiore col giallo, fate gelare sopra la neve; quindi versateci sopra la gelatina, che le stampe siano piene, e fatele gelare egualmente sopra la neve. Il medesimo potete fare colle grandi stampe ec.
Potete inoltre fare tre Gelatine diverse, come di persiche, visciole, e portogallo. Questa ultima sopra il piatto, le altre due nelle picciole stampe, e tramezzarle sopra quella di portogallo.
Potete fare ancora tre strati nelle medesime stampe, cioè: quando ne sarà gelato uno sulla neve, poneteci l’altro, e dopo gelato questo, il terzo.
Con le diverse Gelatine si riempiono degli aranci di portogallo interi, prima vuotati, mediante un cava frutto da tutta la loro polpa cellulare, facendo un buco dalla parte del gambo. Dopo riempiti si fanno gelare sulla neve senza sale; e quando sono gelati si tagliano a spicchi, o si servono interi sopra una salvietta.
IV.215 Devesi osservare, che in tutte le Gelatine, tanto i limoni, che i portogalli, e cedrati debbono essere freschi, e sarà sempre meglio che i limoni siano di Roma; altrimenti le Gelatine saranno poco buone. Non parlo per Napoli, Genova, o altri Paesi ove i limoni, portogalli, e cedrati sono freschissimi, e di ottimo odore.
Finalmente nello scaldare che farete la stampa con la gelatina nell’acqua bollente, per rivoltarla sopra il piatto, badate bene, che ciò sia per un istante, altrimenti si squaglierà la gelatina, e non si potrà più servire. Acciocché le Gelatine si rapprendino più presto e meglio, mescolate sempre nella neve tritata un poco di sale nero.


 
Bianco Mangiare alla Cannella.


Antremè = Fate bollire un pochino una foglietta di latte e mezza di fiore di latte, con zucchero in pane a proporzione; indi metteteci un grosso stecco di cannella rotto in pezzi, e stemperateci sopra il fuoco senza bollire mezza libbra di mandorle dolci, o nocchie, pelate, e peste ben fine nel mortaio; passate subito con espressione per una salvietta, aggiungeteci la colla di pesce, riempiteci le chicchere, o stampa, o giatta; fate gelare sulla neve, e servite sopra una salvietta se è in una stampa come le Gelatine. Osservate che deve essere delicato, e bianchissimo. Se ci farete bollire la cannella, questa ci lascerà la sua tintura, ed il Bianco mangiare sarà di brutto colore.


 
IV.216
Bianco Mangiare alla Vainiglia.


Antremè = Questo si appresta nella stessa maniera, alla sola differenza, che in luogo d’infonderci la cannella, vi s’infonde un boccello di vainiglia rotto in pezzi, e si finisce come sopra.


 
Bianco Mangiare alla cioccolata.


Antremè = Quando il latte e fiore di latte averà bollito con il zucchero, gettateci ben bollente cinquanta mandorle di buon caracca abbrostolito, come per la crema alla Polignac, pag. 190, ed un poco di cannella in pezzi, coprite la cazzarola; passate quindi per un setaccino di seta, stemperateci le mandorle, passate come il solito, versate dove vi pare, e fate gelare sulla neve.


 
Bianco Mangiare al Caffè.


Antremè =Fate abbrostolire un buon pugno di caffè, come per la crema velutè, pag.173, gettatelo nel latte e fiore di latte bollito con zucchero in pane a sufficienza; coprite la cazzarola; un momento dopo passate per un setaccino di seta, stemperateci le mandorle, o nocchie, passate alla salvietta, e finite il Bianco mangiare come gli altri.


 
Bianco Mangiare alla Mandorla Amara.


Antremè = Si prepara questo Bianco mangiare come quello di cannella, solo si mescola con le mandorle dolci una dozzina o più di mandorle amare, ma si mette molto meno cannella, non dovendogli dare che il semplice odore.


 
IV.217
Altri Piatti Diversi.

Persiche alla Certosina.


Antremè = Prendete delle buone persiche, dette della Maddalena, non tante mature, spaccatele, e pelatele, aggiustatele col buco al di sopra in un piatto d’argento, o di rame unto di butirro, e spolverizzato di zucchero fino. Tagliate in fettine quattro altre persiche mondate, ponetele in una cazzarola con un pochino di vino bianco, zucchero, un poco d’acqua, ed uno stecco di cannella; fatele cuocere come una marmellata, e consumare tutto il sugo; indi fate raffreddare, e passate al setaccio. Pestate nel mortaio tre rossi d’uova dure con un pezzetto di butirro fresco. Abbiate una picciola panata fredda, fatta con mollica di pane, e fiore di latte, e stretta bene sopra il fuoco con due rossi d’uova, ponetela nel mortaio, pestate, aggiungeteci le persiche passate, condite con zucchero fino, mescolate bene, legate con tre rossi d’uova, ed un bianco o più sbattuto in fiocca; riempiteci le persiche ben piene, spolverizzatele sopra con zucchero fino, e sopra ad ogni mezza persica mettete un pezzetto di butirro fresco. Fate cuocere ad un forno temperato, e servite subito d’un bel color d’oro. Le albicocche si apprestano nella stessa guisa, ma non si pone vino quando si fanno cuocere. Le persiche peraltro sono migliori delle albicocche.


 
IV.218
Riso Sufflè.


Antremè = Fate cuocere ott’oncia di riso con latte, che sia ben denso; allorché sarà freddo, metteteci sei oncia di zucchero fino, scorzetta di limone rapata, sei rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca; mescolate il tutto bene, versate sopra il piatto che dovete servire con un bordino all’intorno, fate cuocere ad un forno moderato, e servite caldo di bel color glassato di zucchero.


 
pudino alla Tedesca.


Antremè = Sbattete ott’oncie di butirro fresco squagliato con otto rossi di uova fresche, quando sarà incorporato, e freddo, aggiungeteci la mollica di un pane di dieci oncie inzuppata nel latte, e ben spremuta, zucchero fino a proporzione, grattate con un pezzo di zucchero in pane la superfice di un limone per averne lo spirito, che porrete nella composizione, mescolate bene, metteteci i bianchi d’uova sbattuti in fiocca, e mescolate ancora. Abbiate una cazzarola unta di butirro chiarificato, e freddo, e spolverizzata di mollica di pane grattata, versateci dentro la composizione, fatela cuocere ad un forno temperato un’ora, e più; indi rivoltatela, e servitela di bel colore. Potete anche far cuocere il pudino sopra un piatto con un bordino di pasta, o di pane all’intorno, e servirlo glassato di zucchero.


 
Riso alla Marenga.


Antremè = Abbiate sei oncie di riso ben cotto con latte, e denso, metteteci del zucchero fino a proporzione, scorzetta di cedrato IV.219 rapata, quattro rossi d’uova, mescolate bene, versate sopra il piatto, sbattete sei bianchi in fiocca, mescolateli con zucchero fino, ponete questi bianchi sopra il riso a guisa di cuppola, spolverizzate sopra di zucchero fino, fate prendere un bel color d’oro per lo spazio di mezz’ora, ad un forno temperato, e servite subito.


 
Gattò di Riso alla Scozzese.


Antremè = Dopo che averete mondato, e ben lavato ott’oncie di riso a più acque tiepide, fatelo ben cuocere con latte, un pezzo di butirro fresco, un poco di fiore di latte, uno stecco di cannella, ed una scorzetta di limone, osservate che sia denso, e versatelo in una terrina; quando sarà freddo, levate la cannella, e limone, aggiungeteci zucchero fino a proporzione, sei rossi d’uova, e quattro bianchi sbattuti in fiocca, mescolate prima i rossi, e poi i bianchi. Abbiate una cazzarola secondo la quantità del riso, imbutirratela, spolverizzatela di mollica di pane grattato fino, versateci il riso, spolverizzate di mollica di pane anche sopra, fate cuocere un’ora ad un forno temperato, indi rivoltate, e servite di bel colore.


 
pudino di Riso all’inglese.


Antremè = Questo si appresta nello stesso modo, solo si aggiunge al riso delle passarine mondate, lavate nell’acqua tiepida, e bene asciugate, ovvero zibibbo capato e lavato, tolti i pipini, e bene asciugato, ovvero l’uno e l’altro, e si finisce, e si serve come sopra.


 
pudino di Riso alla Tedesca.


Antremè = Quando averete cotto il riso, e condito come quello per il Gattò alla IV.220 Scozzese, abbiate tre sorta di marmellate di frutti, fate prima dentro la cazzarola unta di butirro, e spolverizzata di mollica grattata, uno strato di riso, ed uno di marmellata, e così continuate sino al fine, variando le marmellate, e terminando col riso, fate cuocere ad un forno temperato, e servite di bel colore.


 
Gattò di Riso alla Bavarese.


Antremè = Questo Gattò si appresta, come il precedente, ma in luogo delle Marmellate, vi si mettono dei frutti, cotti come in composta ma stretta di zucchero; e si finisce, e si cuoce come sopra. Se a questi Gattò, e Pudini di riso, in luogo di panare la cazzarola, la volete coprire di strisce di carta imbutirrata, io credo che ciò sarà meglio.


 
Gattò di Riso alla Polignac.


Antremè = Allorché averete fatto un Gattò come quello alla Scozzese; nel momento di servire rivoltatelo sopra il piatto, fategli un buco tondo nel mezzo, vuotatelo di una porzione di riso, e riempitelo di una crema alla Polignac, pag. 190, o altra crema, o composta di frutti di stagione, e servitelo freddo, con sotto una salvietta.


 
Gattò alla Noaglie.


Antremè = Fate una buona crema pasticciera, con farina di riso. Vedetela pag. 187. Quando sarà fredda aggiungeteci pistacchi, scorretta di cedrato, spuma di mandorla amara, fiori d’arancio canditi, il tutto trito, cannella in polvere, sette rossi d’uova fresche, mescolate bene, e poneteci in ultimo quattro bianchi sbattuti in fiocca; versate in una cazzarola, come il IV.221 Gattò di riso alla Bavarese, fate cuocere ad un forno temperato, e servite di bel colore.


 
pudino all’Inglese Allesso.


Antremè = Pulite una libbra di midollo di manzo, o una libbra e mezza di grasso di rognone di manzo, tritate o l’uno, o l’altro ben fino, ponetelo in una terrina con ott’oncie di zucchero fino, ott’oncie di zibibbi lavati, tolti i pipini, ed asciugati, un poco di cannella in polvere, scorzetta di limone rapata, la mollica di un pane di dieci oncie inzuppata nel latte, e ben spremuta, sei uova fresche rosso e bianco, un pochino di sale fino; mescolate bene il tutto. Abbiate al fuoco una marmitta con acqua e sale, fatela bollire; prendete una salvietta bagnata e spremuta, imbutirratela nel mezzo, spolverizzatela di farina, spazzatela, versateci dentro la composizione, legatela ben stretta, e ponetela nell’acqua suddetta; fate cuocere dolcemente il pudino due ore. Nel momento di servire, scolatelo, scioglietelo dentro una cazzarola, ponetelo sopra il piatto dalla parte della legatura, alzate la salvietta, e servitelo con sopra una Salsa come segue: mettete in una cazzarola un buon pezzo di butirro fresco, un pizzico di farina, un poco d’acqua, un’idea di noce moscata, poco sale; fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra il pudino con un gran sugo di limone. Osservate però, che la Salsa non sia troppo densa, o troppo liquida. Lo potete servire ancora con una Salsa alla crema, ved. Tom. V. Cap. I.


 
IV.222
pudino Ricco all’Inglese Allesso.


Antremè = Ponete in una terrina una libbra e mezza di butirro fresco, la mollica di due pani di dieci oncie l’uno inzuppata bene nel latte, e ben spremuta, zucchero fino a proporzione, nove rossi d’uova fresche, e quattro bianchi, due libbre di zibibbi puliti come sopra, mezza libbra di passarina nera mondata, lavata, e asciugata, un poco di sale, scorzetta candita trita di portogallo, e cedrato, mescolate il tutto bene, ponete nella salvietta, fate cuocere il pudino come il precedente, e servitelo nello stesso modo con sopra una Salsa come segue: ponete in una cazzarola mezzo bicchiere di moscato, un poco d’acqua, un buon pezzo di butirro maneggiato nella farina, un tantino di zucchero, un’idea di sale, e noce moscata; fatela stringere sopra il fuoco, e servitela con sugo di limone.


 
pudino di Frutta all’Inglese Allesso.


Antremè = Fate un poco di pasta Brisè, vedetela all’Articolo della pasticcieria, ma in luogo d’impastarla con acqua, impastatela con latte, o fiore di latte, e stendetela alla grossezza di uno scudo o poco più; imbutirrate bene nel mezzo una salvietta, stendeteci sopra la pasta, aggiustateci nel mezzo a guisa di cuppola delle persiche pelate, tagliate in quarti, e poi in otto pezzi, e poneteci suolo per suolo del zucchero fino a proporzione, un poco di cannella in polvere, e le mandorle delle persiche pelate, e trite; ripiegategli la pasta tutto all’intorno, e stringetela sulla sommità come una borsa, chiudete il buco, tagliate la pasta IV.223 che sopravanza, avvolgete colla salvietta, legatela collo spago, abbiate una marmitta al fuoco con acqua bollente e sale, metteteci dentro il pudino, fatelo bollire dolcemente due ore; indi levatelo, scioglietelo, ponetelo nel suo piatto, fategli sopra un buco, tagliando un poco di pasta, metteteci dentro un pezzo di butirro fresco, e un poco di zucchero fino, movete con un cucchiarino, ricoprite col suo pezzo di pasta, e servite subito. Questo pudino lo potete fare anche con mela, pera, albicocche; ma per le mela, e pera ci metterete un poco di scorzetta di limone rapata.


 
pudino di Persiche alla Frangipana.


Antremè = Abbiate una crema pasticciera assai densa, vedetela alla pag. 187, ma senza alcuno odore. Fate cuocere sei persiche pelate e tagliate a spicchi con acqua, zucchero, uno stecco di cannella, e le mandorle delle persiche, pelate e trite. Quando saranno cotte, e consumata tutta l’acqua, fatele raffreddare. Ponete sei rossi d’uova fresche nella crema suddetta, ed i bianchi sbattuti in fiocca; mescolate bene, e levate la cannella. Abbiate una cazzarola imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane grattata, versateci dentro la metà della crema, aggiustateci nel mezzo le persiche disposte con simetria, metteteci il resto della crema, che la cazzarola sia quasi piena, spolverizzate anche sopra di mollica di pane; fate cuocere un’ora ad un forno temperato; indi rivoltate sopra il piatto, e servite subito di bel colore.


 
IV.224
pudino di Fedelini alla Tedesca.


Antremè = Fate cuocere con latte, uno stecco di cannella, e una scorzetta di limone, una libbra di fedelini bianchi, o gialli. Quando saranno cotti, e bene asciutti, levate la cannella, e limone, conditeli con zucchero fino a proporzione, e fateli raffreddare. Fate alquanto intiepedire una terrina, metteteci nove in dieci oncie di butirro fresco, sbattetelo circa un’ora, mettendoci quattro uova intere, e quattro rossi, ma un uovo per volta; indi aggiungeteci i fedelini pochi per volta. Abbiate una cazzarola giusta per i fedelini, imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane grattata, poneteci dentro la composizione; fate cuocere circa un’ora ad un forno temperato, e servite il pudino rivoltato sopra il suo piatto, di bel colore.


 
pudino all’Italiana.


Antremè = Prendete due libbre di ricotta fresca, metteteci zucchero a proporzione, una scorzetta di cedrato, o zucca candita, tagliato fino, qualche spuma di mandorla amara trita, otto rossi d’uova, e quattro bianchi sbattuti insieme, mescolate bene; imbutirrate una cazzarola come la precedente, spolverizzatela di mollica di pane, versateci dentro la composizione; fate cuocere ad un forno temperato; indi rivoltate sopra il piatto, e servite di bel colore.


 
pudino alla Clocester.


Antremè = Questo si appresta colla medesima composizione, che il pudino all’Inglese allesso. La sola differenza consiste, che in luogo di zibibbo si mettono nel mezzo quattro mela ranette pelate, IV.225 tagliate in quarti, e cotte con un poco di sciroppo di zucchero. Esse si aggiustano nel pudino nell’atto che si pone nella salvietta; indi si lega, si cuoce, e si serve come l’altro. Si può anche fare colle persiche e albicocche nella stessa maniera.


 
pudino alla Marescialle.


Antremè = Fate cuocere cinque minuti ott’oncie di fedelini bianchi alquanto rotti, con acqua, e sale, poscia scolateli, e fateli finire di cuocere dolcemente con latte, un pezzo di butirro fresco, un poco di fiore di latte, ed uno stecco di cannella; osservate che non passino di cottura, e che restino asciutti; indi versateli in una terrina. Quando saranno freddi levate la cannella, aggiungeteci zucchero fino a proporzione, scorzetta di limone rapata, sei rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca, mescolate leggiermente prima i rossi, e poi i bianchi; versate in una cazzarola imbutirrata, e spolverizzata di mollica di pane; fate cuocere ad un forno temperato, indi rivoltate, e servite di bel colore.


 
Gattò di Mela alla Portoghese.


Antremè = Vedete pudino di persiche, pag. 223. Questo si appresta e si serve nella stessa guisa, solo differisce che in luogo delle persiche, si mettono quattro mela ranette pelate, tagliate in quarti, e cotte con un poco di sciroppo di zucchero, ed uno stecco di cannella; osservate che non passino di cottura, e che i quarti siano interi allorché li ponete nella crema.


 
IV.226
pudino all’Inglese Arrosto.


Antremè = Fate una composizione come quella del pudino allesso, pag. 221, ma con questa differenza, che metterete metà butirro, e metà midollo di manzo ben pulito, ed i bianchi d’uova sbattuti in fiocca, mescolando bene prima i rossi, e poi i bianchi. Abbiate una cazzarola coperta di strisce di carta imbutirrate, versateci dentro la composizione, che sia quasi piena; fate cuocere un’ora al forno; indi rivoltate, levate la carta, e servite subito di bel colore. Potete anche imbutirrare la cazzarola, spolverizzarla di mollica di pane e farci cuocere il pudino egualmente.


 
pudino all’Inglese Arrosto di Frutti.


Antremè = Questo pudino si appresta, come il precedente, colla sola differenza, che si mette tutto butirro, non vi si pongono zibibbi, ed in vece qualche frutto di stagione tagliato a spicchi, o intero, o in altra maniera, e cotto con acqua, zucchero, uno stecco di cannella, e ben ristretto sopra il fuoco; quando è freddo si unisce alla composizione suddetta. Questa è una vivanda, che si prepara ordinariamente nell’estate, ovvero in tempo, che si trovano albicocche, persiche, visciole, pera, mellone, ananasse, ec., ed il più delle volte si uniscono alcune di queste specie di frutti insieme. È necessario osservare, che i frutti siano ben ristretti di zucchero. Compita la composizione, versatela nella cazzarola, e cuocete, e servite il pudino, come il precedente.


 
IV.227
Sciarlotta di Mela.


Antremè = Tagliate in quarti una dozzina di mela ranette, mondatele, e tagliatele in fettine assai fine. Prendete una cazzarola giusta per le mela, imbutirratela bene, spolverizzatela di mollica di pane grattata, copritela tutta nel fondo, ed all’intorno, di fettine assai fine di mollica di pane, tagliate, e poste con molta simetria, e che una sopraponga un pochino all’altra; quindi poneteci dentro un suolo di mela, condite con zucchero in polvere, cannella fina, e pezzetti di butirro fresco; fate un altro suolo di mela, calcatele con la mano, e replicate il zucchero, la cannella, ed il butirro; e così suolo per suolo, finché la cazzarola sarà piena; calcate allora per l’ultima volta; e condite nello stesso modo; coprite con fettine di mollica di pane inzuppate nell’uovo sbattuto; fate cuocere un’ora al forno; indi rivoltate la Sciarlotta sopra il piatto, di bel colore, e osservare che le fettine di mollica di pane che sono intorno non sopravanzino l’altezza della dose delle mela. Questa Sciarlotta la potete fare anche di persiche di Scandriglia, tagliate, e condite nella stessa maniera.


 
Gattò alla Tedesca.


Antremè = Pelate e tagliate in fette otto mela ranette, fatele cuocere con poca acqua, zucchero, ed uno stecco di cannella; quando saranno ben cotte, e consumata l’acqua, passatele al setaccio. Abbiate altrettanta crema pasticciera, vedetela pag. 187, ma senza odore, mescolatela colle mela; fate raffreddare; quindi aggiungeteci qualche spuma di mandorla IV.228 amara spolverizzata, scorzetta di limone grattato, sei rossi d’uova, e quattro bianchi sbattuti in fiocca, mescolate prima i rossi e poi i bianchi. Abbiate una cazzarola bene imbutirrata, e guarnita come la precedente di fettine di mollica di pane assai sottili, versateci dentro la composizione, con un poco di mollica di pane sopra, che la cazzarola sia piena; fate cuocere ad un forno temperato, rivoltate sul piatto, e servite di bel colore.


 
Gattò alla Riscelieù.


Antremè = Quando averete cotto e condito il riso come per il Gattò alla Scozzese, vedetelo pag. 219. Abbiate quattro o cinque mela Ranette pelate, tagliate in quarti, e cotte con un poco di sciroppo di zucchero, ed uno stecco di cannella; fatele raffreddare, che i quarti siano interi. Imbutirrate, e spolverizzate una cazzarola come l’altra; fateci nel fondo un suolo di riso, e sopra poneteci cinque o sei quarti di mela, ricoprite con un altro suolo di riso, e quindi replicate le mela, e così farete per tre volte, terminando col riso, spolverizzate sopra di mollica di pane grattato; fate cuocere ad un forno temperato, e servite di bel colore come sopra.


 
Zucca alla Sciantiglì.


Antremè = Pelate, e tagliate in fette un grosso pezzo di zucca bianca, fatela cuocere con poca acqua, e sale, quando sarà cotta come una marmellata, versatela in un setaccio, fatela scolare, e raffreddare, osservate che sia sufficente per un piatto d’Antremè, ponetela in una terrina, con mezza foglietta di capo di IV.229 latte, un pezzo di butirro squagliato, sette rossi d’uova fresche, passate al setaccio, condite poscia con zucchero fino a proporzione, un poco di cannella buona in polvere, quattro bianchi sbattuti in fiocca, mescolate bene. Abbiate un piatto con un bordino all’intorno di pane, o di pasta, versateci dentro la composizione, fate cuocere ad un forno temperato, e servite di bel colore, glassato di zucchero. Potete anche far cuocere in una cazzarola d’argento, o secchietti d’argento.


 
Zucca Gialla Sufflè.


Antremè = Questa non varia dall’altra, se non che la zucca è gialla, ed in conseguenza di un altro sapore. Si mettono tutti i bianchi d’uova sbattute, e si finisce, e si serve come l’altra.
Sì l’una che l’altra si possono anche cuocere a Bagno-maria nelle chicchere come le Creme, ma allora non vi bisognano i bianchi d’uova sbattuti, ma bensì due o tre rossi di più, come alle Creme. Vedetele pag. 179.


 
Flanc Sufflè all’Inglese.


Antremè = Fate cuocere sei pomi di terra di una media grossezza nell’acqua, indi pelateli, schiacciateli in una terrina con mezza libbra di butirro squagliato, e mezzo bicchiere di fiore di latte, passate al setaccio, aggiungeteci sei rossi d’uova, zucchero fino a proporzione, un poco di cannella in polvere, e quattro bianchi sbattuti in fiocca, mescolate bene prima i rossi, e poi i bianchi. Abbiate un piatto con un bordino all’intorno, o di pane, o di pasta, versateci la composizione; fate cuocere ad un forno IV.230 temperato, e servite subito di bel colore, glassato di zucchero.


 
Flanc Sufflè di Marroni.


Antremè = Pestate nel mortaio trenta marroni cotti arrosto, uniteci una panata fatta con fiore di latte, e ben stretta sopra il fuoco, sett’oncie di butirro fresco, zucchero fino a proporzione, un poco di cannella fina, sei rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca; fate cuocere, e servite come sopra.


 
Flanc alla Sciantiglì.


Antremè = Fate cuocere soltanto quattro pomi di terra, schiacciateli in una terrina con un bicchiere di capo di latte, passateli al setaccio, aggiungeteci un poco di zucchero fino, e cannella in polvere, ed altrettanta crema Pasticciera, ma senza odore, vedetela pag. 187, cinque rossi d’uova, e poi i bianchi sbattuti in fiocca, mescolate bene prima i rossi, e poi i bianchi. Versate in un piatto con un bordino all’intorno; fate cuocere ad un forno temperato, e servite di bel colore, glassato di zucchero.


 
Mela in Tortigliè.


Antremè = Abbiate una marmellata di mela ranette, come è descritta all’articolo della Pasticcieria, dirizzatela sopra il piatto a guisa di una conchiglia di Lumaca, copritela tutta di bianco d’uova sbattuto in fiocca, e mescolato di zucchero fino, unite bene col coltello, spolverizzate anche sopra di zucchero fino; fate prendere un bel colore ad un forno temperato, e servite subito.


 
IV.231
Mela in Surprise.


Antremè = Prendete sei o sette belle mela ranette, pelatele, lasciatele intere, levategli i semi con un cannello di latta, facendogli un buco nel mezzo; fatele cuocere con un poco di sciroppo di zucchero, ed uno stecco di cannella. Quando saranno fredde riempitele di una marmellata di vostro genio, ponetele sopra il piatto che dovete servire con un poco di crema Pasticciera sotto, ma non tanta densa, e mescolata con tre bianchi d’uova sbattuti in fiocca, ricopritele colla medesima crema, fate prendere un bel colore ad un forno temperato, e servite glassato di zucchero.


 
Mela alla Frangipana.


Antremè = Stendete due dita di crema alla Frangipana sopra il piatto che dovete servire; fategli prendere un leggiero gratino sopra un fuoco moderato, indi con una mela cruda fategli sopra sei, o sette fossette, nelle quali porrete tante mela Ranette pelate, vuotate, e cotte con sciroppo; mescolate due mela cotte come le precedenti, e passate al setaccio, con un poco di crema di Frangipana, copriteci tutto all’intorno le mela suddette, spolverizzatele di zucchero fino, passateci sopra la pala rovente senza toccare, ma che facci una bella crosta colorita, e servite subito.


 
Mela alla Portoghese.


Antremè = Fate cuocere per metà sette, o otto mela ranette nello sciroppo, come quelle in Surprise, fatele raffreddare, stendete due dita di crema di Frangipana nel piatto che dovete servire, aggiustateci sopra le mela; IV.232 fate cuocere, e prendere un poco di colore ad un forno temperato, e servite glassato di zucchero. La crema vedetela alla Torta alla Frangipana.


 
Mela Glassate alla Marenga.


Antremè = Quando sette mela ranette saranno cotte come quelle in Surprise, fatele raffreddare, scolatele, ponetele sopra il piatto, riempitele con qualche marmellata, copritele con una marenga, spolverizzatele bene di zucchero fino, fatele glassare ad un forno assai temperato senza prendere molto colore, e servitele subito.


 
Mela alla crema.


Antremè = Pelate, e vuotate sette mela ranette, lasciatele intere, fatele cuocere più della metà in un sciroppo carico di zucchero. Abbiate una crema di Frangipana, mettetene un terzo nel piatto che dovete servire, aggiustateci sopra le mela collo sciroppo dentro; coprite col resto della crema, in guisa che le mela non si debbano vedere; unite col coltello, spolverizzate di zucchero fino, fate cuocere ad un forno temperato, fintantoché si faccia sopra una bella crosta color d’oro.


 
Fangoghe di Cotogni.


Antremè = Fate cuocere con acqua sei mela cotogne comuni, che sono le più odorose, ma intere; allorché sono cotte passatele al setaccio, unitele quindi a tanto sciroppo di zucchero, per quanto è necessario per addolcire le cotogne, fate stringere sopra il fuoco, e bene asciugare, movendo sempre con una cucchiaia di legno. Quando la marmellata sarà IV.233 di una buona consistenza ponetela in una terrina, e fredda, aggiungeteci due rossi d’uova fresche, ed un pugno di zucchero in polvere. Sbattete bene la composizione. Un’ora prima di servire sbattete dieci, o dodici bianchi d’uova fresche in fiocca, uniteci poco per volta la marmellata di cotogni. Ponete dell’ostia bianca nel fondo d’un piatto d’argento, dirizzateci sopra a guisa di cuppola la composizione, fateci intorno dei segni col coltello, come un tortigliè; fate cuocere mezz’ora ad un forno assai temperato, e servite subito di bel colore. Con le marmellate ben ristrette di mela ranette, di persiche, di albicocche, di grattaculi, di pera, di framboese ec., si apprestano delle Fangoghe eccellenti.


 
Cassata Palermitana.


Antremè = Abbiate della buona ricotta, conditela non troppo dolce, con zucchero bianco in polvere, un pochino d’acqua di cannella, ed altrettanta di fiori d’arancio. Alcuni vi mettono de’ filetti di scorzetta di cedrato candito, dei fiori d’arancio, di pistacchi alla perlina triti; mescolate bene. Guarnite una cazzarola, o una stampa di rame, nel fondo ed all’intorno di pane di Spagna, metteteci dentro la ricotta, coprite con altre fettine di pane di Spagna. Dopo mezz’ora rivoltate sopra un piatto con sotto una salvietta; glassategli il di sopra con una Glassa reale leggiera, guarnite la Cassata con cannellini, pistacchi, ed altri confetti disposti con simetria, qualche peretta, o altro frutto tirato a secco; fate asciugare la glassa un momento alla stufa, e servite freddo.


 
IV.234
Ricottina Paolotta.


Antremè = Sbollentate due libbre di mandorle dolce con una dozzina di amare, pelatele, passatele all’acqua fresca, scolatele, asciugatele, pestatele ben fine in un mortaio di pietra, spruzzandole con un poco d’acqua di cannella. Quando saranno peste finissime, mettetele in una catinella bianca, conditele con zucchero bianco in polvere, stemperatele con una buona decozione di corno di cervo, passata per una salvietta prima bagnata e spremuta, e fredda rappresa, mescolate, e formatene come una pasta di ricotta; mettetela in una fiscella, affinché ne prenda la forma. Lasciatela così qualche ora.


 
bignè di Riso all’Italiana.


Antremè = Capate, e lavate mezza libbra di riso, fatelo cuocere con latte, che sia denso, e ben cotto, conditelo con poco sale, zucchero fino, scorzetta di cedrato trita, due oncie di farina, tre rossi d’uova, e due bianchi, due mela ranette pelate, e tagliate in dadini assai minuti; mescolate il tutto bene, formatene delle pallottine grosse come noci moscate, fatele friggere di bel colore, e servitele ben calde spolverizzate di zucchero fino.


 
bignè di Mela in Sortù.


Antremè = Pelate otto mela ranette, lasciatele intere, e con un cannello vuotatele senza romperle; fatele marinare quattro o cinque ora con spirito di vino, zucchero fino, scorzetta di limone, acqua di fiore d’arancio; indi scolatele, infarinatele, e fatele friggere di bel colore, servitele glassate di zucchero colla pala IV.235 rovente. Le potete anche tagliare a spicchi, e friggerle intinte in una pastella.


 
bignè alla Mariè.


Antremè = Vuotate con un cannello di latta, e pelate cinque o sei mela ranette intere, tagliatele poscia per traverso in fette grosse come due scudi, e formatene come tanti anelli; fatele marinare come le precedenti; indi scolatele, asciugatele bene, intingetele in una pastella da frittura, fatele friggere di bel colore, e servitele glassate di zucchero colla pala rovente. Potete in mancanza delle Ranette servirvi delle mela pasticciere, e se non volete marinarle poco importa.


 
bignè di Frutta diverse.


Antremè = Le persiche, le albicocche, il framboese, il mellone, le pera, i fichi si friggono come le mela; cioè il mellone tagliato in fette, le persiche in quarti, il framboese intero, le albicocche per metà, i fichi, o interi, o in quarti, e così le pera; il tutto mondato e ben pulito, intingete in una pastella da frittura, fate friggere di bel colore, e servite glassato di zucchero colla pala rovente. Se volete, potete marinare come sopra le persiche, le albicocche, il mellone, e le pera.


 


Antremè = Fate bollire mezza foglietta di fiore di latte con un poco di sale, un tantino di zucchero, un pezzo di butirro grosso come un uovo, metteteci della farina quanta ne può bere il latte; fatela disseccare sopra il fuoco movendola con una cucchiaia di legno, che venga come una pasta Reale, levatela dal fuoco, IV.236 fatela alquanto raffreddare, poneteci due uova intere, mescolate, stendete la pasta collo stendarello, tagliatela a mostaccioletti, fateli friggere, e serviteli glassati di zucchero colla pala rovente.


 
bignè alla Pompadura.


Antremè = Fate una buona crema di Frangipana, che sia molto densa; quando sarà fredda formatene delle pallottine, intingetele in una pastella da frittura; fatele friggere di bel colore, e servitele calde, glassate di zucchero colla pala rovente.


 
bignè di Mandorle.


Antremè = Pestate nel mortaio ben fine dieci oncie di mandorle dolce, e numero sei di amare, aggiungeteci fiori d’arancio canditi, scorzetta di limone, ben trita, zucchero a sufficienza, un pugno di farina, tre bianchi d’uova sbattuti in fiocca, pestate il tutto insieme, che si formi una pasta maneggievole; formatene tante pallottine, infarinatele, fatele friggere, e servitele spolverizzate di zucchero.


 
bignè Sufflè.


Antremè = Abbiate una pasta Reale finita come quella de’ bignè alla crema, attondatela lunga sopra la tavola spolverizzata di farina, tagliatela in piccoli pezzetti, attondateli come noci moscate, fateli friggere di bel colore nello strutto non molto caldo, e con poco fuoco, e serviteli spolverizzati di zucchero fino.


 
bignè di Bianco mangiare.


Antremè = Stemperate quattro oncie di farina di riso con due uova intere, poco sale, zucchero, una foglietta di fiore di latte, fate IV.237 stringere sopra il fuoco movendo sempre, e cuocere circa un’ora dolcemente, che venga ben densa; indi levatela dal fuoco, aggiungeteci sei spume di mandorla amara in polvere, un poco di scorzetta di limone rapata, stendete la crema sopra una tiella piana infarinata sotto e sopra; quando sarà fredda tagliatela in dadini, attondateli, intingeteli nell’uovo sbattuto, infarinateli, fateli friggere un momento nello strutto ben caldo, e serviteli di bel colore, spolverizzati di zucchero.


 
bignè di Mela in Surprise.


Antremè = Mondate otto mela ranette tutte eguali, tagliategli una specie di coperchio dalla parte del gambo, vuotatele con un cannello, che il buco non passi al di sotto, marinatele come quelle in Sortù, pag. 234; indi scolatele, riempitele di una marmellata, o crema di vostro genio, copritele col loro coperchio; intingetele in una pastella da frittura, fatele friggere con molto strutto, e servitele glassate di zucchero colla pala rovente.


 
bignè alla Nonette.


Antremè = Abbiate una pasta Reale, come trovarete all’Articolo della Pasticcieria Cap IV. Stendetela sopra la tavola con farina sotto, e sopra, che sia alquanto soda, tagliatela in mostaccioli grossi come due scudi; fatela friggere di bel colore, e servitela glassata di zucchero colla pala rovente.


 
bignè Mignoni.


Antremè = Fate bollire, e consumare un poco, una foglietta di latte, con zucchero a proporzione, una scorzetta di limone, uno stecco di IV.238 cannella, e dodici coriandoli, quando sarà quasi freddo stemperateci quindici uova, bianco e rosso, passate al setaccio, o salvietta due volte, fate cuocere in una tazza a Bagno-maria; allorché sarà cotto, ponetelo sopra un piatto, con farina sotto e sopra, fatelo raffreddare, tagliatelo in fette, infarinatele, fatele friggere, e servitele glassate di zucchero colla pala rovente.


 
bignè all’Acqua.


Antremè = Fate bollire un bicchiere d’acqua con un pezzo di butirro grosso come un uovo, poco sale, ed una scorzetta di limone; dopo pochi bolli, levate il limone, metteteci della farina quanta ne può bere l’acqua, movete con una cucchiaia sopra il fuoco, e formatene una pasta maneggievole, e ben cotta, indi ponetela in un’altra cazzarola, fatela raffreddare, e mescolateci due per volta sei o sette rossi d’uova colla metà de’ bianchi, maneggiandola con una cucchiaia di legno. Quando sarà fatta ponetela sopra un coperchio di cazzarola, stendetela alla grossezza di un dito. Abbiate la padella al fuoco con strutto non molto caldo, fateci cadere i bignè col manico di una cucchiaia, fateli cuocere dolcemente di bel colore, e serviteli subito spolverizzati di zucchero, o zucchero e cannella fina.


 
bignè Seringate.


Antremè = Quando averete fatta una pasta come la precedente, ponetela nella Seringa, spingete, fatela cadere nello strutto non molto caldo, formatene le bignè lunghe come vi pare, e servitele subito di bel colore spolverizzate come sopra.


 
IV.239
bignè alla Maiorchina.


Antremè = Prendete cinque biscotti detti maiorchini, rompeteli ciascheduno in tre pezzi, metteteli sopra un piatto con latte; quando saranno ben inzuppati, scolateli alquanto dal latte, infarinateli, intingeteli nell’uova sbattuto, fateli friggere di bel colore, e serviteli con zucchero sopra ben caldi. Li potete anche glassare colla pala rovente senza toccare.


 
bignè di Fravole.


Antremè = Coprite bene delle grosse fravole di una buona crema pasticciera, avvolgetele con ostia bagnata nel latte, intingetele in una pastella da frittura, fatele friggere di bel colore, e servitele calde, spolverizzate di zucchero fino. Il framboese sciroppato, e ben scolato dal zucchero, lo potete servire nella stessa maniera.


 
Panetti alla Frangipana.


Antremè = Abbiate sette piccioli panetti rotondi, e ben fatti, scrostategli la superfice, fategli un’apertura dalla parte di sopra, vuotategli tutta la mollica, riempiteli di una crema di Frangipana, rimetteteci sopra il suo coperchio, fateli inzuppare con latte mescolato con zucchero, e rossi d’uova; indi scolateli, infarinateli, fateli friggere di bel colore, e serviteli glassati di zucchero colla pala rovente, come sopra.


 
Panetti alla Marenga.


Antremè = Prendete sei panetti, vuotateli, e inzuppateli come sopra, indi scolateli bene, riempiteli di una crema di pistacchi, o altra di vostro genio, poneteli sopra il piatto che IV.2340 dovete servire, copriteli con una marenga, fateli cuocere ad un forno temperato, e serviteli di bel colore.


 
Panetti al Pere Simone.


Antremè = Vuotate sei panetti, come i precedenti, facendogli un’apertura alquanto spaziosa. Fate bollire mezza foglietta di fiore di latte, e un poco di latte, con zucchero, uno stecco di cannella, una scorzetta di limone, e dodici coriandoli; dopo mezzo quarto d’ora passate al setaccio, fate con questo latte una panata cotta ben densa, e legata con tre rossi d’uova; quando sarà fredda pestatela nel mortaio con un pezzo di butirro, e legatela con tre rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca; imbutirrate bene i panetti al di fuori, riempiteli colla composizione suddetta, poneteli sopra una tiella, fategli prendere un bel colore ad un forno alquanto caldo, e serviteli subito.


 
pane alla Dama Simone.


Antremè = Prendete un pane di dieci oncie, o una libbra, scrostatelo, vuotatelo come il solito, ungetelo bene di butirro fresco al di fuori, riempitelo di una panata come la precedente, ma coll’odore di vainiglia, e fatelo cuocere, e servitelo nella stessa maniera.


 
pane alla crema.


Antremè = Vuotate un pane, come sopra, mettetelo in infusione con latte, zucchero, e scorzetta di limone; poscia scolatelo, e riempitelo di una buona crema di Frangipana, ricopritelo, ponetelo sopra il piatto che dovete servire, con un poco di crema sotto, copritelo IV.241 egualmente di crema alla grossezza di uno scudo, spolverizzatelo di zucchero fino, e fatelo cuocere al forno di un bel colore.


 
pane alla Duchessa.


Antremè = Pestate assai fine mezza libbra di mandorle dolci, due oncie di pistacchi, due oncie di cedrato candito, mezza libbra di zucchero; quando il tutto sarà ben pesto, aggiungeteci sei rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca. Imbutirrate il piatto che dovete servire, poneteci sopra la composizione, dategli la forma di un pane; fate cuocere ad un forno temperato, e servite glassato di zucchero.


 
pane al Sen Clù.


Antremè = Scrostate un pane d’una libbra, o dieci oncie, vuotatelo, facendogli una spaziosa apertura per la parte di sopra, fatelo friggere nel butirro, o nello strutto di bel colore. Nel momento di servire riempitelo con lattuga o indivia apprestate come alla Cakcina, o Petroffe, o Ropesce, ricopritelo, e servitelo subito. Si possono anche i panetti servire nello stesso modo. Vedete queste Erbe nel Tom. I. pag. 96 e 97.


 
pane al ragù Melè.


Antremè = Quando averete aggiustato un pane come sopra, abbiate un buon ragù melè d’animelle, creste, uovette nonnate, granelletti, prugnoli, tartufi ec., che trovarete all’Articolo dei ragù, riempiteci il pane, ricopritelo, e servitelo con sopra una buona Salsa alla Pulette. Vedetela nel Tom. I. pag. 83.


 
IV.242
pane, e Panetti in diverse maniere.


Antremè = I pani, e panetti, quando saranno scrostati, vuotati, e fritti di bel colore, li potete riempire di tutto ciò che vi aggrada, cioè di piselli, prugnoli, tartufi, punte di sparagi, spinaci, massedoene, ragù, salpicconi, fricassè ec. Vedete questi Ripieni ai loro Articoli particolari.


 
formaggio di Pernici.


Antremè = Il nome di formaggio significa la forma della vivanda, e non la sua composizione. Levate dunque tutta la polpa a tre pernici cotte arrosto, e rifredde, tritatela, e pestatela nel mortaio. Fate bollire le carcasse schiacciate, con brodo buono colorito, e mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà. Allorché averà consumato un terzo, passatelo al setaccio; fate con questo brodo una panata stretta sopra il fuoco, e del volume della carne; quando sarà fredda pestatela insieme, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, e passate al setaccio. Sbattete più di mezz’ora in una terrina alquanto tiepida sette oncie di butirro fresco, con sette rossi d’uova, e tre bianchi, ma uno per volta: indi mescolateci poco per volta la suddetta dose, versate in una cazzarola unta di butirro, e spolverizzata di mollica di pane, face cuocere ad un forno temperato, e servite con sopra un poco di sugo chiaro.


 
formaggio di Pernici alla Contì.


Antremè = Quando averete pestata la carne delle pernici come sopra, fate colle carcasse una Salsa al Salmì, vedetela nel Tom. I. pag. 67, IV.243 quindi stemperateci la carne, aggiungeteci otto rossi d’uova, e quattro bianchi, passate al setaccio, versate in una cazzarola coperta di strisce di carta imbutirrate, e con qualche disegno nel fondo, di tartufi, code di gamberi ec., il tutto cotto; fate cuocere a Bagno maria, e servite nella stessa maniera. Questi due Formaggi si possono fare di beccaccie, di starne, di fagiano ec., e cuocere entrambi a Bagno-maria.


 
formaggio di Gamberi.


Antremè = Allorché averete pestata la polpa di un pollo arrosto, metteteci una panata fredda fatta come la precedente, indi aggiungeteci tanto butirro di gamberi quanto è la metà della dose, sei rossi d’uova, ed i bianchi sbattuti in fiocca, sale, pepe schiacciato, noce moscata; versate in una cazzarola come il formaggio di pernici, face cuocere al forno, e servite nella stessa maniera.


 
formaggio di Gamberi alla Riscelieù.


Antremè = Quando averete unito la panata al pollo come sopra, in luogo di metterci il butirro, stemperate con due bicchieri di Culì di gamberi, vedetelo nel Tom. I. pag. 8, sette rossi d’uova, e tre bianchi, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, passate al setaccio, e fate cuocere in una cazzarola a Bagno-maria, decorato come il formaggio alla Contì, e servite egualmente.


 
formaggio alla Rena.


Antremè = Pestate tre oncie di mandorle dolci ben fine, aggiungeteci la polpa senza la pelle di un cappone, o pollanca cotta arrosto, e trita IV.244 fina; quindi poneteci una panata fatta con brodo, e fiore di latte, e stretta sopra il fuoco. Quando il tutto sarà ben pesto, stemperate con un poco di Culì bianco, o Italiana bianca, metteteci sette rossi d’uova, e tre bianchi, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, passate al setaccio, fate cuocere a Bagnomaria decorato, come l’altro, e servite nello stesso modo.


 
polenta Fritta all’Italiana.


Antremè = Fate una polenta come è descritta nel Tom. III. pag. 241, ma senza parmigiano grattato, ed in luogo un poco di zucchero fino. Quando sarà fredda, tagliatela col coltello a mostaccioletti, fatela friggere di bel colore, e servitela glassata di zucchero colla pala rovente.
Si tralasciano una gran quantità di Piatti diversi, attesa la ristrettezza dell’opera.


 
IV.245
CAPITOLO QUARTO.
Della Pasticcieria.

Osservazioni sopra la Pasticcieria.


La Pasticcieria è quella superba parte della cucina dalla quale dipende il più bel colpo d’occhio del secondo servizio di una magnifica, e delicata mensa; essa lo rallegra, lo rende gaio, e ne forma per così dire il più vago ornamento. È vero per altro che al giorno d’oggi una buona parte de’ cuochi Italiani hanno sfigurata quella parte di Pasticcieria che chiamasi di decorazione, poiché privi affatto di quei principi tanto necessari onde formare buon pasticciere, e segnatamente di disegno e architettura, bisogna che implorino l’aiuto dell’intagliatore e dello stagnaro per avere forme e modelli, e dopo molta spesa e fatica non fanno nulla di buono, e si espongono con ciò al compatimento di chi ne sa più di loro.
Un abuso poi inreprensibile si è quello, che vogliano servirsi nella pasticcieria decorata del Pastigliage, Talchi ec., non potendosi comprendere come mai possa essergli caduto in mente d’impiegare sì fatte cose, rintracciate e messe in opera soltanto per la decorazione del Deser, e rialzamento de’ tondini di credenza. Si lasciano una volta al Dipartimento dell’Offizio tali decorazioni, che punto non appartengono alla cucina; mentre tutto ciò che è Pasticcieria di cucina deve essere mangiabile.
IV.246 Colla pasta croccante, o alla condè, e pane di Spagna si fanno dei superbi tempi, dei bellissimi casini da campagna, dei palazzi, dei cocchi, delle rupe, dei frammenti d’antichità ec., e spesse volte si unisce insieme la pasta croccante, o Condè, e il pane di Spagna, ciò che forma il più bello effetto in questo genere di pasticcieria decorata, che chiamasi ordinariamente Croccanti, o Pezze rifredde.
Per canestrelle, urne, vasi ec., abbiamo oltre la pasta Croccante, e Condè suddetta, quella che chiamasi pasta di mandorle, la quale si può colorire come si vuole. Oltre di ciò il zucchero spongato a diversi colori è anch’esso di non picciolo uso per formare rupi, antri, grotte ec.; ma per fare tutto questo bene ci vuole disegno, architettura, genio, buongusto, e diligenza.
Un altro Articolo ancora non meno importante si è quello di dirizzare i Pasticci, che la maggior parte de’ cuochi Italiani non sanno, e non si curano neppure d’imparare, benché sia facilissima cosa. Per quelli poi che lo sanno devo avvertirli di osservare che la pasta sia dirizzata all’intorno tutta della stessa grossezza, altrimenti il pasticcio cuocendosi cede da quella parte dove la pasta è più sottile, e così tanto i Pasticci caldi, che rifreddi, vengono storti, e gobbi. La decorazione esterna di detti Pasticci, anche questa dipende dal genio, e buon gusto di chi lavora.
Finalmente il colore di tutta la Pasticcieria in generale deve essere come l’oro, e tutto eguale, prescindendo da quella glassata, e IV.247 colorita. Si avverte, che tutta la Pasticcieria di pasta sfoglia, dev’essere cotta con sotto carta reale, o da scrivere.


 
Pasta Brisè.


Ponete la farina che vi bisogna sopra la tavola della pasticcieria, fateci un buco nel mezzo; per ogni libbra di farina metteteci quattr’oncie di butirro fresco, tre rossi d’uova, e un bianco, e un poco di sale; impastate con un poco d’acqua fresca, che non sia né tanto dura, né troppo tenera, fatela alquanto riposare prima di metterla in opera. Per i Pasticci rifreddi, bisogna porvi meno butirro, che per i caldi, e fare la pasta più soda.


 
Pasta Sfoglia al butirro.


Impastate una libbra di farina con acqua fresca, e un pezzetto di butirro, un uovo, e un poco di sale; alcuni mettono solo il rosso; fate che la pasta sia molle come il butirro, maneggiatela bene, e fatela riposare circa mezza ora; indi stendetela un poco; prendete tanto butirro per quanto avete di pasta, asciugatelo tramezzo una salvietta pulita, ponetelo sopra la pasta, ripiegatela tutta all’intorno sopra il butirro, acciò resti coperto; stendetela leggermente collo stenderello, sbruffateci un poco di farina, acciò non si attacchi alla tavola; quindi ripiegatela a quattro doppi, e ristendetela di nuovo più sottile che sia possibile; replicate questa operazione quattro volte, e poscia servitevene per tutto ciò che vorrete. L’inverno devesi maneggiare un poco il butirro, e l’estate almeno due volte, bisogna mettere la pasta unita al butirro tramezzo due piatti, o IV.248 cazzarole, con neve sotto, e sopra, e lasciarla così mezz’ora per volta. Alcuni la mettono fra la neve quattro volte, e ve la lasciano diversi minuti.


 
Pasta Sfoglia allo strutto.


Quando lo strutto è bianco, sodo, e di buon odore, ci si può fare della pasta sfoglia, come quella di butirro; ma più facilmente l’inverno, che l’estate; bisogna però impastare la pasta assai più tenera, che l’altra. In molte parti del Regno di Napoli, ove si scarseggia di butirro si fa uso dello strutto, e del grasso di rognone di manzo per fare ogni sorta di Pasticcieria.


 
Pasta Sfoglia al grasso di Manzo.


Tagliate in quadretti del grasso di rognone di manzo, che sia fresco, e bianco; indi spilluccatelo bene, tritatelo, pestatelo nel mortaio, passatelo al setaccio di crino, e servitevene in luogo del butirro. Se nell’estate fosse molle, mettetelo per un’ora nell’acqua fresca, e prima di porlo in opera asciugatelo bene, e maneggiatelo. Potete fare lo stesso con grasso di rognone di vitella, e col midollo di manzo ben pulito, e passato al setaccio.


 
Pasta mezza Sfoglia.


Questa si fa di due maniere: la prima fate una pasta sfoglia all’ordinario più scarsa di butirro; la seconda fate una pasta brisè come è descritta pag. 247, dopo che sarà riposata metteteci la quarta parte di butirro di ciò che è la pasta, piegatela quattro volte nello stesso modo che la pasta sfoglia.


 
IV.249
Pasta Frolla.


Ponete sopra la tavola della pasticcieria la farina che vi bisogna, fateci un buco nel mezzo; per ogni libbra di farina metteteci otto oncie di zucchero in polvere, quattro rossi d’uova, e ott’oncie di butirro fresco; impastate tutto insieme, e maneggiate poco, acciò la pasta non si bruci sotto le mani, e servitevene in ciò che vi bisogna. Se non avete butirro, la potete fare collo strutto; basta che sia buono. Alcuni suppongono che venga più delicata mescolando metà butirro, e metà strutto.


 
Pasta Croccante.


Impastate tanta farina, e tanto zucchero in polvere con un poco di sugo di limone, bianco d’uovo, e un pochino d’acqua di fiore d’arancio se volete; devesi osservare, che questa pasta non dev’essere molle, ma bensì di una certa consistenza.


 
Pasta alla Condè.


Impastate una libbra di farina, con sette oncie di zucchero fino, sei rossi d’uova fresche, e due bianchi, e due oncie di butirro fresco; osservate che la pasta sia alquanto soda. Questa vi servirà per tutte sorta di Croccanti.


 
Pasta alla Reale.


Fate bollire un momento mezza foglietta d’acqua con due oncie di butirro, un poco di zucchero, un tantino di sale, ed una scorzetta di limone; indi levate il limone, metteteci della farina quanto basta per fare una pasta maneggievole, movendo sempre sopra il fuoco, finché si staccherà dalla cazzarola; levatela allora dal fuoco, e fino a tanto che è IV.250 calda, poneteci un uovo per volta, movendo sempre colla cucchiaia, finché sarà incorporato colla pasta; continuate così un uovo per volta fino a tanto, che la pasta si attaccherà alle dita.


 
Pasta alla Rena.


Questa si fa nella stessa maniera che la precedente, alla sola diversità, che in luogo dell’acqua si mette fiore di latte; ma bisogna però osservare, che se in questa maniera ha più di gusto, non è però così leggiera.


 
Pasta alla Spagnuola.


Abbiate una pasta Brisè, stendetela sottile come una sfoglia da tagliolini; indi poco per volta ungetela con strutto caldo, e a mano a mano involtatela ben stretta come un bastone, fino alla grossezza del polso della mano. Allora la tagliarete in fette sottili per traverso, con un coltello caldo, e ve ne servirete per Pasticcietti, o altro.


 
Pasta per cannelloni.


Fate una specie di pasta brisè, con ott’oncie di farina, quattro di zucchero fino, un poco di cannella in polvere, scorzetta di limone rapata, un uovo, un pezzo di butirro, ed un poco d’acqua.


 
Pasta all’Inglese.


Impastate ott’oncie di farina, quattro di zucchero fino, un pezzo di butirro, un poco di capo di latte, tre rossi d’uova, ed un bianco, e formatene una specie di pasta frolla, buona per Tartellette di frutta.


 
Pasta alla Duchessa.


Ponete sopra la tavola ott’oncie di farina, quattr’oncie di butirro, tre uova fresche, e IV.251 un poco di sale; impastate con un poco di vino bianco di Spagna, e osservate che la pasta non sia né molle, né troppo dura.


 
Pasta di Flappe.


Impastate ott’oncie di farina, con due uova, un poco di butirro, un poco di sale, ed un poco di vino bianco, che la pasta sia soda una cosa giusta.


 
Pasta di Mandorle.


Pelate delle mandorle dolci, secondo che avete bisogno di pasta, pestatele nel mortaio aspergendole di tempo in tempo con un poco di bianco d’uovo, acciò non caccino l’olio; quando saranno peste assai fine, ponetele in un pozzonetto da credenza, con tanto zucchero fino, per quanto avete di mandorle, mettete sopra un fuoco moderato, mescolando sempre con una cucchiaia di legno, finché vedrete, che la pasta si distacca dal pozzonetto, e che non si attacca più alle dita; levatela allora dal fuoco, e quando sarà fredda, stendetela leggermente collo stenderello sopra un foglio di carta, spolverizzandola sotto e sopra con zucchero fino.


 
Pasta da Echaudeè.


Mettete due libbre di farina sopra la tavola della pasticcieria, fateci un buco nel mezzo, poneteci mezza libbra di butirro fresco, dodici uova, e un’oncia di sale fino; mescolate il tutto insieme, e dategli colla palma della mano tre o quattro voltate; indi radunate la pasta, dategli altre tre voltate colla mano; infarinatela sotto e sopra, e fatela riposare sei in sett’ore, involtata in una tovaglia IV.252 pulita. Formatene poscia li Echaudeè; cioè tagliate la pasta in pezzi della grossezza alquanto più piccola di un uovo ordinario, dategli colla mano una forma triangolare, che formi come tre cornetti. Abbiate dell’acqua bollente al fuoco, metteteci li Echaudeè, fateli bollire un momento, indi passateli all’acqua fresca, asciugateli, e fateli cuocere ad un forno temperato. Alcuni aggiungono alla pasta un poco di lievito, e non li fanno punto bollire, ma li passono all’acqua fresca subito che vengono sulla superfice dell’acqua, la quale vanno movendo con una cucchiaia. Quelli col solo sale, o col solo butirro, si fanno nella stessa maniera; cioè ai primi non si mette né butirro, né uova, ed ai secondi il solo sale, e butirro. Quando li Echaudeè saranno sbollentati all’acqua come sopra, li potete conservare due o tre giorni in un luogo fresco prima di farli cuocere al forno.


 
Pasta da Briosce.


Impastate quattro libbre di farina, dieciotto uova, due libbre di butirro fresco, due oncie di sale; quindi dategli tre voltate colle mani, e mescolateci un pane di dieci oncie di lievito; dategli altre tre voltate, radunate poscia la pasta, infarinatela, ponetela tramezzo una tovaglia per lo spazio di nove, o dieci ore, acciò si lieviti, e quindi formatene delle Briosce. In Francia, Germania, ed altri paesi si servono del lievito di Birra, cioè: prendono un terzo della detta farina, con un’oncia di lievito di Birra, impastano con acqua più che tiepida; indi lasciano lievitare un quarto d’ora l’estate, IV.253 e un’ora l’inverno, bene involtato, e poscia mescolano colla pasta.


 
Pasta alla Fiamminga.


Fate bollire una foglietta di latte con tre oncie di butirro, e un poco di sale; metteteci quindi della farina a proporzione, e fate cuocere sopra il fuoco come una pasta Reale; ma non vi mettete uova. Stendete questa pasta collo stenderello alla grossezza di uno scudo; indi tagliatela collo sperone a guisa di mostaccioli, o quadretti, o fittuccie; fatela friggere nello strutto di bel colore, e servitela glassata di zucchero colla pala rovente.


 
De’ Pasticci caldi, Torte e Pasticcietti. Per Antrè, e Orduvre.


Il nome Francese di Antrè, e Orduvre, significa quei piatti che si servono nel primo servizio della mensa; come anche il nome di Antremè significa quelli che si servono nel secondo; e ciò per avere un ordine di distinzione nella distribuzione delle vivande.
Per quelli che non sapessero dirizzare i Pasticci, li possono fare con sotto una sfoglia di pasta brisè, con un bordino all’intorno alto un dito, e della circonferenza che vogliono fare il pasticcio, aggiustarci dentro il ripieno disposto con simetria a guisa di cuppola con tutto il suo condimento; quindi indorare su i bordi con uovo sbattuto, coprirlo con una altra sfoglia di pasta, rifilarlo all’intorno, decorarlo propriamente, fargli nella sommità un caminetto per cui possa bollire, indorarlo, e farlo cuocere di bel colore.
IV.254 Ma siccome io non ammetto questa maniera di fare i Pasticci, così parlerò sempre dei Pasticci dirizzati, prescindendo però da quelli di Maccaroni, lasagne, Tortelli ec., che si formano con pasta Frolla, e non Brisè.


 
pasticcio di Piccioni.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate tre piccioni, trussateli colle coscie dentro il corpo; passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, petrosemolo, e scalogna trita, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di tartufo, o prugnolo, secondo la stagione, sale, pepe schiacciato; indi sbruffateci un tantino di vino di Sciampagna, se l’avete, fatelo consumare, e tirate indietro dal fuoco. Dirizzate il pasticcio di pasta Brisè di una altezza proporzionata, e della grandezza giusta per i piccioni; stendeteci nel fondo un poco di farsa di Gratino cruda, vedetela pag. 46, aggiustateci sopra i piccioni che siano freddi col petto al disopra, e tutto il loro condimento, coprite con fette di lardo, una fetta di limone senza scorza, e coprite il pasticcio colla sua pasta, ornatelo e guarnitelo come si conviene, indoratelo con uovo sbattuto, e fatelo cuocere un’ora e mezza ad un forno temperato di un bel color d’oro. Quando averà bollito mezz’ora sarà cotto. Nel momento di servire tagliategli il coperchio tutto all’intorno, levate le fette di lardo, prosciutto, mazzetto, e limone, digrassatelo, e servitelo con sopra un ragù melè, ovvero di tartufi, o di prugnoli; o una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa. IV.255 Vedete i ragù in questo Tomo, Cap. I., e le Salse nel Tom. I. Cap. I. Questo pasticcio lo potete fare egualmente con i piccioni tagliati per metà, o in quarti, o come per Fricassè, e finirlo, e servirlo nello stesso modo. Se a tutti questi Pasticci caldi, alla riserva di quello di fricandò, in luogo di metterci nel fondo la farsa di Gratino cruda, vi volete porre qualche fettina di vitella, e prosciutto, bagnate nel condimento dei piccioni, o d’altro ripieno, ciò dipenderà dal genio di chi lavora; ma allora bisogna riempire i piccioni con un poco di farsa di Gratino cruda prima di metterli nel pasticcio.


 
pasticcio di Beccaccie.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e sventrate tre beccaccie, tagliatele in quarti, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di tartufo, sale, pepe schiacciato; dopo mezzo quarto d’ora tiratele fuori del fuoco. Dirizzate il pasticcio di pasta brisè giusto per la quantità delle beccaccie, stendeteci nel fondo un poco di farsa di Gratino cruda alla beccaccia, fatta coll’interiora delle beccaccie suddette, e due, o tre fegatini di pollo, vedetela pag. 46, aggiustateci sopra i pezzi di beccaccie con le teste spaccate nel mezzo, e poste nella sommità; aggiungeteci tutto il condimento, coprite di fette di lardo, e colla solita pasta, decorate il pasticcio propriamente; fatelo cuocere come il precedente. Quando sarà cotto, e nel momento di servire, scopritelo, levate il lardo, IV.256 il prosciutto, e mazzetto, digrassatelo, e servitelo con una Salsa alla Polacca, o alla Spagnuola, o al Fumé, o Italiana rossa; ovvero un ragù di tartufi. Le Salse vedetele nel Tom. I. Cap. I., il ragù pag. 4.


 
pasticcio di Ale diverse.


Antrè = Spennate le ale all’acqua calda, vedetele pag. 177 Tom. II.; quelle di tocchino, o di gallinaccietta saranno le migliori; indi fiambatele leggermente sopra un fornello ardente; e dissossatele per metà; passatele in una cazzarola sopra il fuoco, come i piccioni pag. 254. Dirizzate il pasticcio, grande secondo la quantità delle ale; stendeteci nel fondo un poco di farsa di Gratino cruda, che trovarete alla pag. 46, aggiustateci sopra le ale col loro condimento, e finite, e servite il pasticcio come quello di Piccioni. Questo però deve bollire un poco più dell’altro.


 
pasticcio di piccioli fricandò.


Antrè = Abbiate tre piccioli fricandò imbianchiti all’acqua bollente. Dirizzate il pasticcio, stendeteci nel fondo un poco di lardo rapato, aggiustateci sopra i fricandò col lardo al di sopra. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, qualche tartufo in fette, o prugnolo intero, secondo la stagione, con un mazzetto d’erbe diverse, e due fette di prosciutto; indi sbruffateci un poco di vino di Sciampagna bollente, se l’avete, fatelo consumare del tutto. Quando questo condimento sarà freddo, ponetelo sopra i fricandò, condite con sale, e un poco di pepe schiacciato, coprite di fette di lardo, e finite il pasticcio come IV.257 il solito, fatelo cuocere due ore ad un forno temperato di un bel colore; allorché averà bollito un’ora sarà cotto. Nel momento di servire scopritelo, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, digrassatelo, e glassate tutto ciò che è piccato con una bella glassa di vitella, e servitelo con una Salsa alla Spagnuola, senza toccare dove è piccato.


 
pasticcio di Maccaroni.


Antrè = Abbiate dei maccaroni cotti e conditi come alla pag. 249 Tom. III., ma senza uova; fate una pasta frolla, stendetene due sfoglie, ponetene una sopra il piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra due terzi dei maccaroni, che siano rifreddi; fateci un buco nel mezzo, metteteci un ragù d’animelle, tartufi ec., con poca Salsa, e freddo, ovvero una Fricassè di piccioni, o di pollastri ec., coprite col restante de’ maccaroni; stendeteci sopra l’altra sfoglia di pasta, rifilatela, e ripiegatela bene all’intorno, fateci qualche lavoro; indorate il pasticcio con uovo sbattuto, fatelo cuocere di bel colore ad un forno temperato, e servitelo spolverizzato di zucchero, se volete. Alcuni lo fanno ancora di pasta sfoglia, e pongono nei maccaroni del butirro di gamberi, ma questo è un gusto che sente del Lombardo.


 
pasticcio di Gallinaccietta.


Antrè = Flambate, spilluccate, e dissossate del tutto una gallinaccietta giovane, e non molto grossa. Passate qualche fetta di tartufo in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, petrosemolo, e scalogna trita, IV.258 uno spicchio d’aglio, sale, pepe schiacciato; indi levate l’aglio, e ponete questo condimento con un poco di sugo di limone dentro la gallinaccietta, cucitela a guisa di una borsa, passatela sopra il fuoco in una cazzarola come i piccioni pag. 254, ponetela nel pasticcio col petto al disopra, e finitelo come quello di piccioni suddetto, osservando però, che deve cuocere due ore, e bollire una e più. Nel momento di servire scopritelo, levate il lardo, prosciutto, limone, mazzetto, alzate la gallinaccietta, scucitela, rimettetela nel pasticcio, e servitelo con sopra un ragù come quello del pasticcio di piccioni, o un ragù di tartufi; ovvero una buona Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa. Vedetele nel Tom. I., pag. 65. Il ragù pag. 20.


 
pasticcio di Tortellini, o Cappelletti.


Antremè = Fate dei Tortellini di petto di cappone, come sono descritti nel Tom. I. pag. 39, ponete mezza foglietta di fiore di latte, ed un poco di Culì in una cazzarola con un pezzo di butirro maneggiato nella farina, sale, pepe schiacciato, fate stringere e bollire sopra il fuoco movendo sempre con una cucchiaia di legno, indi passate al setaccio. Passate in una cazzarola sopra il fuoco qualche fetta di tartufo con un poco di butirro, quando saranno cotti, bagnate con la besciamella suddetta, fate bollire ancora un momento, e levate dal fuoco. Fate cuocere i Tortellini con buon brodo giusto di sale, poscia scolateli bene, poneteli nella besciamella, condite con parmigiano grattato, e cannella fina. Allorché IV.259 saranno freddi formate il pasticcio come quello di maccaroni, pag. 257, ma senza ragù nel mezzo; fatelo cuocere di bel colore, e servite come l’altro.


 
pasticcio di Pernice.


Antremè = Sventrate, e trussate tre pernici colle zampe nel corpo, che non si veggano che i piedi; fiambatele, passatele sopra il fuoco in una cazzarola con due tartufi in fette, un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale, pepe schiacciato; dopo pochi momenti sbruffateci un pochino di vino di Sciampagna se lo avete, fatelo consumare. Dirizzate il pasticcio, e finitelo come quello di piccioni, pag. 254, dandogli la medesima cottura; una Salsa al Fumé, o alla Spagnuola, o Italiana rossa, saranno le migliori; ovvero un ragù di tartufi.
Quello di beccaccie lo potete fare egualmente, ripiegandogli le zampe sotto le coscie, e tagliandogli il collo colla testa, che spaccherete, e porrete nella sommità del pasticcio; per la farsa di Gratino, farete una farsa alla beccaccia, pag. 46, e questa vi servirà per metterne nel fondo nel pasticcio. Le Salse, e ragù di sopra accennate sono ottime anche per questo.
I Pasticci di perniciotti, starnotti, pizzarde, e pizzardoni, si apprestano nella stessa maniera, che quelli di pernice, e beccaccie, ma con qualche tartufo, e prugnolo secco bene ammollato per i primi, e tartufi freschi per i secondi, qualora si trovano, e si servono colle medesime Salse.


 
IV.260


Antrè = Questo si appresta esattamente come quello Rifreddo, vedetelo all’Articolo dei Rifreddi; ma si serve caldo con una Salsa alla Poevrada, o al Porchetto.


 
pasticcio alla Cibulette.


Antrè = Tritate una libbra di magro di vitella mongana, pulito dalle pelli e nervi, con altrettanto grasso fresco di rognonata di manzo; ovvero zinna di mongana cotta, lardo, e grasso imbianchito nel brodo; quando il tutto sarà ben trito, pestatelo nel mortaio; indi aggiungeteci una panata, che sia la metà della dose, fatta con mollica di pane, brodo buono, un poco di fiore di latte, stretta bene sopra il fuoco, e legata con tre rossi d’uova; condite con petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, un’idea di basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e legate con quattro rossi d’uova. Dirizzate il pasticcio; riempitelo con questa farsa di Godivò, nella quale mescolarete prima mezzo bicchiere di buon Culì ristretto, o Italiana bianca, onde renderla più delicata; coprite, e decorate il pasticcio come il solito; fatelo cuocere circa due ore di bel colore. Nel momento di servire scopritelo, fate dei tagli a mostacciuoli sulla farsa, e versateci sopra un buon Culì di prosciutto, o Salsa alla Spagnuola. Questo è un pasticcio veramente Francese, e quando è ben fatto, non manca di essere molto buono.


 
IV.261
pasticcio di Quaglie.


Antrè = Fiambate, sventrate, e trussate le quaglie colle coscie dentro il corpo, passatele sul fuoco in una cazzarola come i piccioni pag. 254, e finite, e servite il pasticcio nella stessa maniera. Potete aggiungere i fegatini delle quaglie nella farsa di Gratino cruda. Un ragù di caldarelle è eccellente in questo pasticcio. Vedetelo pag. 130.


 
pasticcio di Anitre.


Antrè = Abbiate due picciole anitre, fiambatele, spillucatele, sventratele, e trussatele colle zampe nel corpo; indi tagliatele in quattro parti, passatele in una cazzarola sopra il fuoco come i piccioni pag. 254, e finite, e servite il pasticcio nello stesso modo. Per Salsa serviteci un ragù di tartufi, vedetelo pag. 20. Aggiungete i fegati alla farsa di Gratino cruda.


 
pasticcio di Tenerumi di Mongana.


Antrè = Tagliate i tenerumi di un petto di mongana, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco; indi imbianchiteli all’acqua bollente, asciugateli, passateli in una cazzarola sopra il fuoco come i piccioni pag. 254. Dirizzate il pasticcio, stendeteci nel fondo mezzo dito di farsa di Chenef, aggiustateci sopra i tenerumi con tutto il loro condimento, coprite con fette di lardo, due fette di limone senza scorza; finite il pasticcio come il solito, e fatelo cuocere di bel colore circa due ore; quando averà bollito tre quarti d’ora sarà cotto. Nel momento di servire, scopritelo, levate le fette di lardo, prosciutto, mazzetto, e limone, digrassate, e servite con sopra un ragù di IV.262 picciole Chenef, e qualche fetta di tartufo, vedetelo pag. 27, o una Salsa alla Pulette, o alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. Cap. I.


 
pasticcio di Animelle di Mongana.


Antrè = Questo si appresta esattamente come il precedente; ma quando averà bollito un quarto d’ora sarà cotto. Lo servirete con sopra un ragù melè di uovette nonnate, creste, fegatini grassi, code di gamberi ec., vedetelo alla pag. 4, ovvero un ragù di prugnoli, o tartufi, se sarà la stagione.


 
pasticcio di Cotelette di Castrato.


Antrè = Tagliate delle cotelette di castrato, tutte eguali, alquanto grosse, e coll’osso corto, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta o due di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, petrosemolo, e scalogna trita, sale, pepe schiacciato. Quando saranno fredde aggiustatele dentro il pasticcio coll’ossa nel mezzo, e tutto il loro condimento, con sotto mezzo dito di farsa di Gratino cruda. Finite il pasticcio come il solito, fatelo cuocere un’ora e mezza, e bollire circa tre quarti d’ora. Nel momento di servire, scopritelo, levate il lardo, prosciutto, e mazzetto, digrassatelo, e servitelo con un ragù di tartufi, o di olive dissossate e ripiene, o una Salsa di capperi, o cedrioletti. Vedete Tom. I. e questo.


 
pasticcio di Filetti di Lepre.


Antrè = Piccate di minuto lardo quattro filetti di lepre bene appropriati, marinateli con sale, pepe schiacciato, il sugo di mezzo limone, e un pezzo di butirro squagliato; indi IV.263 aggiustateli nel pasticcio col lardo al di sopra, un mazzetto d’erbe diverse, e con sotto la solita farsa di Gratino cruda; coprite con fette di lardo, e qualchuna di prosciutto. Finite il pasticcio come gli altri, fatelo cuocere un’ora e mezza, e bollire tre quarti d’ora in circa. Nel momento di servire, scopritelo, levate il lardo, prosciutto, e mazzetto, digrassatelo; glassate tutto ciò che è piccato con una glassa di vitella, e serviteci una Salsa alla poevrada, o al fumè, o al porchetto, senza toccare dove è piccato. Il pasticcio di filetti di coniglio si appresta nello stesso modo.


 
pasticcio di Garganelle.


Antrè = Il pasticcio di garganelle, di pivieri, di palombacci ec. si apprestano nella stessa maniera, cioè o in quarti come quello di Beccaccie, pag. 255, o interi come quello di Pernici, pag. 259.


 


Antrè = Fate una besciamella come quella per i Tortellini, pag. 258, metteteci dentro delle picciole lasagne, tagliate a mostacciuoli, cotte con buon brodo, e ben scolate; finite il pasticcio come quello di Maccaroni, con un ragù nel mezzo di vostro genio, fatelo cuocere di bel colore, e servitelo spolverizzato di zucchero se volete.


 
pasticcio di Tordi.


Antrè = Fiambate, sventrate, e trussate colle zampe nel corpo dodici tordi, passateli un momento in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di IV.264 tartufo fresco, e prugnolo secco bene ammollato, sale, pepe schiacciato. Stendete mezzo dito di farsa di Gratino cruda nel fondo del pasticcio, mescolata coi fegatini dei tordi, aggiustateci sopra i tordi con tutto il loro condimento, coprite con fette di lardo, e finite il pasticcio come il solito. Fatelo bollire un poco più di un quarto d’ora, e servitelo ben digrassato, con sopra un ragù di animelle di capretto. II pasticcio di castriche, o strigliozzi, si appresta egualmente, ma con tartufi secchi bene ammollati.


 
pasticcio di Pollanche.


Antrè = Questo si appresta nella stessa guisa sì per le pollanche, pollastri, tocchini ec. Per farlo, fiambate una o due pollanche, spilluccatele, sventratele, trussatele colle coscie dentro il corpo, tagliatele in quattro parti, o come una Fricassè; passatele in una cazzarola sopra il fuoco come i Tenerumi di mongana, pag. 260, finite, e servite il pasticcio esattamente come quello di Tenerumi di mongana suddetto, con sopra un ragù melè di vostro genio.


 
pasticcio di Lingue diverse.


Antrè = Le lingue di manzo, di mongana, di castrato, di agnello, di capretto ec. si apprestano in pasticcio quasi tutte nella stessa maniera. Le picciole lingue si servono intere, e le grandi tagliate in fette. Per farle prendete le lingue, fatele imbianchire all’acqua bollente, spilluccatele, lardatele di lardelli di lardo, fatele cuocere più della metà in una Bresa ristretta, quando saranno fredde tagliatele come volete, e aggiustatele nel pasticcio con IV.265 sotto una farsa fina di Chenef; passate qualche fetta di tartufo, o prugnuolo, secondo la stagione, come per il pasticcio di piccioli fricandò pag. 256, ponetelo sopra le lingue, coprite di fette di lardo, e finite, e servite il pasticcio ben digrassato con sopra un ragù di vostro genio, o una Salsa all’Italiana rossa. Vedetela nel Tom. I. pag. 65.


 
pasticcio di Tartufi.


Antrè = Abbiate dei tartufi grossi, e sinceri, lavateli bene con acqua calda, e una scopetta per levargli bene la terra, indi stendete una sfoglia di pasta sfoglia alquanto maneggiata, o retagli di detta pasta, ponetela sopra una tortiera, aggiustateci sopra i tartufi a guisa di cuppola, copriteli con butirro fresco, mescolato con sale, e pepe schiacciato, e lardo rapato se sarà giorno di grasso, indorate all’intorno con uovo sbattuto, coprite con un’altra sfoglia di pasta, tagliatela, ed involtatela all’intorno a guisa di un grosso cordone, indoratelo tutto, e fatelo cuocere al forno circa un’ora, e servitelo nel suo piatto. Se volete, potete passare i tartufi dopo puliti in una cazzarola sopra il fuoco con butirro fresco, lardo rapato, un poco d’olio, sale, e pepe schiacciato, indi sbruffarci un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, e farlo consumare del tutto. Quando saranno freddi metterli nel pasticcio, con tutto il loro condimento, e farlo cuocere come sopra.


 
pasticcio di Gallinaccio alla Mirpoà.


Rilievo = Fiambate, spilluccate, e sventrate un bel gallinaccio dalla parte di sopra, IV.266 levandogli l’osso del petto, trussatelo colle zampe sopra le coscie; fate cuocere per metà, e divenire color d’oro una dozzina di picciole cipollette con un pezzo di butirro, indi aggiungeteci una dozzina di tartufi mezzani ben mondati, e qualcuno trito; unito questo ripieno ad una farsa fina di Pollo cotto, vedetela pag. 47, aggiustatelo in una cassa di pasticcio come il solito, e fatelo cuocere circa quattro ora di bel colore. Nel momento di servire scopritelo, levate il lardo, mazzetto, prosciutto, e limone, digrassatelo, sciogliete il gallinaccio, e serviteci sopra un buon ragù di tartufi, o una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa.


 
pasticcio di ciò che si vuole.


Antrè = Dirizzate un pasticcio secondo il solito, riempitelo di carne de’ brodi trita, e asciutta, o di riso crudo lavato ed asciugato, copritelo, decoratelo propriamente, e fatelo cuocere al forno di bel colore. Quando sarete nel momento di servire scopritelo, vuotatelo, e servitelo con entro qualsivoglia ragù. Potete anche servirlo ripieno di Cappelletti, Tortellini, Ravioli, Gnocchi ec., conditi come nelle Terrine. Vedetele nel Tom. lll. Cap. IV.


 
pasticcio di Legumi.


Antrè = Questo pasticcio lo potete apprestare in ogni tempo dell’anno, con le erbe, e le radiche che produce la stagione. Abbiate delle cipolette novelle, o d’inverno, carote, torzuti, sparagi, piselli, carciofoletti, salsefine, fagioletti, raponsoli, prugnoli, ovoli, lattuga, indivia, luperi, il tutto come ho detto, IV.267 secondo la stagione. Le carote ed i torzuti, intagliateli propriamente come noci moscate, o in altra maniera graziosa. La lattuga, l’indivia, li luperi, li sparagi, le salsefine, li raponsoli, li fagioletti, le cipollette novelle, dopo che averete tutto imbianchito all’acqua bollente, formatene tanti mazzetti. Li carciofoletti, dopo che li averete ben appropriati, li tagliarete per metà, e le cipollette d’inverno le lasciarete intiere; fate cuocere tutte queste erbe separatamente con buon brodo bianco, ed un pezzetto di prosciutto. Fate un buon ragù, o di piselli, o di prugnoli, o di ovoli, bagnato con un Culì di sostanza, vedi l’Articolo de’ ragù. Abbiate un Gattò di fedelini, come è descritto nel Tom. III. pag. 261, o un pasticcio dirizzato come il precedente. Nel momento di servire riempitelo di tutte l’erbe suddette che vi darà la stagione, bene scolate, ed asciugate, tramezzandole con simetria, e versando tramezzo un poco per volta il ragù, che averete preparato, o di piselli, o di prugnoli, o di ovoli. Quando sarà pieno e ben nutrito di Salsa, servitelo subito. Alcuni nell’inverno si servono di un buon ragù di tartufi; ovvero di una buona Salsa alla Spagnuola, o di un Culì di prosciutto.


 
timballo di Maccaroni.


Antrè = Ungete leggermente una cazzarola di butirro, o di strutto, fateci nel fondo ed all’intorno qualche disegno con un poco di pasta frolla, indorate detto lavoro con uovo sbattuto, stendeteci sopra una sfoglia di pasta frolla, versateci i maccaroni conditi come quelli IV.268del pasticcio pag. 257, metteteci un ragù nel mezzo se l’avete, coprite la cazzarola con un’altra sfoglia di pasta, indorate la pasta, ed involtatela bene all’intorno, fateci un picciolo buco nel mezzo; fatelo cuocere ad un forno alquanto caldo. Quando sarà cotto, e di bel colore rivoltatelo sopra il suo piatto, e servitelo subito. Devo avvertire che per Timballi la pasta frolla non deve essere così delicata come per il pasticcio. Alcuni costumano di farlo di pasta brisè, e guarniscono la cazzarola di un tortigliè di detta pasta stesa a guisa di un maccarone, ma la pasta frolla è preferibile alla pasta brisè.


 
timballo di Tortelli.


Antrè = Questo si appresta nella stessa guisa. Vedete la maniera di apprestare i Tortelli, pag. 39. Nello stesso modo si fanno di Cappelletti, lasagne ec.


 
Torta di Beccaccie.


Antrè = Le Torte di pasta sfoglia si fanno o sopra il piatto d’argento, o sopra una tortiera. Quelle di pasta brisè si fanno nello stesso modo. Per le prime stendete una sfoglia di pasta sfoglia, ponetela sopra il piatto, stendeteci nel fondo mezzo dito di farsa di Gratino cruda alla Beccaccia, vedetela pag. 46. Passate le beccaccie come quelle per il pasticcio, pag. 255. Quando saranno fredde aggiustatele nella stessa maniera sopra la farsa, con tutto il loro condimento, coprite di fette di lardo, bagnate all’intorno con uovo sbattuto; coprite con un’altra sfoglia di pasta, che la Torta formi come una cuppola, ribagnate IV.269all’intorno come sopra, posateci un bordo di pasta largo due buone dita, e grosso una cosa giusta, rifilate la pasta all’intorno col coltello, fateci qualche lavoro di vostro genio, indoratela con uovo sbattuto, fatela cuocere al forno di bel colore, circa un’ora e mezza. Nel momento di servire, scopritela, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, digrassatela, e servitela con sopra un buon ragù di tartufi, che trovarete alla pag. 20, o una Salsa al Fumè, o Spagnuola, o Italiana rossa.


 
Torta di Animelle.


Antrè = Abbiate quattro animelle di mongana, o due libbre di animelle di capretto, imbianchitele all’acqua bollente, tagliategli la regaglia, e pulitele bene; passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, scalogna, e petrosemolo trito, qualche fetta di tartufo, e prugnuolo, secondo la stagione, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato; indi fatele raffreddare. Stendete una sfoglia di pasta sfoglia, ponetela sopra il piatto, stendeteci sopra un dito di farsa di Chenef delicata, aggiustateci sopra le animelle con tutto il loro condimento, aggiungeteci due fette di limone senza scorza, coprite con fette di lardo, e coll’altra sfoglia di pasta; finite la Torta, e fatela cuocere come la precedente. Nel momento di servire scopritela, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, limone, digrassatela, e servitela con sopra un ragù di uovette nonnate, creste, fegatini ec., che trovarete pag. 5.


 
IV.270
Torta di Piccioni.


Antrè = Tagliate tre piccioni come per una Fricassè, vedetela nel Tom. III. pag. 21, passateli in una cazzarola sopra il fuoco come le animelle, e finite la Torta esattamente nella stessa maniera. A tutte queste Torte, prima di coprirle colle fette di lardo potete metterci sopra qualche Chenef cruda fatta sopra la tavola della pasticcieria, spolverizzata con un poco di farina, grosse e lunghe come un pollice, o tonde, e servitela con sopra un ragù d’animelle.


 
Torta di Tenerumi di Mongana.


Antrè = Quando i tenerumi di mongana saranno tagliati, sgorgati, e imbianchiti all’acqua bollente, passateli in una cazzarola sopra il fuoco come le animelle pag. 262, e finite la Torta nello stesso modo. Nel momento di servire scopritela, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, e limone, digrassatela, e servitela con sopra un ragù di prugnoli, o caldarelle, o tartufi, secondo la stagione; ovvero di uovette nonnate, code di gamberi, picciole Chenef, creste ec. Vedete questi ragù nel loro Articolo particolare.


 
Torta di Tordi.


Antrè = Fiambate, spilluccate, e trussate otto o dieci tordi colle coscie dentro il corpo, passateli sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di tartufo, sale, pepe schiacciato; indi fatele raffreddare. Stendete una sfoglia di pasta sfoglia, ponetela sopra il piatto, stendeteci nel fondo IV.271 mezzo dito di farsa di Gratino cruda: aggiustateci sopra i tordi con tutto il loro condimento, coprite di fette di lardo, e colla solita sfoglia di pasta; terminate la Torta come quella di Beccaccie, pag. 268, fatela cuocere al forno di bel colore. Nel momento di servire scopritela, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, digrassate bene, e servitela con sopra una Salsa all’Italiana rossa, o Spagnuola, o al Fumè, o un ragù di animelle.


 
Torta di Ale diverse.


Antrè = Abbiate dodici ale di tocchino, o di gallinaccietta, fiambatele, e dissossatele per metà, fatele sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, indi imbianchitele all’acqua bollente, asciugatele, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di tartufo, o prugnolo se sarà la stagione, sale, pepe schiacciato; quindi fate raffreddare. Preparate la Torta come le altre, stendendoci nel fondo mezzo dito di farsa di Chenef delicata. La servirete ben digrassata con sopra un ragù melè, o una Salsa alla Spagnuola, o un ragù di picciole Chenef. Se le ale sono di pollanche, di pollastri ec. bisogna dissossarle come sopra.


 
Torta alla Condè.


Antrè = Fiambate sei ale di tocchino; imbianchite all’acqua bollente un’animella di mongana, o due se sono picciole, tagliatele in quattro parti; imbianchite ancora circa un quarto d’ora una dozzina di picciole cipollette, e un momento sei salciccie grosse, e corte. IV.272 Tagliate in fettine fine tre oncie di ventresca, passatela sopra il fuoco in una cazzarola fino a tanto che sarà mezza cotta. Quindi passate ogni cosa in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, alla riserva delle salciccie, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, poco sale, pepe schiacciato; quando sarà freddo, aggiustate ogni cosa nella Torta con sotto mezzo dito di Farsa di Gratino cruda, guarnite sopra colle cipollette, fettine di ventresca, e salciccie levata la pelle, e tutto il condimento; coprite di fette di lardo, e colla solita pasta. Allorché sarà cotta scopritela, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, digrassate, e serviteci sopra una Salsa fatta con un poco di brodo bianco buono, o Consomè, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di petrosemolo trito imbianchito, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela con un buon sugo di limone.


 
Torta di Cervelli.


Antré = I cervelli di mongana, o di capretto sono i migliori, fateli sgorgare nell’acqua vicino al fuoco, nettateli bene, imbianchiteli all’acqua bollente, e asciugateli; indi metteteli in una cazzarola ben ristretti, con fette di lardo sotto, e sopra, due fette di limone senza scorza, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra; quando saranno cotti scolateli. Abbiate un condimento come quello delle animelle, ma senza sale, pepe, mazzetto, e prosciutto, poneteceli IV.273 dentro, fateli raffreddare, e finite, e servite la Torta nella stessa maniera. Vedete Torta di Animelle, pag. 269. I cervelli piccioli lasciateli interi, ed i grandi tagliateli in due parti.


 
Torta alla Finansiera.


Antrè = Fate una Torta come quella di ale diverse, pag. 271. Quando sarà cotta, e nel momento di servire scopritela, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, limone, digrassatela bene, e servitela con sopra un ragù alla Finansiera, pag. 14. Devo per altro avvertire che le ale siano in meno quantità per dare luogo al ragù.


 
Torta di Pernici.


Antrè = Vedete Torta di Beccaccie, pag. 268, mentre questa si appresta esattamente nello stesso modo; ma senza servirsi dell’interiora.


 
Torta di Beccafichi.


Antrè = Imbianchite un quarto d’ora all’acqua bollente due animelle di mongana, e pulitele bene, tagliatele in pezzi, passatele in una cazzarola sopra il fuoco con quindici beccafichi, fiambati, sventrati, e trussati colle coscie nel corpo, qualche prugnuolo, e tartufo secco bene ammollato, e nettato, un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato; indi fate raffreddare. Stendete una sfoglia di pasta sfoglia, mettetela sopra il piatto, poneteci nel mezzo un dito di farsa di Gratino cruda, aggiustateci sopra i beccafichi colle animelle, e tutto il loro condimento, coprite con fette di lardo, e la solita pasta. Finite la Torta come quella di Beccaccie, pag. 268. Nel momento di servire scopritela, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, digrassate bene, IV.274 e serviteci sopra un picciolo ragù di granelletti di pollastri, uovette nonnate, creste, fegatini ec., che trovarete alla pag. 8. Gli ortolani in Torta si apprestano nella stessa guisa.


 
Torta di Pollastri.


Antrè = Questa si appresta con pollastri, pollanchette, tocchinotti, picciole anitre ec. Per i pollastri, fiambateli, spilluccateli, sventrateli, e tagliateli come per un Fricassè, o in quarti; passateli sopra il fuoco in una cazzarola, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, scalogna, e petrosemolo trito, sale, pepe schiacciato, qualche fetta di tartufo, o prugnolo, secondo la stagione, o secchi ambidue, e bene ammollati, e mondati; quando sarà raffreddato aggiustate i pezzi di pollastri sopra la Torta con sotto mezzo dito di farsa di Gratino cruda, e tutto il loro condimento, coprite di fette di lardo, due fette di limone senza scorza, e la solita pasta. Fate cuocere di bel colore, e servite come le altre Torte ben digrassato, con sopra un ragù di picciole Chenef, e piccioli gamberi cotti, e mondati, o code de’ medesimi.


 
Torta di Quaglie.


Antrè = Fiambate, sventrate, e trussate otto quaglie colle coscie nel corpo, passatele in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, qualche fungo fresco, petrosemolo, e scalogna trita, sale, pepe schiacciato; quando saranno fredde aggiustatele sopra la Torta, con sotto mezzo dito di farsa di Gratino cruda, e tutto il loro condimento, coprite con fette di lardo, e la solita IV.275 sfoglia di pasta. Finite la Torta come quella di Beccaccie, pag. 268, e fatela cuocere di bel colore. Nel momento di servire, scopritela, levate il lardo, prosciutto, mazzetto, digrassatela, e servitela con sopra un ragù, o una Salsa di vostro genio.


 
Torta di Starnotti.


Antrè = La Torta di starnotti, di perniciotti, e di pizzarde, si appresta nella stessa guisa che quella di Tordi, vedetela pag. 160, alla sola diversità, che per le pizzarde si aggiungono le interiora, senza i griscili, alla farsa di Gratino.


 
Torta di Garganelle.


Antrè = Le garganelle, li pivieri, e le tortorelle, si preparano in Torta come le Beccaccie, vedete Torta di Beccaccie pag. 268; le interiora però delli Pivieri si aggiungono senza i griscili, e ben puliti, alla farsa di Gratino.


 
Torta al ragù melè.


Antrè = Fate una Torta senza niente dentro, ma ripiena soltanto di carne de’ brodi trita, o altra carne cotta; fatela cuocere al forno di bel colore. Poco prima di servire scopritela, vuotatela, versateci dentro un ragù melè, che trovarete alla pag. 4, ovvero qualunque altro ragù di animelle, piccioni, pollastri, tenerumi di mongana, alla finansiere ec. Devo però avvertire che il fondo di queste Torte si deve fare di pasta brisè, o di pasta sfoglia magra ben maneggiata, acciò la Salsa non sorti fuori.


 
IV.276
Torta Vol-o-Vant.


Antrè = Tagliate un tondo di pasta sfoglia grossa più di mezzo dito, della grandezza, che volete fare la Torta; fategli un’incisione all’intorno col coltello, lasciandogli due dita di bordo, indoratela con uovo sbattuto, e fatela cuocere di bel colore. Nel momento di servire scopritela, vuotatela, e riempitela di un ragù di ciò che vorrete, ricopritela, e servitela subito. Alcuni vi aggiungono all’intorno un bordo largo due dita della medesima pasta.


 
Torta di Chenef alla Tedesca.


Antrè = Abbiate una Torta fatta, e cotta come la precedente, vuotatela, aggiustateci dentro delle belle Chenef alla Tedesca, che trovarete alla pag. 43, e servitela subito con sopra una Salsa alla Spagnuola o alla Pulette, vedetele nel Tom. I. pag. 65 e 83. Tutte sorta di Chenef si possono servire in questa maniera, ma con sopra un ragù di tartufi, o melè, o di prugnuoli, o di uovette nonnate, creste, granelletti, o qualunque altro di vostro genio.


 
Torta di Fegatini grassi.


Antrè = Abbiate dei belli fegati d’oca, o di gallinaccietta sgorgati nel latte, puliteli bene dal fiele, passateli un momento in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di tartufo, scalogna, e petrosemolo trito, sale, e pepe schiacciato. Quando saranno raffreddati aggiustateli sopra la Torta con sotto mezzo dito di farsa di Gratino cruda, e tutto il loro condimento, coprite di fette di lardo, e la sfoglia di pasta come IV.277 il solito. Finite la Torta, fatela cuocere di bel colore, e servitela come le altre ben digrassata, con sopra un ragù di creste, uovette, e granelletti, se sarà la stagione, ovvero di picciole Chenef.


 
Torta di Cappelletti.


Antrè = Alcuni, come ho detto all’Articolo dei Pasticci caldi, si servono della pasta frolla in luogo di quella sfoglia per fare dei Pasticci di cappelletti, tortellini, maccaroni, ravioletti, lasagne ec. Per farle dunque in questa maniera, stendete una sfoglia di pasta sfoglia, ponetela sopra il piatto, aggiustateci nel mezzo a guisa di cuppola il ripieno, come è indicato alla pag. 258, indorate all’intorno con uovo sbattuto, coprite con altra sfoglia di pasta, fateci sopra qualche lavoro, indorate di nuovo all’intorno, posateci un bordo di detta pasta sfoglia largo più di due dita, e alto una cosa giusta, rifilate all’intorno, indorate per tutto, fate cuocere al forno di bel colore, e servite subito.


 
Torta di Pasta Brisè.


Antrè = Tutte le Torte di pasta brisè si apprestano nella stessa guisa che quelle di pasta sfoglia, mentre non variano, che per la qualità della pasta. Queste quando le avete coperte coll’altra sfoglia di pasta, attaccate bene all’intorno con uovo sbattuto, e aggiustata la Torta a guisa di cuppola, rifilate la pasta all’intorno, e ripiegatela a guisa di cordone; indorate per tutto, e fate cuocere al forno di bel colore. Per quelli che non sanno dirizzare i Pasticci possono farli in questo modo IV.278 tanto caldi, che rifreddi, decorandoli di bella maniera. Vedete anche sopra di ciò alla pag. 253.


 
Pasticcietti alla Besciamelle.


Orduvre = Tagliate in piccioli filetti del petto di pollo arrosto, e rifreddo, qualche tartufo cotto, un pezzetto di prosciutto che abbia prima sudato in una picciola cazzarola sopra il fuoco, qualche coda di gambero cotta; o solo petto di pollo, e tartufi; ponete tutti questi filetti in una picciola cazzarola con un poco di Culì alla besciamella ben fatto, come è descritto nel Tom. l. pag. 11 e 20, osservando che il picciolo ragù deve essere ristretto; fatelo scaldare senza bollire. Abbiate delle picciole stampe da Pasticcietti alquanto profonde, copritele al di dentro di pasta sfoglia grossa come uno scudo, riempitele di carne de’ brodi fredda, e trita, ovvero dadini di mollica di pane fritti, o riso lavato ed asciugato; coprite i Pasticcietti colla medesima pasta, indorateli, e fateli cuocere al forno di bel colore. Nel momento di servire scopriteli, vuotateli, e riempiteli col ragù suddetto, e serviteli subito col loro coperchio.


 
Pasticcietti alla Mazzarina.


Orduvre = Tagliate con un taglia pasta rotondo, e grande una cosa giusta, la pasta sfoglia grossa poco più di uno scudo; ponete nel mezzo di ogni rotella un poco di farsa cotta di pollo o di Gudivò, vedete all’Articolo delle farse pag. 47 e 46, bagnate con acqua all’intorno, coprite coll’altra rotella, dategli colle dita la forma di un Pasticcietto, indorateli con  IV.279 uovo sbattuto, fateli cuocere al forno di bel colore, e serviteli subito.


 
Pasticcietti alla Spagnuola.


Orduvre = Dirizzate dei piccioli Pasticcietti di pasta fina brisè, quella quantità che vi bisognano, riempiteli di una farsa fina di Gudivò, pag. 46, copriteli, fategli un caminetto, indorateli, fateli cuocere al forno di bel colore, e serviteli subito, mettendoci un poco di Salsa alla Spagnuola per il buco del caminetto, o un Culì di tartufi, di prugnoli ec.


 
Pasticcietti alla Rena.


Orduvre = Questi si apprestano esattamente come quelli alla Besciamelle, pag. 278, colla sola differenza, che in luogo di porre i filetti in un Culì alla Besciamelle, si pongono in un Culì alla Rena, vedetelo nel Tom. I. pag. 8, e si servono subito ben caldi.


 
Pasticcietti alla Riscelieù.


Orduvre = Coprite di pasta sfoglia il di dentro delle picciole stampe da Pasticcietti alquanto profonde, riempiteli di una farsa di Chenef delicata, copriteli, indorateli, e fateli cuocere al forno di bel colore. Nel momento di servire scopriteli, levate la farsa, stemperatela con un poco di Culì alla Rena, fate scaldare senza bollire, rimettete nei Pasticcietti, e serviteli subito ben caldi.


 
Pasticcietti alla Marescialle.


Orduvre = Questi si fanno come quelli alla Mazzarina, pag. 278, alla sola differenza che in luogo della farsa vi si pone un Salpiccone ristretto di animelle, tartufi, code di gamberi, IV.280 fegatini grassi, creste, che trovarete alla pag. 37, e li finirete, e servirete come gli altri.


 
Pasticcietti alla Bourbon.


Orduvre = Abbiate un rotoletto di pasta alla Spagnuola, pag. 250, tagliatelo in fette per traverso, alla grossezza di uno scudo; copriteci delle picciole stampe da Pasticcietti, riempiteli di carne cotta trita, e copriteli con un’altra fetta di pasta; indorate, e fate cuocere al forno di bel colore. Nel momento di servire, scopriteli, vuotateli, e serviteli con entro un Ascì di beccaccia, di pernice, di fagiano ec. Vedete le diverse Ascì nell’ultimo tomo, all’Articolo delle Vivande Riservite.


 
Pasticcietti al sugo.


Orduvre = Dirizzate dei Pasticcietti come quelli alla Spagnuola, pag. 279, riempiteli di un Salpiccone cotto ristretto, e ben fatto, di animelle, tartufi, creste, prugnoli, fegatini grassi, code di gamberi ec., che trovarete alla pag. 37, coprite i Pasticcietti come gli altri, ed in luogo del caminetto, porrete nel mezzo del coperchio una pallottina di pasta, indorateli, e fateli cuocere al forno. Nel momento di servire scopriteli, versateci dentro un sugo chiaro, ricopriteli, e serviteli subito.


 
Pasticcietti alla Fermiere.


Orduvre = Questi si apprestano come quelli alla Mazzarina, pag. 278, ma in luogo della farsa di pollo, o altra, vi si pone della farsa di Gratino cotta, e si finiscono, e si servono come gli altri.


 
IV.281
Pasticcietti al Sultano.


Orduvre = Tagliate in fettine dei fegatini grassi di pollo, e qualche tartufo, mescolate con un poco di lardo rapato, petrosemolo, e cipolletta novella trita, o scalogna, sale, pepe schiacciato. Dirizzate dei piccioli Pasticcietti di pasta brisè fina, poneteci nel fondo un poco di farsa di Gratino cotta, aggiustateci sopra i fegatini, e tartufi, coprite con altra farsa; finite, e fate cuocere i pasticcietti come quelli alla Spagnuola, pag. 279, e serviteli ben caldi mettendo un poco di Salsa al Sultano per il buco del caminetto. Vedete questa Salsa nel Tom. I. pag. 87.


 
Pasticcietti in Gondola.


Orduvre = Abbiate delle picciole stampe bislunghe, e alquanto profonde, copritele al di dentro di pasta sfoglia, riempitele di carne cotta, e trita, o riso, copritele con altra pasta sfoglia, fatele cuocere; indi alzate il coperchio, levate il ripieno, e metteteci in luogo un buon Salpiccone cotto, e ben fatto, ovvero un ragù di filetti, o di emensè di ciò che vi aggrada, e serviteli subito ben caldi.


 
Pasticcietti alla Scioesie.


Orduvre = Fate una farsa con mollica di pane disseccata sopra il fuoco con fiore di latte, e stretta con tre rossi d’uova, un terzo di butirro di gamberi, sale, pepe schiacciato, e due, o tre rossi d’uova crudi. Coprite al di dentro delle stampe de’ Pasticcietti alquanto profonde con pasta sfoglia, metteteci nel fondo ed all’intorno un poco di detta farsa, e nel mezzo un picciolo Salpiccone cotto, ristretto, freddo, e di buon gusto, fatto con petto di pollo, o animelle, tartufi ec., che trovarete alla IV.282 pag. 37, coprite colla farsa medesima, e con un tondo di pasta sfoglia, indorate, fate cuocere al forno e servite caldo. Alcuni addoprano una farsa di Chenef delicata fatta al butirro di gamberi, in luogo della panata, e credo che sia meglio. Vedetela alla pag. 41.


 
Pasticcietti alla Perigord.


Orduvre = Abbiate una farsa di Chenef alla Perigord, vedetela pag. 44. Fatene dei Pasticcietti come il solito di pasta sfoglia; o come quelli alla Mazzarina, o come quelli alla besciamella; ma che la farsa cuoci dentro alli Pasticcietti; ovvero abbiate un Salpiccone di tartufi, o altro e formatene i Pasticcietti o nell’una, o nell’altra maniera.


 
Pasticcietti alla Minselle.


Orduvre = Fate dei Pasticcietti come quelli alla besciamella, pag. 278, o come quelli alla Spagnuola, pag. 279, ripieni soltanto di carne cotta, e trita, o riso lavato, ed asciugato. Quando saranno cotti levate il ripieno, e metteteci in vece un ragù di filetti di petto di pernice, o di starna, ovvero di altro selvaggiume cotto arrosto, con una Salsa al Salmì fatta colle loro carcasse, vedetela nel Tom. I. pag. 67, e serviteli subito.


 
Pasticcietti alla Neste.


Orduvre = Fate una farsa di petto di pollo cotto arrosto, mollica di pane disseccata con fiore di latte, e stretta con due rossi d’uova, zinna di mongana cotta, midollo di manzo, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un poco di dragoncello trito imbianchito, petrosemolo, cipolletta novella trita, e un uovo: riempite  IV.283 con questa farsa dei Pasticcietti di pasta sfoglia, o come quelli alla Mazzarina, o come quelli alla besciamella; ma colla farsa cotta dentro i Pasticcietti.


 
Pasticcietti alla Mariè.


Orduvre = Fate dei Pasticcietti esattamente come quelli alla besciamella; quando saranno cotti levate il ripieno, e poneteci in vece un ragù di prugnoli, o spugnoli, o ovoli, o caldarelle, legato con fiore di latte, e rossi d’uova. Potete anche in luogo di questo metterci un ragù melè di granelletti, uovette nonnate, fegatini grassi, creste ec., basta che sia fatto di buon gusto, e ben legato.


 
Pasticcietti al Fumé.


Orduvre = Abbiate dei Pasticcietti dirizzati di pasta brisè come quelli alla Spagnuola, poneteci nel fondo un poco di farsa di Gratino cotta, e nel mezzo dei piccioli filetti di petto di pernice, o starna, o beccaccia, o altro selvaggiume cotto arrosto, e rifreddo, coprite con altrettanta farsa. Finiteli come quelli alla Spagnuola. Quando saranno cotti serviteli subito, mettendoci per il caminetto un poco di Salsa al Fumé, ovvero alla Spagnuola, o Culì. Vedete tutte queste Salse nel Tom. I. Cap I.


 
Pasticcietti alla Polacca.


Orduvre = Dirizzate dei Pasticcietti di pasta brisè. Abbiate una pernice, levategli i petti senza la pelle, tagliateli in filetti assai fini per traverso, mescolateli con tutte sorta di erbe fine, sale, pepe schiacciato, noce moscata, lardo rapato, un poco di butirro squagliato. Ponete un poco di farsa di Gratino cruda nel IV.284 fondo dei Pasticcietti, aggiustateci sopra porzione dei filetti, coprite con altra farsa, e finite i Pasticcietti come quelli alla Spagnuola, pag. 279, fateli cuocere, e nel momento di servire poneteci per il caminetto un poco di Salsa alla Polacca, fatta colla carcassa della pernice. Vedetela nel Tom. I. pag. 94.


 
Pasticcietti di Gamberi.


Orduvre = Questi si apprestano come quelli alla besciamella. Quando sono cotti in luogo di metterci il ragù alla besciamella, si mette un Salpiccone di gamberi, vedetelo pag. 38. Li potete fare anche alla Mazzarina; cioè in luogo della farsa poneteci un Salpiccone di code di gamberi ben ristretto, e freddo.


 
Pasticcietti in ogni maniera.


Orduvre = Si possono fare dei Pasticcietti di qualunque sorta di carne che si vuole, cioè cotta o cruda, trita, o in Salpiccone, o in Emensè, o in Filetti; in pasta Sfoglia, o alla Spagnuola, o Brisè, grandi, piccioli, o mezzani, dirizzati, nelle stampe, o sulla carta; il tutto sta che siano ben conditi, e cotti a proposito, mentre l’immaginazione, e il gusto fanno trovare il modo di variarli.


 
rissole alla Napolitana.


Orduvre = Tritate fine due provature fresche, uniteci un poco di parmigiano, provatura marzolina trita, e cascio cavallo grattato, una fetta di prosciutto trita, che abbia prima sudato un poco dentro una cazzarola sopra il fuoco, petrosemolo trito, niente sale, pepe schiacciato, noce moscata, due o tre uova crude; mescolate il tutto bene. Stendete una IV.285 sfoglia di pasta brisè fatta col butirro, o collo strutto poco importa, alla grossezza di un paolo, formateci sul bordo dei piccioli mucchietti colla composizione suddetta, indorateli all’intorno con uovo sbattuto, ripiegateci sopra la pasta, saldatela bene e tagliatela collo sperone, a guisa di piccioli Ravioli a mezza luna. Nel momento di servire fateli friggere nello strutto ben caldo, e serviteli subito di bel colore. In Napoli sono chiamate queste rissole, Panzarotti.


 
rissole alla Besciamelle.


Orduvre = Questo è il medesimo ripieno, che quello delli Pasticcietti alla besciamella, che potete vedere alla pag. 278; ma deve essere molto più denso, e legato con tre rossi d’uova. Stendete una pasta brisè come la precedente, formatene le rissole nello stesso modo, fatele friggere di bel colore, e servitele subito.


 
rissole alla Siciliana.


Orduvre = Quando averete preparato una composizione, come quella delle rissole alla Napolitana, fate una pasta mezza sfoglia, formatene le rissole come le precedenti, ma un poco più grandi, tagliatele col coltello. Poco prima di servire fatele cuocere al forno di bel colore, e mandatele subito in tavola. Se sarà giorno di magro non ci mettete prosciutto.


 
rissole alla Scioesie.


Orduvre = Abbiate delle zinne di mongana cotte allesso, e rifredde; tagliatele in fette fine e tonde, ponete sopra ad ogni rotella un poco di farsa cotta di Pollo, vedetela alla pag. 47, coprite con un’altra rotella, intingetele in una pastella da frittura, fatele friggere di bel IV.286 colore, e servitele subito. Potete anche tagliare le fette di zinna lunghe, stenderci sopra la farsa, involtarle, e friggerle nello stesso modo.


 
rissole di Selvaggiume.


Orduvre = Tagliate del petto di beccaccia, o starna, o pernice, cotte arrosto, e rifredde, in minutissimi dadini. Fate bollire dolcemente le carcasse con un poco di Culì, mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, un mazzetto d’erbe diverse, e due scalogne; quando averà consumato la metà, e che sarà abbastanza ristretto, passatelo al setaccio, poneteci la carne, e fate raffreddare, aggiungeteci quindi due rossi d’uova crudi, sale, pepe schiacciato, noce moscata; formatene le rissole come alla Napolitana, e fatele friggere egualmente, e servitele subito.


 
rissole alla Riscelieù.


Orduvre = Fate cuocere due palati di manzo in una Bresa; quando saranno freddi tagliateli sottili, e della grandezza di un paolo; metteteci sopra, e sotto un poco di farsa cotta di Pollo, formatene dei piccioli mucchietti sopra la pasta brisè, come le rissole alla Napolitana, e finitele, e servitele nella stessa maniera.


 
rissole alla Mazzarina.


Orduvre = Abbiate una buona farsa cotta di Pollo, o altra; ovvero un Salpiccone di animelle, ristretto, e ben fatto. Vedete l’articolo delle rissole come quelle alla Napolitana; fatele friggere, e servitele subito.


 
IV.287
rissole al Presidente.


Orduvre = Inzuppate nel latte delle rotelle di mollica di pane larghe mezzo scudo; indi scolatele, poneteci sopra una farsa cotta di Pollo, o un Salpiccone ristretto, quanto ne può tenere, infarinate, indorate con uovo sbattuto, fate friggere di bel colore, e servite subito.


 
rissole alla Marescialle.


Orduvre = Fate una farsa con un rognone di mongana cotto arrosto, e rifreddo, un poco del suo grasso, parmigiano grattato, pepe schiacciato, noce moscata, un pochino di sale, e legatela con due o tre rossi d’uova crudi. Abbiate delle rotelle di mollica di pane fritte nel butirro, poneteci sopra a guisa di piramide tanta farsa, quanta ce ne può stare, unite col coltello bagnato nell’uovo sbattuto; indi spolverizzate con mollica di pane grattata; fate cuocere al forno, e servite con sotto un poco di sugo chiaro, o Culì.


 
rissole all’Italiana.


Orduvre = Abbiate una farsa di Gratino cotta, vedetela alla pag. 47. Stendetene sopra a delle fette di mollica di pane tagliate propriamente, e inzuppate nel latte, infarinate, indorate, e fate friggere di bel colore.


 
rissole alla Genovese.


Orduvre = Abbiate un Salpiccone di animelle ben ristretto, e legato con due rossi d’uova, e sugo di limone, o una buona farsa di Gratino cotta; stendetene più che potete sopra a delle fette di mollica di pane, tagliate propriamente; indi ponetele in un poco di latte, poscia scolatele, infarinatele, indoratele con IV.288 uovo sbattuto, fatele friggere di bel colore, e servite subito, con petrosemolo fritto, e con sotto un poco di sugo chiaro, se volete.


 
Delle Torte, Tartelette, ed altra Pasticceria d’Antremè.
Osservazioni sopra questa Pasticcieria.


Le Torte, le Tartelette, e tutta sorta di Pasticcietti si possono apprestare tanto colla pasta sfoglia, che frolla, e specialmente le Tartelette colla pasta all’Inglese, dipendendo questa variazione dal gusto di chi lavora, da quello del Padrone, ed anche per non servire sempre le stesse cose. La Pasticcieria di magro si troverà descritta nel Tom. VI. Circa le Croccanti, credo che sia inutile parlarne; mentre è impossibile di descrivere quello che la sola immaginazione, disegno, architettura, e buon gusto può suggerire in questa specie di Piatti di decorazione. Vedete pag. 245, dove si accenna di ciò che si debbono fare le Croccanti.


 
Torta di Ricotta.


Antremè = Ponete due libbre di ricotta fresca in una terrina, metteteci zucchero fino a proporzione, sei rossi d’uova, e due bianchi, un poco di scorzetta di limone trita, o di cedrato candita, o di portogallo, o zucca candita, ma sempre trita, o un poco di acqua di cannella, o di vainiglia, o di fiori di arancio. Mescolate bene. Abbiate della pasta sfoglia, o frolla, stendetene una sfoglia, ponetela sopra il piatto che dovete servire, IV.289 aggiustateci nel mezzo la ricotta, fateci sopra una gratella di striscie di pasta, bagnate all’intorno con un poco d’acqua fresca. Se la Torta è di pasta sfoglia riportateci all’intorno una fittuccia di pasta larga due dita, rifilate, fate cuocere al forno di bel colore. Quando sarà cotta spolverizzatela di zucchero fino, rimettetela nel forno per farla glassare, e servitela calda. Se poi sarà di pasta frolla ci porrete all’intorno un bordino di pasta rotondo, e colle dita formarete come una specie di cordone; fatela cuocere, spolverizzata di zucchero. Se non la volete spolverizzare di zucchero bisogna indorarla prima di cuocere con uovo sbattuto. Questo metodo vi servirà per tutte le Torte senza dovere replicare le medesime cose. Se non avete un piatto di argento fate la Torta sopra una tortiera di rame, che dopo cotta servirete in un piatto con sotto una salvietta.


 
Torta di Visciole.


Antremè = Levate l’osso, ed il gambo alle visciole, fatele bollire con zucchero, un poco di vino bianco, uno stecco di cannella, ed una scorzetta di limone. Quando saranno cotte, e consumato il vino, e la composta ristretta al suo punto, levate la cannella, e limone, fatela raffreddare, e formatene la Torta di pasta sfoglia, o frolla, come la precedente; fatela cuocere di bel colore, e servitela calda. Quella di ciriegie si appresta nello stesso modo.


 
Torta di Albicocche.


Antremè = Pelate le albicocche, e dividetele in due, fate lo stesso alle loro mandorle, mettete l’uno, e l’altro in una cazzarola con un IV.290 poco di sciroppo di zucchero, e uno stecco di cannella, fategli dare un bollo, e schiumate. Quando saranno fredde, aggiustatele nella Torta, o di pasta sfoglia, o frolla, ponete mezza mandorla sopra ogni mezza albicocca, e finitela, fatela cuocere, e servitela come quella di Ricotta, pag. 288.


 
Torta di Albicocche all’Inglese.


Antremè = Dividete le albicocche in due, aggiustatele nella Torta con sotto zucchero fino, e mezza mandorla sopra ogni mezza albicocca, qualche dadino di cedrato candito, o di zucca candita, mettete altro zucchero fino sopra, finite la Torta, fatela cuocere, e servitela come l’altra. Questa però deve essere di pasta sfoglia, e non frolla. La potete fare anche come quella di Persiche all’Inglese, pag. 294.


 
Torta di Framboese.


Antremè = Nettate le framboese, mettetele in una cazzarola con un poco di sciroppo di zucchero assai ristretto, e fatele scaldare un momento sopra il fuoco senza bollire. Quando saranno fredde, fate la Torta come quella di Ricotta, pag. 288.


 
Torta di Fravole alla Napolitana.


Antremè = Mettete in una terrina poco più di mezza foglietta di fiore di latte, mezza dozzina di biscottini di Savoia, sei rossi d’uova fresche, zucchero fino a sufficienza, un poco di cannella fina; dopo mezz’ora passate al setaccio, poneteci dentro una libbra e mezza di fravole, mescolate con deligenza acciò non si rompino; fateci la Torta come quella di Ricotta, pag. 288. I cuochi Napolitani la fanno IV.291 con sola pasta frolla, ma è ancora molto buona fatta di pasta sfoglia, e glassata di zucchero.


 
Torta di Frangipana.


Antremè = Stemperate in una cazzarola due uova intere, e tre rossi, con tre cucchiai di farina, o farina di riso, bagnate con una foglietta di fiore di latte, e un poco di latte, metteteci un buon pezzo di zucchero in pane; fate cuocere mezz’ora movendo sempre con una cucchiaia di legno; indi aggiungeteci qualche spuma di mandorla amara stritolata, un poco di scorzetta di limone trita assai fino, due oncie di butirro fresco, due rossi d’uova fresche. Quando sarà fredda formateci la Torta, fatela cuocere, e servitela glassata di zucchero, qualora sia di pasta sfoglia.


 
Torta al Bianco Mangiare.


Antremè = Questa si appresta come la precedente, mettendo mezza libbra di mandorle nella crema pestate assai fine, e spruzzate con acqua fresca acciò non caccino l’olio.


 
Torta di Pistacchi.


Antremè = Stemperate in una cazzarola tre cucchiai di farina di riso con cinque rossi d’uova, una foglietta di fiore di latte, zucchero a proporzione, uno stecco di cannella, ed una scorzetta di limone; fate cuocere mezz’ora movendo sempre con una cucchiaia di legno. Quindi tirate indietro dal fuoco, levate la cannella, e limone, metteteci quattro oncie di pistacchi pelati, pestati assai fini. Quando la crema sarà fredda fateci la Torta, o di pasta IV.292 sfoglia, o frolla, e finitela; fatela cuocere, e servitela come quella di Ricotta, pag. 288.


 
Torta di Fravole Gelata.

[Torta di Fravole Gelata.]


Antremè = Abbiate una pasta di mandorle come è descritta alla pag. 251, formatene il fondo della Torta, e fateci un bordino rialzato all’intorno ben decorato, fate cuocere ad un forno temperato. Quando sarà freddo, e nel momento di servire poneteci una crema gelata; e sopra la crema aggiustateci delle grosse fravole, ben lavate, e scolate.

crema per Torta di Fravole

La crema si fa come segue: mettete in una cazzarola due fogliette di fiore di latte, zucchero in pane a proporzione, dieci rossi d’uova fresche, uno stecco di cannella, una scorzetta di limone; fate stringere sopra il fuoco movendo sempre con una cucchiaia di legno, finché sia vicino a bollire, levate allora subito dal fuoco; fate raffreddare, levate la cannella, e limone, ponete in una sorbettiera, fatela gelare come un sorbetto, e servitela come si è detto di sopra.


 
Torta al Midollo.


Antremè = Fate una crema come quella alla Frangipana, ma senza butirro, ed in luogo vi porrete tre oncie di midollo di manzo squagliato, e passato al setaccio, e quattro bianchi d’uova sbattuti in fiocca; in luogo della fittuccia all’intorno, vi farete un bordino di pasta; fatela cuocere, e glassatela di zucchero. Questa Torta si fa soltanto di pasta sfoglia.


 
Torta alla Sciantiglì.


Antremè = Ponete in una terrina tre fogliette di fiore di latte con un poco d’acqua di IV.293 cannella, o fiore d’arancio, sbattetela come i bianchi d’uova in fiocca, e a misura che fa la spuma mettetela in un’altra terrina. Quando sarà fatta tutta, aggiungeteci un poco di scorzetta di limone grattata, e zucchero assai fino a proporzione; fatela gelare sopra la neve, e servitela sopra un fondo di pasta di mandorle, con un bordino all’intorno ben decorato.


 
Torta di Prune.


Antremè = Fate cuocere delle belle prune verdacchie con acqua assoluta, ed uno stecco di cannella. Quando saranno cotte e consumata l’acqua passatele al setaccio, aggiungeteci dello sciroppo di zucchero a proporzione; fate tornare a cuocere dolcemente movendo spesso con una cucchiaia di legno acciò non brucino. Quando la marmellata sarà consumata, e densa al suo punto, fatela raffreddare, formateci la Torta o di pasta sfoglia, o frolla, e finitela, e servitela come le altre.


 
Torta di Mela all’Inglese.


Antremè = Mondate delle mela ranette, tagliatele a spicchi, rifilatele dalla parte dei semi, aggiustatele sopra la Torta con zucchero fino a sufficienza sotto e sopra, pezzetti di butirro, e cannella fina; ovvero tagliate le mela come quella della Sciarlotta, pag. 227, conditele nella Torta nella stessa maniera, copritela, finitela, fatela cuocere, e glassatela, come quella di Ricotta pag. 288. Questa Torta si deve fare di sola pasta sfoglia.


 
Torta di Mela.


Antremè = Fate una marmellata di mela ranette, come quella di Prune; allorché sarà IV.294 fredda formatene la Torta, o di pasta sfoglia, o frolla, finitela, fatela cuocere, e servitela come le altre.


 
Torta di Pera.


Antremè = Quando averete mondate le pera, e tagliate a spicchi, fatele cuocere con acqua, zucchero, uno stecco di cannella, e una scorzetta di limone. Allorché saranno cotte, e lo sciroppo ben ristretto, fatele raffreddare, levate la cannella, e limone, formatene la Torta di pasta sfoglia, o frolla, e finitela, fatela cuocere, e servitela come quella di Ricotta, pag. 288. Potete fare detta Torta con una marmellata di pera come quella di Prune, pag. 293.


 
Torta di pera Gelata.


Antremè = Allorché le pera saranno cotte come le precedenti, mettetele col loro sciroppo a raffreddare sopra la neve; abbiate un fondo di pasta di mandorle con un bordino all’intorno ben decorato, e cotto. Nel momento di servire poneteci sopra una crema gelata come quella delle Fravole, pag. 292, aggiustateci sopra le pera col loro sciroppo, e servite. Potete servirci delle perette moscarole sciroppe.


 
Torta di Persiche all’Inglese.


Antremè = Mondate delle persiche, dette della Maddalena, dividetele in due, fate lo stesso alle loro mandorle, aggiustatele sopra una Torta di pasta sfoglia con mezza mandorla sopra ogni mezza persica, e un pezzettino di butirro, ponete zucchero fino a sufficienza, sotto e sopra, e un pochetto di scorzetta di limone trita fina; finite, fate cuocere la Torta, e IV.295 servitela glassata di zucchero. Ovvero, tagliate le persiche di Scandriglia, o altre persiche duraci in fettine assai sottili, conditele in una terrina con zucchero fino a sufficienza, ed un poco di cannella fina, e scorzetta di limone, o di portogallo trita; mescolate bene, ponete sopra la Torta a guisa di cupola con sopra due oncie di butirro in piccioli pezzi; coprite con l’altra sfoglia di pasta, fatela cuocere, e servitela di bel colore, glassata di zucchero. Questa Torta si fa soltanto di pasta sfoglia, e servitela come le altre.


 
Torta di Persiche.


Antremè = Questa, la potete fare con una marmellata di persiche, come quella di Prune. Ovvero mondate, e tagliate delle persiche di Scandriglia, o altre duraci in fettine sottili, fatele cuocere con un poco d’acqua, zucchero fino, uno stecco di cannella, e una scorzetta di limone. Quando saranno cotte, e rifredde, levate la cannella, limone, e fateci la Torta come il solito.


 
Torta di crema.


Antremè = Abbiate una crema Pasticciera, vedetela alla pag. 187; quando sarà fredda metteteci qualche spuma di mandorla amara stritolata, e candito tagliato in dadini; formatene la Torta di pasta sfoglia, o frolla, fatela cuocere, e servitela come quella di Ricotta, pag. 288.


 
Torta di Spinaci.


Antremè = Capate, lavate, e allessate bene dei spinaci, indi spremeteli, tritateli, e passateli al setaccio, poneteli in una cazzarola con IV.296 un pezzo di butirro fresco, e un pochino di sale, passateli bene sopra il fuoco, sbruffateci poscia un buon pizzico di farina, bagnate con fiore di latte, fate cuocere dolcemente un quarto d’ora, e versateli in una terrina; allorché saranno freddi aggiungeteci zucchero fino a proporzione, quattro rossi d’uova crude, e due bianchi sbattuti in fiocca; fateci la Torta di pasta sfoglia, e servitela glassata di zucchero.


 
Torta di Caffè.


Antremè = Fate bollire una foglietta di latte, e mezza di fiore di latte con zucchero in pane a proporzione. Quando averà consumato un terzo poneteci tre tazze di caffè all’acqua molto carico; allorché sarà raffreddato, mescolate in una cazzarola sei rossi d’uova con due cucchiai di farina, o farina di riso, stemperate col latte suddetto, passate al setaccio, ponete sopra il fuoco, fate cuocere un quarto d’ora, che la crema venga assai densa. Quando sarà fredda metteteci tre bianchi d’uova sbattuti in fiocca, e fate la Torta di pasta sfoglia, o frolla, e servitela come le altre.


 
Torta al Ribes.


Antremè = Questa la potete fare come quella di fravole alla Napolitana, pag. 290, levando i semi al ribes. Ovvero fatene una composta con un sciroppo carico di zucchero, e quando il Ribes sarà raffreddato, formate la Torta come le altre.


 
Torta di Mandorle.


Antremè = Abbiate oncie otto di mandorle dolci pestate fine, oncie otto di zucchero in polvere, quattro uova intere, e dieci rossi. IV.297 Sbattete circa un’ora tutto insieme, con un poco d’olio zuccheroso di cedrato, o portogallo. Versate in un piatto con un bordino intorno di pasta; fate cuocere ad un forno temperato, e servite subito.


 
Torta all’Inglese.


Antremè = Pesate tanto zucchero, tante uova fresche, tanta farina, e tanto butirro. Sbattete in una terrina le uova, la farina, ed il zucchero, aggiungeteci il butirro squagliato, seguitate a sbattere, uniteci in fine sei bianchi d’uova sbattuti in fiocca, ed un poco d’olio zuccheroso di portogallo, o di limone, vedetelo nel Tom. VI. Cap. III., ci potete aggiungere ancora pistacchi, e cedrato candito trito. Versate in un piatto con un bordo di pasta ben decorato, fate cuocere ad un forno temperato, e servite subito di bel colore.


 
Torta di cioccolata.


Antremè = Fate una crema alla cioccolata, vedetela pag. 177, ma un poco più consistente. Quando sarà raffreddata metteteci quattro bianchi d’uovo sbattuti in fiocca, e formatene la Torta o di pasta sfoglia, o frolla, e servitela come quella di Ricotta, pag. 288.


 
Torta Rustica alla Napolitana.


Antremè = Tagliate in fettine sottili quattro provature fresche, un poco di provatura marzolina, e un pezzo di prosciutto, che abbia prima sudato in una cazzarola sopra il fuoco con un pochino di butirro; mescolate con parmigiano, e cascio cavallo grattato, niente sale, pepe schiacciato, quattro uova, un poco di petrosemolo trito; mescolate il tutto bene, IV.298 e formatene la Torta di pasta frolla; fatela cuocere, e servitela sortendo dal forno, spolverizzata di zucchero se volete.


 
Torta Vol-o-Vant.


Antremè = Vedete Torta vol-o-vant, pag. 276. Questa si appresta nella medesima maniera, e si serve con entro qualunque marmellata, crema, gelatina di frutta ec.


 
Torta di ciò che si vuole.


Antremè = Le Torte si possono fare di ogni sorta di frutta in composta, e che non si vogliano più servire sulla tavola, e di tutta sorta di marmellate; bisogna però coprire con una gratella di fittuccine di pasta tutte le Torte di frutta state in composta, acciò non divenghino nere; quelle che si fanno nella stagione non ne hanno di bisogno. Quelle che si fanno colle Gelatine di frutta si mettono nella Torta quando la pasta sarà cotta, glassati i bordi di zucchero, e rifredda; allora vi si stende dentro la gelatina poco prima di servire. Alle Torte di pasta sfoglia se non volete farvi sopra la gratella di striscie di pasta, potete coprirle con una sfoglia sottile di detta pasta, ma prima piegata a quattro doppi con un poco di farina tramezzo, e intagliata colla punta del coltello propriamente; indi spiegarla di nuovo, e porla sopra la Torta.


 
Torta di Pistacchi Gelata.


Antremè = Fate una crema come quella della Torta di Fravole, pag. 292, metteteci dentro dei pistacchi pesti ben fini in una discreta quantità; fatela gelare sulla neve, e servitela sopra un fondo di pasta di mandorle, come l’altra.


 
IV.299
Torta di Persiche alla Certosina.


Antremè = Vedetele queste persiche alla pag. 117, aggiustatele in una Torta di pasta sfoglia senza gratella sopra, fatela cuocere, glassategli i bordi di zucchero, e servitela calda.


 
Torta Gelata in diverse maniere.


Antremè = Abbiate un fondo di pasta di mandorle, cotto, e ben decorato; o un Vol-o-vant di pasta sfoglia. Nel momento di servire potete riempire sì l’uno, che l’altro con qualsivoglia Gelato di frutta, o di latte ec., ovvero con qualunque crema alla Polignac. Vedetele alla pag. 192.


 
Torta di Uva Spina.


Antremè = Questa Torta la potete fare come quella di Framboese, pag. 290, levandogli prima i pipini.


 
Tartelette all’agresto.


Antremè = Spremete sopra un setaccio più di mezza foglietta di sugo di moscadello, ponetelo in una cazzarola con zucchero a proporzione, e mezzo bianco d’uovo sbattuto, andate sopra il fuoco, e fatelo chiarificare; indi passatelo per un setaccio fino, metteteci dentro degli acini di agresto a sufficienza, spaccati nel mezzo, levati un poco la pelle, e tolti i pipini; fate bollire, e consumare una cosa giusta. Quando saranno freddi riempiteci nel momento di servire delle Tartellette fatte, e cotte come quelle di fravole qui appresso, copritele con i loro coperchi, nel mezzo de’ quali porrete un acino di moscadello bagnato con tutto il gambo nel bianco d’uovo sbattuto, inzuccherato bene, e asciugato alla stufa; IV.300 replicate tre volte questa operazione; indi levate il gambo, e attaccateli sopra il coperchio con un pochino di caramello.


 
Tartellette alla crema.


Antremè = Fate una crema come quella della Torta alla Frangipana, pag. 291. Allorché sarà fredda mettetene un poco nelle barachiglie piatte da pasticcietti coperte di pasta sfoglia, o frolla, finite le Tartellette come le precedenti, e se sono di pasta sfoglia, glassatele di zucchero.


 
Tartellette alla Bonne.


Antremè = Coprite delle barachiglie piatte da pasticcietti di pasta sfoglia, o frolla, metteteci dentro la marmellata che credete a proposito, o qualunque conserva, o composta, e finitele, e servitele come le precedenti.


 
Tartellette di Fravole.


Antremè = Abbiate una libbra e mezza di fravole nettate bene, levatene mezza libbra delle più grosse; passate le altre al setaccio, fatele cuocere dolcemente con sciroppo di zucchero quanto basti; quando saranno cotte, e consumate una cosa giusta, fatele raffreddare. Coprite delle barachiglie piatte da pasticcietti di pasta frolla, o all’Inglese, formate colla medesima pasta grossa come uno scudo tanti coperchi, quante sono le barachiglie, bucateli tutto all’intorno con un cannellino di latta, e fateli cuocere ad un forno temperato, unitamente alle baracchiglie, e glassateli sopra con zucchero fino. Nel momento di servire mescolate le fravole collo sciroppo suddetto, riempiteci le Tartellette, copritele con i loro IV.301 coperchi, e ponete sopra nel mezzo de’ medesimi una grossa fravola bene inzuccherata, e servite subito. Osservate che la pasta frolla deve essere fatta con meno butirro, ed un tantino di vino.


 
Tartellette alla Marenga.


Antremè = Coprite delle stampe piatte da pasticcietti di pasta frolla, fatele cuocere al forno di bel colore; quando saranno cotte poneteci dentro a ciascheduno un poco d’uova molles, ossia alla Faldacchiera, coprite bene con una Marenga, ved. pag. 158, fatela cuocere sotto un forno di campagna con fuoco solamente sopra, e servitele fredde. La Marenga, ved. Tom. VI. Cap. III.


 
Tartellette di Ricotta.


Antremè = Abbiate della ricotta preparata come-quella della Torta pag. 288. Coprite delle baracchiglie di pasta sfoglia, o frolla, poneteci il ripieno di ricotta; fateci sopra una gratella di striscie di pasta, e un bordino intorno, fatele cuocere mezz’ora, e se sono di pasta sfoglia glassatele di zucchero.


 
Tartellette di cioccolata.


Antremè = Fate bollire mezza foglietta di fiore di latte con zucchero in pane a proporzione e uno stecco di cannella; quindi poneteci mezza libbra di buona cioccolata squagliata, e fatta bollire un quarto d’ora con acqua a sufficienza, fategli dare ancora qualche bollo, e passate al setaccio. Quando sarà raffreddata aggiungeteci quattro rossi d’uova fresche, fate stringere sopra il fuoco senza bollire, e nel momento di servire riempiteci delle Tartellette IV.302 di pasta frolla, apprestate, e cotte come quelle per le fravole; copritele con i loro coperchi, e servitele subito.


 
Tartellette Vol-o-vant.


Antremè = Coprite delle barachiglie piatte da pasticcietti di una sfoglia di pasta frolla, rifilatele all’intorno, e fatele cuocere senza niente. Quando saranno cotte e fredde, servitele con entro ciò che vorrete.


 
Tartellette di Caffè.


Antremè = Abbiate una crema di caffè come quella della Torta pag. 296, riempiteci dei pasticcietti piatti di pasta sfoglia, o frolla; fate cuocere le Tartellette come il solito, e se sono di pasta sfoglia glassatele di zucchero.


 
Tartellette alla Sciantiglì.


Antremè = Coprite dei pasticcietti come sopra di una sfoglia di pasta di mandorle, vedetela pag. 251, fate cuocere ad un forno leggiero. Quando saranno fredde, e nel momento di servire, metteteci dentro una crema come quella alla Sciantiglì. Vedetela pag. 292.


 
Tartellette di Fravole alla Napolitana.


Antremè = Vedete Torta di fravole alla Napolitana, pag. 290. Le Tartellette si apprestano nello stesso modo, e solo variano, che sono fatte in picciole stampe piatte da pasticcietti.


 
Tartellette di marzapane.


Antremè = Stendete fina della pasta di mandorle, formatene dei piccioli tondi, con un bordino all’intorno dirizzato, e lavorato con qualche disegno, fate cuocere a un forno molto temperato; allorché saranno fredde, e nel momento di servire le potete riempire di ciò che vorrete, IV.303 o una crema gelata, o di pistacchi, o qualunque sorta di frutta, oppure tutto quello che si mette alle Torte gelate.


 
Tartellette di Pistacchi.


Antremè = Fate una crema di pistacchi, come quella della Torta pag. 291. Quando sarà fredda riempiteci delle Tartellette di pasta sfoglia, o frolla, come quelle di Ricotta, e servitele nella medesima maniera; se sono di pasta sfoglia glassatele di zucchero.


 
Tartellette di Frutti.


Antremè = Quando averete coperte le barachiglie piatte da pasticcietti di pasta sfoglia, o frolla, le potete riempire di qualunque marmellata di frutti, che vorrete, o che vi darà la stagione; copritele come il solito, fatele cuocere, e se sono di pasta sfoglia glassatele di zucchero.


 
Piccioli Gattò alla Polignac.


Antremè = Tagliate della pasta sfoglia della grossezza di due scudi, con un taglia pasta rotondo, e grande come il fondo di un bicchiere, fategli una incisione nel mezzo con altra stampa rotonda più picciola, fate cuocere al forno, e glassate di zucchero. Nel momento di servire alzate il di sopra, vuotate i piccioli Gattò, riempiteli di una crema sbattuta alla Polignac, vedetela pag. 192, ricopriteli, e serviteli subito.


 
Piccioli Gattò Vol-o-vant.


Antremè = Fate dei Gattò esattamente come i precedenti. Nel momento di servire li potete riempire di tutto ciò che vorrete.


 
Piccioli Gattò alla Neve.


Antremè = Abbiate dei piccioli Gattò cotti come i precedenti. Quando saranno freddi IV.304 riempiteli di una crema sbattuta come quella alla Sciantiglì, vedetela pag. 251.


 
Piccioli Gattò in Sorprise.


Antremè = Coprite delle stampe da pasticcietti alquanto profonde di pasta sfoglia, riempiteli di mollica di pane tagliata in minutissimi dadini, e fritti un poco nel butirro, e copritele colla medesima pasta sfoglia, fate cuocere, e glassate di zucchero. Allorché sono cotte scopritele, levate il ripieno, e poneteci in luogo una marmellata di albicocche, o di persiche. Ovvero delle fravole come quelle delle Tartellette, ricoprite col loro coperchio, e servite subito.


 
Piccioli Gattò d’Anovere.


Antremè = Ponete in una terrina otto rossi d’uova fresche, sei oncie di butirro squagliato, un poco di cannella fina, fiori d’arancio canditi, un poco d’olio zuccheroso di limone, e zucchero in polvere a proporzione. Sbattete tutto insieme per una mezz’ora; aggiungeteci quindi otto bianchi d’uova sbattuti in fiocca, ed oncie sei di farina; mescolate leggiermente; fate cuocere in cassettine di carta ad un calore di forno, come il pan di spagna, e servite li piccioli Gattò subito cotti.


 
Piccioli Gattò alla Maddalena.


Antremè = Osservate quanto pesano otto uova fresche, pesate tanto butirro, tanta farina, tanto zucchero fino. Sbattete in una terrina il butirro, li rossi d’uova, la farina, ed il zucchero, per una buona mezz’ora; quindi aggiungeteci un poco d’olio zuccheroso di cedrato, o di limone, un poco di scorzetta candita di IV.305 cedrato trita fina, otto bianchi d’uova sbattuti in fiocca; mescolate leggiermente; ungete le stampette di butirro chiarificato, riempitele, fateli cuocere ad un forno, come il pan di spagna; in mezz’ora sono cotti, e serviteli di bel colore.


 
Piccioli Gattò di Savoia.


Antremè = Abbiate delle picciole stampe profonde, e lavorate, ungetele di butirro squagliato, poneteci una composizione di pasta di Savoia, o di Torino, fatele cuocere, e servitele al naturale, o glassate.


 
Piccioli Gattò a Fluron.


Antremè = Tagliate della pasta sfoglia della grossezza di due scudi a guisa di gigli, fatela cuocere, e glassatela di zucchero.


 
Piccioli Gattò al Sultano.


Antremè = Fate una pasta alla Reale, vedetela pag. 249, mescolatela con spume di mandorle amare stritolate, un poco di scorzetta di limone rapata; formatene dei piccioli gattò, fateli cuocere sopra una lastra di rame stagnata, spolverizzata con un poco di farina. Quando saranno cotti, metteteci sopra dei pistacchi pestati, mescolati con zucchero fino, e un poco di bianco d’uovo; fateli asciugare un momento al forno, e serviteli subito.


 
Piccioli Gattò alla Flamande.


Antremè = Fate bollire, e consumare per metà una foglietta e mezza di fiore di latte, con mezza libbra di mandorle pestate fine, qualche coriandolo, ed un poco di sale; indi passate per un setaccio fino. Allorché sarà freddo, impastateci della farina con due uova, fate IV.306 riposare quella pasta, e formatene una pasta sfoglia con altrettanto butirro fresco, vedete pasta sfoglia pag. 247, indi tagliatene dei piccioli Gattò, fateli cuocere, e glassateli di zucchero.


 
Piccioli Gattò alla Rena.


Antremè = Abbiate una pasta alla Rena, vedetela alla pag. 250. Formatene dei piccioli Gattò, come i piccioli Choux, ma senza scorzetta, e spume; fateli cuocere di bel colore, e serviteli sortendo dal forno. Li potete cuocere anche nelle barachiglie piatte, e servirli egualmente. Vedete piccioli Choux qui appresso.


 
Piccioli Gattò alla Svizzera.


Antremè = Fate una pasta brisè con farina, uova, molto butirro fresco, formaggio sbrinzo pestato, e poco sale; formatene dei piccioli Gattò, indorateli, fateli cuocere, e serviteli ben caldi.


 
Piccioli Gattò alla Mariè.


Antremè = Abbiate delle stampe profonde da pasticcietti coperte di pasta sfoglia, riempitele di qualunque marmellata che vorrete, bagnateli all’intorno, copriteli con un coperchio della medesima pasta, pizzicatelo sull’orlo, fateli cuocere, e serviteli glassati di zucchero.


 
Piccioli Gattò alla Polonese.


Antremè = Tagliate della pasta sfoglia grossa come due scudi in pezzetti riquadrati larghi quattro dita, poneteci nel mezzo un poco di crema di frangipana, o di cioccolata, o di caffè, o pasticciera, ma che sia fredda e densa, ovvero un poco di ricotta preparata come quella per la Torta pag. 288; bagnate all’intorno, IV.307 ripiegate le quattro punte della pasta sopra la crema, unitele insieme; fate cuocere, e servitele subito, glassate di zucchero.


 
Piccioli Gattò di Mandorle.


Antremè = Questi si apprestano come quelli di Savoia, facendoli di pasta di mandorle. Vedete Gattò di Mandorle qui appresso.


 
Uffelle all’Italiana.


Antremè = Tagliate la pasta sfoglia in quadretti come sopra, larghi cinque dita, metteteci nel mezzo una marmellata di frutta, o una crema, o ricotta, o quel che vorrete, bagnate all’intorno, ripiegate la metà della pasta sopra l’altra metà a guisa di libricciolo, fategli degli intacchi all’intorno col coltello, fatele cuocere, e servitele glassate di zucchero.


 
Uffelle alla Tedesca.


Antremè = Stendete una sfoglia di pasta sfoglia alla grossezza di uno scudo, fateci sopra diversi mucchietti di pasta di mandorle alla Savoiarda, bagnate all’intorno, ripiegate la pasta sopra la composizione, tagliate le Uffelle all’intorno collo sperone a guisa di mezze lune; fatele cuocere, e servitele glassate di zucchero.


 
Uffelle alla Mantovana.


Antremè = Pestate nel mortaio tre oncie di scorzetta di cedrato candita, aggiungeteci mezza libbra di pistacchi mondati, e ben verdi, seguitate a pestare; quindi poneteci zucchero fino a proporzione, quattro rossi d’uova dure, un poco di cannella in polvere, e un’idea di sale. Quando il tutto sarà ben pesto, e mescolato, legate con due o tre rossi d’uova IV.308 crudi. Formatene le UffeIle come quelle alla Tedesca, ma con retagli di pasta sfoglia maneggiati, e stesa assai sottile; o veramente tonde, cioè tagliate tante picciole rotelle come scudi, poneteci sopra un poco di ripieno, indorate all’intorno, coprite coll’altra rotella, ponete sopra un pochino di marenga; fate cuocere ad un forno assai temperato, e servite subito di bel colore.


 
Bocconotti alla Genovese.


Antremè = Pestate nel mortaio un poco di scorzetta di cedrato candita, aggiungeteci sei rossi d’uova duri, zucchero a proporzione, un poco di cannella fina, e tre oncie di midollo di manzo ben pulito, mescolate il tutto bene. Stendete una sfoglia di pasta brisè ben sottile, ovvero dei retagli di pasta sfoglia ben maneggiati, poneteci sopra diversi mucchietti della composizione suddetta, diritti, grossi come il dito mignolo, e lunghi mezzo pollice, che formarete sopra la tavola con un pochino di farina, indorate all’intorno con uovo sbattuto, coprite colla medesima pasta, tagliateli con un taglia pasta da Bocconotti, e saldateli colle dita bene all’intorno, fateli friggere di bel colore, e serviteli spolverizzati di zucchero fino.


 
Pozzetti di Amore.


Antremè = Tagliate dei tondi di pasta sfoglia grossi come due scudi, e grandi come il fondo di un bicchiere mezzano, tagliate poscia la metà di questi fondi con un taglia pasta rotondo più picciolo, ponete i cerchi sopra i fondi suddetti, attaccandoli con un poco d’acqua, e ponete a parte le rotelle di mezzo, le quali IV.309 serviranno per coperchio; fate cuocere, e glassate di zucchero. Nel momento di servire, riempite i Pozzetti di qualunque marmellata, o crema, o gelatina, o sciroppato, copriteli con i pezzetti di mezzo, e servite subito.


 


Antremè = Stendete molto fina della pasta a cannelloni, vedetela pag. 250, indi tagliatene collo sperone delle fittuccie larghe un dito, involtateci dei pezzi di canna tutti eguali, lasciate una parte dell’estremità aperta, saldate bene con uovo sbattuto; fate friggere di bel colore, poscia levate le canne, e ponete in vece qualunque marmellata, o crema, glassate di zucchero tutto all’intorno colla pala rovente, e servite subito. Potete farli anche de’ retagli di pasta sfoglia ben maneggiati. Ovvero involtare le canne di un solo pezzo di pasta a cannelloni, saldarle bene con uovo sbattuto, e friggerli, e finirli nello stesso modo.


 
Paste Frolle diverse.


Antremè = Quando avete fatto della pasta frolla come è descritta alla pag. 249, ci potete mescolare o anaci, o scorzetta di portogallo, o di limone grattata, o fiori d’arancio canditi, e triti, o cannella fina, o mandorle amare trite fine, e quindi formarne delle ciambellette, o biscottini, o mostaccioletti; fate cuocere di bel colore, e servite sotto sopra. Osservate, che la pasta quando è cotta deve essere trasparente.


 
Paste Frolle in Sorprise.


Antremè = Stendete una striscia di pasta frolla larga cinque dita, e grossa mezzo dito, IV.310 poneteci tramezzo qualunque marmellata, o conserva, ripiegate la pasta sopra il ripieno, saldatela bene, tagliatela quindi a mostaccioli, fatela cuocere, e servitela sotto sopra.


 
Paste Frolle Glassate.


Antremè = Fate della pasta frolla, che non sia soverchiamente grassa e dolce, stendetela sopra la tavola larga poco più di mezzo palmo, e grossa mezzo dito. Fate una glassa di zucchero fino mescolato con bianco d’uovo, che sia alquanto soda, e che con pena si possa stendere col coltello sopra la detta pasta alla grossezza poco più di uno scudo; indi tagliatela come volete, o con una stampa tonda, o a mostaccioli, o a biscottini; fatela cuocere ad un forno temperato, dovendo la glassa prendere un biondo color d’oro tutta eguale, e servitela fredda.


 
Paste Frolle di Mandorle.


Antremè = Quando impastate la pasta frolla, mescolateci un terzo di mandorle dolci con alcune di amare, pestate ben fine nel mortaio, e spruzzate con un poco di bianco d’uovo. Potete con questa pasta formare biscottini, ciambellette, serpette, fave ec., e servirla voltata dalla parte di sotto. Potete anche glassare questa pasta come la precedente.


 
Goffre alla Tedesca.


Antremè = Pestate mezz’oncia di mandorle dolci ben fine, ponetele in una terrina con quattro rossi d’uova crude, ed uno intero, zucchero a proporzione, una foglietta di fiore di latte, quattro oncie di butirro chiarificato, sbattete bene tutto insieme, aggiungeteci IV.311 poscia della farina come per una pastella da frittura, riscaldate bene il ferro da Goffre, che sia pulito, ungetelo di butirro, fateci i Goffre; quando sono cotti da una parte voltateli dall’altra, rifilateli all’intorno, e serviteli subito di bel colore. In diversi Paesi del Settentrione, si mangiano inzuppati nel fiore di latte, che si serve in tavola in garafine di cristallo.


 
Goffre alla Flamande.


Antremè = Ponete in un vaso che tenga un bocale quattro oncie di farina. Squagliate quattro oncie di butirro, ponetelo in una terrina, aggiungeteci una foglietta di fiore di latte tiepido, due uova intere, e due rossi, due cucchiai di lievito di birra, e un pochino di sale, sbattete il tutto con una frusta di bacchette, e quindi versate nel vaso della farina, seguitando a sbattere acciò si mescoli bene tutto insieme. Ponete il vaso in una stufa tiepida, fate levitare, finché la composizione si alzerà quasi fino all’orlo del medesimo, allora formatene dei Goffre, come i precedenti, e serviteli ben caldi con zucchero, e cannella sopra. Questa dose, secondo la grandezza del ferro, darà dodici Goffre.


 
Goffre all’Imperiale.


Antremè = Sbattete a spuma una foglietta di fiore di latte che sia denso, e sbattete in fiocca dieci bianchi d’uova fresche, in due terrine diverse; mescolate poscia in un’altra terrina un cucchiaio di detta spuma di fiore di latte, ed uno di fiocca di bianco d’uova, con un rosso per volta, e seguitate così finché queste tre cose siano bene unite insieme; aggiungeteci in IV.312 fine quattro oncie di butirro fresco chiarificato, e poscia quattro oncie di farina, mescolate il tutto; ungete il ferro da Goffre con butirro, scaldatelo bene, versateci la pasta con un piccolo ramaiolo, chiudetelo, fate cuocere d’ambe le parti di bel colore; rifilate all’intorno, e servite caldo, spolverizzato di zucchero fino.


 
Fondù.


Antremè = Grattate una libbra di formaggio sbrinzo, e mezza libbra di parmigiano, ponete in una terrina con dodici rossi d’uova, mescolate bene insieme, aggiungeteci mezzo bicchiere di fiore di latte, un poco di pepe schiacciato, ed un tantino di petrosemolo, trito se volete. Quando averete bene mescolato ogni cosa, poneteci i bianchi d’uova sbattuti in fiocca, uniteli alla composizione, riempiteci delle cassettine di carta, larghe tre dita riquadrate, fatele cuocere ad un forno temperato, e servitele subito sortendo dal forno di bel colore.


 
bignè Glassati.


Antremè = Abbiate della pasta di bignè all’acqua, vedetela pag. 238, formatene delle picciole ciambellette, o pallottine colle mani pulite, e unte di strutto, e fatele cuocere al forno di bel colore. Ponete dello sciroppo carico di zucchero in una cazzarola, fatelo bollire, metteteci dentro le ciambellette, movete sopra il fuoco con una cucchiaia di legno, finché verranno tutte glassate, e servitele fredde. Potete anche glassarle colla cioccolata, che potete aggiungere nello sciroppo, o un pochino di amarante.


 
IV.313
Piccioli Choux.


Antremè = Fate una pasta alla Reale, vedetela pag. 249, metteteci un poco di scorzetta di limone trita fina, qualche spuma di mandorla amara stritolata come in polvere; formatene dei piccioli Choux sopra una tiella spolverizzata di farina, che siano piccioli, o tondi, o bislunghi, indorateli con uovo sbattuto, fateli cuocere al forno di bel colore, e serviteli caldi. Se volete li potete glassare di zucchero nello stesso forno, allorché saranno cotti, e servirli ripieni con qualche marmellata, o crema.


 
Ramechen.


Antremè = Fate bollire un bicchiere d’acqua con un pezzo di butirro, ed un pochino di sale, indi gettateci un pugno di parmigiano grattato, e subito della farina quanta ne può bere l’acqua, formandone una specie di pasta Reale, vedetela pag. 249; poneteci le uova nello stesso modo, e in fine circa una libbra di formaggio sbrinzo tagliato in minutissimi dadini, due alici passate al setaccio, ed un poco di pepe schiacciato. Formatene i Ramechen che siano piccioli e tondi, sopra lastre di rame spolverizzate di farina, e fateli cuocere di bel colore ad un forno temperato, e serviteli sortendo dal forno.


 
Ramechen in Cassettine.


Antremè = Fate una pasta come la precedente, ma collo sbrinzo grattato, ed un poco di petrosemolo trito. Abbiate delle cassettine di carta riquadrate, imbutirratele al di dentro, metteteci la composizione, fate cuocere ad un IV.314 forno leggiero, e servite subito con tutta la carta.


 
Ramechen Vol-o-vant.


Antremè = Fate una pasta come la precedente, ma delle uova non ci porrete che i rossi, e li bianchi li sbatterete in fiocca, e ve li porrete dopo. Formate quindi i Ramechen tramezzo due tondi di pasta sfoglia grandi come il fondo di un bicchiere, e grossi come uno scudo, indorateli con uovo sbattuto, fateli cuocere un quarto d’ora, e serviteli subito sortendo dal forno. Potete anche farli colla pasta a guisa di Talmuse.


 
Ramechen alla Polignac.


Antremè = Ponete in una terrina metà formaggio sbrinzo e metà parmigiano grattato, aggiungeteci un pezzo di butirro fresco squagliato, e rossi d’uova a proporzione, mescolate il tutto bene, sbattete i bianchi in fiocca, uniteli alla composizione, e formatene una specie di pasta come quella de’ Fondù; riempiteci non del tutto delle cassettine di carta imbutirrate, fatele cuocere ad un forno temperato, e servitele sortendo dal forno.


 
Ramechen alla Tolosa.


Antremè = Pestate nel mortaio metà formaggio sbrinzo, e metà parmigiano, aggiungeteci un pezzo di butirro fresco, i rossi d’uova, ed i bianchi come sopra, e finite, e servite i Ramechen nello stesso modo.


 
Talmuse.


Antremè = Fate bollire un bicchiere d’acqua con un pezzo di butirro, e un poco di sale; metteteci poscia della farina quanta ne può IV.315 assorbire l’acqua, fatela cuocere sopra il fuoco, e disseccare come una pasta Reale; indi cambiatela di cazzarola, e stemperateci delle uova uno per volta, aggiungeteci del capo di latte ben scolato, mescolate insieme; formate le Talmuse sopra dei quadretti di pasta sfoglia ben sottili, ripiegate gli angoli sopra la talmusa, indorate, fate cuocere, e servite sortendo dal forno.


 
Talmuse alla crema.


Antremè = In Francia queste si fanno con dei formaggi alla crema che noi non abbiamo; onde suppliremo in altra maniera a questa mancanza, e se non saranno così buone saranno almeno passabili, o forse migliori. Prendete una libbra di ricotta fresca e grassa, mescolateci un poco di parmigiano grattato, ed un pezzo di butirro squagliato, quattro rossi d’uova crude, un poco di sale, mescolate il tutto insieme; formatene le Talmuse come le precedenti, e servitele sortendo dal forno.


 
Vol-o-vant.


Antremè = Tagliate delle rotelle di pasta sfoglia grosse come due scudi, e grandi come il fondo di un bicchiere, fategli un’incisione nel mezzo con un altro taglia pasta più piccolo, fatele cuocere al forno di bel colore, e glassatele di zucchero. Nel momento di servire alzate il picciolo coperchio di mezzo, riempitele di ciò che volete, ricoprite, e servitele subito.


 
Sufflès.


Antremè = Abbiate della pasta sfoglia della grossezza come sopra, tagliatela a mostaccioli, IV.316 poneteci nel mezzo un poco di marmellata, o crema qualunque, bagnate all’intorno, coprite con altri mostaccioli di eguale grandezza alli quali averete fatto un buco nel mezzo con un picciolo taglia pasta rotondo; intaccate un poco all’intorno questi mostaccioli, fateli cuocere al forno, e glassateli di zucchero.


 
Dariole.


Antremè = Maneggiate bene dei retagli di pasta sfoglia, stendetela alla grossezza di uno scudo, copriteci delle stampe da pasticcietti ovate, e profonde. Fate una composizione con mezza foglietta di fiore di latte, sei rossi d’uova fresche e due bianchi, zucchero a proporzione, un poco d’acqua di cannella, o di fiori d’arancio, spume in polvere, mescolate bene; riempiteci le Dariole, fatele cuocere ad un forno alquanto caldo, e servitele subito.


 
Nastri da Cappello.


Antremè = Abbiate una pasta mezza sfoglia, vedetela pag. 248, stendetela più sottile che potete; tagliatene delle fittuccie collo sperone di una eguale larghezza; piegatele in forma di Nastri, e aggiustateli sopra delle lastre di rame con carta sotto, fatele cuocere al forno. Quando saranno cotte, e di bel colore, metteteci sopra qualche marmellata, o una glassa bianca, o una gelatina di frutta, osservando però che deve essere liquida.


 
Piccioli Galusì.


Antremè = Stendete della pasta sfoglia della grossezza di un dito, tagliatela a mostaccioli, o quadretti, fate sopra ogni mostacciolo tre o quattro incisioni con un picciolo taglia pasta rotondo, IV.317 ma che i buchi non passino al di sotto; fate cuocere, e glassate di zucchero. Nel momento di servire ponete in ogni buco una marmellata diversa.


 
Piccioli Choux all’Italiana.


Antremè = Tagliate della pasta sfoglia come quella delle Talmuse, metteteci nel mezzo un poco di ricotta, preparata come quella della Torta pag. 288, indorate all’intorno con uovo sbattuto; ripiegate gli angoli sopra la ricotta, uniteli insieme, fate cuocere, e servite glassato di zucchero sortendo dal forno.


 


Antremè = Stendete assai fina della pasta mezza sfoglia, poneteci sopra diversi mucchietti di crema, o di marmellata, o ricotta come quella della Torta; formatene le rissole come quelle alla Napolitana, pag. 284, fatele friggere, e glassatele di zucchero colla pala rovente.


 
Sfogliate diverse.


Antremè = Tagliate con un taglia pasta rotondo grande come la cima di un bicchiere mezzano della pasta sfoglia grossa come due scudi; ponete nel mezzo di questi tondi un poco di qualunque marmellata, o crema, o composta, o ricotta, bagnate all’intorno, coprite con altrettanti tondi, intaccate un poco sugli orli, fate cuocere al forno, e servite glassate di zucchero.


 
Echaudèe alla Sultana.


Antremè = Quando averete fatti, e cotti gli Echaudèe, come sono descritti alla pag. 251, divideteli in due, fateli inzuppare nel latte, con un poco di zucchero, e una scorzetta di limone IV.318 trita fina; indi scolateli, infarinateli, indorateli con uovo sbattuto, fateli friggere, e serviteli spolverizzati di zucchero fino.


 
Pupelen.


Antremè = Fate una pasta Reale, come è descritta pag. 249. Ungete di butirro chiarificato e freddo il di dentro di una cazzarola rotonda secondo la grandezza del Pupelen che volete fare, poneteci la pasta, fate cuocere al forno circa un’ora e mezza; indi vuotatelo al di dentro, e strofinate la crosta per tutto con butirro caldo, e spolverizzate di zucchero fino, fiori d’arancio canditi, e scorzetta di limone triti assai fino; rimettetelo poscia nella sua cazzarola, imbutirrate, e inzuccherate egualmente il di dentro come il di fuori, e finalmente glassatelo vicino al fuoco con zucchero fino, e la pala rovente.


 
Timballetti.


Antremè = Imbutirrate il di dentro dei timballetti, riempiteli di pasta Reale, vedetela pag. 249, fateli cuocere mezz’ora; indi levateli dalle forme, vuotateli al di dentro; riempiteci il loro coperchio, come se fossero interi, e serviteli glassati di zucchero colla pala rovente.


 
Briosce.


Antremè = Si possono fare delle Briosce grosse, o picciole con la pasta che si è indicata alla pag. 252. Quando sarà cotta servite la Briosce mezza calda. Potete fare anche un’Antremè de’ Briosce che sono restate dalla tavola, nella medesima maniera che gli Echaudèe alla Sultana.


 
IV.319
Flanc.


Antremè = Fate una pasta Brisè, stendetela sottile come uno scudo, copriteci il fondo del piatto che dovete servire, fateci un bordo all’intorno alto a proporzione del piatto, metteteci dentro una composizione di pomi di terra Sufflè, come sono descritti alla pag. 110, o di ricotta, come alla pag. 288, o di zucca alla Sciantiglì, pag. 228, ed in fine tutto ciò che chiamasi Flanc; fate cuocere al forno, e servite subito.


 
Timballetti di Savoia.


Antremè = Con la composizione di pasta di Savoia, che trovarete qui appresso, o di Torino, potete fare diversi Antremè, mentre non è che la forma delle stampe, che ne fa la differenza, ed il nome. Questi piccioli Timballetti li potete glassare o di una glassa Reale, o di cioccolata; e quelli che sono di un bel colore, li potete servire naturalmente. Quelli di pasta di mandorle, o di pistacchi, si preparano egualmente.


 
Paste alla Pompadura.


Antremè = Stendete della pasta frolla sopra una lastra stagnata alla grossezza di mezzo dito, indoratela sopra con uovo sbattuto, seminateci delle mandorle dolci trite, o pistacchi triti, o anisi confettati, o scorzetta di cedrato candita e trita, spolverizzate con un poco di zucchero fino; fate cuocere ad un forno temperato di bel colore. Quando levate la pasta dal forno, tagliatela calda con un taglia pasta, o col coltello, come volete, e servitela fredda.


 
IV.320
Gattò all’Inglese.


Grande Antremè = Sbattete in una grande terrina per circa due ore sedici oncie di butirro squagliato, mettendoci di tempo in tempo un rosso d’uovo, fino al numero di sedici, uniteci quindi dieciotto oncie di zucchero in polvere, e dieciotto oncie di mandorle pelate e peste ben fine; seguitate sempre a sbattere colle bacchette; aggiungeteci col setaccio sedici oncie fiore di farina; e finalmente i sedici bianchi d’uova sbattuti in fiocca, un poco di cannella fina, e scorzetta di cedrato candita e trita fina. Ungete una stampa proporzionata al Gattò, spolverizzatela di mollica di pane finissima, versateci la composizione, fate cuocere ad un forno temperato, come per il pan di spagna, e richiede circa tre ore di cottura. Conoscerete quando è cotto, allorché immergendoci una lama di un coltello sortirà asciutta. Rivoltatelo allora, e servitelo di bel colore sopra una salvietta. Gli inglesi aggiungono a questo Gattò zibibbi, e passarine, come per i Pudini, e noce moscata. Si fanno anche de’ piccioli Gattò nelle stampette, o in cassettine di carta.


 
Gattò di Mille Foglie Glassato.


Grande Antremè = Stendete della pasta sfoglia grossa come due scudi, tagliatene cinque, o sei tondi grandi, secondo il piatto che dovete servire, e tutti eguali; fateli cuocere al forno, indi ponetene uno sopra l’altro, con delle marmellate diverse tramezzo, coprite il tutto con una glassa Reale, in guisa che sembri un solo pezzo, fate asciugare al forno, e servite freddo. Alcuni decorono questi piatti con glasse di IV.321 diversi colori, pistacchi, zucca candita, cedrato, folignati ec.


 
Gattò di Mandorle Glassato.


Grande Antremè = Abbiate una pasta di mandorle, come quella del Gattò, che si dirà qui appresso. Prendete cinque, o sei piatti piani della grandezza del Gattò che volete servire, ungeteli nel fondo con butirro chiarificato, versateci un dito e mezzo di composizione, fate cuocere al forno di bel colore; quindi ponetene uno sopra l’altro, con tramezzo delle marmellate diverse, rifilate all’intorno, acciò sia tutto eguale, coprite tutto il Gattò di una glassa Reale, che sembri un solo pezzo, fatelo asciugare al forno, e servitelo freddo.


 
Gattò di Torino Glassato.


Grande Antremè = Secondo la grandezza del Gattò, che volete fare, prendete tanto zucchero fino per quanto pesano le uova, ponetelo in un vaso grande, aggiungeteci tutti i rossi delle uova, ed i bianchi metteteli a parte, sbattete i rossi d’uova col zucchero, con delle bacchette, o due cucchiai, circa mezz’ora; indi grattateci un poco di scorzetta di limone; sbattete ancora i bianchi d’uova in fiocca, uniteli alla composizione, sbattendo sempre; abbiate tanto fiore di farina per quanto era il peso di due terzi delle uova, ponetela leggermente col setaccio dentro il vaso, movendo sempre, acciò si mescoli bene. Versate questa pasta in una forma di rame unta di butirro chiarificato, fate cuocere circa due ore in un forno temperato, e servite il Gattò freddo, e IV.322 di bel colore, oppure coperto tutto di una glassa Reale.


 
Gattò di Savoia Glassato.


Grande Antremè = Prendete tanto zucchero fino per quanto pesano le uova, ponetelo in un vaso grande, aggiungeteci le uova, bianco e rosso, sbattete insieme circa un’ora e mezza come sopra, o con un ordegno di legno fatto espressamente, poscia passateci col setaccio tanto fiore di farina per quanto pesavano le uova, mescolando allora dolcemente; versate questa pasta in una forma di rame unta di butirro chiarificato, che sia piena più della metà, fate cuocere ad un forno temperato circa due ore, più o meno, secondo la grossezza del Gattò, e servitelo di bel colore; oppure coperto tutto di una bella glassa Reale. Per i piccioli Gattò poneteci qualche oncia di meno di farina.


 
Gattò di pane di Spagna Glassato.


Grande Antremè = Ponete in una terrina grande ventiquattro rossi d’uova, e ventiquattro cucchiai da tavola di zucchero fino; sbattete insieme una mezz’ora; indi aggiungeteci i bianchi sbattuti in fiocca, mescolate insieme, e finalmente col setaccio passateci ventiquattro cucchiai di fiore di farina, mescolando dolcemente con una cucchiaia di legno, e finite, e servite il Gattò nella stessa maniera. Questo pane di Spagna lo potete anche fare con qualche rosso d’uovo di più, e qualche cucchiaio di farina di meno. Tanto con questo pane di Spagna, che con la pasta di Torino, o di Savoia, potete fare ogni sorta di Croccanti, come si è detto alla pag. 246.


 
IV.323
pane di Spagna Papalino.


Grande Antremè = Sbattete bene in fiocca dodici bianchi d’uova fresche, indi poneteci dieci rossi, sbattete ancora per un momento, aggiungeteci poscia col setaccio otto oncie di zucchero in pane in polvere, e finalmente poneteci pure setacciandocela tre oncie di fiore di farina asciugata alla stufa, mescolando sempre leggermente colle bacchette, o una spatola di legno. Abbiate delle cassette grandi o picciole di carta, o di latta con fondi di carta, riempitele più della metà, spolverizzate con zucchero fino, come sopra, e fate cuocere egualmente. Colcatelo da un lato quando sarà cotto, e raffreddato che sia levatelo dalle cassette. Con questa pasta potete fare de’ Biscottini alla Portoghese, mescolandoci un poco di pistacchi triti fini, e alla Cucchiaia, e spolverizzarli entrambi con zucchero nella stessa maniera, e diversi Antremè grandi, e piccioli.


 
Gattò di Mille Foglie alla Spagnuola.


Grande Antremè = Questo si appresta come il Gattò di mandorle glassato, pag. 321, e non varia, che per la qualità della pasta, facendosi questo di pane di Spagna. Tutti i Gattò di mille foglie, che sono descritti in questo Tomo, si possono formare tondi, quadrati, triangolati ec., come anche a guisa di Piramide tagliando i fondi di pasta per degradazione.


 
Gattò di Mille Foglie alla Tedesca.


Grande Antremè = Fate una pasta all’Inglese, pag. 250, ma in luogo del capo di latte poneteci un poco di vino bianco, stendetela sottile come uno scudo, o poco più, formatene venti IV.324 tondi tagliati per degradazione, ma che i primi siano della grandezza del piatto che dovete servire; fate cuocere ad un forno temperato. Quando saranno freddi formatene il Gattò come quello di mille foglie glassato, pag. 321, ma a Piramide, e servitelo egualmente; ovvero dopo che lo avete rifilato bene all’intorno, servitelo al naturale.


 
Gattò di Mandorle.


Grande Antremè = Pelate due libbre di mandorle dolci con due dozzine di quelle amare, indi pestatele assai fine nel mortaio, aspergendole di tempo in tempo con un poco di bianco d’uovo, aggiungeteci poscia due libbre di zucchero fino, seguitate a pestare, e quindi trentadue rossi di uova, mescolate bene insieme; sbattete i bianchi delle uova in fiocca, uniteli alla composizione, sempre mescolando. Versate in una stampa di rame unta di butirro chiarificato, fate cuocere ad un forno temperato circa due ore, e servite freddo di bel colore, o glassato con Glassa Reale.


 
Gattò di Mille Foglie alla Savoiarda.


Grande Antremè = Questo si appresta esattamente come quello di mandorle glassato, pag. 296, mentre non varia che per la composizione diversa, e lo servirete nella stessa maniera.


 
Gattò di Pasta Sfoglia.


Grande Antremè = Stendete della pasta sfoglia grossa mezzo dito, tagliatene cinque tondi grandi secondo il piatto che dovete servire, e tutti eguali, uno di questi tondi lo intagliarete propriamente; fateli cuocere al forno, e glassate di zucchero quest’ultimo al calore IV.325 dello stesso forno; ponete questi tondi uno sopra all’altro con delle marmellate diverse tramezzo, e quello glassato lo porrete sopra, mettendo negli intagli della gelatina di frutta, o marmellata di frutta, e servite caldo.


 
Gattò di Pistacchi.


Grande Antremè = Questo si fa come quello di mandorle, colla sola differenza, che si pesta metà mandorle, e metà pistacchi, e si finisce e si serve come l’altro glassato di una glassa Reale.


 
Turbante alla Turca.


Grande Antremè = Fate cuocere in un rame grande rotondo, unto di butirro chiarificato, della pasta di Savoia, o di mandorle, o di pane di Spagna. Quando sarà cotta levatela dalla stampa, fatela raffreddare, e col coltello intagliatela a guisa di un Turbante alla Turca; indi copritelo di glasse di diversi colori, cioè la fascia bianca, ed il berettone colorito, guarnite sopra detta glassa con picciole confetture di zucchero brillantate, che formino una specie di gioie, e dei piccioli confetti tondi, che dimostrino delle perle, attaccategli da una parte un bel pennacchio fatto di pasta croccante, o condè, e brillantato di zucchero, e servitelo freddo. Questo è un gran bel piatto, qualora sia fatto con diligenza, e disegno.


 
Turbante alla Turca alli Pistacchi.


Grande Antremè = La sola differenza di questo consiste nella sola pasta di mandorle, e pistacchi, e che in luogo d’intagliarlo dopo cotto, si fa cuocere in una stampa di rame fatta a guisa di Turbante, e si serve tutto coperto di una glassa Reale, col suo pennacchio brillantato.


 
IV.326
Gattò di Torino alli Pistacchi.


Grande Antremè = Fate una composizione come quella di Savoia, o di Torino, nell’atto che sbattete li rossi d’uova col zucchero, metteteci una libbra di pistacchi pestati assai fini, e finite, e servite il Gattò come l’altro.


 
Gattò di pane di Spagna in Sorprise.


Grande Antremè = Quando il Gattò di pane di Spagna sarà cotto, e freddo, copritelo tutto di una glassa bianca di zucchero, fatelo asciugare al forno. Nel momento di servire, tagliategli una specie di coperchio, alzatelo, vuotatelo un poco al di dentro, riempitelo di una crema gelata, ma senza le fravole, vedetela pag. 292, o di cioccolata pure gelata, ovvero una crema alla Sciantiglì. Ricopritelo, saldate la fissura con un poco di glassa di zucchero, e servitelo subito. Non è possibile di fissare il vero tempo per la cottura de’ Gattò, mentre ciò dipende dalla grossezza de’ medesimi, e dal calore più o meno temperato del forno, onde il buon cuoco potrà regolarsi a tenore delle sue cognizioni.


 
Gattò d’Estrea.


Grande Antremè = Fate una bella Torta di pasta sfoglia grande come il piatto che dovete servire, e ripiena di una buona marmellata, o crema, fatela cuocere di bel colore, e glassatela di zucchero al calore del forno. Abbiate otto, o cinque s[foglie] della medesima pasta sfoglia, alte circa due palmi, e larghe più di due dita, cotte e glassate di zucchero d’ambe le parti, cioè una al forno, e l’altra colla pala rovente, dirizzatele sopra la Torta a Piramide, IV.327 facendole tenere con un poco di caramello, e servite freddo.


 
Gattò di Compienne.


Grande Antremè = Fate una forma di cartone come uno astuccio di un manicotto; imbutirratela bene al di dentro, e metteteci una composizione di pasta da brioche, nella quale averete messo un poco di scorzetta di limone grattata; fate cuocere al forno, levate il cartone, strofinate il di sopra e tutto all’intorno con uno sciroppo di zucchero caldo, e ben stretto, e a misura seminateci delle folignate, se volete, e servite caldo.


Della pasta croccante, pasta di mandorle ec. ne parlerò all’articolo della Pasticcieria di magro come anche delle Glasse, e cotture di zucchero, e modo di dirizzare i Pasticci. Devo avvertire finalmente, che tutta la pasta sfoglia in generale si deve cuocere con sotto fogli di carta fina, qualora non sia sopra il piatto, o nei pasticcietti, ovvero nelle picciole stampe, essendo la regola di tutti i buoni Pasticcieri.


Fine del Tomo Quarto.

IV.328
INDICE

CAPITOLO I.
Dei ragù, Salpicconi, Farse, e Guarnizioni.

Osservazioni sopra i ragù.


ragù Melè.     Pag. 4
ragù di Animelle.       5
ragù di Piccioni.         ivi
ragù all’Intendente.   6
ragù di Pollastri.        ivi
ragù Viario.    7
ragù di Creste.           ivi
ragù di Uovette Nonnate.     8
ragù di Granelletti.    ivi
ragù alla Fermiere.    9
ragù di Fegatini.         ivi
ragù alla Massedoene.          10
ragù alla Contì.          ivi
ragù all’Imperiale.     ivi
ragù di Gamberi.       ivi
ragù di Gamberi alla Tedesca.          12
ragù di Gamberi all’Inglese.  ivi
ragù di Code di Gamberi.      ivi
ragù al Duca.  ivi
ragù di Spugnoli.       13
ragù di Prugnoli.        ivi
ragù alla Finansiere.  14
ragù alla Reale.          ivi
IV.329ragù di Piselli.       15
ragù di Cedrioli.         ivi
ragù di Cedrioli alla crema    16
ragù di Cedrioli alla Pulette.  ivi
ragù di Cedrioli alla Spagnuola.        ivi
ragù di Cipollette.      17
ragù di Selleri.           ivi
ragù di Punte di Sparagi.       18
ragù di Sparagi in Piselli Fini. ivi
ragù alla Marmotte.  19
ragù di Rape.  ivi
ragù di Rape alla Vestale.      ivi
ragù di Tartufi.           20
ragù di Funghi.          ivi
ragù di Legumi.          ivi
ragù di Gobbi.            ivi
ragù di Pistacchi.       21
ragù di Cedrioletti.    ivi
ragù di Fagioletti Verdi.         22
ragù di Fagioletti Verdi alla Liason.   ivi
ragù d‘Olive.  ivi
ragù di Carote.           23
ragù di Fagioli Bianchi al Rosso.        ivi
ragù alla Folette.       24
ragù di Ruladine, escaloppe, ed Emensè.     25
ragù di Cavoli in Sorcruta.     ivi
ragù di Pomi di Terra.            26
ragù di Pomi di Terra alla Berten.     ivi
ragù di Maccaroni.    27
ragù di picciole Chenef.         ivi
ragù di Marroni.        ivi
ragù di Fave.  ivi
ragù di Uovette Composte.   28
ragù di Carciofoletti. ivi
IV.330ragù di Raponsoli. 29
ragù di Fusti Diversi.  ivi
ragù di Coste di Bieda.          30
ragù di Radiche Diverse.        ivi
ragù alla Giardiniera. ivi
ragù alla Belle Uve.    31
ragù all’aspic. ivi
ragù alla Senclù.        32
ragù Crudo d’Animelle.         ivi
ragù Crudo Vario.      ivi
ragù Crudo alla Finansiere.   33
ragù Crudo per Granadine.   ivi
ragù Crudo alla Pericord.      34
ragù alla Svizzera.      ivi
ragù Crudo Ordinario.           ivi
ragù Crudo alla Mariè.          ivi
ragù Crudo al Sultano.           35
ragù Crudo alla Nonette.       ivi
ragù Crudo alla Favorita.       ivi
ragù Crudo Semplice.             ivi


Avvertimento sopra ogni sorta dì ragù, e Fricassè


De’ Salpicconi. 36
Salpiccone Melè.        37
Salpiccone Vario.        ivi
Salpiccone d’AnimelIe.           ivi
Salpiccone di Fegatini.           38
Salpiccone di Code di Gamberi.         ivi
Salpiccone di Creste di Pollastro.      39
Salpiccone Crudo alla Barrì.   ivi
Salpiccone Crudo alla Perla.   ivi
Salpiccone Crudo d'Animelle.            40
Salpiccone Crudo di Tartufi.   ivi
Salpiccone Crudo per Granadine.      ivi
IV.331 Salpiccone Crudo alla Sen-Clù.     ivi
Salpiccone Crudo Vario.         41


Delle Farse.


Farsa di Chenef.         ivi
Chenef Diverse.          42
Chenef alla Tedesca.  43
Chenef Ripiene.          ivi
Chenef alla Perigord. 44
Chenef al butirro di Gamberi.            ivi
Farsa di Chenef alle Carote.   45
Farsa di Gratino Cotta.           ivi
Farsa di Gratino Cruda.          46
Farsa di Gratino Cruda alla Beccaccia.          ivi
Farsa di Gudivò.         ivi
Farsa Cruda alla Cibulette.     47
Farsa Cruda di Pollo.  ivi
Farsa Cotta di Pollo.   ivi
Farsa Cruda di Vitella. 48
Farsa Cruda alla Lombarda.   ivi
Polpette di Pollo Delicate.     ivi
Polpette di Polio.        49
Polpette di Vitella.     50
Polpette di Manzo.     ivi
Polpette al Culì di Pomidoro. 51
Polpette alla Burgioese.         ivi
Polpette al Reverendo.          52


Delle Guarnizioni.


Guarnizioni d’Erbe in Generale.        53
Erbe in Mazzetti.        ivi
Erbe Intagliate.           ivi
Erbe al Naturale.        55
Guarnizioni di pane.   ivi
Cassettine di pane.     ivi
Bordi, e Contorni de’ Piatti.   56


IV.332
CAPITOLO SECONDO.
Dell’Erbe, e Uova.

Avvertimento sopra l'Erbe, e Uova.


Piselli Fini al butirro Maniè.   58
Piselli Fini nel loro sugo.        59
Piselli Fini alla crema. ivi
Piselli Fini all’Erbe Fine.          60
Piselli Fini all’Inglese. ivi
Piselli Fini alla Provenzale.     61
Piselli Fini al Culì di prosciutto.          ivi
Piselli Fini alla Pulette.           ivi
Piselli Fini all’Italiana. 62
Piselli Golù alla Liason.           ivi
Piselli Golù in Fricassè.           ivi
Fava Fresca alla crema.         ivi
Fava Fresca alla Maitre d’Hotel.        63
Fava Fresca al prosciutto.      ivi
Fagioletti Verdi in Fricassè.    64
Fagioletti Verdi al Culì di Pomidoro.  ivi
Fagioletti Verdi all’Essenza di prosciutto.     ivi
Fagioletti Verdi all’Inglese.    65
Fagioletti Verdi all’Alemande.           ivi
Fagioletti Verdi alla Savoiarda.          ivi
Fagioletti Verdi all’Erbe Fine. 66
Fagioletti Verdi alla Perla.      ivi
Fagioletti Verdi alla Bernabita.          ivi
Fagioletti Verdi Fritti. 67
Fagioli Bianchi alla Pulette.    ivi
Fagioli Bianchi alla Servante. ivi
Fagioli Bianchi alla Provenzale.         68
Fagioli Bianchi alla Purè di Cipolle.    ivi
IV.333 Fagioli Bianchi alla Maitre d’Hotel.          ivi
Lenticchie all’Erbe Fine.         ivi
Lenticchie in Fricassè. 69
Lenticchie in ragù.     ivi
Broccoli alli Tartufi.    ivi
Broccoli alla Salsa Turnè.       70
Broccoli alla Salsa di butirro. ivi
Broccoli in diverse maniere.  ivi
Cavoli Fiori a diverse Salse, e ragù.   71
Cavoli Fiori alla crema.          ivi
Cavoli Fiori alla Besciamelle.  72
Cavoli Fiori al parmigiano.     ivi
Cavoli Fiori alli Tartufi.           ivi
Cavoli Fiori all’Erbe Fine.        ivi
Cavoli Fiori all’Alemande.      73
Cavoli Fiori in bignè.   ivi
Cavolo Ripieno.          ivi
Cavolo Ripieno di Riso.           74
Ruladine di Cavolo.    ivi
Cipolle Glassate.         75
Cipolle Ripiene.          ivi
Cipolle al parmigiano. 76
Gattò di Cipolle.         ivi
Rape al Fiore di Latte. 77
Rape Glassate.            78
Gattò di Rape. ivi
Rape in ragù.  79
Rape al parmigiano.   ivi
Rape in Cassettine.    ivi
Carote alla Pulette.    ivi
Gattò di Carote.         80
Carote alla Sciantiglì.  ivi
Carote Sufflè.  81
Carote in bignè.          ivi
IV.334 Gattò di Porri.       ivi
Selleri al Culì.  ivi
Selleri al parmigiano. 82
Selleri al capo di latte.          ivi
Selleri al butirro Maniè.         83
Gattò di Selleri.          ivi
Selleri Fritti.    ivi
Spinaci al sugo.          84
Spinaci alla crema.     ivi
Spinaci alla Provenzale.         85
Spinaci all’Imperiale.  ivi
Spinaci alla Gasgogna.           ivi
Spinaci al Culì. 86
Gattò di Spinaci.         ivi
Coste di Bieda in diverse maniere.    ivi
Gattò d’Indivia.          87
Lattughe alla Dama-simona.  ivi
Cedrioli alla Sen-CIù.  88
Cedrioli alla Pulette.   89
Cedrioli in bignè.        ivi
Cedrioli alla crema.    90
Gattò di Cedrioli.        ivi
Marignani Ripieni.      91
Gattò di Marignani alla Napolitana.  ivi
Marignani al parmigiano.       92
Marignani Marinati.   ivi
Salse fine in diverse maniere.            93
Zucchette alla Milanese.        ivi
Zucchette in Gondola.            94
Zucchette alla Pulette.           ivi
Zucchette Ripiene al parmigiano.      ivi
Zucchette Fritte.         95
Zucchette alla Salsa Verde.    ivi
Gattò di Zucchette.    ivi
IV.335 Pomidoro in Chenef.        ivi
Pomidoro Ripieni.      96
Pomidoro in bignè.    ivi
Gattò di Luppoli, o Luperi.     ivi
Gobbi al Culì.  ivi
Gobbi alla besciamella.          97
Gobbi al parmigiano. ivi
Gobbi al midollo di Manzo.    ivi
Gobbi al butirro maniè.         98
Gobbi alla Salsa Turnè.           ivi
Finocchi al Culì.          ivi
Finocchi al Fiore di Latte.       99
Finocchi al parmigiano.          ivi
Finocchi alla Salsa Turné.       100
Finocchi alla Tedesca. ivi
Carciofi alla Berigul.   ivi
Carciofi all’Italiana.    101
Carciofi Fritti.  ivi
Carciofi alla Perla.      102
Carciofi alla Poele.     ivi
Carciofi alla Sen-Clù.  103
Carciofi all’Inglese.     ivi
Carciofi in bignè.        104
Carciofi alla Maitre d’Hotel.   ivi
Carciofi alle Pere Bernard.     105
Carciofi al parmigiano.           ivi
Culi di Carciofi alla Senteminult.        ivi
Culi di Carciofi alla Tolosa.     106
Culi di Carciofi alla Pompadura.        ivi
Culi di Carciofi alla Barrì.        ivi
Culi di Carciofi alla Mariè.      107
Gattò alla Certosina.  ivi
Torzuti in Limason.     108
Pomi di Terra Fritti.    ivi
IV.336 Pomi di Terra all’Inglese.  ivi
Pomi di Terra all’Italiana.       ivi
Gattò di Pomi di Terra.           109
Pudini di Pomi di Terra.          ivi
Pomi di Terra Sufflè.  110
Pomi di Terra in bignè.           ivi
Pomi di Terra in Crocchetti all’Inglese.         ivi
Pomi di Terra alla Lingol.       111
Pomi di Terra in Cassettine.   ivi
Pomi di Terra in diverse maniere per ragù, e Antreme.      112
Zucca Gialla Fritta.     113
Zucca Gialla alla Sciantiglì.     ivi
Zucca Bianca Fritta.    ivi
Tartufi al corto brodo.           ivi
Tartufi ai Vino Bianco.            114
Tartufi alla Poele.       ivi
Tartufi al Vino di Spagna.       ivi
Tartufi al Vino di Sciampagna.           115
zuppa di Tartufi.         ivi
Tartufi alla Sandre.     116
Tartufi in pasticcio.    ivi
Tartufi all’Erbe fine.   ivi
Sparagi alla Salsa Turnè.        ivi
Sparagi al parmigiano.           117
Sparagi in piccioli Piselli.        118
Gattò di Sparagi.        ivi
pudino di Sparagi.      119
formaggio di Sparagi. ivi
Sparagi all’Inglese.     120
Crescione in diverse maniere.           ivi
Ortica in diverse maniere.     ivi


Dei Funghi.


Prugnoli al Vino di Sciampagna.        121
IV.337 Prugnoli alla crema.         ivi
Prugnoli alla Pulette.  122
zuppa di Prugnoli.      ivi
Spugnoli alla Provenzale.       ivi
Spugnoli Ripieni alla Duchessa.         123
Spugnoli al Vino di Sciampagna.        ivi
Spugnoli alla Liason.   124
zuppa di Spugnoli.     ivi
Spugnoli alla Perla.     ivi
Spugnoli Fritti.            125
Spugnoli all’Erbe fine. ivi
Ovoli all’Italiana.        ivi
Ovoli Ripieni alla Sultana.      ivi
Ovoli al parmigiano.   126
Ovoli alla Senteminult.           127
Ovoli in Sorprise.        ivi
Ovoli alla Maitre d’Hotel.       ivi
Ovoli in Atelette.        128
Ovoli Fritti.      ivi
Caldarelle al Culì di Pomidoro.          129
Caldarelle alla crema. ivi
Caldarelle all’Olio.      130
Caldarelle in Cassettine di pane.       ivi
Caldarelle Fritte.        ivi
zuppa di Caldarelle.   ivi


Delle Uova


Uova in trippa alla crema.     ivi
Uova in trippa alla besciamella.        131
Uova in trippa al Culì di Pomidoro.   132
Uova in trippa al Culì di Cipolla.        ivi
Uova in trippa alli Cedrioli.    ivi
Uova in trippa alla mostarda.           ivi
Uova in trippa alli Piselli fini. 133
Uova in trippa al Culì di Gamberi.     ivi
Uova in trippa in diverse maniere.   ivi
IV.338 Uova Sperse a diverse Salse d’Erba.        ivi
Uova Sperse al Fiore di Latte. 134
Uova Sperse al Culì di Pomidoro.      ivi
Uova Sperse alla Lombarda. 135
Uova Sperse al parmigiano.   ivi
Uova Sperse a diverse Salse Chiare.  ivi
Uova Sperse a diversi Culì.     136
Uova Sperse ad ogni ragù.    ivi
Uova Fritte al prosciutto.       ivi
Uova Fritte in diverse maniere.         137
Uova Frittellate a diverse Salse.        ivi
Uova Mollè a diverse Salse e ragù.   ivi
Uova Mollè alla Flamande.    ivi
Uova Mollè alla Ninotte.        138
Uova Ripiene al Pere Simon.  ivi
Uova Ripiene al Gratino.        139
Uova Ripiene alla Frangipana.           140
Uova Ripiene alla besciamella.          ivi
Uova Ripiene a diverse Salse. 141
Uova-Ripiene Fritte.   ivi
Uova Brugliè in diverse maniere.      ivi
Uova alla Neve.          142
Uova alla Delfina.       ivi
Uova alla Portoghese.            143
Uova all’Acqua di Caffè.         ivi
Uova al Caffè. ivi
Uova al caramello.     144
Uova alla Bagnolette. ivi
Uova alla Roberta.     ivi
Uova alla Provatura.  145
Uova all’Etuvè.           ivi
Uova alla Bonne Famme.       ivi
Uova allo Specchio.    146
Uova alla Duchessa.   ivi
Uova alla Contadina.  ivi
IV.339 Uova Glassate.      147
Uova alla Vestale.      ivi
Uova alla crema.        ivi
Uova alli Spinaci.        148
Uova alla Marenga.    ivi
Uova alla Buona Amica.         ivi.
Uova al Naturale.       149
Uova alla besciamella.           ivi
Uova alla Zeffire.        ivi
Uova al Presidente.    150
Uova al Sedalone.      ivi
Uova al Verd-pré.       ivi
Uova alla Sciarmante. ivi
Uova alla Nonette.     151
Uova alla Principessa. ivi
Uova alla Svizzera.     ivi
Uova alla Folette.       152
Uova alla Piacentina. ivi
Uova alla Riscelieù.    ivi
Uova alla Sen-Clù.      153
Uova in Cannellon.     ivi
Uova al sugo.  ivi
Uova alla Gran mere. 154
Uova al Culì di Pernice.          ivi
Uova alla Bernardina. 155
Uova in Timballetti in diverse maniere.        ivi
Uova in Cupellotti in diverse maniere.          156
Uova alli Sparagi.       ivi
Uova all’agresto.        157
Uova in Cassettine di pane.   ivi
Uovette Composte.    ivi
Uova Molles in diverse maniere.       158
Uova al Gratino alli Pistacchi. ivi
Uova al sugo d’Acetosa.        ivi
Uova alla Pulette.       159
IV.340 frittata Ordinaria. .           ivi
frittata Sufflè. 160
frittata al Rognone di Mongana.       ivi
frittata alli Cavoli fiori.           ivi
frittata alli Carciofi.    161
frittata alli Broccoli.   ivi
frittata alle Zucchette.           162
frittata all’Erbe fine.  ivi
frittata alli Fagioletti. ivi
frittata alla Gendarme.          ivi
frittata alla Provatura.           163
frittata alla Cipolletta.           ivi
frittata all’Italiana.     ivi
frittata alli Sparagi.    ivi
frittata al Culì di Pomidoro.   164
frittata a diverse Salse.        ivi
frittata al prosciutto. ivi
frittata alla Mariniera.           ivi
frittata alla Mariè.     165
frittata alla crema.    ivi
frittata alla Frangipana.         166
frittata alla Servante. ivi
frittata alla Senteminult.       ivi
frittata al Culì di Gamberi.     ivi
frittata alla Fermiera. 167
frittata alla Farsa.      ivi
frittata alla Duchessa.           ivi
Frittatine alla crema Glassate.          168
Frittatine alla Frangipana Glassate.   ivi
Frittatine alla Pompadura.     ivi
Frittatine alla Tedesca.           169
Frittatine al Fiore di Latte.     ivi
Frittatine alla Barrì Glassate. ivi
Frittatine Vellutè.       170
Frittatine alla Contì.   ivi
IV.341 Frittatine Glassate .           ivi
Frittatine Glassate al prosciutto.       171
Frittatine al Culi di Pomidoro.           ivi
Frittatine Ripiene di Ricotta.  ivi
Frittatine Ripiene alli Spinaci. 172
Frittatine Ripiene alla besciamella.   ivi
Frittatine Ripiene in ogni maniera.    ivi


CAPITOLO TERZO.
Delle Creme, Gelatine, ed altri Piatti diversi.

Descrizione delle Creme.


crema Velutè al Caffè.           173
crema Velutè alla cioccolata Bianca.            174
crema Velutè alla Cannella.   ivi
crema Velutè alla Mandorla amara. ivi
Créma Velutè alla Vainiglia.   175
crema Velutè al cedrato.       ivi
crema Velutè al Portogallo.   ivi
crema Velutè alla cioccolata Naturale.        176
crema Velutè in diverse maniere.     ivi
crema Gelata Imperiale.        ivi
crema alla Condè di cioccolata.        177
crema di cioccolata.  ivi
crema all’Inglese.       ivi
crema alli Pistacchi.   178
crema all’Acqua.        ivi
crema alla Duchessa. 179
crema al Caffè.           ivi
crema Vergine.          ivi
crema alla Stakhemberg.       180
crema alla Pompadura.         ivi
IV.342 crema Brulè.         ivi
crema al caramello.   181
crema alla Marenga.  ivi
crema alla Marenga a Bagno-maria. 182
crema Sufflè.  ivi
crema alla Rena.        ivi
crema al Bianco Mangiare.    183
crema di Farina di Riso.         ivi
crema al Gratino.       184
crema alla Delfina.     ivi
crema di Riso. ivi
crema alla Mariè.       185
crema Fritta alla Siracca.       ivi
crema Fritta all’Inglese.         186
crema alla Peruviana.             ivi
crema Pasticciera.     187
crema Sufflè al pane di Spagna.        ivi
crema alla Portoghese.          188
crema di Persiche.     ivi
crema di Albicocche. 189
crema di Ananasse.   ivi
crema di Visciole.      ivi
crema di Fravole.       ivi
crema di Frutta Senza Polpa. 190
crema alla Polignac di cioccolata Bianca.     ivi
crema alla Polignac di Biada. 191
crema alla Polignac di Persiche.        ivi
crema alla Polignac di Portogallo.     192
crema alla Polignac di cedrato.        193
crema alla Polignac di Limone.         ivi


Delle Gelatine.
Osservazioni sulle Gelatine.


Preparazione della Colla di Pesce.     195
gelatina di granato.   196
gelatina di Fravole.    197
IV.343 gelatina di Framboese.    ivi
gelatina di Persiche.  ivi
gelatina di Albicocche.          198
gelatina di Ananasse. ivi
gelatina di Frutta alla Valiere.           ivi
gelatina di Visciole.    199
gelatina di Visciole secche.    200
gelatina di Fravole senza il Frutto.    ivi
gelatina di Portogallo.           ivi
gelatina di Limone.    201
gelatina di cedrato.   ivi
gelatina di Arancio.   202


Osservazioni sulle Gelatine di Agrumi.


Gelatine di Fiori.         203
gelatina di Violette.   ivi
gelatina di Rose.        ivi
gelatina di Garofoli.   204
gelatina di Gelsomino.          ivi
gelatina di Fiori d’Arancio.    ivi
gelatina di Agazzìa.    205
gelatina di Giunchiglio.          ivi
gelatina di Tuberosi.  ivi


Osservazioni sulle Gelatine di Fiori.


Delle Gelatine di Liquori Odorosi, e Aromatici Distillati.      207
Guarnizioni di tutte le Gelatine in Generale. ivi
gelatina di Caffè.       208
gelatina di Cocomero.           209
gelatina di Crescione. ivi
gelatina di Poncio.     210
gelatina di Vino Moscato.     ivi
gelatina di rosolio Maraschino.        211
Nuovo Metodo per le Gelatine di Frutti Freschi.      ivi
IV.344 Variazioni delle Gelatine, e Modo di Servirle.     212
Bianco Mangiare alla Cannella.         215
Bianco Mangiare alla Vainiglia.         216
Bianco Mangiare alla cioccolata.      ivi        ^
Bianco Mangiare al Caffè.      ivi
Bianco Mangiare alla Mandorla Amara.       ivi


Altri Piatti Diversi.


Persiche alla Certosina.          217
Riso Sufflè.      218
pudino alla Tedesca.  ivi
Riso alla Marenga.     ivi
Gattò di Riso alla Scozzese.    219
pudino di Riso all’Inglese.      ivi
pudino di Riso alla Tedesca.   ivi
Gattò di Riso alla Bavarese.   220
Gattò di Riso alla Polignac.    ivi
Gattò alla Noaglie.     ivi
pudino all’Inglese Allesso.      221
pudino Ricco all'Inglese Allesso.        222
pudino di Frutta all’Inglese Allesso.  ivi
pudino di Persiche alla Frangipana.  223
pudino di Fedelini alla Tedesca.        224
pudino all’Italiana.     ivi
pudino all’Italiana.     ivi
pudino alla Clocester. ivi
pudino alla Marescialle.         225
Gattò di Mela alla Portoghese.          ivi
pudino all’Inglese Arrosto.     226
pudino all’Inglese Arrosto di Frutti.   ivi
Sciarlotta di Mela.      227
Gattò alla Tedesca.    ivi
Gattò alla Riscelieù.   228
Zucca alla Sciantiglì.   ivi
Zucca Gialla Sufflè.     229
IV.345 Flanc Sufflè all’Inglese.     ivi
Flanc Sufflè di Marroni.          230
Flanc alla Sciatiglì.      ivi
Mela in Tortigliè.        ivi
Mela in Surprise.        231
Mela alla Portoghese. ivi
Mela Glassate alla Marenga. 232
Mela alla crema.        ivi
Fangoghe di Cotogni. ivi
Cassata Palermitana. 233
Ricottina Paolotta.     234
bignè di Riso all’Italiana.        ivi
bignè di Mela in Sortù.           ivi
bignè alla Mariè.        235
bignè di Frutta diverse.          ivi
bignè alla crema.       ivi
bignè alla Pompadura.           236
bignè di Mandorle.    ivi
bignè Sufflè.   ivi
bignè di Bianco Mangiare.     ivi
bignè di Mela in Surprise.      237
bignè alla Nonette.    ivi
bignè Mignoni.           ivi
bignè all’Acqua.         238
bignè Seringate.         ivi
bignè alla Maiorchino.           239
bignè di Fravole.        ivi
Panetti alla Frangipana.         ivi
Panetti alla Marenga. ivi
Panetti al Pere Simone.          240
pane alla Dama Simone.        ivi
pane alla crema.        ivi
pane alla Duchessa.   241
pane alla Sen-clù.       ivi
pane al ragù Melè.    ivi
IV.346 pane e Panetti in diverse maniere.          242
formaggio di Pernici. ivi
formaggio di Pernici alla Contì.         ivi
formaggio di Gamberi.          243
formaggio di Gamberi alla Riscelieù. ivi
formaggio alla Rena. ivi
polenta Fritta all’Itallana.       244


CAPITOLO QUARTO.
Della Pasticcieria.


Osservazioni sopra la Pasticcieria.    245
Pasta Brisè.     247
Pasta Sfoglia al butirro.          ivi
Pasta Sfoglia allo strutto.       248
Pasta Sfoglia al grasso di Manzo.      ivi
Pasta mezza Sfoglia.   ivi
Pasta Frolla.    249
Pasta Croccante.        ivi
Pasta alla Condè.        ivi
Pasta alla Reale.         ivi
Pasta alla Rena.          250
Pasta alla Spagnuola. ivi
Pasta per cannelloni. ivi
Pasta all’Inglese.        ivi
Pasta alla Duchessa.   ivi
Pasta di Flappe.          251
Pasta di Mandorle.     ivi
Pasta da Echaudeè.    ivi
Pasta da Briosce.        252
Pasta alla Fiamminga. 253
De’ Pasticci caldi, Torte, e Pasticcietti, per Antrè, e Orduvre.          ivi
IV.347 pasticcio di Piccioni.         254
pasticcio di Beccaccie.           255
pasticcio di Ale diverse.         256
pasticcio di piccioli fricandò. ivi
pasticcio di Maccaroni.          257
pasticcio di Gallinaccietta.     ivi
pasticcio di Tortellini, o Cappelletti.  258
pasticcio di Pernice.   259
pasticcio di prosciutto.           260
pasticcio alla Cibulette.          ivi
pasticcio di Quaglie.   261
pasticcio di Anitre.     ivi
pasticcio di Tenerumi di Mongana.   ivi
pasticcio di Animelle di Mongana.    262
pasticcio di Cotelette di Castrato.     ivi
pasticcio di Filetti di Lepre.    ivi
pasticcio di Garganelle.          263
pasticcio di lasagne.  ivi
pasticcio di Tordi.       ivi
pasticcio di Pollanche.           264
pasticcio di Lingue diverse.    ivi
pasticcio di Tartufi.    265
pasticcio di Gallinaccio alla Mirpoà.  ivi
pasticcio di ciò che si vuole.   266
pasticcio di Legumi.   ivi
timballo di Maccaroni.          267
timballo di Tortelli.    268
Torta di Beccaccie.     ivi
Torta di Animelle.      269
Torta di Piccioni.        270
Torta di Tenerumi di Mongana.         ivi
Torta di Tordi. ivi
Torta di Ale diverse.   271
Torta alla Condè.        ivi
Torta di Cervelli.         272
IV.348 Torta alla Finansiera.        273
Torta di Pernici.          ivi
Torta di Beccafichi.    ivi
Torta di Pollastri.        274
Torta di Quaglie.        ivi
Torta di Starnotti.      275
Torta di Garganelle.   ivi
Torta al ragù Melè     ivi
Torta Vol-o-Vant.      276
Torta di Chenef alla Tedesca. ivi
Torta di Fegatini grassi.          ivi
Torta di Cappelletti.   277
Torta di Pasta Brisè.   ivi
Pasticcietti alla Besciamelle.  278
Pasticcietti alla Mazzarina.    ivi
Pasticcietti alla Spagnuola.    279
Pasticcieri alla Rena.  ivi
Pasticcieri alla Riscelieù.        ivi
Pasticcieri alla Marescialle.    ivi
Pasticcieri alla Bourbon.        280
Pasticcietti al sugo.    ivi
Pasticcietti alla Fermiere.      ivi
Pasticcietti al Sultano.            281
Pasticcietti in Gondola.          ivi
Pasticcietti alla Scioesie.        ivi
Pasticcietti alla Perigord.       282
Pasticcietti alla Minselle.       ivi
Pasticcietti alla Neste.            ivi
Pasticcietti alla Mariè.            283
Pasticcietti al Fumé.   ivi
Pasticcietti alla Polacca.         ivi
Pasticcietti di Gamberi.          284
Pasticcietti in ogni maniera.  ivi
rissole alla Napoletana.         ivi
rissole alla Besciamelle.        285
IV.349 rissole alla Siciliana.         ivi
rissole alla Scioesie.   ivi
rissole di Selvaggiume.          286
rissole alla Riscelieù. ivi
rissole alla Mazzarina.           ivi
rissole al Presidente. 287
rissole alla Marescialle.         ivi
rissole all’Italiana.     ivi
rissole alla Genovese.            ivi


Delle Torte, Tartellette, ed altra Pasticcieria d'Antremè.


Osservazioni sopra questa Pasticcieria.        288
Torta di Ricotta.         ivi
Torta di Visciole.        289
Torta di Albicocche.   ivi
Torta di Albicocche all’Inglese.          290
Torta di Framboese.   ivi
Torta di Fravole alla Napolitana.       ivi
Torta alla Frangipana. 291
Torta al Bianco Mangiare.      ivi
Torta di Pistacchi.       ivi
Torta di Fravole Gelata.         292
Torta al Midollo.        ivi
Torta alla Sciantiglì.    ivi
Torta di Prune.           293
Torta di Mela all’Inglese.       ivi
Torta di Mela. ivi
Torta di Pera.  294
Torta di Pera Gelata.  ivi
Torta di Persiche all’Inglese.  ivi
Torta di Persiche.       295
Torta di crema.          ivi
Torta di Spinaci.         ivi
Torta di Caffè. 296
IV.350 Torta al Ribes.       ivi
Tórta di Mandorle.     ibi
Torta all’Inglese.        297
Torta di cioccolata.    ivi
Torta Rustica alla Napolitana.           ivi
Torta Vol-o-Vant.       298
Torta di ciò che si vuole.        ivi
Torta di Pistacchi Gelata.       ivi
Torta di Persiche alla Certosina.        299
Torta Gelata in diverse maniere.       ivi
Torta di Uva Spina.     ivi
Tartellette all’agresto.           ivi
Tartellette alla crema.           300
Tartellette alla Bonne.           ivi
Tartellette di Fravole. ivi
Tartellette alla Marenga.       301
Tartellette di Ricotta. ivi
Tartellette di cioccolata.        ivi
Tartellette Vol-o-Vant.           302
Tartellette di Caffè.    ivi
Tartellette alla Sciantiglì.       ivi
Tartellette di Fravole alla Napolitana.           ivi
Tartellette di marzapane.      ivi
Tartellette di Pistacchi.          303
Tartellette di Frutti.    ivi
Piccioli Gattò alla Polignac.    ivi
Piccioli Gattò Vol-o-Vant.       ivi
Piccioli Gattò alla Neve.         ivi
Piccioli Gattò in Sorprise.       304
Piccioli Gattò d’Anovere.       ivi
Piccioli Gattò alla Maddalena.           ivi
Piccioli Gattò di Savoia.          305
Piccioli Gattò a Fluron.           ivi
Piccioli Gattò al Sultano.        ivi
Piccioli Gattò alla FIamande. ivi
IV.351 Piccioli Gattò alla Rena.   306
Piccioli Gattò alla Svizzera.    ivi
Piccioli Gattò alla Mariè.        ivi
Piccioli Gattò alla Polonese.   ivi
Piccioli Gattò di Mandorle.    307
Uffelle all’Italiana.      ivi
Uffelle alla Tedesca.   ivi
Uffelle alla Mantovana.         ivi
Bocconotti alla Genovese.     308
Pozzetti di Amore.      ivi
cannelloni.     309
Paste Frolle diverse.   ivi
Paste Frolle in Sorprise.         ivi
Paste Frolle Glassate.           310
Paste Frolle di Mandorle.       ivi
Goffre alla Tedesca.   ivi
Goffre alla Flamande. 311
Goffre all’Imperiale.   ivi
Fondù. 312
bignè Glassati.            ivi
Piccioli Choux. 313
Ramechen.     ivi
Ramechen in Cassettine.        ivi
Ramechen Vol-o-Vant.           314
Ramechen alla Polignac.        ivi
Ramechen alla Tolosa.           ivi
Talmuse.         ivi
Talmuse alla crema.   315
Vol-o-Vant.     ivi
Sufflès.            ivi
Dariole.           316
Nastri da Cappello.     ivi
Piccioli Galusì. ivi
Piccioli Choux all’Italiana.      317
rissole alla crema.     ivi
IV.352 Sfogliate Diverse.  ivi
Echaudèe alla Sultana.           ivi
Pupelen.         318
Timballetti.     ivi
Briosce.           ivi
Flanc.  319
Timballetti di Savoia.  ivi
Paste alla Pompadura.           ivi
Gattò all’Inglese.        320
Gattò di Mille Foglie Glassato.          ivi
Gattò di Mandorle Glassato.  321
Gattò di Torino Glassato.       ivi
Gattò di Savoia Glassato.       322
Gattò di pane di Spagna Glassato.     ivi
pane di Spagna Papalino.       323
Gattò di Mille Foglie alla Spagnuola. ivi
Gattò di Mille Foglie alla Tedesca.     ivi
Gattò di Mandorle.    324.
Gattò di Mille Foglie alla Savoiarda.  ivi
Gattò di Pasta Sfoglia.            ivi
Gattò di Pistacchi.      325
Turbante alla Turca.   ivi
Turbante alla Turca alli Pistacchi.      ivi
Gattò di Torino alli Pistacchi. 326
Gattò di pane di Spagna in Sorprise. ivi
Gattò d’Estrea.           ivi
Gattò di Compienne.  327
 
IL FINE.

V.1
APICIO
MODERNO
DI FRANCESCO LEONARDI

EDIZIONE SECONDAREVISTA, CORRETTA, ED ACCRESCIUTA DALL’AUTORE.
Nec sibi cænarum quivis temere arroget artem
Ni prius exacta tenui ratione saporum.Orat. lib. 2. sat. 4. ver. 35.TOMO QUINTO.IN ROMA MDCCCVIII.
Nella Stamperia del Giunchi, presso Carlo Mordacchini.Con Approvazione.

V.3
ALCORTESE LETTORE.

Avendo avuto un esito felice questa mia qualunque siasi fatica superiore ad ogni mia aspettazione, ben conoscendo a quali critiche soggetti siano tutti i libri, che al giorno d’oggi vengono alla luce nella nostra Italia, le quali scoraggiscono gli Autori piò dotti, ed illuminati, non che quegli del mio calibro, fa sì che ne renda a tutti i miei più vivi ringraziamenti. È vero che un cuoco Italiano, non è un cuoco Francese, ma può essere un cuoco che sappia la sua professione. Io ho conosciuto, e conosco anche presentemente de’ cuochi Italiani, che tanto fuori della loro Patria, che ne’ recinti della medesima non la cedono in verun modo a quelli di altre Nazioni, e segnatamente in Roma, Napoli, Milano, Venezia, Genova, e Torino, diversi de’ quali oltre l’essere buoni Pottaggieri, sono anche ottimi Arrosticcieri, ed eccellenti Pasticcieri, e quello che più importa eccellenti nelle Decorazioni di ogni genere, ciò che non possono sicuramente vantarsi i cuochi Francesi, i quali non uniscono mai questi tre offizi in una sola persona. Non si può però negare, che un picciolo numero di uomini distinti per talento, per cognizioni, per avere veduto il mondo, e per essersi affaticati, onde formarsi, pervenire, e perfezionarsi nella propria professione, non sia oscurato da una folla di cuocuccoli, tanto ignoranti,
V.4
altrettanto presontuosi, che in tutta l’Italia, ed anche fuori di essa, non mancano di formare un certo discredito alla Nazione, riguardo il talento de’ cuochi Italiani; ma siccome questo non è altro che un difetto d’ignoranza, di amor proprio, e di educazione, resta solo la speranza che si possono correggere, e caso che ciò non succeda ci vorrà pazienza; non desidero io già che essi diventino filosofi, mentre i cuochi filosofi sono assai rari ne’ nostri paesi; ma bensì maestri nella professione, saggi, prudenti, e moderati.
Un’opera pertanto, che tratta della maniera di apparecchiare ed imbandire le più laute mense, del modo di comporne le vivande con delicatezza e parsimonia, che indica quali siano le migliori Carni, i migliori Polli, i migliori Uccelli, i migliori Pesci, e le loro stagioni particolari, come anche che un ottimo, e sano alimento non divenga malsano o nocivo alla salute per la cattiva maniera con la quale viene apprestato, e forse nella vita civile, più importante, che quella che tratta di politica, della presa di una città per assalto, o di una sanguinosa battaglia.
Inoltre l’economia giornaliera della tavola di ogni famiglia esige molta attenzione, essendo essa un oggetto, che ne forma la maggior spesa in fine di ogni anno, e se tutti sono in grado di fare la spesa a loro talento, pochissimi sono però quelli che sanno spendere giustificatamente.
Per non dilungarmi sovverchiamente in Minute de’ pranzi di magro, ne ho accennate
V.5
soltanto quattro di trenta persone per cadauna da servirsi nelle quattro stagioni dell’anno; cioè due all’olio, e due al butirro, che dipenderà dal volere di chi lavora, o diregge, il diminuirle, accrescerle, o variarle secondo il suo genio, il bisogno, ed il numero delle persone.
Lo stesso potrà anche fare riguardo alle Colazioni, avendo creduto bene di accennarne una alla fine di dette Minute, che potrà servire di regola per tutte le altre. Queste Colazioni sono molto frequenti in Toscana, e nella Lombardia, ove ordinariamente i Grandi si portono alle Cascine, ossiano Procoi a gustare i latti, le ricotte, i formaggi, il butirro ec. Non parlo di altri paesi fuori della nostra Italia, come l’Inghilterra, la Francia, la Germania, la Polonia, e la Russia, ove i Grandi non solo costumano di andare alle Cascine, ma nelle proprie case di Città sono soliti di ordinare, e fare imbandire delle superbe, numerose Colazioni coi prodotti delle proprie Cascine; è vero che a queste Colazioni si aggiungono molte altre cose estranee ai latti, ma ciò si pratica, onde rendere la distribuizione più varia, più sontuosa, e più addattata ai diversi temperamenti, e gusti delle persone.

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APICIO
MODERNO.PARTE QUINTA.

Contenente ogni sorta di Brodi, Zuppe, e Salse di magro, i ragù di magro con alcuni di grasso, e tutti i Pesci in generale apprestati sì di grasso, che di magro.

CAPITOLO PRIMO.De’ Brodi, Zuppe, Salse, e ragù di magro con alcuni di grasso.Osservazione sopra il Magro.

Il Magro, e sopra tutto, ciò che si prepara all’olio, è un oggetto molto importante per gli Italiani, e segnatamente per la Città di Roma, ove gli abitanti mangiano di magro una buona parte dell’anno. Dobbiamo per altro rallegrarsi sopra questo articolo, e ringraziare la Provvidenza, che avendoci posti fra due mari, o per dir meglio circondati dall’acque del Mediterraneo, e Adriatico
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abbondiamo di una infinita quantità di ottimi Pesci, che ci sollevano non poco nella Quadragesima, ed altri giorni magri, dai salumi, o Pesci salati, o sfumati, dei quali facendone un uso troppo frequente, non mancherebbe la salute di soffrine un danno non indifferente.
Dopo dunque di avere spiegata la maniera di apprestare le più esquisite vivande, e di apparecchiare le mense più delicate cogli animali della terra, e dell’aria, vegetabili ec., passo ora a descrivere il modo di prepararle, ed imbandirle coi muti abbitatori del mare, dei laghi, e dei fiumi, e così da Quadrupedi, Polli, e Uccelli, passerò a Pesci squamosi, e senza squame, Crostacei, Testacei ec., quali non mancano di rendere le mense al sommo gradite, gustose, e delicate.

Dei Brodi di Magro.De’ Pesci per detti Brodi.

I migliori Pesci per fare de’ Brodi eccellenti sono quelli di acqua dolce, e segnatamente le Carpe, ossiano Reine, e le Tinche, qualora non sentino il fango, e che siano grosse, grasse, e fresche più che sia possibile. Riguardo poi ai Pesci di mare si preferisce la testa di Martino, lo Scorfano, ed il Cappone ad ogni altra sorta di Pesce; ma ciò che dà il colpo di grazia ai Brodi di magro sono le Ranocchie, e Telline, come anche Cannolicchi, Cappe, Gongole, Patelle ec.


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brodo Generale.

Questo lo farete, o col brodo del Pesce che fate allessare, ovvero mettete in una marmitta la quantità de’ ceci secondo il brodo che avete bisogno di fare; fateli cuocere con acqua; a un terzo della cottura aggiungeteci qualche cipolletta, carota, panè, rapa, sellero, porro, e radiche di petrosemolo, il tutto ben capato, lavato, e legato in mazzetti, alla riserva delle cipolle, e rape. Fate bollire questo brodo finché i ceci saranno cotti; indi passatelo al setaccio, o stamina in una terrina pulita.



Tagliate in grossi dadi una certa quantità di cipolle, aggiungeteci rape, carote, e selleri, pure in dadi, ponete in una cazzarola con un poco d’olio, o butirro, e sopra un fuoco moderato fate divenire quasi nero, ma senza che brucino, movendo spesso con una cucchiaia di legno; bagnate allora con uno di due brodi di sopra indicati; fate bollire un quarto d’ora, schiumando, e digrassando bene, e poscia passate al setaccio. Mettete in un’altra cazzarola due Reine tagliate in pezzi, e ben pulite, o alcuna altra specie dei Pesci di sopra accennati, trenta, o cinquanta Ranocchie, una cipolla, una carota, e un sellero tagliato in dadini, uno spicchio d’aglio, quattro scalogne, due garofani, qualche fusto di petrosemolo, due alici ben pulite, la quarta parte di una foglia di alloro, un poco d’olio, o butirro; passate sopra il fuoco; quando principia ad attaccarsi, e prendere un leggiero color d’oro bagnate
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parte col brodo colorito suddetto, e parte con uno dei sopraccennati brodi di pesce, o di ceci, osservando che il colore deve essere biondo; indi aggiungeteci cinque libbre di Telline fresche; fate bollire dolcemente con poco sale, e schiumate di tempo in tempo. Quando averà bollito un’ora, digrassate, e passate per una salvietta prima bagnata, e spremuta, in una terrina.


Culì.

Quando averete fatto un brodo come il precedente, ma un poco più carico di colore, legatelo col Rosso fatto con olio, o con butirro. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19. ovvero prima di bagnarlo sbruffateci un pugno di farina; indi fatelo bollire dolcemente, digrassatelo bene di tempo in tempo, che sia color d’oro, il qual colore glie lo potete dare più o meno col brodo colorito di cipolle, o con quello di pesce, o ceci. Allorché averà bollito mezz’ora dopo legato, passatelo per setaccio, o stamina in una terrina.


Culì Bianco.

Ponete in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o un buon pezzo di butirro, dei dadini di cipolle, di carote, di selleri, e tre scalogne, ma senza prendere colore; indi metteteci una, o due Reine, o altro Pesce come ho accennato di sopra, tagliato in pezzi, e ben pulito, tre o quattro libbre di Telline; passate ancora sopra il fuoco; quindi sbruffateci un pugno di farina, bagnate con uno dei brodi accennati, cioè o del Pesce allesso, o di ceci, aggiungeteci un mazzetto d’erbe
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diverse, due garofani, poco sale, pepe schiacciato; fate bollire dolcemente, schiumate, e digrassate bene di tempo in tempo; quando averà bollito circa un’ora passatelo alla stamina, o setaccio in una terrina.


Suage.

Ponete in una cazzarola un poco d’olio, o butirro; tagliate due cipolle in fette per traverso, copriteci il fondo della cazzarola, con sopra qualche fetta di carota, e un poco di sellero. Tagliate in pezzi la testa di un Martino, che sia freschissimo, mettetelo sopra le cipolle, con cinquanta Ranocchie, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, fusti o radiche di petrosemolo; ponete sopra un fuoco moderato. Quando principia ad asciugarsi, e prendere nel fondo un leggiero color d’oro, bagnate con uno de’ due brodi di sopra accennati. Se non avesse sufficiente colore dateglielo con un poco di brodo colorito di cipolle; aggiungeteci cinque libbre di Telline ben lavate, quattro garofani, fate bollire dolcemente circa un’ora, schiumate, e digrassate di tempo in tempo, che il brodo sia color d’oro, e con poco sale; quindi passatelo per una salvietta prima bagnata e spremuta bene, in una terrina. Se non avete la testa di Martino, potete porvi Carpe, Tinche, Scorfani, Capponi ec.


Consomè.

Sventrate, e pulite due Scorfani, quattro Capponi, due Reine, ovvero una testa di Martino tagliata in pezzi; mettete in una marmitta con cinquanta o più Ranocchie, cinque libbre di Telline, una cipolla con tre garofani, una
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carota, una testa di sellero, una panè, qualche radica di petrosemolo, il tutto imbianchito all’acqua bollente, due scalogne, uno spicchio d’aglio, quattro alici ben lavate, un poco d’olio, niente sale; bagnate col brodo del pesce allesso, o di ceci; fate bollire dolcemente un’ora, schiumate bene, ed in fine digrassate, passate poscia per una salvietta bagnata come sopra, in una terrina. Le Ranocchie, e Telline, ed i Pesci si possono impiegare per altre cose, come dirò in appresso, ma non già la testa di Martino; le Telline però saranno alquanto dure.



Fate un brodo come il precedente, ma più abbondante di Pesce, e con una testa di Martino tagliata in pezzi, cento Ranocchie, e senza Telline, bagnato col brodo del Pesce allesso, o con acqua; fate bollire dolcemente due ore, dategli un color d’oro col brodo colorito di cipolle, schiumate bene, e digrassate in fine; osservate che sia forte abbastanza, altrimenti fatelo consumare davvantaggio; indi passatelo alla salvietta prima bagnata, e spremuta. Quando sarà freddo chiarificatelo con bianchi d’uova sbattuti, come l’aspic di grasso. Vedetelo nel Tom. I. pag. 17. Potete in questo brodo, come anche in tutti gli altri aggiungere tutte le dissossature de’ Pesci che potete avere, alla riserva di quelle di Cefalo, di Triglie, di Merluzzi, di Anguille, di Tonno, di Aguglie, di Alici, Sarde ec. Non parlo qui dello Smeriglio, Squadrolino, Palombo ec. essendo Pesci troppo ordinari e niente stimati. Tutti questi brodi li potete fare col butirro, egualmente che coll’olio.


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Culì di Gamberi.

Questo si appresta come quello di grasso Tom. I. pag. 8. colla sola differenza, che in luogo del petto di pollo arrosto, vi porrete della polpa di Ranocchie cotte nel Consomè, e stemperate la dose con Culì, e Suage di magro. Finite questo Culì come l’altro, e fatelo scaldare a Bagno-maria prima di servirlo.


Culì alla Rena.

Pestate nel mortaio ben fine tre oncie di mandorle dolci, aspergendole con un poco di brodo bianco; indi aggiungeteci della polpa di Ranocchie, o di Scorfano, o di Cappone, che hanno cotto nel Consomè, poscia una mollica di pane bagnata con brodo bianco; allorché il tutto sarà ben pesto stemperate con Consomè, e finite questo Culì come quello di grasso. Vedetelo nel Tom. I. pag. 8. Se non sarà giorno di vigilia potete metterci quattro rossi d’uova dure.


Culì di Tartufi.

Mondate, e tritate grossolanamente, cinque o sei tartufi, metteteli in una cazzarola, con due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, un poco d’olio, o butirro; passate sopra il fuoco, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco buono, fatelo consumare del tutto; indi bagnate con Culì, ed un poco di Restoran di magro; fate bollire dolcemente mezz’ora, digrassate, e passate al setaccio, o alla stamina.


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Culì alla besciamella.

Tagliate in quattro parti delle Ranocchie; mettetele in una Cazzarola con un pezzo di butirro, dei dadini di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, un pochetto di sellero, e qualche foglia di dragoncello, due garofani, uno spicchio d’aglio, due scalogne, qualche prugnolo fresco, se sarà la stagione; passate sopra il fuoco; quando principia ad asciugarsi poneteci un poco di farina, bagnate con latte di vacca, un poco di fiore di latte, ed un poco di Culì bianco di magro, condite con poco sale, pepe schiacciato, e qualche coriandolo; fate bollire dolcemente mezz’ora, passate poscia alla stamina senza spremere, e osservate che il Culì non sia né troppo, né poco legato.



Mettete in una cazzarola una foglietta di fiore di latte, o capo di latte, un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, movendo sempre con una cucchiaia, e bollire mezzo quarto d’ora; indi passate al setaccio, in una terrina. Questa besciamella vi potrà servire per condire tutte l’Erbe che farete al parmigiano, come anche lasagne, Ravioli, Tortelli, Fittuccie ec.


Culì di Pomidoro.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, o un pezzo di butirro, dei dadini di cipolla, di carota, di panè, di radica di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due garofani, e qualche
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Ranocchia. Quando principia ad asciugarsi, metteteci delli Pomidoro tagliati in quarti, e mezzi spremuti, onde fargli sortire una porzione dell’acido, un pochetto di basilico, e fusti di petrosemolo, poco sale; fate ben cuocere, e consumare il loro sugo; indi bagnate col Culì, e Suage di magro; fate bollire ancora dolcemente. Allorché sarà cotto levate le Ranocchie, digrassate, e passate alla stamina, o setaccio in una terrina. Se non avete il Culì, metteteci un poco di farina, e bagnate con brodo buono di magro. Se non avete le Ranocchie potete fare senza. Il sugo si appresta nello stesso modo, e si bagna soltanto con sugo di magro.


Culì di Prugnoli.

Nettate, e tagliate in fettine sottili dei prugnoli, secondo la quantità della Salsa che vi bisogna, metteteli in una cazzarola con un poco d’olio, due scalogne, uno spicchio d’aglio, quattro Ranocchie, un mazzetto d’erbe diverse, due garofani; passate sopra il fuoco. Quando principia ad asciugarsi, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare del tutto; indi bagnate con Culì, e un poco di Restoran di magro; fatelo bollire dolcemente mezz’ora, digrassatelo e passate al setaccio, o stamina.


Culì di Ranocchie alla Rena.

Pestate nel mortaio della polpa di Ranocchie cotte nel Consomè, aggiungeteci poscia un poco di mollica di pane inzuppata nello stesso brodo, stemperate con Culì bianco di magro, fate scaldare senza bollire, passate al setaccio, o stamina, e fate scaldare a Bagno-maria prima di servire.


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Culì di Ranocchie alla Pulette.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco qualche prugnolo fresco, ben pulito, e tagliato in fette, con un poco d’olio, o butirro, qualche dadino di cipolla, di carota, e di radica di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, due garofani; indi aggiungeteci un pochino di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare del tutto, metteteci delle Ranocchie, la quantità che credete sufficiente per la Salsa; fatele cuocere, e consumare tutta la loro acqua, bagnate allora con Culì bianco di magro; fate bollire dolcemente mezz’ora, digrassate bene, e passate al setaccio, o stamina.


Culì di Ranocchie.

Questo si appresta come il precedente, colla sola diversità, che non vi si mettono prugnoli, e si bagna col Culì colorito di magro, in luogo di quello bianco, e si finisce come l’altro; se non avete Culì, sbruffateci un pizzico di farina, e bagnate con sugo, che il colore sia biondo.


Culì alla Reale.

Mettete in una cazzarola qualche Ranocchia tagliata in quarti, due tartufi tagliati in fette, due scalogne, uno spicchio d’aglio, due rocambole, un mazzetto d’erbe diverse, due garofani, un poco di dragoncello, due cucchiai d’olio; passate sopra il fuoco; quando principia ad asciugarsi, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare del tutto, indi bagnate con Culì, ed un poco di Suage di magro, poneteci
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sei coriandoli, poco sale, pepe schiacciato, fate bollire dolcemente circa mezz’ora, digrassate bene, e passate al setaccio, o stamina.


Culì Rosso Ordinario.

Questo si appresta esattamente come quello di grasso. Vedetelo nel Tom. I. pag. 13. Solo differisce che in luogo di bagnarlo col sugo, e brodo bianco di grasso, si bagna col sugo, e brodo bianco di magro, e si fa all’olio, ed al butirro. Avvertendo che bisogna sempre muovere con una cucchiaia di legno l’olio, o il butirro colla farina sopra un fuoco assai leggermente, finché sarà di un bel color d’oro.


Essenze diverse.

Le Essenze di magro si apprestano nello stesso modo, che quelle di grasso. Vedetele nel Tom. I. pag. 14. e 15., mentre in luogo del prosciutto, e vitella, si mette qualche Ranocchia tagliata in quarti, e si bagnano con Culì, e brodi coloriti di magro.

Delle Purè di Magro.
Osservazioni sopra dette Purè.

Qualora vogliate servire una Purè per una zuppa, sarà sempre meglio che in luogo delle croste di pane abbrostolite, e mittonate. Vi ponete dei dadini di mollica di pane alla Tedesca, cioè fritti nell’olio, o nel butirro di bel colore; come ancora, quando la vogliate infittire, aggiungete nel brodo, prima di passarle al setaccio, delle croste di pane fritte come sopra. Nelle Purè al butirro, dovendole
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servire per zuppa, potrete sempre metterci qualche poco di parmigiano grattato, e qualche rosso d’uovo duro nell’atto che le passate al setaccio, ma allora non debbono più bollire, altrimenti diverrebbero grumelose. Bisogna osservare ancora, che non siano né troppo dense, né soverchiamente sciolte, ma legate una cosa giusta.


Purè di Piselli.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, cipolletta, e petrosemolo trito, indi stemperateci fuori del fuoco un’alice passata per setaccio, e metteteci dei piselli fini con qualche foglia di lattuga cappuccina, un mazzetto d’erbe diverse, con un poco di aneto, una cipolletta con due garofani, poco sale; quando saranno ben passati bagnateli con metà sugo, e metà Consomè di magro; versate in una picciola marmitta, fate bollire dolcemente finché saranno cotti; quindi digrassate, levate il mazzetto, e cipolletta, e passate al setaccio, o stamina. Se la Purè non fosse abbastanza legata, aggiungeteci qualche crosta di pane inzuppata nello stesso brodo de’ piselli, versatela in una picciola marmitta, fatela depurare vicino al fuoco andandola digrassando, e schiumando di tempo in tempo, e avendo attenzione che bolla assai dolcemente. Il suo colore deve essere di un verde pallido. Se la fate col butirro in luogo dell’olio, come ho accennato di sopra, la potete in questo caso, allorché la passate al setaccio, metterci tre o quattro rossi d’uova dure, ed un poco di parmigiano grattato; ma allora non bisogna farla più bollire.


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Purè di Fave.

Quando averete passato in una cazzarola sopra il fuoco la cipolletta, e petrosemolo trito, e stemperata l’alice, come sopra, metteteci delle fave tolta la prima, e seconda buccia, con qualche foglia di lattuga cappuccina, un mazzetto d’erbe diverse abbondante di aneto, una cipolletta con due garofani, poco sale; passate ancora sopra il fuoco; indi bagnate con Suage di magro, e un poco di sugo, ponete in una picciola marmitta, fate bollire a fuoco lento. Quando le fave saranno cotte, digrassate, levate il mazzetto, e cipolletta, metteteci qualche crosta di pane bene inzuppata nello stesso brodo, e passate al setaccio, o stamina, che sia sufficientemente legata, e di un colore verde pallido; versate in una picciola marmitta, fate depurare vicino al fuoco come la precedente, e che sia giusta di sale. Se volete anche a questa Purè potete nel passarla al setaccio metterci qualche rosso d’uovo duro, e parmigiano grattato senza farla però più bollire.


Purè Verde.

Questa si appresta esattamente come quella di grasso. Vedetela nel Tom. I. pag. 25., bagnandola col Suage di magro, in luogo di quello di grasso, e se non è giornata di vigilia potete metterci nell’atto che la passate al setaccio, o stamina, quattro rossi d’uova duri, e un poco di parmigiano grattato, senza farla più bollire. Devo però avvertire che il brodo di magro sia buono, e di sostanza.


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Purè alla Fobonne.

Tagliate in fette cipolle, carote, panè, rape, porri, selleri, la quantità che vi bisogna per la zuppa, imbianchite il tutto all’acqua bollente con qualche foglia di lattuga cappuccina, indi ponete all’acqua fresca, spremete bene. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, cipolletta, scalogna, e petrosemolo trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate per setaccio, aggiungeteci l’erbe suddette, passatele ancora sopra il fuoco con poco sale, e pepe schiacciato, quindi bagnate con sugo di magro, e ponete in una picciola marmitta con un mazzetto d’erbe diverse, e una cipolletta con due garofani; fate bollire dolcemente. Quando sarà cotto, levate la cipolletta, e mazzetto, digrassate, metteteci qualche crosta di pane inzuppata nello stesso brodo, passate al setaccio, o stamina, depurate come le altre, e osservate che sia legata una cosa giusta. Anche a questa Purè potete aggiungere i rossi d’uova, e parmigiano, come le altre.


Purè di Cipolle.

Anche questa si appresta come quella di grasso Tom. I. pag. 28., cioè si passano le cipolle con olio, o con butirro, ed in luogo di bagnarle con Suage di grasso, si bagnano con sugo, o Suage di magro, e si fa di meno del manzo rosolato, e prosciutto. Per il rimanente si finisce esattamente come l’altra.


Purè di Lenticchie.

Fate cuocere le lenticchie semplicemente con acqua. Passate in una cazzarola sopra il
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fuoco con un poco d’olio, o butirro, scalogna, cipolletta, sellero, e petrosemolo trito, due spicchi d’aglio; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, poneteci poscia quella quantità di lenticchie che credete a proposito ben scolate dall’acqua, conditele con poco sale, pepe schiacciato, passatele ancora un poco sopra il fuoco, bagnatele con sugo, o Suage di magro, fatele bollire dolcemente mezz’ora, e digrassatele bene; quindi passatele al setaccio, o stamina, depuratela come le altre, che sia legata una cosa giusta, e stia bene di sale.


Purè di Fagioli.

Questa si appresta esattamente come quella di lenticchie, e si finisce nello stesso modo, colla sola diversità, che bisogna bagnare i fagioli con brodo più colorito che sia possibile, onde dare un poco di colore biondo alla Purè. Tanto in questa, come in quella di lenticchie, e di ceci, che viene qui appresso, potete mettere un poco di parmigiano grattato nell’atto che la passate al setaccio, o stamina, senza farla più bollire, qualora però sia fatta al butirro, e non sia giorno di Vigilia. Io non do questo metodo per regola generale, mentre tutte le Purè devono essere depurate vicino al fuoco, vi sono però alcuni cuochi Lombardi, che non solo lo pratticano, ma di più nel momento di servire la scaldano bene senza bollire, e vi mescolano cinque, e sei oncie di butirro fresco, poco per volta, versandola dall’atto con un romaiolo, acciò si unisca bene alla Purè.


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Purè di Ceci alla Biron.

Tanto la Purè di ceci, come di ceci infranti si apprestano nello stesso modo, che quella di lenticchie, e si finiscono esattamente nella stessa maniera. Vedetela pag. 32.


Purè di Piselli secchi.

Fate cuocere de’ piselli secchi all’acqua; indi scolateli, passateli in una cazzarola sopra il fuoco come le lenticchie, bagnateli con Suage di magro, aggiungeteci qualche foglia di lattuga cappuccina allessata all’acqua bollente, e ben spremuta, una cipolletta con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse, poco sale; fate bollire dolcemente circa un’ora; quindi digrassate, levate la cipolla, e mazzetto, passate al setaccio, o alla stamina, versate in una marmittina, fate depurare vicino al fuoco, come le altre, che sia legata sufficientemente, e di un bel color verde pallido. In questa Purè potete metterci i rossi d’uova duri, il parmigiano, ed il butirro, se volete. Vedete Purè di fagiuoli pag. 33.

Delle Zuppe di Magro.
Osservazioni sopra dette Zuppe.

Sotto il nome di Zuppe di magro vengono comprese, tanto quelle che si apprestano all’olio, che quelle che si apprestano al butirro, e come ho accennato all’Articolo delle Purè, si possano servire alla Tedesca, cioè con dadini di mollica di pane fritti di bel colore nell’olio, o nel butirro. Queste zuppe sono
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eccellenti, allorché sono preparate con ottimi brodi di magro. È vero peraltro, che nella nostra Italia, se si eccettua Roma, sono rare quelle Città, nelle quali si mangi assolutamente all’olio. Ciò nonostante io spiegherò il modo di apprestarle sì nell’una, che nell’altra maniera.


Diversità delle Zuppe di Magro, con quelle di Grasso.

In molte e diverse Zuppe, non vi è altra differenza, che quella del semplice brodo di magro, in luogo di quello di grasso, come per esempio le Zuppe di Passatelli, di Sensarella, alla Tedesca, di Fedelini, di tagliolini, di Semolella passata, di Semoloncino, di Mille fanti, di pane grattato, di brodetto, di Riso passato ec., basta che detto brodo di magro sia buono, ben fatto, e chiaro, tanto colorito, che bianco. Per il Pesce, Ranocchie, e Telline, necessarie per detto brodo, non ne prescrivo la quantità, dovendosi ciò riportare al volume del brodo che si vuol fare, e che si ha di bisogno, non solo per le zuppe, ma anche per le Salse, ragù, Antrè, Antremè, e finalmente per tutto il resto.


zuppa di Santè alla Contì.

Quando averete imbianchite all’acqua bollente l’erbe per la zuppa come per quella di Santè Tom. I. pag. 32., ponetele in una marmittina con un buon Suage, o sugo di magro, una cipolletta con due garofani, fatele bollire dolcemente, aggiungeteci qualche picciolo pisello, se sarà la stagione. Quando l’erbe saranno cotte, ed il brodo giusto di sale, levate la cipolletta, digrassate, e versate sopra le
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croste di già mittonate con un poco di Suage, o dadini di pane alla Tedesca, e servite la zuppa esattamente come quella di grasso, potendo preparare l’erbe come sono descritte nel fine della medesima.


zuppa di Santè alla Giulienne.

Tagliate in filetti tutte l’erbe necessarie per la zuppa di Santè. Vedetele nel Tom. I. pag. 32., imbianchitele un momento all’acqua bollente, passatele alla fresca, spremetele bene, ponetele in una picciola marmitta con una cipolletta con due garofani, bagnate con sugo, o Suage buono di magro; fate bollire dolcemente; allorché l’erbe saranno quasi cotte aggiungeteci qualche punta di sparagi imbianchiti con brodo bianco; fate bollire ancora un poco; indi levate la cipolletta, digrassate, e versate sopra le croste mittonate, o dadini di pane alla Tedesca, che sia giusta di sale, e di bel colore. Se volete passare l’erbe a crudo tanto per la prima, che per la seconda zuppa farete così: mettete un poco d’olio, o butirro in una cazzarola, fatelo scaldare con una cipolletta con due garofani, quindi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, e metteteci l’erbe ben tagliate, lavate, asciugate, ed in una discreta quantità; allorché saranno bene appassite bagnatele col sugo, o Suage di magro, e servite come già si è detto.


zuppa di Santè alla Fobonne.

Fate una zuppa di Santè come la precedente; poco prima di servire aggiungeteci un poco di Purè di piselli freschi, se sarà la stagione, ovvero secchi, che sì l’una, che l’altra
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trovarete all’Articolo delle Purè, ma soltanto per legare un pochino il brodo della zuppa, e servitela come le altre.


zuppa alla Fobonne.

Mittonate le croste per la zuppa con un poco di sugo, o Suage di magro, ponetele nella terrina, e versateci sopra una Purè alla Fobonne, come trovarete descritta alla pag. 33., e servite la zuppa alquanto brodosa.


zuppa in Hoscepot.

Quando averete preparate l’erbe per la zuppa, come sono descritte in quella di grasso Tom. I. pag. 35. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, cipolletta, e petrosemolo trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, metteteci dentro l’erbe suddette, con una cipolletta con due garofani, poco sale, passatele un poco sopra il fuoco; quindi bagnatele con Suage di magro, fatele bollire dolcemente. Allorché saranno cotte, levate la cipolletta, digrassatele. Abbiate le croste mittonate, mettetele nella terrina, accomodateci sopra i mazzetti, colle carote, rape, cipollette, e cavoli torzuti, versateci sopra il brodo, che sia giusto di sale, e di bel colore.


zuppa in Hoscepot alla Spagnuola.

Fate una zuppa come la precedente, quando l’erbe saranno cotte, levate la cipolletta, digrassate, e metteteci un poco di Purè di ceci, che il brodo non sia molto legato, e giusto di sale. In questa zuppa vi anderebbe un poco di zafferano, e servite con dadini di mollica di pane alla Tedesca.


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zuppa di Cipollette.

Tagliate le cipollette da capo, e da piedi, ponetele nell’acqua sopra il fuoco; quando averanno bollito mezzo quarto d’ora passatele all’acqua fresca, levategli la pellicola, ripassatele all’acqua fresca; asciugatele, mettetele in una cazzarola coll’erbe fine, e l’alici come la zuppa in Hoscepot, passatele un pochino sopra il fuoco, bagnatele con sugo, o Suage di magro, e finite, e servite la zuppa come l’altra.


zuppa alla Genovese.

Allessate un poco di borraggine, di lattuga, e di bieta, passatele all’acqua fresca, spremetele bene, e tritatele grossolanamente; ponetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, poco sale, passatele un pochino sopra il fuoco; indi bagnatele con Consomè, o altro brodo bianco di Ranocchie; fate bollire dolcemente mezz’ora, e digrassate bene. Quando saranno fredde sbattete dieci, o dodici uova fresche, secondo la quantità della zuppa, aggiungeteci un poco di parmigiano grattato, ed un poco di fiore di latte, mescolate coll’erbe suddette, che il tutto sia condito di sale. Versate questa composizione in una picciola marmitta, e fate cuocere a Bagno-maria. Vedete questa cottura nel Tom. I. pag. 36. Allorché la zuppa sarà quagliata, servitela come quella di grasso, con un buon brodo chiarificato di magro.


zuppa alla Brunoese.

Tagliate in piccioli dadini rapa, carota, torzuto, sellero, panè, passate quest’erbe in
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una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro. Quando averà consumato tutta l’acqua, bagnate con sugo, o Suage di magro, fate bollire dolcemente con un mazzetto d’erbe diverse con tre garofani. Allorché le erbe saranno cotte, digrassate, levate il mazzetto, e servite giusto di sale nella terrina con dadini di mollica di pane fritti nel butirro di bel colore. All’olio; imbianchite l’erbe tagliate come, sopra, all’acqua bollente, scolatele nei passabrodo, spremetele bene con le mani, mettetele a cuocere con brodo chiaro di magro, e finite, e servite questa zuppa, come la precedente.


zuppa di Rape.

Questa zuppa la potete fare al Rosso, e al Bianco; per la prima intagliate delle rape A guisa di noce moscate; fatele friggere nell’olio bollente di bel colore; ovvero passatele in Una cazzarola sopra un fuoco leggiero con un pezzo di butirro, quando saranno divenute color d’oro scolatele. Ponete le une, o le altre in una picciola marmitta con un mazzetto d’erbe diverse, ed una cipolletta con due garofani, bagnatele con sugo, o Suage di magro, poco sale, fatele bollire dolcemente. Allorché saranno cotte, levate il mazzetto, e cipolletta, grassatele; mittonate le croste di pane, ponetele nella terrina, aggiustateci sopra le rape, e versateci il loro brodo di bel colore, e giusto di sale. Potete anche servire questa zuppa con dadini di pane alla Tedesca. Per quelle al bianco: quando le averete intagliate, imbianchitele all’acqua bollente.
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Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, cipollette, e petrosemolo trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio, metteteci dentro le rape suddette; passatele ancora un poco, bagnatele con sugo, o Suage di magro, aggiungeteci una cipolletta con due garofani, poco sale; fatele bollire dolcemente. Quando saranno cotte, levate la cipolletta, digrassatele, e servite la zuppa come la precedente.


zuppa di Cavoli alla Spagnuola.

Allessate un cavolo Bolognese diviso in quattro parti, formatene otto piccioli mazzetti legati. Imbianchite all’acqua bollente una dozzina di cipollette. Intagliate a guisa di grosse olive una rapa, una carota, un torzuto, una panè, imbianchitele egualmente con quattro teste di sellero, che legarete in un mazzetto. Passate tutte queste erbe in una cazzarola sopra il fuoco come quelle della zuppa in Hoscepot pag. 37. indi bagnatele con sugo, o Suage di magro; fatele bollire dolcemente con una cipolletta con due garofani, e poco sale; allorché saranno cotte, levate la cipolletta, digrassatele; aggiungeteci un poco di Purè di ceci; mettete le croste di pane mittonate nella terrina, aggiustateci sopra i cavoli sciolti, e tagliati propriamente, e versateci sopra il loro brodo, che stia bene di sale.


zuppa di Erbe ad ogni Purè.

In qualunque sorta di zuppa di magro, sia di Santè, di Giulienne, di Cavoli, in Hoscepot, o di qualsivoglia altra specie, vi potete aggiungere nel brodo qualche poco di
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Purè, l’Estate di ciò che produce la stagione, e l’Inverno di legumi, o altro. Il brodo però di dette zuppe deve essere poco legato, e servitele con crostini di mollica di pane fritti alla Tedesca.


zuppa alla Rena.

Quando averete mittonate le croste di pane con brodo bianco di magro, ponetele nella terrina, e versateci sopra un Culì alla Rena scaldato a Bagno-maria. Vedetelo all’articolo dei Culì pag. 25.


zuppa a Bagno-maria.

Ponete in una cazzarola due fogliette di Consomè, o altro brodo bianco di magro, una foglietta di fiore di latte, un pugno di parmigiano grattato, sale a proporzione; fate scaldare sopra il fuoco, passate poscia al setaccio; indi fate raffreddare. Sbattete dieci o dodici uova fresche, mettetele col brodo suddetto, versate in una picciola marmitta; fate cuocere a Bagno-maria. Nel momento di servire prendete, con una cucchiaia grande delle picciole porzioni della dose, ponetele nella terrina, aggiungeteci un brodo chiarificato di magro, giusto di sale, e di bel colore.


zuppa al sugo di Pomidoro a Bagno-maria.

Abbiate un sugo di pomidoro di magro, come è descritto alla pag. 26. Prendetene quella quantità, che vi bisogna, fatelo raffreddare, aggiungeteci dieci o dodici uova fresche sbattute con un pugno di parmigiano grattato, e mezza foglietta di fiore di latte, condite giusto di sale, versate in una marmittina, fate cuocere a Bagno-maria, e finite, e servite la zuppa come la precedente.


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zuppa alla crema a Bagno-maria.

Fate bollire due fogliette di latte, con mezza foglietta di fiore di latte, un pezzo di zucchero in pane, uno stecco di cannella, ed un pochino di sale. Quando sarà freddo, aggiungeteci otto rossi d’uova fresche, e quattro uova intere; passate due volte al setaccio, o stamina; indi versate in una tazza grande, o anima di terrina; fate cuocere a Bagno-maria, e servite caldo.


zuppa di Latte a Bagno-maria.

Allorché avete fatto un Bagno-maria come il precedente. Fate bollire un momento due fogliette di latte con poco zucchero, uno stecco di cannella, ed un’idea di sale. Prendete con una cucchiaia delle picciole porzioni di detto Bagno-maria, ponetele nella terrina; e versateci sopra il latte suddetto senza la cannella, e servite subito.


zuppa di Latte agli Uovi freschi.

Prendete tre fogliette di latte buono di vacca; fatelo bollire dolcemente mezzo quarto d’ora con un pezzo di zucchero in pane, uno stecco di cannella, ed un tantino di sale. Nel momento di servire abbiate delle fettine assai sottili di pane disseccate all’aria del fuoco, ponetele nella terrina, versateci sopra il latte suddetto, che sia bollente, e non molto dolce, e servite la zuppa con sopra otto uova fresche sperse all’acqua.


zuppa di Latte alla crema.

Tagliate in fette del pane di Spagna, fatele disseccare all’aria del fuoco. Fate bollire tre fogliette di latte con un pezzo di zucchero in
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pane, uno stecco di cannella, due garofani, ed un pochino di sale. Quando averà bollito mezzo quarto d’ora, stemperateci dieci, o dodici rossi d’uova fresche, passate al setaccio, fate stringere sopra il fuoco, movendo sempre con una cucchiaia di legno acciò non si laceri; aggiustate il pane di Spagna nella terrina, versateci sopra il latte, e servite subito. Anche questa zuppa la potete servire colle uova fresche, sperse all’acqua, ed in luogo del pane di Spagna potete metterci delle fettine di pane fine come sopra.


zuppa di Latte alla Liason.

Fate bollire tre fogliette di buon latte, con uno stecco di cannella, ed un pezzo di zucchero in pane. Quando averà bollito un poco, levate la cannella, metteteci delle fettine di mollica di pane disseccate al forno, senza prendere colore, e legate sopra il fuoco con una liason di sei rossi d’uova stemperata con un poco di latte, e servite subito.


zuppa di Latte alla Rena.

Pestate nel mortaio ben fine mezza libbra di mandorle dolci, aspergetele con un poco di latte freddo; indi stemperatele con latte condito come quello per la zuppa di Latte agli uovi freschi, e bollente; passatelo due volte alla stamina, o setaccio, senza grande espressione; fatelo scaldare senza bollire, e versatelo sopra le fettine di pane, o di pane di Spagna.


zuppa di Latte alla Lombarda.

Fate bollire mezzo quarto d’ora tre fogliette di buon latte di vacca con un pezzo di
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butirro, ed un pochino di sale. Abbiate delle fettine fine di pane disseccate all’aria del fuoco, aggiustatele nella terrina con parmigiano grattato suolo per suolo; nel momento di servire versateci sopra il latte suddetto; metteteci otto uova sperse all’acqua, e servite subito.


zuppa di Riso al Culì di Gamberi.

Vedete quella di grasso nel Tom. I. pag. 44., mentre questa si appresta esattamente nello stesso modo, e solo varia che in luogo del brodo di grasso, e Culì di grasso, si mette il brodo, e Culì di magro; e si finisce come l’altra. Vedete Culì di Gamberi pag. 25.


zuppa di Crocchetti di Riso.

Quando avete cotto il riso come il precedente, in luogo di passarlo per il setaccio, metteteci qualche rosso d’uovo, un pugno di parmigiano grattato, cannella fina, e noce moscata; formatene dei crocchetti come grosse noci moscate, indorateli, panateli, fateli friggere nel butirro di bel colore; metteteli nella terrina, e versateci sopra un buon brodo chiaro di magro poco colorito, giusto di sale, e servite subito.


zuppa di Piselli fini.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, cipolletta e petrosemolo trito; indi stemperateci due alici passate al setaccio fuori del fuoco, metteteci dentro quella quantità di piselli, che credete necessari, una cipolletta con due garofani, un mazzetto d’erbe diverse abbondante di aneto, poco sale; passateli un poco sopra il fuoco; quindi bagnateli con sugo, o Suage di magro; fateli
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bollire dolcemente, quando saranno cotti, digrassateli, levate il mazzetto, e cipolletta; mittonate le croste di pane, ponetele nella terrina, versateci sopra i piselli giusti di sale, ed il brodo di bel colore. Oppure versateli sopra a dadini di pane alla Tedesca.


zuppa di Riso al sugo di Pomidoro.

Passate un momento in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, un pizzico di petrosemolo trito, e stemperarci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio, indi metteteci dentro quella quantità di riso che avete bisogno per la zuppa; ben nettato, lavato a più acque calde e fredde, e asciugato; passatelo sopra un fuoco leggiero mezzo quatto d’ora movendolo spesso, bagnatelo con sugo di pomidoro bollente, conditelo con poco sale, fatelo cuocere più di due terzi, digrassatelo, e servitelo subito alquanto brodoso, e giusto di sale. Se questa zuppa è fatta col butirro, potete aggiungerci nel momento di servire un pugno di parmigiano grattato.


zuppa di Zucchette.

Raschiate, e tagliate in dadini delle zucche fresche. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, cipolletta, e petrosemolo trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio; indi metteteci le zucchette, con un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, sale a proporzione, e un poco di pepe schiacciato; fatele cuocere dolcemente, e bagnate con poco brodo buono di magro. Quando saranno cotte,
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digrassatele, levate il mazzetto, e cipolletta, e servitele giuste di sale, e poco brodose. Se questa zuppa la fate al butirro in luogo dell’olio; nel momento di servire la legherete con una liason di quattro rossi d’uova, e parmigiano grattato.


zuppa di Visciole al Vino Bianco.

Questa zuppa d’Estate si prepara con vi Sciole fresche, e nell’Inverno con visciole secche. Prendete due libbre di visciole fresche, dette in Roma papali, ovvero marasche, che siano colte di recente, levategli il pedicolo, e il nocciuolo che pesterete grossolanamente, mettete le visciole e nocciuoli schiacciati a cuocere per una mezz’ora con acqua a sufficienza per una zuppa di sei persone, e mezza bottiglia di vino bianco buono, sei oncie di zucchero in pane, dodici cariandoli, una scorzetta di limone, tre garofani, uno stecco di cannella, aggiungeteci la mollica di una pagnotta bianca; passate il tutto al setaccio, fate scaldare senza bollire, osservate che la zuppa dev’essere densa come una Purè, e versate nella terrina, ove siavi delle fette di mollica di pane, o croste disseccate, e glassate di zucchero al forno.
Per la zuppa di visciole secche: prendete una libbra e mezza di buone visciole seccate di recente pestate grossolanamente con i nocciuoli, fatele cuocere come le fresche, e servite la zuppa nella stessa maniera.
Tutta sorte di frutti si possono apprestare egualmente, con più o meno zucchero, secondo la natural dolcezza del frutto, che volete impiegare per la zuppa. Alcuni non vi mettono
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vino, ma solo acqua, e niente odore; ma ciò dipende dal gusto, e dalla volontà.


zuppa di Visciole al Vino Rosso.

Abbiate tre o quattro libbre di buone visciole fresche, levategli il pedicolo, ed il nocciuolo, fate cuocere con metà vino rosso e metà acqua a sufficienza, zucchero in pane a proporzione, una scorza di limone, uno stecco di cannella, ed un poco di vainiglia, schiumando bene. Quando le visciole saranno cotte, levate la scorza di limone, la cannella, e la vaniglia, scolate la decozione, fatela stringere al suo punto, rimetteteci le visciole, e versate, nella terrina, ove vi sia delle fette, o croste glassate come le precedenti, e servite subito. Alcuni mettono in vece del pane de’ biscottini miller, ma io credo che sia meglio il pane.


zuppa di Riso al Latte di Mandorle.

Pelate all’acqua calda una libbra di mandorle dolci, pestatele ben fine nel mortaio, aspergendole di tempo in tempo con un poco d’acqua fresca; indi stemperatele con acqua tiepida la quantità che vi bisogna per la zuppa, passate questo latte con espressione per una salvietta prima bagnata, e spremuta; mettetelo poscia in una cazzarola sopra il fuoco; quando bolle poneteci il riso, poco sale, ed uno stecco di cannella; fatelo cuocere due terzi, che non sia molto brodoso, e servitelo subito, tolta la cannella, con un poco di zucchero in pane spolverizzato. Alcuni lo servono con zucchero, e cannella in un tondino.


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Zuppe di Pastine di Puglia al Latte di Mandorle.

Questa zuppa si appresta esattamente come la precedente, alla riserva che in lungo del riso, si mettono delle pastine di Puglia. Si fanno cuocere non tanto brodose, e si servono con zucchero, e cannella in un tondino.


zuppa di Purè ad ogni sorta d’Erba.

Tanto le zuppe ad ogni Purè, quanto di Purè ad ogni sorta d’Erba, si apprestano esattamente come quelle di grasso; mentre queste non variano, che nel brodo di magro. Vedete quelle di grasso nel Tom. I. pag. 42.


zuppa di Finocchietti.

Capate il più bianco, e tenero de’ finocchietti di campagna, lavateli bene, allessateli all’acqua bollente, passateli alla fresca, legateli in mazzetti, spremeteli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio petrosemolo, e cipolletta trita, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio; indi metteteci li finocchietti, passateli ancora un poco sopra il fuoco, bagnateli quindi con sugo, o Suage di magro, aggiungeteci un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, poco sale; fate bollire dolcemente. Allorché saranno cotti levate il mazzetto, e cipolla, digrassateli, che siano giusti di sale, scioglieteli, e aggiustateli sopra le croste di già mittonate, versateci sopra il loro brodo, e servite.


zuppa di Riso ad ogni Purè.

Allorché averete passato il riso sopra il fuoco, come quello al sugo di Pomidoro p. 41.
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bagnatelo con sugo, o Suage di magro. Quando sarà cotto due terzi aggiungeteci qualunque Purè, come per esempio: una Purè di lenticchie, o di piselli, o di ceci ec., e servitelo subito senza più bollire.


zuppa di Riso alla Rena.

Fate cuocere il riso con brodo bianco o Consomè di magro. Allorché sarà cotto due terzi aggiungeteci un Culì alla Rena ben caldo, e servitelo subito senza più bollire. Vedete il Culì alla Rena, pag. 25.


zuppa di Sparagi.

Legate dei mazzetti del più tenero dei sparagi come i finocchietti di campagna, e finite, e servite la zuppa esattamente come quella di Finocchietti, pag. 48.


zuppa di Riso alla Liason.

Quando averete cotto il riso due terzi con brodo bianco, o Consomè di magro. Nel momento di servire legatelo con una liason di rossi d’uova, e parmigiano grattato, e servitelo subito.



Fate bollire del sugo di magro, o Suage, giusto di sale. Nel momento di servire poneteci dei tagliolini, come sono descritti nel Tom. I. pag. 38., fateli bollire mezzo quarto di ora, e serviteli mescolati con un pugno di parmigiano; ovvero uniti ad un tondino con entro parmigiano grattato. La zuppa di picciole lasagne la potete apprestare nello stesso modo, come anche di Fedelini, Maccaroni ec.


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zuppa di Vino alla Todesca.

Ponete in una marmitta non molto grande dodici rossi d’uova fresche, e quattro interi, sbatteteli poco a poco, mettendoci tre fogliette di buon vino bianco, ed una di acqua, oncie otto di zucchero in pane, con il quale averete grattato la superficie di due limoni freschi, onde averne lo spirito, il sugo di uno di detti limoni. Nel momento di servire sbattete il tutto con frullo sopra un fuoco. Allorché la composizione sarà ben montata sotto la mano, e leggiera, avvertendo che non de ve bollire, versatela nella terrina, dove avrete messo qualche biscottino alla miller, o fette, o croste di pane disseccate al forno, o dadini di pane fritti nel butirro, Questa zuppa si costuma ne’ paesi freddi, come la Germania, la Polonia, la Russia ec.


zuppa di Telline.

Lavate e scolate cinque libbre di Telline fresche; passatele in una cazzarola sopra il fuoco con mezzo bicchiere d’acqua, o niente; quando saranno tutte aperte levatele dalle conchiglie, e colate leggermente a motivo della sabbia la poca d’acqua che averanno reso. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, cipolletta, scalogna, e petrosemolo trito, uno spicchio d’aglio, stemperateci poscia fuori del fuoco due o tre alici passate al setaccio; indi bagnate con sugo, o Suage di magro, e la poca d’acqua delle Telline, condite con poco sale, fate bollire dolcemente mezz’ora. Nel momento di servire levate
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l’aglio, digrassate, poneteci le Telline, fate scaldare bene senza bollire, e versate nella terrina sopra le croste di già mittonate, o sopra dadini di pane alla Tedesca. Se sarà la stagione, aggiungeteci un poco di sugo di Pomidoro.


zuppa di Cannolicchi.

Questa si appresta come quella di Telline, e si serve esattamente nella stessa maniera.


zuppa di Cappe.

Anche questa si appresta come la precedente; ma bisogna raschiare, e lavare bene le Cappe al di fuori, prima di porle sopra il fuoco, onde poterle aprire.


zuppa di Gongole, e Chioccole.

Queste pure si apprestano nello stesso modo, che quella di Telline, e non variano, che per la differenza del frutta di mare. Potete ad ognuna di queste zuppe aggiungerci qualche finocchietto selvatico bene imbianchito all’acqua bollente, e legato in mazzetti, e sciolto nel momento che si serve la zuppa.


zuppa di Santè di Frutti di Mare.

Allorché averete fatta una zuppa di Santè come è descritta alla pag. 35., e aggiuntovi l’acqua del frutto di mare, che volete porci. Nel momento di servire uniteci anche detto frutto di mare, come Cannolicchi, Cappe, Telline, Gongole, Chioccole, Patelle ec., e versatela senza più bollire, ma ben calda, sopra le croste mittonate, o sopra dadini di pane alla Tedesca.


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zuppa di brodetto al sugo di Pomidoro.

La zuppa di brodetto, e quella di brodetto al sugo di Pomidoro si apprestano nella stessa guisa, che quelle di grasso. Vedetele alla pag. 58. e 63. Tom. I., la sola diversità consiste, che in luogo di servirsi del brodo di grasso, si serve di quello di magro, e si finiscono esattamente come le altre.


zuppa di Riso alla Tedesca.

Passate il riso ben capato, lavato, ed asciugalo, in una cazzarola sopra il fuoco come quello al sugo di Pomidoro pag. 45., indi bagnatelo con sugo, o Suage, e la poca d’acqua di quattro libbre di Telline; fatelo cuocere due terzi, nel momento di servire aggiungeteci le Telline levate dalla conchiglia, e ben lavate in più acque, e servite subito.


zuppa di Vermicelli all’Alici.

Fate cuocere due terzi de’ vermicelli con acqua giusta di sale. Quindi fate divenir color d’oro sopra il fuoco in una cazzarola sette o otto spicchi d’aglio ammaccati con olio a sufficienza per condire i vermicelli; poscia levate l’aglio e stemperateci sul fuoco sette in otto alici lavate, tolta la spina, e trite. Scolate i vermicelli, poneteli nella Terrina, versateci sopra il condimento suddetto, mescolateli bene con due cucchiaie di legno, conditeli con pepe schiacciato, e serviteli subito; ovvero fate soffriggere aglio, e petrosemolo trito, con olio a proporzione, indi stemperateci fuori del fuoco le alici come sopra, e conditeci i vermicelli nella stessa maniera, con
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un poco di pepe schiacciato; oppure mettete nella padella l’olio necessario con petrosemolo, aglio, e alici, come le precedenti; fate soffriggere un poco sopra il fuoco; quindi poneteci i vermicelli ben scolati, conditeli, con pepe, passateli un poco sopra il fuoco; che siano giusti di sale, e serviteli. Alcuni non vi pongono il petrosemolo; altri dopo avere soffritto l’aglio lo levano; ma tutto ciò dipende dai diversi gusti delle Persone.


zuppa di Cavoli al Gratino.

Tagliate in quarti uno o due cavoli Bolognesi, allessateli all’acqua bollente, passateli alla fresca, tagliategli il grosso fusto, e le coste più grosse, spremeteli, dategli ancora qualche taglio per traverso. Passale in una cazzarola sopra il fuoco con olio, scalogna, cipolletta, petrosemolo, il tutto trito, una punta d’aglio; stemperateci poscia tre alici passate al setaccio fuori del fuoco; metteteci i cavoli, conditeli con sale, e pepe schiacciato; passateli aurora mezzo quarto d’ora sopra il fuoco; quindi bagnateli con sugo, o Suage di magro; fateli bollire dolcemente con poco brodo. Quando saranno cotti, e dolci di sale. Fate un suolo di parmigiano grattato nella terrina, e sopra un suolo di fettine di pane, aggiustateci sopra porzione dei cavoli, replicate il parmigiano, e fette di pane, e così suolo, per suolo, terminando col parmigiano grattato, ponete la terrina sopra un fuoco assai leggiero, fategli prendere un bel gratino nel fondo, e servite.


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zuppa di Riso ad ogni sorta d’Erbe.

Vedete questa zuppa fatta di grasso nel Tom. I. pag. 53. Quella di magro si appresta nella stessa maniera, ma con brodo di magro, e l’erbe si fanno cuocere col riso. Questo si passa coll’erbe fine, e alici, come quello al sugo di pomidoro pag. 45., e si finisce nello stesso modo, che quello di grasso. Se questa zuppa è fatta col butirro, ci potete mescolare nel momento che la servite un pugno di parmigiano grattato.


zuppa di Paste fine, ad ogni Purè, e Culì.

Fate cuocere delle paste fine di Puglia, o di Cagliari, con buon sugo, o Suage di magro. Quando saranno cotte aggiungeteci quella Purè, o Culì; che più sarà di vostro genio, e servitele che stiano bene di sale, e alquanto brodose.


zuppa di Orzo di Germania.

Imbianchite bene l’orzo di Germania all’acqua bollente, indi scolatelo, fatelo cuocere come le paste di Puglia, e servitelo nella stessa maniera, con un Culì di Gamberi, o alla Rena. Vedeteli pag. 25.


zuppa di Paste fine alla Catalana.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, cipolletta, scalogna, e petrosemolo trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due o tre alici passate al setaccio, bagnate quindi metà con sugo, o Suage di magro, e metà sugo di pomidoro, fate bollire, schiumate, metteteci dentro delle paste di Puglia imbianchite un momento all’acqua bollente; fatele cuocere dolcemente, e
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servitele ben digrassate, e giuste di sale. Se questa è al butirro ci potete mescolare nel momento che la servite un pugno di parmigiano grattato, se non s’imbianchisce sarà meglio.


zuppa Vergine.

Mettete in una cazzarola cinque libbre di Telline fresche, e cinquanta Ranocchie, con acqua a sufficienza per la zuppa che volete fare; fate bollire dolcemente mezz’ora con un mazzetto d’erbe diverse; indi passate al setaccio. Nel momento di servire colate bene il brodo, fatelo bollire dolcemente, giusto di sale, bagnateci le croste nella terrina, e servite subito.

Delle Salse di Magro.
Osservazione sopra dette Salse.

Nel Tom. I. dalla 65. fino a 98. si troveranno una quantità grande di Salse di magro all’olio. Nulladimeno ne descriverò qui tutte quelle che mancano in detto Articolo, tanto di magro, che di grasso, servibili per Pesci, Uova, Erbe ec. Una gran parte di queste Salse di magro poco variano da quelle di grasso, come sarebbero le Salse alla Spagnuola, Italiana rossa, Italiana chiara, Picciola Italiana, e finalmente tutte le Salse chiare, le quali non variano altro che per il brodo di magro; per le altre di grasso dove v’entrano dei dadini di prosciutto, e vitella, per quelle di magro si pone in vece qualche coscia di Ranocchia, e si apprestano, e si finiscono nella stessa
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maniera, come si può osservare qui sotto, Salsa alla Spagnuola, che potrà servire di regola per tutte le altre.


Salsa alla Spagnuola.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio tre scalogne, uno spicchio d’aglio, e un mazzetto d’erbe diverse; indi metteteci qualche coscia di Ranocchia, fate rosolare leggermente, e aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco fatelo consumare del tutto; e bagnate con Culì di magro, ed un pochino di Restoran, la quantità che avete bisogno di Salsa; condite con poco sale, e pepe schiacciato, fate bollire leggermente un quarto d’ora, digrassate, passate al setaccio, e servite con sugo di limone. Nella stessa maniera potete fare le Salse all’Italiana rossa, all’Italiana chiara ec.


Salsa alla Nivernoese.

Questa si appresta come quella di grasso, Tom. I. pag. 66. in luogo del prosciutto si mettono delle coscie di Ranocchie, e si bagna con sugo, e Restoran di magro, e il finisce esattamente come le altre.


Salsa alla Poevrada.

Anche questa si appresta come quella di grasso, Tom. I. pag. 70. si passa però con olio in luogo di butirro, o anche collo stesso butirro se non è giorno di vigilia, e si bagna con Culì di magro, ed un poco di Restoran, e si finisce, e si serve come l’altra.


Salsa al Porchetto.

Vedete quella di grasso nel Tom. I. p. 70., questa si appresta nello stesse modo, e solo varia nel Culì di magro.


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Salsa alla Ravigotta.

Osservate nel Tom. I. pag. 67. e 68., dove trovarete Salsa alla Ravigotta legata, e chiara. Queste due Salse di magro si apprestano nello stesso modo come quelle di grasso, e non variano altro che per il Culì bianco, ossia Italiana bianca, e per il brodo freddo colorito di magro, poiché per il resto si finiscono, e si servano egualmente.


Salsa Agro-dolce.

Questa Salsa si appresta esattamente come è descritta nel Tom. I. pag. 77., ma non vi si pone il fondo della carne che si è fatta cuocere, e che si deve servire; ma un poco di Culì di magro, ovvero si serve naturale senza Culì.


Salsa al butirro di Gamberi.

Anche questa Salsa si fa come quella di grasso. Vedetela nel Tom. I. pag. 8., e solo varia nel Culì, o Italiana bianca di magro.


Salsa allo Storione.

Passate sul fuoco in una cazzarola con un pezzetto di butirro dei dadini di prosciutto, di vitella, di carota, di cipolla, di radicandi petrosemolo, due scalogne, mezzo spicchio d’aglio, l’ottava parte d’una foglia di alloro, un garofano; quando principia ad asciugarsi bagnate con Culì bianco, oppure poneteci un pochetto di farina, e bagnate con brodo bianco di sostanza; aggiungeteci dragoncello, coriondoli, capperi interi, due fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato; fate bollire un ora dolcemente, digrassate, passate al setaccio, e servite con sugo di limone. Se la volete fare
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al magro metteteci delle coscie di Ranocchie in luogo della vitella, e prosciutto, e bagnate come sopra con Culì bianco di magro, o brodo bianco di magro.


Salse Ascè.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, cipolletta, e scalogna trita; allorché sarà color d’oro, poneteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, fatelo consumare del tutto; indi aggiungeteci petrosemolo, e cedrioletti triti, capperi triti, e interi, tre alici passate al setaccio, stemperate bene sopra il fuoco, e bagnate con Culì di magro, un poco di pepe schiacciato; fatela bollire dolcemente circa mezzo quarto d’ora, digrassatela, che sia alquanto legata, e servitela con un buon filetto d’aceto, o un gran sugo di limone.


Salsa di butirro all’Inglese.

Mettete in una cazzarola mezzo bicchiere d’acqua fresca, un buon pezzo di butirro, un pochino di farina, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fatela stringere, e bollire sopra il fuoco, acciò non senta la farina; e servitela con un filetto d’aceto, o sugo di limone. In luogo dell’acqua potete mettere Culì bianco, o brodo bianco di magro.


Salsa di Alici al butirro.

Ponete in una cazzarola un buon pezzo di butirro fresco, un pochino d’acqua fredda, o brodo bianco di magro, sei, o otto alici ben lavate con aceto, levata la spina, trite e passate al setaccio, un poco di pepe schiacciato, noce moscata; face stringere sopra il fuoco,
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e servite con un buon sugo di limone. Alcuni ci aggiungono un pochino di farina.


Salsa di Alici all’Olio.

Passate in una picciola cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, una cipolletta trita; quando sarà color d’oro, aggiungeteci un poco di petrosemolo trito, una punta d’aglio, sei o otto alici come sopra, stemperate sopra il fuoco; indi bagnate con Culì di magro, un poco di pepe schiacciato; fate bollire un pochino, digrassate, e servite con un filetto di aceto, o sugo di limone.


Salsa alla Maitre d’Hotel.

Ponete in una cazzarola un buon pezzo di butirro, cipolletta, e petrosemolo trito, sale pepe schiacciato, noce moscata, un pochino di farina, un poco di broda di grasso, di magro, o acqua fresca; fate stringere, e bollire un momento sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone.


Salsa Roberta.

Vedete questa Salsa nel Tom. I. pag. 85. preparata di grasso. Quella di magro non varia che per i1 Culì, e brodo poco colorito, ovvero di passare le cipolle con olio, in luogo di butirro, mentre per il resto si finisce, e si serve esattamente come quella di grasso.


Salsa Piccante.

Ponete in una cazzarola un poco d’olio, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, una cipolletta con due garofani, passate sopra il fuoco, indi aggiungeteci qualche coscia di Ranocchia; quando il tutto averà preso un leggiero color d’oro, metteteci un poco di vino di
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Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare del tutto; indi bagnate con Culì di magro, e un poco di aceto bianco consumato per metà, condite con sale, pepe schiacciato, sei coriandoli; fate bollire più di mezz’ora, digrassatela, passatela al setaccio, e servitela.


Salsa alla Nonette.

Questa la farete come quella di grasso Tom. I. pag. 86. In luogo però della vitella, e prosciutto metteteci delle coscie di Ranocchie, ed in vece di bagnarla con brodo biondo; di mongola bagnatela con Culì di magro.


Salsa al Sultano.

Anche questo si appresta come quella di grasso Tom. I. pag. 87., colta sola differenza, che in luogo di butirro si può passare con olio, e bagnarla poscia con Culì di magro, e Restoran di magro.


Salsa alla Morve.

Mettete in una cazzarola un buon pezzo di butirro, un pizzico di farina, due cipollette intere piccate di un garofano; sale, pepe schiacciato, noce moscata; stemperate con fiore di latte quanto basti; fate stringere, e bollire un momento sopra il fuoco, e servite levando le cipollette.


Salsa d’Indivia all’Olio.

Capate, lavate, ed allessate l’indivia, che vi bisogna per la Salsa, indi spremetela bene, e tritatela fina. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio tre scalogne, due cipollette, con due garofani, ed uno spicchio d’aglio; quando saranno quasi color d’oro levatele, e stemperateci tre alici passate al
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setaccio; quindi poneteci l’indivia, con poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata, passatela sopra il fuoco, e bagnatela poscia con Culì di magro; fatela bollire dolcemente un quarto d’ora, digrassatela, e servitela. Avverto di metterci poco olio per la difficoltà di digrassare.


Salsa d’Indivia al butirro.

Questa si fa come quella di grasso Tom. I. pag. 76., ma si bagna con solo latte, e fiore di latte, e prima di servirla si lega ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di latte.


Salsa di Acetosa all’Olio.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio cipolletta, scalogna, petrosemolo, il tutto trito, una punta d’aglio, indi stemperateci tre alici, metteteci poscia dell’acetosa cruda ben capata, lavata, spremuta, e tagliata grossolanamente, fatela cuocere del tutto, quindi scolatela, e passatela al setaccio, ponetela in una cazzarola con Culì di magro a sufficienza, conditela con poco sale, pepe schiacciato; fategli dare qualche bollo, e servitela.


Salsa di Acetosa al butirro.

Fassi questa come quella di grasso Tom. I. pag. 76. ma bagnata con solo fiore di latte, e legata prima di servirla con una liason di rossi d’uova stemperata con latte.


Salsa di Spinaci all’Olio.

Dopo che averete capato, e lavato li spinaci, fateli cuocere con un bicchiere d’acqua; indi scolateli nel passabrodo senza spremerli,
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e tritateli fini. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, cipolletta, scalogna, e petrosemolo, il tutto trito, una buona punta d’aglio; stemperateci poscia fuori del fuoco tre alici; aggiungeteci li spinaci, conditeli con poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fateli cuocere dolcemente circa mezz’ora sopra un fuoco leggiero; indi bagnateli con Culì di magro, fateli bollire ancora un poco, digrassateli più che potete, e serviteli. Anche qui poco olio.


Salsa di Spinaci al butirro.

Questa si appresta come quella di grasso Tom. I. pag. 76., ma solo si bagna con latte, e fiore di latte, e non si lega colla liason.


Salsa di Prugnoli.

Anche questa si fa come quella di grasso Tom. I. pag. 88., ma si bagna con Culì di magro.


Salsa di Tartufi.

Vedete quella di grasso nel Tom. I. pag. 89. mentre quella di magro si appresta nello stesso modo, e solo varia nel brodo di magro.


Salsa di Pomidoro.

Osservate Culì di Pomidoro pag. 26., e Salsa Al Culì di Pomidoro nel Tom. I. pag. 13. questa si appresta nella stessa guisa.


Salsa al butirro nero.

Fate squagliare, e divenire nero un grosso pezzo di butirro in una picciola cazzarola sopra il fuoco; allorché cesserà di stridere tiratelo indietro, fatelo riposare un momento, indi passatelo ad un setaccio fino, aggiungeteci un poco di aceto, sale, pepe schiacciato, e servite. Osservate che se il butirro è troppo caldo brucierà il setaccio.


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Salsa alla Tedesca.

Ponete in una cazzarola mezzo bicchiere di fiore di latte, un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, un tantino di brodo bianco di grasso, o di magro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pizzico di petrosemolo trito imbianchito; fate stringere, e bollire un momento sopra il fuoco, e servite.


Salsa di Cedrioletti.

Mondate dei cedrioletti sotto aceto, tagliateli in fettine, o dadini, fateli alquanto stare nell’acqua acciò perdino un poco la forza dell’aceto. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, cipolletta, scalogna, e petrosemolo trito, qualche coscia di Ranocchia se l’avete indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, aggiungeteci i cedrioletti ben scolati, bagnate con Culì di magro, condite con poco sale, pepe schiacciato, fate bollire un pochino dolcemente, digrassate, e servite.


Salsa di Selleri al butirro.

Questa si appresta come quella di grasso. Vedetela Tom. I. pag. 90., ma senza prosciutto, e bagnata con sole fiore di latte, ovvero fiore di latte e Culì di magro e si lega ben bollente con la liason.


Salsa al Culì di Fagioli bianchi.

Anche questa Salsa sì fa come quella di grasso. Vedetela nel Tom. I. pag. 93., ma bisogna metterci un buon pezzo di butirro fresco quando si passa sul fuoco colla farina; per il resto si finisce, e si serve nello stesso modo,
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e solo si bagna con buon brodo di magro carico di colore.


Salsa alla Bonne Molue.

Abbiate tanta Italiana bianca di grasso; o di magro, per quanto avete bisogno di Salsa, ponetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringete sopra il fuoco senza bollire, e servite con un buon sugo di limone.


Salsa di Capperi.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, cipolletta, e petrosemolo trito, e un buon pizzico di capperi interi ben capati; indi stemperateci due alici fuori del fuoco, bagnate con Culì di magro, condite con poco sale, e pepe schiacciato; fate bollire un pochino dolcemente, digrassate, e servite con un buon sugo di limone, o un filetto d’aceto.


Salsa Turnè alla Tedesca.

Ponete in una picciola cazzarola un pezzo di butirro fresco, due rossi d’uova, un pochino d’acqua, sale, pepe schiacciato, noce, moscata fate stringere sopra il fuoco, movendo sempre con una cucchiaia di legno, ma senza bollire, e servite questa Salsa sopra sparagi, cavoli fiori, broccoli, cotto con acqua e sale. Finocchi, Carciofi, Selleri, cotto in una bresa leggiera, o in un bianco.


Salsa Verde.

Pestate nel mortaio un buon pugno di petrosemolo capato, lavato, e asciugato; quando sarà ben pesto, aggiungeteci tre oncie di mollica di pane inzuppata nell’acqua, e ben
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spremuta, seguitate a pestare, stemperate quindi con aceto bianco a sufficienza, passatela al setaccio, in una picciola catinella bianca, metteteci del zucchero fino ad un grazioso sapore; e servitela calda, scaldandola sul momento a bagno-maria in una terrinetta, o tazza di maiolica.
Alcuni aggiungono a questa Salsa, pepe, sale, aglio, menta, ed inzuppano la mollica di pane nell’aceto; ma in tal guisa viene estremamente forte, e non così delicata e grata al gusto come quella di già descritta.


Salsa alla Garonne.

Vedete questa Salsa nel Tom. I. pag. 80. Di magro si appresta nella stessa maniera, e solo varia, che in luogo di bagnarla col Culì, e brodo di grasso, si bagna con Culì, e brodo di magro, e si serve egualmente.


Salsa di Cedrioli al butirro.

Questa si appresta come quella di grasso. Vedetela nel Tom. I. pag. 76.; ma si bagna soltanto con latte, e fiore di latte, si finisce nello stesso modo, e nel momento di servire si lega con una liason di tre rossi d’uova stemperata con latte, e si serve con un buon filetto d’aceto.


Salsa all’Italiana Verde.

Ancora questa Salsa non varia da quella di grasso, Tom. I. pag. 79. Se non che in luogo del Culì bianco di grasso, si addopra quello di magro, e si finisce, e si serve nella stessa maniera.


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Salsa di Fagioletti Verdi al butirro.

Passate i fagioletti fini, come quelli di grasso, Tom. I. pag. 81., ma senza prosciutto; indi sbruffateci un poco di farina, e bagnateli con latte, e fiore di latte; fateli bollire, e serviteli nella stessa guisa, legati ben bollenti con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte.


Salsa di Fagioletti Verdi all’Olio.

Allessate i fagioletti fini come sopra. Passate sul fuoco in una cazzarola con un poco d’olio, una cipolletta trita; quando sarà color d’oro aggiungeteci un poco di petrosemolo trito, e stemperateci due alici fuori del fuoco, indi metteteci i fagioletti conditeli con poco sale, pepe schiacciato, e noce moscata; passateli bene sopra il fuoco, acciò prendono sapore; e quindi bagnateli con Culì di magro, fateli bollire dolcemente, digrassateli, e serviteli con un filetto d’aceto, e un tantino di mostarda.


Salsa alla Pulette.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco tre oncie di prugnoli freschi ben nettati, e lavati, con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, e una fetta di prosciutto, se sarà di grasso. Quando averanno consumato la loro acqua, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con brodo bianco di grasso, o di magro; fate bollire mezz’ora dolcemente, digrassate bene, levate il mazzetto, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo bianco, o fiore di latte, e servite con sugo di limone.


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Salsa all’Olandese.

Vedete quella di grasso nel Tom. I. pag. 73., questa di magro non varia che nel Consommè di magro, e si serve nello stesso modo.

Dei ragù di Magro, con alcuni di Grasso.
Osservazioni sopra detti ragù.

I ragù di magro sono egualmente, che quelli di grasso molto in uso nella buona cucina, e segnatamente quelli di Frutti di mare. Rapporto per altro ai ragù di un magro in generale, siamo nello stesso caso; come nelle Salse di magro, mentre non variano che per il brodo di magro, il quale si pone in vece di quello di grasso. Si troveranno ancora qui compresi alcuni ragù di grasso concernenti i Frutti di mare, e ciò per non replicare le medesime cose. In ogni modo eccone una quantità che potranno servire di regola per tutti gli altri.


ragù di Fagioli Bianchi al Rosso.

Questo ragù si appresta esattamente come quello di grasso. Vedetelo nel Tom. IV. p. 23. e solo varia, che in luogo di bagnarlo con brodo colorito di grasso devisi bagnare con brodo colorito di magro, e si finisce, e si serve nello stesso modo.


ragù di Fagioli Bianchi all’Olio.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, due cipollette trite; allorché saranno color d’oro, aggiungeteci petrosemolo trito, e stemperateci due alici fuori
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del fuoco; indi bagnate con un bicchiere di Culì di magro, o Culì di cipolle; fate bollire dolcemente, e schiumate; scolate dei fagioli bianchi cotti all’acqua, ponetene la quantità necessaria nella Salsa, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate cuocere a picciolo fuoco circa mezz’ora; indi digrassate, e servite con un buon filetto d’aceto.


ragù di Ostriche.

Imbianchite nella loro acqua due dozzine di Ostriche fresche, indi tagliategli le durezze e le barbe, se volete, colate l’acqua in un setaccio di seta, e ponete le Ostriche a parte. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o olio buono, petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito, una punta d’aglio, e due tartufi in fette, se sarà la stagione, quindi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, e sbruffateci un pizzico di farina, bagnate colla poco d’acqua delle Ostriche, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, e Culì di grasso, o di magro quanto basti; fate bollire, e consumare al punto di una Salsa legata; metteteci le Ostriche, fate scaldare senza bollire, digrassate, e servite con sugo di limone, ed un poco di pepe schiacciato.


ragù di Ostriche, e Tartufi.

Quando averete imbianchite le Ostriche come le precedenti; tritate petrosemolo, cipolletta, scalogna, e prugnoli secchi bene ammollati; passate il tutto in una cazzarola sopra il fuoco con olio buono, e stemperateci
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poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio. Ungete il fondo di una cazzarola di butirro, ovvero un poco della suddetta Salsa, aggiustateci sopra un suolo di Tartufi freschi mondati e tagliati in fette, e quindi un poco di Salsa, e un suolo di Ostriche, e così continuate sino al fine; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra, in un quarto d’ora sarà cotto; levate allora i tartufi, e le Ostriche, mettete nella cazzarola mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, un poco di Culì, e di brodo buono, di grasso, o di magro, sale, pepe schiacciato; fate bollire, e consumare al punto di una Salsa; digrassate, rimetteteci le Ostriche, e Tartufi; fate scaldare senza bollire, e servite sopra qualche Antrè, come di Volatile, o di Pesce, o per Antremè con crostini fritti intorno.


ragù di Ostriche alla Pompadura.

Allorché averete imbianchite due o tre dozzine di Ostriche, e colata la loro acqua, come quelle in ragù, tagliategli le durezze e barbe se volete. Mettete in una cazzarola due tartufi freschi, qualche prugnolo secco bene ammollato, o tartufi secchi, e prugnoli freschi, o ambedue secchi, secondo le stagioni, quattro scalogne, petrosemolo, il tutto trito, un pezzo di butirro, o olio buono; passate sopra il fuoco, quindi stemperateci due alici fuori del fuoco, e sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, e Culì di grasso, o di magro; fate bollire,
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e consumare al punto di una Salsa legata; poneteci le Ostriche; fate scaldare senza bollire, e servite con sugo di limone.


ragù di Telline.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco tre o quattro libbre di Telline fresche, quando saranno tutte aperte, levatele, dalle loro conchiglie, ponetele all’acqua fresca; e conservate la loro acqua, che colarete leggermente a motivo della sabbia. Lavate bene le Telline a più acque. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o olio buono, petrosemolo, e cipolletta trita, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio, sbruffateci un pochino di farina, bagnate quindi con Culì di grasso o di magro, e un poco di acqua delle Telline; fate bollire, e consumare a poca Salsa, metteteci le Telline, fate scaldare senza bollire, e servite con sugo di limone, e un poco di pepe schiacciato.


ragù di Cannolicchi.

Abbiate due dozzine di Cannolicchi vivi, passateli in una cazzarola sopra il fuoco; quando saranno aperti levateli dalle loro conchiglie, ponete a parte la poca di acqua che averanno resa; e quindi apprestateti, finiteli, e serviteli come le Telline. Di grasso, potete anche prepararli come le cappe.


ragù di Cappe, o Cozze.

Nettate bene il di fuori delle Cappe, lavatele con più acque, e osservate che non vi resti intorno attaccata punto di sabbia, scolatele, mettetele in una cazzarola sopra un
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fuoco allegro acciò si aprino; indi levatele dalle loro conchiglie, tagliategli qualche durezza, se ne avessero, e colate leggermente l’acqua che averanno resa. Fate sudare sopra il fuoco in una cazzarola una fetta di prosciutto con un pezzo di butirro, qualche prugnolo se sarà la stagione, un mazzetto d’erbe diverse; indi bagnate con porzione dell’acqua delle Cappe, e Culì; fate consumare al punto di una Salsa legata e passatela al setaccio; metteteci le Cappe, fate scaldare senza bollire, e servite con sugo di limone.
Di magro: passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o olio Buono, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, qualche prugnolo, o fungo fresco, se sarà la stagione, il tutto trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, sbruffateci poscia un pizzico di farina, bagnate con un poco di acqua delle Cappe, e Culì di magro; fate bollire, e consumare al punto di una Salsa legata: indi poneteci le Cappe, fate scaldare senza bollire, e servite con sugo di limone.


ragù di Gongole, e Chioccole.

Questi si apprestano esattamente come quello di Cappe, ed anche come quello all’Inglese di frutti di mare, che potete vedere qui sotto.


ragù all’Inglese di Frutti di mare.

Tagliate in grossi dadi una carota, una panè, qualche prugnolo, o fungo fresco, secondo la stagione, ponete in una cazzarola con una fetta di prosciutto, un pezzo di butirro,
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un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico; passate sopra il fuoco; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, Culì, e brodo buono colorito; fate bollire dolcemente, e consumare al suo punto, aggiungeteci quindi un pizzico di pistacchi sbollentati, pelati, interi, e ben verdi, una dozzina di picciole cipollette cotte con buon brodo, due dozzine di Ostriche imbianchite nella loro acqua, o Cannolicchi, o Telline, o Cappe, o Gongole, o Chioccole, o Patelle, o Dattili di mare ec. fate scaldare senza bollire, condite con poco, o niente sale, pepe schiacciato, digrassate, levate il mazzetto, e prosciutto, e servite con sugo di limone, per guarnire un’Antrè, o per Antremè con crostini fritti intorno. Tutti questi ragù convengono assai sopra ad ogni sorta di Volatili, e Pesci.


ragù di Latti, e Fegati di Pesci.

Fate sudare in una cazzarola sopra il fuoco circa mezz’ora una fetta di prosciutto, con due, o tre fette di vitella, metteteci poscia un pezzo di butirro, e qualche prugnolo fresco, se sarà la stagione, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco, sbruffateci quindi un pizzico di farina, bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, un poco di sugo, e Culì; fate bollire finché la vitella sarà cotta, levate allora la vitella, prosciutto, e mazzetto, poneteci dei latti, o fegati di Pesci, imbianchiti all’acqua bollente,
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condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire mezzo quarto d’ora, e digrassate, che il ragù sia ben legato, e servite con sugo di limone, per guarnire un’Antrè, o per Antremè con crostini fritti intorno.
Di magro: passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o olio buono, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, sbruffateci poscia un pizzico di farina, bagnate con Culì di grasso, o di magro quanto basti; fate bollire, e consumare al punto di una Salsa; poneteci i latti, o fegati di Pesci, o ambedue, imbianchite all’acqua bollente, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire mezzo quarto d’ora, e servite con sugo di limone, per guarnire un’Antrè, o per Antremè con crostini, come sopra.


ragù di Olive.

Dissossate delle belle olive di Spagna, riempitele con un poco di farsa di Chenef di magro, fatele cuocere con brodo buono di magro, indi mettetele in un buon Culì, o Spagnuola, e servite con sugo di limone. Ovvero dopo che le avete dissossate, e bene imbianchite all’acqua bollente. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, e scalogna trita, una punta d’aglio, indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio; aggiungeteci le olive, due cucchiai di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, Culì di magro quanto basti, condite con poco sale, e pepe
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schiacciato; fate bollire dolcemente un quarto d’ora, digrassate, e servite con un gran sugo di limone.


ragù di Tartufi.

Mondate dei tartufi freschi, tagliateli in fette, o in dadi, o rotelline, o mandorle, o rotondetti, o come volete. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, cipolletta, petrosemolo, e scalogna trita, uno spicchio d’aglio; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, aggiungeteci i tartufi, passateli ancora un poco, bagnate quindi con un pochino di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, Culì di magro, o di grasso, quanto basti, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire dolcemente mezz’ora, digrassate, levate l’aglio, e servite con sugo di limone, o per ragù, o per Antremè con crostini fritti intorno.


ragù di Prugnoli.

Passate l’erbe fine come sopra, dopo che ci averete poste le alici, metteteci i prugnoli ben nettati, e lavati, fateli cuocere, e consumare tutta fa loro acqua, quindi bagnate, finite, e servite questo ragù come il precedente.


ragù alla Massedoene.

Questo si appresta come quello di grasso. Vedetelo nel Tom. IV. pag. 10., cioè allorché sono cotte tutte l’erbe, mettetele in una Italiana bianca di magro fatta col butirro; fate bollire un pochino, legate con una liason, e
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servite con sugo di linone, o per ragù, e per Antremè con crostini intorno.


ragù Melè.

Abbiate qualche fegato di Pesce di buona qualità imbianchito all’acqua bollente, e tagliate in pezzi, delle cipollette e olive cotte con brodo di magro, delle code di gamberi cotte e mondate, qualche picciola Chenef cotta. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, petrosemolo, cipolletta, e scalogna, il tutto trito, uno spicchio d’aglio; indi stemperateci due alici fuori del fuoco, aggiungeteci due, o tre tartufi mondati, e tagliati in fette, o prugnoli freschi secondo la stagione, o ambedue secchi bene ammollati, e capati, passate ancora legger mente sopra il fuoco; quindi bagnate con mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, e Culì di magro quanto basti; fate bollire dolcemente mezz’ora, metteteci poscia gl’ingredienti suddetti, condite con sale, pepe schiacciato; fate dare ancora qualche bollo, digrassate, levate l’aglio, e servite con sugo di limone, o per ragù, o per Antremè con crostini fritti intorno Potete aggiungere a questo ragù, culi di carciofi cotti in un bianco, e tagliati in quarti, e punte di sparagi cotte. Le Chenef all’olio, ed al butirro le trovarete qui appresso.


ragù di Gamberi.

Abbiate un Culì di Gamberi come è descritto alla pag. 25., metteteci dentro quelle code di gamberi, che credete necessarie per il ragù, fate scaldare senza bollire, e servite.


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ragù di Piselli fini.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, cipolletta e petrosemolo trito, stemperateci poscia due alici fuori del fuoco, metteteci quella quantità di piselli necessaria; passateli leggermente sopra il fuoco, bagnateli quindi con un poco di Culì di magro, conditeli con sale, pepe schiacciato; fateli bollire a picciolo fuoco, digrassateli, e serviteli ben verdi, o per ragù, o per Antremè con crostini fritti intorno.


ragù alla Valiere.

Abbiate una Italiana bianca di magro, quanto è necessaria per la Salsa del ragù, mettetela in una cazzarola con delle code de’ gamberi cotti, e mondate, qualche cipolletta cotti con brodo bianco di magro, qualche fegato di arzilla pietrosa imbianchito, e tagliato in pezzi, due o tre tartufi tagliati in fette, e cotti prima con un pezzetto di butirro. Nel momento di servire fate bollire, digrassate, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un pochino di acqua, e servite con petrosemolo trito imbianchito, e un buon sugo di limone, o per ragù, o per Antremè con crostini intorno.


ragù di Lenticchie.

Vedete gli Antremè di magro nel Tom. VI. ove dice: Lenticchie all’Erbe fine.


ragù alla Folette.

Passate in una cazzarola sopra il fuco con un poco d’olio, erbe fine, un’alice, ed un pugno di prugnoli freschi ben puliti; quando sarà consumata la loro acqua, bagnateli con
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Culì di magro, e un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi; fateli cuocere dolcemente; indi aggiungeteci qualche punta di sparagi, fegati di Pesci, e code di Gamberi, il tutto cotto, e bene appropriato, condite con sale, pepe schiacciato, fate dare ancora qualche bollo, digrassate, e servite con poca Salsa, e sugo di limone, o per ragù, o per Antremè con crostini fritti intorno. Potete bagnare questo ragù con Culì di pomidoro, ma senza vino, ed in luogo delli prugnoli servirvi delle caldarelle, o altri funghi di buona qualità, che trovansi nell’Estate.


ragù per Ripieno alla Contì.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, petrosemolo, scalogne, cipolletta, il tutto trito, uno spicchio d’aglio intero, qualche prugnolo fresco, o secco, e tartufi freschi, se sarà la stagione, tagliati in grossi dati, o secchi in fette; indi sbruffateci un pochino di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare del tutto, aggiungeteci poscia dei grossi dadi di polpa di pesce, ma che non sia di Triglie, di Merluzzo, di Arzilla ec., condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire, e consumare tutta l’acqua che renderà detto Pesce: quindi bagnate con poco Culì di magro, uniteci qualche coda di gambero, qualche fegato sodo di Pesci, cotto e tagliato in dadi, e qualche punta di sparagi, e piselli fini, il tutto secondo la stagione; fate bollire un momento per digrassare, e servite freddo per ripieno con sugo di limone, e pochissima Salsa.
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Nell’Estate potete bagnare questo ragù con Culì di pomidoro.


Salpiccone per Ripieno alla Contì.

Questo si appresta nello stesso modo, che il ragù, ma tutto si taglia in dadini assai minuti, si finisce con poca Salsa, e si serve freddo per ripieno con sugo di limone. all’uno, che all’altro di questi Ripieni, ci potete aggiungere qualche filetto d’alice tagliato in dadini, e li potete apprestare tanto all’olio, che al butirro; cioè quando, passate l’erbe trite coll’olio, bagnate con Culì fatto all’olio, quando poi le passate con butirro, bagnate con Culì fatto al butirro, o se non avete detti Culì sbruffateci un pizzico di farina, e bagnate con brodo buono di magro colorito, o bianco. Potete anche bagnare ambedue con Culì bianco; ma facendolo al bianco, bisogna legarlo con qualche rosso d’uova, e sugo di limone, che la Salsa sia assai ristretta, e ben legata.


Farsa di Chenef al butirro.

Prendete della polpa di merluzzo, che sia freschissimo, quella quantità che vi bisogna per la farsa, pulitela bene dalla pelle, e spine, pestatela nel mortaio, passatela quindi per un setaccio di crino, tornatela di nuovo nel mortaio, e metteteci li medesimi condimenti, come quella di grasso, che potete vedere nel Tom. IV. pag. 41. collo stesso metodo, e quantitativo.


Farsa di Chenef all’Olio.

Questa si appresta esattamente come la precedente, e solo varia, che in luogo del butirro si mette altrettanto olio fino, ed in luogo
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dei rossi d’uova, si mette qualche bianco di più, e la regola per farle più, o meno delicate, è la medesima, come per quella di grasso.


Chenef in diverse maniere.

Le Chenef di magro si apprestano, e si servano precisamente in tutte quelle maniere, che quelle di grasso. Vedetele nel Tom. IV. dalla pag. 41. fino a 44., basta che la Farsa sia ben fatta, e delicata.


Farsa di Pesce al butirro.

Pestate nel mortaio della polpa di Pesce ben pulita, o passata al setaccio come per le Chenef, aggiungeteci una panata disseccata sopra il fuoco con latte, o fiore di latte, stretta con due o tre rossi d’uova, e fredda, petrosemolo, cipolletta, e scalogna, il tutto trito, una punta d’aglio, un poco di basilico in polvere, sale, pepe schiacciato, noce moscata; pestate il tutto insieme con un buon pezzo di butirro, e legate con rossi d’uova crudi, e qualche bianco sbattuto in fiocca.


Farsa fina alla besciamella.

Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, qualche prugnolo fresco, se sarà la stagione, o qualche coscia di Ranocchia, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, due garofani; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate metà latte, e metà fiore di latte; fate bollire, e consumare come una besciamella ben stretta, passatela al setaccio, e aggiungeteci code di gamberi trite, rossi d’uova dure triti, qualche latte di Pesce, o fegatino, imbianchiti, e triti, condite con
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sale, pepe schiacciato, noce moscata, legate ben bollente con una liason di rossi d’uova, e servite freddo con sugo di limone. Questa farsa è ottima per diversi piccioli Orduvre, come per rissole, Bocconotti, Panzarotti, Pasticcietti ec.


Farsa di Magro senza Pesce.

Tritate un pugno di acetosella, mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro, della mollica di pane grattato, e del fiore di latte a proporzione; fate bollire, e stringere sopra il fuoco come una panata, che legarete con due, o tre rossi d’uova; quindi pestatela nel mortaio con un pugno di parmigiano grattato, un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, e scalogna trito, qualche prugnolo cotto e trito, se sarà la stagione, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, e legate con qualche rosso d’uovo crudo.


Farsa Ordinaria.

Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, con petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, un poco di basilico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un poco di mollica di pane grattata; passate sopra il fuoco finché sia alquanto disseccata, e che la mollica di pane abbia assorbito il butirro, quindi legatela fuori dei fuoco con qualche rosso d’uovo crudo, e servitela fredda.


Polpettine di Pesce.

Fate una farsa di Chenef all’olio, o al butirro. Vedetela pag. 78., mescolateci petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito, una punta d’aglio, pignuoli, e passarina, e un
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pochino di cedrato candito, tagliato fino; formatene le polpettine crude, e non molto grosse, bagnando le mani pulite con un poco di acqua fresca. Abbiate al fuoco in una cazzarola un poco di sugo, o brodo bianco di magro; quando bolle poneteci le polpettine; fatele cuocere dolcemente un quarto d’ora; indi servitele con poca Salsa, ed un pochino di sugo di limone. Se sono al brodo bianco legatele con una liason di tre rossi d’uova, e sugo di limone. Potete aggiungere si all’une, che all’altre un poco di Culì di pomidoro poco prima di servirle.


Bresa di Magro.

Ponete in una cazzarola, o altro rame addattato, secondo la grossezza del Pesce, un pezzo di butirro, o un poco d’olio, vino di Sciampagna, o altro vino bianco, brodo di magro d’erbe e ceci, un mazzetto d’erbe diverse, con timo, alloro, e basilico, fette di cipolla, di carota, e di panè, sale, pepe sano, e qualche garofano; bisogna regolarsi nella dose secondo la grossezza del Pesce, dovendo essere coperto, e cuocere leggermente ben ristretto, coperto con un foglio di carta, e fuoco sotto, e sopra. Se la Bresa sarà di grasso, in vece del brodo di magro, metterete quello di grasso, e di più fette di lardo, e prosciutto sotto e sopra il Pesce, e fate cuocere nello stesso modo. Tutte le Brese per il Pesce sì di grasso, che di magro si apprestano egualmente.


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Glassa di Magro.

Mettete in una cazzarola del buon brodo di magro alquanto colorito, ma senza Telline, con tutte le dissossature dei Pesci che averete disfatti, ben lavate, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di cipolla, di carota, di panè, e di radica di petrosemolo, niente sale; fate bollire dolcemente un’ora schiumando di tempo in tempo; indi passate per un setaccio fino di seta, o per una salvietta prima bagnata, e ben spremuta; versate in una cazzarola, e sopra un fuoco allegro fate consumare al punto di una glassa color d’oro. Questa vi servirà per glassare tutto ciò che si dirà in appresso.


Pastella di magro per Frittura.

Questa si appresta come quella di grasso. Vedetela nel Tom. I. pag. 21., ma con solo olio, e soli bianchi d’uova sbattuti in fiocca.


Alici Salate per Condimento.

Lavate, e nettate bene le alici salate, levategli le spine, battetele sopra la tavola colla costa del coltello, mescolandole con un pochino d’olio, o butirro; indi passatele al setaccio, e servitevene nelle occorrenze.

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CAPITOLO SECONDO.Dei Pesci in Generale.
Osservazioni sopra detti Pesci.

Dovendo quest’opera servire per tutta l’Italia, così ho creduto in genere de’ Pesci di acqua dolce di non attenermi soltanto a quei di Roma, i quali sono in picciol numero, e non molto stimati, bensì a quelli di tutta la nostra Penisola; come ho fatto lo stesso riguardo Ad alcuni Pesci di mare, che noi non abbiamo in Italia, come il Salamone fresco, l’Aringa fresca, il Cabelio, o Baccalà fresco, la Viva, o Drago di mare, il Pesce persico ec., potendo benissimo succedere, che alcun cuoco, o altra persona provveduta di quest’opera vada ne’ Paesi Esteri, e vegga Pesci a lui incogniti, e non mai mangiati, onde è bene che sappia come debbono essere apprestati, tanto secondo il costume del Paese, quanto per i diversi gusti delle persone. Della Folaga, e Anitra marina ne parlerò alla fine de’ Pesci. In quanto ai Pesci di acqua dolce, questi verranno descritti nel Cap. III. dopo quelli di mare, dei quali in Roma siamo molto ben provveduti, e grazie sempre alle savie leggi emanate su quest’oggetto tanto importante, ogni anno la pescagione va migliorando, potendosi dire, e con ragione, che Roma sia provveduta di Pesci al paro di qualunque Città marittima dell’Italia.
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Sarebbe per altro un dilungarmi moltissimo se volessi inserire in questo volume tutte le diverse qualità de’ Pesci sì di mare, che de’ laghi, e de’ fiumi; nulladimeno ne accennerò alcune le più importanti, e spiegherò inoltre brevemente il metodo, onde conoscere la freschezza de’ Pesci, e ai loro Articoli particolari le pesche, e le stagioni nelle quali sono migliori. Recapito importantissimo, ed essenziale, da cui dipende la delicatezza, sapore, e buon gusto di tutte le vivande di Pesce.
In diverse Città d’Europa non si vendono Pesci morti, e non si comprerebbero neppure gratis, dovendosi i Pesci uccidere nella propria cucina, ove vengono portati tutti vivi; ma questi Pesci sono ordinariamente di acqua dolce, come si potrà osservare nel corso di questo volume, ove si spiegherà la maniera di apprestarli.
In tutta l’Italia si potrebbero mangiare dei Pesci freschissimi, se la malizia de’ pescatori, o de’ pescevendoli, mettendoli ne’ tempi e stagioni calde nelle grotte, o ne’ pozzi, ovvero all’acqua corrente per conservarli non li guastassero in vece, e ciò per venderli poi, a più caro prezzo in giorni di vigilia, la qual cosa pratticasi segnatamente in Napoli, nonostante i rigori da varie leggi emanate a tale oggetto. Devesi perciò avvertire, che comprato questo Pesce è necessario subito prepararlo, e farlo cuocere, altrimenti non si potrà mangiare, e benché i compratori lo conoschino, pure alcuna volta ne restano ingannati; onde debbano ben guardarlo nell’occhio, il quale
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non essendo il Pesce fresco sarà pallido, ed appannato, in luogo che essendo fresco lo averà vivace, e lucido. Si debbano anche osservare le garze, le quali col cattivo odore ne scuoprono il difetto, e per far ciò basta toccarle con un dito, e poscia portarlo al naso; onde subito si sentirà la freschezza del Pesce, o il suo difetto, e benché i pescatori, o venditori di Pesce sogliono spremere le garze de’ Pesci freschi, e con quel sangue colorire le garze di quelli troppo frolli, per mostrare così il sangue vivo, pure servendosi del solo tatto, come si è accennato di sopra, facilmente si possono conoscere le buone, o cattive qualità di qualunque sorta di Pesce.
In altre Città lontane dal mare lo sogliono tenere in bagnuoli di acqua salata, ovvero colla neve; ma siamo sempre nello stesso caso, cioè, che all’occhio, alle garze, al colore delle squame, e della pelle, e finalmente alla sodezza della carne, e di tutto il Pesce prendendolo nelle mani; o essendo tagliato all’odore, e sodezza della carne, la quale non essendo il Pesce fresco si disfarà fra le dita, si distinguerà facilissimamente la sua freschezza.
La regola per altro, che un compratore deve tenere in sì fatta spesa è di scegliere un venditore di Pesce, o un pescatore il più onesto, che sia possibile, e servirsi sempre dal medesimo, pagandogli il Pesce a discreto prezzo. In questa guisa sarà sempre non solo ben provveduto di Pesce, ma inoltre averà cura il pescevendolo per non perdere un avventore fisso, di darglielo più fresco che sia possibile, oppure
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dirgli quello, che più o meno gli conviene; onde non fargli fare cattiva figura; doveché al contrario andando ora da uno, ed ora da un altro, né succede, che in un giorno di scarsezza, è certo che o resterà senza Pesce, o glie lo daranno poco buono, o cattivo, ovvero se sarà possibile glie lo faranno pagare a caro prezzo.

Dei Pesci di Mare.
Dello Storione.

Lo Storione benché sia Pesce di mare si nutrisce di acqua dolce, e quando è picciolo chiamasi Porcelletta, la quale è molto più stimata, che lo Storione, essendo sommamente più delicata, e più facile alla digestione. Lo Storione si prende nell’imboccature de’ fiumi, ed in Italia specialmente nel Pò, Adige, e Tevere, i quali riescono di un sapore eccellente. Se ne prendono anche nel Volturno, ossia fiume di Capua.
Lo Storione tiene il primo luogo fra i Pesci nobili, e colle sue uova fassi dell’ottimo Caviale sì liquido, che solido, ma il primo è assai migliore del secondo. Questo Pesce deve essere infrollito qualche giorno, ma più l’Inverno, che l’estate, onde avere la carne tenera, e delicata. La sua pesca principia nella Primavera, e dura tutta l’Estate, nel cui tempo partorisce d’onde ne abbiamo le Porcellette.


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Storione al Corto brodo.

Rilievo = Fate un corto brodo ordinario in quella quantità, che richiede la grandezza dello Storione, o la grossezza d’un pezzo del medesimo, o di altro grosso pesce, con acqua, o brodo d’erbe, e ceci, un grosso pezzo di butirro, o olio, vino bianco, un poco di aceto, tutte sorte di erbe di odore, fette di cipolle, di carote, di panè, di radiche di petrosemolo, sale, pepe sano, garofani; quando bolle metteteci dentro il pesce, che resti coperto dal brodo; fatelo cuocere dolcemente. Allorché sarà cotto servitelo sopra una salvietta guarnito di petrosemolo. Se lo Storione sarà intero, dopo averlo sventrato, levato il nervo, e lavato, mettetegli nel corpo sul grosso pezzo di butirro maneggiato con sale, pepe sano, garofani, e tutta sorta d’erbe di odore intere. Le Porcellette si fanno cuocere egualmente; ma dopo sventrate bisogna levargli una specie di nervo, che tengono lungo la spina dell’osso, operazione che fassi dalla parte del ventre, come si dirà qui appresso.


Storione alla Senteminult.

Antrè di grasso, e di magro = Prendete una grossa fetta di Storione: di grasso lardatela di lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito; mettetelo in una cazzarola con fette di lardo sotto e sopra, qualche fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, fetta di cipolla, di carota, di panè, e di radiche di petrosemolo, metà vino bianco bollente, e metà latte bollente, sale, pepe sano, garofani, coprite con
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un foglio di carta; fate cuocere leggermente con fuoco sotto e sopra.
Di magro: lardate lo Stortone di filetti d’alici, e di anguilla, ovvero senza; mettetelo a cuocere come sopra, con solo vino bianco bollente, latte bollente, un pezzo di butirro, e li medesimi condimenti. Quando sarà cotto o nell’una, o nell’altra maniera, prendete del grasso della Senteminult, mescolatelo con tre, o quattro rossi d’uova, fate stringere sopra il fuoco. Ponete lo Storione sopra il piatto, bene asciugato, stendeteci sopra questa Salsa, spolverizzatelo di mollica di pane grattata, aspergetelo sopra con butirro squagliato; fategli prendere colore al forno, o sotto un coperchio da campagna, e servitelo con sotto una Salsa allo Storione, ovvero una buona Remolada. Vedete queste Salse: la prima pag. 57., la seconda nel Tom. I. pag. 68.


Storione alla Tartara.

Antrè di grasso, e di magro = Marinate una bella fetta di Storione con olio, sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, di scalogne, due spicchi, d’aglio in filetti, una foglia di alloro in pezzi, fusti di petrosemolo, filetti di cipolletta, basilico, quattro fette di limone senza scorza; dopo due ora di marinata, levate tutte le erbe, ungete bene lo Storione, spolverizzatelo di mollica di pane; fatelo cuocere dolcemente sulla gratella di un bel colore, e servitelo con sotto una Salsa chiara all’aspic di grasso, o di magro. La prima vedetela nel Tom. I. pag. 74. La seconda si fa egualmente, ma con brodo di magro.


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Cotelette di Storione.

Antrè di grasso, e di magro = Tagliate dei pezzi di Storione a guisa di cotelette, e infilategli dalla parte della punta una grossa zampa di gambero cotto; marinatele come sopra, spolverizzatele di mollica di pane grattata, fatele cuocere, e servitele nella stessa maniera.


Storione all’Italiana.

Antrè di grasso = Lardate una bella fetta di Storione di lardelli di lardo, e prosciutto; passatela in una cazzarola sopra il fuoco con lardo squagliato, petrosemolo, cipolletta, scalogne, il tutto trito, due spicchi d’aglio, tre garofani un mazzetto d’erbe diverse, una rametta di finocchio, sei coriandoli, sale, pepe schiacciato; indi mettetelo in un’altra cazzarola con sotto qualche fetta di vitella, e tutto il suo condimento, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; tate cuocere con picciolo fuoco sotto, e sopra, e bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi. Quando sarà cotto passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di Culì ristretto di pomidoro, o una buona Spagnuola ristretta, ovvero un buon Culì; asciugate lo Storione dal grasso, e serviteci sopra la Salsa.


Storione all’Inglese.

Antrè = Abbiate un pezzo di Storione, mettetelo in una cazzarola con tre parti di acqua, ed una di aceto, che resti coperto, sale, pepe sano, quattro garofani, fette di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, mezza foglia di alloro, timo, e basilico;
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fatelo cuocere dolcemente, e servitelo con sopra una Salsa all’Inglese fatta in questa maniera. Mettete in una cazzarola un grosso pezzo di butirro maneggiato nella farina, un pizzico di capperi fini interi, brodo bianco di grasso, o di magro, a proporzione, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere sopra il fuoco, e bollire qualche minuto, e servite sopra lo Storione con un filetto di aceto, o sugo di limone.


Storione alla Provenzale.

Antrè di grasso = Lardate una fetta di Storione di lardelli di lardo, e filetti di alici; mettetelo in una cazzarola con sotto qualche fetta di vitella, due fette di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, con un poco di basilico, due spicchi d’aglio, due scalogne, tre garofani, pepe sano; coprite di fette di lardo, ed un foglio di carta; fatelo sudare circa mezz’ora con picciolo fuoco sotto, e sopra; quindi bagnate con un bicchiere vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, fate finire di cuocere dolcemente. Quando sarà cotto passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un pezzetto di butirro maneggiato con un pochino di farina, Culì a proporzione, fate bollire, e consumare al punto di una Salsa, digrassatela, e servitela sopra lo Storione con qualche cappero fino intero, cipolletta, e petrosemolo trito, e sugo di limone.


Storione alla Servante.

Orduvre = Tagliate delle picciole fette di Storione grosse mezzo dito, marinatele con olio, prugnoli freschi, o secchi, secondo la
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stagione, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, un poco di basilico, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato; quindi spolverizzatele di mollica di pane grattata, fatele cuocere sulla gratella di bel colore, e servitele con sotto una Salsa all’aspic, o altra Salsa chiara Piccante.


Storione in Granadine.

Antrè di grasso, e di magro = Piccate di minuto lardo come un fricandò dei piccioli pezzi di Storione tagliati tondi a guisa di Granadine; metteteli in una cazzarola con qualche fetta di vitella, un pezzo di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, un bicchiere di vino bianco consumato per metà, e brodo buono, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché saranno cotte, passate al setaccio il fondo della cottura, aggiungeteci un poco di brodo alquanto colorito, digrassate, fate consumare a fuoco allegro al punto di una bella glassa, glassateci tutto il di sopra piccato delle Granadine, e servitele con sotto una Salsa d’erba, o altra di vostro genio. Potete nello stesso modo servire una bella fetta di Storione piccata, e glassata come un fricandò. Potete anche piccare, e glassare uno Storione intero, levandogli prima la pelle sopra la schietta, e farlo cuocere nello stesso modo, aumentando il condimento a proporzione.
Di magro: piccate le Granadine, o una bella fetta di Storione con filetti di tartufi; o carote, o fusti di petrosemolo, potendo anche tramezzarle una di una sorte, ed una di
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un’altra. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, qualche coscia di Ranocchia, tre scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse; quando il tutto sarà asciugato, bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e brodo buono di magro senza Telline; fate bollire un momento, e schiumate; quindi versate in un’altra cazzarola, aggiustateci dentro le Granadine, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Allorché saranno cotte formate una glassa leggiera col fondo della loro cottura, come la precedente, glassateci tutto il di sopra piccato, e servite con sotto una Salsa d’erba, o altra di vostro genio.


Storione alla Giambor.

Rilievo di grasso, e di magro = Abbiate una grossa fetta di Storione, piccatela, fatela cuocere, e glassatela come le Granadine, e servitela con sotto un ragù melè, o di Frutti di mare, sì di grasso, che di magro. Vedete questi ragù nel Tom. IV. Cap. I., ed in questo Cap. I.


Storione alla Filandese.

Antrè di grasso, e di magro = Tagliate in fette fine un pezzo di Storione. Mettete in una cazzarola grande un grosso pezzo di butirro, o olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, tartufi, il tutto trito, una punta d’aglio, un poco di basilico in polvere, passate sopra il fuoco; indi stemperateci tre alici passate al setaccio, aggiustateci sopra le fette di Storione, conditele con. sale, pepe schiacciato,
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e noce moscata, quando saranno imbianchite, e cotte da una parte, voltatele dall’altra, levatele poscia, e ponetele in una cazzarola. Mettete in quella dove hanno cotto, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, Culì di grasso, o di magro quanto basti per la Salsa; fate bollire un pochino a fuoco allegro, quindi rimetteteci le fette di Storione, qualche cappero fino intero; fate scaldare senza bollire, e servite con sugo di limone, e guarnite intorno di crostini di pane fritti.


Storione alla Moscovita.

Antrè di grasso, e di magro = Marinate una bella fetta di Storione con olio, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, una foglia di alloro in pezzi, due spicchi d’aglio tagliati nel mezzo, un poco di basilico, sale, pepe schiacciato; dopo due ore fatelo cuocere stilla gratella più della metà; indi mettetelo in una cazzarola, o sopra di un piatto, con un pezzo di butirro e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà un poco di Culì di grasso, o di magro, petrosemolo, cipolletta, prugnoli freschi, o secchi, una punta d’aglio, il tutto trito; fate bollire dolcemente più di un quarto d’ora, e servite con un buon sugo di limone, e qualche cappero intero. Potete anche farlo cuocere del tutto sulla gratella, e servirlo con sopra una Salsa, o un ragù di grasso, o di magro, di vostro genio. Vedete i diversi ragù nel Tom. IV. ed in questo.


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Storione alla Spagnuola.

Antrè di grasso = Lardate un pezzo di Storione di lardelli di prosciutto grasso e magro alquanto dissalato, involtatelo di fette di lardo, e fogli di carta imbutirrata; fatelo cuocere al forno, o allo spiedo. Quando sarà cotto scartatelo, levate il lardo, e servite con sopra una buona Salsa alla Spagnuola abbondante di vino di Sciampagna, e aggiungeteci un poco di sugo di limone.


Storione alla Bresa, a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Di grasso: larderete lo Storione di lardelli di lardo, e prosciutto, e lo farete cuocere con fette di lardo, e vitella sotto e sopra, vino bianco consumato per metà, buon brodo, un mazzetto di tutte sorta d’erbe, sale, pepe sano, qualche garofano, e coperto con un foglio di carta, e fuoco sotto e sopra.
Di magro: lo larderete con filetti di alici, e lo farete cuocere con vino bianco consumato per metà, un pezzo di butirro, o un poco d’olio, un mazzetto d’erbe diverse, un poco di brodo buono di magro, sale, pepe sano, qualche garofano, e coperto con un foglio di carta, e fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto, o nell’una, o nell’altra maniera lo servirete con sopra quella Salsa, o ragù di grasso, o di magro, che crederete a proposito.


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Storione allo Spiedo a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Di grasso: lardate lo Storione come sopra, e di magro con filetti di anguilla, e di alici; mettete un pezzo di butirro in una cazzarola con petrosemolo, cipolletta, uno spicchio d’aglio, timo, alloro, basilico, scalogne, e vino bianco a proporzione; fate bollire un quarto d’ora a picciolo fuoco: infilate lo Storione allo spiedo, fatelo cuocere arrosto aspergendolo di tempo in tempo col vino, ed il butirro che avete fatto bollire. Allorché sarà cotto lo servirete con una Salsa Piccante, o al Porchetto, o Povrada ec., sì di grasso, che di magro, ovvero qualunque ragù di vostro genio.


Porcelletta alla Moscovita.

Rilievo = Sgarzate, e sventrate una bella Porcelletta, levategli il nervo che tiene lungo l’osso della spina, ciò che si rende facile col coltello dopo che l’averete sventrata; quindi lavatela, ponetela in una pescioniera giusta alla sua lunghezza, con stellette di carote e di teste di selleri intaglite, anelli di cipolle, un mazzetto d’erbe diverse, un poco d’olio, o un pezzo di butirro, una bottiglia o più di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, un poco di acqua, sale, pepe schiacciato; coprite con fogli di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta, e consumata la Salsa al suo punto, levale il mazzetto, digrassate, e servite.


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Porcelletta in diverse maniere.

Rilievo di grasso, e di magro = Dopo che averete sventrata la Porcelletta, apritegli un pochino col coltello della parte del ventre l’osso della spina, e tirategli fuori il nervo, che verrà con facilità; quindi fatela cuocere in un corto brodo, o in una Bresa, come lo Storione, e servitela con sopra un ragù di grasso, o di magro, come alla Finansiera, Melè, d’Ostriche, di Gamberi, di Tartufi ec. Vedete questi ragù nel Tom. IV., ed in questo. La potete anche apprestare alla Senteminult, alla Tartara ec. Quando la Porcelletta è picciola si può preparare come la Spigola alla Dama Simona. Questo Pesce essendo raro, e di caro prezzo, (mentre in alcuni Paesi del Nord si vende quasi alla ragione di dieci scudi il palmo), non si disfa mai in pezzi, ma si serve sempre intero con un buon ragù, o bella Guarnizione, o al corto brodo sopra una salvietta: ciò che nobilita moltissimo qualunque mensa.


Dell’Ombrina.

L’Ombrina è un grosso pesce che nasce, e vive nel mare vicino agli scogli erbosi, né mai ritrovasi in acque dolci. Essa si pesca tutto l’anno, la migliore per altro è quella, che si prende nella Primavera, mentre è più grassa, e di miglior sapore, che in qualunque altra stagione.
Questo pesce deve essere alquanto infrollito, altrimenti sarà duro, e coriaceo, ed è dopo lo Storione il più nobile, e il più grosso, giungendo il suo peso alcune volte a circa ottanta, e cento libbre Romane.
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La picciola Ombrina è più delicata della grossa, e la parte del venire è migliore di quella della schiena. Delle sue uova se ne fanno delle buone bottarghe, ed anche del caviale liquido; i latti, ed il fegato sono sommamente stimati. L’Ombrina lopis, o di scoglio, e migliore dell’altra.
L’Ombrina si appresta esattamente come lo Storione, ed anche in tutte quelle maniere, che il Pesce spada, del quale parlerò qui appresso, e ciò per non replicare le medesime cose, e non rendere questo Tomo soverchiamente voluminoso.


Del Corvo.

Il Corvo è un pesce di mare, che ingrossa assai, e giunge talvolta al peso di cinquanta, e sessanta libbre. Si trova nel mare Mediterraneo, e specialmente dalla parte d’Italia; si trova ancora nel mare Adriatico. La sua forma rassomiglia molto all’Ombrina, ma alquanto più depresso, e più assottigliato verso la coda. I pescevendoli spesso lo vendono sotto il nome Ombrina. Le sue squame sono mezzane, e ne ha sopra gli opercoli delle branchie e sopra tutta la testa sino alla gola; distintivo delle Ombrine, delle Cerne, e dei Corvi. Bomare nel suo Dizio. d’Isto. Nat. ha confuso il Corvo, coll’Ombrina, e colla Cerna.
Salviano dice esservi due specie di Corvi: uno buono, che si chiama semplicemente Corvo quando è grosso e Corvetto quando è picciolo, di colori bellissimi come cangianti. L’altro che si chiama Corvo di foriera è di colore molto oscuro, in guisa che diversi Autori hanno
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nominato questo pesce Corvo (Corbeau). Io credo però, che il nome di Corvo ci venga dal Greco, perché Coracino in Greco vuol dire Corvo; del rimanente è del tutto simile all’altro, eccettuato nel colore e nel sapore della sua carne, la quale è molto inferiore a quella del Corvo propriamente detto.
Questi pesci nascono e vivono nel mare; e non entrano mai nell’acqua dolce; il loro soggiorno è vicino agli scogli, ed in siti arenosi; si nutriscono d’alga, ed altri pesci, partoriscono due volte l’anno, e giungono a molta grossezza, benché ve ne siano anche de’ piccioli.
La pescaggione di questo pesce principia nel fine di Marzo, e dura a tutto Agosto, non ostante che trovasi tutto l’anno. Il Corvo è il migliore de’ pesci grossi, dopo lo Storione, e l’Ombrina, con la quale ha qualche relazione sì riguardo alla carne, che alla figura.
La carne del Corvo è bianca, soda, saporita, nutrisce molto, forma un buon nutrimento e si digirisce con facilità, ma dev’essere alquanto infrollita. Questo pesce nell’Estate è più grosso, e più saporito, che nell’Inverno, e la parte del ventre è di miglior sapore è più delicata di quella della schiena. Si deve scegliere fresco, polputo, grosso, e preferire il Corvo cangiante, al Corvo nero.
Questo pesce si appresta egualmente che lo Storione, ed il Pesce spada.


Della Cerna.

Alcuni moderni scrittori hanno confuso questo pesce coll’Ombrina, e col Corvo. Sotto
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nome di Cerna è conosciuto in Roma, Venezia, Napoli, Palermo, ed altre città marittima dell’Italia. Se ne conoscono di due specie differenti, detta una Cerna di Sciabica, o di Fondo, e l’altra Cerna di Scoglio; questa seconda è più stimata della prima, ed è più rara. Questi due pesci poco variano nella forma, e strottura della loro figura, nella picciolezza delle loro squame, e nell’ordine de’ loro denti.
La Cerna di Scoglio è comunissima nel mare Mediterraneo dalla parte d’Italia, e nell’Adriatico; si pesca fra i scogli, ed ingrossa fino al peso di settanta e più libbre Romane.
La Cerna di Sciabica si pesca anch’essa ne’ mari d’Italia, ma in mare profondo, ingrossa più dell’altra, e talvolta passa il peso di cento libbre.
Questi pesci si nutriscano di alga, di piccioli crostacei, di polipi, ed altri pesciolini. Le Cerne si pescano tutto l’anno, ma la loro migliore stagione, è dalla fine di Aprile a tutto Ottobre. Nell’Inverno se ne prendano anche in molta quantità sulle coste e mari di Calabria, e quelle prese nel Faro di Messina sono assai grosse, benché nel Golfo di Napoli, e nel mare dello Stato Romano, se ne pescano delle buonissime, grosse, e di ottimo sapore.
Anche questi pesci debbano essere infrolliti, onde avere la carne fina, tenera, e delicata. Le Cerne si apprestano come lo Storione, ed il Pesce spada.


Del Pesce Spada.

Questo Pesce non entra mai nell’acqua dolce, e vive in alto mare. La sua pesca
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principia la Primavera, e dura tutto il mese di Agosto; se ne prendono assai sulle coste della Sicilia, e specialmente nel Faro di Messina; come anche nel Golfo di Napoli. In Roma per altro è alquanto raro.
La sua carne è bianca, e soda, facile alla digestione, di ottimo nutrimento, e poco carica di parti grossolane, e vischiose onde viene molto stimata sulle buone mense.
I pescatori, o venditori di Pesce vendono alcuna volta la Caniega turchina per Pesce spada, mediante una qualche rassomiglianza nella pelle, e nella carne di questi Pesci: ma poco ci vuole, onde distinguerne la differenza. Veggasi sopra di ciò Cane marino in questo Volume.


Pesce Spada al Corto brodo.

Rilievo = Abbiate un bel pezzo, di Pesce spada, avvolgetelo in una salvietta, e legatelo con spago: mettetelo in un rame giusto alla sua grandezza con acqua, o brodo di erbe e ceci, un pezzo di butirro, o olio, qualche bottiglia di vino bianco, sale, pepe sano, garofani, un grosso mazzetto d’erbe diverse, fette di cipolle, di carote, fatelo servire dolcemente, e servitelo sopra una salvietta, guarnito con petrosemolo intorno, e qualche Salsa nelle salsiere. Alcuni mettono il Pesce quando bolle il Corto brodo.


Pesce Spada all’Acqua.

Rilievo = Ponete in un rame adattato alla grossezza del pesce acqua a proporzione, un poco d’olio, o un pezzo di butirro, una cipolla, o due, con qualche garofano, un grosso mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano;
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quando bolle poneteci dentro il pesce; fatelo cuocere dolcemente, schiumatelo, e quando sarà cotto servitelo sopra una salvietta, come il precedente. Il brodo vi potrà servire per tutto ciò che voi vorrete. Tutti i pesci allesso li potete cuocere, e servirli nella stessa maniera.


Pesce Spada in fricandò.

Antrè di grasso, e di magro = Di grasso: piccate di minuto lardo una bella fetta di Pesce spada; mettetelo in una cazzarola, con sotto qualche fetta di Vitella, e due fette di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolletta con due garofani, tre scalogne, coprite con un foglio di carta, fate sudare con fuoco sotto e sopra; indi bagnate con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, e un poco di brodo, condite con poco sale, e pepe schiacciato, fate finire di cuocere dolcemente; quindi levatelo con diligenza dalla cazzarola, ponetelo sopra un coperchio, glassategli tutta la parte piccata con una buona glassa di vitella, e servitelo con sotto una Salsa alla Spagnuola, o Italiana Rossa, o di Erbe. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I. La glassa la porrete sopra il lardo con un mazzetto di penne.
Di magro: piccate il Pesce spada con filetti di tartufi, o di carote, o con fusti di petrosemolo; indi passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di olio, petrosemolo, e cipolletta trito, uno spicchio d’aglio, due scalogne, qualche coscia di Ranocchia, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici, bagnate con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, ed un pochino di brodo bianco;
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poneteci dentro il pesce colla parte piccata al disopra, condite con poco sale, pepe schiacciato, e due garofani, coprite con un foglio di carta unta di olio caldo; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, glassatelo con un poco di glassa di magro, quanto per dargli il lustro, e servitelo con sotto una Salsa, o un ragù di magro, di vostro genio. Se in luogo de’ fricandò volete fare delle Granadine, ciò dipenderà dalla volontà.


Pesce Spada all’Erbe fine.

Antrè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di olio, o butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, e tartufi freschi, o secchi bene ammollati, e spremuti, una punta d’aglio, un poco di basilico, il tutto trito, quindi stemperateci fuori del fuoco due alici passate ai setaccio. Abbiate una bella fetta di Pesce spada, o due, conditele con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, ponetele sopra il piatto che dovete servire, con sotto e sopra la Salta suddetta, coprite con un foglio di carta; fate cuocere a un forno temperato, osservando che presto si cuoce. Nel momento di servire scolate l’olio, o butirro e servite con sugo di limone: di grasso con un poco di Salsa all’Italiana chiara, e di magro egualmente, mentre la Salsa non varia che per il brodo.


Granadine di Pesce Spada alla Conti.

Antrè di grasso, e di magro = Tagliate sette, o otto fette di Pesce spada non tanto grandi, e grosse mezzo dito, battetele alquanto,
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bagnandole con un poco di acqua. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, e cipolletta trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, e condite con sale, e pepe schiacciato; versate questa Salsa sopra un piatto. Quando sarà fredda metteteci le fette di pesce suddette, avvolgetele in questo condimento, e poscia ad una per volta, riempitele con un ragù, o Salpiccone di magro; formatene le Granadine rotonde a guisa di cipolle tutte eguali, e aggiustatele con simetria sopra il piatto, che dovete servire col bello al di sopra; quindi sbattete un bianco d’uovo, bagnateci leggermente con un mazzetto di penne il di sopra delle Granadine, e fateci sopra qualche bel lavoro con tartufi, code di gamberi, carote, il tutto cotto, cedrioletti, capperi ec. coprite con un foglio di carta unta colla medesima Salsa delle Granadine. Poco prima di servire fate cuocere ad un forno assai temperato, osservando che presto si cuociono; quindi scolate l’olio, e servite con sugo di limone, e un poco di Salsa alla Spagnuola. Quando questa vivanda si appresta al butirro, allora si stende sopra alle Granadine un poco di farsa di Chenef di pesce, e nel centro si mette un picciolo Salpiccone fatto al butirro, e legato con due o tre rossi d’uova, e sugo di limone, l’erbe fine si passano con un poco di butirro, vi si stempera quindi l’alici, e prima che sia freddo ci si condisce il pesce, e si finiscono, e si servono le Granadine come sopra.
Di grasso: si riempiono le Granadine con un Salpiccone di animelle ben fatto, legato
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con due o tre rossi d’uova, e sugo di limone, si condiscono, si guarniscono, e si cuociono nello stesso modo, e si servono con sotto un poco di Salsa alla Spagnuola, ovvero un Culì di pomidoro. Le potete anche cuocere nella cazzarola in luogo del piatto, con picciolo fuoco sotto, e sopra, indi scolarle, e servirle come le altre. Tutte le Granadine di pesce alla Conti, o alla Sen-clù si apprestano esattamente nella stessa maniera, sì di grasso, che di magro. Il buono, e bello di questo Piatto, è il punto di cottura, e la decorazione.


Pesce Spada alla Bone-Famme.

Antrè di grasso, e di magro = Tagliate in fette un pezzo di Pesce spada, marinatele con olio, sale, e pepe schiacciato; fatele cuocere tre quarti sulla gratella, aspergendole colla sua marinada, mettetele poscia nel piatto che dovete servire, con un pezzo di butirro, qualche cucchiaio di buon brodo di magro, o di grasso, colorito, petrosemolo, cipolletta, tartufi, o prugnoli, secondo la stagione, due, o tre scalogne, il tutto trito fino; coprite con un altro piatto; fate stufare sopra la cenere calda un quarto d’ora, e servite con sugo di limone.


Pesce Spada alla Folette.

Antrè di grasso, e di magro = Marinate una bella fetta di Pesce spada, o più d’una, con olio, sale, pepe schiacciato, due garofani, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, filetti di cipolletta. Poco prima di servire spremete l’erbe sopra il pesce, fatelo cuocere alla gratella aspergendolo colla sua marinada, e servitelo di bel colore
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con sopra una Salsa all’Italiana rossa, o di Capperi, o Ascè, o di Pomidoro, sì di grasso, che di magro. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I., ed in questo.


Filetti di Pesce Spada all’Italiana.

Antrè di grasso, e di magro = Tagliate dei filetti di Pesce spada larghi un pollice, e lunghi mezzo palmo; fateli marinare circa due ore con olio, o butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, prugnoli, o tartufi, secondo la stagione, o ambedue secchi, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una puma d’aglio, un pochino di basilico, il tutto trito fino. Un quarto d’ora prima di servire aggiustate questi filetti sopra un piatto d’argento, o in una cazzarola grande con tutta la loro marinada, che gli uni non siano sopra gli altri. Poneteli sopra un buon fuoco allegro; quando saranno cotti da una parte, voltateli dall’altra, mentre in un momento si cuociono, indi aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, mettete un poco di Culì di grasso, o di magro nella cazzarola della loro cottura, con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi tate bollire per digrassare, e servite sopra i filetti con sugo di limone Potete guarnire questi filetti di cipollette cotte, e crostini di pane fritti.


Pesce Spada alla Marescialle.

Antrè di grasso = Prendete una bella fetta di Pesce spada, lardatela per traverso di filetti di prosciutto, e di lardelli di lardo, passatela in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di lardo squagliato, petrosemolo, cipolletta,
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e tartufi, il tutto trito, sale, pepe schiacciato; abbiate una cazzarola con qualche fetta di vitella nel fondo, poneteci sopra il pesce col suo condimento; copritelo con fette di lardo, e un foglio di carta; fatelo sudare con picciolo fuoco sotto, e sopra; quindi bagnatelo con due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi; fatelo finire di cuocere dolcemente. Allorché sarà cotto, passate il fondo della Salsa al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di Culì, un poco di sugo, o Biondo di mongana, fate dare qualche bollo, e consumare al suo punto, e servite con sugo di limone, sopra il Pesce spada.


Pesce Spada in diverse maniere.

Antrè di grasso = Con delle belle fette sottili di Pesce spada si apprestano de’ buoni, e vaghi piatti di magro, rappresentanti Pollastrelli, Anitrelle, Piccioncini, Tartarughe ec., ma siccome spiegherò questi piatti qui appresso all’articolo della Spigola, così sarebbe qui un ripeterli due volte. Con dei filetti di Pesce spada si fanno anche delle belle Granade, e tutte sorta di Ruladine, come si dirà a suo luogo.


Della Spigola.

La Spigola è un pesce nobilissimo, delicatissimo, facilissimo a digerirsi, e somministra un nutrimento sostanzioso. Ve ne sono di mare, e di acqua dolce; quelle di mare però sono le migliori, e le più stimate. Si pescano da Decembre a tutto Aprile, benché si trovino tutto l’anno.


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Anitrelle di Spigola.

Antrè = Nettate, e dissossate una Spigola, levandogli la spina, e la pelle, tagliate i due filetti in quattro parti eguali, battetele più sottili che sia possibile, e che siano alquanto grandi. Abbiate dell’erbe fine passate con un poco d’olio, e alici stemperate, come il solito, sale, e pepe schiacciato, involtate in questa Salsa le fette di Spigola; indi riempite ogni fetta di un Salpiccone di magro, ben ristretto, e freddo, che trovarete alla pag. 78., dategli la forma di una picciola Anitrella, appuntandola con piccioli spiedini di legno, ossiano stuzzica denti, formategli la testa con un pezzo di rapa, o un tartufo, ed il becco con un pezzo di carota gialla, che unirete insieme mediante uno stecchetto di legno, la coda di rapa, a guisa di ventaglio, le ale con due lette bislunghe di tartufo, o di rapa, le zampe di carota gialla, il tutto intagliato propriamente, imbianchito con brodo bianco di magro, e incastrato nelle Anitrelle con simetria prima di farle cuocere. Quattro o sei di queste Anitrelle sono sufficenti per un bel piatto. A misura che ne aggiustate una mettetela sopra un piatto d’argento, o di rame con sotto un pochino della Salsa dell’erbe fine suddette. Quando le averete fatte tutte, e che siano uguali, copritele con un foglio di carta unta colla medesima Salsa dell’erbe fine; mezz’ora prima di servire fatele cuocere in un forno temperato, mentre presto si cuociono; indi levatele dal piatto, ponetele una per volta sopra una salvietta, levategli tutti gli spiedini,
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asciugatele dall’olio, aggiustatele propriamente sopra il piatto, e servitele con sopra un poco di sugo di limone, e sotto una Salsa al Culì di gamberi, o Chiara.
I Pollastrelli e Piccioncini si apprestano nella stessa guisa, basta ad imitare l’uccello nella testa, becco, coda, e zampe; la testa sempre di due pezzi per variare il becco, e questa di rapa, e di tartufo, o di carota; le ale, e la coda a ventaglio, di carota, o di rapa, o di tartufo; le zampe sempre di carota gialla. Molte volte si guarniscono questi belli piatti di secchietti intagliali di rapa, o di carota, cotti, e pieni di brodo chiaro, o cassettine di pane fritte, e ripiene di piccioli Salpicconi di code di gamberi o di tartufi ec., e porli in guisa nel piatto, come se volessero beccare, o bere dentro dei secchietti, cassettine. Vedete nel Tom. IV. Pag. 53 e seg. le diverse Guarnizioni per questi piatti.


Tartarughe di Spigola.

Antrè = Formate con belle fette di Spigola, condite come sopra, il Salpiccone, e li spiedini, tre Tartarughe tutte eguali; infilategli quattro zampe per cadauna fatte di carote, o di tartufi, soltanto imbianchite, e la testa egualmente. Per immitare bene questo piatto, abbiate una Tartaruga viva sotto gli occhi, allorché le averete bene aggiustate, ponetele sopra un piatto come le Anitrelle, bagnategli tutto il di sopra con un poco di bianco d’uovo sbattuto, e con carota gialla, rapa, tartufo, torzuto, il tutto cotto, o con acqua, o brodo, e tagliato in fette assai sottili, formategli
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sopra i diversi colori della conchiglia della tartaruga; indi coprite con un foglio di carta unta nella medesima Salsa dell’erbe fine. Mezz’ora prima di servire fatele cuocere ad un forno temperato, in un quarto d’ora, o poco più saranno cotte, ponetele allora con diligenza nel loro piatto, levategli gli spiedini, e servitele con sotto una Salsa chiara di vostro genio.


Ruladine di Spigola alla Sen-Clù.

Antrè = Pulite, e dissossate una spigola di circa tre libbre, levandogli la spina e la pelle; tagliate le due metà nel mezzo per lungo, e formatene quattro filetti. Passate sopra il fuoco in una cazzarola con un poco d’olio, petrosemolo e cipolletta, o scalogna, il tutto trito, una punta d’aglio; indi stemperateci fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, condite con sale, pepe schiacciato; quando questa Salsa sarà fredda conditeci i filetti di Spigola, involtateli a rotoletti, infilandoci un picciolo spiedino di legno, e aggiustateli sopra il piatto che dovete servire con tutta la loro Salsa; che deve essere molto poca; guarniteli all’intorno di olive di Spagna dissossate, code di gamberi cotte e mondate, cipollette cotte; il tutto posto con simetria; coprite con un foglio di carta unto nella medesima Salsa dell’erbe fine; fate cuocere poco prima di servire ad un forno temperato; indi levate li spiedini, scolate il sugo che averanno reso, e servite con sopra una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa, o Culì, con sugo di limone.


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Ruladine di Spigola alla Contì.

Antrè = Dopo che averete dissossata una Spigola, o un pezzo della medesima, tagliatela in otto pezzi, batteteli più sottili che potete, e conditeli come sopra; riempiteli di un Salpiccone freddo di magro, ristretto, e ben fatto, involtatele a guisa di braciole, infilategli uno spiedino di legno da una parte, che siano tutte eguali; aggiustatele sopra il piatto, che dovete servire, guarnitele sopra con qualche fioretto fatto con tartufo, carota, coda di gambero, foglia di lattuga, il tutto cotto, bagnando prima il di sopra delle Ruladine con un tantino di bianco d’uovo sbattuto; coprite con un foglio di carta unto come sopra; fate cuocere poco prima di servire ad un forno temperato; indi levate li spiedini, scolate il sugo, e servite con sotto una Salsa chiara, o legata, con sugo di limone.


Ruladine di Spigola alla Pompadura.

Antrè = Dissossate una Spigola di circa tre libbre, dividendola in due parti per lungo, levategli la spina, e la pelle, conditela come sopra, formatene due Ruladine, infilate a cadauna uno spiedino di legno, spolverizzatele per tutto di mollica di pane grattata, aggiustatele sopra il piatto che dovete servire con sotto un pochino della Salsa dell’erbe fine; fate prendere un leggiero color d’oro ad un forno temperato, osservando che subito si cuociono, e servitele, levando gli spiedini con sotto una Salsa alla Scalogna, e sugo di limone, tanto di grasso, che di magro.


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Spigola alla Dama Simona.

Antrè = Abbiate un pezzo di Spigola, o una Spigola intera, scagliatela, sventratela, e lavatela bene. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, e scalogna, il tutto trito, uno spicchio d’aglio: indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, bagnate con un bicchiere di vino bianco consumato due terzi, ed un poco di brodo bianco, metteteci dentro il pesce, aggiungeteci otto mazzetti d’indivia imbianchita all’acqua bollente, e ben legati, e spremuti, condite con sale, pepe schiacciato, e un mazzetto d’erbe diverse; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, ponetela sopra il piatto, guarnitela coi mazzetti d’indivia sciolti, digrassate la Salsa, che sia poca, e servitela sopra il pesce, con un pochino di sugo di limone. Potete guarnirla anche di cipollette.


Granada di Filetti di Spigola.

Antrè = Vedete Granada di filetti di Linguattole; mentre questa si appresta nella stessa maniera.


Spigola in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Quando la Spigola è grossa è suscettibile di essere apprestata esattamente come lo Storione, il Pesce spada, il Salamone ec., sì di grasso, che di magro. Per farla poi alla Finansiera, o a qualunque altro ragù, vedete l’articolo della Porcelletta. Tutti i pesci di una certa grossezza si possono preparare nella stessa guisa.
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Quelli al corto brodo, o all’acqua, si cuociono tutti nello stesso modo, che il Pesce spada. Presciendendo dal Rombo, e qualche altra specie di pesce, come si potrà osservare nel corso di questo volume.


Del Salamone.

Il Salamone è un grosso, ed eccellente pesce di mare, che ama l’acqua dolce, ciò che lo rende di un sapore assai grato: a tale oggetto entra ne’ fiumi nel principio di Primavera, osservandosi, che in questa stagione è più grasso, e di miglior gusto, che in qualunque altra, ed in oltre molto superiore a quello, che alcuna volta si prende nel mare; ma allorché ha dimorato più di un anno in un fiume diviene pallido, secco, magro, e di cattivo sapore.
Il migliore Salamone deve essere grosso, di un’età media, corto, rossastro, e pescato in acqua chiara, e corrente; la sua carne è tenera, delicata, e saporosa. Il boccone migliore di questo pesce è la Hure, ossia la testa con parte dei collo; poscia viene il ventre detto panzetta, ma siccome questa parte è molto grassa non conviene per conseguenza gran cosa allo stomaco.
In Francia se ne prendono de’ molti buoni nella Saine, la Loire, ed assai più nella Garonne. In Germania nel Reno, in Inghilterra nel Tamigi; Inoltre tutti i fiumi del Nord abbondano di Salamoni, e segnatamente in Pietroburgo sono delicatissimi quelli presi nella Neve. I fiumi di Spagna, e di Portogallo somministrano anch’essi di questi ottimi Pesci.
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I Spagnuoli, i Russi, ed altre Nazioni, usano di salarlo per conservarlo, e farne commercio col trasportarlo ne’ Paesi esteri, e specialmente in Italia, ove siamo privi di sì buon pesce. La sua pescagione fassi di Primavera, nel cui tempo è migliore, e questa continua l’Estate, e l’Autunno. Il fegato di questo pesce, i latti, e le uova sono molto stimati, e si possono preparare in diverse maniere.


Salamone al Blu.

Rilievo = Prendete un grosso Salamone vivo, fatelo uccidere nella cucina, immergendogli il coltello sul collo nell’estremità della testa, fategli sortire tutto li sangue; indi sventratelo per le garze, pulitelo, ed asciugatelo bene con un pannolino, ponetelo poscia sopra un rame, o sopra la tavola, versategli sopra per tutto dell’aceto bianco bollente d’ambe le parti. Abbiate pronta al fuoco una pescioniera con acqua bollente, sale, un grosso mazzetto di erbe diverse, pepe sano, e qualche garofano; metteteci dentro il pesce subito sbollentato coll’aceto; fatelo bollire dolcemente finché sia cotto, e servitelo sopra una salvietta guarnito di petrosemolo intorno, e qualche Salsa nelle salsiere. Osservate che il Salamone quando sarà cotto averà un bellissimo, e vero colore di viola mammola. Se questo pesce non si farà cuocere subito ucciso l’aceto non farà l’effetto, e non averà né sì bel colore, né sì buon sapore. Lo potete anche cuocere spaccato nel mezzo, e tagliato in belli pezzi riquadrati, versarci sopra l’aceto bollente dalla parte delle squame, farlo cuocere nella
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stessa maniera, e servirlo sopra una salvietta a guisa di piramide, colle squame dalla parte di sopra, e guarnito di petrosemolo all’intorno.


Salamone al Corto brodo.

Rilievo = Se il Salamone sarà vivo preparatolo come sopra, e subito sbollentato coll’aceto, Avvolgetelo in una, o due salviette, legatele, e mettetelo sul momento in una pescioniera ove siavi già il corto brodo bollente, fatto con acqua, vino bianco, un pezzo di butirro, un grosso mazzetto d’erbe diverse, fette di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, sale, pepe sano, garofani, e quattro scalogne: fatelo bollire dolcemente. Quando sarà cotto levatelo dalle salviette, e servitelo come il precedente. Se sarà morto sventratelo, lasciatelo egualmente colle sue squame, avvolgetelo nelle salviette come l’altro, fatelo cuocere nello stesso modo, ma in luogo di vino bianco, metterete del vino rosso, e lo servirete sopra una salvietta, con qualche Salsa nelle salsiere.


Testa di Salamone, a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Abbiate una bella Hure di Salamone, cioè la testa con parte del collo, squamatela, levategli le garze, e lavatela bene; fatela cuocere con fette di lardo sotto, e sopra, qualche fetta di prosciutto, fette di vitella, vino bianco, brodo, un mazzetto di erbe diverse, sale, pepe sano, e garofani, coperta con un gran foglio di carta, e fuoco sotto, e sopra.
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Di magro: fatela cuocere con brodo di pesce, vino bianco, fette di carota, di cipolla, di panè, di radiche di petrosemolo, qualche scalogna, un pezzo di butirro, o un poco di olio, un grosso mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, e garofani, coperta con un foglio di carta, e fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta o nell’una, o nell’altra maniera, scolatela, ponetela sopra il piatto, e servitela con quella Salsa, o ragù, che credete più a proposito, sì di magro, che di grasso. Vedete le Salse, ed i ragù nel Tom. I. Cap. I., Tom. IV. Cap. I., ed in questo.


Salamone al ragù di Gamberi.

Antrè di grasso, e di magro = Squamate un pezzo di Salamone, o uno intero, sventratelo per le garze, e lavatelo. Di magro, fatelo cuocere in un corto brodo come il precedente, e servitelo con sopra un ragù di code e culì di gamberi, che trovarete alla pag. 75. Di grasso: mettete in una cazzarola proporzionata alla grandezza del pesce qualche fetta di vitella, e di prosciutto, poneteci sopra il Salamone, copritelo con fette di lardo, un mazzetto d’erbe diverse, fette di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, sale, pepe sano, e garofani, coprite con un foglio di carta; fate sudare con fuoco sotto, e sopra; indi bagnate metà vino bianco bollente, e metà brodo di pesce; fate finire di cuocere, e servite con sopra un ragù di code e culì di gamberi di grasso, che trovarete nel Tom. IV. pag. 12.


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Salamone in fricandò.

Antrè di grasso, e di magro = Abbiate una bella fetta di Salamone, ovvero due, ma tagliate per lungo, e levata la spina, e la pelle, piccatele come il fricandò di Pesce spada, sì di grasso, che di magro, fatele cuocere, glassatele, e servitele nella stessa maniera. Ved. pag. 101.


Salamone alla Livoniese.

Antrè di grasso, e di magro = Prendete un Salamone mezzano, o una coda, dissossatela, dividendola in due, per lungo, e levandogli la spina, e la pelle. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, tartufi, o prugnoli, secondo la stagione, una punta d’aglio, un poco di basilico, il tutto trito: indi stemperateci fuori del fuoco tre alici passate al setaccio; quando questa Salsa sarà fredda, conditeci le due fette di Salamone aggiungendoci un poco di sale, e pepe schiacciato, avvolgetele poscia a cartoccio, infilategli uno spiedino di legno per cadauna, ponetele sopra un piatto di argento, o di rame, col resto della loro Salsa, che deve essere molto poca, coprite con un foglio di carta unta colla Salsa dell’erbe fine, fate cuocere ad un forno temperato. Nel momento di servire mettete le due Ruladine nel piatto, che dovete servire, levate li spiedini, digrassate il fondo della cottura, e ponetelo nella Salsa, o nel ragù, che volete servire sopra il Salamone, sì di grasso, che di magro; ovvero aggiungete un poco di
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Culì in detto fondo, e servite sopra il Pesce con sugo di limone.


Granada di Filetti di Salamone.

Antrè = Questa si appresta come quella di filetti di Linguattole, di Triglie ec.; onde la potete vedere ai loro articoli particolari; mentre non varia in altro, che in luogo di detti filetti, si mettono quelli di Salamone tagliati tutti uguali, e si finisce, e si serve nella stessa maniera.


Atelette di Salamone.

Orduvre = Fate una Salsa d’erbe fine, olio, e alici, come la precedente; quando sarà fredda metteteci dentro del dadini di polpa di Salamone grossi un pollice, conditeli con poco sale, pepe schiacciato, e avvolgeteli bene nella Salsa; indi infilateli a spiedini di argento: o di legno, spolverizzateli di mollica di pane grattata; fateli cuocere sulla gratella di bel colore, e serviteli con sugo di limone, e senza Salsa, o con una Salsa alla Scalogna, o altra Salsa chiara, sì di grasso, che di magro. Se volete, potete passare sul fuoco l’erbe fine con un pezzo di butirro, in luogo dell’olio, ed essendo fredde metterci un rosso d’uovo crudo, e quindi finire, e servire le Atelette come le altre.


Salamone Panato alla Minìme.

Antrè di grasso, e di magro = Abbiate una Salsa d’erbe fine, olio, e alici, come il solito; allorché sarà fredda metteteci dentro due belle fette di Salamone tagliate per lungo, e levata la spina, e la pelle, conditele con sale, pepe schiacciato, avvolgetele bene nella Salsa,
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spolverizzatele di mollica di pane grattata, ponetele sopra il piatto, che dovete servire, con il resto della Salsa sotto; fatele cuocere ad un forno temperato di bel colore, e servitele con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa chiara alla Scalogna, sì di grasso, che di magro. Se volete, potete far cuocere il pesce sopra la gratella, dopa averlo panato, e servirlo di bel colore colla medesima Salsa.


Salamone alla Finansiera.

Rilievo di grasso, e di magro = Squamate un bel Salamone, e sventratelo dalla parte delle garze, lavatelo, mettetegli nel corpo un grosso pezzo di butirro maneggiato con sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, il tutto trito; fatelo cuocere in una pescioniera sopra delle fette di vitella, e di prosciutto; involto di fette di lardo, e di una salvietta fina, fatelo sudare circa mezz’ora sopra un fuoco leggiero; indi bagnate metà vino bianco, o di Sciampagna bollente, e metà brodo bianco, condite con sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, di carota, di panè, e di radiche di petrosemolo, un mazzetto d’erbe diverse; fate finire di cuocere. Nel momento di servire levatelo dalla Salvietta, ponetelo sopra il piatto, e versateci sopra un ragù alla Finansiere, che trovarete nel Tom. IV. pag. 14.
Di magro: fatelo cuocere come la testa a diverse Salse, e ragù pag. 114., e serviteci sopra un ragù di magro melè, o di frutti di mare, o alla Valiere, o alla Folette ec.


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Filetti di Salamone alla Vinegrette.

Antrè di grasso, e di magro = Tagliate dei filetti di Salamone, dissossato, e levata la pelle, larghi due dita, e lunghi mezzo palmo. Fate una marinada con un bicchiere di acqua, la metà di aceto un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, sale, pepe schiacciato, tre garofani, qualche fetta di cipolla, uno spicchio d’aglio, fusti di petrosemolo, mezza foglia di alloro, due scalogne, una cipolletta, timo, e basilico; fate intiepidire questa marinada, metteteci per un’ora i filetti; indi scolateli, asciugateli, infarinateli, e fateli friggere nell’olio, o nello strutto di un bel color d’oro, e serviteci sotto una Salsa chiara all’aspic, o di grasso, o di magro. Se li servite di magro, non porrete butirro nella marinada. Potete anche servire questi filetti senza Salsa, con petrosemolo fritto intorno.


Salamone in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Il Salamone si può apprestare In tutte quelle maniere, che il Pesce spada, la Spigola ec., tanto di grasso, che di magro, Vedete questi pesci al loro articoli particolari.


Del Tonno.

Il Tonno è un pesce di mare assai grosso, pesante, e panzuto, molto abbondante nel Mediterraneo, e segnatamente verso le coste di Provenza, di Sicilia, di Calabria, di Napoli, e spiaggie della Chiesa. La sua pesca principia nella Primavera, e dura fino all’Autunno, nel qual tempo si crede migliore.
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La sua carne è soda, rossastra, e di un gusto saporoso, ma di dura digestione. Mr. Andry, parlando di questo pesce dice, che la carne del Tonno è dura, grassa, e di un gusto acre, che si digerisce con difficoltà, e che produce dei sughi grossolani, e malinconici.
La parte del Tonno la più succolente è la parte inferiore del ventre; ma essendo sovverchiamente grassa, resta lungamente sullo stomaco, rilassa, e indebolisce le fibre, e per questa ragione non è così salubre, che le altre parti; nulladimeno viene servita talvolta sulle migliori mense; ne viene in seguito la testa, e la parte della coda è la più inferiore.
Il Tonno si mangia tagliato in fette, o in filetti, in Granadine, in Ruladine, alli Piselli, all’Erbe fine, alla Salsa bianca, in Bianchetta, in insalata ec. si mangia fritto, o marinato, si mangia arrosto sopra la gratella, e apprestato poscia all’Arancio, o butirro rosso; esso è meno: salubre in queste due ultime maniere, che nelle altre.
Il Tonno riceve vari nomi secondo la diversità dei luoghi, ov’egli passa. Chiamasi Cordille, allorché sorte dall’uovo; Limare, quando è più grande, e che principia a compiacersi di stare nel matricume del mare; Palamido, allorché lascia questo matricume; e Tonno quando passa la grossezza di un piede.
Questo pesce per essere buono devesi scegliere fresco: articolo importante, altrimente pungerà fortemente le fibrette della lingua, in guisa da non potersi mangiare; deve avere la carne soda, e di un colore cremisi.
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La carne del Tonno si prepara in diverse maniere per conservarla, e farne commercio; cioè una porzione appellasi Tonno sotto olio, o sotto aceto; un’altra porzione salata, e sfumata chiamasi Moscimano; i retagli salati nominasi tonnina; la parte del ventre salata appellasi Tarantello; e le uova si salano anche esse, e se ne formano delle Bottarghe simili a quelle di Cefalo.
Per togliere alla carne del Tonno tutto ciò, che può avere in se di nocivo riguardo alla salute, sarà bene di farla stare tre o quattro ore con sale sotto, e sopra, prima di porla in opera; mentre i sughi grossolani che contiene, si affineranno mediante l’azione del sale ed allora la carne averà un gusto più grato, e si avvicinerà alquanto a quella del vitello.
Ciò nonostante la carne del Tonno non è punto stimata, e di rado viene servita sulle magnifiche mense de’ Grandi, essendo il Tonno della classe de’ pesci ordinari.


Bianchetta di Tonno.

Antrè di grasso, e di magro = Fate cuocere allesso con acqua e sale, un pezzo di Tonno, levata la cotena, fatelo raffreddare; indi colle mani disfatelo a scaglie, e mettetele in una terrina, o cazzarola. Abbiate una buona Italiana bianca di grasso, o di magro, con qualche fetta di tartufo, o prugnolo, legatela ben bollente con una liason di tre, o quattro rossi d’uova stemperata con un poco di brodo freddo, e versatela con un gran sugo di limone sopra il Tonno; fate scaldare senza bollire, e servite, o in una terrina, o in una
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cazzarola di argento, o sopra il piatto guarnito di crostini di pane fritti all’intorno.


Tonno a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Quando averete cotto un pezzo di magro di Tonno con acqua abbondante di sale, disfatelo a scaglie come il precedente, mettetele nella terrina, o cazzarola, versateci una buona Salsa, o ragù di grasso, o di magro, che sia alquanto rilevata di gusto; le migliori Salse sono alla Poevrada, alli Capperi, alli Cedrioletti, Ascè, Roberta, al Porchetto, Piccante ec. I migliori ragù sono alle Cipollette, alte Olive, alli Cedrioli, alli Piselli, alla Massedoene, al Culì, e code di Gamberi ec., fate scaldare senza bollire, e servite subito, o con crostini fritti, o senza.


Granadine di Tonno alli Piselli.

Antrè di grasso, e di magro = Vedete Granadine di Pesce spada alla Contì, pag. 102., queste si apprestano nello stesso modo, e si servono con sotto un ragù di piselli fini, o di grasso, o di magro.


Tonno all’Inglese.

Antrè di grasso, e di magro = Cotto che sarà il Tonno con acqua e sale, e scagliata la sua carne, ponetela in una terrina, o cazzarola, e servite con sopra una Salsa come segue: mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, un poco di fiore di latte, un tantino di farina, un poco di brodo bianco o di grasso, o di magro, un pizzico di capperi fini interi, un poco di petrosemolo trito imbianchito, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; fate
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stringere sopra il fuoco, che sia legata una cosa giusta, e servitela con sugo di limone sopra il Tonno.


Tonno all’Erbe fine.

Antrè di grasso, e di magro = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, e una punta d’aglio, il tutto trito; indi stemperateci tre alici fuori del fuoco. Quando questa Salsa sarà fredda, conditeci delle fette sottili di polpa di Tonno, e aggiungeteci sale, pepe schiacciato; involtatele a guisa di braciole, e infilatele a spiedini di legno; mettetele nella cazzarola dell’erbe fine, copritele con un foglio di carta unta d’olio, e fatele cuocere con fuoco sotto e sopra; allorché averanno imbianchito poneteci un poco di vino bianco consumato per metà, fatele finire di cuocere dolcemente; quindi levate li spiedini, ponete le braciole sopra il piatto, mettete nella cazzarola dove hanno cotto un poco di Culì di grasso, o di magro, o un ragù, digrassate bene, e servite sopra il pesce. Se non avete Culì, o ragù metteteci un poco di brodo prima della totale cottura delle braciole, digrassate, e servite.


Cassettina di Tonno.

Orduvre = Passate sopra il fuoco in una cazzarola con un poco d’olio, dell’erbe fine, e due alici come le precedenti; condite con questa Salsa delle fettine di Tonno, aggiungendoci sale, e pepe schiacciato. Abbiate una cassettina di carta, secondo la grandezza del piatto, fatela friggere nell’olio di bel colore; indi metteteci nel fondo un poco della Salsa
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dell’erbe fine, e sopra un poco di mollica di pane, grattata, aggiustateci sopra le fettine di Tonno col resto della loro Salsa, spolverizzate sopra di mollica di pane, fate cuocere al forno, e servite subito con sopra un gran sugo di limone, ed un poco di Culì, o Salsa chiara, all’Italiana chiara, se l’avete. Osservate, che le fettine di Tonno presto si cuociono.


Panzetta di Tonno a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Marinate circa due ore un bel pezzo di panzetta di Tonno con olio, sale, pepe schiacciato, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, due spicchi d’aglio tagliati in quarti, una foglia di alloro in pezzi, quattro fette di limone senza scorza; indi fatela cuocere sulla gratella, aspergendola coll’olio della sua marinada. Quando sarà cotta servitela con sopra una Salsa Piccante, o al Porchetto, o Poevrada, o di Capperi, o Cedrioletti ec. ovvero un ragù di vostro genio sì di grasso, che di magro. Vedete le diverse Salse nel Tom. I. Cap. I., ed in questo, e i ragù nel Tom. IV. Cap. I., ed in questo. La potete cuocere anche all’erbe fine, e servirla con sopra qualunque Salsa, e ragù, ma è migliore cotta sulla gratella.


Tonno allo Spiedo a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Vedete Storione allo spiedo pag. 95. Il Tonno si appresta, e si serve nello stesso modo, aggiungendo soltanto un poco di aceto nella marinada. Per il resto il Tonno si prepara esattamente come lo
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Storione, o il Pesce spada, non variando altro, che per la qualità del pesce, essendo il Tonno poco stimato sulle tavole de’ Grandi; ma di grandissimo consumo per il restante del popolo.


Del Rombo.

Il nome di Rombo ci viene dal latino, che significa largo, piatto, e di figura quasi rotonda; sonovi diverse specie di Rombi; non solo in quanto alla grandezza, ma ancora in quanto alla figura; mentre alcuni di essi sono chiodati, altri lisci, altri con pungiglioni sulla testa, ed altri senza. Questo pesce abbita nel mare, alcuna volta verso le spiaggie, ma più spesso alle imboccature de’ fiumi, ove attende il passaggio de’ piccioli pesci, e de’ gamberi, de’ quali forma il suo nutrimento.
Il Rombo è un eccellente pesce di mare nominato d’alcuni Francesi Faisan d’eau, cioè Fagiano di acqua, a motivo che la sua carne approssima in bontà, a quella del Fagiano; esso è uno de’ migliori pesci che abbiamo, tanto Per essere molto nutritivo, quanto per essere molto sano, e di facilissima digestione.
La sua pesca fassi tutto l’anno, ma i migliori sono quelli chiodati presi nell’Adriatico, e durante l’Inverno; nulladimeno anche nel Mediterraneo si prendono degli ottimi Rombi chiodati.
Si deve scegliere questo pesce polputo, chiodato, pesante, di un bianco chiaro, di una carne fresca, grassa, e senza macchie di sangue stravasato.
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Si altera sovvente la buona qualità di questo pesce a forza di timo, rosmarino, alloro, basilico, cipolle, garofani, pepe, sale ec., la migliore maniera di mangiarlo è allesso semplicemente, o al corto brodo; ciò nonostante si appresta in molte, e varie maniere sì di grasso, che di magro.


Rombo al Corto brodo.

Rilievo = Fate bollire circa un’ora dell’acqua alquanto carica di sale, con fette di carote, di cipolle, di panè, di radiche, di petrosemolo, qualche scalogna, spicchio d’aglio, pepe, garofani, alloro, basilico, cipollette, e petrosemolo; colate poscia questa specie di salimoia leggermente. Abbiate un bel Rombo chiodato sventrato dalla parte delle garze, e ben pulito, mettetelo in una cazzarola rotonda, con un’anima sotto, copritelo con una salvietta fina, versateci la salimoia, con altrettanto latte di vacca, e un buon pezzo di butirro; fate cuocere a picciolo fuoco senza bollire, e che il brodo fremisca all’intorno della cazzarola. Quando sarà cotto levatelo con diligenza acciò non si rompa, fatelo scolare, e sdrucciolatelo sopra il piatto, che dovete servire con sotto una salvietta, e guarnitelo all’intorno di petrosemolo ben verde. Nelle buone cucine si hanno delle sottili tavolette, o bislunghe, e rotonde, grandi come la circonferenza del fondo del piatto: queste si avvolgono di una salvietta fina, si pongono sopra il piatto, e sopra si serve ogni sorta di pesce cotto al corto-brodo. Si servono anche sopra queste tavolette involte di una salvietta, e
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poste sopra il piatto, linguattole, merluzzi triglie ec. fritti, e serviti per arrosto, come si dirà nel Tomo seguente. Di magro si fa di meno del latte, e butirro, e si mette meno sale, e sugo di limone nel corto brodo.


Rombo a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Quando il Rombo sarà cotto come il precedente, scolatelo, asciugatelo bene, e leggermente con una salvietta fina, ponetelo sopra il piatto, e servitelo con sopra una Salsa, o un ragù di grasso, o di magro, come sarebbe un Culì, o un ragù di code di Gamberi, o di Gamberi interi, o di Animelle, o Melè, o di Latti, e Fegati di pesce, o di Tartufi, odi Prugnoli, o di Frutti di mare, o all’Inglese ec., o una Salsa Ascè, o di Capperi, o di butirro, o alla Spagnuola, o all’Italiana rossa, o al Sultano ec.


Rombo alla Militare.

Antrè di grasso, e di magro = Dopo che averete sventrato, e lavato un bel Rombo, intaccatelo col coltello sopra la schiena, e marinatelo con olio, o butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, e scalogne trito; indi spolverizzatelo di mollica di pane grattata; fatelo cuocere sulla gratella, aspergendolo col resto della sua marinada, e servitelo di bel colore, con sopra sugo di limone, o di arancio, e sotto una Salsa chiara alla Scalogna, o Italiana chiara di grasso, o di magro, o senza.


Rombo alla Senteminult.

Antrè di grasso, e di magro = Fate cuocere un Rombo bene appropriato, con un poco di vino
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bianco, acqua, sale, un pezzo di butirro, e gli altri condimenti soliti; poscia scolatelo, e ponetelo sopra il piatto che dovete servire; mettete in una cazzarola il grasso della sua cottura, con un poco di Culì, e qualche rosso d’uova crudo; fate stringere questa Salsa sopra il fuoco, che sia densa, stendetela quindi sopra il pesce; spolverizzate sopra di mollica di pane grattato; fate prendere un bel colore al forno, e servite con sotto una Salsa chiara di grasso, o di magro. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I., ed in questo. In luogo del vino potete metterci del latte.


Rombo alla Gendarme.

Antrè di grasso, e di magro = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, qualche prugnolo, o tartufo, secondo la stagione, il tutto trito, un poco di basilico in polvere; stemperateci poscia fuori del fuoco due, o tre alici passate al setaccio. Condite con questa Salsa un bel Rombo, sventrato, e pulito, aggiungendoci sale, e pepe schiacciato. Ponetelo sopra il piatto che dovete servire Con tutto il condimento, spolverizzate sopra di mollica di pane grattato, aspergete detta mollica con butirro squagliato, o un poco d’olio della Salsa senza l’erbe fine; fate cuocere al forno di bel colore, e servite con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa di grasso, o di magro di vostro genio, scolando però prima quella che averà reso in pesce, e prenderne soltanto il fondo, che unirete alla Salsa. Lo
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potete anche spolverizzare d’ambe le parti, e cuocerlo, e servirlo nello stesso modo.


Rombo all’Erbe fine.

Antrè di grasso, e di magro = Fate una Salsa all’erbe fine come la precedente, conditeci il Rombo, con sale, e pepe schiacciato; mettetelo nel piatto, che dovete servire con tutto il condimento, copritelo con un foglio di carta bagnata con brodo; fatelo cuocere ad un forno assai temperato, e servitelo scolato un poco dall’olio, con sopra una Salsa all’Italiana rossa con un gran sugo di limone. O un poco di Culì, o altra Salsa di vostro genio, sì di grasso, che di magro. Vedete all’articolo delle Salse nei Tom. I. Cap. I., e in questo.


Rombo alla Maitre d’Hotel.

Antrè di grasso, e di magro = Fate cuocere un Rombo al corto brodo. Vedetelo pag. 114., scolatelo, ponetelo sopra il piatto, e servitelo con sopra una Salsa come segue: mettete in una cazzarola un buon pezzo di butirro fresco, un poco di brodo buono bianco di grasso, o di magro, o acqua fredda, un pizzico di farina, dei capperi fini interi, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e bollire un momento, acciò non senta la farina, e servitela con un gran sugo di limone, o un filetto di aceto sopra il Rombo.


Rombo alla Duchessa.

Antrè di grasso, e di magro = Sventrate, lavate, e tagliate l’estremità della coda, e le notatoie ad un bel Rombo; indi piccategli tutta la parte più bella di minuto lardo: per cuocerlo; fate bollire circa un’ora un poco di vino bianco, con
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un poco di brodo, fette di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, un mazzetto di erbe diverse, qualche garofano, pepe sano, e sale; ponete il Rombo in una cazzarola rotonda, con un’anima sotto, copritelo con un foglio di carta; passate al setaccio il brodo suddetto, versatelo nella cazzarola del Rombo; fatelo cuocere con cenere calda sotto, e sopra senza bollire; allorché sarà cotto, scolatelo, glassategli tutta la parte piccata con una bella glassa di vitella; ciò che farete con un mazzetto di penne, e servitelo con sotto una Salsa alla Spagnuola, che trovarete nel Tom. I. pag. 65., o un Culì di prosciutto, o di pomidoro ec.


Rombo alla Finansiere.

Rilievo di grasso, e di magro = Mettete in una cazzarola rotonda due, o tre libbre di magro di vitella tagliato in fette, mezza libbra di prosciutto, tagliato ancora in fette, fette di carote, di panè, di radiche di petrosemolo, un mazzetto di erbe diverse, due spicchi d’aglio, quattro scalogne, garofani, pepe sano, fate stillare sopra il fuoco senza prendere colore; indi bagnate con brodo bianco; fate bollire dolcemente circa due ore, aggiungeteci una bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate bollire ancora mezz’ora, e passate al setaccio, che sia un tantino saporito di sale; mettete il Rombo ben pulito in una cazzarola rotonda, con un’anima nel fondo, versateci sopra il brodo suddetto, copritelo con un foglio di carta; fatelo cuocere sopra la cenere calda senza bollire; quindi scolatelo, ponetelo sopra il piatto, e
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servitelo con sopra un buon ragù alla Finansiere, che trovarete nel Tom. IV. pag. 14.
Di magro: fatelo cuocere in un corto brodo di magro. Vedetelo pag. 114., e servitelo con sopra un ragù di magro di vostro genio, che trovarete in questo Tomo Cap. I.


Rombo alla Garonne.

Antrè di grasso, e di magro = Sventrate, e lavate un bel Rombo, mettetelo sopra un piatto di rame, o di argento, con sotto buon butirro fresco, fette di cipolla, fusti di petrosemolo, cipolletta in filetti, due spicchi d’aglio, tre scalogne, un poco di basilico, mezza foglia di alloro, quattro fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato, due garofani; condite di sopra, come di sotto, e butirro fresco, coprite con un foglio di carta, fate cuocere ad un forno temperato. Quando sarà cotto, levate tutte l’erbe, e fette di limone; scolate la Salsa, passatela al setaccio, mettetela nei piatto che dovete servire col Rombo al di sopra, e aspergete il Rombo con una Salsa alla Garonne, che trovarete nel Tom. I. pag. 80. Di magro: bagnate la Salsa con brodo di magro.


Rombo all’Olandese.

Antrè di grasso, e di magro = Mettete in una cazzarola mezza bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, un poco d’olio fino, cipolletta, petrosemolo, mezza foglia di alloro, un poco di basilico, due scalogne, uno spicchio d’aglio, il tutto intero, sale, pepe schiacciato; fate bollire circa mezz’ora a picciolo fuoco, quindi mettete il Rombo ben pulito sopra il piatto che dovete servire, versateci sopra il
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brodo suddetto con tutte l’erbe, coprite con un foglio di carta, e un altro piatto: fate cuocere sopra la cenere calda. Quando sarà cotto levate tutte l’erbe suddette, scolatene la Salsa, e lo servirete con un’altra Salsa fatta con un poco di consomè, o altro brodo bianco di grasso, o di magro, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un pizzico di petrosemolo trito imbianchito, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata; fatela stringere, e bollire un momento sopra il fuoco, e servitela sopra il Rombo con il sugo di un limone. Se nella cottura in luogo dell’olio, metterete un pezzo di butirro, potrete in questo caso servirvi del fondo della cultura del pesce, digrassato, per aggiungere alla Salsa, avendo attenzione al sale.


Rombo al Sultano.

Antrè di grasso = Mettete in una grande cazzarola rotonda delle fette di vitella, e di prosciutto, fette di cipolle, di carote, di panè, e di radiche di petrosemolo, quattro scalogne, due spicchi d’aglio, sale, pepe sano, e qualche garofano; fate sudare mezz’ora sopra un fuoco leggiero; indi bagnate con una bottiglia di vino bianco, o di Sciampagna bollente, altrettanto brodo bianco; fate cuocere dolcemente; quando la carne sarà ben cotta, passate il brodo al setaccio. Ponete un Rombo ben pulito in una cazzarola rotonda, con anima sotto, copritelo di fette di lardo, un foglio di carta, e versateci il brodo suddetto, osservando che il pesce resti coperto dal brodo; fatelo cuocere sopra la cenere calda senza bollire; quindi
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scolatelo, ponetelo sopra il piatto, e servitelo con sopra una Salsa al Sultano, che trovarete nel Tom. I. pag. 87., o Italiana rossa, pag. 65.


Rombo alla Lombarda.

Antrè di grasso, e di magro = Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, un poco di basilico, il tutto trito; indi stemperateci fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, mettete nei fondo del piatto, che dovete servire una porzione di questa Salsa, con un poco di Culì, e mollica di pane grattata, mescolata con altrettanto parmigiano grattato, aggiustateci sopra un bel Rombo nettato, e condito di sale, e pepe schiacciato, versateci sopra il resto della Salsa, con un poco di Culì di grasso, o di magro, spolverizzatelo con mollica di pane grattata, mescolata con altrettanto parmigiano; fatelo cuocere al forno e servitelo con sopra un poco di Salsa chiara, o senza.


Filetti di Rombo in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Siccome queste vivande si apprestano con i filetti di Rombo prima cotto al Corto brodo e ordinariamente restato dalla tavola, così mi riserberò a parlarne alla fine dell’Opera, come ho promesso, unito all’altri piatti di già serviti.


Del Dentale, o Dentice.

Il Dentale è un pesce di mare molto stimato, che vive ordinariamente fra i scogli presso alla riva, o fra l’erbe che vi crescono, quando non fa caldo. La sua carne è di un sapore esquisito, assai nutritiva, e facile alla digestione.
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Questo pesce si trova nel Mediterraneo, e nell’Adriatico, ed in qualche parte dell’Oceano. Si trova talvolta nel Baltico. Si deve scegliere grosso e fresco. Il migliore è quello preso nell’Adriatico, e segnatamente nel picciolo Golfo di Taranto, p presso Venezia, o vicino alle Coste, e Isole della Dalmazia, benché in Roma, Napoli, Genova ed altre Città marittime del Mediterraneo si mangiano de’ buonissimi Dentali, di un sapore eccellente, ed assai dilicati.
La sua pesca fassi tutto l’anno, ma sono migliori quelli, che si prendono nel principio dell’Inverno fino alla Primavera. Non è raro di pescarsi sì nel Mediterraneo, che nell’Adriatico, de’ Dentali, che pesano dieci in dodici libbre; se ne sono veduti di quelli, che pesavano venticinque, trenta, cinquanta, e sessanta libbre.
Il Dentale è un Pesce che somministra copioso nutrimento, ma quando non è tanto grosso si digerisce più facilmente. Vi è però chi crede che stringa il ventre, e che aggravi lo stomaco specialmente se questo è debole. Ciò nonostante è un cibo assai stimato, specialmente nell’Inverno.
È osservabile, che il Dentale, essendo un Pesce delicatissimo non si conserva come gli altri pesci della sua grossezza, ed è soggetto a corrompersi facilmente, specialmente nell’Estate, onde devesi avere attenzione di cuocerlo a suo tempo, acciò la speranza di conservarlo non lo faccia perdere del tutto. La testa di questo pesce con parte del collo è più dilicata di tutto il resto.


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Dentale al Corto brodo.

Allesso = Se il Dentale è grosso ne potete fare due piatti, cioè la testa con parte del collo allesso, ed il resto per un Antrè: per quello allesso; ossia al corto brodo; mettete in una cazzarola acqua a proporzione, sale, un poco di vino bianco, un poco d’olio, o un pezzetto di butirro, un grosso mazzetto di tutte sorte d’erbe, una cipolla in fette, due scalogne, pepe sano, qualche garofano; quando bolle, metteteci dentro il pesce squamato, levate le garze, lavato, e legato all’intorno con dello spago; fatelo bollire dolcemente. Quando sarà cotto servitelo sopra una salvietta con petrosemolo intorno. Se volete servirvi del brodo fate di meno del vino.


Dentale al Monarca.

Antrè di grasso, e di magro = Abbiate una bella testa di Dentale con buona porzione di collo, o uno intero, squamatelo, levategli le garze, sventratelo, lavatelo bene, e legatelo con dello spago; mettetelo in una cazzarola con fette di lardo, e prosciutto sotto, e sopra, fette di cipolla, di carota, e di panè, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, tre garofani, sale, e pepe sano, bagnate con brodo bianco bollente, e un poco di vino bianco pure bollente, che il pesce resti coperto, coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; allorché sarà cotto scolatelo, scioglietelo, ponetelo sopra il piatto, e servitelo con sopra un ragù melè, o altro di vostro genio. Vedete i diversi ragù nel Tom. IV. Cap. I., ed in questo.
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Di magro: fatelo cuocere al corto-brodo come sopra, e servitelo con sopra un ragù di magro. Osservate però che il corto-brodo sia ristretto, e fatto con brodo di pesce, o di legumi, cioè di erbe e ceci, in luogo di acqua. Potete ancora servirlo sì nell’una, che nell’altra maniera con sopra qualunque Salsa o di grasso, o di magro, e specialmente di magro con una Salsa di butirro alli Capperi, o qualunque ragù.


Dentale all’Italiana.

Antrè di grasso, e di magro = Prendete una bella coda di Dentale, pulitela bene, marinatela con olio, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, due spicchi d’aglio, due scalogne, una cipolletta in filetti, una foglia di alloro in pezzi, quattro fette di limone senza scorza, sale, pepe schiacciato. Dopo due ore fatelo cuocere arrosto sulla gratella, aspergendolo coll’olio della sua marinada. Quando sarà cotto servitelo con sopra una Salsa all’Italiana rossa, o Asce, alli Capperi, o sì di grasso, che di magro. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I., ed in questo.


Coda di Dentale alla Certosina.

Antrè = Vedete Spigola alla Dama Simona pag. 111. La coda di Dentale alla Certosina si prepara e si serve nella stessa maniera.


Filetti di Dentale alla Remolada.

Orduvre = Dopo che averete pulito un Dentale, dissossatelo per lungo in due parti; quindi tagliatelo in filetti larghi tre dita, e lunghi mezzo palmo, conditeli con sale, e pepe schiacciato, infarinateli, fateli friggere di bel
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colore nell’olio, o nello strutto, e serviteli ben caldi con sotto una Salsa alla Remolada, che trovarete nel Tom. I., pag. 68. Potete servirli ancora con sotto una Salsa all’aspic, o all’Acido. Vedetele pag. 74. e 68.


Dentale in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Il Dentale sia intero, o la lesta, o la coda, o tagliato in filetti, ruladine ec. si può apprestare esattamente come la Spigola, il Salamone, e diversi altri pesci. Vedete la Spigola, il Salamone, alla pag. 106. e 112. Le diverse Insalatine di pesce, si troveranno all’articolo del Rifreddi; come anche all’articolo delle Vivande di già servite si troveranno tutte sorta di filetti di pesce alla besciamella, all’Italiana, alla Morue, alla Rena, all’Erbe fine, alla Roberta, alla Provenzale ec., come anche ad ogni sorta di ragù sì di grasso, che di magro.


Del Merluzzo.

Il Merluzzo è un pesce di mare, che monta spesso verso le rive, esso vive di piccioli pesci, e di tutto ciò che trova nel mare, e benché questo pesce sia molto comune, non lascia per questo di essere stimato per il suo buon gusto. La sua carne è leggiera, salubre, e facile a digerirsi.
Questo è di tutti i pesci conosciuti quello, che produce meno cattivi effetti; mentre sonosi vedute delle persone mangiarne con eccesso, e non esserne incomodate, motivo per cui se ne può permettere l’uso agli ammalati, e convalescenti.
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Il Merluzzo nutrisce poco, ed è ancora questo nutrimento di sì poca durata, che il sugo che ci somministra si dissipa così presto, che la natura non ha quasi il tempo di disporne per il sostentamento dei nostro corpo.
Devesi scegliere grosso, fresco, e polputo; la sua pesca dura tutto l’anno, ma la migliore stagione è la Primavera, e l’Estate. Questo pesce poco si conserva, ed il suo fegato è molto delicato.


Merluzzo al Corto brodo.

Antrè di magro = Fate bollire circa mezz’ora con acqua, e sale, una cipolletta, fusti di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio un poco di basilico, mezza foglia di alloro, fette di cipolla, di carota, e di panè, tre garofani, pepe sano, indi passate questa leggiera salimoia al setaccio, fatela ribollire in una cazzarola, con un poco d’olio, e qualche fetta di limone senza scorza, e metteteci dentro delle fette di Merluzzo, o il Merluzzo intero, squamato, sventrato dalla parte delle garze, e lavato fatelo bollire dolcemente. Quando sarà cotto scolatelo, ponetelo sopra il piatto, e servitelo con sopra una Salsa alli Capperi, Ascè, alle Alici ec.; ovvero con un poco del corto brodo, e petrosemolo intorno.


Merluzzo alla Morue.

Antrè di magro = Quando averete fatta una leggiera salimoia, come la precedente, e passata al setaccio, aggiungeteci altrettanto latte di vacca, fatela bollire di nuovo; indi metteteci dentro una coda di Merluzzo, o delle
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fette tagliate per traverso, o un Merluzzo intero, o più d’uno; fate cuocere dolcemente; poscia scolateli, poneteli sopra il piatto, e serviteli con sopra una Salsa come segue: mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, un pizzico di farina, due cipollette intere, con due garofani infilati, un bicchiere più o meno di fiore di latte, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pizzico di petrosemolo trito imbianchito; fate stringere sopra il fuoco, e bollire un momento, levate le cipollette, e servite sopra il Merluzzo. Se volete potete fare di meno del petrosemolo.


Coda di Merluzzo alla Sen-Clù.

Antrè di grasso, e di magro = Abbiate una bella coda di Merluzzo, dividetela per lungo, dissodatela da tutte le spine, senza dividerla del tutto; abbiate ancora una farsa di Chenef, ed un picciolo Salpiccone di grasso, o di magro, riempite la coda colla farsa suddetta, e metteteci il Salpiccone nei mezzo, dategli la sua prima forma, avvolgetela con un pannolino, e legatela collo spago; fate bollire in una cazzarola ovata, un poco di brodo di magro, vino bianco, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano; indi poneteci la coda del Merluzzo; fatela bollire dolcemente. Allorché sarà cotta, scolatela, scioglietela, ponetela sopra il piatto. e servitela con sopra una Salsa, o un ragù di vostro genio.
Di grasso: aggiungeteci nella Bresa qualche fetta di lardo, e prosciutto, e brodo di grasso, e servite il pesce con sopra una Salsa,
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o un ragù di grasso. Vedete le Salse, ed i ragù sì di grasso, che di magro nel Tom. I. Cap. I., nel Tom. IV. Cap. I., ed in questo.


Coda di Merluzzo alla Dama Simona.

Antrè = Vedete Spigola pag. 111., mentre la coda di Merluzzo si appresta nello stesso modo.


Filetti di Merluzzo in Haterò.

Antrè = Dissodate del tutto tre Merluzzi mezzani, dividendoli ciascheduno in due parti per lungo; indi tagliategli pelle, e conditeli colla solita Salsa di erbe fine, olio, e alici, sale, pepe schiacciato. Vedetela all’articolo del Salamone pag. 116.; quindi stendete sopra ad ogni filetto un pochino di farsa di Chenef, involtateli, e infilategli uno spiedino di legno, aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, guarniteli negli angoli con sei gamberi cotti e dissossati, versateci sopra il loro condimento, coprite con un foglio di carta unto con olio della medesima Salsa, fate cuocere ad un forno temperato. Nel momento di servire levate li spiedini, scolate il sugo, che averanno reso, e servite con sopra una Salsa alla Spagnuola, e sugo di limone, o un Culì di Gamberi. Vedete queste Salse alle p. 56. e 23.


Filetti di Merluzzo al Sole.

Antrè = Quando i filetti di Merluzzo saranno ripieni, e involtati come i precedenti, legateli; mettete in una cazzarola un poco di brodo di magro, vino bianco, un mazzetto d’erbe diverse, sale, e un pezzo di butirro, quando bolle poneteci dentro i filetti di Merluzzi, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con
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fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotti, scioglieteli, scolateli, e serviteli con sopra una Salsa al butirro di gamberi fatta con Culì di magro. Vedetela nel Tom. I. pag. 78., ovvero fateli raffreddare, intingeteli in una pastella da frittura, fateli friggere di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto intorno. Li potete ancora indorare con uovo sbattuto, spolverizzarli di mollica di pane, farli friggere, e servire egualmente.


Fette di Merluzzo Agro-dolce.

Antrè = Tagliate in fette, o in grossi filetti un bel pezzo di Merluzzo, infarinateli, fateli friggere di bel colore, e serviteli con sopra una buona Salsa Agro-dolce, che trovarete in questo Tomo pag. 57.


Fette di Merluzzo alla mostarda.

Antrè = Tagliate in fette una coda di Merluzzo, marinatela con olio, sale, pepe schiacciato, cipolletta, scalogna, petrosemolo, il tutto trito; indi spolverizzatele di mollica di pane grattata; fatele cuocere sopra la gratella, e servitele di bel colore, con sotto una Salsa come segue: mettete in una cazzarola un poco di sugo di magro, un cucchiarino di mostarda, un filetto di aceto, un buon pezzo di butirro, un pizzico di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e bollire un momento, e servite. Se li Merluzzi sono piccioli tagliategli la testa, le spine sul dorso, e ventre, intaccateli col coltello d’ambe le parti, marinateli, fateli cuocere, e serviteli come sopra.


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Fette di Merluzzo all’Italiana.

Antrè = Abbiate delle fette di Merluzzo, ovvero un Merluzzo, o due, tagliata la testa, spaccati in due dalla parte del ventre, senza essere divisi, e dissossati del tutto; marinateli con sugo di limone, o di agresto, sale, e pepe schiacciato; dopo due ore asciugateli, infarinateli, e fateli friggere di bel colore, osservando che non siano disseccati, e serviteli con sotto una Salsa al Culì di pomidoro, all’aspic, o al Sultano, o Nivernoese, o Poevrada ec. Sì di grasso, che di magro.


Merluzzi Panati alla Sen-Clù.

Antrè = Tagliate la testa, e la coda a tre Merluzzi mezzani, tagliategli anche le spine sul dorso, e sul ventre, apriteli da quest’ultima parte, levandogli la spina senza dividerli del tutto, riempiteli con un poco di farsa di magro di Chenef, e dategli la loro primiera forma. Squagliate un grosso pezzo di butirro, stemperateci un rosso d’uovo crudo, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, un poco di basilico in polvere, avvolgete con questa Salsa i Merluzzi, spolverizzateli leggermente di mollica di pane grattata, aggiustateli per lungo sopra il piatto, che dovete servire, colla schiena al di sopra; fateli cuocere al forno di bel colore, e serviteli con una Salsa chiara, e sugo di limone, o di pomidoro, di grasso, o di magro.


Merluzzi alla Duchessa.

Antrè di magro = Quando averete farsiti li Merluzzi come sopra. Fate una Salsa di erbe fine come il solito, olio, e alici, avvolgeteci i
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Merluzzi, spolverizzateli con mollica di pane grattata; ponete un pochino di detta Salsa sopra il piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra i Merluzzi, colla schiena al di sopra, fateli cuocere al forno, e serviteli con sopra un poco di Salsa chiara di magro, e sugo di limone.


Merluzzi alla Servante.

Antrè = Levate sei filetti a tre Merluzzi mezzani, ovvero tagliategli soltanto la testa, la coda, e le spine sul dorso, e ventre. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, un’idea di basilico in polvere; quindi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio. Aggiustateli filetti di Merluzzo, o li Merluzzi interi sopra il piatto, che dovete servire, conditi di sale, e pepe schiacciato, e la Salsa suddetta, metà sotto, e metà sopra, coprite con un foglio di carta, fate cuocere al forno, e servite con poca Salsa, e un gran sugo di limone, o di agresto.


Merluzzi a diverse Salse, e ragù.

Antrè di magro, e di grasso = Se il Merluzzo è grosso, o picciolo, poco importa, ma sarà sempre meglio, che sia grosso; tagliatelo per filetti larghi tre dita, e lunghi mezzo palmo. Fate un corto-brodo con vino bianco, un poco di brodo di magro, fette di limone, un pezzo di butirro, o olio, un mazzetto di erbe diverse, sale, pepe sano; quando averà bollito un quarto d’ora, metteteci dentro i filetti, fateli cuocere dolcemente coperti con un foglio
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di carta; indi scolateli, metteteli sopra il piatto, e serviteli con sopra quella Salsa, o ragù, che sarà più di vostro genio, o di grasso, o di magro.


Merluzzi all’Inglese.

Antrè di magro = Mettete in una cazzarola due, o tre bicchieri di vino bianco, altrettanto di acqua, tre fette di limone senza scorsa, due cucchiai d’olio, quattro garofani, sale, pepe sano; quando averà bollito un quarto d’ora metteteci a cuocere una coda di Merluzzo, o un pezzo, o delle fette, o delli Merluzzi mezzani, ben puliti; allorché saranno cotti, scolateli, poneteli sopra il piatto, e serviteli con sopra una Salsa come segue: imbianchite all’acqua bollente una rametta di finocchio, e due spicchi d’aglio; indi pestate nel mortaio, e mettete in una cazzarola con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo bianco di Ranocchie, passate quindi al setaccio, aggiungeteci quattro rossi d’uova crudi, un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, senza bollire, e servite con un poco di cerfoglio trito, e sugo di limone.


Merluzzi in diverse maniere.

Arrosto = Squamate, sventrate, e lavate tre Merluzzi, lasciateli il loro fegato nel corpo, asciugateli, tagliategli le spine sulla schiena, e sul ventre intaccateli col coltello d’ambe le parti, infarinateli, fateli friggere nello strutto, o olio ben caldo, e serviteli sopra una salvietta per arrosto, guarniti di petrosemolo
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fritto. Alcuni indorano leggermente i Merluzzi con uovo sbattuto prima d’infarinarli, acciò abbiano più bel colore. Questi Merluzzi dopo fritti si apprestano in varie maniere, o interi, o in filetti, che spiegherò ne1 fine dell’Opera all’articolo delle Vivande di già servite.


Del Baccalà fresco.

Questo è un ottimo, ed eccellente pesce di mare con notatoie molli. Il Ray, ne distingue due specie, cioè quella che ha tre notatoie sulla schiena, e quella che ne tiene due sole.
Nella prima specie vi entra il Cabelio, il Baccalà verde, il Baccalà nero, il Baccalà giallo ec. Nella seconda specie si comprende il Merluzzo, ed il Baccalà propriamente detto.
Tutte queste sorta di Baccalà differiscono per la grandezza, per il colore, e per il modo, onde sono variamente macchiate; ma qui non parlerò, che del Cabelio, e Baccalà.
Il Cabelio, così nominato dai Fiamminghi, e che i Francesi chiamano Grand Cabeliau Grande Morue è un Pesce del genere dei Baccalà, che quando è pervenuto al suo maggiore accrescimento ha tre a quattro piedi di lunghezza, e nove, o dieci pollici di larghezza Ve ne sono che pesano sino a venti in trenta libbre.
In Francia, in Inghilterra, in Olanda, nelle Fiandre si serve questo pesce fresco sulle migliori mense nel mese di Febraio. La sua carne è di un sapore esquisito, e passa ovunque per un cibo delicato.
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Il Baccalà propriamente detto è un pesce che quando è fresco li francesi lo chiamano Merlu grand, e non ha che un piede e mezzo sino a due di lunghezza, specialmente nell’Oceano.
Questo pesce vive in alto mare, è molto ingordo, e assai comune nel Mediterraneo, e segnatamente nella Manica, ove si pesca in così grande abbondanza, che si trasporta dall’Inghilterra in tutta l’Europa, dopo di averlo salato e seccato. Questo Merluzzo essendo fresco ha la carne molle e tenera, specialmente quella preso sulle coste di Spagna, nella stagione favorevole, che è dalla metà di Aprile fino a tutto Luglio.
Gli Inglesi, o gli Olandesi pescano continuamente nel mar Baltico un’infinità di Baccalà, che salano e seccano al sole, e che esitano con loro sommo vantaggio in tutta l’Europa Questo pesce abbonda nella Danimarca, nella Novergia, nella Svezia, nell’Islanda, nell’Isole Orcadi, in vari siti della Russia, ed altre regioni del Nord.
Nulladimeno i Baccalà sono meno abbondanti ne’ mari d’Europa. Il loro luogo assegnato è generalmente il gran Banco dinanzi a Terra Nuova, nella Baia del Canadà, al Banco verde, all’Isola di S. Pietro, e all’Isola di Sabbia. Questo luogo ha più di trecento miglia di lunghezza, ed appellasi oggidì il Gran Banco de’ Baccalà.
Il Baccalà ordinario, ossia il Cabelio, pesce sì cognito, è il principale e quasi l’unico nutrimento di cui si nutriscono i popoli del Nord.
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La sua carne si divide a scaglie, come il nostro grosso Merluzzo, ed è di un gusto delicatissimo.
Il Baccalà, ed il Cabelio si nutriscono di tutta sorte di pesci. Il migliore ed il più stimato per il sapore della sua carne vive in alto mare nella profondità di quaranta o cinquanta braccia, ove esso trova il suo convenevole nutrimento. Quello che si pesca sulla costa, o nei Golfi poco profondi, non è né così, buono né così tenero.
Si pescano questi pesci da Giugno fino a Ottobre sul Gran Banco di Terra Nuova. Ma nei mari d’Europa si pesca tutto l’anno. Il Cabelio, ed il Baccalà si debbano scegliere freschi, e di buon odore, ed il loro fegato passa per un cibo esquisito. In Italia noi non abbiamo questi eccellenti Pesci; ma in vece abbiamo il Merluzzo propriamente detto, Pesce ottimo ed abbondante, che è anche esso del genere dei Baccalà.


Cabelio al Corto-brodo.

Rilievo = Sventrate, e lavate un Cabelio, mettetelo in una pescioniera giusta per la sua grandezza, con un pezzo di butirro, acqua, aceto, sale, pepe, e tutte sorta di erbe diverse. Quando sarà cotto, scolatelo, e servitelo, sopra una salvietta. Lo potere fare cuocere anche in un corto-brodo, come il Rombo pag. 120.


Cabelio alla besciamella.

Antrè = Passate sopra il fuoco in una cazzarola de’ grossi dadi di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, uno spicchio di
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aglio, un mazzetto di erbe diverse, ed un pezzo di butirro; quindi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con fiore di latte, ed un poco di latte; fate stringere, e bollire sopra il fuoco, e consumare al punto di una Salsa legata, passatela al setaccio, e conditela di sale, pepe schiacciato, e servitela sopra un Cabelio cotto al corto brodo, come il Rombo.


Hure, o Testa di Cabelio alle Ostriche.

Antrè = Dopo che averete fatte imbianchire delle Ostriche nella loro acqua, levatele, mettetele all’acqua fresca, e scolatele sopra un setaccio, colatene leggermente la loro acqua, mettetela in una cazzarola con un pezzo di butirro maneggialo con un pizzico di farina, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, un poco di brodo, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco, e consumare al punto di una Salsa, quindi aggiungeteci due alici trite, e le Ostriche; fate scaldare senza bollire, e servite questo ragù sopra una testa, ossia Hure di Cabelio cotta al corto-brodo, e ben scolata, oppure un altro ragù di Frutti di mare.


Baccalà fresco a diverse Salse.

Antrè = Quando averete cotto il Baccalà fresco in un corto brodo, come il Cabelio alla besciamella, scolatelo, e servitelo con sopra una Salsa Ascè, o di Capperi, o Bianca, o alla Tedesca, o come volete.


Baccalà fresco al Delfino.

Antrè = Squamate, sventrate, e lavate il Baccalà fresco, asciugatelo, intaccatelo su i lati col coltello, marinatelo con tutte sorta di
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erbe diverse intere, sale, pepe schiacciato, e olio; quindi infilatelo ad uno spiedino a guisa di Delfino; mettetelo sopra un piatto, aspergetelo colla sua marinata, fatelo cuocere al forno, e servitelo con sopra una Salsa, o un ragù di vostro genio.


Baccalà fresco all’Erbe fine.

Antrè = Quando averete nettato il Baccalà fresco, tagliatelo in grossi filetti, marinateli con tutta sorta di erbe trite, il sugo di due limoni, butirro squagliato, aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire con il loro condimento sotto, e sopra, sale, e pepe schiacciato, spolverizzate di mollica di pane grattato; fate cuocere al forno di un bel color d’oro, e servile con una picciola Salsa chiara.


Dell’Aringa.

Le Aringhe sono pesci di passaggio, rimarchevoli e interessanti per l’ordine che osservano, allorché partiti dalle lontane regioni del Nord, discendono verso te spiaggie della Francia per andare sino al Mezzodì a somministrare quasi al Mondo intero un nutrimento egualmente sano che abbondante.
Questo pesce di mare ha la figura de’ piccioli Alosi (Laccie): il suo luogo natale è l’Oceano. La sua lunghezza è di nove in dieci pollici, e due pollici incirca largo. L’Aringa viene nominata il Re de’ Pesci, a motivo del suo buon sapore, e della sua utilità. I pescatori di Amburgo chiamano l’Aringa, Pesce Coronato.
L’Aringa abita il mare Occidentale, o il Baltico. La picciola Aringa, che non
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differisce, che per la figura, abita il mare di Botnia. Il mare gelato dalla parte dell’Asia non manca di Aringhe. La loro principale dimora è fra la punta di Scozia, la Novergia, e la Danimarca. Tutti gli anni ne partono delle colonie, che infilano successivamente il canale della Manica; e dopo avere costeggiato l’Olanda, la Fiandra, l’Inghilterra, e l’Irlanda; vengono a gettarsi sulle coste della Normandia, nelle cui vicinanze gli Olandesi ne fanno la pesca tutti gli anni verso la festa di S. Giovanni, e ne prendono una quantità così prodigiosa, che ne distribuiscono In tutte le contrade d’Europa.
La carne dell’Aringa è bianca, saporosa, delicata, di ottimo gusto, e di un eccellente nutrimento; produce anche diversi buoni effetti, a motivo che è tenera, poco serrata nelle sue parti, poco vischiosa, e sufficientemente carica di principi oleosi e balsamici.
Si debbano scegliere le Aringhe fresche, grosse, grasse, e ben nutrite, di una carne bianca, e d’un buon sapore, e mangiarle subito uscite dalla pesca. Le Aringhe si pescano da Giugno a tutto Agosto, ed in Francia non vi è pesce più comune di questo. Delle Salate, e sfumate ne parlerò all’Articolo de’ Pesci salati Tom. VI. Cap. IV.


Aringhe Fresche in Ruladine a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Quando averete squamate, sventrate, e lavate quattro Aringhe, asciugatale, e levategli gli otto filetti, quindi apprestateli come quelli di Spigola in
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Ruladine pag. 109., guarniteli con gamberi cotti e mondati, e olive di Spagna dissossate e ripiene, o cipollette cotte con buon brodo, versateci sopra la Salsa, coprite con un foglio di carta unto nella medesima Salsa; fate cuocere ad un forno temperato circa mezz’ora; indi scolate l’olio, levate i spiedini, e servite con sopra un poco di Salsa alla Spagnuola, o Culì, di grasso, o di magro, e sugo di limone. Quando le Aringhe saranno cotte in questa maniera le potete servire con sopra una Salsa, o un ragù di grasso, o di magro, come di Capperi, Ascè, di Tartufi, di Prugnoli, di Ostriche, o altri Frutti di mare, di Latti e fegati di Pesce, di code di Gamberi ec.; ma allora si debbano far cuocere i filetti senza guarnizioni.


Aringhe Fresche in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Le Aringhe fresche le potete apprestare esattamente come le Alici fresche, tanto sul piatto, che in cassettine di carta ec.


Aringhe Fresche alla Dama Simona.

Antrè di grasso, e di magro = Dopo che averete ben nettate, lavate, ed asciugate tre Aringhe fendetele lungo la schiena, levategli le spine, riempitele di una farsa di Chenef, o di un Salpiccone ben ristrette di grasso, o di magro, cucitele, fatele cuocere come la Spigola alla Dama Simona pag. 111., e servitele scucite, nello stesso modo.


Aringhe Fresche alla mostarda.

Antrè = Squamate, sventrate, lavate, ed asciugate le Aringhe: fate squagliare un pezzo di
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butirro con petrosemolo, cipolletta, scalogne, il tutto trito, sale, pepe schiacciato; indi ungeteci le Aringhe, spolverizzatele di mollica di pane grattato; fatele cuocere sopra la gratella, e servitele con sotto una Salsa fatta con un pezzo di butirro, un pochino di farina, un filetto di aceto, un poco di brodo, e mostarda, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e stretta sopra il fuoco senza bollire.


Aringhe Fresche al Finocchio.

Antrè = Dopo che averete ben nettate le Aringhe fendetele leggermente lungo la schiena marinatele con un pezzo di butirro squagliato, qualche rametta di finocchio, sale, pepe schiacciato; fatele cuocere sopra la gratella, aspergendole colla loro marinata, e servitele con sopra una Salsa Ascè. Vedetela in questo Tomo pag. 58.


Aringhe Fresche alli Capperi.

Antrè = Marinate le Aringhe ben pulite con oli, sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, filetti di cipolletta, mezza foglia di alloro, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, un poco di basilico; fatele quindi cuocere sopra la gratella, aspergendole con la loro marinata, e servitele con sopra una Salsa alli Capperi. Vedetela alla pag. 64.


Aringhe Fresche alla Senteminult.

Antrè = Fate una Senteminult come quella della Linguattola, quando averà bollito mezz’ora fateci cuocere le Aringhe; indi levatele, ungetele col grasso della Bresa, nella quale averete mescolato un rosso d’uovo, spolverizzatele di mollica di pane grattato, fategli
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prendere colore al forno, e servitele con sotto una Salsa alla Remolada, bagnata con brodo colorito di magro. Vedetela nel Tom. I. pag. 68.


Aringhe Fresche all’Erbe fine.

Antrè = Dissossate le Aringhe, levandogli due filetti per cadauna; fateli imbianchire in un poco di vino bianco bollente; aggiustateli quindi sopra il piatto che dovete servire, con sopra i loro latti; condite di sopra, e di sotto con butirro, petrosemolo, scalogne, cipollette, tartufi, o prugnoli, secondo la stagione, un poco di basilico, il tutto trito, una punta d’aglio, sale, pepe schiacciato, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate cuocere dolcemente, e servite con poca Salsa.


Aringhe Fresche in Màtelotta.

Antrè = Abbiate un poco di Rosso fatto con un pezzo di butirro, ed un pizzico di farina. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., indi bagnatelo con una foglietta di vino bianco, e un poco di brodo di magro, aggiungeteci un mazzetto d’erbe diverse, una dozzina di cipollette imbianchite all’acqua bollente, e mondate, qualche prugnolo; quando averà bollito mezz’ora, metteteci delle Aringhe squamate, sventrate, lavate, e tagliata la testa, e la coda, condite con sale, pepe schiacciato; fate cuocere a fuoco allegro, e consumare la Salsa al suo punto. Nel momento di servire levate il mazzetto, metteteci un’alice passata al setaccio, capperi fini interi, e guarnite di crostini di crosta di pane fritti.


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Aringhe Fresche Fritte.

Antrè = Levate i due filetti a cadauna Aringa, marinateli con sugo di limone, sale, pepe schiacciato; dopo un’ora scolateli, infarinateli, fateli friggere, e serviteli guarniti con petrosemolo fritto.


Della Viva, o Drago di mare.

La Viva è un pesce di mare, della grandezza, e della figura di un Maccarello; ma tiene la pelle più unita, la carne più soda, e le spine più pungenti. Questo pesce è il più salubre ed il più esquisito, che si possa servire sulle buone mense.
La sua carne è bianca, tenera, buona, soda, e delicata, di un sapore eccellente, e poco carica di sughi grossolani; essa si digerisce con facilità, nutrisce molto, e carica poco lo stommaco. La sua stagione migliore è nella Primavera, e nell’Estate.
La Viva va armata sopra la schiena di piccioli pungiglioni, che gli servono di difesa contro i pescatori; se essi ne vengano piccati la parte si gonfia, ed il tumore è accompagnato ordinariamente da infiammazione, da dolori, e dalla febbre. Questi pungiglioni non perdono neppure tutto il loro veleno quando l’animale è morto, e allorché per azzardo i cuochi ne sono piccati vanno soggetti alli medesimi accidenti, come se l’animale fosse vivo; motivo per cui in Parigi, ed altri paesi per ordine del Governo di pulizia viene ordinato ai pescatori, o venditori di pesci di tagliarli.
Dice Mr. Lemery, che lo spirito di vino, o una mescolanza di sale, e cipolla applicata
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sulla ferita la sani; e Mr. Andry dà per rimedio il più pronto, e sicuro il fegato della Viva schiacciato, e posto sulla parte offesa.


Vive al Culì di Gamberi.

Antrè = Tagliate la prima cosa i pungiglioni alle Vive, poscia squamatele, sventratele, e lavatele, tagliategli la testa, e la coda; fatele cuocere con vino bianco, altrettanto brodo di magro, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, fette di cipolla, sale, pepe schiacciato, quando saranno cotte scolatele, e servitele con sopra una Salsa al Culì di Gamberi, che trovarete alla pag. 25.


Vive alla Reale.

Antrè di grasso = Ponete in una cazzarola qualche fetta di vitella, e due di prosciutto; aggiustateci sopra otto tartufi mezzani mondati un mazzetto d’erbe diverse; fate sudare sopra il fuoco; quando principia ad asciugarsi, bagnate con due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo; fate bollire circa un’ora dolcemente; quindi poneteci le Vive appropriate come le precedenti, coprite con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra; allorché saranno cotte passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di Culì, e sugo di limone, aggiustate le Vive sopra il piatto guarnitele colli tartufi suddetti, e una dozzina di cipollette glassate, e serviteci sopra la Salsa.


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Meteletta di Vive alla Perigord.

Antrè = Fate cuocere le Vive sulla gratella, appropriate come sopra, condite con butirro, o olio, sale, pepe schiacciato; ovvero in una Bresa, come quelle alli gamberi. Quando saranno cotte servitele con sopra un ragù di tartufi, che trovarete alla pag. 74., e guarnitele di cipollette glassate, e crostini di crosta di pane fritti.


Vive alla Sen-Clù.

Antrè di grasso = Quando averete appropriate le Vive come quelle alli Gamberi, ponetele in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, un poco di vino bianco bollente, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra. Tagliate in fettine sottili mezza libbra di ventresca grassa e magra, fatela sudare in una cazzarola fino tanto che sarà ben cotta; indi scolatela bene dal grasso sopra una salvietta mettete nella sua cazzarola un poco di Culì, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate bollire un momento, digrassate, poneteci a scaldare la ventresca aggiungeteci un buon sugo di limone, e servite sopra le Vive ben scolate dalla Bresa, e aggiustate sopra il piatto.


Vive Glassata.

Antrè di grasso = Tagliate un pezzo di magro di vitella, e una fetta di prosciutto in dadini, metteteli in una cazzarola con un mazzetto d’erbe diverse, due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino banco consumato per
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metà, altrettanto brodo; fate bollire dolcemente fino alla perfetta cottura della carne; indi passate la Salsa al setaccio; abbiate delle grosse Vive, tagliategli i pungiglioni, squamatele, sventratele, lavatele, tagliategli la testa, e la coda, piccategli tutto il di sopra di minuto lardo, imbianchitele nel vino bianco bollente, mettetele nella Salsa suddetta, copritele con un foglio di carta, fatele cuocere con fuoco sotto, e sopra, e servitele glassate come un fricandò, con sotto un Culì, o un ragù di vostro genio.


Vive allo Spiedo a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso = Allorché averete ben pulite le Vive, tagliategli la testa, e la coda, lardatele per traverso di lardelli di lardo sottili, conditi con sale, spezie fine, e erbe trite; infilatele quindi ad uno spiedino, legate questo ad una grande; fatele cuocere arrosto avvolte di fette di lardo, e fogli di carta, aspergendole con vino bianco, fatto prima bollire con due fette di limone, un pezzo di butirro, ed erbe diverse intere. Quando saranno cotte, scartatele, e servitele con quella Salsa, o ragù, che vorrete.


Vive all’Erbe fine.

Antrè di grasso = Nettate bene le Vive, tagliategli la testa, e la coda, intaccatele col coltello leggermente su i lati; mettetele sopra un piatto di rame con sotto fette di lardo, fette di limone senza scorza, fette di cipolle, fette di cipolletta, fusti di petrosemolo, un pochino di alloro, e di basilico, sale, e pepe
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schiacciato, condite di sopra come di sotto, coprite con altre fette di lardo, ed un foglio di carta; fate cuocere al forno. Quando saranno cotte levate il lardo, l’erbe, ponetele sopra il loro piatto, e servitele con sopra una Salsa all’Italiana rossa, o aspic, o di Capperi. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I.


Vive alla Duchessa.

Antrè di grasso = Quando averete appropriate le Vive, come quelle glassate, fatele cuocere una in cazzarola con fettine di vitella, e di lardo sotto, e sopra, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, bagnate con metà brodo buono, e metà vino bianco consumato per metà, coperte con un foglio di carta, e fuoco sotto, e sopra. Allorché saranno cotte scolatele, aggiustatele sopra il piatto, e servitele con sopra un ragù melè di animelle, fegatini, tartufi, creste, granelletti, uovette nonnate, che trovarete nel Tom. IV. Cap. I.


Vive Ripiene al Pere Simon.

Antrè = Nettate le Vive come le precedenti; fate una farsa con mollica di pane grattata maneggiata con butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogne, prugnoli, un poco di basilico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e due o tre rossi d’uova crudi, riempiteci le Vive dalla parte delle garze; fatele cuocere in una cazzarola con metà brodo di magro, e metà vino bianco bollente, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta, e fuoco sotto, e sopra. Quando
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saranno cotte servitele ben scolate con sopra una Salsa, o un ragù di magro di vostro genio.


Vive alla Pulette.

Antrè = Dopo che averete ben nettate le Vive, tagliatele in tre o quattro pezzi per traverso, mettetele in una cazzarola con qualche prugnola, se sarà la stagione, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse; passatele sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con metà vino bianco bollente, e metà brodo di magro, condite con sale, pepe schiacciato; alla metà della cottura aggiungeteci dei latti imbianchiti; fate cuocere, e servire levate il mazzetto, e legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, e servite con sugo di limone.


Vive alla Provenzale.

Antrè = Pulite che saranno le Vive, e tagliata la testa, e la coda, lardatele metà filetti d’anguilla, e metà filetti di alici, conditele con sale, spezie fine, ed erbe fine, infilatele ad uno spiedino, avvolgetele di carta imbutirrata, legate questo ad uno grande; fatele cuocere arrosto, aspergendole con un poco di vino bianco prima bollito con un pezzo di butirro, ed erbe diverse; quando saranno cotte scartatele, e servitele con sopra una Salsa Ascè. Vedetela in questo Tomo pag. 58.


Vive in diverse maniere.

Arrosto, e Antrè = Dopo che averete tagliati i pungiglioni, squamate, sventrate, e lavate
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le Vive, intaccatele leggermente su i lati col coltello, infarinatele, fatele friggere, e servitele per arrosto guarnite di petrosemolo fritto, se volete. Ovvero essendo intaccate come sopra, marinatele con butirro squagliato, sale, pepe schiacciato, fatele cuocere sulla gratella, e servitele con sotto una Salsa alla Remolata calda, o al Povero uomo. Vedetele nel Tom. I. Cap. I., e in questo. Se poi fossero cotte in una Bresa di grasso, o di magro, le potete servire con sopra una Salsa, o un ragù di vostro genio. Le Vive essendo fritte, o cotte sulla gratella, o alla Bresa, le potete servire con tutte sorta di Salse, e ragù: come una Salsa alla Carpe, alla Spagnuola, all’Italiana rossa, picciola Italiana, al Sultano, Ascè, alli Capperi, alli Cedrioletti ec. ad un ragù di Ostriche, di Cedrioli, di Tartufi, alla Folette, di Prugnoli, di Frutti di mare, di Cardi, di Spugnoli, di Lattughe, di Olive, di Cannolicchi, di Fegati di pesce, di Gamberi ec., sì di grasso, che di magro. Vedete sopra tutte queste Salse, e ragù il Tom. I. Cap. I., il Tom. IV. Cap. I., e in questo Cap. I.


Filetti di Vive in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Levate i filetti delle Vive la pelle, e le spine, e apprestateli come quelli di Linguattole, di Triglie, di Aringhe, di Maccarelli ec. Vedete questi diversi pesci ai loro articoli particolari.


Della Linguattola.

Sonovi pochi pesci di mare, che abbiano un così buon gusto, e che siano nello stesso tempo di una qualità sì sana, come la
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Linguattola. La sua carne è bianca, tenera, delicata, e soda, grata al gusto, nutritiva, propria a produrre de’ buoni succhi, e facile a digerirsi; essa non produce de’ cattivi effetti, se non che mangiandone all’eccesso.
La Linguattola, chiamata altrimenti da’ Francesi Pernice di mare, a motivo del suo buon sapore, è molto migliore trasportata, che sulla faccia del luogo, e ciò proviene, che racchiudendo essa una picciola vischiosità, questa si dissipa nei trasporto. A Parigi, e a Lione per dire il vero sono più eccellenti, che sulla riva del mare, come lo stesso succede in Roma, ed altri luoghi poco distanti dal Mediterraneo, o Adriatico. Enrico III, Re di Francia ne faceva la sua vivanda favorita ne’ giorni di magro.
Questo pesce, secondo le osservazioni di Horstius, conviene a quei maladi, che sono In grado di mangiare, a motivo che produce un buon sangue, e che il nutrimento, che somministra forma pochi escrementi, ed inoltre perché è di un ottimo, e grato gusto.
La Linguattola trovasi tutto l’anno, ma la sua migliore stagione è nell’Inverno, e Nella Primavera. Devesi scegliere fresca, grande, polputa, e senza macchie.
Si prepara questo pesce in molte maniere differenti, e benché a parlare in generale le Fritture non siano molto salubri; pure si è osservato, che la Linguattola fritta non ha nulla di nuocievole, e ciò proviene, che avendo la carne molto serrata nelle sue parti, non
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assorbisce tanto olio, o butirro, o strutto, come la maggior parte degli altri pesci.
In Toscana appellasi Sogliola, e in Napoli Palaia.


Granada di Filetti di Linguattole, e Sortù alla Condè.

Antrè di grasso, e di magro = Squamate, sventrate, lavate, e asciugate quattro Linguattole mezzane, dissossatele, levandogli i quattro filetti per ciascheduna, conditeli colle solite erbe trite, olio, e alici, sale, pepe schiacciato. Vedete questa Salsa all’articolo della Spigola pag. 109. Abbiate una cazzarola della grandezza, che volete fare l’Antrè, copritela tutta al di dentro di strisce di carta unte di olio, o butirro, fateci un bel disegno lavorato nel fondo con tartufi, code di gamberi, foglie verdi di lattuga, carota gialla il tutto cotto; aggiustateci tutto all’intorno i filetti delle Linguattole, che il più bello tocchi la carta cioè ai di sotto, e le punte vadino ad unirsi nel fondo della cazzarola; se all’intorno restano dei vani, poneteci qualche gambero cotto, e mondato, o qualche picciolo piede di lattuga cotto, e ben spremuto; stendeteci per tutto due dita, e più di farsa di Chenef di grasso, o di magro, che aggiustarete con una cucchiaia bagnata nell’uovo, o bianco d’uovo sbattuto, e nel mezzo metteteci un buon ragù ristretto secondo la farsa; coprite colla medesima farsa, indorate sopra, e spianate bene, ripiegate le punte de’ filetti, che sopravvanzano alla farsa; sopra alla farsa medesima, fate cuocere circa due ore a
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Bagno-maria in una braciera con fuoco sotto, e sopra, o al forno; indi fate riposare un poco fuori dell’acqua, rivoltate sopra un coperchio, alzate la cazzarola, levate la carta, fate scolare la Granata, e con diligenza ponetela sopra il piatto, e servitela con un gran sugo di limone, e una buona Salsa alla Spagnuola, o di grasso, o di magro. Si fanno delle bellissime Granade di pesce, ma tutte nello stesso modo, e specialmente di Triglie, ed il più delle volte si tramezza un filetto di Triglia, ed uno di Linguattola, ciò che fa un bell’effetto essendo uno bianco, ed uno rosso, e chiamasi questa Granata alla Condè. Vedete Granata di Triglie qui appresso.


Linguattola alla Duchessa.

Antrè di grasso, e di magro = Squamate, sventrate, lavate, ed asciugate una bella Linguattola, tagliatela lungo la schiena, levategli la spina, e piccategli tutta la parte opposta di minuto lardo, riempitela di un minuto Salpiccone d’animelle, e code di gamberi, e tartufi, legato ben stretto con rossi d’uova, e sugo di limone, cucite l’apertura con ago e filo; mettetela in una cazzarola ovata, col lardo al disopra, e con sotto fettine di vitella, e di lardo, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, otto mazzetti d’indivia, prima imbianchita, e ben spremuta, e legati; coprite con qualche fettina di lardo, e un foglio di carta; fate sudare un quarto d’ora con fuoco sotto, e sopra; indi bagnate con poco brodo bianco buono, e mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco
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consumato per metà, poco sale; fate finire di cuocere dolcemente. Nel momento di servire scolate la Linguattola, scucitela, glassategli tutta la parte piccata con una bella glassa di vitella, ponetela sopra il piatto che dovete servire, guarnitela colli mazzetti d’indivia sciolti, e ben spremuti, e serviteci una buona Salsa all’Italiana rossa, o Culì, e sugo di limone. Tutte le Linguattole dopo, pulite si debbano rifilare all’intorno, e spuntargli la coda.
Di magro: piccate la Linguattola di filetti di tartufi, o carota, o fusti di petrosemolo, riempitela con una farsa, di Chenef di magro, o un picciolo Salpiccone ben ristretto di code di gamberi, tartufi, prugnoli ec.; ovvero l’uno, e l’altro, e fatela cuocere esattamente come la Spigola alla Dama Simona. Vedetela pag. 111. glassategli la parte piccata con un poco di glassa di pesce, e servitela guarnita coi mazzetti, e la propria Salsa, con sugo di limone.


Linguattola alla Contì.

Antrè di grasso, e di magro = Dissossate, e riempite una Linguattola, di grasso, o di magro, come la precedente, ma senza cucirla. Passate sopra il fuoco in una cazzarola con un poco d’olio, o butirro, cipolletta, scalogna, e poco petrosemolo, il tutto trito, una punta d’aglio; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, condite con sale, e pepe schiacciato; ponete questa Salsa in un piatto ovato, metteteci sopra la Linguattola, ungetela bene d’ambe le parti, e lasciatela colla parte bianca al di sopra, copritela con
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un foglio di carta unto colla medesima Salsa; fatela cuocere ad un forno temperato, osservando che presto si cuoce. Nel momento di servire cambiatela di piatto, fategli sopra qualche bel lavoro con tartufo, carota, lattuga, code di gamberi ec. Il tutto cotto, e servitela con sotto una Salsa chiara, o di grasso, o di magro.


Linguattola al Per-Bernard.

Antrè di grasso, e di magro = Allorché averete ripiena, e condita una Linguattola colla Salsa dell’erbe fine suddette, colla quale l’ungerete bene, spolverizzatela di mollica di pane grattata; fatela cuocere al forno di bel colore nel proprio piatto, e servitela con sotto una Salsa chiara stila scalogna, e sugo di limone. La potete fare anche cuocere alla gratella, e servirla egualmente. Sì nell’una, che nell’altra maniera; la potete servire senza dissossarla, e riempirla.


Linguattola alla Senteminult.

Antrè di grasso, e di magro = Fate una Senteminult con latte, un buon pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, qualche fetta di cipolla, di carota, e di panè, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, sale, pepe sano; fate bollire circa mezz’ora; indi metteteci a cuocere due Linguattole, una grande, ed una picciola; in un quarto d’ora sono cotte; fatele alquanto raffreddare nel loro brodo; quindi fendete lungo la schiena la più grossa, levategli la spina, dissodate l’altra, e tagliatela tutta in filetti fini, metteteli in una picciola cazzarola con un poco di Culì bianco, fate bollire,
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e legate con due, o tre rossi d’uova, e sugo di limone; riempiteci l’altra Linguattola. Digrassate la Senteminult dal butirro, ponete in questo butirro tre rossi d’uova crude, un pochino di Culì bianco, fate stringere un poco sopra il fuoco; stendete la metà di questa Salsa sopra il piatto, che dovete servire spolverizzate con un pochino di mollica di pane grattata aggiustateci sopra la Linguattola, colla schiena al di sotto, copritela col resto della Salsa, spolverizzate anche sopra di mollica di pane grattato, aspergete con butirro squagliato; fategli prendere un bel colore ad un forno temperato, e servite con sotto una Salsa chiara di vostro genio, o di grasso, o di magro.


Linguattola in Sorprise.

Orduvre di grasso = Quando averete cotta, e riempita una Linguattola, come la precedente in luogo di metterla sopra il piatto, come alla Senteminult, indoratela con uovo sbattuto, spolverizzatela di mollica di pane, e fatela friggere nello strutto ben caldo, quanto prende colore, e servitela guarnita di petrosemolo fritto all’intorno. Queste due Linguattole le potete anche servire senza dissossare, e riempire.


Linguattola all’Italiana.

Antrè = Dopo che averete ben pulito una Linguattola, tagliatela lungo la schiena sopra la spina, andando bene indentro col coltello, fategli entrare un pezzo di butirro maneggiato con cipolletta, scalogna, petrosemolo, prugnoli freschi, o secchi bene ammollati; indi aggiustate la Linguattola sopra il piatto, che
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dovete servire, unto di butirro. Fate squagliare in una cazzarola un pezzo di butirro, mescolateci due rossi d’uova crudi, erbe fine, sale, pepe schiacciato, un’alice passata per setaccio, mescolate bene, versate questa Salsa sopra la Linguattola, che la cuopra tutta, spolverizzatela di mollica di pane grattata; fatela cuocere ad un forno temperato di un bel colore d’oro; quindi scolate il butirro, e servitela con sotto una Salsa chiara, o all’Italiana chiara, con sugo di limone.


Linguattola alla Favorita.

Antrè = Fate cuocere in una cazzarola ovata una bella Linguattola ben pulita, con un pezzo di butirro, un bicchiere divino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, un poco di brodo bianco, un mazzetto di erbe diverse, due fette di limone, due scalogne, sale, pepe schiacciato; quindi scolatela, ponetela sopra il piatto, e servitela con sopra una Salsa al Sultano, ovvero un ragù di code di gamberi. Vedete l’una, e l’altro di grasso, e di magro nel Tom. I. e IV., e in questo Cap. I.


Linguattola alla Bresa a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Abbiate una Poele, ovvero una Bresa ristretta come segue: passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, qualche dadino di vitella, di prosciutto, di carota, di radica di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, una cipolletta, due garofani; indi bagnate con brodo bianco, e un bicchiere di vino bianco
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consumato per metà, condite con sale, e pepe schiacciato; dopo che averà bollito circa un’ora, aggiustate in una cazzarola ovata, con un’anima dentro, una bella Linguattola ripiena, o non ripiena, con sopra due o tre fette di limone senza scorsa, versateci sopra la Bresa suddetta bollente, coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra un quarto d’ora; quindi scolate la Linguattola, ponetela sopra il piatto, e servitela con sopra un ragù di vostro genio, cioè di code di Gamberi, di Ostriche, di Prugnoli, di Tartufi, di Cedrioletti ec., ovvero una Salsa alli Capperi, all’Italiana rossa, all’Inglese, Turnè alla Tedesca, al butirro di Gamberi, al Sultano, al Culì di Pomidoro ec., come anche la potete servire guarnita di qualsivoglia mazzetto d’Erba, e servirla con sopra una buona Salsa alla Spagnuola. Questi ragù, e queste Salse vedetele nel Tom. I., e IV., ed in questo Cap. I.
Di magro: fate cuocere una bella Linguattola alla Senteminult, come è descritta alla pag. 165., ovvero fate bollire con acqua, o brodo di magro, fette di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, un poco d’olio, un bicchiere di vino bianco consumato per metà, sale, pepe sano; quando averà bollito un quarto d’ora, versate sopra la Linguattola, aggiungeteci due fette di limone senza scorza, coprite con un foglio di carta; fate cuocere come la precedente, e servite con sopra qualunque Salsa, o ragù di
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magro, che trovarete le une, e gli altri in questo Tomo Cap. I. La potete far cuocere anche alla Dama Simona, come la Spigola pag. 111., ripiena, o non ripiena.


Linguattola alla Tartara.

Orduvre di grasso, e di magro = Prendete una bella Linguattola, o due, squamatela, sventratela, lavatela, e asciugatela bene, marinatela con olio, sale, pepe schiacciato, una cipolletta in filetti, fusti di petrosemolo, una fo glia di alloro in pezzi, due scalogne, uno spicchio d’aglio in fette, dopo un’ora, levate tutte l’erbe, ungetela bene coll’olio, spolverizzatela di mollica di pane grattata, fatela cuocere di bel colore sopra la gratella, e servitela con un gran sugo di limone, e con sotto una Salsa chiara alla Scalogna, o di grasso, o di magro.


Linguattole in diverse maniere.

Arrosto, e Antrè = Squamate, sventrate, lavate, ed asciugate due, o tre Linguattole, fategli un taglio lungo la schiena sopra la spina, indoratele leggermente dalla parte opposta, con un mazzetto di penne bagnato nell’uovo sbattuto, qualora non sia vigilia, infarinatele, fatele friggere nello strutto, o nell’olio ben caldo, di un bel color d’oro, e servitele sopra una salvietta per un piatto di Arrosto. Se le servite per fritto, guarnitele di petrosemolo fritto. Le Linguattole alla Tartara le potete anche servire per arrosto. Tutte le Linguattole fritte si possono servire per Antrè, o intere, o in filetti; delle prime ne parlerò all’articolo delle Vivande state di già
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servite alla tavola, e qui dirò soltanto qual cosa de’ Filetti apprestati, tanto crudi, che cotti.


Filetti di Linguattole al Vino di Sciampagna.

Antrè di grasso, e di magro = Ponete in una cazzarola una grossa Linguattola, o due, ben pulite, che una non stia sopra all’altra, con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito, uno spicchio d’aglio con due garofani, un bicchiere di vino di Sciampagna consumato un terzo, un poco di brodo bianco di grasso, o di magro, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Nel momento di servire ponete le Linguattole sopra un coperchio di cazzarola, levategli gli otto filetti, poneteli sopra il piatto, che dovete servire, versate il fondo della cottura in una picciola cazzarola, levate l’aglio, aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina; fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra i filetti di Linguattole con di sugo limone.
All’olio: passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, l’erbe trite come sopra, quindi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, e bagnate col vino di Sciampagna, e un poco di brodo di magro come sopra; poneteci le Linguattole, condite con poco sale, e pepe schiacciato; fate cuocere nella stessa maniera. Nel momento di servire levategli i filetti, poneteli sopra il piatto, e versateci sopra la propria Salsa, che deve essere poca, con un pochino di sugo di
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limone. Potete guarnire sì gli uni, che gli altri di questi filetti di mazzetti d’indivia, che farete cuocere unitamente alle Linguattole. Vedete Spigola alla Dama Simona pag. 111.


Filetti di Linguattole alla besciamella.

Orduvre di grasso, e di magro = Fate un Culì alla besciamella di grasso, o di magro. Vedete il primo nel Tom. I. pag. 11., il secondo in questo pag. 26. Abbiate delle Linguattole cotte alla Bresa, o alla Senteminult, o fritte, tagliategli i filetti larghi un dito, e lunghi tre, fateli scaldare nella Salsa senza bollire, e servite con crostini fritti all’intorno. Ovvero fate un bordino all’intorno del piatto o di pane, o di pasta, metteteci nel fondo un suolo di besciamella, e sopra un suolo di filetti di Linguattole, replicate così due, o tre volte; indi spolverizzate sopra di mollica di pane grattata; aspergete con butirro squagliato, fate prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, e servite subito.


Filetti di Linguattole alla Certosina.

Orduvre di grasso, e di magro = Abbiate una Salsa ben fatta d’Indivia, o di Selleri, o di Cedrioli, o di Piselli, odi Fagioletti di grasso, o di magro, metteteci dentro dei filetti di Linguattole, tagliati come i precedenti, e cotti alla o alla Bresa di grasso, o alla Senteminult; fate scaldare senza bollire, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, e servite con crostini fritti all’intorno. Se la Salsa è di Cedrioli metteteci un sugo di limone. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I., ed in questo Cap. I.


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Filetti di Linguattole alla Remolada.

Antrè = Dopo che averete nettate due belle Linguattole, levategli gli otto filetti, marinateli come la Linguattola alla Tartara p. 169.; indi avvolgeteli a guisa di Ruladine, infilategli uno spiedino di legno per cadauna, ungetele bene coll’olio, e spolverizzatele di mollica di pane grattato; fatele cuocere sopra la gratella di bel colore, e servitele, levandogli li spiedini, con sotto una Salsa alla Remolada, fatta con brodo di magro. Vedetela nel Tom. I. pag. 68.


Filetti di Linguattole all’Erbe fine.

Orduvre = Abbiate dei filetti di Linguattole come i precedenti, cioè o bianchi, o fritti, aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, con un buon pezzo di butirro, un poco di Culì di magro, due cucchiai di sugo di agresto, petrosemolo, cipolletta, scalogna, un poco di basilico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato; fate stufare un quarto d’ora sopra la cenere calda, il piatto coperto, e servite con poca Salsa.


Bianchetta di Filetti di Linguattole.

Antrè di grasso, e di magro = Mettete in una cazzarola tanta Italiana bianca, o Culì bianco, o Culì bianco ordinario, tanto di grasso, che di magro, per quanto averete bisogno di Salsa, poneteci dentro dei filetti di Linguattole cotte alla Bresa, o alla Senteminult; fate scaldare senza bollire, legate con una liason di tre rossi d’uova, e servite con un buon sugo di limone. Potete a queste Bianchette aggiungerci qualche tartufo in fette, o
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prugnolo fresco, secondo la stagione; passarete, o l’uno, o l’altro in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di butirro, e bagnarete col Culì bianco; farete bollire dolcemente un quarto d’ora; indi digrassate, metteteci i filetti, e finite come sopra.


Filetti di Linguattole in diverse maniere.

Antrè e Orduvre di grasso, e di magro = Colli filetti crudi di Linguattole si apprestano dei belli, e buoni piatti, sì di grasso, che di magro. Per non replicare le medesime cose vedete la Spigola, e il Pesce Spada p. 107., e 102., mentre colli filetti di Linguattole si fanno le medesime cose, cioè, Anitrelle, Tartarughe, Pollastrelli, Piccioncini, tutte sorta di Granadine, di Ruladine ec. osservando però, che la carne della Linguattola più cuoce, e più si ritira, onde bisogna conoscere il suo primo punto di cottura, e fare cuocere questa sorte di vivande poco prima di servirle alla tavola, tanto più, che presto si cuociono.


Della Triglia.

La Triglia è un picciolo pesce di mare, assai delicato, e grato al gusto, esso si pasce di alga, di gamberelli, ed altri piccioli pescetti, si pretende, che sia migliore l’Inverno, che l’Estate, ossia perché l’Inverno vive in alto mare dove che l’Estate si porta verso la riva, ciò, che lo fa nudrire di alimenti diversi in queste due stagioni, ovvero perché nell’Estate, come credesi partorisce; ma quello però che è certo, che noi nella Primavera, e nell’Estate ne abbiamo in grande abbondanza, e più grossi, che nell’altre stagioni. Gli antichi
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Romani stimavano moltissimo questo pescetto, essendo consagrato a Diana, mentre si vuole, che partorisca tre volte l’anno, ciò, che viene attribuito a questa Dea.
Si distinguono due specie di Triglie, cioè una detta di scoglio, che viene stimata la migliore, e una nostrale, la più grossa è ordinariamente più in pregio, si dell’una, che dell’altra specie. La carne di questo pescetto nudrisce molto, e ristora mirabilmente, si di-gerisce ancora con facilità, e si pretende, che arresti la diarea. Un celebre Medico Francese dice, che la Triglia conviene nella diarea, nella tosse, e nella maggior parte di quelle malattie provenienti d’acrimonie di umori; alcuni altri però vogliono, che l’uso frequente di questo pesce sia contrario alla castità; ma questa è una immaginazione, che non è fondata né sulla ragione, né sulla esperienza.
Devesi scegliere la Triglia grossa, fresca, e polputa; quella che si prende fra i scogli è più grossa, più bella alla vista, e di un sapore assai più grato, che l’altra; nei mari di Napoli, Roma, e Venezia se ne prendono in quantità, e molto grosse.
Le Triglie si pescano tutto l’anno, ma il tempo migliore è da Maggio, a tutto Agosto.


Granada di Filetti di Triglie.

Antrè di grasso, e di magro = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio. Pulite bene dieci, o dodici belle
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Triglie nostrali, tagliategli le teste, dividetele in due parti per lungo, dissossatele di tutte le spine, condite questi filetti colla Salsa suddetta quasi fredda, sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Abbiate una cazzarola proporzionata alla grandezza, che volete fare l’Antrè, e alla quantità de’ filetti, copritela tutte al di dentro di strisce di carta unte con olio, o butirro; fateci nel fondo qualche bel disegno la vorato, come alla Granada di filetti di Linguattole pag. 162., aggiustateci tutto all’in torno i filetti di Triglie colla parte rossa, che tocchi la carta, cioè al di sotto, e che le punte si uniscono nel fondo della cazzarola. Se la volete fare più bella, ponete un filetto di Linguattola, ed uno Triglia; ed allora si chiama Granata di Condè; stendete sopra, ed all’inforno due dita, o più di farsa di Chenef fatta all’olio, o al butirro, lasciategli un buco nel mezzo, nel quale mette rete un picciolo ragù ristretto di grasso, o di magro; coprite colla medesima farsa, appianate sopra col coltello, e uovo, o bianco d’uovo sbattuto; fate cuocere a Bagno-maria, come l’altra, e servitela nella stessa maniera.


Triglie al Per-moene.

Orduvre = Squamate, e sventrate per le garze otto belle Triglie nostrali, o di scoglio, tagliategli la coda, e le notatoie, lavatele, e asciugatele bene, marinatele con olio, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito; avvolgetele bene in questo condimento, spolverizzatele di mollica di pane grattata; fatele cuocere sulla
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gratella di un bel color d’oro, e servitele con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa chiara alla scalogna di grasso, o di magro.


Triglie Panate all’Erbe fine.

Orduvre = Nettate otto belle triglie come sopra; passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio; fate alquanto raffreddare, conditeci le Triglie suddette, con sale, pepe schiacciato, avvolgetele bene in questa Salsa, spolverizzatele con mollica di pane grattata, aggiustatele sopra il piatto, che dovete servire, con sotto un poco della Salsa del condimento, aspergetele sopra con la medesima Salsa; fatele cuocere al forno, e servitele con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa chiara, o di grasso, o di magro.


Triglie alla Delfina.

Antrè di grasso, e di magro = Abbiate otto belle Triglie nostrali, squamatele, spuntategli la coda, e le notatoie, lavatele, ed asciugatele, apritele col coltello lungo la schiena, dalla testa fino alla coda, levategli la spina; conditele con una Salsa fatta come la precedente, con erbe fine, olio, o butirro, e alice, sale, e pepe schiacciato; indi riempitele di una farsa di Chenef, fatta o all’olio, o al butirro, aggiustatele sopra il piatto, che dovete servire, con un poco della loro Salsa nel fondo, e che le code restino diritte nel mezzo del piatto, spolverizzatele sopra con mollica di pane grattata, e aspergetele col resto della Salsa
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dell’erbe fine; fate prendere un leggiero color d’oro ad un forno temperato, e servite con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa chiara di grasso, o di magro.


Triglie alla Galispana.

Antrè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco di olio, cipolletta, petrosemolo, scalogna, una punta d’aglio, un pochino di persa, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, pignoli, e passarina a proporzione, i fegatini delle Triglie, sale, pepe schiacciato; fate bollire un momento: abbiate otto Triglie nostrali, o di scoglio, ben pulite, spuntategli la coda, e le notatoie; mettete un poco della suddetta Salsa nel fondo del piatto, aggiustateci sopra le Triglie, versateci sopra il resto della Salsa, coprite con un foglio di carta; fate cuocere un quarto d’ora al forno, indi scolate un poco di olio. e servite con un gran sugo di limone, e poca Salsa.


Triglie alla Bourgoise.

Antrè = Quando avete passato sopra il fuoco con olio l’erbe fine come sopra, bagnate con un poco di sugo di pomidoro, ovvero un poco di vino bianco consumato per metà, e un poco di brodo; fate bollire un momento; indi metteteci dentro le Triglie ben pulite, lavate, e asciugate, condite con sale, pepe schiacciato, pignoli, e passarina, se volete; fate cuocere dolcemente con fuoco allegro sotto e sopra,
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in un quarto d’ora sono cotte, e servite con poca Salsa.


Triglie fritte.

Orduvre di grasso, e di magro = Squamate, e sventrate per le garze le Triglie, spuntategli la coda, e le notatoie, lavatele bene, conditele con sale, infarinatele, e fatele friggere nell’olio, o strutto ben caldo, e servitele di bel colore, e sugose, guarnite di petrosemolo fritto. Quando le fate friggere nello strutto, indoratele con uovo sbattuto, prima d’infarinarle.


Triglie Marinate.

Orduvre = Fate friggere le Triglie con olio, come le precedenti, ; indi fate in una terrina un suolo di Salsa, come quella dei Marignani marinati. Vedetela nel Tom. IV. pag. 92., ma con un poco di zafferano, e un suolo di Triglie, e così di mano in mano sino alla fine; osservando, che il pesce resti coperto; fate raffreddare, e servite con un poco della Salsa. Le Linguattole si marinano nella stessa maniera.


Triglie di Scoglio Arrosto.

Arrosto = Sventrate le Triglie di scoglio per le garze, e asciugatele, senza levargli le squame, conditele sopra un piatto, con olio, sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, qualche fetta di limone senza scorza; poco prima di servire, fatale cuocere sulla gratella di bel colore, aspergendole con la loro marinada, e servitele ben sugose, con tutte le squame.


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Filetti di Triglie alla Condè.

Orduvre = Squamate, sventrate, lavate, ed asciugate le Triglie, tagliategli la testa, dividetele per mezzo lungo la schiena, formatene due filetti, che dissossarete e da tutte le spine. Fate una Salsa, come il solito, con olio, erbe trite, alici, sale, e pepe schioccato; quando sarà quasi fredda, mettetene un pochino nel fondo di una cassettina di carta ben fatta, e fritta nell’olio di bel colore, con sopra un pochino di mollica di pane grattato. Ponete un poco di farsa di Chenef fatta all’olio, o al butirro tramezzo ad ogni due filetti di Triglie, dandogli la loro forma primiera, aggiustateli nella cassettina, condite sopra con la Salsa suddetta, e spolverizzate con mollica di pane. Se le Triglie sono picciole, formatene due, o tre suoli, se sono grosse, uno o due; fate cuocere in un forno temperato, e servite con un gran sugo di limone, o di agresto, ed un poco di Salsa chiara di grasso, o di magro. Questi filetti così farsiti, li potete condire, fare cuocere, e servire sopra il loro piatto, come se fossero nella cassettina; come anche se non li volete farsire, li potete condire semplicemente o nella cassettina, o sopra il piatto, e farli cuocere, e servirli egualmente; osservando, che nell’una, e l’altra maniera si cuocciono subito. Tutte sorta di filetti li potete apprestare egualmente: come di Linguattole, di Spigola, di pesce S. Pietro, di Aringhe, di Cefalo, di Rondino, di Fravolino, di Merluzzi, di Dentale, di Salamone, di Maccarelli, di Capponi ec.; ma senza Farsa.


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Triglie al Corto-brodo.

Antrè = Fate un corto brodo, metà vino bianco, e metà acqua, o brodo di magro, un mazzetto di erbe diverse, sale, pepe sano, un pezzo di butirro, o un poco d’olio; fate bollire un quarto d’ora; indi metteteci delle Triglie di scoglio, o nostrali, ben pulite; ma quelle di scoglio con tutte le squame; quando saranno cotte servitele, ben scolate, levando le squame a quelle di scoglio, con sopra un ragù di code di Gamberi, o di grasso o di magro. Vedete questi due ragù nel Tom. IV. pag. 11., e in questo Cap. I. pag. 75. Queste Triglie le potete an cora servire senza Salsa, guarnite di petrose molo verde; cioè quelle di scoglio con tutte le squame, e le nostrali senza.


Triglie alla rocambole.

Orduvre = Sventrate, e nettate delle Triglie nostrali, marinatele con olio sale, pepe schiacciato, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, una foglia di alloro in pezzi, due spicchi d’aglio in fette, una cipolletta in filetti, un poco di basilico, dopo due ore spremete queste erbe nell’olio, ungeteci bene le Triglie, spolverizzatele di mollica di pane grattata; fatele cuocere di bel colore sulla gratella, e servitele con sopra un gran sugo di arancio, e sotto una Salsa chiara alla rocambole, o di grasso, o di magro.


Filetti di Triglie all’Inglese.

Orduvre di grasso, e di magro = Levate i due filetti alle Triglie come quelle alla Condè, conditeli, e farsiteli nello stesso modo, indorateli nell’uovo sbattuto, infarinateli, fateli friggere
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nello strutto ben caldo, e serviteli con sotto una Salsa fatta in questa maniera: Mettete in una cazzarola un poco di Culì, un pezzo di butirro, sugo di arancio, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere sopra il fuoco senza bollire, e servite sotto le Triglie. Ovvero marinate i filetti di Triglie senza farsire, con sale, pepe schiacciato, le medesime erbe intere, come alle Triglie di scoglio arrosto, sugo di arancio, indi scolateli, infarinateli, fateli friggere come sopra, e serviteli con sotto la medesima Salsa.


Filetti di Triglie all’Erbe fine.

Orduvre = Ponete in un piatto alquanto grande un pezzo di butirro, due cucchiai d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, o tartufi, secondo la stagione, una punta d’aglio, un poco di basilico, il tutto trito; se i tartufi sono freschi tagliateli in fette; passate sopra il fuoco; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, aggiustateci sopra dei filetti di Triglie, conditeli con sale, pepe schiacciato, fateli stufare sopra la cenere calda, fino a tanto, che saranno cotti; quindi scolateli, metteteli sopra il piatto, che dovete servire, guarnite intorno di crostini di mollica di pane tagliati a guisa di creste, e fritte nel butirro, coprite, e tenete caldo: ponete nel piatto dell’erbe fine, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, un poco di Culì; fate bollire un momento, digrassate, spremeteci un sugo di limone, e servite sopra li filetti di Triglie.


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Del Cefalo.

Il nome di Cefalo, che si dà a certi pesci, i quali secondo Rondelezio, si prendono nel mare, nei fiumi, nei laghi, e nelle paludi, non differiscano, che leggermente nella figura protolipa, ma bensì nella grandezza, nel sapore, e nella sostanza.
Le diverse specie dunque di Cefali si ristringono a due, cioè di mare, e di acqua dolce; quelli di mare sono migliori l’Estate, e quelli di acqua dolce l’Inverno; i primi specialmente, quando vengano presi presso le foci del Tevere sono di un ottimo sapore: ed i secondi allorché sono presi in certi laghi, ed in certe stagioni. Nulladimeno abbiamo alcuni Cefali di un sapore di fango, o di terra assai disgustevole.
I Cefali di Lago sono migliori, e più grassi, che quelli che si pescano in alcuni tempi nell’acque vive. I mari Mediterraneo, e Adriatico abbondano di tal genere di pesce, e segnatamente la Laguna di Venezia n’è ubertosissima, e le Valli incluse nella medesima.
Questi pesci sono senza denti, e non mangiano cibo animato, ma si nutriscano d’alga, e di arena. Le uova dei Cefali di maggior grossezza si seccano, e se ne fanno delle Bottarghe, che essendo bene acconciate, riescano ottime ne’ giorni di magro, allorché vengano condite con olio, e sugo di limone.
In Roma il Cefalo migliore è quello di mare, ed anche quello di acqua dolce è molto buono, ma bisogna osservare, che non sia pregno, che sia fresco, e che non senta di fango.
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Quando questo pesce è di buona qualità ha un sapore delicato, ed un ottimo gusto, e specialmente allorché è grosso somministra un buon alimento. Ciò nonostante non è pesce stimato, e di rado si vede sopra a mense delicate. Oltre i Cefali, che si mangiano subito pescati, si salano gli altri, e se ne fa commercio.


Matelotta di Cefalo.

Antrè = Sventrate, squamate, e lavate un Cefalo, tagliatelo a rocchi per traverso, e formate, finite, e servite la Matelotta come quella di Carpa, o di Anguilla, che trovatele all’Articolo dei Pesci d’acqua dolce Cap. III.


Cotelette di Cefalo.

Orduvre = Quando averete squamato, sventrato, e lavato un Cefalo, asciugatelo, tagliatelo nel mezzo luogo la schiena, dividetelo in due parti, dissossatelo del tutto, levategli la pelle, e tagliatelo in pezzi triangolati a guisa di cotelette, infilate in uno di detti angoli una zampa di gambero cotto, marinate queste cotelette con sale, pepe schiacciato, e olio, indi spolverizzatele di mollica di pane grattata, fatele cuocere sulla gratella di bel colore, e servitele con sotto una Salsa alla scalogna di grasso, o di magro, con un gran sugo di limone, o di agresto, potete anche servirle con sotto un Culì di pomidoro.


Cefalo all’Inglese.

Antrè = Allorché averete ben pulito, e lavato un Cefalo, fatelo cuocere allesso con acqua bollente, mezza cipolla in fette, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, due scalogne, una cipolletta, un pezzetto di butirro, sale, pepe
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sano, quattro garofani, due fette di limone senza scorza, un poco di vino bianco bollente; indi scolatelo, ponetelo sopra il piatto, e servitelo con sopra una Salsa all’Inglese, che trovarete alla pag. 58.


Cefalo Arrosto.

Arrosto = Dopo che averete ben pulito, e lavato un Cefalo, asciugatelo, fategli degli intacchi col coltello d’ambe le parte, ponetelo sopra un piatto, conditelo con sale, pepe schiacciato, olio, fette di cipolla, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, tre fette di limone senza scorza, mezza foglia di alloro; indi fatelo cuocere sulla gratella, aspergendolo colla sua marinata, e servitelo per arrosto, ovvero con sopra, o sotto, una Salsa di Capperi, di Cedrioletti, di Pomidoro ec.


Cefalo Allesso.

Allesso = Quando sarà pulito, fatelo cuocere con acqua bollente, un pochino di olio, mezza cipolla in fette, fusti di petrosemolo, uno spicchio d’aglio una cipolletta, sale, pepe sano, tre garofani, e servitelo sopra una salvietta, o senza, con petrosemolo intorno.


Filetti di Cefalo in diverse maniere.

Antrè, o Orduvre di grasso, e di magro = Vedete Ruladine, e Filetti, di Spigola, di Salamone, di Linguattole, di Aringhe, di Merluzzi ec., li Filetti di Cefalo si possano apprestare nello stesso modo, come anche se ne possano fare delle Granade, e Ruladine ec. ma come ho detto, questo pesce non è molto apprezzato, che allora quando è di ottima qualità, e molto grosso per servirlo intero per Rilievo, o in altra maniera.


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Della Arzilla, o Ragia.

Rondelezio distingue quindici sorta di Arzille, ed altri autori diecisette. Io per non entrare in sì fatto numero, che poco o nulla servirebbe al Lettore, distinguerò soltanto le Arzille in tre specie, cioè Chiodata, Stellata, e Liscia, le due prime sono senza contradire le migliori, e le più stimate.
L’Arzilla contiene de’ sughi vischiosi che rendono la sua carne difficile a digerirsi, ma nutrisce molto, e produce un alimento sodo, e durevole.
L’Arzilla per produrre de’ buoni effetti, e per essere grata agli organi del gusto, non deve essere molto fresca, ma bisogna, che sia stata conservata un certo tempo, nel quale gli si eccita una picciola fermentazione, che insensibilmente distrugge, ed attenua qualche materia lenta e vischiosa, che rendeva la sua carne dura, e coriacea.
L’Arzilla Chiodata, quanto più si prende vicino alle spiaggie, altrettanto è più tenera, più picciola, e di miglior sapore, poiché quella che si prende in alto mare e molto grossa, e molto dura.
L’Arzilla Stellata, al contrario di rado si vede vicino alle spiaggie, ed abita in mare profondo, la sua carne è più tenera, più facile a digerirsi, e nutrisce assai più di quella delle altre Arzille.
L’Arzilla Liscia, abita ne’ luoghi fangosi, e limacciosi del mare vicino alla rive, onde la sua carne è molle, e di un gusto per lo più fangoso.
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Tutte le Arzille si nutriscono di piccioli pesci, e benché si pescano tutto l’anno, pure la loro migliore stagione è nell’Estate, alla riserva della Liscia, che è migliore nell’Inverno.
I fegati dell’Arzilla Chiodata, e della Liscia detta Oculata sono grassi, delicatissimi, e di molto buon sapore.


Arzilla a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Le diverse Arzille si apprestano tutte nella stessa guisa. Per prepararla come sopra: sventrate, e lavate l’Arzilla, tagliatela in quattro parti, cioè le due grandi ale polpute vicino al corpo, e queste in due parte per cadauna; fatela cuocere con acqua, sale, qualche fetta di limone, o un poco di aceto, un pezzo di butirro, o un poco di olio, fette di cipolla, un grosso mazzetto di erbe diverse, qualche garofano, pepe sano; a mezza cottura aggiungeteci il fegato. Quando sarà cotta, scolatela, pulitela bene dalla pelle, ponetela nei suo piatto col fegato sopra, e servitela con una Salsa all’Inglese, Turnè alla Tedesca, alli Capperi, Ascè, Roberta ec., ovvero un ragù di Cipollette, di Ostriche, o altri Frutti mare, di Cedrioletti, di code di Gamberi ec., sì di grasso, che di magro. Vedete queste Salse, e ragù ai loro articoli particolari.


Arzilla Fritta alla Vinegrette.

Antrè = Levate la pelle all’Arzilla, tirandola forte da sopra la carne, sventratela, rifilatela nelle estremità, lavatela, tagliatela in pezzi larghi tre dita; fate una marinada con acqua, un terzo di aceto, sale, pepe, un pezzo di
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butirro maneggiato con un poco di farina, tutte sorte di erbe odorifere, fette di cipolle, due spicchi di aglio, due scalogne, quattro garofani, fettine sottili di carota, e panè; fate intiepidire, metteteci dopo i pezzi di Arzilla, fateli marinare due ore; indi scolateli, infarinateli, fateli friggere di bel colore, e serviteli guarniti di petrosemolo fritto.


Arzilla alla Senteminult.

Antrè = Nettate l’Arzilla come la precedente, tagliategli le due parti polpute o ale laterali vicino al ventre, rifilatele all’intorno; fatele cuocere in una Senteminult, fatta con latte, un pezzo di butirro, un mazzetto di tutte sorte di erbe, fettine di carota, e panè, uno spicchio di aglio, due scalogne, sale, pepe sano, tre garofani; allorché sarà cotta scolatela, ungetela per tutto con butirro squagliato, mescolato con un rosso d’uovo, spolverizzatela di mollica di pane grattata, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella, e servitela con sotto una Salsa alla Remolata calda, che trovarete nel Tom. I. pag. 68., ma fatta con brodo di magro.


Arzilla alla Tartara.

Antrè = Dopo che averete tolta la pelle, sventrata, e lavata l’Arzilla, tagliatela come la precedente, asciugatela, conditela sopra un piatto con olio, sale, pepe schiacciato; indi spolverizzatela con mollica di pane grattata, fatela cuocere sulla gratella di bel colore, e servitela con sotto un sugo chiaro alla scalogna, sì di grasso, che di magro, con sugo di limone. La potete anche far cuocere al
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forno sopra il piatto, che dovete servire, con sotto la medesima Salsa.


Arzilla panata alla Provenzale.

Antrè = Scorticate un’Arzilla come la precedente, tagliategli le due grandi ale polpute laterali vicino al ventre, rifilatele all’intorno, lavatele, ed asciugatele bene, conditele con una Salsa di olio, erbe trite, e alici come il solito, sale, e pepe schiacciato, ungetele per tutto, spolverizzatele di mollica di pane grattata; ponete un pochino della Salsa dell’erbe trite nel fondo del piatto, posateci sopra l’Arzilla; fatela cuocere ad un forno temperalo, e servitela con sugo di limone, e sotto un poco di Salsa chiara di magro, o alla scalogna.


Arzilla al butirro Nero.

Antrè = Fate cuocere l’Arzilla, come quella a diverse Salse, e ragù, pulitela dalla pelle, ponetela sopra il piatto, che dovete servire, guarnitela col suo fegato, conditela con sale, e pepe schiacciato, qualche cucchiaio di aceto; fatela un pochino stufare sopra il fuoco, e servitela con sopra del butirro ben caldo quasi nero, quanto ne richiede la Salsa, e guarnite intorno con petrosemolo fritto.


Arzilla Agro-dolce.

Antrè = Quando averete fritto l’Arzilla come quella alla Vinegretta, ma senza essere marinata, aggiustatela sopra il piatto, e servitela con sopra una Salsa Agro-dolce, che trovarete in questo Tomo pag. 57.


Arzilla Marinata.

Antrè = Allorché sarà fritta l’Arzilla come sopra, ma senza marinarla alla Vinegretta,
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conditela, e finitela come le Triglie marinate. Vedetele alla pag. 178.


Arzilla alla Bernardina.

Antrè = Mettete in una cazzarola un pizzico di passepierre tagliata grossolanamente, scalogna, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, capperi, due alici, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, un poco di sugo di magro, o di grasso; fate stringere sopra il fuoco, che perda il gusto della farina, e servite sopra all’Arzilla cotta come quella a diverse Salse, e ragù, e bene pulita dalla pelle. Vedetela pag. 186.


Arzilla al Vino di Borgogna.

Antrè = Fate scaldare un buon pezzo di butirro finché sarà rosso; indi metteteci petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito, due bicchieri di vino di borgogna consumato per metà, sale, pepe schiacciato; fate bollire, e consumare al punto di una Salsa. Aggiustate l’Arzilla, cotta come quella a diverse Salse, e ragù, sopra il suo piatto, con il suo fegato, versateci sopra la Salsa, spolverizzate di scrostatura di pane fina; fate un poco stufare sopra la cenere calda, e servite con poca Salsa.


Arzilla al Vino di Sciampagna.

Antrè = Abbiate dell’Arzilla fritta, come quella alla Vinegretta, e servitela con sopra una Salsa fatta in questa maniera: Tritate il fegato fritto dell’Arzilla, fatelo bollire con due bicchieri di vino di Sciampagna consumato per metà, un poco di Culì, cipolletta,
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petrosemolo, rocambole, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate consumare al punto di una Salsa; indi aggiungeteci un pezzo di butirro, e fate stringere sopra il fuoco senza bollire.


Arzilla in Matelotta al parmigiano.

Antrè = Preparate l’Arzilla, come quella alla Tartara, ma tagliata in pezzi, e cotta egualmente sulla gratella. Abbiate un ragù di cipollette ben fatto, e con poca Salsa, metteteci un buon pezzo di butirro, fate stringere sopra il fuoco; ponete una porzione di questa Salsa nel piatto, che dovete servire, con un poco di parmigiano grattato; aggiustateci sopra i pezzi di Arzilla, tramezzati colle cipollette, e qualche crostino di pane fritto nel butirro; mettete nel resto della Salsa un pochino di mostarda, due rossi d’uova crudi, mescolate insieme, aspergeteci tutto il di sopra dell’Arzilla spolverizzate metà parmigiano grattalo, e metà mollica di pane, mescolato insieme; fate prendere colore al forno, e servite subito.


Dell’Alice.

L’Alice è un picciolo pesce di mare delicatissimo, senza squame, della grossezza, e lunghezza più o meno di un dito, osservabile per una trasparenza non interrotta, che nel luogo della spina.
La pesca più abbondante dell’Alici si fa nel Mediterraneo, che bagna le coste della Sicilia, di Napoli di Roma, di Genova, della Catalogna, e della Provenza, come pure nell’Adriatico dalla parte di Venezia, dal principio
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di Decembre, fino alla metà di Marzo. Se ne prendono ancora in Maggio, Giugno, e Luglio, tempo in cui passano lo Stretto di Gibilterra, per ritirarsi nel Mediterraneo. Se ne trovano ancora dalla parte Occidentale dell’Inghilterra, e del Paese di Galles. Subito che è finita la pescagione delle Alici, si taglia loro la testa, che si dice essere amarissima, si leva loro il fiele, e le budelle; poscia si salano, e s’imbarilano.
Le Alici sono un delicato, e saporoso cibo, specialmente in quei luoghi dove si ritrovano di maggior grossezza, come si veggano ordinariamente sulle coste di Napoli, e di Sicilia. Le alici somministrano un ottimo nutrimento, e facile a digerirsi, specialmente arrostite sulla gratella, o fritte. Si debbano mangiare subito sortite dalla pesca; imperocché allora sono assai più buone. Le migliori sono quelle, che si prendono nella Primavera, o nell’Inverno, in spiaggia, e mare arenoso; benché si peschino tutto l’anno.


Alici Fritte.

Orduvre = Tagliate la testa, levate il fiele, e le budelle alle Alici, asciugatele con un panno lino, o lavatele, e asciugatele, conditele di sale, infarinatele fatele friggere nell’olio, o strutto assai caldo e servitele subito ben sugose, con petrosemolo fritto. Osservate, che presto si cuociono.


Alici al Per-Bernard.

Orduvre = Dopo che avrete nettate le Alici come le precedenti, dissossatele per la schiena senza dividerle del tutto, riempitele, come li
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filetti di Triglie alla Condè pag. 179., e servitele precisamente nella stessa maniera, tanto nella cassettina di carta, che sopra il piatto che dovete servire. Se non le volete dissossare, e riempire, le potete preparare al naturale, tagliata la testa, e sventrate. Ma è sempre meglio dissossarle.


Alici Panate all’Arancio.

Orduvre = Quando averete pulite le Alici come per friggerle, conditele con olio, sale, e pepe schiacciato, spolverizzatele di mollica di pane grattato, fatele cuocere sulla gratella, che siano sugose, e servitele con sopra sugo di arancio, o limone, e sotto un poco di sugo chiaro, con due scalogne trite, di grasso, o di magro.


Alici alla Napolitana.

Orduvre = Allorché le Alici saranno pulite come per friggere, conditele con olio, sale, pepe schiacciato; nel momento di servire mettetele sulla gratella, fatele cuocere sopra un fuoco allegro; quando sono cotte da una parte voltatele dall’altra, e servitele subito con sopra sugo di arancio, o limone; osservate, che debbano essere ben sugose.


Alici in Aterò.

Orduvre = Lasciate la testa alle Alici, levategli soltanto il fiele, e le budelle, conditele come sopra, infilatele per gli occhi a’ spiedini di argento o di legno, otto o dieci per spiedino; nel momento di servire fatele cuocere sulla gratella, e servitele ben sugose, con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa chiara alla rocambole, o alla Scalogna.


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Alici alla Remolada.

Orduvre = Quando le Alici saranno fritte, o panate all’arancio, o arrostite alla Napolitana, le potete servire sopra ad una Salsa alla Remolada calda o fredda. Vedetela nel Tom. I. pag. 68. e 69.; ma bagnata con brodo di magro.


Alici all’Inglese.

Orduvre = Prendete delle Alici più grosse, che sia possibile, tagliategli la testa, sventratele, asciugatele, o lavatele. Fate bollire in una cazzarola metà acqua, e metà vino bianco, un pezzetto di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, sale, tre garofani, e pepe sano; dopo mezz’ora levate il mazzetto, metteteci le Alici, fatela bollire dolcemente; quando saranno cotte scolatele, ponetele sopra il piatto, e servitele con sopra una Salsa all’Inglese. Vedetela in questo Tomo pag. 58.


Alici al Corto brodo.

Orduvre = Fate bollire un poco di acqua, ed un poco di vino bianco, con un tantino di olio, mezza cipolla in fette, fusti di petrosemolo, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, due scalogne, sale, pepe, garofani; dopo mezz’ora poneteci le Alici pulite come sopra; fate bollire dolcemente. Allorché saranno cotte scolatele, e servitele guarnite con petrosemolo intorno.


Della Sarda.

Le Sarde nuotano in truppa assai folta e stretta, come le Alici, colle quali hanno questo di comune. Si debbano mangiare subito prese dalla pesca, mentre allora sono molto saporite e delicate.
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Questi pescetti di mare somministrano un buon nutrimento, e facile a digerirsi. Le migliori sono quelle che si prendono nell’Inverno, e nella Primavera.
Le Sarde sono molto abbondanti nel Mediterraneo che bagna la Sicilia, Napoli, e la spiaggia Romana ma quelle che si pescano nelle vicinanze di Palermo superano tutte le altre si per la grossezza, come per il sapore. In Palermo sono più stimate delle Alici, alla quale sono preferite, per la loro grossezza, e per il gusto delicato della loro carne.
Si debbano scegliere le Sarde, ed anche le Alici tresche, grosse, e polpute. Quando questi pescetti non sono freschi pizzicano le fibrette nervose della lingua in guisa, che alcuna volta non è possibile di poterli mangiare.
Siccome le Sarde si apprestano esattamente come le Alici, onde si rende inutile una repitizione, potendosi le Sarde preparate nella stessa maniera. Nulladimeno ecco qui sotto il modo di arrostirle.
Le Sarde salate, dette Sardelle, non sono così buone come le Alici salate; nulladimeno se ne sogliono dare si delle une, come delle altre una, o due ai convalescenti, onde eccitare loro l’appetito, e purificare lo stomaco dalle flemme e superfluità.


Sarde alla Gratella.

Orduvre = Prendete delle belle Sarde, che siano grosse, e fresche, squamatele, sventratele, e asciugatele con un pannolino, senza lavarle, marinatele per un’ora con olio, sale, pepe schiacciato, e sugo di limone. Nel momento
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di servire fatele cuocere sopra la gratella come le Alici, e servitele anche per un picciolo arrosto. Le potete servire anche in Aterò.


Del Maccarello.

Questo pesce è molto cognito. e poco stimato, vive sempre nel mare, e mai nell’acqua dolce. Devesi scegliere fresco, grosso, e di buon sapore.
Il Maccarello nutrisce molto, e la sua carne passa per avere delle belle prerogative, ma è molto asciutta, e insipida, produce de’ sughi vischiosi, e si digerisce un poco difficilmente. Bellonio biasima il metodo di quelli, che lo fanno bollire per mangiarlo, e dice, che deve essere cotto sulla gratella, e mescolarlo con dei condimenti, che aiutino a digerirlo; quello che è certo, che arrostendo si spoglia di vantaggio dei sughi vischiosi, e grossolani, che naturalmente contiene.
Il tempo migliore per mangiarlo secondo Mr. Lemery, è nella Primavera, e nell’Estate, in cui si fa la sua pesca, che principia da Maggio, e dura a tutto Agosto.
Il Maccarello si sala per conservarlo, ma non è che più nocivo, e di un sapore meno grato.


Maccarelli all’Erbe fine all’Inglese.

Antrè = Sventrate i Maccarelli per le garze, e levategli colla punta del coltello un picciolo budello, che resta attaccato nell’estremità del ventre, tagliategli un poco l’estremità della testa, e della coda, lavateli, asciugateli, marinateli con sale, pepe schiacciato, e un poco di olio, fateli cuocere sulla gratella a un fuoco
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allegro; indi aggiustateli sul piatto, apriteli lungo la schiena, levategli la spina, riempiteli con un pezzo di butirro maneggiato con poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, un poco di finocchio, petrosemolo, cipolletta, e scalogna, il tutto trito, fateli un poco stufare sullo stesso piatto, e serviteli con sopra una Salsa all’Inglese, che trovarete alla pag. 58., ma con un pizzico di capperi interi.


Maccarelli alla Maitre d’Hotel.

Antrè = Putite, lavate, e asciugate i Maccarelli come li precedenti, lasciateli interi, tagliateli lungo la schiena fino alla spina, marinateli con sale, pepe schiacciato, e butirro squagliato o un poco di olio; fateli cuocere sopra la gratella a fuoco allegro; conoscerete quando sono cotti, allorché la carne sarà bianca vicino la spina; poneteli allora sopra il piatto, levategli la detta spina, se volete senza rompere i Maccarelli, riempiteli per la schiena con un pezzo di butirro fresco maneggiato con poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, cipolletta, e scalogna, il tutto trito, sugo di limone, e serviteli ben caldi colla schiena al di sopra.


Maccarelli alla Fiaminga.

Antrè = Quando averete sventrato, lavato, e asciugato i Maccarelli, mettetegli dentro il corpo un buon pezzo di butirro maneggiato con sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, e scalogna, il tutto trito; avvolgeteli in fogli di carta bene imbutirrati; fateli cuocere sulla gratella; indi levategli la carta, e serviteli con sotto una Salsa alla Roberta,
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o Remolada, o Ascè, o di butirro, o di Pomidoro ec. di grasso, o di magro. Vedete il Tom. I. Cap. I., e questo.


Maccarelli all’Italiana.

Antrè = Abbiate de’ Maccarelli cotti arrosto, come quelli all’Erbe fine, ma senza butirro maneggiato coll’erbe suddette. Fate una Salsa con due cucchiai di brodo bianco di grasso, o di magro, un buon pezzo di butirro, una punta d’aglio, due cucchiai d’olio, petrosemolo trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, il sugo di un limone; fate scaldare senza bollire, movendo sempre con una cucchiaia di legno, e servite sopra i Maccarelli.


Maccarelli al Sole.

Antrè = Quando averete sventrato, e lavato i Maccarelli, tagliateli ognuno in tre parti per traverso; marinateli con butirro squagliato, prugnoli, o funghi, petrosemolo, cipolletta, scalogna, un poco di basilico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato; indi infilateli ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, avvolgeteli con carta imbutirrata, e tutto il loro condimento; fateli cuocere arrosto, allorché saranno cotti tre quarti, scartateli, spolverizzateli di mollica di pane grattata, fategli prendere un bel color d’oro, e serviteli con sotto una Salsa chiara alla Scalogna, o all’aspic, di grasso, o di magro.


Maccarelli in fricandò.

Antrè di grasso = Fate sudare in una cazzarola sopra il fuoco delle fettine di vitella, e una fetta di prosciutto; indi bagnate metà brodo bianco, e metà vino bianco; fate bollire
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finché la carne sarà quasi cotta. Abbiate dei Maccarelli, che averete sventrati, lavati, asciugati, levata la pelle da una parte, e piccati di minuto lardo, metteteli a cuocere nel brodo suddetto, con un mazzetto d’erbe diverse; e qualche fungo, o prugnolo fresco, secondo la stagione, coperti con un foglio di carta, e fuoco sotto e sopra. Quando saranno cotti, passate al setacciò il fondo della cottura, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci tutta la parte piccata dei Maccarelli, e serviteli con sotto una Salsa d’erba, o una Salsa Piccante. di vostro genio, come alla Nivernoese, Porchetto, Poevrada, Roberta, Acido ec. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I., ovvero qualunque ragù di grasso Tom. IV. Cap. I.


Maccarelli in Papigliotta.

Antrè = Abbiate un Culì di gamberi, di grasso, o di magro tritatene le code, mescolatele con un buon pezzo di butirro, petrosemolo, e cipolletta trita, sale, pepe schiacciato, noce moscata; riempite con questo butirro dei Maccarelli ben puliti, avvolgeteli di carta imbutirrata, e fateli cuocere sulla gratella. Quando saranno cotti, scartateli, e serviteli con sopra il Culì di gamberi suddetto.


Maccarelli a diverse Salse.

Antrè = Quando i Maccarelli saranno cotti sulla gratella come quelli alla Maitre d’Hotel p. 196., tagliategli un poco l’estremità della testa, e della coda, levategli la spina, aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, e serviteli con sopra una Salsa bianca di butirro, con
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capperi interi, e alici passate al setaccio, ovvero una Salsa turnè alla Tedesca. Se volete servirli al butirro rosso, fate stufare un poco i Maccarelli dopo cotti sulla gratella con un pochino di brodo di magro, un tantino di aceto, sale, e pepe schiacciato, e poneteci sopra il butirro rosso, e petrosemolo fritto intorno; ovvero quando i Maccarelli saranno aggiustati sopra il piatto come i precedenti, metteteci un poco di brodo di magro colorito, un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato; fate bollire un pochino, e servite con sugo di limone.


Filetti di Maccarelli alla Provenzale.

Antrè = Levate la carne a tre Maccarelli, tagliatela in grossi filetti, fateli imbianchire nel vino bianco bollente. Prendete il piatto, che dovete servire, ungetelo bene di butirro, o olio, e sopra il butirro metteteci cipolletta, petrosemolo, scalogna, prugnoli, o funghi; una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata; aggiustateci sopra 5 filetti suddetti, conditeli di sopra come di sotto, aggiungeteci due cucchiai di Culì di magro, fateli bollire a picciolo fuoco, il piatto coperto, un quarto d’ora, e serviteli subito col sugo di due aranci.


Filetti di Maccarelli in Cannellon.

Antrè = Tagliate la carne dei Maccarelli in otto filetti per cadauno, marinateli con sugo di limone, sale, pepe schiacciato; dopo due ore, asciugateli bene, intingeteli in una pastella da frittura; fateli friggere nello strutto,
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o nell’olio di bel colore, e serviteli con petrosemolo fritto. Li potete anche infarinare, e farli friggere egualmente.


Filetti di Maccarelli in Cassettine.

Antrè = Dissossate tre Maccarelli, levategli la pelle, tagliate la carne in piccioli filetti, conditeli nella cassettina di carta, come le Alici al Per-Bernard pag. 191., fateli cuocere, e serviteli nello stesso modo.


Del Pesce Cappone.

Il Cappone è un pesce di mare assai ottimo per fare dei brodi di magro, ed è inoltre molto buono a mangiarsi, la sua carne è soda, bianca, saporosa, e facile alla digestione: devesi scegliere grosso, fresco, e polputo, il modo migliore di mangiarlo è allesso, e caldo, benché si appresti in diverse altre maniere, delle quali ne accennerò alcune.
Questo pesce vive sempre nel mare vicino ai scogli, né mai trovasi in acqua dolce. La migliore stagione per mangiarlo è nella Primavera, e nell’Estate, benché pescasi quasi tutto l’anno.


Capponi alla Delfina.

Antrè = Abbiate sei Capponi tutti eguali, levategli le garze, sventrateli, tagliategli le notatoie, spuntategli la coda, e rifilateli sulla schiena, dove li tagliarete dalla testa fino alla coda, senza dividerli, e gli levarete la spina; indi riempiteli finiteli, e serviteli come le Triglie alla Delfina pag. 176.


Capponi al Corto-brodo.

Antrè = Sventrate, spuntate le notatoie, e lavate dei Capponi. Fate bollire un poco di
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acqua con metà vino bianco, mezza cipolla in fette, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, un pezzo di butirro, sale, pepe sano, e tre garofani; indi metteteci i Capponi; quando saranno cotti serviteli sopra una salvietta, con petrosemolo intorno.


Filetti di Capponi alla Servante.

Antrè = Quando averete cotti i Capponi al Corto-brodo, levategli i filetti, aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, e versateci sopra una Salsa fatta in questa maniera; mettete in una cazzarola un pezzo di butirro fresco, un pizzico di petrosemolo trito imbianchito, due rossi d’uova crudi, un pochino d’acqua, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere un momento sopra il fuoco, e servite con un gran sugo ili limone, o di agresto, o di aceto, sopra i filetti.


Filetti di Capponi alla Condè.

Orduvre = Vedete filetti di Triglie pag. 179., quelli di Capponi si apprestano nello stesso modo, o con farsa, o senza, e si finiscono, e si servono nella stessa maniera.


Filetti di Capponi Fritti.

Orduvre = Vedete ancora filetti di Maccarelli in Cannellon; questi si apprestano, e il servono nello stesso modo.


Filetti di Capponi in diverse maniere.

Orduvre = I filetti crudi di Capponi si possono preparare quasi come quelli delle Triglie, e Linguattole. Vedete i loro Articoli; quelli cotti li potete servire con sopra qualunque Salsa, o ragù, sì di grasso, che di magro. Sono ottimi ancora per tutta sorta d’Insalatine, come dirò all’Articolo de’ Rifreddi.
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Anche interi li potete servire cotti al Corto-brodo, con sopra una Salsa Bianca, o altra di vostro genio; li potete infarinare, e friggere, ma che siano sugosi; essendo fritti li potete anche servire con sotto una Remolada fredda; una Salsa verde fredda, una Ravigotta ec.


Dell’Aguglia.

Questo pesce in Roma, e Napoli appellasi Acucella; in Venezia Angusicula; ed in altre parti Aco, e Agucchia: i nomi tutti allusivi alla sua forma lunga e affilata. Oltre di ciò l’Aguglia è così nominata per la forma singolare del suo capo, e delle sue mascelle, le quali sono sì estese, e sì minute, che imitano la forma di un aco.
Le Aguglie sono più o meno lunghe, e grosse, essendovene della lunghezza di un palmo e mezzo, e talvolta due palmi, grosse come il dito mignolo, il pollice ec. Esso è un pesce di mare, né mai rimonta le acque dolci. Si trova nel Mediterraneo, nell’Oceano, e nell’Adriatico. In Napoli si trovano delle Aguglie assai grosse, polpute, e di buon sapore. La loro carne è bianca e soda un poco asciutta, ed è sufficientemente gustosa. Benché passi per dura, e secca, ma non perciò è ingrata al gusto, somministra un ottimo cibo, e assai di sostanza, difficile però alquanto alla digestione, e mangiandone assai si pretende che produca degli umori grossolani, e vischiosi. Piace assai questo pesce ai Giudei, mentre credono, che il Profeta Aron fosse il primo, che ne mangiasse, onde viene da essi chiamato Verde di Aron.
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La stagione della pesca delle Aguglie è nella Primavera, e nell’Autunno. Si debbano scegliere grosse, fresche, e polpute. Le maniere migliori per mangiarle sono arrostite, o fritte, e ben sugose. In Bretagna si salano per conservarle, ma le fresche sono preferibili alle salate. Convengono alle persone di un temperamento facile alla digestione. Questo pesce viene stimato aperitivo.


Aguglie alla Melfi.

Arrosto = Sventrate, e tagliate alle Aguglie una porzione dell’ago, lavatele, e asciugatele, conditele con olio, sale, pepe schiacciato, spolverizzatele di mollica di pane grattata, fatele cuocere sulla gratella di bel colore, e servitele ben sugose, con sopra sugo di limone. Le potete anche fare arrosto con fuoco allegro, senza mollica di pane, Potete anche servire queste due maniere di Aguglie, con sotto un poco di sugo di grasso, o di magro, con due, o tre scalogne trite, sale, e pepe schiacciato.


Aguglie Fritte.

Orduvre = Quando avete pulite le Aguglie come sopra, tagliatele in pezzi lunghi cinque dita traverse; marinatele con sugo di limone, sale, e pepe schiacciato; indi infarinatele, fatele friggere con strutto; o olio ben caldo, e di bel colore, e servitele ben sugose, con petrosemolo fritto.


Aguglie in Cassettine.

Orduvre = Tagliate le Aguglie in pezzi come sopra, senza la testa; indi dissossatele, e conditele in una cassettina di carta, come i filetti
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di Triglie alla Condè, pag. 179., o con farsa, o senza, e finitele, e servitele nello stesso modo.


Aguglie in Ruladine.

Orduvre = Vedete Ruladine di Anguilla, all’Articolo de’ Pesci di acqua dolce. Cap. III., quelle di Aguglie si apprestano nello stesso modo.


Aguglie in Matelotta.

Antrè = Anche la Matelotta di Aguglie si appresta come quella di Anguilla, onde la trovarete allo stesso Articolo.


Dell’Orata, o Dorato.

Questo è un eccellente pesce di mare così nominato da una linea color d’oro, che si estende dal suo capo sino alla coda. In Roma viene distinto in due specie cioè della Corona, e Liscio, ma la prima specie è la vera Orata, mentre la seconda non è che il Sarago.
La carne dell’Orata è bianca, delicata, soda, e saporita, di un ottimo gusto, benché alquanto asciutta, somministra buon nutrimento, e facilissimo alla digestione. Alcuna volta le Orate passano ne’ laghi che comunicano col mare, e ci vivono, ma la loro carne acquista un sapore di fango.
Questi pesci abbondano in gran copia nel Mediterraneo, e segnatamente nel Golfo di Lione, e verso Marsiglia, mentre i popoli della Linguadoca si cibano comunemente di essi durante la Quadragesima.
L’Orata ama di stare in mare profondo, e partorisce nel maggior caldo dell’Estate
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vicino al lido. La sua pesca è nella Primavera, e nell’Estate, nelle cui stagioni noi ne abbiamo delle molte buone.


Orata in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = All’Orata cotta arrosto, o al Corto-brodo gli potete levare i filetti, e servirli con sopra qualunque Salsa o ragù di grasso o di magro, come pure alla besciamella, in Insalatina ec. Gli potete ancora levare i filetti essendo cruda, e apprestarli come tutti gli altri, che non spiego per non replicare le medesime cose. La potete servire intera per arrosto cotta sopra la gratella, ovvero in una Bresa di gasso, o di magro, con sopra qualunque Salsa, o ragù, oltre di ciò alla Senteminult ripiena, o non ripiena; alla Dama Simona, alla Duchessa ec.


Del Pesce di S. Pietro.

Questo pesce viene nominato anche Dorato a cagione del color giallo che ha su’ fianchi, ma comunemente è appellato pesce di S. Pietro sulla credenza, che questo Apostolo prendesse un tal pesce per comando del Salvatore, e che trovasse una moneta nella di lui bocca, onde pagare il tributo, e che l’impronta delle due dita abbia formata la macchia, che gli si vede sul ventre. Esso vive di cadaveri, e di tutto ciò che ritrova nel mare, abita volentieri fra gli scogli, o dell’Oceano, o del Mediterraneo. La sua carne è meno dura di quella del Rombo, di un buon sugo, facile alla digestione, ed era molto stimata dagli antichi, ma al presente viene riguardato questo pesce come assai ordinario, e di poco pregio.
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Il migliore è quello, che si prende nell’Inverno, e nella Primavera.


Filetti di Pesce di S. Pietro in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Cotto che sarà questo pesce in una Bresa di grasso, o di magro, levategli i due filetti, e serviteli con sopra qualunque Salsa, o ragù, secondo la Bresa ove hanno cotto. Li potete anche apprestare alla besciamella, ovvero al vino di Sciampagna, come quelli di Linguattole pag. 170. e 171., in Insalatine ec. Potete ancora levare i filetti al pesce essendo crudo, ed apprestarli, come tutti gli altri filetti, che potete vedere ai loro Articoli particolari, sì di grasso, che di magro.


Del Fravolino.

Questo è un pesce di mare con notatoie spinose, né mai rimonta le acque dolci dei fiumi. Si trova nel Mediterraneo, e Adriatico, ma molto più abbondante e migliore nel Mediterraneo. Si trova ancora ne’ mari dell’America. Si nutrisce di altri pesci, specialmente di gamberelli, vive ordinariamente in alto mare, ma l’Estate viene vicino al lido. La sua carne è bianca, tenera, delicata, sostanziosa, poco serrata nelle sue parti, saporita, facile a digerirsi, genera buon nutrimento, e passa per un ottimo cibo; conviene più l’Inverno, e la Primavera, che l’Estate, a motivo che l’Estate questo pesce è pieno d’uova. La sua pesca principia da Ottobre, e dura a tutta Primavera: si pescano più femmine, che maschi.


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Fravolino in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = La migliore maniera di mangiare questo pesce è arrostito sopra la gratella, condito come le Triglie di scoglio pag. 178., ovvero al Corto-brodo, o in una Bresa di grasso, o di magro, con sopra qualunque Salsa, o ragù, oppure levargli i filetti tanto cotto, che crudo, e servirli, ed apprestarli in tutte quelle maniere, che gli altri filetti, e finalmente potete apprestare, e servire il Fravolino in tutte quelle maniere, che il Dentale pag. 135.


Del Martino.

Il Martino è un pesce di mare di una singolare figura, e come tanti altri pesci mai trovasi in acque dolci. La sua testa è ottima per brodi di magro, e la sua coda essendo tutta polpa serve a moltissimi usi; e benché la sua carne sia molle, e acquosa, ciò nonostante, è nutritiva, e facile a digerirsi. Il fegato del Martino è eccellente, e si appresta in diverse maniere per ragù, Antremè, Guarnizioni ec. La sua pesca è nell’Inverno, e Primavera, nelle cui stagioni, e segnatamente nella seconda è grasso, grosso, con un fegato delicatissimo, e la carne di ottimo sapore. Si deve scegliere fresco, polputo, e grosso.


Coda di Martino in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Essendo la coda di Martino, grossa, e polputa, si può apprestare in molte e varie maniere, e specialmente in Granadine, Ruladine, Filetti ec. Si può anche cuocere intera in una Bresa di grasso, o di magro, lardata di filetti di alici conditi, e
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servirla con sopra qualunque Salsa, o ragù, secondo la Bresa. La coda del Martino è ottima in pasticcio caldo, e rifreddo, per qualsivoglia Farsa, per Polpettine ec. La testa supera ogni altra sorta di pesce di mare per fare dei brodi di magro, ed il fegato è lattagginoso, molto delicato, e di un ottimo sapore, questo è eccellente nel ragù, Salpicconi, in Cassettine ec.


Dello Scorfano.

Anche lo Scorfano è un pesce di mare, che mal trovasi in acque dolci; esso è eccellente per brodi di magro; la sua carne benché dura, soda, e difficile a digerirsi, ha un ottimo sapore, nutrisce molto, e si concede alcuna volta ai convalescenti, per essere di un sano alimento.
Questo pesce vive ordinariamente vicino alli scogli; quello dell’Adriatico, è migliore di quello del Mediterraneo. Devesi scegliere non tanto grosso per essere delicato. La sua migliore stagione è la Primavera, e l’Estate.


Scorfano in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Questo pesce ordinariamente si fa cuocere al Corto-brodo, per quindi levargli i filetti, e servirli con sopra qualche Salsa, o ragù di grasso, o di magro. Si possano anche levare detti filetti, allorché il pesce è crudo, e apprestarli come quelli degli altri pesci, levate le spine, e la pelle. Essendo la carne dello Scorfano soda, e bianca, è eccellente quando è cotta di apprestarla alla besciamella, in Bianchetta, in Insalatina ec.; una delle migliori maniere di mangiare questo
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pesce è allesso semplicemente, e caldo, condito con olio, sale, pepe schiacciato, petrosemolo trito, sugo di limone, e un poco del suo brodo. La polpa di questo pesce cotto, è ottima nei ragù, e nei Salpicconi. Con i suoi filetti crudi si possono fare anche delle Matelotte, come quella di Anguilla. Finalmente con lo Scorfano, benché non molto considerato, si possono apprestare delle varie, e buone vivande, attesa la bianchezza, sodezza, e buon sapore della sua carne.


Del Cane Marino.

Comprende questo nome tutta la famiglia de’ Pesci Cani, i quali sono di una mole prodigiosa, conosciuti volgarmente fra noi sotto i Nomi di Smeriglio, Squadrolino, Caniega, Palombo ec. Il Cane marino è il nemico di tutti gli altri pesci, co’ quali si batte, e che cedono a suoi colpi; esso dà loro la caccia, soffia orribilmente, ed attende la sua preda fra luoghi stretti, e scogli, ove la divora. Tutti questi pesci amano con passione la carne umana.
La femmina contiene delle uova, le une più perfette, ed altre che si formano, e sono più grosse di quelle di pollo, aderenti alla vena umbilicare. Queste uova si schiudano nella matrice, poiché i piccioli Cani marini escono dal ventre della loro madre già armati de’ loro pungiglioni prima molli e poi duri.
Nella Primavera dell’anno 1790, venne predato non molto lungi dalle foci del Tevere un Rechino, o Lamia di Calcaria, detto volgarmente Smeriglio, del peso di libbre tre mila, la di cui
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testa di peso sette cento, conservasi in Roma nella Raccolta di Storia Naturale del già Em(inentissim)o Cardinale de Zelada.
Alcuni di questi pesci, e segnatamente la Caniega Turchina, essendo tagliata in pezzi, rassomiglia la sua carne, mediante il colore della pelle, a quella del Pesce spada, ed i venditori di pesce profittano di tale rassomiglianza per ingannare i compratori, che non lo conoscano perfettamente, a venderlo loro per Pesce spada, benché sia cosa facilissima il distinguerlo avendo la Caniega una carne molle, e biancastra, ed inoltre una pelle grossa, e tendente al turchino; doveché la carne del Pesce spada è soda, consistente, alquanto color di mattone chiaro, con una pelle fina tendente al ceneregnolo.
Di tutti i pesci Cani il più in uso, e frequente fra noi è il Palombo propriamente detto ed il Palombo della Spina; questo è più stimato dell’altro; ma è pesce ordinario, e niente stonato sulle tavole de’ Grandi.
La carne di tutti questi pesci è molle, acquosa, vischiosa, e di grossolano alimento, benché non tanto dura alla digestione per essere poco serrata nelle sue parti, e di poco nutrimento.
La pesca di questi Cani marini è nell’Autunno, e nella Primavera.


Palombo in diverse maniere.

Antrè = Siccome questo è un pesce, che mai servasi sopra a tavole de’ Grandi, così dirò qualcosa del modo di apprestarlo alla Cittadina. Questo si mangia allesso condito come lo
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Scorfano, o con sopra una Salsa di butirro alli capperi, o alici; ovvero tagliato in fette per traverso, e apprestate come le Triglie panate all’Erbe fine, o come quelle al Per-moene, o fritte, e marinate, o solamente fritte, o alla Cittadina. Vedete all’Articolo delle Triglie. O come le Cotelette di Cefalo, e finalmente in umido all’Erbe fine, alli Piselli, al sugo di Pomidoro ec. Per farle all’Erbe fine: Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, e cipollette trito, una punta d’aglio, quindi stemperateci fuori del fuoco tre alici, e bagnate con un bicchiere di vino bollente, fate bollire, poneteci le fette di Palombo, condite con sale, e pepe schiacciato; fate cuocere dolcemente, e prima di servire metteteci un pochino di pignuoli, e passarina. Per farle alli piselli in luogo di bagnare col vino, bagnate con acqua, poneteci dentro il pesce con piselli fini a proporzione, condite come sopra, fate cuocere, e servite con poca Salsa. Per farle poi al sugo di pomidoro, in luogo di bagnare col vino, o acqua, bagnate con sugo di pomidoro, e finitele nello stesso modo, mi senza pignoli, e passarina. Potete servire anche le fette di Palombo fritte con sopra, o sotto una Salsa verde, o Piccante, al sugo di pomidoro ec. Vedete queste Salse nel Cap. I. di questo Tomo.


Del Calamaio, Seppia, e Polpo.

Il Calamaio è una specie di pesce molto singolare, avente il capo fra i piedi e il ventre. Secondo Linneo è desso del genere delle Seppie, e della classe de’ Zoofiti, di colore
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bianco, e alcuno sparso di minute macchie rossine.
Il Calamaio ha di fatti qualche cosa di comune col Polpo, o polpo, e particolarmente colla Seppia, cioè la medesima configurazione nei piedi, nelle gambe lunghe, nel capo, negli occhi, nella bocca, nella lingua, nel condotto per lanciare il liquor nero, ed in alcune altre parti interne. In fatti esso si accoppia nello stesso modo; le femmine vanno in amore nel mese di Ottobre, e depongono le loro uova in alto mare.
Questo pesce non è stato stimato gran cosa dagli antichi nella Serie degli Alimenti; tal’è Il giudizio dello Scoliaste di Aristofane, e di Svida. Questi non pertanto dice, che i Calamai che si pescavano nel Golfo di Ambracia, erano una delle vivande fredde maggiormente in Roma stimate.
Il Calamaio vive di piccioli pesciolini, di squille, ed altri minuti insetti marini. Il migliore è il più picciolo, ma bisogna che non sia pregno. Esso è delicatissimo al gusto, e molto stimato sulle mense, accresce l’appetito, ed è un nutrimento assai buono, Pescasi nell’Inverno, e tutta Primavera, nelle cui stagioni è migliore.
La Seppia è inferiore al Calamaio, nulladimeno la sua carne è più soda, e di un ottimo sapore. Il Polpo è assai inferiore ad ambedue, ed è il più difficile a digerirsi. La loro pesca è nell’Autunno, e Primavera, benché si trovano tutto l’anno.


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Calamaretti Fritti.

Orduvre = Tagliate gli occhi alli Calamaretti, levategli il suo osso, ossia penna, la visichetta dell’umor nero, che tiene nel corpo, come anche il rosso, se ne avessero; lavateli bene asciugateli, infarinateli, fateli friggere nell’olio, o strutto assai caldo, e serviteli di bel colore con petrosemolo fritto intorno. Questa è la migliore maniera di mangiare i Calamaretti. Quando sono grossi tagliateli in filetti, ma non saranno né così teneri, né così stimati.


Calamaretti Ripieni all’Italiana.

Antrè di grasso, e di magro = Nettate i Calamaretti come i precedenti, vuotategli la borsetta del corpo, riempitela di una farsa di Chenef di grasso, o di magro. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o lardo rapato, cipolletta, petrosemolo, una punta d’aglio, il tutto trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, un poco di sugo, o Culì, di pomidoro, o brodo bianco di grasso, o di magro; fate bollire un momento; quindi metteteci i Calamaretti ripieni, e le loro gambe, che siano ben ristretti, condite con sale, e pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra, circa un quarto d’ora; indi metteteci qualche pignuolo, e passarina, digrassate un poco, e servite con poca Salsa, e sugo di limone se non v’è quello di pomidoro, con crostini all’intorno di mollica di pane fritti.


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Calamaretti alla Pulette.

Antrè di grasso, e di magro = Quando averete fatto cuocere i Calamaretti come sopra, senza alici, pignuoli, e passerina, ma con qualche prugnolo fresco, e bagnati con brodo bianco in luogo del sugo di pomidoro, digrassateli, e legateli con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, e servite con sugo di limone, e crostini fritti come sopra. Li potete anche preparare nello stesso modo senza riempirli.


Calamaretti in bignè.

Orduvre = Quando i Calamaretti saranno ripieni come quelli all’Italiana, in luogo di farli cuocere nella cazzarola, infarinateli, e fateli friggere nell’olio, o nello strutto ben caldo, secondo la farsa di grasso, o di magro, fate friggere egualmente le loro gambe, ponete i Calamaretti nel piatto, che dovete servire, guarniteli con le gambe suddette, e petrosemolo fritto.


Seppie Fritte.

Orduvre = Pulite bene le Seppie, levandogli il loro osso spungoso, gli occhi, ed il nero, e rosso, tagliatele in filetti, lavatele, asciugatele, infarinatele, fatele friggere nello strutto, o olio assai caldo, e servitele di bel colore con petrosemolo fritto intorno.


Seppie alla Cittadina.

Antrè = Nettate le Seppie come sopra, lavatele, tagliatele in filetti. Passate sopra il fuoco in una cazzarola, o stufarola di terra, con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, uno spicchio d’aglio, un poco di persa, il
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tutto trito; indi metteteci le Seppie, conditele con sale, pepe schiacciato, fatele bollire a fuoco allegro con un bicchiere di vino bianco consumato per metà; poco prima della totale cottura metteteci un poco di sugo di pomidoro; fate finire di cuocere dolcemente, che siavi poca salsa, e servite con crostini intorno fritti. Se non avete il sugo di pomidoro fate senza.


Seppie in diverse maniere.

Antrè = Allorché le Seppie saranno pulite, tagliate in filetti, e fritte, le potete servire con sotto una Salsa verde fredda, o Agro-dolce, o Remolada fredda, ovvero queste Salse in una salsiera. Vedetele nel Tom. I. Cap. I. Le potete anche far cuocere allesso con acqua, sale, un filetto d’aceto, mezzo bicchiere di vino bianco; un mazetto d’erbe diverse, pepe sano, garofani; quando saranno cotte scolarle, e servirle con sopra una Remolada calda, o Ascè, o un ragù di frutti di mare, ovvero con petrosemolo intorno.


Polpi in diverse maniere.

Orduvre = Quando i Polpi saranno puliti come le Seppie, lavateli, tagliateli in pezzi, infarinateli fateli friggere nello strutto, o nell’olio ben caldo, e serviteli di bel colore con petrosemolo fritto intorno. Li potete far cuocere anche come le Seppie; ma devo avvertire che più li farete bollire, e più verranno duri. Questa veramente è una gran cattiva vivanda per chi ha lo stommaco debole.


Dell’Occhialone.

Pesce di mare così nominato per li suoi grandi occhi; esso rassomiglia in gran parte
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al Fravolino, ma è di un gusto, e di usi sapore assai inferiore. La sua carne è insipida, leggera, di poco nutrimento, e facile a digerirsi.
Questo pesce si appresta nello stesso modo, che il Fravolino, ma non è punto stimato. La sua migliore stagione è nell’Estate, e Autunno.


Del Rondino.

Il Rondino è un pesce di mare assai ordinario, e mai servito sulle buone mense. La sua carne è asciutta, alquanto dura a digerirsi, piena di tubercoli, e di un sapore insipido. In Napoli viene appellato pesce Castagno atteso il suo colore bruno rassomigliante quello del Castagno. La sua migliore stagione è nell’Inverno, e Primavera.
Per squamare questo pesce è necessaria l’acqua bollente, la quale si versa leggermente sopra le squame, a misura che si pulisce col coltello, e nettato che è da una parte, si volta dall’altra.
Il Rondino si può servire intero cotto al corto-brodo, o allesso come il Cefalo, e servito con sopra qualunque Salsa, o ragù di grasso, o di magro. Si può ancora dissossare, e formarne Granadine, Ruladine, Filetti ec. Si possano anche apprestare i filetti cotti, con sopra diverse Salse, e ragù, di grasso, o di magro, e finalmente si può tagliare in fette dissossate, o non dissossate, e prepararle come quelle di Palombo pag. 111.


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Dei Cecinelli.

Questo è un minutissimo pesce di mare grosso come un ago da cucire, e lungo poco più di un dito traverso, il suo colore è bianco tendente a quel di pomice. In Napoli è abbondantissimo, assai delicato, e leggierissimo allo stomaco, in guisa che si permette agli ammalati. Devesi scegliere fresco, e più grosso, che sia possibile. La sua pesca è tutto l’anno, ma il tempo migliore per mangiarlo è nell’Estate. In Roma non abbiamo questi ottimi pesciolini. In Palermo sono più grossi, che in Napoli.
Le maniere più usuali di mangiare questi pesciolini sono tre, cioè allesso, e fritti, e questa ultima si divide ancora in due.


Cecinelli Allesso.

Orduvre = Fate bollire l’acqua sufficiente per 6 Cecinelli con sale, ed un poco d’aceto bianco se volete, un mazzetto d’erbe diverse; quindi poneteci dentro il pesce ben nettato; fate bollire un minuto, e tirateli subito indietro Nel momento di servire scolateli nel passabrodo, versateli sopra il piatto, e serviteli con petrosemolo intorno. Per chi l’ama, si potrebbe servire una Salsa in una salsiera, come di Alici, all’Inglese, di Capperi ec.


Cecinelli Fritti.

Orduvre = Questi si friggono in due maniere: la prima nettate i Cecinelli, infarinateli, e fateti friggere nell’olio, o nello strutto ben caldo, mentre in un momento si cuociono, e serviteli intorno con petrosemolo fritto: la seconda con un poco di farina formatene
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come tante polpettine rotonde grosse poco più di rossi d’uova, ovvero un poco schiacciate, fatele friggere egualmente, e servitele di bel colore con petrosemolo fritto intorno. Quando questi pescetti sono fritti in tale maniera si possono servire con sotto una Salsa alquanto Piccante, come Agro dolce, al Culì di Pomidoro, Poevrada, di Capperi, alla mostarda ec.


Del Sarago.

Questo pesce in quanto alla figura rassomiglia all’Orata, onde viene chiamato da’ pescevendoli Orata Liscia. Il suo colore è bruno, e la sua carne è insipida, asciutta, nutrisce poco, e si digerisce ancora facilmente. La sua stagione migliore è nell’Inverno, e Primavera, benché pescasi tutto l’anno. Esso si appresta come la Orata.


Dell’Eperlano.

L’Eperlano è un picciolo pesce molto stimato, così nominato per la sua bianchezza argentina, che assembra a quella delle perle. Ha molta rassomiglianza con i picioli Merluzzi, ma partecipa più dell’Argentino. L’Erpelano è del genere del Salamone.
Questo pesce spande un odore, che molti hanno paragonato a quello della viola mammola; ma in certe stagioni, cioè di Marzo, e di Aprile, nel cui tempo va in amore.
L’Erpelano, detto in Roma Argentino, è un pesce di mare, che sulle coste di Francia rimonta ne’ fiumi ove viene pescato, e specialmente nella Senna. In Italia si pesca in pieno mare. E’ lungo da quattro in otto pollici, e grosso da uno in due. La sua carne
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è bianca, molle, tenera, e d’un sapore esquisito, più di quella del Merluzzo per un gusto di violetta che gli è molto naturale. Tale diversità di gusto prova, che i principi dell’Eperlano sono più esaltati, che quelli del Merluzzo: ecco il motivo per cui produce un sentimento più delicato sugli organi del gusto.
Si assicura che l’Erpelano è di un sapore migliore verso la fine dell’Estate, o nel principio dell’Autunno, che in alcun’altro tempo dell’anno. Nutrisce poco, e si digerisce facilmente, né si è inteso dire, che produca de’ cattivi effetti.
Questo pesce moltiplica molto: essendo spogliato dalle scaglie color di perla, gli si vede sopra il corpo differenti colori simili a quelli dell’Arco celeste. Li più stimati si prendono dalla fine dell’Estate, fino a Pasqua, in diversi fiumi d’Europa, e segnatamente nella Senna verso Candebec Si pescano questi pesci colla nassa, o con la gran rete, e si mandano in Parigi disposti con simetria sopra spaselle guarnite d’erba fresca.
Si deve scegliere l’Eperlano, fresco, lucente, color di perla, di una carne tenera, delicata, e di un odore piacevole di violetta. Nella Cucina si appresta come i Merluzzotti, come le Triglie, Alici ec. Questo delicato pesce è molto comune in Francia, in Germania, in Fiandra, nella Svizzera, in Inghilterra ec. La sua stagione migliore è nell’Inverno, e segnatamente ne’ mesi di Gennaro, e Febbraro.


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Della Salpa.

È questo un pesce di mare della figura del Fravolino, che si pesca sotto ai scogli, ove ordinariamente nasce, e fa la sua dimora, Plinio dice, che per esser buono, deve essere mangiato subito preso dalla pesca, la quale fassi nell’Estate, e nell’Inverno. La migliore maniera di apprestarlo è come quella del Fravolino.


Del Bronco.

Questo è un pesce di mare, che rassomiglia molto all’Anguilla, ma assai più grosso, e bianco. La sua carne è coriacea, e poco stimata, benché quando sia infrollita è assai buona. Gli Spagnuoli ne fanno gran caso. Galeno afferma, che il Bronco dà poco nutrimento, e che si digerisce con facilità; benché alcun’altro dica, che suole cagionare il male della pietra. Gli Antichi Romani lo ingrassavano, onde renderlo più delicato. Il Bronco si prepara esattamente come l’Anguilla. La sua pesca è nell’Estate.


Della Morena.

La Morena è un pesce di mare della figura di un’Anguilla. La sua carne è di ottimo nutrimento, ma alquanto molle e poco stimata. Pescasi nel mese di Novembre, a tutto Aprile. Questo pesce si può apprestare come l’Anguilla.


Del Ghiozzo.

Sonovi due specie di Ghiozzi, una di mare che è bianco, o nero, ed una di fiume. Per quest’ultima vedete Jerscì fra i pesci di acqua dolce.
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Il Chiozzo di mare, e quello de’ nostri fiumi, debbono essere scelti lunghi e minuti. Il più grosso Chiozzo è ordinariamente pieno d’uova, e non ha un sapore così grato, che il picciolo.
La carne del Chiozzo è molle, insipida, poco carica di umori grossolani, onde produce un sufficiente buon succo, e si digerisce facilmente: nutrisce poco, e non produce alcun cattivo effetto, se non che facendone un uso immoderato.
La migliore stagione di questo pescetto è nell’Invero, e nella Primavera, ma è poco stimato, e mai si serve sopra mense delicate. La migliore maniera di mangiarlo è fritto alquanto sugoso, o allesso come quello d’acqua dolce, benché si possa apprestare in molte altre maniere, come il Merluzzo.


Della Frittura, o Pesce minuto.

La Frittura si prende tutto l’anno, né si rende così facile il descrivere la qualità propria di essa; imperocché è una mescolanza di moltissimi pesciolini di mare.
La migliore è quella, che si pesca nel mese di Marzo, e di Aprile, poiché riesce in queste stagioni di migliore nutrimento.
Lo Sciampichello altro pesce minuto sul fare della Frittura si pesca la Primavera, e dura tutto il mese di Luglio. Tutti questi pescetti sono di Tartana. Questi pescetti si lavano, si puliscano, s’infarinano, e si fanno friggere nell’olio, o nello strutto assai caldo, e si mangiano subito.

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CAPITOLO TERZO.De’ Pesci di Acqua dolce.
Del Pesce Bielo.

È Questo un assai grosso, ed eccellente pesce di acqua dolce, moltissimo stimato in Pietroburgo La sua carne è saporosa, bianca, soda, e delicata, produce un ottimo nutrimento, e si digerisce con molta facilità. Il suo nome Bielo significa bianco.
Questo delicato pesce si prende ne’ laghi Ladoga, e Onega, situati molte giornate lungi da Pietroburgo, ed essendo alquanto raro viene ordinariamente regalato, ciò che fa dare de’ sontuosi pranzi.
Il pesce Bielo, in quanto alla figura, rassomiglia quasi ad una delle nostre grosse Om-brine, ma bianco, senza squame, e con una sola grossa spina. Esso si serve ordinariamente intero, cotto al Corto brodo, per un Rilievo, con diverse Salse nelle salsiere, come Ascè, all’Inglese, Piccante, all’Alici ec., ma si può ancora disfare, e apprestare in tutte quelle maniere, che il Pesce spada, il Salamone, la Spigola ec.
L’Inverno è la stagione migliore. Esso viene portato in Pietroburco morto, non solo perché la sua carne ha bisogno di essere alquanto infrollita, ma inoltre perché venendo di lontano, si rende impossibile, per la sua grossezza il trasportarlo vivo per alquante
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giornate, in un clima vicino al Polo ed in una stagione così gelata. Come il simile accade in ordine a qualche Storione, che viene d’Arcangelo sul mare bianco.


Del Sudacco.

Il Sudacco è un pesce delizioso, di acqua dolce, molto comune in Pietroburgo. Esso rassomiglia in gran parte per la sua figura, le squame, i colori, e la spina, ad uno de’ nostri Dentali, ma i colori sono un poco più pallidi.
La carne del Sudacco è bianca, soda, e di un sapore delicatissimo, produce un nutrimento sostanzioso, e si digerisce assai facilmente.
La migliore stagione di questo pesce è nell’Inverno. Esso si può apprestare esattamente come il Dentale, la Spigola ec., ma la migliore maniera è di dissossarlo, levargli la pelle, e la spina, tagliarlo per traverso in filetti larghi tre dita, marinarli con sale, pepe schiacciato, e sugo di limone, indi infarinarli, e farli friggere di bel colore, e servirli con sotto una Salsa all’aspic di grasso, o di magro.


Del Luccio.

Questo pesce è comune ne’ fiumi, e ne’ laghi, nutrisce mediocremente, e produce un sufficiente buono alimento. Qualcuno pretende che si digerisca difficilmente, che pesi sempre sullo stommaco, e che somministri sempre un cattivo sugo; ma forse perché alcuni di questi pesci si nutriscano di fango negli stagni, o paludi.
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Il Luccio si deve scegliere grosso, grasso, d’una carne bianca, soda, e sminuzzevole, che sia stato preso ne’ laghi, e ne’ fiumi limpidi, e chiari, di preferenza a quello, che abita in luoghi limacciosi, e fangosi.
Il Luccio, dice Mr. Lemery, e segnatamente quello preso ne’ fiumi, è di un gusto così delizioso, che si serve sulle migliori mense come una vivanda esquisita, e nonostante ciò che ne dicono alcuni Autori antichi, il Luccio può passare per un buono e sano alimento, si digerisce con facilità a motivo, che la sua carne è sminuzzevole, poco serrata nelle sue parti e poco carica di umori vischiosi, e grossolani.
Nel Tevere se ne prendono alcuna volta dei grossi assai, e molto buoni. In Francia, e Russia si conservano vivi tutto l’anno, e si uccidono per farli cuocere. In Pietroburgo specialmente sono di una smisurata grossezza, di una carne bianchissima, saporosa, soda, e delicata, onde vengono serviti sulle tavole de’ primi Grandi della Corte.
Ma bisogna peraltro osservare ove il Luccio è stato preso, cioè il paese, e le acque. Esso è buono in tutti i tempi eccettuato, che nella Primavera non è così perfetto a motivo, che va in amore.
La sua pesca fassi l’Autunno, l’Inverno, e una parte anche della Primavera; ma la migliore stagione è l’Inverno.
Devesi evitare di mangiare le uova del Luccio, a motivo, che eccitano delle nausee, e che qualche volta purgano violentemente.
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In Francia se il Luccio è grosso, subito ucciso si lascia alquanto infrollire, acciò la sua carne non sia dura, e coriacea. In Russia si cuoce subito ucciso, ed è delicatissimo. Alcuni cuochi Russi però subito ucciso lo tagliano nel mezzo per lungo, e quindi in pezzi riquadrati, e lo cuoprono di sale per alcune ore prima di farlo cuocere, ciò che secondo essi lo rende più salubre, e di una carne più soda; ma ciò pratticano a quello di lago, e non di fiume.


Luccio al Blu.

Rilievo = Vedete Salamone al Blu pag. 113., mentre il Luccio si appresta esattamente nello stesso modo.


Luccio a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Fate cuocere il Luccio come al Blu, ovvero bollito in un corto-brodo fatto, con vino bianco, brodo di grasso, o di magro, un pezzo di butirro, fette di cipolla, di carota, e di panè, un grosso mazzetto d’erbe diverse, quattro garofani, sale, pepe sano, quando sarà cotto, e nel momento di servire scolatelo, nettatelo delle squame, aggiustatelo sopra il piatto, servitelo con sopra qualunque Salsa, o ragù, che credete, sì di grasso, che di magro.


Luccio alla Pulette.

Antrè di grasso, e di magro = Abbiate un Luccio di media grossezza, squamatelo, sventratelo, e lavatelo, tagliategli l’estremità della coda, e le notatoie, tagliatelo poscia in rocchi per traverso; mettetelo in una cazzarola
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con un pezzo di butirro, qualche prugnolo secco bene ammollato, una dozzina di cipollette mezze cotte con un poco di brodo, un buon mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con una foglietta di vino bianco consumato per metà, e brodo bianco di grasso, o di magro, quanto bisogna, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire a fuoco allegro, e consumare a poca Salsa. Nel momento di servire, levate il mazzetto, e legate ben bollente con una liason di quattro rossi d’uova stemperata con fiore di latte, un poco di noce moscata, e sugo di limone. Questo Antrè lo potete servire anche in una Terrina.


Luccio alla Marescialle.

Rilievo di grasso = Squamate un grosso Luccio mortificato, sventratelo per le garze, riempitelo con un buon ragù di grasso, ben ristretto, o una buona Farsa di petto di pollo, zinna di vitella imbianchita, una panata disseccata con fiore di latte, lardo rapato, erbe fine, sale, pepe schiacciato noce moscata, e legata con qualche rosso d’uovo crudo; indi piccatelo di minuto lardo da una sola parte, infilatelo ad uno spiedino, legate questo ad uno grande; fatelo cuocere arrosto involto di più fogli di carta bene imbutirrati. Quando sarà cotto scartatelo, e servitelo con sotto una Salsa all’Italiana rossa, o un buon ragù di tartufi. Vedete la Salsa nel Tom. I. pag. 65. Il ragù nel Tom. IV. pag. 20.


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Luccio alla Filandese.

Rilievo di grasso = Un grosso Luccio nell’Inverno ha bisogno di due giorni di tempo per essere frollo, e delicato; indi squamatelo, sventratelo e lasciatelo intero, o tagliatelo in pezzi; copritelo per tutto di sale nero pesto, e lasciatelo così per lo spazio di due ore; indi levatelo dal sale, lavatelo, e ponetelo a cuocere in un rame giusto la sua grandezza, con filetti di carota, di radica di petrosemolo, di selleri, di cipolla, di funghi, o prugnoli, o tartufi, un poco di basilico trito, acqua, e vino bianco, pepe schiacciato; fate cuocere, e consumare a poca Salsa. Nel momento di servire, ponete il Luccio sopra il piatto; mettete un buon pezzo di butirro nella Salsa; fate stringere sopra il fuoco, e servite sopra il pesce.


Luccio alla Duchessa.

Rilievo di grasso = Nettate bene un grosso Luccio mortificato, lardatelo di lardelli di lardo, e prosciutto; mettetelo in una pescioniera giusta alta sua grandezza, con sotto delle fette di lardo, e all’intorno fette di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, un limone in fette, un grosso mazzetto d’erbe diverse, due spicchi d’aglio, quattro garofani, coprite con un gran foglio di carta; fate sudare mezz’ora con fuoco sotto e sopra; indi bagnate con una bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e altrettanto brodo; fate bollire dolcemente finché il Luccio sarà cotto. Allora scolatelo, ungetelo con il grasso della cottura mescolato
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con quattro rossi d’uova crudi, spolverizzatelo di mollica di pane grattata, aspergetelo di butirro squagliato, e fategli prendere un bel colore d’oro al forno; fate intanto consumare il fondo della salsa, dopo di averlo digrassato, e passato al setaccio, metteteci un poco di Culì per legarlo, e servitelo sopra il Luccio.


Luccio all’Inglese.

Antrè di magro = Fate cuocere un Luccio sventrato, e lavato, senza levargli le squame, con metà vino bianco, e metà acqua, un pezzo di butirro, fette di cipolla, di carota, di panè, uno spicchio d’aglio, quattro garofani, timo, alloro, basilico, sale, e pepe. Quando sarà cotto, nettatelo bene dalle squame, ponetelo sopra il piatto, e servitelo con sopra una Salsa come segue: ponete in una cazzarola un buon pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco d’acqua, sale, noce moscata, pepe schiacciato, una punta d’aglio, un pizzico di capperi fini interi, due alici passate al setaccio, petrosemolo trito imbianchito; fate stringere sopra il fuoco, e servite con un filetto d’aceto.


Luccio all’Etuvè.

Antrè = Abbiate un poco di Rosso. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., bagnatelo con due fogliette di vino rosso bollente, aggiungeteci un mazzetto d’erbe diverse, con mezza foglia di alloro, e un poco di basilico, una dozzina di picciole cipollette bianche cotte per metà, un Luccio squamato, sventrato, lavato, e tagliato a rocchi per traverso; condite con sale, pepe schiacciato; fate cuocere, e consumare a
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Salsa legata; quando sarà cotto, digrassate, levate il mazzetto, aggiustate il pesce sopra il piatto, o in una Terrina con sopra le cipollette tramezzate con crostini di crosta di pane fritti nel butirro, e serviteci sopra la Salsa ben legata, e di buon gusto.


Luccio in Granadine.

Antrè di grasso = Tagliate in pezzi un grosso Luccio infrollito, dopo che lo averete squamato e sventrato, formatene tante Granadine, come quelle di Mongana, levategli la pelle, e le spine; piccategli tutto il di sopra di minuto lardo; mettetele in una cazzarola con qualche fetta fina di vitella, e fetta di prosciutto, un mazzetto di erbe diverse, un bicchiere di vino bianco bollente, un poco di brodo, due cucchiai d’olio; coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando le Granadine saranno cotte, passate al setaccio il fondo della Salsa, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa color d’oro, glassateci le Granadine sopra un coperchio, e servitele con sotto una Salsa alli Spinaci, o indivia, o Acetosella ec., o altra di vostro genio. Vedete l’Articolo delle Salse Tom. I. Cap. I.


Luccio alla Flamande.

Antrè di grasso, e di magro = Squamate un Luccio mezzano, sventratelo, tagliatelo in pezzi per traverso, e marinatelo con un poco di aceto, sale, e pepe schiacciato. Tagliate propriamente delle rape, imbianchitele all’acqua bollente, ponetele in un poco di Rosso. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., panatele sopra il fuoco,
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bagnatele con un poco di sugo di grasso, o di magro, e un poco di brodo, aggiungeteci i pezzi del Luccio, e un pezzo di butirro fresco, un mazzetto di erbe diverse; fate cuocere, e consumare la salsa al suo punto; condite con sale, pepe schiacciato, un filetto di aceto, digrassate, levate il mazzetto, e servite in una terrina, o sopra il piatto guarnito di crostini di pane fritti, le rape tramezzo, e versateci sopra per tutto la Salsa.


Luccio alla Provenzale.

Rilievo = Quando averete squamato, e sventrato un grosso Luccio infrollito, lardatelo ovunque per traverso di grossi lardelli di anguilla, e di filetti di alici; fatelo cuocere in una pescioniera con brodo di magro, o di grasso, un poco di sugo, vino bianco bollente, fette di cipolla, di carota, di pane, e di radiche di petrosemolo, un mazzetto di erbe odorifere, qualche spicchio d’aglio, un mezzo bicchiere di olio, un pezzo di butirro, se non sarà vigilia, sale, pepe sano, qualche garofano. Quando sarà cotto, scolatelo, e servitelo con sopra un ragù di Gamberi, o di Ostriche, o alla Finansiere, o altro di vostro genio; ovvero una Salsa Ascè, o al Culì di Gamberi, o altra come sopra, sì di grasso, che di magro.


Luccio all’Italiana.

Rilievo di grasso = Squamate, sventrate per le garze, e lavate un grosso Luccio infrollito, lardatelo per tutto, metà lardelli di lardo, e metà di prosciutto; riempitegli il ventre di una farsa come segue: pestate nel mortaio del petto di pollo cotto arrosto; indi aggiungeteci un
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poco di midollo di manzo, e lardo rapato, una panata fredda fatta con mezza foglietta di vino di Sciampagna bollente, e brodo, e stretta bene sopra il fuoco, petrosemolo, cipolletta, e scalogna, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e legata con cinque rossi d’uova; indi infilatelo allo spiedo involtato di fette di lardo, e fogli di carta bene imbutirrati; poneteci sopra due lunghi spiedini piatti, che legarete da capo, e da piedi, acciò reggono il Luccio, e aspergetelo cuocendo con una foglietta di vino bianco, che averete fatto bollire con un grosso pezzo di butirro, Quando sarà cotto scartatelo, levate il lardo, e servitelo con sopra una Salsa all’Italiana rossa, o alla Spagnuola. Vedetele nel Tom. I. Cap. I.


Luccio alla Finansiere.

Antrè di grasso = Allorché averete squamato, e sventrato un Luccio, tagliatelo in grossi pezzi per traverso, o lasciatelo intero, lardatelo nell’una o nell’altra maniera per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, di filetti di cedrioletti, di alici, e di tartufi; mettetelo in una cazzarola, o pescioniera con un mazzetto d’erbe diverse, un poco di basilico, pepe sano, niente sale, mezza bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, altrettanto brodo buono; coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco allegro sotto e sopra. Quando il Luccio sarà cotto, e consumata tutta la salsa, scolatelo, e servitelo con sopra un ragù alla Finansiere pag. 14. Tom. IV., o alla Contì pag. 10.


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Luccio allo Spiedo in diverse maniere.

Rilievo di grasso, e di magro = Prendete un grosso Luccio infrollito, squamatelo, e sventratelo. Se sarà di grasso lo riempirete di un buon ragù cotto, e piccherete tutta la parte di sopra di minuto lardo, e larderete per traverso quella di sotto di filetti d’alici, e di cedrioletti. Se poi sarà di magro, lo riempirete di un ragù di magro, e piccherete la parte di sopra di lardelli di anguilla e la parte di sotto come sopra; indi infilatelo ad uno spiedino, posatelo sopra a diversi fogli di carta bene imbutirrata, metteteci tutto all’intorno fusti di petrosemolo, fette di cipolletta, due spicchi d’aglio, mezza foglia di alloro, tre garofani, un poco di basilico, sale, pepe sano, avvolgete la carta, legato da capo, e da piedi, con due lunghi spiedini, uno sopra, e l’altro sotto, acciò reggano il Luccio; fatelo cuocere arrosto, aspergendolo con circa una libbra di butirro, che averete fatto bollire, con una foglietta di vino bianco, finche averà consumato tutto il vino. Allorché sarà cotto, scartatelo, levate l’erbe, fategli prendere un bel color d’oro dalla parte piccata, e servitelo con sotto una Salsa, o ragù di vostro genio sì di grasso, che di magro. Vedetele nel Tom. I., IV., ed in questo Cap. I.


Luccio in filetti a diverse Salse, e ragù.

Antrè di grasso, e di magro = Sventrate un Luccio senza squamarlo, dividetelo lungo la schiena in due parti, e tagliatelo poscia in pezzi per traverso; fatelo cuocere con un poco di brodo, vino bianco bollente, un pezzo di
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butirro, o un poco d’olio, fette di cipolla, di carote, e di panè, un grosso mazzetto d’erbe diverse. Nel momento di servire scolatelo, nettatelo dalle squame, aggiustatelo sopra il piatto, e servitelo con sopra una Salsa, o un ragù di vostro genio sì di grasso, che di magro.


Del Carpio.

Il Carpio, o Carpa, detto Reina è un eccellente pesce di acqua dolce, trovasi nei fiumi, nei laghi, nei stagni, e nelle paludi, e mai in mare, ve ne hanno di varie grandezze, esso moltiplica molto, e perviene ad una età assai avanzata, come lo provano quei grandi, e grossi Carpi bianchi, che veggonsi a Parigi, ed a Versaglie portati da Fontaineblau, e come se ne veggono anche nel lago di Garda.
Questo pesce è delicatissimo, e d’un esquisito sapore, talché si tiene d’alcuni per il più nobile di tutti i pesci d’acqua dolce; esso non produce veruno incomodo, si digerisce con somma facilità, e somministra ottimo, e sano nutrimento, è per altro di carne così delicata, che presto si corrompe, onde si deve far cuocere prontamente.
I Carpi vanno in amore nei mesi di Maggio, e di Agosto, ed allora non sono buoni da mangiare, mentre sono magri, ed insipidi, come accade a tutti gli altri pesci.
Il Carpio si deve scegliere grosso, ben nutrito, di un’età media, e di un colore gialletto. Fassi più caso del maschio, che della femmina, imperocché la carne è più soda,
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e di un miglior sapore. Quelli di lago, e di fiume sono preferibili a quelli di stagno, o di palude. In Italia i Carpi del lago di Garda sono i migliori, ed i più stimati.
La testa del Carpio è la migliore di tutte le sue parti, a cagione del suo palato, che chiamasi volgarmente Lingua di Carpio, il quale è di un gusto eccellente, e servesi a quelli, a cui si vogliono fare gli onori della tavola. Trovasi anche nei latti di questo pesce un cibo sì delicato, e che da un nutrimento si sostanzioso, che secondo Mr. Andry può tenere quasi luogo di carne a diversi infermi; e sonosi veduti degli etici risanati coll’uso di questi latti.
Le uova di Carpio sono ancora esse molte buone; ma ci vuol molto, che siano così grate al gusto, e così convenevoli alla salute, che i latti.
In Roma peraltro si sta molto male riguardo a così buon pesce, e la maggior parte de’ Carpi sono di una carne molle, e alcuna volta di un gusto fangoso. Ciò nonostante ne abbiamo qualcuno nell’Autunno, e nell’Inverno di un ottimo sapore.


Carpio al Blu.

Arrosto = Sventrate un grosso Carpio, levategli le garze, ponetelo sopra un gran piatto, versategli sopra un buon bicchiere di aceto bianco bollente d’ambe le parti, per renderlo Blu; indi avvolgetelo con un pannolino, legatelo, ponetelo in una pescioniera con un pezzo di butirro, o un pochino d’olio, del vino bianco a sufficienza, secondo la grossezza
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del Carpio, un terzo di acqua, fette di cipolla, di carote, e di panè, fusti di petrosemolo, cipolletta, aglio, fette di limone, una foglia di alloro, un poco di basilico, sale, pepe, garofani, che il corto-brodo sia di un gusto rilevato; fatelo bollire dolcemente. Quando sarà cotto, svoltatelo, scolatelo, e servitelo sopra una salvietta, guarnito di petrosemolo verde.


Carpio alla Finansiere.

Rilievo di grasso = Prendete un Carpio il più grosso che sia possibile, squamatelo, e nel levargli le garze badate di strappargli la lingua, sventratelo, facendogli l’apertura da un lato, e osservate di non rompergli il fiele; levate leggermente la pelle al Carpio dalla parte opposta all’apertura, e piccatela tutto di minuto lardo; indi riempitelo di un buon ragù di animelle, fegatini grassi, tartufi, prugnoli ec., che sia ben ristretto, e freddo. Vedetelo nel Tom. IV. Cap. I., cucitelo. Abbiate una pescioniera giusta per la grandezza del Carpio, metteteci nel fondo delle fette di prosciutto, e di vitella, posateci sopra il Carpio, copritelo di fette di lardo, fette di cipolle, di carote, e di pane, un grosso mazzetto d’erbe diverse; coprite con un gran foglio di carta, fate sudare leggermente con fuoco sotto, e sopra; quindi poneteci metà brodo buono, e metà vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, che il Carpio resti coperto, condite con sale, pepe sano; fate cuocere dolcemente. Allorché sarà cotto, scolatelo, badate di non romperlo, scucitelo, e glassategli di una
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bella glassa di vitella tutta la parte piccata, ciò che farete con un mazzetto di penne ben proprio; aggiustatelo sopra il piatto che dovete servire, guarnitelo all’intorno di ciò che vorrete, come di animelle piccate e glassate, o alla Singerà, di picciole Granadine, tartufi interi, gamberi grossi, belle creste, chenef, fegatini grassi, uovette nonnate, qualche picciolo piccione glassato, il tutto aggiustato con simetria, e serviteci sopra una Salsa alla Spaguola senza toccare dove è piccato, e glassato. Vedetela nel Tom. I. pag. 65. Ovvero servitelo con un ragù alla Finansiere, che trovarete nel Tom. IV. pag. 14.


Carpio all’Etuvè.

Terrina = Fate un Rosso con un pezzo di butirro, o olio, ed un buon pizzico di farina. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., indi bagnatelo con un terzo di brodo, o acqua, e due terzi di vino rosso bollente; poneteci uno, o due Carpi squamati, sventrati, e tagliati a rocchi per traverso, delle cipollette bianche quasi cotte con acqua, un mazzetto d’erbe diverse, qualche prugnolo, se sarà la stagione, sale, pepe schiacciato; fate cuocere a fuoco allegro, e consumare la Salsa al suo punto ben legata; indi levate il mazzetto, aggiungeteci, se volete, un pizzico di capperi interi, ed un’alice, o due passate ai setaccio; aggiustate i pezzi di Carpio nella terrina, o sopra un piatto; tramezzateli colle cipollette, e crostini di crosta di pane fritti nel butirro, o nell’olio, versateci sopra la Salsa, e servite subito. Se sarà all’olio bisogna digrassarla.


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Carpio alla Gineverina.

Antrè = Squamate un bel Carpio, sventratelo sopra un piatto per non perdere il sangue, lavatelo al di dentro con un poco di vino di Borgogna, o altro. Abbiate una pescioniera, poneteci fette di cipolla, di carota, di panè, fusti di petrosemolo, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, due grosse scalogne piccate di un garofano, cipolletta novella in filetti; posateci sopra il Carpio, condite con sale, pepe schiacciato, il sangue del Carpio, il vino col quale è stato lavato, e due fogliette di vino rosso, un pezzo di butirro, e due bicchieri d’acqua; fate cuocere dolcemente. Quando il Carpio sarà cotto passate al setaccio il fondo della cottura, fatelo consumare al punto di una Salsa, aggiungeteci un buon pezzo di butirro maneggiato con un buon pizzico di farina, due alici passate al setaccio, e qualche cappero trito; fate stringere, e bollire un momento sopra il fuoco, e servite sopra il Carpio.


Carpio in Matelotta.

Terrina = Dopo che avete nettato un Carpio, tagliatelo a rocchi per traverso, mettetelo in una cazzarola con qualche altra sorta di pesce, se volete, tagliato egualmente, come Anguilla, Luccio, Tinca, grossi Gamberi. Fate un Rosso con butirro, o olio, e farina. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., bagnatelo metà vino rosso bollente, e metà brodo di magro, aggiungeteci una dozzina di cipollette bianche prollessate, qualche fungo fresco, se sarà la stagione, ma sicuro, un mazzetto d’erbe diverse; fate
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bollire finché le cipollette siano quasi cotte; versate allora il tutto nella cazzarola del pesce, condite con sale, pepe schiacciato, fate bollire a fuoco allegro, e consumare a corta Salsa: in mezz’ora sarà cotto, levate allora mazzetto, e servite con capperi, e alici, se volete, e crostini di pane fritti, come l’Etuvè. Potete ad ambedue aggiustarci sopra, nel momento di servire, qualche cipolletta glassata. Se la Matelotta sarà all’olio, bisogna digrassarla.


Carpio alla Riscelieù.

Terrina = Mettete in una cazzarola un pezzo di butirro, quattro tartufi in fette, dodici cipollette imbianchite un quarto d’ora all’acqua bollente, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco, sbruffateci poscia un buon pizzico di farina, bagnate con una foglietta o più di vino bianco bollente; fate bollire dolcemente circa mezz’ora; indi poneteci un Carpio, o due, nettati, e tagliati a rocchi, un poco di brodo di magro, sale, pepe schiacciato; fate cuocere, e consumare a corta salsa. Nel momento di servite levate il mazzetto, e legate con una liason di tre o quattro rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, e sugo di limone, e servite subito o in una terrina, o sopra il piatto, con crostini fritti intorno.


Carpio alla Duchessa.

Antrè di grasso = Squamate, e sventrate da un lato un bel Carpio, riempitelo di un ragù di cipollette ben ristretto, e freddo, cucitelo; levate la pelle dall’altro lato, piccatelo di minuto lardo, come un fricandò; mettetelo in
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una pescioniera con brodo buono, vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, scolatelo, scucitelo, glassategli tutta la parte piccata, con una bella glassa di vitella, e servitelo con sotto un buon ragù melè, fatto con animelle, creste, uovette nonnate, fegatini grassi, qualche gambero, e latti di Carpi, e finito di buon gusto.


Carpio all’Erbe fine.

Antrè = Tagliate un Carpio a rocchi, mettetelo in una cazzarola, con petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, un poco di basilico in polvere, un grosso pezzo di butirro maneggiato con un buon pizzico di farina, un cucchiaio di olio buono, una foglietta, di vino bianco bollente, un poco di sugo di magro, sale, pepe schiacciato; fate bollire a fuoco allegro, e consumare a poca salsa; in mezz’ora sarà cotto, e servite subito.
All’olio: apprestatelo come la Spigola alla Dama Simona pag. 111., o coll’indivia, o senza.


Carpio al Delfino.

Antrè di grasso = Squamate, e sventrate un grosso Carpio da un lato, riempitelo di un ragù di animelle, fegatini, tartufi, code di gamberi ec. finito di buon gusto, assai ristretto, e freddo; cucitelo; posate la parte che non è aperta in una pescioniera, con sotto fette di vitella, e di prosciutto; condite
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con sale, pepe schiacciato, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, coprite con fette di lardo ed un foglio di carta; fate sudare un buon quarto d’ora con fuoco sotto, e sopra; indi, bagnate con una bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente; terminate di cuocerlo dolcemente. Poco prima di servire passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, metteteci un poco di Culì, un pezzo di butirro maneggialo nella farina; fate consumare al punto di una Salsa, e servitela sopra il Carpio.


Carpio alla Gendarme.

Antrè = Date qualche taglio a un pugno di acetosella capata, e lavata, mettetela in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, della mollica di pane grattata, petrosemolo, scalogna, cipolletta, il tutto trito; passale sopra il fuoco circa un quarto d’ora, bagnate con fiore di latte, e fate consumare a Salsa molto legata. Nel momento che la levate dal fuoco metteteci tre rossi d’uova dure trite, e quattro rossi crudi, sale, pepe schiacciato, noce moscata; riempite con questa farsa rifredda il corpo di un Carpio, dopo di averlo squamato e sventralo; cucitelo, fatelo marinare con olio, sale, pepe schiacciato, fusti di petrosemolo, filetti di cipolletta, uno spicchio d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, persa, basilico; dopo un’ora fatelo cuocere sulla gratella, aspergendolo colla sua marinata, e servitelo con sopra una Salsa come segue; mettete in una cazzarola dei prugnoli freschi triti, con un poco di butirro, passateli sopra il fuoco circa
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un quarto d’ora, fateli poscia raffreddare, e aggiungeteci un buon pizzico di farina, capperi, petrosemolo, scalogne, alici, il tutto trito, un buon pezzo di butirro, un poco di brodo, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fate stringere, e bollire un momento sopra il fuoco, e servite con un filetto d’aceto, o sugo di limone.


Carpio alla Farsa.

Antrè = Dopo che averete squamato, e sventrato un Carpio, intaccatelo leggermente col coltello d’ambe le partì; marinatelo con olio, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, filetti di cipolletta, due spicchi d’aglio, due scalogne, una foglia di alloro in pezzi, persa, basilico, sale, pepe schiacciato; dopo due ore spremete l’erbe sopra il Carpio, spolverizzatelo di mollica di pane grattato, fatelo cuocere sopra la gratella, aspergendolo colla sua marinata, e servitelo con sotto una Salsa di acetosella, che trovarete alla pag. 61.


Carpio Fritto.

Orduvre, o Arrosto = Squamate, e sventrate un Carpio, tagliandolo lungo la schiena, senza rompere il fiele, date qualche botta di coltello sopra la spina grande, e intaccatelo leggermente col coltello su i lati; fatelo marinare due ore con sale, pepe schiacciato, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, filetti di cipolletta, due scalogne, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, un poco di basilico, due garofani, mezzo bicchiere d’aceto, o sugo di limone; dopo che lo averete scolato, e infarinato, fatelo friggere a fuoco
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allegro, e servitelo guarnito di petrosemolo fritto. Non bisogna mettere i latti nella padella, che allorché il Carpio sarà a due terzi della cottura; se poi sono le uova, queste richiedono un poco più di tempo.


Carpio al Sultano.

Antrè di grasso = Quando averete squamato, e sventrato un bel Carpio, ponetegli nel corpo un pezzo di butirro maneggiato con petrosemolo, cipolletta, scalogna, un poco di basilico, il tutto trito fino, sale, pepe schiacciato, noce moscata; fatelo cuocere con metà brodo buono grasso, e metà vino bianco bollente, fette di cipolla, di carote, e di panè, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano e coperto con un foglio di carta. Quando sarà cotto scolatelo, ponetelo sopra il piatto, guarnitelo con sei pezzi di Anguilla piccati, e glassati come fricandò. Vedeteli all’Articolo dell’Anguilla qui appresso, e servite con sopra una Salsa al Sultano, senza toccare dove è piccato, Vedetela pag. 87. Tom. I.


Carpio al Monarca.

Antrè di grasso = Abbiate un ragù di animelle, tartufi, creste ec. Vedetelo nel Tom. IV Cap. I., ma che sia ben ristretto, ponetelo freddo nel corpo di un grosso Carpio, sventrato da un lato; cucitelo, levate la pelle dalla parte opposta, piccatela di minuto lardo; fategli dare un bollo in un boccale di vino bianco bollente; indi ritiratelo subito indietro, e scolatelo, ponetelo sopra il piatto, che dovete servire con sotto due dita di farsa fatta con qualche fegatino grasso crudo, petto di pollo crudo,
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lardo rapato, una panata ben stretta sopra il fuoco, o un poco di mollica di pane grattata, sale, pepe schiacciato, e legata con tre o quattro rossi d’uova; condite il Carpio con sale, pepe schiacciato, e coprite la parte piccata con fette di lardo, e un foglio di carta; fate cuocere al forno; quando sarà cotto levate le fette di lardo, scolate il grasso, glassate dove è piccato con una bella glassa di vitella, e servite con sotto una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa, o alla Carpa; vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I., e quella alla Carpa qui appresso, che farete con un picciolo Carpio tagliato in pezzi.


Carpio in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Prendete un Carpio mezzano, squamatelo, sventratelo per le garze, mettetegli nel ventre un pezzo di butirro maneggiato con petrosemolo, cipolletta, scalogna, qualche prugnolo, o altro fungo fresco, secondo la stagione, sale, pepe schiacciato, noce moscata.
Al butirro: fatelo cuocere con vino bianco brodo di magro, un pezzo di butirro, fusti di petrosemolo, due cipollette, due spicchi d’aglio piccati con due garofani, un mazzetto d’erbe odorifere, fette di cipolla, di carota, e di panè, un poco di scorzetta di limone, sale, e pepe sano.
Di grasso: quando sarà apprestato come sopra. Ponete nella pescioniera fette di vitella, e di prosciutto, dissossature di polleria, o di selvaggiume, un mazzetto d’erbe diverse, fette di cipolle, di carote, e di panè; fate
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sudare mezz’ora sopra il fuoco; indi bagnate con vino bianco bollente, e brodo di grasso; fate bollire a picciolo fuoco finché la carne sarà quasi cotta, allora poneteci dentro il Carpio, condite con sale, pepe schiacciato; fatelo cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto o nell’una, o nell’altra maniera, scolatelo, e servitelo con sopra quella Salsa, o ragù, che più sarà di vostro genio, sì di grasso, che al butirro.
All’olio: dopo che averete ben pulito il Carpio, fatelo cuocere come la Spigola alla Dama Simona pag. 111., ma senza indivia, e quindi servitelo con sopra quella Salsa, o ragù di magro, che credete più a proposito, aggiungendo il fondo della cottura nella Salsa, o nel ragù.


Filetti di Carpio in diverse maniere.

Orduvre di grasso, e di magro = Squamate, e sventrate, uno o due Carpi dissodateli, e tagliateli in filetti di quella grandezza che credete; fate una Salsa alla Carpa; cioè fate sudare le teste, spine, e rimasugli di Carpe in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, o olio, fusti di petrosemolo, fette di cipolla due spicchi d’aglio, due garofani, una rametta di finocchio, due scalogne, qualche fungo, o prugnolo, se sarà la stagione; indi bagnate con un bicchiere di vino bianco, o di Sciampagna consumato per metà, e Culì di grasso, o di magro; fate bollire, e consumare al puato di una Salsa, passatela allora al setaccio, metteteci i filetti, fateli cuocere dolcemente, condite di sale, pepe schiacciato,
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e servite con sugo di limone. Ovvero fate bollire i filetti con un bicchiere di vino bianco, altrettanto brodo di grasso, o di magro, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, due garofani. Quando sono cotti scolateli, e serviteli con sotto un ragù, o una Salsa di vostro genio, sì di grasso, che di magro. Vedete le diverse Salse nel Tom. I. Cap. I., ed in questo Cap. I., e i diversi ragù nel Tom. IV. Cap. I., ed in questo Cap. I. i filetti crudi di Carpio li potete apprestare in tutte quelle maniere, che quelli degli altri pesci di mare. Vedeteli ai loro Articoli particolari, e servirli con sopra una Salsa alla Carpa come la precedente, ovvero qualunque altra Salsa, o ragù, aggiungendoci sempre il fondo della cottura de’ filetti, ed i latti del Carpio per guarnizione.


Dell’Anguilla.

L’Anguilla è il solo pesce di acqua dolce che entri nel mare, e quelle che quivi si prendono, vengano dai fiumi ove nascano. Le Anguille delle acque correnti hanno il ventre più bianco, e più lucido, e il dorso più bruno morato.
Intorno alla generazione delle Anguille, grazie alle osservazioni del celebre Vallisnieri, è dimostrato, che sono vivipare, e traggono la loro origine dalle uova. Queste uova si sviluppano nel ventre della madre, e mette alla luce le sue Anguilline belle e vive.
Questo pesce genera ovunque siavi acqua dolce, eccettuato nel Danubio, e gli altri fiumi, che in esso si scaricano. In Pietroburgo, e Parigi sono grossissime. Nella nostra Italia abbiamo quelle de’ laghi di Comacchio, di
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Garda, di Bolsena, ed altri luoghi, ove le acque sono limpide, e nette; queste sono di un ottimo sapore, e molto grosse. In Napoli i Capitoni hanno il loro gran pregio; e finalmente quelle prese alle foci del Tevere sono esquisite, ed in Roma molto stimate.
La carne dell’Anguilla è tenera, molle, nutritiva, e saporosa, ma siccome contiene molte parti lente, grossolane, e vischiose, così si rende difficile a digerirsi, e produce de’ sughi densi, ed eccita de’ flati.
In Francia, e Russia si comprano le Anguille vive tutto l’anno. In Italia la loro pescagione è nell’Inverno, e Primavera, e si comprano ordinariamente morte.
Devesi scegliere l’Anguilla grossa, polputa, e più fresca che sia possibile, che sia stata presa in acqua chiara, e limpida e che non senta di fango.
Questo pesce serve a lardare gli altri pesci, e si prepara inoltre in moltissime maniere, ma, la più salubre, secondo il mio giudizio, è quella di mangiarla arrostita.


Anguilla alla Pulette Olandese.

Antrè di grasso, e di magro = Prendete una, o due Anguille, secondo la loro grossezza, spogliatele della loro pelle, tagliatele un pochino sulla schiena, e sul ventre, per portagli via le picciole spine; indi tagliatele a rocchi lunghi tre dita traverse, mettetele in una cazzarola, con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, con un poco di basilico, qualche prugnolo secco bene ammollato, o fresco; passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di
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farina, bagnate con due bicchieri di vino bianco consumato un terzo, e brodo di grasso, o di magro, sale, pepe schiacciato; fate bollire a fuoco allegro, e consumare al punto di una Salsa; levate allora il mazzetto, e legate con una liason di tre o quattro rossi d’uova, stemperata con un poco di fiore di latte, e servite con un buon sugo di limone, o sopra il piatto, o in una terrina, con crostini fritti.


Anguilla in Matelotta.

Terrina = Quando averete pulita, e tagliata l’Anguilla, come la precedente, formatene la Matelotta come quella di Carpio pag. 237., ma con vino bianco, e servitela nello stesso modo.


Anguilla all’Etuvè.

Terrina = Fate un Rosso con butirro, e farina. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., quando sarà di un bel color d’oro, bagnatelo con una foglietta di vino bianco bollente, un poco di sugo di grasso, o di magro, e brodo; metteteci una dozzina di cipollette bianche prolessate, e qualche fungo, o prugnolo, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico, sale, pepe schiacciato; fate bollire finché le cipollette saranno cotte più della metà, metteteci allora un’Anguilla, levata la pelle, e le spine sulla schiena, e sul ventre, e tagliata a rocchi lunghi più di tre dita traverse; fate cuocere a fuoco allegro, e consumare a poca Salsa. Nel momento di servire levate il mazzetto, poneteci un’alice passate al setaccio, qualche cappero fino intero, e guarnite di crostini di crosta di pane fritti nel butirro. Tutte le Matelotte e Etuvè le potete fare di
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magro, facendo il Rosso con olio, e farina, ma queste bisogna digrassarle bene, e friggere li crostini con olio.


Anguilla in Atelette.

Orduvre = Dopo che avete spogliata un’Anguilla, dissossatela del tutto, e tagliatela in grossi dadi, marinateli con sale, pepe schiacciato, butirro squagliato, petrosemolo cipolletta, scalogna, un poco di basilico, tartufi, e prugnoli, il tutto trito; quando il butirro sarà tiepido, mescolateci un rosso d’uovo crudo, indi infilate a piccioli spiedini di argento, o di legno, lunghi poco più di mezzo palmo, facendo tenere attorno porzione del condimento, spolverizzate bene con mollica di pane grattata; fate cuocere sopra la gratella a picciolo fuoco, aspergendo leggermente con butirro squagliato, e servite di un bel color d’oro con sotto una Salsa all’aspic, che trovarete nel Tom. I. pag. 74. Queste Atelette le potete fare con olio in luogo di butirro, e senza rosso d’uova.


Anguilla al Sultano.

Antrè = Spogliate una bella Anguilla dalla pelle, dividetela in tutta la sua lunghezza, levategli tutte le spine, e formatene quattro lunghi filetti, che taglierete poscia nel mezzo per traverso, e ne formarete otto. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta d’aglio, il tutto trito, e mezza foglia di alloro; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio; quando questo condimento sarà quasi freddo levate l’alloro,
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poneteci i filetti dell’Anguilla, condite con sale, pepe schiacciato, avvolgeteli a guisa di rotelle appuntandole con un picciolo spiedino di legno; aggiustate queste Ruladine sopra il piatto che dovete servire, con tutto il loro condimento, che restino spianate, guarnitele sopra con diversi giri di capperi, o piselli, o filetti di code di gamberi cotti: e all’intorno, o cipollette quasi cotte, o gamberi cotti, e dissossati, o grosse olive di Spagna dissossate, e ripiene; coprite con un foglio di carta unto nella Salsa dell’erbe fine; fate cuocere ad un forno temperato. Nel momento di servire levate i spiedini con diligenza, scolate bene l’olio, e servite con sotto una Salsa al Sultano, o alla Spagnuola, o Culì con sugo di limone, di grasso, o di magro.


Anguilla alla Mirpoà.

Antrè = Abbiate una bella Anguilla, spogliatela dalla pelle, sventratela, tagliategli le spine sul dorso, e sul ventre, e la testa, avvolgetela rotonda a tortigliè, e infilategli due spiedini di argento, o di ferro per traverso, acciò resti bene involtata. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, fette di cipolla, di carote, radiche di petrosemolo, due scalogne, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro, un mazzetto d’erbe di odore: indi bagnate con una bottiglia di vino bianco bollente, e un poco di aceto consumato, poneteci dentro l’Anguilla, condite con sale, pepe schiacciato; coprite con un foglio di carta; fate cuocere al forno. Quando sarà cotta scolatela, levate i spiedini e servitela con sopra
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una Salsa Ascè, o di Capperi, o di Cedrioletti, o Poevrada, o al Porchetto, sì di grasso, che di magro.


Anguilla alla Nivernoese.

Antrè di grasso, e di magro = Dopo che averete spogliata, e ben nettata una Anguilla, tagliatela in pezzi, lunghi poco più di mezzo palmo, conditela con olio, o butirro squagliato, sugo di limone, sale, e pepe schiacciato; indi spolverizzatela con mollica di pane grattata, fatela cuocere sopra la gratella di un bel color d’oro, e servitela con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa alla Nivernoese, o altra Salsa Piccante, o all’aspic, di grasso, o di magro. Vedete queste Salse nel Tom. I. Cap. I., e in questo.


Anguilla all’Italiana.

Antrè di grasso, e di magro = Tagliate un’Anguilla ben nettata in rocchi lunghi tre dita traversi, marinateli in una terrina con sale, pepe schiacciato, olio fino, sugo di limone, ed un poco di alloro in polvere, ovvero tante foglie di alloro tagliate a quadretti per quanti pezzi sono l’Anguilla; infilateli ad uno spiedino tramezzandoli colle foglie di alloro; stendete una striscia di carta larga un dito piegata a più doppi, e unta di olio, sopra uno spiedo grande, posateci sopra lo spiedino dell’Anguilla; legate da capo, e da piedi; fate cuocere ad un fuoco allegro, aspergendo coll’olio della marinata; poco prima della totale cottura, spolverizzate di mollica di pane grattato, o mostacciolo di Napoli spolverizzato grossolanamente; fate prendere un bel colore, e servite con sotto
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una Salsa chiara Piccante, o alla Scalogna, oppure Piccante legata sì di grasso, che di magro. Vedete queste Salse ai loro articoli particolari.


Anguilla Fritta.

Orduvre = Quando averete tagliata un’Anguilla in rocchi come la precedente, divideteli in due, levategli la spina, e fategli dell’intacchi col coltello sopra i lati, marinatela con sale, pepe schiacciato, uno spicchio d’aglio, fette di cipolla, fusti di petrosemolo, filetti di cipolletta, due garofani, una foglia di alloro in, pezzi, e un poco di aceto, o sugo di limone. Dopo un’ora scolatela, infarinatela, e fatela friggere di bel colore, o con olio, o strutto, o butirro, e servite con petrosemolo fritto.


Anguilla alla Remolada.

Antrè = Allorché l’Anguilla sarà tagliata a rocchi come sopra, senza levare le spine, e marinata, e fritta nella stessa maniera, la servirete con sotto una Salsa alla Remolada calda che trovarete nel Tom. I. pag. 68. La potete apprestare anche, come alla Nivernoese, e servirla con sotto la Remolada.


Anguilla alla Tartara.

Arrosto = Questa è la medesima cosa, che quella all’Italiana, ma spolverizzata soltanto di mollica di pane, o niente, e servita di bel colore senza Salsa.


Anguilla in Tortigliè.

Antrè di grasso, e di magro = Nettate bene un’Anguilla, come quella al Sultano, spaccatela in tutta la sua larghezza senza dividerla del tutto levategli la spina, conditela come l’altra, attorcigliatela tutta di un pezzo, appuntandola
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con due spiedini; fatela cuocere al forno sopra il piatto con tutto il suo condimento, e coperta di un foglio di carta unto nella sua salsa. Quando sarà cotta, scolatela bene, levategli i spiedini, e servitela con sopra sugo di limone, e un ragù di Ostriche, o di Cannolicchi, o di code di Gamberi, o altro di vostro genio; ovvero una Salsa legata, come Ascè, Piccante, Poevrada, al Porchetto, Nivernoese ec. Vedete le Salse, ed i ragù di grasso, e di magro nel Tom. I. Cap. I., Tom. IV. Cap. I., ed in questo Cap. I.


Anguilla alla Senteminult.

Antrè = Fate una Senteminult come quella della Linguattola pag. 165., metteteci dentro una grossa Anguilla ben pulita, e tagliata a rocchi lunghi poco più di mezzo palmo, fatela cuocere dolcemente; indi scolatela, ponetela sopra un piatto, conditela ancora con un pochino di sale, e pepe schiacciato, alquanto del grasso della Senteminult; quando sarà quasi fredda, mescolate nel condimento uno, o due rossi d’uova crudi, ungeteci bene l’Anguilla, spolverizzatela di mollica di pane grattato, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella, con sotto un fuoco assai moderato, e servitela con sopra un buon sugo di limone, e sotto una Salsa chiara alquanto piccante, o di grasso, o di magro.


Anguilla in fricandò.

Antrè di grasso, e di magro = Tagliate a rocchi una grossa Anguilla, lunghi cinque dita traversi, dopo che l’averete spogliata, e ben nettata, fendeteli dalla parte del ventre per
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levargli la spina, e piccategli tutta la parte di sopra di minuto lardo, o di carota, o di tartufi: se poi lasciate i pezzi interi, piccateli da una sola parte. Per apprestarla di grasso, mettete i pezzi piccati di lardo in una cazzarola, con sotto qualche fetta di vitella assai sottile, e di prosciutto un mazzetto d’erbe diverse, due bicchieri di vino di Sciampagna o altro vino bianco consumato per metà e un poco di brodo buono, coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Allorché sarà cotta, levate l’Anguilla, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, fate consumare sopra un fuoco allegro al punto di una glassa, glassateci tutta la parte piccata, e servite con sotto una buona Salsa Spagnuola, o Italiana rossa. Per apprestarla di magro, dopo che averete piccata l’Anguilla di tartufi, o carote, fatela cuocere come il Pesce spada in fricandò di magro pag. 101., e servite la nella stessa maniera.


Anguilla all’Erbe fine.

Orduvre = Tagliate a rocchi un’Anguilla, come quella alla Nivernoese, marinatela in una terrina con olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, basilico, una punta d’aglio, il tutto trito assai fino, sale, pepe schiacciato; dopo un’ora spolverizzatele di mollica di pane grattata, facendo tenere intorno più marinata, che sarà possibile; fate cuocere dolcemente sopra la gratella di bel colore, aspergendo col resto della marinata, e servite con sopra un buon sugo di limone, e sotto una Salsa chiara,
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o legata, ma che sia alquanto piccante, o di grasso, o di magro.


Anguilla allo Spiedo, a diverse Salse.

Antrè di grasso, e di magro, o Arrosto = Prendete una bella Anguilla, spogliatela della pelle, sventratela, tagliategli la testa, e le spine sul ventre, e sulla schiena, tagliatela a rocchi lunghi quattro dita traversi, marinatela in una terrina con olio, sugo di limone, due spicchi d’aglio, due foglie di alloro, due scalogne fusti di petrosemolo, filetti di cipollette, un poco di basilico, sale, pepe schiacciato, e due garofani; dopo due ore spremete l’erbe nella marinata, infilate i pezzi di Anguilla ad uno spiedino, avvolgeteli di fogli di carta unti di olio, o butirro; legate da capo e da piedi; legate questo spiedino ad uno grande, fate cuocere arrosto, aspergendo col resto della ma rinata ove averete aggiunto un poco più d’olio. Quando sarà quasi cotta scartatela, fategli prendere un bel colore ad un fuoco allegro, e servitela con sopra un gran sugo di limone, e quella Salsa, o ragù, che più credete a proposito sì di grasso, che di magro. Potete an cora dopo scartata l’Anguilla spolverizzatela di mollica di pane grattato fino, fargli prendere un bel color d’oro, e servirla con sotto una Salsa piccante, o di grasso, o di magro. Ovvero sì nell’una, che nell’altra maniera, servirla per Arrosto con sopra un buon sugo di limone.
Vi vorrebbe quasi un solo tomo per potere descrivere tutte le diverse maniere di apprestare l’Anguilla, ed è in vero una pena il
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dovere tralasciare in tanti articoli gran parte di ottime vivande, che la ristrettezza di quest’opera non permette, benché alcuni la crederanno troppo voluminosa; ma questi tali non sanno cosa sia un’arte senza limiti, e che li estende fin dove giunge un fino palato, ed una felice immaginazione, messa in pratica, dopo infinite prove, ed eseguita per lo spazio di molti anni in diversi climi, e regioni.


Della Trotta.

Sonovi diverse specie di Trotte, che differiscono per il luogo, per il colore, e per la grandezza; le une si trovano ne’ fiumi profondi, e rapidi; le altre ne’ laghi; le une hanno un colore brunastro, e le altre rossastro; ve ne ha finalmente di una specie più grande che le altre, che si appella Trotta Salmonata, a motivo, che rassomiglia al Salamone, e questa è molto più stimata, che le altre per la sodezza della sua carne, e per l’esquisito sapore. In Milano le Trotte del Tesino sono di color d’oro, e più delicate, di quella di color rosso, che si prendono nel Lago maggiore. Tutte le Trotte hanno qualche rapporto col Salamone, ma assai meno, che la Trotta salmonata. Tutti questi pesci vanno moschinati sopra la pelle di picciole macchiette rossine.
Le Trotte del lago di Ginevera, sono le più grosse, che io abbia vedute, e quelle del fiume Neva in Pietroburgo, le quali scendono dai laghi Ladoga, e Onega, le più eccellenti, e delicate al gusto. In Roma ne abbiamo delle
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buone da Rieti, da Vicovaro, e da Tivoli. Le prime sono le più grosse, ma non hanno un così buon sapore, che le ultime.
Si debbano scegliere le Trotte vive, o molto fresche, grosse, polpute, di una carne soda, e rossastra, esenti da vischiosità, e sopra tutto, che siano state prese in acqua chiara, e limpida.
Le Trotte si corrompono facilmente, motivo per cui non si possano conservare lungamente, onde è bene di farle cuocere più prontamente, che sia possibile.
La Trotta dice M. Andry ha una carne sì tenera, e delicata, che si digerisce con molta facilità, che produce un ottimo succo, ed è il più sano di tutti gli altri pesci di acqua dolce, onde conviene a diversi infermi; ma bisogna per altro, saperlo scegliere, come si è detto di sopra.
La pesca delle Trotte è nell’Estate, nella cui stagione sono più delicate, che in qualunque altra, benché si peschino tutto l’anno, e segnatamente nell’Inverno, e nella Primavera. In Roma le abbiamo dal principio di Decembre, a tutto Febbraio; ma dopo questo tempo riscaldandosi la stagione si corromperebbero per la strada.


Trotta alla Gineverina.

Rilievo = Squamate una grossa Trotta, sventratela, e levategli le garze, lavatela, ponetela in mia pescioniera giusta alla sua grandezza con un’anima sotto, con vino rosso che cuopri la Trotta, una libbra o più di butirro fresco, secondo la grossezza del pesce, pezzi
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di mollica di pane bianco a proporzione per legare la Salsa, sale, pepe sano, garofani, macis, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, fette di cipolle, quattro scalogne, due spicchi d’aglio; ponete sopra un fuoco allegro, fate bollire, movendo spesso la pescioniera, acciò la Trotta non si attacchi al fondo; fate consumare la Salsa al suo punto, e che la Trotta sia cotta nello stesso tempo; indi scolate la Salsa, passatela al setaccio, o se fosse troppa e non ben legata, fatela consumare ancora sopra un fuoco allegro, movendo sempre con una cucchiaia; finché sarà densa al suo punto. Ponete allora con diligenza la Trotta nel suo piatto, e servitela con sopra la Salsa suddetta.


Trotte alla Luneville.

Antrè = Squamate, e sventrate una, due, o tre Trotte mezzane, lavatele, ponetele in una cazzarola ovata giusta alla loro grandezza, conditele con sale, pepe sano, qualche garofano, fette di cipolla, fusti di petrosemolo, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, due scalogne, un pezzo di butirro, bagnate con tanto vino rosso, quanto restino le Trotte coperte; coprite con un foglio di carta; fate cuocere a fuoco allegro. Quando saranno cotte passate al setaccio la Salsa in una picciola cazzarola, poneteci un buon pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina; fate stringere sopra il fuoco, o servite, che stia bene di sale, sopra le Trotte aggiustate nel loro piatto. Alcuni Nobili della Lorena, e della Svizzera costumano di mettere porzione di
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questa Salsa delle Trotte nelle uova fresche dopo cotte alla Cocche, o sia da bere, levandoci il bianco; ovvero l’amano sopra a delle uova sperse all’acqua, e ben scolate.


Trotta al Blu.

Arrosto = Sventrate la Trotta per le garze, senza squamarla, lavatela, ponetela sopra un piatto, versateci sopra un bicchiere, o due di aceto bollente, secondo la grandezza della Trotta, avvolgetela quindi in un pannolino bianco, ponetela in una cazzarola, o pescioniera giusta per la sua grandezza, con un pezzo di butirro, o un poco d’olio, fette di cipolla, di carota, e di panè, uno spicchio d’aglio, fusti di petrosemolo, mezza foglia di alloro, due scalogne, un poco di basilico, due cipollette, sale, pepe sano, e quattro garofani, bagnate metà vino rosso, e metà brodo, o acqua; fate cuocere dolcemente. Quando sarà cotta, tenetela calda, e lasciatela stare qualche tempo nel corto brodo, acciò prendi maggior sapore. Nel momento di servire, svoltatela, aggiustatela sopra il piatto, e servitela sopra una salvietta, guarnita di petrosemolo, se volete.


Trotta all’Erbe fine in Papigliotta.

Antrè = Squamate, e sventrate per le garze una Trotta, lavatela, e asciugatela, ponetegli nel corpo un pezzo di butirro mescolato con sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, scalogne, un poco di basilico, una punta d’aglio, il tutto trito fino; marinatela con olio, sale, pepe schiacciato, prugnoli, tartufi, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta
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d’aglio, il tutto trito fino; indi avvolgetela con due fogli di carta bene imbutirrati unitamente alla marinata, e fatela cuocere ad un forno moderato, ovvero sopra la gratella a picciolo fuoco. Fate intanto bollire un poco di Culì di magro, con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi; allorché sarà consumato al punto di una Salsa, scartate la Trotta, radunate col coltello tutte l’erbe fine, che sono attaccate alla carta, ponetele nella Salsa, fategli fare un bollo per digrassare, e servitela sopra la Trotta. Se sarà giorno di vigilia non la riempite, e non ungete la carta di butirro.


Trotta alla Sen-Clù.

Rilievo di grasso = Squamate una grossa Trotta, e sventratela per le garze, lavatela, e asciugatela, riempitela di un ragù di animelle, tartufi, prugnoli ec., che trovarne nel Tomo IV. Cap. I., ma con poca Salsa, finito di buon gusto, e rifreddo, piccatela di minuto lardo da una sola parte, ponetela in una pescioniera con fette di lardo sotto, e sopra, due fette di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, vino bianco bollente, sale, pepe sano, e una cipolla, con tre garofani, copritela con due fogli di carta, fatela cuocere con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta scolatela, glassategli con una glassa di vitella tutta la parte piccata, e servitela con sotto una Salsa, o un ragù di vostro genio. Un ragù alla Finanziere sarebbe molto a proposito. Vedetelo nel Tom. IV. pag. 14.


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Trotta alla Favorita.

Antrè di grasso = Quando averete squamata una bella Trotta, sventratela per le garze, lavatela, e asciugatela, ponetegli nel corpo un grosso pezzo di butirro, o lardo rapato mescolato con tartufi triti, sale, e pepe schiacciato; ponetela quindi in una pescioniera con fette di lardo, di vitella, e di prosciutto sotto e sopra, un buon mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, bagnatela con metà vino bianco bollente, e metà brodo, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Tagliate intanto de’ tartufi in fette, formatene un ragù, come trovarete descritto nel Tom. IV. pag. 14., ma bagnato con Culì, e un poco del fondo della Trotta digrassato, e passato al setaccio. Nel momento di servire ponete la Trotta sopra il piatto, e serviteci sopra il ragù suddetto. Ovvero servitela con sopra, un buon ragù di Ostriche, o Cannolicchi, che trovarete nel Cap. I.


Trotta all’Italiana.

Antrè = Dopo che averete squamata, e sventrata una Trotta per le garze, ponetegli nel corpo, se non sarà giorno di vigilia, un grosso pezzo di butirro maneggiato con tutte sorta d’erbe trite, sale, e pepe schiacciato; quindi ponetela sopra un piatto, conditela con sale, pepe schiacciato, e una Salsa come il solito fatta con olio, petrosemolo, scalogne, cipollette, qualche prugnolo, una punta d’aglio, un poco di basilico, il tutto trito, passato un momento sopra il fuoco in una cazzarola, e stemperateci poscia fuori del fuoco tre alici
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passate al setaccio; quando sarà fredda ponetela sopra la Trotta. Dopo un’ora spolverizzatela di mollica di pane grattato, facendogli tenere attorno più condimento che sia possibile, ponetela sopra il piatto, che dovete servire, fatela cuocere al forno di bel colore, e servitela ben scolata, con sotto una Salsa all’Italiana chiara, che trovarete alla pag. 55.


Trotta alla Militare.

Antrè = Quando averete ben pulita una Trotta, intaccatela leggermente col coltello sulla schiena, ponetegli nel corpo un pezzo di butirro maneggiato come il precedente, qualora non sia giorno di vigilia, marinatela con olio, sale, pepe schiacciato, e fatela cuocere sopra la gratella, aspergendola con la sua marinata, Quando sarà cotta, servitela con sopra un Salsa Ascè. Vedetela pag. 58.


Trotta in diverse maniere.

Antrè di grasso, e di magro = Allorché la Trotta sarà grossa, ovvero mezzana, la potete disfare, e servirla in tutte quelle maniere, sì di grasso, che di magro, esattamente come la Spigola, il Salamone, ed il Pesce spada. Vedete questi tre Pesci pag. 106., 112., e 99.


Filetti di Trotte all’Erbe fine.

Orduvre = Dopo che averete nettate le Trotte, levategli i filetti, che tagliarete tutti uguali, aggiustateli sopra un piatto unto bene di butirro, con sopra petrosemolo, scalogna, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito fino, tre tartufi tagliati in filetti, sale, pepe schiacciato, noce moscata: poco prima di servire ponete sopra il fuoco il piatto coperto; indi
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bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, e un poco di Culì; fate bollire a fuoco allegro, e consumare a poca Salsa, cambiategli il piatto, e servite con crostini di pane fritti all’intorno, e sugo di limone. Per farli all’olio, passate prima l’erbe fine coll’olio, e l’alici, come il solito, e finite, e servite nello stesso modo.


Filetti di Trotte al Vino di Sciampagna.

Orduvre = Quando averete levati i filetti come i precedenti, poneteli in una cazzarola con simetria, poneteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo di magro, qualche fettina di tartufo, petrosemolo trito, un mazzetto di erbe diverse, con un poco di basilico; fate cuocere a fuoco allegro, e consumare al punto di una Salsa: indi levate il mazzetto, e servite, guarnito di crostini di pane fritti. Osservate, che non bisogna mettere i filetti al fuoco, che un quarto d’ora prima di servire.


Filetti di Trotte in diverse maniere.

Orduvre, e Antrè di grasso, o di magro = Con li filetti crudi di Trotte potete fare ogni sorta di Ruladine cotte sopra il piatto, e servirle con sopra una Salsa, o un ragù di grasso, o di magro. Vedete le diverse Ruladine, e Filetti all’Articolo della Spigola, Pesce spada, Salamone ec.


Filetti di Trotte fritti a diverse Salse.

Orduvre di grasso, e di magro = Quando averete tagliati i filetti delle Trotte, marinateli
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per una mezz’ora con sale, pepe schiacciato, e sugo di limone, ovvero con una marinata ordinaria; indi asciugateli, infarinateli, e fateli friggere nell’olio, o nello strutto, o butirro, e serviteli con sotto una Salsa di grasso, o di magro. Quelle che più gli convengono sono: Poevrada, Remolada calda, Verde calda, Agro-dolce, all’aspic, Piccante, di Capperi ec.


Della Tinca.

La Tinca ha la figura quasi del Carpio, ma le sue squame sono assai più picciole. Se ne trovano di diverse grossezze, e alcuna volta grosse come i Carpi.
Questo pesce è molto vischioso, onde ha gran bisogno del soccorso de’ condimenti, a motivo, che produce de’ sughi assai grossolani.
Benché l’uso della Tinca sia condannato quasi da tutti gli Autori, a cagione di un sugo vischioso, e grossolano, che produce, come essi asseriscono, non si lascia per questo d’impiegarla spesso fra gli alimenti, e non si vede neppure, che produca de’ cattivi effetti; a meno, che non se ne mangi con eccesso: e se la carne di questo pesce non è molto salubre, non è almeno generalmente nociva, come si è osservato coll’esperienza.
La Tinca deve essere scelta viva, o fresca, e grossa, la migliore è quella, che si prende ne’ fiumi, e laghi d’acque chiare, e limpide, imperciocché le altre ordinariamente sentano di fango, o di terra, d’onde deriva, che il suo sapore è più, o meno grato, secondo le acque ove ella soggiorna.
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In Francia questo pesce è migliore, che in Italia, benché ne’ fiumi, e laghi di questa Penisola se ne prendono delle ottime, e di buon sapore specialmente nella Lombardia. La femmina, è migliore del maschio. La sua pesca si pratica dalla Primavera, a tutto Autunno. Le migliori che noi abbiamo sono quelle dell’Anguillara.


Tinche in Fricassè.

Antrè = I Francesi dicono Limonnez, ciò che noi diressimo sbollentate; sbollentate dunque le Tinche all’acqua bollente ponendocele vive se lo sono, copritele subito, dopo un istante levatele, squamatele senza scorticarle, principiando dalla parte della testa, e andando verso la coda; indi sventratele, tagliategli le notatoie, e la testa, lavatele all’acqua fresca, e tagliatele a rocchi per traverso. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, qualche prugnolo fresco, se sarà la stagione, o secco bene ammollato, sbruffateci poscia un buon pizzico di farina, bagnate con due bicchieri di vino bianco bollente, e un poco di brodo; poneteci dentro le Tinche; fate cuocere a fuoco molto allegro, e consumare la Salsa al suo punto, condite con sale, pepe schiacciato. Nel momento di servire levate il mazzetto, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, o fiore di latte, noce moscata petrosemolo trito imbianchito, e servite con un buon sugo di limone.


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Tinche al Sultano.

Antrè di grasso = Sbollentate, e pulite una, o due Tinche, come le precedenti; indi fendetele sulla schiena per sventrarle, e levargli tutte le spine, riempitele di un grosso Salpiccone cotto di animelle, tartufi ec. Vedetelo all’articolo dei ragù Tom. IV. Cap. I., ma che sia freddo, ben ristretto, e legato con due rossi d’uova, e sugo di limone, cucitele, ungetele con butirro squagliato, o lardo rapato squagliato, spolverizzatele di mollica di pane grattata, ponetele sopra un piatto unto di butirro, fatele cuocere al forno di un bel colore, e servitele scucite, e cambiato il piatto, con sotto una Salsa al Sultano, che trovarete nel Tom. I. pag. 87.


Tinche in Matelotta alla Vestale.

Terrina = Mettete in una cazzarola con un buon pezzo di butirro una dozzina di picciole cipollette imbianchite all’acqua bollente, e cotte per metà, qualche prugnolo fresco, se sarà la stagione, o secco bene ammollato, un mazzetto di erbe diverse, con un poco di basilico, due Tinche pulite come le altre, e tagliate a rocchi per traverso passate sopra il fuoco, sbruffateci poscia un buon pizzico di farina, bagnate con due bicchieri di vino bianco bollente, e un poco di brodo bianco, condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire a fuoco molto allegro, e consumare la salsa al suo punto. Nel momento di servire levate il mazzetto, aggiungeteci dei capperi fini interi, un’alice passata al setaccio, e legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un
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poco di brodo, o fiore di latte, e servite con sugo di limone; guarnite sopra di crostini di di mollica di pane fritti nel butirro.


Tinche in Giblotte.

Terrina di grasso = Tagliate in quattro parti una, o due animelle di mongana imbianchite, all’acqua bollente, e ben nettate, mettetele in una cazzarola con una fetta di prosciutto, un pezzo di butirro, qualche fetta di tartufo, e prugnolo, qualche cresta di pollastro mezza cotta in un bianco, un mazzetto d’erbe diverse con un poco di basilico; passate sopra il fuoco, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con due bicchieri di vino bianco consumato per metà, o di Sciampagna, un poco di brodo, e Culì, condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire dolcemente; alla metà della cottura, poneteci due Tinche nettate, e tagliate a rocchi, fate finire di cuocere a fuoco allegro, e consumare al suo punto. Nel momento di servire digrassate, levate il mazzetto, e prociutto, e servite con sugo di limone.


Tinche alla ravigotte.

Antrè = Dopo che averete sbollentate due belle Tinche, tagliategli la coda, e le notatoie, fendetele sulla schiena per sventrarle, e levargli tutte le spine; indi levategli una buona porzione della carne, formatene una farsa con mollica di pane, e fiore di latte, disseccata sul fuoco, erbe fine, un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e legata con tre rossi d’uova crudi; riempiteci le Tinche, cucitele, ungetele di butirro squagliato, spolverizzatele di mollica di pane grattato;
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aspergetele sopra con butirro squagliato, fatele cuocere al forno sopra un piatto unto bene di butirro, e servitele di bel colore, scucite, e cambiate il piatto, con sotto una Salsa alla ravigotte, che trovarete nel Tom I. pag. 67., e in questo pag. 57.


Tinche alla Favorita.

Antrè = Farsite due Tinche come le precedenti, cucitele, conditele con sale, e pepe schiacciato, indoratele con uovo sbattuto, infarinatele, fatele friggere dolcemente di un colore pallido, indi scucitele, asciugatele, e servitele con sopra un ragù alla Favorita fatto come segue: ponete in una cazzarola due culi di carciofi allessati nell’acqua per metà, e tagliati in otto parti cadauno, un pugno di prugnoli freschi ben capati, e lavati, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e Culì di magro, sale, pepe schiacciato, noce moscata. A più della metà della cottura, aggiungeteci dei fegatini di pesce, o latti di Carpio, imbianchiti, e tagliati in grossi dadi, qualche coda di gambero cotta, e punta di sparago imbianchita; fate finire di cuocere, digrassate, levate il mazzetto, e servite con sugo di limone.


Tinche alla Provenzale.

Antrè = Ponete in una cazzarola due Tinche sbollentate, squamate, e sventrate, tagliate la testa e la coda, con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogne, prugnoli,
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tartufi, una punta d’aglio, un poco di basilico, due rocambole, il tutto trito fino, e un bicchiere di vino bianco consumato per metà, sale, pepe schiacciato, fatele stufare leggermente, rivoltandole di tempo in tempo. Quando saranno cotte aggiungeteci un pezzetto di butirro maneggiato nella farina, fate stringere sopra il fuoco movendo dolcemente, e servite con un filetto di sugo di agresto, o di limone. All’olio: dopo sbollentate, e pulite, fatele cuocere come la Spigola alla Dama Simona pag. 111. ma senza indivia.


Tinche in diverse maniere.

Antrè, e Arrosto = Sbollentate, e squamate due Tinche, sventratele per le garze, ponetegli nel corpo, se non sarà giorno di vigilia, un pezzo di butirro mescolato con sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, e cipolletta trito; indi marinatele con olio, sale, pepe schiacciato, fusti di petrosemolo, filetti di cipolletta, fette di cipolla, uno spicchio d’aglio, una foglia di alloro in pezzi, due scalogne, un poco di basilico. Dopo un’ora spremete bene l’erbe; fate cuocere le Tinche sopra la gratella, aspergendole colla loro marinata, e servitele con sopra la Salsa, o il ragù di magro, che credete a proposito. Vedete le diverse Salse, e ragù nel Cap. I. di questo Tomo. Se le volete servire per Arrosto, debbano essere grosse: in questo caso non le squamate, ma dopo che le avete nettate, sventrate, e lavate, fatele cuocere con vino bianco, un poco d’acqua, un pezzo di butirro, fette di cipolle, di carote, di panè, di radiche di petrosemolo, un mazzetto di erbe
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diverse, con alloro, e basilico, sale, pepe sano. Quando saranno cotte, scolatele, e servitele sopra una salvietta, con petrosemolo verde intorno. Le potete servire ancora fritte per Arrosto, o per Orduvre, o Antrè. Cioè dopo che le averete sbollentate, e squamate, tagliategli la testa, fendetele lungo la schiena, sventratele, appianatele, marinatele con sugo di limone, e sale; dopo mezz’ora infarinatele, fatele friggere di un bel color d’oro, e servitele guarnite di petrosemolo fritto. Quando sono fritte di questa maniera, le potete servire con sotto una Salsa verde, o alla Remolada, o Agro-dolce, o all’aspic ec. Vedete queste Salse nel Cap. I.


Filetti di Tinche in diverse maniere.

Orduvre = Quando averete ben nettate le Tinche, levategli i due filetti, puliteli dalle spine, e apprestateli come tutti gli altri filetti di pesce, che potete vedere ai loro Articoli particolari, e ciò per non replicare le medesime cose.


Della Lampreda.

Sonovi due sorta di Lamprede, una di mare, ed una di acqua dolce, ed ambedue rassembrano ad una grossa Anguilla, il ventre bianco, e la schiena sparsa di picciole macchie azzurre, e bianche.
Quella di mare ama di entrare nell’acqua dolce come la Laccia, e diversi altri pesci di mare, e ciò succede nel principio di Primavera, nel cui tempo la femmina vi fa i suoi figliuolini, e quindi dopo qualche tempo ritorna nel mare con i medesimi, essa è migliore pregna, che dopo partorito.
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Quella di acqua dolce dimora sempre nel suo luogo nativo, e trovasi molto spesso ne’ ruscelli, e nelle fontane ove l’acqua del mare non penetra giammai; essa rassembra per la sua figura, ed il suo gusto, a quella di mare, e non differisce, che per la sua grossezza.
La migliore stagione per questi pesci è la Primavera nel cui tempo sono tenere, delicate, e di un ottimo sapore; mentre si è osservato, che in altre stagioni sono dure, coriacee, e di un cattivo gusto, ciò che in Francia le fa chiamare ordinariamente Lamprede Cordate.
La carne di questo pesce è molto nutritiva, ma contiene un sugo lento, e vischioso, che la rende difficile a digerirsi.
Devesi scegliere viva, grossa, e preferire il maschio alla femmina.
In Roma non si fa grand’uso delle Lamprede, benché fossero molto stimate in tempo degli antichi Romani, i quali le facevano nutrire nelle vivaie con grandissime spese.
Quelle pescate nel Tevere sono senza contradire le migliori, ma vengono prese molto di rado. I fiumi della Lombardia ne somministrano delle grosse, e di un ottimo sapore.


Lampreda all’Etuvè.

Antrè = Ponete a parte il sangue della Lampreda, e la sbollentate nell’acqua quasi bollente; indi sventratela, e tagliatela a rocchi senza la testa: formateci l’Etuvè come quella di Carpio. Vedetela pag. 136., con questa differenza, che nel momento di servire poneteci il sangue della Lampreda, fate stringere
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sopra il fuoco senza bollire, con due rocambole schiacciate, ed un filetto d’aceto.


Lampreda alla Melfi.

Orduvre = Dopo che averete nettata una Lampreda come sopra, tagliatela a rocchi lunghi sei dita traversi, senza la testa, fateli cuocere con vino bianco; un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, fette di cipolla, di carota, uno spicchio d’aglio, tre garofani, mezza foglia di alloro, un poco di basilico; quando sarà quasi cotta, scolatela, ungetela col grasso della cottura, mescolato con un rosso d’uovo, spolverizzatela di mollica di pane grattata, fatela cuocere di bel colore sulla gratella, aspergendola leggermente con un poco di butirro, e servitela con sotto una Salsa alla Remolata, o alla Scalogna, o all’aspic. Vedete queste Salse nel Cap. I.


Lampreda alla Borgognona.

Antrè = Sbollentate la Lampreda, nettatela, tagliatela in grossi filetti, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, un pugno di prugnoli freschi ben capati, e lavati, un mazzetto d’erbe diverse; passate sopra il fuoco, sbruffateci quindi un pochino di farina, bagnate con due bicchieri di vino di Borgogna, un limone in fette senza la scorza, ed i semi, uno stecco di cannella, un pezzo di zucchero grosso come la metà di un uovo, sale, pepe schiacciato; fate cuocere a fuoco molto allegro, e consumare a poca Salsa; un momento avanti di servire levate il mazzetto, poneteci il sangue della Lampreda, fate stringere senza bollire, e servite, con sopra crostini di pane
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fritti nel butirro, e servite o nel piatto, o in una terrina.


Lampreda alla Lombarda.

Antrè = Tagliate due grosse cipolle in filetti sottili, ponetele in una cazzarola, con un mazzetto d’erbe diverse con tre spicchi d’aglio tre garofani un poco di basilico, aggiungeteci una Lampreda nettata bene, e tagliata in grossi filetti, un pezzetto di zucchero grosso come una nocchia, il sangue della Lampreda, due cucchiai d’olio, un pezzo di butirro, due fogliette di vino bianco bollente, sale, pepe schiacciato; fate bollire a fuoco allegro, e consumare a poca Salsa, quindi levate il mazzetto, e servite con sugo di limone, o sopra il piatto, o in una terrina.


Lampreda in filetti a diverse Salse.

Antrè = Potete tagliare la Lampreda in filetti come l’Anguilla, apprestarli all’olio sopra il piatto, nella stessa maniera, e servirli con sotto, o sopra qualunque Salsa di magro un poco piccante.


Lampreda in filetti Marinati.

Orduvre = Tagliate la Lampreda, dopo che l’averete sbollentata e pulita, in filetti grossi, e lunghi come credete, marinateli con aceto, due spicchi d’aglio, fasti di petrosemolo, fette di cipolla, filetti di cipolletta, una foglia di alloro in pezzi, basilico, due scalogne, tre garofani, sale, pepe schiacciato; indi scolati, infarinateli, fateli friggere di bel colore, e serviteli, guarniti di petrosemolo fritto: ovvero con sotto una Salsa verde, o Remolata, o all’aspic. Vedete queste Salse nel Cap. I.


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Del Pesce Persico.

Sonovi due specie di questi pesci, una di acqua dolce, ed una di mare, ma quest’ultima non è punto impiegata fra gli alimenti.
Il Persico di acqua dolce si divide, anch’esso in due specie, cioè grande, e picciola, ambedue eccellenti a mangiarsi.
Si pretende che quando questo pesce è troppo grasso, e troppo vecchio, sia di un cattivo sapore, e difficile a digerirsi, si dice inoltre la medesima cosa di quello, che dimora nei luoghi limacciosi, o fangosi.
La carne di questo pesce è bianca, consistente, e saporosa. Mr. Andry, parlando del pesce Persico dice che la sua carne è delicata, e salutifera, che nutrisce molto, e che somministra un buon alimento, facilissimo a digerirsi, specialmente allorché è di una età media, mentre allora è di una mediocre consistenza. Al contrario quando è troppo giovane, o troppo vecchio la sua carne è molle e vischiosa, ovvero dura e coriacea.
Il pesce Persico è buono in ogni stagione, ma meno ne’ mesi di Marzo, e di Aprile, nel cui tempo assicurano che faccia l’uova, onde non è così buono, come negli altri mesi dell’anno.
Questo pesce contiene pochi umori grossolani, e produce molti buoni effetti, perché abita più volentieri nelle acque pure, e limpide, che abbiano un corso rapido, che in quelle che sono fangose, e che scorrono lentamente; di più si nutrisce di buoni alimenti, e si agita anche moltissimo, ciò che
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contribuisce, come si è detto di sopra, a rendere la sua carne delicata, e salubre.
Le sue uova sono molto buone a mangiarsi, e si apprestano ordinariamente arrostite sopra la gratella, condite con olio, sale, pepe, e sugo di limone.
In Parigi, e Pietroburgo il pesce Persico è eccellente, di un delicato cibo, e molto stimato sulle buone mense. La sua migliore stagione è nell’Inverno, nel cui tempo è pieno d’uova. Roma, Napoli, Venezia, ed altre Città d’Italia sono prive di questo eccellente pesce.


Matelotta di Persichi alla Moscovita.

Antrè = Fate un Rosso con un poco di farina, ed un pezzo di butirro. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., bagnatelo con acqua, aggiungeteci fette di cipolla, di carota, di radiche di petrosemolo, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, un poco di basilico, tre garofani; fate bollire, una buona mezz’ora, e passate poscia al setaccio; ponete in questa Salsa due pesci Persichi squamati, sventrati, e tagliati in pezzi, un’Anguilla tagliata a rocchi, una dozzina di cipollette quasi cotte con acqua, una bottiglia di vino rosso consumato per metà, sale, pepe schiacciato, fate bollire a fuoco molto allegro, e consumare al punto di una Salsa, e servite sopra il piatto, o in una terrina, guarnita sopra di crostini tondi di mollica di pane fritti nel butirro, e qualche cipolletta glassata.


Persichi alla Maitre d’Hotel.

Antrè = Levate le garze a due, o tre pesci Persichi, e per le medesime garze levategli la
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metà delle uova, onde impedire che si crepino, legategli la testa; metteteli a cuocere con metà vino bianco, e metà acqua, un pezzo di butirro, fette di cipolle, di carote, e di panè, fusti di petrosemolo, una cipolletta, uno spicchio d’aglio, tre garofani, due fette di limone, sale, pepe sano. Allorché saranno cotti, scolateli, scioglietegli la testa, spilluccateli dalle squame, poneteli sopra il piatto, e serviteli con sopra una Salsa alla Maitre d’Hotel pag. 59.


Persichi all’Inglese.

Antrè = Fate una dolce salimoia con acqua, un pugno di petrosemolo, due cipollette, due spicchi d’aglio, un buon pugno di sale, tre garofani, fette di cipolla, di carota, e di panè, mezza foglia di alloro, e un poco di basilico; fatela bollire mezz’ora; indi riposare, e passatela al setaccio; poneteci dentro due, o tre pesci Persichi, dopo averli squamati, e sventrati fateli cuocere. Quando saranno cotti scolateli, e serviteli con sopra una Salsa all’Inglese, fatta in questa maniera: mettete in una cazzarola un buon pizzico di capperi fini interi, due alici passate al setaccio, due rossi d’uova dure, e triti, un pezzo di butirro, maneggiato nella farina, un filetto d’aceto, un poco di brodo di magro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, e fate stringere sopra il fuoco come una Salsa bianca.


Persichi alla Tartara.

Antrè = Dopo che averete squamato due, o tre pesci Persichi, fendeteli sul dorso per sventrarli del tutto, e levargli la grossa spina di mezzo,
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appianateli un poco, marinateli con olio, sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, qualche prugnolo, il tutto trito, un poco di basilico in polvere; indi fategli tenere intorno più marinata che potete, spolverizzateli di mollica di pane grattata; fateli cuocere sopra la gratella a picciolo fuoco, aspergendoli col restante della marinata, e serviteli con sotto una Salsa fatta con un poco di Culì di magro, un pezzo di butirro sale, pepe schiacciato, noce moscata, e sugo di limone; ovvero una Salsa alla Scalogna, o alla Spagnuola, con sugo di limone, si di gras so, che di magro.


Persichi alla Senteminult.

Antrè = Squamate, e sventrate due pesci Persichi, poneteli in una cazzarola con petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta d’aglio, qualche prugnolo, un poco di basilico, il tutto trito fino, un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata; coprite bene la cazzarola, e fateli stufare leggermente sopra un picciolo fuoco, rivoltandoli di tempo; in tempo quando saranno cotti per metà, levateli dalla cazzarola, e fateli raffreddare; aggiungete nell’erbe fine un pezzo di butirro, un buon pizzico di farina, due rossi d’uova crude, il sugo di un limone; fate stringere sopra il fuoco ben denso, ponete questa Salsa tutto all’intorno dei pesci, spolverizzateli di mollica di pane grattata, fategli prendere colore al forno, e serviteli con sotto una Salsa chiara di vostro genio.


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Persichi al Corto-brodo.

Arrosto, o Antrè = Levate le garze, e la metà delle uova a due grossi pesci Persichi, infilate-gli un picciolo spiedo negli occhi per legargli la testa; metteteli in una braciera, o pescioniera giusta alla loro grandezza, con brodo di magro, e altrettanto vino bianco buono, un pezzo di butirro, o olio, fette di cipolla, di carota, e di panè, un mazzetto d’erbe diverse, due scalogne, uno spicchio d’aglio, sale, pepe, tre garofani; fate cuocere, e serviteli sopra una salvietta per Arrosto. Se poi li volete servire per Antrè, spilluccateli delle squame, e serviteli con sopra una Salsa di vostro genio, come alli Capperi, Ascè, Bianca, all’Inglese ec.


Persichi al Vino di Sciampagna.

Antrè = Abbiate due belli pesci Persichi, levategli le garze, e la metà delle uova, poneteli in una cazzarola con mezza bottiglia di vino di Sciampagna, un poco di brodo di magro, due cucchiai d’olio, un mazzetto d’erbe diverse, con tre garofani, e un poco di basilico, poco sale, pepe schiacciato; fate cuocere Quando saranno cotti passate il fondo della Salsa, fatelo consumare; indi aggiungeteci un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un pizzico di petrosemolo trito imbianchito; fate stringere sopra il fuoco, e servite questa Salsa con sugo di limone sopra i pesci dopo averli spilluccati delle squame.


Persichi in fricandò alla Duchessa.

Antrè di grasso = Squamate, sventrate, e piccate di minuto lardo da una sola parte due,
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o tre pesci Persichi, poneteli in una cazzarola con una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, un poco di brodo assai di sostanza, coprite con un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; allorché saranno cotti, passate il fondo della cottura al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare al punto di una glassa, glassateci tutto il di sopra piccato, e servite con sotto una Salsa, o un ragù di vostro genio. Se volete, potete riempire il pesce con un picciolo ragù di animelle, tartufi, prugnoli ec. ben ristretto, e rifreddo, e cucirgli il ventre acciò non sorti fuori.


Persichi Fritti.

Arrosto, o Orduvre = Dopo che averete squamati, e sventrati due pesci Persichi, intaccateli col coltello su i lati, marinateli un’ora con sale, pepe schiacciato, sugo di limone, fusti di petrosemolo, due spicchi d’aglio, e una foglia di alloro in pezzi; indi infarinateli, fateli friggere, e serviteli di bel colore. Se sono per Antremè guarniteli di petrosemolo fritto.


Persichi in diverse maniere.

Antrè = Tanto col pesce Persico intero, che con i filetti si apprestano delle bellissime Antrè all’olio. Vedete su questo Articolo la Spigola, la Linguattola, l’Anguilla, e diversi altri pesci, sì di mare, che di acqua dolce.


Persichi in filetti a diversi Salse, e ragù.

Antrè, o Orduvre = Quando averete squamato, e sventrato due, o tre pesci Persichi,
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fateli cuocere con vino bianco, un pochino d’olio, o un pezzo di butirro, due spicchi d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano. Allorché saranno quasi cotti, fateli raffreddare; indi spilluccateli dalle squame, e levategli i filetti, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire, e fateli scaldare con un poco del loro brodo passato al setaccio. Nel momento di servire, scolateli, e serviteli con sopra una Salsa, un ragù di vostro genio. Ovvero con una Salsa come segue: mettete in una cazzarola un poco di butirro, qualche fettina di cipolla, di carote, di panè, e di radica di petrosemolo, qualche prugnolo, se sarà la stagione; passate sopra il fuoco finché prenda un color d’oro; bagnate allora con due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, altrettanto brodo, due cucchiai d’olio, sale, pepe schiacciato; fate bollire, una mezz’ora, e consumare la Salsa al suo ponto; quindi digrassatela; e passatela al setaccio, aggiungeteci un buon pezzo di butirro maneggiato nella farina, un pizzico di petrosemolo trito imbianchito, e fatela stringere sopra il fuoco.


Della Lotta.

La Lotta è un picciolo pesce di acqua dolce molto stimato, che rassembra alla Lampreda; ha la coda a guisa di spada, ed il corpo rotondo e bruno. Questo pesce rare volte giunge ad avere un palmo di lunghezza.
La sua carne è tenera, delicata, e facile a digerirsi. La sua migliore stagione è nell’Inverno, e nella Primavera. In Roma siamo privi
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di sì buon pesce, ma se ne trova in abbondanza in Francia, e nella Lombardia ove viene appellato Mugniega.


Lotte alla Lombarda.

Antrè = Mettete le Lotte vive nell’acqua calda sopra il fuoco, quando principia l’acqua a fremere, muovetele fino a tanto che principiano a lasciare il glutinoso che hanno intorno, tiratele allora indietro, e passategli sopra leggermente il coltello per levarglielo; indi sventratele, tagliategli le notatoie, e lavatele all’acqua fresca; levate il fiele dai fegati, e servitevene come di un boccone delicato. Mettete le Lotte in una cazzarola con due bicchieri di vino di Sciampagna, un poco d’olio, un poco di Culì di magro, fette di carota, di cipolla, e di panè, due spicchi d’aglio, mezza foglia di alloro, un poco di basilico, tre garofani, sale, pepe schiacciato; fate bollire a fuoco molto allegro, finché siano cotte; indi aggiustatele sopra il piatto, passate la Salsa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al suo punto, metteteci un pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, fatela stringere sopra il fuoco, e servitela sopra le Lotte, con sugo di limone.


Lotte alla Vestale.

Antrè di grasso = Quando averete sbollentate, e nettate le Lotte, tagliategli la testa, sventratele, rimettetegli il fegato nel corpo, dopo che gli averete levato il fiele; ponetele in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, due bicchieri di vino bianco, un mazzetto d’erbe diverse, sale, e pepe sano,
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coprite con un foglio di carta, e fate cuocere con fuoco sotto, e sopra. Passate intanto sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, qualche prugnolo, e tartufo fresco, o secco bene ammollato, secondo la stagione otto animelle di capretto imbianchite, o una di mongana bene imbianchita, e tagliata in grossi filetti, o dadi, un mazzetto d’erbe diverse; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e altrettanto brodo buono, condite con sale, pepe schiacciato; fate cuocere, e consumare, a poca Salsa, aggiungeteci in fine qualche fegatino di pollo imbianchito, e qualche cresta di pollastro cotta in un bianco. Nel momento di servire, digrassate, levate il mazzetto, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, o brodo freddo, noce moscata, e servite con sugo di limone, sopra le Lotte ben scolate dal grasso, e aggiustate sopra il piatto.


Lotte alla Senteminult.

Antrè = Fate bollire mezz’ora due fogliette di vino bianco, e altrettanto brodo, un buon pezzo di butirro maneggiato con un poco di farina, sale, pepe sano, tre garofani, fette di cipolla, di carota, e di panè, fusti di petrosemolo, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, un poco di basilico; indi poneteci delle Lotte alquanto grosse, e ben nettate come le precedenti, fatele cuocere leggermente; quindi fatele raffreddare, ponetele sopra un piatto, ungetele col
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grasso della loro cottura, mescolato con un rosso d’uovo, spolverizzatele di mollica di pane grattata, fategli prendere un bel color d’oro sulla gratella, o al forno, e servitele con sotto una Salsa alla Remolata, o Verde, ambedue calde.


Lotte alla Crechì.

Antrè di grasso = Ponete in una cazzarola otto ale di tocchini, o di pollanchette, una dozzina di cipollette imbianchite all’acqua bollente, una animella di mongana imbianchita, e tagliata in grossi dadi, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di tartufo, se sarà la stagione; passate sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di Culì, ed un poco di brodo buono, condite con sale, pepe schiacciato: alla metà della cottura, metteteci tre, o quattro Lotte, sbollentate, nettate, sventrate, e rimessi i loro fegati nel corpo dopo di avergli levato il fiele, aggiungeteci qualche latte di Carpio, se lo avete; fate finire di cuocere, e consumare a poca Salsa. Nel momento di servire aggiustate le Lotte sopra il piatto con sotto a cadauna un crostino di mollica di pane lungo, e largo come la Lotta, e fritto nel butirro di bel colore, ponete il ragù all’intorno, e versate sopra per tutta la Salsa con sugo di limone. Quando le Lotte sono apprestate in questa maniera potete fare a meno di metterci il Culì, bensì quando la Salsa sarà consumata, aggiungerci delle code e un Culì di gamberi.


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Lotte alla Certosina.

Antrè = Fate consumare due terzi un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, indi aggiungeteci un poco, di Culì, e un poco di brodo di magro, e fate consumare al punto di una Salsa. Ponete sopra un piatto di rame, di argento, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, tartufi, un poco di basilico, il tutto trito, una punta d’aglio, mezzo bicchiere d’olio, o un buon pezzo di butirro, fate soffriggere un momento sopra il fuoco, e stemperateci poscia fuori del fuoco due alici; ponete in questo condimento tre, o quattro Lotte pulite come il solito, conditele con sale, pepe schiacciato; fatele stufare leggermente con fuoco sotto, e sopra, finché saranno cotte; nel momento di servire aggiustatele sopra un altro piatto, mettete tutte l’erbe fine coll’olio o butirro nella Salsa suddetta, fate bollire un momento per digrassare, e servite sopra le Lotte con sugo di limone.


Lotte Fritte alla Provenzale.

Antrè = Mettete in una cazzarola due cucchiai d’olio, con qualche fetta di cipolla, di panè, di carota, due spicchi d’aglio, due scalogne, mezza foglia di alloro, un poco di basilico, qualche prugnolo, se sarà la stagione, tre garofani, passate sopra il fuoco; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con due bicchieri di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, un poco di brodo, e sugo di magro, un pizzico di coriandoli; fate bollire questa Salsa mezz’ora, e consumare al suo punto, passatela quindi al
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setaccio, aggiungeteci dei capperi fini interi, due alici passate al setaccio, poco sale, pepe schiacciato, sugo di limone, e servitela sotto a delle Lotte, sbollentate, pulite, sventrate, infarinate, e fritte nell’olio di bel colore.


Lotte alla Duchessa.

Antrè di grasso = Tagliate in fettine assai fine un pezzo di vitella, ed una fetta di prosciutto, ponete in una cazzarola, con un mazzetto d’erbe diverse, fate sudare, e bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna bollente, o altro vino bianco, e brodo buono; fate bollire dolcemente. Quando la carne sarà cotta, poneteci tre, o quattro belle Lotte sbollentate, nettate, sventrate, lasciatogli il fegato, e piccate da una parte di minuto lardo, copritele con un foglio di carta; fatele cuocere con poco fuoco sotto, e sopra. Quando saranno cotte passate la Salsa al setaccio, digrassatela, fatela consumare al punto di una glassa, glassateci le Lotte dalla parte piccata, e servitele con sotto una Salsa alla Carpe. Vedetela pag. 244., ma bagnata con brodo di grasso.


Lotte alla Biron.

Antrè = Quando averete ben nettate le Lotte, e levato il fiele dai fegati, ponetele in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogne, tartufi, prugnoli, il tutto trito, una punta d’aglio, un poco di basilico in polvere, due alici passate al setaccio, il sugo di un limone, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con cenere calda sotto, e sopra. Quando saranno cotte metteteci una liason di due, o tre rossi
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d’uova stemperata con un poco di brodo bianco di magro, sale, pepe schiacciato, fate stringere sopra il fuoco senza bollire.


Lotte alla Contì.

Antrè di grasso = Passate sopra il fuoco in una cazzarola con un pezzo di butirro, un’animella di mongana imbianchita, e tagliata in grossi dadi, due, o tre tartufi in fette, qualche prugnolo secco bene ammollato, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse; indi sbruffateti un pizzico di farina, bagnate con due bicchieri di vino di Sciampagna consumato per metà, o altro vino bianco, altrettanto brodo: a tre quarti della cottura, metteteci delle Lotte ben nettate, e sventrate, con i loro fegati, un poco di Culì, sale, pepe schiacciato; fate bollire, e consumare a poca Salsa, levate il prosciutto, e mazzetto, aggiungeteci qualche coda di gambero, e servite con sugo di limone.


Lotte alla Maitre d’Hotel.

Antrè = Fate bollire mezz’ora una picciola salimoia fatta con acqua, sale, fusti di petrosemolo, cipolletta, uno spicchio d’aglio, due scalogne, fette di cipolla, di carota, di panè, mezza foglia di alloro, un poco di basilico, e poscia passatela al setaccio; metteteci a cuocere delle Lotte ben nettate, e servitele con sopra una Salsa fatta così: ponete in una cazzarola un buon pezzo di butirro, un pizzico di farina, poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, il sugo di mezzo limone, e due, o tre fette senza la scorza e senza i
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semi, un poco di sugo, e brodo di magro, e fatela stringere sopra il fuoco.


Lotte al Corto-brodo.

Antrè, o Arrosto = Fate un Corto-brodo con una foglietta di vino bianco, un poco d’acqua, un pezzo di butirro, o un pochino di olio, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, di carota, e di panè, uno spicchio d’aglio, due scalogne, sale, pepe, garofani; quando averà bollito mezz’ora, poneteci delle Lotte, sbollentate, raschiate, sventrate, e levato il fiele dai fegati; fatele cuocere dolcemente. Se sono grosse servitele sopra una salvietta per un piatto di Arrosto, guarnite di petrosemolo. Se sono mezzane, o picciole, asciugatele bene, ponetele sopra il piatto, e servitele con una Salsa, o un ragù di magro di vostro genio.


Lotte in diverse maniere.

Arrosto, o Antrè = Quando averete bene appropriate le Lotte, asciugatele, infarinatele, fatele friggere, e servitele sopra una salvietta per Arrosto. Le potete anche dopo fritte servire con sotto una Salsa di magro di vostro genio. Se le volete servire cotte sulla gratella: marinatele prima con olio, sale, pepe schiacciato, fusti di petrosemolo, una foglia di alloro in pezzi, fette di cipolla, due spicchi d’aglio, aspergetele con la loro marinata, e servitele con sotto la Salsa che vorrete.


Del Seghì.

Nome Russo, che si dà ad un picciolo, ma saporoso, e delicato pesce di acqua dolce,
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assai comune in Pietroburgo. Esso rassomiglia in quanto alla grandezza, figura, squame, colori, e spine, all’Aringa fresca; ma i colori alquanto più pallidi. Molti vogliono che sia l’Aringa fresca, che i Russi, chiamano Seghì.
La carne del Seghì è bianca, leggiera, e saporita, nutrisce poco, ma si digerisce ancora facilmente. Questo pesce si appresta come l’Aringa, e specialmente in Ruladine, e Filetti, levato le spine, e la pelle. Vedete Aringhe in Ruladine a diverse Salse, e ragù pag. 150.


Del Jerscì.

Questo nome dassi in Pietroburgo ad un picciolissimo pesce di acqua dolce, che alcuni vogliono, che sia il nostro Ghiozzo di fiume; ma esso differisce non tanto per la grossezza, quanto per la figura della sua testa e delle squame.
Il più grosso di questi pescetti, è lungo mezzo palmo o poco più. La stagione migliore per mangiarlo è nell’Inverno, nel cui tempo è pieno di uova, e molto delicato. La carne del Jerscì è molle, poco serrata nelle sue parti e poco carica di umori grossolani, e vischiosi, motivo per cui produce un sufficiente buon succo, e si digerisce facilmente: non nutrisce, che mediocremente: e non produce de’ cattivi effetti, se non che mangiandone con eccesso.
La migliore maniera di apprestarlo, e di far bollire acque e sale, indi metterci il pesce, farlo cuocere mezzo quarto d’ora; poscia scolarlo, aggiustarlo sopra il piatto a guisa di piramide con petrosemolo intorno, e servirlo con
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una Salsa di alici in una salsiera. Vedetela alla pag. 58. I migliori sono i più grossi, e pieni di uova.


Della Laccia.

La Laccia è un pesce di mare che s’introduce ne’ fiumi, e rimonta in essi contro il corso della corrente. La sua lunghezza ordinaria è di un piede e mezzo, ma cresce talvolta alla grossezza de’ Salamoni.
Questo pesce entra ne’ fiumi nel principio di Primavera, e quindi sul principio di Giugno torna in mare a partorire. Quando la Laccia passa dal mare nell’acqua dolce è magra, secca, arida, e di un cattivo sapore, ma quando ha dimorato qualche tempo ne’ fiumi, diviene grassa, carnuta, e di un sapore assai grato.
Quando la Laccia è presa ne’ fiumi lungi dal mare e freschissima è un pesce delicato, che viene servito sulle migliori mense. Quando però non è ben fresco racchiude un sugo acre, che sviluppandosi sì la sentire alle gengive e ai denti di chi ne mangia di una maniera dispiacevole, e che può essergli nociva, come anche allo stomaco.
La Laccia conviene nella Primavera, nel cui tempo è migliore che in alcuna altra stagione; e sarebbe il più saporito pesce del mare che entri ne’ fiumi, se non avesse tante spine. La migliore è quella che ha le uova, e presa nei mese di Marzo, allorché rimonta l’acqua de’ fiumi.
Le Laccie prese nel Tevere ne’ mesi di Marzo, e Aprile tengono il primo luogo;
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come anche quelle prese nel Volturno, ossia fiume di Capua; imperocché si trovano in questa stagione grasse, grosse, piene di uova, o di latti, e delicatissime al gusto.
Questo pesce è di ottimo e copioso nutrimento, facile a digerirsi, e concilia il sonno. Si deve scegliere la Laccia assai fresca, di carne bianca, polputa, e soda. In Francia le migliori e le più stimate sono quelle prese nella Senna, e nella Loire. In Roma la sua pesca principia di Marzo e dura a tutto Maggio. I Francesi chiamano questo pesce Alose; e lo servono come uno de’ buonissimi pesci d’acqua dolce, benché sia pesce di mare.
Le Laccie si prendono ne’ fiumi dell’Italia, della Francia, dell’Inghilterra, della Spagna, della Germania, e dell’Affrica, alcune miglia prima che sbocchino in mare.
La moltitudine peraltro delle picciole spine della Laccia fa sì che in Italia non viene stimata a tenore della delicatezza della sua carne; ma a questo si rimedia con facilità. Quando questo pesce sarà cotto in qualunque maniera (la migliore però è allesso, o arrosto) si apre nella Cucina diligentemente col coltello lungo la schiena, e con un ago grosso gli si levano parte delle picciole spine, che essendo a guisa di forcinelle si rende molto facile l’operazione; quindi si torna a mettere nella sua forma primiera, e si serve sulla mensa con quella Salsa che sarà più a proposito.


Laccia alla Farsa.

Antrè = Squamate, e sventrate una Laccia, lavatela, fendetela lungo la schiena fino alla
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testa, marinatela con butirro squagliato, o olio, sale, pepe schiacciato, ed erbe diverse intere come il solito; fatela cuocere sopra la gratella; quando la spina non sarà più rossa, sarà segno che è cotta; servitela con sotto una Salsa all’Acetosella, che trovarete alla pag. 61.


Laccia alli Capperi.

Antrè = Quando averete ben pulito una Laccia, intaccatela sopra i lati leggermente col coltello, marinatela con butirro squagliato, un poco d’olio, sale, pepe schiacciato; fatela cuocere leggermente sopra la gratella, aspergendola colla sua marinata. Quando sarà cotta servitela con sotto una Salsa bianca nella quale averete messo due alici passate al setaccio, e un pizzico di capperi fini interi.


Laccia al Corto brodo.

Arrosto = Sgarzate, sventrate, e lavate una bella Laccia, mettetela a cuocere dolcemente con acqua, un pezzo di butirro, o un poco di olio, fette di cipolla, di carota, e di panè, un mazzetto d’erbe diverse, con un spicchio d’aglio, tre garofani, ed un poco di basilico, sale, niente pepe; quando sarà cotta, lasciatela un’ora nel suo brodo tenendola calda; indi scolatela, e servitela sopra una salvietta, con petrosemolo intorno.


Laccia alla Burgioese.

Antrè = La Laccia cotta allesso con acqua e sale, o arrosto condita come quella alla Farsa, la potete servire con sopra, o sotto, una Salsa fatta così: passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo,
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e cipolletta trito, una punta d’aglio, un pizzico di capperi fini interi, stemperateci poscia fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, bagnate con un pochino di acqua, o brodo di magro, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate bollire un momento, e spremeteci il sugo di un limone, o di un arancio.


Laccia allo Spiedo a diverse Salse.

Antrè = Squamate, sventrate, e lavate una Laccia, fendetela lungo la schiena fino alla spina; marinatela con butirro squagliato, o olio, sale, fusti di petrosemolo, fette di cipolla, due scalogne, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro in pezzi, un poco di basilico; indi infilatela ad uno spiedino, ponetela sopra diversi fogli di carta con tutto il condimento, avvolgetela bene, legatela allo spiedo grande, poneteci sopra un altro spiedino piatto, legate da capo, e da piedi; fatela cuocere arrosto, aspergendola collo scolo della sua marinata. Quando sarà cotta scartatela, levate tutte l’erbe, e servitela con sopra, o sotto, una Salsa di vostro genio: come Ascè, alli Capperi, Bianca alli Capperi, di Acetosella, alli Cedrioletti Turnè alla Tedesca ec., ovvero un ragù di Prugnoli, di Fruiti di mare ec., Vedete queste Salse, e ragù nel Cap. I.


Laccia in Filetti a diverse Salse.

Antrè = Si possono apprestare dei Filetti di Laccia all’olio, come tutti gli altri filetti di pesce. Vedete filetti di Triglie, di Linguattole ec. Per apprestarli poi al butirro: levate alla Laccia le spine dividendola per la
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schiena, tagliatela in filetti, aggiustateli sopra un piatto di rame, o di argento unto bene di butirro, condite con sale, fettine di cipolla, di cipolletta, uno spicchio d’aglio, un pezzetto di foglia di alloro, due scalogne, fusti di petrosemolo, un poco di basilico, un bicchiere di vino bianco consumato due terzi, un poco di brodo di magro, fate cuocere, il piatto coperto, con fuoco sotto, e sopra; indi ponete i filetti ben scolati nel piatto che dovete servire, e serviteci sopra una Salsa fatta con Culì di magro, un buon pezzo di butirro, sale, noce moscata, il sugo di un limone, e stretta sopra il fuoco, senza bollire.


Del Barbo.

Questo pesce era molto stimato dagli antichi Romani, ma presentemente non ha più quel credito, ed è riguardato nella cucina come poco buono, insipido, e assai ordinario.
La carne di questo pesce produce un sufficiente solido alimento, a motivo de’ sughi grossolani che contiene, ma questi stessi sughi la rendono difficile alla digestione.
Le parti più stimate del Barbo per il loro buon gusto sono il fegato, e la testa. Le uova sono perniciose, perché purgono violentemente di sopra, e di sotto, come il più potente Emetico; devesi dunque avere attenzione nello sventrare il pesce di levarle bene, e non farle cuocere col medesimo.
Il Barbo si appresta al Corto-brodo, all’Etuvè, o sulla gratella, o fritto ec. Vedete queste maniere all’articolo Carpio. La sua migliore stagione è nell’Estate, benché sia più abbondante nell’Inverno.


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Della Lasca.

La Lasca è un picciolo pesce poco considerato, e non solo mai servito sulle tavole de’ Grandi, ma inoltre rarissime volte su quelle pe’ Cittadini alquanto comodi.
Le Lasche si pescano in diversi laghi, e fiumi, dal mese di Novembre, a tutto Aprile esse sono migliori quando sono piene di latte, imperocché in questo tempo hanno gli intestini gonfi, e carichi di un certo liquore bianco, che le fa essere più delicate; benché in qualunque maniera, siano tempre poco buone.
La maniera più usitata di mangiarle è quella d’infarinarle, e friggerle.


Dei Lattarini.

I Lattarini sono piccioli pescetti bianchi poco stimati, non solo nelle tavole de’ Grandi, ma anche in quelle delle persone di mediocre fortuna.
Si pescano nell’Inverno, e dura la loro pescagione tutto il mese di Marzo. Se ne prendono in molta quantità nel Iago di Nepi vicino Roma, i quali riescono di squisito sapore; quelli poi che si prendono nell’acque di Castel Candolfo sono più grossi degli altri.
Anche questi la miglior maniera di mangiarli è quella di farli friggere.


Delli Uccelli Acquatici.

Molti pretendono, che questi Anfibi, chiamati in Francia Maceuse, e Poulette d’eau, ed in Italia Anitrella marina, e Fologa, partecipino della natura de’ pesci, e come tali poterli mangiare ne’ giorni di magro, come di fatto
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viene pratticato. Onde li ho posti alla fine dei pesci.
La carne dell’Anitrella marina è dura, coriacea, di un sugo grossolano, e di un gusto marino, e selvatico; oltre di ciò è abbondante d’olio, e segnatamente il fegato. La nera passa per essere migliore della bigia, che è la femmina, appellata in Francia Bisette, ed è questa molto più coriacea dell’altra.
La Fologa, quando è giovane, e molto grassa viene servita sulle migliori mense, ma non è sempre egualmente buona, poiché alcuna sente il gusto di matricume, e di pesce, ed altra al contrario è di un sapore esquisito; ma in generale la carne di questi uccelli è carica di sughi grossolani, e per conseguenza difficile a digerirsi.
Questi sughi grossolani per altro la rendono propria a nutrire assai, e a produrre un Alimento sodo, e convenevole a quelle persone che digeriscono con facilità.


Fologhe a diverse Salse, e ragù.

Antrè = Spennate, sventrate, e trussate le Fologhe colle coscie dentro il corpo, arsitele con i loro fegati, tre rossi d’uova duri, petrosemolo, cipolletta, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, butirro, e tre rossi d’uova crudi; lardategli la carne con filetti di alici; mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, fette di carota, di cipolla, di panè, e di radiche di petrosemolo, sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta, fate stufare un poco con fuoco sotto, e sopra; indi bagnate con un
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bicchiere di vino bianco consumato per metà, e un poco di brodo di magro. Quando saranno cotte, scolatele, e servitele con sopra quella Salsa piccante, Culì, o ragù di magro, che vorrete.
All’olio: riempitele con i loro fegati triti, mescolati con un pochino di Salsa d’erbe trite e alici come il solito, aggiungendoci qualche fetta di tartufo fresco, o secco bene ammollato, o prugnolo fresco trito. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, fettine di carota, di cipolla, di panè, di radiche di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse; poneteci quindi le Fologhe, lardate come sopra, conditele con sale, pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta, fate stufare con poco fuoco sotto, e sopra; indi bagnate con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, e un pochino di brodo bianco di magro. Quando saranno cotte scolatele, e servitele con una Salsa, o un ragù come sopra, ma apprestati all’olio.


Fologhe in diverse maniere.

Antrè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, qualche fungo fresco, o tartufo fresco, secondo la loro stagione, il tutto trito, uno spicchio d’aglio, stemperateci quindi due alici fuori del fuoco, poneteci dentro le Fologhe trussate come le precedenti, conditele con poco sale, e pepe schiacciato; fatele stufare un poco con picciolo fuoco sotto, e
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sopra; indi bagnatele con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, e un pochino di brodo di magro, o acqua; fatele bollire dolcemente, e consumare a poca Salsa, levate l’aglio, digrassate e servite: potete aggiungere alle Fologhe cotte in questa maniera, un poco di Culì di pomidoro, o Culì di lenticchie, o prugnoli freschi interi, o tartufi freschi tagliati in fette, o mazzetti d’indivia come alla Spigola alla Dama simona pag. 111., o qualche gambero cotto e mondato, o olive dissossate, o cipollette quasi cotte, o latti e fegati di pesce, o qualunque frutto di mare; ma devo avvertire di non metterci vino, quando ci mettete il Culì di pomidoro, o di lenticchie, e di non farci bollire il frutto di mare. Le potete ancora cuocere in pezzi nello stesso modo, e mettere i fegati nella Salsa, alla Tartara, come i Pollastri, con olio, o butirro: Fritte ec. L’Anitrella marina si appresta come la Fologa.


Della Rana, o Ranocchia.

Questo è un picciolo animale anfibio quadrupede, che cammina a salti, nota assai presto, e rassomiglia moltissimo al Rospo.
Sonovi diverse specie di Rane; ma le sole acquatiche sono buone a mangiarsi.
Si debbano scegliere grosse, grasse, carnute: e se sono vive, verdi, sparse di picciole macchie nere, e che siano state prese in acqua chiara, e limpida.
Le migliori sono quelle, che si prendono ne’ fiumi, e ne’ laghi, e non ne’ pantani, o luoghi paludosi. Abbondano in Lombardia, e
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dalla parte di Ferrara sono molte grosse, e di un ottimo sapore, onde vengono servite sulle migliori mense.
Il brodo delle Rane è eccellente per tutta sorta di brodi di magro, ed anche per guarire moltissime malattie.
Quando si vogliono però mangiare, bisogna dopo che sono scorticate gettarle subito nell’acqua calda, e quindi nella fresca, ciò che le intenerisce non poco, e le fa essere più facile alla digestione.
Le Rane si prendono tutto l’anno, e segnatamente nel mese di Giugno, e Luglio.


Cosciette di Rane in Ciriegie.

Orduvre = Tagliate le sole coscie delle Rane, che siano grosse, e puntute, spuntatele dalle parte del piede, dissossatele in guisa, che l’ossetto resti scarnito, e che la carne penda all’estremità di detto ossetto; indi marinatele con sale, pepe schiacciato, un poco di acqua, un filetto di aceto, o sugo di limone, fusti di petrosemolo, fettine di cipolletta, uno spicchio d’aglio, mezza foglia di alloro, due scalogne, un poco di basilico, tre garofani; dopo un’ora scolatele, asciugatele, infarinatele, fatele friggere di bel colore, e servitele diritte sopra una Salsa verde calda, o fredda, o Remolata calda, o fredda, o al Culì di pomidoro ec., ovvero senza Salsa, guarnite di petrosemolo fritto. Le potete anche in luogo d’infarinarle, intingerle in una pastella da frittura, e friggerle egualmente.


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Rane in Fricassè.

Orduvre, o Antremè = Dopo che le Rane saranno scorticate, e sventrate, spuntategli i piedi, e incosciatele, tagliatele nel mezzo della schiena, imbianchitele, se volete, un istante all’acqua bollente, passatele subito alla fresca, scolatele, asciugatele, mettetele in una cazzarola con un pezzo di butirro, qualche prugnolo, se sarà la stagione, un mazzetto d’erbe diverse; passatele sopra il fuoco, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, al altrettanto brodo bianco di magro, condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire, e consumare a poca Salsa. Nel momento di servire levate il mazzetto, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, o brodo freddo, e servite con sugo di limone, e petrosemolo trito imbianchito, se volete: guarnite all’intorno con crostini di pane fritti nel butirro. Se non le volete incosciare, tagliategli soltanto le coscie.


Rane Fritte.

Orduvre, o Antremè = Quando averete incosciate, e tagliate le Rane come le precedenti, lavatele, infarinatele, fatele friggere di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto intorno.


Rane al Culì di Pomidoro.

Antremè = Queste si apprestano come quelle in Fricassè, alla sola diversità, che si bagnano con un poco di Culì di pomidoro, e non vi si mette vino.


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Rane all’Erbe fine.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco di olio, o butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, prugnoli, tartufi, il tutto trito, una punta d’aglio, un poco di basilico in polvere; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, poneteci dentro delle coscie di Rane, tagliate come quelle in Fricassè, passatele ancora un momento sopra un fuoco allegro, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con sugo di magro, un poco di vino bianco consumato due terzi; fate bollire, e consumare a poca Salsa. Nel momento di servire digrassate, e servite con un poco di sugo di limone, e all’intorno crostini di mollica di pane fritti nell’olio, o butirro. Potete anche in luogo del vino, e sugo, bagnarle con sugo, o Culì di pomidoro di magro.

Fine del Tomo Quinto.

V.300
INDICE

Al cortese Lettore. Pag. 3MINUTE DE’ PRANZI DI MAGRO.Primavera.Tavola di trenta Coperte a due Servizi a ventotto, e quattro Zuppe, servita all’Olio. 6Estate.Tavola di trenta Coperte a due Servizi a ventotto, e quattro Zuppe, servita al butirro. 9Autunno.Tavola di trenta Coperte a due Servizi a ventotto, e quattro Zuppe, servita all’Olio. 12Inverno.Tavola di trenta Coperte a due Servizi a ventotto, e quattro Zuppe, servita al butirro. 15
Minuta di una Colazione per trenta Persone, servita a due Cordoni di Tondini, e quattro Giatte. 17V.301
CAPITOLO PRIMO.De’ Brodi, Zuppe, Salse, e ragù di magro, con alcuni di grasso.Osservazione sopra il Magro. 19
De’ Brodi di Magro.
De’ Pesci per detti Brodi. 20
brodo Generale. 21
sugo. ivi
Culì. 22
Culì Bianco. ivi
Suage. 23
Consomè. ivi
aspic. 24
Culì di Gamberi. 25
Culì alla Rena. ivi
Culì di Tartufi. ivi
Culì alla besciamella. 26
besciamella. ivi
Culì di Pomidoro. ivi
Culì di Prugnoli. 27
Culì di Ranocchie alla Rena. ivi
Culì di Ranocchie alla Pulette. 28
Culì di Ranocchie. ivi
Culì alla Reale. ivi
Culì Rosso Ordinario. 29
Essenze diverse. ivi
Delle Purè di Magro.
Osservazioni sopra dette Purè. ivi
Purè di Piselli. 30
Purè di Fave. 31
Purè Verde. ivi
Purè alla Fobonne. 32
V.302
Purè di Cipolle. ivi
Purè di Lenticchie. ivi
Purè di Fagioli. 33
Purè di Ceci alla Biron. 34
Purè di Piselli secchi. ivi
Delle Zuppe di Magro.
Osservazioni sopra dette Zuppe. ivi
Diversità delle Zuppe di Magro, con quelle di Grasso. 35
zuppa di Santè alla Contì. ivi
zuppa di Santè alla Giulienne. 36
zuppa di Santè alla Fobonne. ivi
zuppa alla Fobonne. 37
zuppa in Hoscepot. ivi
zuppa in Hoscepot alla Spagnuola. ivi
zuppa di Cipollette. 38
zuppa alla Genovese. ivi
zuppa alla Brunoese. ivi
zuppa di Rape. 39
zuppa di Cavoli alla Spagnuola. 40
zuppa di Erbe ad ogni Purè. ivi
zuppa alla Rena. 41
zuppa a Bagno-maria. ivi
zuppa al sugo di Pomidoro a Bagno-maria. ivi
zuppa alla crema a Bagno-maria. 42
zuppa di Latte a Bagno-maria. ivi
zuppa di Latte agli Uovi freschi. ivi
zuppa di Latte alla crema. ivi
zuppa di Latte alla Liason. 43
zuppa di Latte alla Rena. ivi
zuppa di Latte alla Lombarda. ivi
zuppa di Riso al Culì di Gamberi. 44
zuppa di Crocchetti di Riso. ivi
zuppa di Piselli fini. ivi
V.303
zuppa di Riso al sugo di Pomidoro. 45
zuppa di Zucchette. ivi
zuppa di Visciole al Vino Bianco. 46
zuppa di Visciole al Vino Rosso. 47
zuppa di Riso al Latte di Mandorle. ivi
Zuppe di Pastine di Puglia al Latte di Mandorle. 48
zuppa di Purè ad ogni sorta d’Erba. ivi
zuppa di Finocchietti. ivi
zuppa di Riso ad ogni Purè. ivi
zuppa di Riso alla Rena. 49
zuppa di Sparagi. ivi
zuppa di Riso alla Liason. ivi
zuppa di tagliolini. ivi
zuppa di Vino alla Todesca. 50
zuppa di Telline. ivi
zuppa di Cannolicchi. 51
zuppa di Cappe. ivi
zuppa di Gongole, e Chioccole. ivi
zuppa di Santè di Frutti di Mare. ivi
zuppa di brodetto al sugo di Pomidoro. 52
zuppa di Riso alla Todesca. ivi
zuppa di Vermicelli all’Alici. ivi
zuppa di Cavoli al Gratino. 53
zuppa di Riso ad ogni sorta d’Erbe. 54
zuppa di Paste fine, ad ogni Purè, e Culì. ivi
zuppa di Orzo di Germania. ivi
zuppa di Paste fine alla Catalana. ivi
zuppa Vergine. 55
Delle Salse di Magro.
Osservazioni sopra dette Salse. ivi
Salsa alla Spagnuola. 56
Salsa alla Nivernoese. ivi
Salsa alla Poevrada. ivi
V.304
Salsa al Porchetto. ivi
Salsa alla Ravigotta. 57
Salsa Agro-dolce. ivi
Salsa al butirro di Gamberi. ivi
Salsa allo Storione. ivi
Salsa Ascè. 58
Salsa di butirro all’Inglese. ivi
Salsa di Alici al butirro. ivi
Salsa di Alici all’Olio. 59
Salsa alla Maitre d’Hotel. ivi
Salsa Roberta. ivi
Salsa Piccante. ivi
Salsa alla Nonette. 60
Salsa al Sultano. ivi
Salsa alla Morve. ivi
Salsa d’Indivia all’Olio. ivi
Salsa d’Indivia al butirro. 61
Salsa di Acetosa all’Olio. ivi
Salsa di Acetosa al butirro. ivi
Salsa di Spinaci all’Olio. ivi
Salsa di Spinaci al butirro. 62
Salsa di Prugnoli. ivi
Salsa di Tartufi. ivi
Salsa di Pomidoro. ivi
Salsa di butirro nero. ivi
Salsa alla Tedesca. 63
Salsa di Cedrioletti. ivi
Salsa di Celleri al butirro. ivi
Salsa al Culì di Fagioli bianchi. ivi
Salsa alla Bonne Molue. 64
Salsa di Capperi. ivi
Salsa Turnè alla Tedesca. ivi
Salsa Verde. ivi
Salsa alla Garonne. 65
V.305
Salsa di Cedrioli al butirro. ivi
Salsa all’Italiana Verde. ivi
Salsa di Fagioletti Verdi al butirro. 66
Salsa di Fagioletti Verdi all’Olio. ivi
Salsa alla Pulette. ivi
Salsa all’Olandese. 67
Dei ragù di Magro, con alcuni di Grasso.
Osservazioni sopra detti ragù. ivi
ragù di Fagioli Bianchi al Rosso. ivi
ragù di Fagioli Bianchi all’Olio. ivi
ragù di Ostriche. 68
ragù di Ostriche, e Tartufi. ivi
ragù di Ostriche alla Pompadura. 69
ragù di Telline. 70
ragù di Cannolicchi. ivi
ragù di Cappe, e Cozze. ivi
ragù di Gongole, e Chioccole. 71
ragù all’Inglese di Frutti di mare. ivi
ragù di Latti, e Fegati di Pesci. 72
ragù di Olive. 73
ragù di Tartufi. 74
ragù di Prugnoli. ivi
ragù alla Massedoene. ivi
ragù Melè. 75
ragù di Gamberi. ivi
ragù di Piselli fini. 76
ragù alla Valiere. ivi
ragù di Lenticchie. ivi
ragù alla Folette. ivi
ragù per Ripieno alla Contì. 77
Salpiccone per Ripieno alla Contì. 78
Farsa di Chenef al butirro. ivi
Farsa di Chenef all’Olio. ivi
Chenef in diverse maniere. 79
V.306
Farsa di Pesce al butirro. ivi
Farsa fina alla besciamella. ivi
Farsa di Magro senza Pesce. 80
Farsa Ordinaria. ivi
Polpette di Pesce. ivi
Bresa di Magro. 81
Glassa di Magro. 82
Pastella di Magro per Frittura. ivi
Alici Salate per Condimento. iviCAPITOLO SECONDO.Dei Pesci in Generale.Osservazioni sopra detti Pesci. 83
Dei Pesci di Mare.
Dello Storione. 86
Storione al Corto-brodo. 87
Storione alla Senteminult. ivi
Storione alla Tartara. 88
Cotelette di Storione. 89
Storione all’Italiana. ivi
Storione all’Inglese. ivi
Storione alla Provenzale. 90
Storione alla Servante. ivi
Storione in Granadine. 91
Storione alla Giambor. 92
Storione alla Filandese. ivi
Storione alla Moscovita. 93
Storione alla Spagnuola. 94
Storione alla Bresa, a diverse Salse, e ragù. ivi
Storione allo Spiedo a diverse Salse, e ragù. 95
Porcelletta alla Moscovita. ivi
Porcelletta in diverse maniere. 96
V.307
Dell’Ombrina. ivi
Del Corvo. 97
Della Cerna. 98
Del Pesce Spada. 99
Pesce Spada al Corto-brodo. 100
Pesce Spada all’Acqua. ivi
Pesce Spada in fricandò. 101
Pesce Spada all’Erbe fine. 102
Granadine di Pesce Spada alla Contì. ivi
Pesce Spada alla Bone-Famme. 104
Pesce Spada alla Folette. ivi
Filetti di Pesce Spada all’Italiana. 105
Pesce Spada alla Marescialle. ivi
Pesce Spada in diverse maniere. 106
Della Spigola. ivi
Anitrelle di Spigola. 107
Tartarughe di Spigola. 108
Ruladine di Spigola alla Sen-Clù. 109
Ruladine di Spigola alla Contì. 110
Ruladine di Spigola alla Pompadura. ivi
Spigola alla Dama Simona. 111
Granada di Filetti di Spigola. ivi
Spigola in diverse maniere. ivi
Del Salamone. 112
Salamone al Blu. 113
Salamone al Corto-brodo. 114
Testa di Salamone, a diverse Salse, e ragù. ivi
Salamone al ragù di Gamberi. 115
Salamone in fricandò. 116
Salamone alla Livoniese. ivi
Granada di Filetti di Salamone. 117
Atelette di Salamone. ivi
Salamone Panato alla Minìme. ivi
Salamone alla Finansiera. 118
V.308
Filetti di Salamone alla Vinegrette. 119
Salamone in diverse maniere. ivi
Del Tonno. ivi
Bianchetta di Tonno. 121
Tonno a diverse Salse, e ragù. 122
Granadine di Tonno alli Piselli. ivi
Tonno all’Inglese. ivi
Tonno all’Erbe fine. 123
Cassettina di Tonno. ivi
Panzetta di Tonno a diverse Salse, e ragù. 124
Tonno allo Spiedo a diverse Salse, e ragù. ivi
Del Rombo. 125
Rombo al Corto-brodo. 126
Rombo a diverse Salse, e ragù. 127
Rombo alla Militare. ivi
Rombo alla Senteminult. ivi
Rombo alla Gendarme. 128
Rombo all’Erbe fine. 129
Rombo alla Maitre d’Hotel. ivi
Rombo alla Duchessa. ivi
Rombo alla Finansiere. 130
Rombo alla Garonne. 131
Rombo all’Olandese. ivi
Rombo al Sultano. 132
Rombo alla Lombarda. 133
Filetti di Rombo in diverse maniere. ivi
Del Dentale, o Dentice. ivi
Dentale al Corto-brodo. 135
Dentale al Monarca. ivi
Dentale all’Italiana. 136
Coda di Dentale alla Certosina. ivi
Filetti di Dentale alla Remolada. ivi
Dentale in diverse maniere. 137
Del Merluzzo. ivi
V.309
Merluzzo al Corto-brodo. 138
Merluzzo alla Morue. ivi
Coda di Merluzzo alla Sen-Clù. 139
Coda di Merluzzo alla Dama Simona. 140
Filetti di Merluzzo in Haterò. ivi
Filetti di Merluzzo al Sole. ivi
Fette di Merluzzo Agro-dolce. 141
Fette di Merluzzo alla mostarda. ivi
Fette di Merluzzo all’Italiana. 142
Merluzzi Panati alla Sen-Clù. ivi
Merluzzi alla Duchessa. ivi
Merluzzi alla Servante. 143
Merluzzi a diverse Salse, e ragù. ivi
Merluzzi all’Inglese. 144
Merluzzi in diverse maniere. ivi
Del Baccalà fresco. 145
Cabelio al Corto-brodo. 147
Cabelio alla besciamella. ivi
Hure, o Testa di Cabelio alle Ostriche. 148
Baccalà fresco a diverse Salse. ivi
Baccalà fresco al Delfino. ivi
Baccalà fresco all’Erbe fine. 149
Dell’Aringa. ivi
Aringhe fresche in Ruladine a diverse Salse, e ragù. 150
Aringhe fresche in diverse maniere. 151
Aringhe fresche alla Dama Simona. ivi
Aringhe fresche alla mostarda. ivi
Aringhe fresche al Finocchio. 152
Aringhe fresche alli Capperi. ivi
Aringhe fresche alla Senteminult. ivi
Aringhe fresche all’Erbe fine. 153
Aringhe fresche in Matelotta. ivi
Aringhe fresche Fritte. 154
V.310
Della Viva, o Drago di mare. ivi
Vive al Culì di Gamberi. 155
Vive alla Reale. ivi
Meteletta di Vive alla Perigord. 156
Vive alla Sen-Clù. ivi
Vive Glassata. ivi
Vive allo Spiedo a diverse Salse, e ragù. 157
Vive all’Erbe fine. ivi
Vive alla Duchessa. 158
Vive Ripiene al Pere Simon. ivi
Vive alla Pulette. 159
Vive alla Provenzale. ivi
Vive in diverse maniere. ivi
Filetti di Vive in diverse maniere. 160
Della Linguattola. ivi
Granada di Filetti di Linguattole, e Sortù alla Condè. 162
Linguattola alla Duchessa. 163
Linguattola alla Contì. 164
Linguattola alla Per-Bernard. 165
Linguattola alla Senteminult. ivi
Linguattola alla Sorprise. 166
Linguattola all’Italiana. ivi
Linguattola alla Favorita. 167
Linguattola alla Bresa a diverse Salse, e ragù. ivi
Linguattola alla Tartara. 169
Linguattola in diverse maniere. ivi
Filetti di Linguattole al Vino di Sciampagna. 170
Filetti di Linguattole alla besciamella. 171
Filetti di Linguattole alla Certosina. ivi
Filetti di Linguattole alla Remolada. 172
Filetti di Linguattole all’Erbe fine. ivi
Bianchetta di Filetti di Linguattole. ivi
V.311
Filetti di Linguattole in diverse maniere. 173
Della Triglia. ivi
Granada di Filetti di Triglie. 174
Triglie al Per-moene. 175
Triglie Panate all’Erbe fine. 176
Triglie alla Delfina. ivi
Triglie alla Galispana. 177
Triglie alla Bourgoise. ivi
Triglie Fritte. 178
Triglie Marinate. ivi
Triglie di Scoglio Arrosto. ivi
Filetti di Triglie alla Condè. 179
Triglie al Corto-brodo. 180
Triglie alla rocambole. ivi
Filetti di Triglie all’Inglese. ivi
Filetti di Triglie all’Erbe fine. 181
Del Cefalo. 182
Matelotta di Cefalo. 183
Cotelette di Cefalo. ivi
Cefalo all’Inglese. ivi
Cefalo Arrosto. 184
Cefalo Allesso. ivi
Filetti di Cefalo in diverse maniere. ivi
Della Arzilla, o Ragia. 185
Arzilla a diverse Salse, e ragù. 186
Arzilla Fritta alla Vinegrette. ivi
Arzilla alla Senteminult. 187
Arzilla alla Tartara. ivi
Arzilla panata alla Provenzale. 188
Arzilla al butirro Nero. ivi
Arzilla Agro-dolce. ivi
Arzilla Marinata. ivi
Arzilla alla Bernardina. 189
Arzilla al Vino di Borgogna. ivi
V.312
Arzilla al Vino di Sciampagna. ivi
Arzilla in Matelotta al parmigiano. 190
Dell’Alice. ivi
Alici Fritte. 191
Alici al Per-Bernard. ivi
Alici Panate all’Arancio. 192
Alici alla Napolitana. ivi
Alici in Aterò. ivi
Alici alla Remolada. 193
Alici all’Inglese. ivi
Alici al Corto-brodo. ivi
Della Sarda. ivi
Sarde alla Gratella. 194
Del Maccarello. 195
Maccarelli all’Erbe fine all’Inglese. ivi
Maccarelli alla Maitre d’Hotel. 196
Maccarelli alla Fiaminga. ivi
Maccarelli all’Italiana. 197
Maccarelli al Sole. ivi
Maccarelli in fricandò. ivi
Maccarelli in Papigliotta. 198
Maccarelli a diverse Salse. ivi
Filetti di Maccarelli alla Provenzale. 199
Filetti di Maccarelli in Cannellon. ivi
Filetti di Maccarelli in Cassettine. 200
Del Pesce Cappone. ivi
Capponi alla Delfina. ivi
Capponi al Corto-brodo. ivi
Filetti di Capponi alla Servante. 201
Filetti di Capponi alla Condè. ivi
Filetti di Capponi fritti. ivi
Filetti di Capponi in diverse maniere. ivi
Della Aguglia. 202
Aguglie alla Melfi. 203
V.313
Aguglie Fritte. ivi
Aguglie in Cassettine. ivi
Aguglie in Ruladine. 204
Aguglie in Matelotta. ivi
Dell’Orata, o Dorato. ivi
Orata in diverse maniere. 205
Del Pesce di S. Pietro. ivi
Filetti di Pesce di S. Pietro in diverse maniere. 206
Del Fravolino. ivi
Fravolino in diverse maniere. 207
Del Martino. ivi
Coda di Martino in diverse maniere. ivi
Dello Scorfano. 208
Scorfano in diverse maniere. ivi
Del Cane Marino. 209
Palombo in diverse maniere. 210
Del Calamaio, Seppia, e Polpo. 211
Calamaretti Fritti. 213
Calamaretti Ripieni all’Italiana. ivi
Calamaretti alla Pulette. 214
Calamaretti in bignè. ivi
Seppie Fritte. ivi
Seppie alla Cittadina. ivi
Seppie in diverse maniere. 213
Polpi in diverse maniere. ivi
Dell’Occhialone. ivi
Del Rondino. 216
Dei Cecinelli. 217
Cecinelli Allesso. ivi
Cecinelli Fritti. ivi
Del Sarago. 218
Dell’Eperlano. ivi
Della Salpa. 220
V.314
Del Bronco. ivi
Della Morena. ivi
Del Ghiozzo. ivi
Della Frittura, o Pesce minuto. 221CAPITOLO TERZO.De’ Pesci di Acqua dolce.Del Pesce Bielo. 222
Del Sudacco. 223
Del Luccio. ivi
Luccio al Blu. 225
Luccio a diverse Salse, e ragù. ivi
Luccio alla Pulette. ivi
Luccio alla Marescialle. 226
Luccio alla Filandese. 227
Luccio alla Duchessa. ivi
Luccio all’Inglese. 228
Luccio all’Etuvè. ivi
Luccio in Granadine. 229
Luccio alla Flamande. ivi
Luccio alla Provenzale. 230
Luccio all’Italiana. ivi
Luccio alla Finansiere. 231
Luccio allo Spiedo in diverse maniere. 232
Luccio in filetti a diverse Salse, e ragù. ivi
Del Carpio. 233
Carpio al Blu. 234
Carpio alla Finansiere. 235
Carpio all’Etuvè. 236
Carpio alla Gineverina. 237
Carpio in Matelotta. ivi
Carpio alla Riscelieù. 238
Carpio alla Duchessa. ivi
V.315
Carpio all’Erbe fine. 239
Carpio al Delfino. ivi
Carpio alla Gendarme. 240
Carpio alla Farsa. 241
Carpio Fritto. ivi
Carpio al Sultano. 242
Carpio al Monarca. ivi
Carpio in diverse maniere. 243
Filetti di Carpio in diverse maniere. 244
Dell’Anguilla. 245
Anguilla alla Pulette Olandese. 246
Anguilla in Matelotta. 247
Anguilla all’Etuvè. ivi
Anguilla in Atelette. 248
Anguilla al Sultano. ivi
Anguilla alla Mirpoà. 249
Anguilla alla Nivernoese. 250
Anguilla all’Italiana. ivi
Anguilla Fritta. 251
Anguilla alla Remolada. ivi
Anguilla alla Tartara. ivi
Anguilla in Tortigliè. ivi
Anguilla alla Senteminult. 252
Anguilla in fricandò. ivi
Anguilla all’Erbe fine. 253
Anguilla allo Spiedo, a diverse Salse. 254
Della Trotta. 255
Trotta alla Gineverina. 256
Trotte alla Luneville. 257
Trotta al Blu. 258
Trotta all’Erbe fine in Papigliotta. ivi
Trotta alla Sen-Clù. 259
Trotta alla Favorita. 260
Trotta all’Italiana. ivi
V.316
Trotta alla Militare. 261
Trotta in diverse maniere. ivi
Filetti di Trotte all’Erbe fine. ivi
Filetti di Trotte al Vino di Sciampagna. 262
Filetti di Trotte in diverse maniere. ivi
Filetti di Trotte fritti a diverse Salse. ivi
Della Tinca. 263
Tinche in Fricassè. 264
Tinche al Sultano. 265
Tinche in Matelotta alla Vestale. ivi
Tinche in Giblotte. 266
Tinche alla ravigotte. ivi
Tinche alla Favorita. 267
Tinche alla Provenzale. ivi
Tinche in diverse maniere. 268
Filetti di Tinche in diverse maniere. 269
Della Lampreda. ivi
Lampreda all’Etuvè. 270
Lampreda alla Melfi. 271
Lampreda alla Borgognona. ivi
Lampreda alla Lombarda. 272
Lampreda in filetti a diverse Salse. ivi
Lampreda in filetti Marinati. ivi
Del Pesce Persico. 273
Persichi alla Maitre d’Hotel. 274
Persichi all’Inglese. 275
Persichi alla Tartara. ivi
Persichi alla Senteminult. 276
Persichi al Corto-brodo. 277
Persichi al Vino di Sciampagna. ivi
Persichi in fricandò alla Duchessa. ivi
Persichi Fritti. 278
Persichi in diverse maniere. ivi
Persichi in filetti a diverse Salse, e ragù. ivi
V.317
Della Lotta. 279
Lotte alla Lombarda. 280
Lotte alla Vestale. ivi
Lotte alla Senteminult. 281
Lotte alla Crechì. 282
Lotte alla Certosina. 283
Lotte Fritte alla Provenzale. ivi
Lotte alla Duchessa. 284
Lotte alla Biron. ivi
Lotte alla Contì. 285
Lotte alla Maitre d’Hotel. ivi
Lotte al Corto-brodo. 286
Lotte in diverse maniere. ivi
Del Seghì. ivi
Del Jerscì. 287
Della Laccia. 288
Laccia alla Farsa. 289
Laccia alli Capperi. 290
Laccia al Corto-brodo. ivi
Laccia alla Burgioese. ivi
Laccia allo Spiedo in diverse maniere. 291
Laccia in Filetti a diverse Salse. ivi
Del Barbo. 292
Della Lasca. 293
Dei Lattarini. ivi
Delli Uccelli Acquatici. ivi
Fologhe a diverse Salse, e ragù. 294
Fologhe in diverse maniere. 295
Della Rana, o Ranocchia. 296
Cosciette di Rane in Ciriege. 297
Rane in Fricassè. 298
Rane Fritte. ivi
Rane al Culì di Pomidoro. ivi
Rane all’Erbe fine. 299
IL FINE.


VI.1
APICIO
MODERNO
DI FRANCESCO LEONARDI

EDIZIONE SECONDAREVISTA, CORRETTA, ED ACCRESCIUTA DALL’AUTORE.
Nec sibi cænarum quivis temere arroget artem
Ni prius exacta tenui ratione saporum.Orat. lib. 2. sat. 4. ver. 35.TOMO SESTO.IN ROMA MDCCCVIII.
Nella Stamperia del Giunchi, presso Carlo Mordacchini.Con Approvazione.

VI.3
APICIO
MODERNO.PARTE SESTA.

Contenente gli Arrosti, i Rifreddi, i Crostacei, le Conchiglie, le Erbe di magro, la Pasticcieria di magro, diversi altri Piatti di magro, i Pesci salati e sfumati, le Vivande da riservirsi sulla mensa, il modo di conservare diverse sorta d’Erbe, quello di estrarre la farina de’ Pomi di terra, ed una spiegazione generale de’ Termini Francesi.

CAPITOLO PRIMO.Degli Arrosti, e Rifreddi, di grasso, e di magro.
Regole per la Cottura degli Arrosti.

Sembra certamente una cosa molto facile, quella di far cuocere delle carni allo spiedo; nulladimeno sonovi de’ gradi di cottura molto
VI.4
essenziali, onde servirle al loro punto di perfezione, ciò che si conosce facilmente e col dito, coll’occhio, e alla grossezza della vivanda. La cottura è molto avanzata allorché principia a sortire dalla carne de’ piccioli razzetti di fumo; coll’uso peraltro, e colla prattica si apprende benissimo il momento, che si deve levare dal fuoco.
Per conoscere se un Pollo, o un Uccello sarà giunto al suo punto di cottura, pungetelo sotto l’ascella col coltello, allorché non sortirà più, sugo dal primo, o sangue dal secondo levatelo subito dal fuoco, e servitelo.
Tutte le carni lattanti, come Mongana, Agnello, Capretto, Abbacchio, Porchetta ec. debbono essere ben cotte, ed attenuato il loro sugo, e la loro umidità superflua. Il Manzo, ed il Castrato non tanto, essendo queste carni molto più asciutte, onde devono restare sugose, allorché si servano in tavola. Il Maiale deve essere ben cotto, come le carni lattanti. Tutta la Polleria deve essere cotta al suo punto di perfezione; e finalmente tutto il Selvaggiume essendo poco carico di sughi grossolani, superflui, e vischiosi, deve essere poco cotto, e servito sugoso, mentre se viene disseccato perde la sua sostanza, e la carne resta sovverchiamente asciutta, e di poco buon sapore. Veggasi quanto si è detto sopra questa materia all’Articolo del Selvaggiume picciolo Tom. III. Cap. III., e quanto si dirà qui appresso.
È regola per altro generale di non mettere al fuoco alcun Arrosto prima del tempo
VI.5
necessario per la sua cottura; imperocché si deve conoscere perfettamente la cottura che richiede ogni Arrosto in particolare, affinché sia cotto, e servito subito in tavola. Recapito importantissimo, specialmente per il Selvaggiume, Manzo, Castrato, ec. dovendosi queste carni mangiare nel loro proprio sugo, altrimenti scolano, divengono asciutte, e non hanno più quella delicatezza e buon sapore, che averebbero avuto se fossero state mangiate nel loro sugo interiore.
Il conoscere questo tempo di cottura riguarda ancora li grossi Pivieri, tutte le Papigliotte, ed ogni altra cosa che si fa cuocere allo spiedo.
Credo, che sia qui inutile lo spiegare, ciò che trovansi nelle quattro stagioni dell’Anno riguardo agli Arrosti, potendosi il Lettore riportare a quanto si è detto alle Produzioni delle quattro stagioni dell’Anno Tom. I. pag. XXVI.


Avvertimenti sopra la Polleria.

In primo luogo non dovete uccidere la Polleria, che cinque, o sei ore dopo, che averà mangiato, e quindi subito spennata, col dito mignolo levategli gl’intestini per la parte da basso, e lavatela bene all’acqua fresca; fatela poscia raffreddare, e fategli prendere nello stesso tempo una buona forma; non la ponete in luogo chiuso prima che sia fredda, altrimenti prenderà un cattivo sapore, e si corromperà facilmente; oltre tutto ciò prima di farla cuocere lasciatela infrollire più o meno secondo la grossezza del Pollo, ed il caldo più o meno della stagione.


VI.6
Della Pollanca.

Arrosto = Allorché volete apprestare una Pollanca per Arrosto sventratela; principiando per il gozzo, che levarete, facendogli un taglio lungo dietro il collo, passate poscia dalla medesima parte il dito dentro il corpo della Pollanca per distaccare gli intestini, che stanno attaccati allo stesso gozzo; indi fategli un taglio da un lato sotto la coscia per sventrarla: ma questo si prattica solo a qualche grossa e bella Pollanca o Capponessa, mentre gli altri Polli si sventrano dalla parte da basso; levategli il fegato senza rompere, e spargere il fiele, ed il griscile; fatela rinvenire sopra un fornello ardente, prima dalla parte della schiena, poscia dai lati, e finalmente dalla parte del petto; essendo fiambata egualmente, nettatela con un pannolino, spilluccatela, trussatela propriamente con un grosso ago e spago, tagliategli la metà delle zampe dopo averle spilluccate, piccatela di minuto lardo, o copritela con una gran fetta di lardo, tagliategli il collo nell’estremità, e lasciategli la pelle di sopra in tutta la sua lunghezza, fatela cuocere allo spiedo ad un fuoco eguale involtata di fogli di carta. Quando sarà cotta scartatela, fategli prendere un bel color d’oro alquanto pallido, e servitela guarnita all’intorno di crescione, o altra insalata.


Della Capponessa di Bologna.

Arrosto = In Roma non abbiamo questo eccellente Pollo, onde ci viene recato da Bologna; la sua migliore stagione è verso la fine di Decembre, e i principi di Gennaio; imperocché
VI.7
passato questo tempo la sua carne diviene alquanto dura ed asciutta. Le Capponesse si debbono commettere giovani, bianche, grosse, e carnute: Allesso, o alla Bresa guarnite con Erbe, o coperte di Tortelli, o lasagne, vogliono, che siano più delicate, che Arrosto; ma quando abbiano le qualità di sopra accennate sono ancora famose cotte Arrosto. Esse si preparano come la Pollanca.


Del Gallinaccio, Gallinaccietto, Tocchino, e Cappone.

Arrosto = Questi Polli si apprestano esattamente come la Pollanca, e non variano, che nella più, o meno cottura, secondo la qualità del Pollo.


Del Pollastro.

Arrosto = Anche questo si appresta come la Pollanca, e si serve egualmente.


Del Piccione.

Arrosto = Sonovi tre sorta di Piccioni domestici, cioè i piccioli detti Innocenti, i grossi detti Canalini, ed i Campagnuoli, questi ultimi si distinguono dagli altri mediante una carne oscura, ed un becco più sottile. I migliori sono i Casalini detti da’ Francesi Piccioni Romani. Gli Innocenti benché siano poco in uso fra noi, nulladimeno dopo di averli uccisi, spennati, lavati, sventrati, flambati, e spilluccati, tagliategli le ale, il collo, e le unghie, avvolgeteli di foglie di vigna, e di fette di lardo, infilateli ad uno spiedino, passandoglielo a traverso le coscie, in guisa, che cadaun Piccione sia ben coperto, e che non si veggano, che le zampe: alla fine della cottura
VI.8
spolverizzateli, se volete, di mollica di pane grattata, fategli prendere un bel colore dorato, e serviteli.
I secondi debbono essere un pochino infrolliti, onde subito uccisi, e spennati, lavateli bene, e lasciateli così qualche poco; quindi sventrateli lasciandoli il fegato nel corpo, e osservando, che non vi resti qualche acino di granturco, flambateli, spilluccateli, e tagliategli le ale, il collo, e le unghie, trussateli, piccateli di minuto lardo, ovvero copriteli con una fetta grande di lardo; fateli cuocere Arrosto, infilati allo spiedo, e serviteli ben cotti, e di bel colore. Anche questi li potete coprire di foglie di vigna come gli altri. I Campagnuoli si apprestano egualmente.


Della Vitella Mongana.

Arrosto = Il Lombo è la parte migliore della Mongana da servirsi per Arrosto: deve essere infrollita al suo punto, ben cotta, e di un coloro dorato; potete, se volete, piccargli tutto il filetto di minuto lardo, ovvero servirla al Naturale, guarnita di crescione, ed un pochino di sugo di manzo nel fondo del piatto. In ordine alla maniera di cuocerla. Vedete Lombo di mongana alla Nonette, e alla Sassone nel Tom. I. pag. 216.


Del Capretto.

Arrosto = Devesi il Capretto farlo infrollire, e cuocere bene a picciolo fuoco, come si deve pratticare in ordine a tutte le carni lattanti; il quarto d’avanti è il più delicato, i due quarti di dietro si servano divisi, o interi per Rot-de-Bif; questi bisogna piccargli di minuto lardo
VI.9
i filetti e le coscie, e coprirgli i fianchi di fette di lardo, e avvolgerli di carta: il quarto d’avanti non si deve piccare, bensì coprirlo di una gran fetta di lardo, e spolverizzarlo, se volete, di mollica di pane grattata al fine della cottura. L’Abbacchio si può apprestare egualmente.


Dell’Oca, Anitra, Garganella, ed altri Uccelli acquatici.

Arrosto = Dopo che questi Uccelli saranno spennati, sventrati, fiambati, e spilluccati, trussateli colle zampe dentro il corpo, infilateli allo spiedo senza coprirli di fette di lardo. Vi vuole poco tempo per la loro cottura, mentre debbono essere mangiati nel loro sugo. Le Oche dopo che le avete preparate come sopra, gli potete mettere nel corpo una picciola farsa del loro fegato, salciccie, e marroni. Vedetela nel Tom. II. pag. 122., e spolverizzarle, se volete, di mollica di pane grattata alla fine della cottura.


Del Palombaccio, e Tortorella.

Arrosto = Questi Uccelli si apprestano nella stessa guisa, che il Piccione casalino domestico e non variano, che nella cottura, la quale deve essere al suo punto, onde mangiarli nel loro sugo interiore. Il passo de’ Palombacci è nel mese di Marzo, nel cui tempo sono assai buoni. Si distinguono i giovani dai vecchi dall’estremità bianche delle seconde penne maestre dell’ale, imperocché i vecchi ne vanno privi.


VI.10
Degli Uccelli serviti con Crostini.

Arrosto = Le Castriche, i Strigliozzi, le Allodole, i Beccafichi, e gli Ortolani, si apprestano tutti nella stessa guisa; ma con qualche picciola variazione a questi ultimi: spennati dunque, che saranno questi Uccelli, fiambateli, tagliategli le unghie, infilateli ad uno spiedino, tramezzandoli con un crostino di mollica di pane, una fettina di prosciutto, o ventresca, ed una foglia di salvia, indi legate questo spiedino ad uno grande, fate cuocere nel momento di servire ad un fuoco di fascine molto allegro, aspergendo con buon strutto caldo, e spolverizzando con poco sale fino; osservate che cucciano subito, e servite che siano sugosi. Agli Ortolani gli si deve cavare prima gli occhi, e poco prima della totale cottura bagnarli con un poco di bianco d’uovo sbattuto in fiocca, fargli prendere un colore dorato, e servirli subito. Questo peraltro dipende dalla volontà, mentre io non prattico sì fatto metodo. Tutti gli altri Uccelletti si cuociono nella stessa maniera come sopra.


De’ Pivieri, Beccaccie, Pizzarde, e Pizzardoni.

Arrosto = Bisogna questi Uccelli spennarli, sventrarli, e trussarli colle zampe sotto le coscie, e queste incrociarle una dentro all’altra, e passargli il becco a traverso le dette coscie come uno spiedino indi fiambateli, e spilluccateli, piccateli di minuto lardo, o copriteli con una fetta grande di lardo, fateli cuocere di un bel color d’oro, e serviteli con i loro crostini all’intorno. Vedere
VI.11
questi crostini come si apprestano nel Tom. III. pag. 183.


Del Pavone, Pavoncella, Fagiano, Pernice, Starna, Gallina di Faraone, e Pratarola, Perniciotto, e Starnotto.

Arrosto = Tutti questi Uccelli si apprestano nella stessa guisa, cioè, spennateli, sventrateli, flambateli, spilluccateli, e trussateli propriamente, incartategli ad alcuno de’ più rari la testa con tutte le penne con diversi doppi di carta unta di strutto, acciò si possa riconoscere l’Uccello dopo cotto. Alcuni però credono, che sia una viltà il pratticare sì fatto metodo sulle tavole de’ Principi di alta sfera, onde io lascio ciascheduno in albitrio di fare ciò che crede più conveniente su questo particolare; lasciategli inoltre le zampe alle quali spuntarete le unghie; indi piccateli di minuto lardo, ovvero copriteli di fette di lardo; fateli cuocere Arrosto avvolti di fogli di carta, ad un fuoco eguale, e non aspergeteli che rare volte acciò non perdino il loro Fumè, cioè il loro gusto di selvaggiume, e serviteli di un bel color d’oro pallido.


De’ Tordi.

Arrosto = Spennate, incosciate, e fiambate i Tordi, come le Beccaccie, copriteli di fette di lardo, e infilateli ad uno spiedino, tramezzati con crostini di mollica di pane se volete, legate questo ad uno grande, fateli cuocere Arrosto ad un fuoco allegro, e serviteli di bel colore nel loro sugo. Se volete, potete piccarli, come le Beccaccie.


VI.12
Delle Quaglie, e Quagliardi.

Arrosto = Spennate, sventrate, e fiambate le Quaglie, e Quagliardi, copriteli con una fetta di lardo, e una foglia di vigna, in guisa che non si vegga della Quaglia, o Quagliardo, che le zampe, le quali averete pelate, e spuntate le dita, fate cuocere Arrosto, infilate ad uno spiedino, e questo ad uno grande: verso la fine della cottura spolverizzatele di mollica di pane grattato se volete, fate prendere un bel color d’oro, e servite subito. Potete infilare le Quaglie senza fiambarle, se non volete che si squagli il loro grasso.


Della Lepre, e Lepratta.

Arrosto = Scorticate una Lepre giovane, o una Lepratta, sventratela, trussatela propriamente colle coscie incrocicchiate, fatela rinvenire sulle bracie, e strofinatela subito, se sarà una Lepratta col suo sangue, se lo avete, acciò divenga rossa; indi piccatela di minuto lardo, e fatela cuocere Arrosto al suo punto di cottura, acciò sia servita nel suo sugo. Se sarà una Lepre la potete marinare, con una marinata tiepida, allo Scevruglie, fatta con un bicchiere d’acqua, mezzo di aceto, un pezzo di butirro, fette di cipolla, uno spicchio d’aglio, una foglia d’alloro, un poco di basilico, sale, pepe, tre garofani: dopo due ore infilatela ad uno spiedino, legate questo ad uno grande, fatela cuocere Arrosto, aspergendola colla sua marinata, e servitela di bel colore con una Poevrada in una salsiera, o una Salsa all’Inglese fatta in questa maniera
VI.13
sì per l’una, che per l’altra Lepre: prendete quattro oncie di conserva di visciole, pestatele nel mortaio, indi ponetele in una cazzarola con un bicchiere di vino di Borgogna, fatela bollire un pochino, poscia passatela al setaccio, e servitela calda. Potete anche cuocere la Lepre Arrosto senza piccarla, e marinarla, ma aspergerla nel tempo che si cuoce con una Salsa alla Poevrada mescolata con altrettanto fiore di latte, ciò che formerà una specie di patina sopra la carne, e servitela con una Salsa alla Chinesec in una salsiera. Vedete queste due Salse nel Tom. I. Cap. I.


Del Coniglio.

Arrosto = Quanto in Parigi sia apprezzato questo animale, altrettanto in Roma è poco stimato; ma questa differenza dipende, che noi non abbiamo qui Conigli selvateci, tanto stimati, e delicati in Francia, essendo i nostri domestici, e di poco buon sapore, onde mai vengono serviti sopra buone mense, ciò nonostante ecco la maniera di apprestarli per Arrosto: scorticate i Conigli, sventrateli, trussateli propriamente, fateli rinvenire sopra le bracie, piccateli di minuto lardo, infilateli allo spiedo, e aspergeteli bene nell’atto che li ponete al fuoco, fateli cuocere senza più bagnateli con altro grasso, acciò non perdino il gusto di selvaggiume, e serviteli di bel colore. Il Coniglio lo potete anche far cuocere, e servire come la Lepre. Vedetela qui addietro.


VI.14
Del Cignaletto, Cerviatto, Capriolo, ed altro Selvaggiume, Quadrupede.

Arrosto = Ucciso che sarà il Cignaletto bisogna farlo un poco infrollire, indi scorticarlo fino al collo, e piccargli di minuto lardo tutta la parte superiore, e farlo ben cuocere Arrosto. Il Cerviatto, il Capriolo, e tutta sorta di Selvaggiume Quadrupede lo piccarete di minuto lardo come sopra, e marinarete con aceto, fette di cipolle, alloro, basilico, sale, pepe, garofani; quindi dopo di averlo scolato, e infilato allo spiedo, coprite ciò che è piccato con fogli di carta bene imbutirrati, e fette di lardo sopra tutto ciò, che non è piccato; avvolgete per tutto con altri fogli di carta; fate cuocere bene, e servite di bel colore, con una Poevrada, o altra Salsa Piccante, in una salsiera.
Devesi osservare, che tanto nella Polleria, come nel Selvaggiume, la femmina è più delicata del maschio, e che per mangiarli nella loro perfezione debbono essere, come si è detto infrolliti secondo la specie dell’animale, o del tempo più, o meno caldo della stagione; senza questa precauzione si rischia di mangiare duro, e coriaceo, ciò che sarebbe tenero, e delicato.


Costate di Manzo alla Napolitana.

Arrosto = Abbiate due altre braciole, ossiano costate di manzo, che siano d’animale giovane, grasse, tenere, ed infrollite al suo punto. Levategli tutte le ossa all’intorno, alla riserva del manico, che taglierete corto, battetele un poco conditele con sale, pepe schiacciato,
VI.15
aregheto trito, e lardo rapato, o strutto squagliato, o olio buono. Nel momento di servire fatele cuocere sulla gratella con fuoco allegro, e subito che sono cotte servitele in tavola, con sotto crostoni fritti di bel colore nello strutto. Osservate che debbono essere molto sugose, essendo questo il pregio di un tal arrosto.


Filetto di Manzo in Bif-stec.

Arrosto = Levate tutte le pelline, e nervi ad un buon filetto di manzo che sia tenero, e sufficientemente infrollito; tagliatelo in fette per traverso, come tante rotelle; battetele una cosa giusta; conditele come sopra, ma senza l’aregheto. Fatele cuocere nello stesso modo, e servitele assai sugose, tramezzate con crostoni tondi fritti di bel colore, che formi sul piatto una specie di Tortiglie, cioè una fetta di carne, ed un crostino.


Ruladine di Manzo.

Antremè = Formate delle Ruladine di manzo, come sono descritte nel Tom. III. Cap. II. dove dice: Polpette Involtate di Manzo. Quando saranno tutte fatte infilatele ad uno spiedino ad uno grande. Nel momento di servire fatele cuocere arrosto, e servitele subito di bel colore, guarnite di crescione.


Ruladine diverse con Crostini.

Arrosto = Le Ruladine per Arrosto si fanno di ciò che si vuole, e tutte si preparano, e si cuociono, e si servono nella stessa maniera. Per quelle di grasso: vedete Filetti Mignioni in Ruladine, nel Tom. II. Cap. IV. Quelle di vitella
VI.16
Mongana si apprestano come quelle di manzo, ma ripiene con farsa di Chenef. Si possono preparare ancora con petti di Pollanche, di Cappone ec. con filetti di Gallinaccio, di Tocchini, ec. ma sempre ripiene con farsa di Chenef. Molti aggiungono a questa farsa prima di riempire le Ruladine pignoli, passarina, petrosemolo trito, ed un pochino di persa trita. Si formano ancora delle Ruladine di tutta sorte di filetti di pesce, ripiene con farsa di chenef di magro, o al butirro, o all’olio, con li medesimi condimenti accennati di sopra; si fanno cuocere arrosto tramezzate con semplici crostini. Se sono all’olio, le aspergerete con olio caldo, e un mazzetto di penne; se al butirro, con butirro squagliato. E le servirete di un bel colore per arrosto. Vedete le diverse Ruladine di Pesce nel Tom. V.


Degli Arrosti di Pesce.

Arrosto = Sulle tavole copiose de’ Grandi si servano per Arrosto de’ Pesci preparati in diverse maniere, come al Corto-brodo, al Blu, Fritti, e Arrostiti o allo spiedo o sulla gratella. Quelli al Corto-brodo, al Blu, e Fritti si servono sopra a delle salviette ben pulite. In molte case Magnatizie si tengono de’ fondi di legno sottili, della circonferenza de’ piatti, che ordinariamente si servono per gli Arrosti; questi fondi si avvolgono con salviette, si posano sopra il piatto, e ci si aggiusta sopra il Pesce con simetria. Veggasi questi Pesci ai loro Articoli particolari nel Tom. V. Cap. II. e III.
Tutte sorta de’ Pesci, in qualunque guisa siano apprestati, debbano essere ben cotti, e specialmente l’Anguilla.

VI.17
De’ Rifreddi di grasso, e di magro.
Osservazioni sopra i Rifreddi.

I Rifreddi sono di un grand’uso nella buona cucina, di un vago ornamento sulle magnifiche mense, ed inoltre grandevoli al gusto, specialmente negli estivi calori dell’Estate. I diversi aceti, e sughi di limoni, e di aranci, che l’impiegano nella composizione di sì fatte vivande, le rendano salubri, umettanti, e rinfrescative: basta che le diverse gelatine di carni, le quali ne formano l’oggetto principale siano fatte con attenzione. Veggasi aspic nel Tom. I. pag. 17., e Tom. V. pag. 24.
Le vivande Rifredde si servono in due maniere, cioè: o per un piatto grande d’Antremè da servirsi nel secondo servizio della mensa a una testa, o fianco della tavola: o per Antrè da servirsi nel primo servizio. Si vegga sopra quest’Articolo le diverse Minute de’ Pranzi nel Tom. I. II. e V. Ciò nonostante indicherò ai loro respettivi titoli particolari, quelle che si dovranno servire nel primo, o secondo servizio della Tavola.


Hure, ossia Testa di Cignale.

Antremè Rifreddo = Tagliate una testa di Cignale accanto alle spalle, abbruciategli quindi i peli sopra un fuoco chiaro, quando il pelo più grosso sarà levato, ponetela sopra un fornello ardente per bruciargli il resto, e passateci anche sopra una paletta rovente, acciò divenga ben morata; indi raschiatela col coltello affinché sia ben pulita, e dissossatela del tutto,
VI.18
avendo attenzione di non intaccare la pelle, lardatela di dentro di grossi lardelli di lardo, conditi con sale, spezie fine, erbe odorifere in polvere, e un poco di sugo di limone, strofinategli poscia la carne con mezza libbra di nitro, tagliandola ne’ siti più grossi, acciò vi penetri dentro. Strofinate con mezz’altra libbra di nitro dieci orecchie di maiale, dodici piedi di maiale tagliati nel mezzo e levato l’osso più grosso, due lombetti di maiale, e mezza ventresca fresca pure di maiale. Quindi ponete tutte queste carni in una grande terrina per ventiquattr’ore; poscia cambiatele di terrina, e aggiungeteci circa tre libbre di sale comune, ginepro, coriandoli, macis, zenzero, alloro, basilico, aglio, pepe lungo, pepe sano, garofani, il tutto a proporzione, acciò un condimento non superi l’altro. Lasciate così dieci giorni in un luogo fresco; poscia lavate ogni cosa all’acqua fresca, e legate la testa, avvolgendola con una fittuccia larga di filo; mettete il tutto in una marmitta, o braciera grande a proporzione, con acqua, qualche bottiglia di vino bianco, cipolle, carote, panè, radiche di petrosemolo, otto scalogne, quattro spicchi d’aglio, una mignonette, ossia un picciolo involto con entro pepe, coriandoli, garofani, macis, mezza noce moscata, e zenzero; un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere; ovvero in luogo di tutto questo delle buone Brese restate del giorno antecedente; fate cuocere il tutto dolcemente, avendo attenzione di levare quelle carni, che saranno cotte prima, e tenerle tiepide. Quando poi sarà
VI.19
cotta la testa, ciò che conoscerete allorché toccandola cede sotto il dito, levatela con diligenza acciò non si rompa, fatela alquanto raffreddare, onde poterla maneggiare con le mani, scioglietela, e stendetela sopra una salvietta grande. Tagliate tutte le altre carni in filetti lunghi, e larghi, aggiustateli sopra la testa, mescolateci qualche tartufo cotto, e tagliato in fette, e condite con spezie fine, e sale fino se sarà di bisogno; quindi stringete la salvietta in guisa, che la testa prende la sua primiera forma, aggiustandoli bene le orecchie; legate detta salvietta da capo, e da piedi con spago, ed all’intorno con la fettuccia, che ha bollito con la testa, attaccatela ad un rampino, e legategli da piedi, che sarà dalla parte del muso, un peso di circa trenta libbre. Il giorno dopo levatela dalla salvietta, tagliategli una sottile fetta dalla parte del collo, acciò si vegga il malbrè; formategli le due zanne di butirro, gli occhi con butirro, e una fetta di tartufo cotto, accomodategli le orecchie, se non stassero bene, e servitela sopra una salvietta, con sotto foglie di alloro regio, che le punte formino corona all’intorno.


Hure, ossia Testa di Maiale.

Antremè Rifreddo = Prendete una bella Testa di maiale giovane, tagliata vicino alle spalle, e ben pulita, dissossatela del tutto, senza intaccare la pelle, lardategli, e salategli la carne come la precedente, e fategli la medesima concia; quindi tritate sei libbre di carne magra di maiale, come per salciccie, aggiungeteci sei, o otto orecchie di maiale mezze cotte e
VI.20
tritate grossolanamente, sei libbre di lardo tagliato in grossi dadi, e qualche tartufo tagliato pure in dadi; condite il tutto con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; riempiteci la testa, dopo che l’averete ben lavata, ed asciugata, cucitela, dategli la sua primiera forma, avvolgetela in una salvietta, legatela, mettetela in una marmitta, o braciera giusta alla sua grandezza, con due bocali di vino rosso, e acqua, che resti coperta, cipolle, carote, panè, radiche di petrosemolo, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, quattro spicchi d’aglio, otto scalogne, una mignonette, come la precedente; fatela bollire dolcemente: alla metà della cottura potete vedere se bisogna metterci un poco di sale, assaggiando la Bresa. Allorché la testa cederà sotto il dito, sarà segno che è cotta; levatela allora dalla Bresa, e ponetela sopra una tiella grande. Quando sarà un poco raffreddata scioglietela, dategli una bella forma con le mani, aggiustategli le orecchie, e il muso, copritela con la sua salvietta, e fatela raffreddare del tutto; quindi scucitela, tagliategli una sottile fetta dalla parte del collo, e servitela sopra una salvietta guarnita di alloro regio.


galantina di Testa di Maiale.

Antremè Rifreddo = Abbiate una Testa di maiale giovane, tagliata vicino alle spalle, dissossatela del tutto, levategli tutta la carne al di dentro, che ne resti poca attaccata alla cotena, e levategli il grasso. Tagliate la carne in fettine sottile, ponetela sopra un piatto, conditela con sale, spezie fine, ed erbe
VI.21
odorifere in polvere, petrosemolo e scalogne se volete, una punta d’aglio, il tutto trito; tagliate ancora due lingue di manzo furrè e del prosciutto crudo in filetti alquanto grossi, tartufi in fette, e abbiate de’ pistacchi ben verdi, e mandorle dolci mondate. Ponete la pelle della Testa in una cazzarola rotonda, fateci dentro diversi strati colle fettine della suddetta carne, il grasso della Testa tagliato in filetti, e se non fosse abbastanza aggiungeteci del lardo, i filetti delle lingue di manzo, e del prosciutto, i tartufi, i pistacchi, le mandorle; continuate così suolo, per suolo, finché la pelle sarà piena, condite ogni strato con poco sale, e spezie fine: se la carne non bastasse, aggiungetene un poco di maiale. Poscia cucite la Testa, dategli la forma di una borsa, o involtatela come una grossa mortadella, avvolgetela in una salvietta, legatela forte con spago; ponetela in una marmitta con acqua, tre bottiglie di vino bianco bollente, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, quattro spicchi d’aglio, sei scalogne, otto garofani, mezza noce moscata, macis, pepe lungo, un pizzico di coriandoli, pepe sano, garofani, carote, panè, cipolle, radiche di petrosemolo, due foglie di alloro, sale; fatela cuocere dolcemente circa sei ore, secondo la sua grossezza. Quando sarà cotta scolatela, mettetela in una cazzarola rotonda giusta alla sua grandezza, acciò ne prenda la forma, poneteci sopra una tavola con un peso di circa quindici libbre; allorché sarà fredda, svoltatela, e servitela nel suo piatto, decorata sopra con qualche fioretto
VI.22
di vostro genio, e sotto una salvietta con foglie di alloro regio all’intorno, e fette di limone tornito. Se sarà involta con fittuccia a guisa di mortadella, attaccatela ad un rampino, con un picciolo peso da piedi, finché sarà fredda.


prosciutto alla Majanse.

Antremè Rifreddo = Fate cuocere nell’acqua per metà un prosciutto salato di recente; intanto che è caldo levategli la cotena, e lasciatelo raffreddare; infilatelo poscia allo spiedo, involtatelo con più fogli di carta imbutirrati; fatelo finire di cuocere arrosto aspergendolo spesso con mezza foglietta di spirito di vino caldo, che farete cadere in un piatto di rame per ribagnare di nuovo. Quando sarà cotto fatelo raffreddare, e servitelo di bel colore sopra una salvietta.


prosciutto all’Inglese.

Antremè Rifreddo = Prendete un prosciutto recentemente salato; ovvero dissalatelo quanto basti nell’acqua tiepida, tagliategli poscia l’osso del manico, e rifilatelo all’intorno, e dalla parte opposta alla cotena, legatelo in una salvietta, mettetelo in una braciera giusta alla sua grandezza con acqua, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, otto garofani, pepe lungo, pepe sano, macis, mezza noce moscata, un pizzico di coriandoli, una rametta di finocchio secco. Fate bollire dolcemente quattro ore, più, o meno, secondo la grossezza del prosciutto: aggiungeteci alla metà della cottura una bottiglia di vino rosso di Spagna bollente, e mezza foglietta di spirito di vino; terminate di far cuocere a picciolo fuoco.
VI.23
Quando sarà cotto tiratelo fuori della Bresa, levategli la cotena tagliandola spizzata colle forbice vicino il manico; stendete sopra il prosciutto un poco di butirro squagliato, mescolato con un rosso d’uovo, spolverizzate di mollica di pane grattata; fate prendere un bel color d’oro ad un forno ben caldo, o colla pala rovente, e servite sopra, una salvietta.


prosciutto alla Marescialle.

Antremè Rifreddo = Rifilate sopra, ed all’intorno un bel prosciutto il più recentemente salato che sia possibile, fatelo dissalare se sarà di bisogno, mentre si salano meno quelli, che si vogliono apprestare alla Marescialle; fatelo poscia marinare con una bottiglia di vino di Sciampagna bollente; infilatelo quindi allo spiedo, fatelo cuocere arrosto, aspergendolo colla sua marinata. Quando sarà cotto tagliategli la cotena come sopra, spolverizzatelo di mollica di pane grattato fino, mescolato con un poco di pepe schiacciato; fategli prendere un bel colore dorato, e servitelo rifreddo sopra una salvietta.


prosciutto all’aspic in Cassa di butirro.

Antremè Rifreddo = Dissossate un buon prosciutto, ovvero tagliategli soltanto il manico corto, nettatelo, e rifilatelo, dissalatelo quanto basti all’acqua tiepida, e mettetelo a cuocere per metà con acqua, due foglie d’alloro, timo, e basilico; indi levatelo, ponetelo in una braciera con fette di vitella sotto, e sopra, un garretto di mongana, un grosso mazzetto d’erbe diverse, quattro garofani, due spicchi d’aglio, quattro scalogne; bagnate metà vino
VI.24
di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, e metà brodo buono, fate finire di cuocere dolcemente, e poscia quasi raffreddare nel suo brodo; levate allora il prosciutto, digrassate la gelatina, passatela al setaccio, dategli un color d’oro con un poco di sugo, chiarificatela come l’aspic, aggiungendovi i medesimi condimenti. Vedetela nel Tom. I. pag. 19., e fatela poscia gelare sopra la neve. Aggiustate intanto il prosciutto, levatagli la cotena, ponetelo sopra una lastra di rame, o coperchio piano di cazzarola con sotto fette di mollica di pane, alzategli all’intorno una cassa di butirro fresco, più sottile, che sia possibile, a guisa di un pasticcio, decoratelo all’intorno con fioretti, ed ornati, formati con foglie, e fusti di petrosemolo, foglie di dragoncello, acini di melogranato, tartufi cotti, carota gialla cotta, code di gamberi cotti, pistacchi mondati, alloro regio ec.; quindi coprite il prosciutto colla sua gelatina rotta in pezzi e tremolante, e ponete in un luogo fresco, se sarà d’Inverno, e sopra la neve se sarà d’Estate. Un’ora, o due prima di servire alzate col coltello la cassa di butirro di sopra la lastra o coperchio, ponetela nel suo piatto con sotto una salvietta, e tenetela fresco. Se non volete servirlo colla propria aspic, fate cuocere il prosciutto in una buona Bresa, e servitelo con sopra un’aspic fatta a parte rilevata di gusto. Se volete potete decorare la cassa di butirro dopo posta sopra il piatto con sotto una salvietta. Queste casse di butirro, presentemente non sono più di moda.


VI.25
prosciutto Glassato.

Antremè Rifreddo = Vedete prosciutto alla Cakcina pag. 130. Tom. II. Questo si appresta esattamente nello stesso modo, e solo varia, che si serve rifreddo sopra una salvietta col manico incartato propriamente.


prosciutto all’aspic tremolante.

Antremè Rifreddo = Quando averete cotto un prosciutto senza dissossare, come quello all’aspic in cassa di butirro, aggiustatelo sopra il piatto che dovete servire, con sopra la sua gelatina, o altra, rotta in minutissimi pezzi, e tremolante: anche questo si deve servire sopra una salvietta, ed incartargli il manico.



Antremè Rifreddo = Fate cuocere un buon prosciutto, come quelli alla Cakcina, o al vino di Spagna, o alla Bresa. Vedeteli nel Tom. II. pag. 103. 104. e 105. Quando sarà freddo levatelo dalla salvietta, alzategli la cotena, che tagliarete vicino al manico, ponetelo sopra un coperchio di cazzarola, copritelo con un pannolino assai fino, bagnato, e spremuto, tagliatelo tutto all’intorno del prosciutto, ma che questo resti ben coperto. Abbiate un poco di strutto assai bianco, come è descritto nel Tom. II. pag. 103., mescolatelo bene col sugo di due limoni, ma poco sugo per volta; stendete questo strutto più sottile, che sia possibile sopra il pannolino, in guisa, che il prosciutto sembri tutto bianco, e quindi decorate per tutto, sopra detto strutto, con fiori diversi, fatti con foglie, e fusti di petrosemolo, foglie di dragoncello, acini di melogranato,
VI.26
fettine di tartufo cotto, di carota gialla cotta, code di gamberi cotti, filetti di pistacchi mondati ec. aggiustatelo poscia sopra il piatto che dovete servire con sotto una salvietta, e intorno fette di limone tornite, e alloro regio, ed il manico avvolto di carta arricciata. Quando questo prosciutto si vorrà tagliare in tavola, si alzerà il pannolino, e apparirà il prosciutto nel suo stato naturale, senza essere imbrattato di strutto, come una volta si pratticava. Lo potete anche coprire con una Cloche, ossia una specie di Campana fatta di cartone, e decorata nello stesso modo; o formarci sopra un disegno di basso rilievo, ed all’intorno festoncini ec., impiegando a tale oggetto del grasso di mongana, o di castrato chiarificato, raffreddato, e colorito a diversi colori, butirro, e midollo di manzo, e mescolare insieme questi grassi secondo il bisogno. Questa Campana la potete fare per coprire qualunque rifreddo, che non siavi aspic, e vi può servire per diversi giorni. Il prosciutto coperto così lo potete panare, o glassare, come volete. Per levare detta Campana in tavola disopra il piatto, alzatela con due coltelli.


prosciutto in Malbrè.

Antremè Rifreddo = Abbiate un prosciutto cotto come quello all’aspic in cassa di butirro, ovvero alla Bresa, o Vino di Spagna, come sopra, ma in questo caso bisogna avere una buona aspic a parte, e di sostanza. Prendete una cazzarola ovata della grandezza del prosciutto, il quale sarà dissossato, poneteci dentro due dita di detta aspic, fatela gelare sopra
VI.27
la neve; quindi fateci sopra qualche disegno con fette di tartufo cotto, petto di pollo cotto arrosto, code di gamberi cotti, foglie di petrosemolo, di dragoncello ec.; posateci poscia sopra il prosciutto, levata la cotena, e col bello al di sotto, versateci tutto all’intorno l’aspic, che sia alquanto rappresa, e che cuopri tutto il prosciutto; fate gelare con neve sotto, e sopra. Nel momento di servire immergete un istante il di fuori della cazzarola nell’acqua bollente, rivoltate subito sopra il piatto con sotto una salvietta, e servite.


Gallinaccio al Pert-dugliette.

Antremè Rifreddo = Fiambate, spilluccate, e sventrate un buon Gallinaccio, trussatelo colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie; fatelo rinvenire sopra un fornello ardente, lardatelo poscia per traverso di grossi lardelli di lardo, e prosciutto, conditi con poco sale, spezie fine, e sugo di limone; ponetelo quindi in una marmitta, o braciera, con qualche carcassa di pollo, se l’avete, un garretto di mongana, fette di vitella, un mazzetto d’erbe diverse, una carota, una cipolla con tre garofani; coprite con un foglio di carta; fate sudare un quarto d’ora con fuoco sotto e sopra: quindi bagnate con brodo buono bianco, e un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, che il Gallinaccio resti coperto; fate finire di cuocere dolcemente. Quando sarà cotto, colate tutto il brodo, digrassatelo, dategli un bel color d’oro con un poco di sugo, fatelo raffreddare, e chiarificatelo con li medesimi
VI.28
condimenti, che l’aspic. Vedetela nel Tom. I. pag. 17., poscia formatene il Malbrè, in una cazzarola ovata, come il prosciutto pag. 26., e servite nello stesso modo.


Gallinaccio in galantina.

Antremè Rifreddo = Quando averete fiambato, e spilluccato un bel Gallinaccio, dissossatelo del tutto. Abbiate una buona farsa di Chenef, stendetene un poco sopra il Gallinaccio alla grossezza di uno scudo, aggiustateci sopra de’ filetti di prosciutto, di tartufi, di lardo, di petto di pollo, di pistacchi, di cedrioletti, il tutto condito con sale lino, e spezie fine, coprite poscia tutti questi filetti con altrettanta farsa, che unirete col coltello bagnato nell’uovo sbattuto; involtate quindi il Gallinaccio come una grossa mortadella, legatelo con una fittuccia larga di filo, copritelo tutto all’intorno con fette di lardo, ed un pezzo di stamina, o salvietta, prima bagnata, e spremuta bene, legatela a diverse riprese con spago; mettetelo in una braciera giusta alla sua grandezza, con brodo, mezza bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato un terzo, fette di vitella, se le avete, un mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, una cipolla con quattro garofani, una carota, quattro scalogne, due spicchi d’aglio; fatelo cuocere con picciolo fuoco sotto, e sopra tre, o quattr’ore, secondo come è grosso; poscia tiratelo fuori, fatelo raffreddare, svoltatelo, e servitelo sopra una salvietta al naturale, ovvero coperto, e decorato come il prosciutto in galantina pag. 25., oppure guarnito sopra con un’aspic tremolante.


VI.29
Gallinaccio in Addobbo.

Antremè Rifreddo = Prendete un bel Gallinaccio, fiambatelo, spilluccatelo, e sventratelo, trussatelo colle zampe dentro il corpo infilate sotto le coscie, lardatelo per traverso di grossi lardelli di lardo conditi con sale, erbe fine, spezie fine, e sugo di limone; mettetelo quindi in una marmitta giusta alla sua grandezza, con fette di lardo nel fondo, una fetta di prosciutto, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, due cipolle, una panè, una carota, quattro garofani, quattro scalogne, due spicchi d’aglio, sale, pepe schiacciato; bagnate con brodo buono bianco, e mezza bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato un terzo; fate cuocere dolcemente due o tre ore. Quando sarà cotto fatelo quasi raffreddare nella sua Bresa; indi colatene il brodo, digrassatelo, aggiungeteci un poco di sugo per dargli un bel color d’oro, e chiarificatelo come l’aspic; fatela gelare sulla neve, e servitela tremolante, e sminuzzevole sopra il Gallinaccio. Se però il Gallinaccio è vecchio, bisogna dargli sei, o sette ore di cottura.


Gallinaccio Furrè.

Antremè Rifreddo = Dissossate del tutto un vecchio Gallinaccio, dopo che lo averete fiambato, e spilluccato; lardatelo al di dentro di grossi lardelli di lardo conditi con erbe odorifere in polvere, sale, spezie fine, e sugo di limone; lardate anche due noci di mongana grandi secondo il volume del Gallinaccio, ponetele dentro allo stesso Gallinaccio, condite il tutto con sale, e spezie fine; cucitelo ben
VI.30
stretto, fatelo rinvenire in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o lardo squagliato; fatelo cuocere come sopra, e scolategli la Bresa subito cotto; quindi chiarificate il brodo, e servitelo esattamente come il precedente. Lo potete anche riempire in questa maniera: tagliate in filetti una noce di mongana, un petto di Gallinaccio, un’orecchia di mongana, e una libbra, e mezza di lardo; condite il tutto in un piatto con sale, spezie fine, erbe odoriferi in polvere, e mezza libbra di tartufi tagliati in dadi, che il Gallinaccio non sia sovverchiamente pieno, cucitelo, fatelo cuocere, scolategli la Bresa subito cotto, e finitelo, e servitelo come l’altro. I Gallinaccietti, Tocchini, Capponi, e Pollanche, si apprestano in tutte quelle maniere che il Gallinaccio.


Oca in Addobbo.

Antremè Rifreddo = Abbiate un’Oca bene in carne, fiambatela, spilluccatela, e sventratela, trussatela colle zampe dentro il corpo, tagliategli la carnosità sopra il coderizzo, fatela rinvenire sopra un fornello ardente, nettatela, lardatela poscia per traverso con grossi lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, erbe odorifere in polvere; ponetela quindi in un braciera giusta alla sua grandezza, con sotto qualche fetta di lardo, fette di cipolla, di carota, di panè, qualche retaglio di carne, o dissossatura di pollo, un garretto di mongana; bagnate con due fogliette, o più di brodo buono bianco, una foglietta di vino bianco
VI.31
consumato un terzo, un mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe sano, quattro garofani, due acini di pepe lungo, un poco di macis; chiudete il coperchio della braciera con carta incollata; fate cuocere sopra la cenere calda, o ad un forno temperato un’ora e mezza, o due se è giovane, e quattro, o cinque se è vecchia. Quando sarà cotta fatela quasi raffreddare nella sua Bresa, che chiarificarete poscia, dandogli un bel colore con un poco di sugo, e farete gelare sulla neve, per servirla tremolante sopra l’Oca.


Cosciotto di Cignale in Addobbo.

Antremè Rifreddo = Abbiate un cosciotto di Cignale, tagliategli il manico corto, lardatelo per tutto di grossi lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, erbe fine, e odorifere in polvere, e sugo di limone; ponetelo in una marmitta, o braciera giusta alla sua grandezza, con qualche fetta di lardo, di cipolle, di carote, di panè, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, sei garofani, due foglie di alloro, qualche retaglio di carne, sei scalogne, due spicchi d’aglio, sale, pepe schiacciato, macis; coprite con un gran foglio di carta; fate sudare con poco fuoco sotto e sopra, e bagnate poscia con due bottiglie di vino bianco consumato un terzo, e brodo quanto basti; fate cuocere cinque, o sei ore dolcemente con fuoco sotto e sopra; indi lasciatelo raffreddare nella sua cottura, e servitelo con sopra una buona aspic tremolante rilevata di gusto con aceto di dragoncello, e sugo di limone. Lo potete servire anche caldo con
VI.32
sopra una buona Salsa Ascè, o Poevrada, o di Capperi ec.


Cosciotto di Cignale alla Moda.

Antremè Rifreddo = Lardate per tutto di grossi lardelli di lardo conditi come sopra, un cosciotto di Cignale; mettetelo quindi in una braciera giusta alla sua grandezza, con qualche fetta di lardo, fette di cipolle, di carote, di panè, un mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, sei scalogne; due spicchi d’aglio, due foglie di alloro, sale, pepe schiacciato, sei garofani, macis; bagnate con una bottiglia di vino bianco consumato un terzo, e mezzo ramaiolo di brodo; coprite con fette di lardo, e un foglio di carta, incollate il coperchio della braciera con carta, acqua, e farina; fate cuocere dolcemente con cenere calda sotto e sopra sei o sette ore, o ad un forno assai temperato; poscia lasciatelo raffreddare nella sua Bresa, e servitelo con sopra una buona aspic tremolante rilevata di gusti. A questi due Cosciotti devesi avvolgere propriamente il manico con carta arricciata.


Gattò di Lepre.

Antremè Rifreddo = Tritate tutta la carne, di due buone lepre, pulita dalle pelli, e nervi, aggiungeteci tre libbre di magro di mongana, o di maiale, e tre libbre di lardo fresco, quando il tutto sarà ben trito, ponetelo in una terrina, condite con sale, pepe schiacciato, basilico in polvere, spezie fine, petrosemolo e scalogne se volete, una punta d’aglio, il tutto trito fino, una libbra di prosciutto, tre libbre di lardo, una libbra di tartufi, il tutto
VI.33
tagliato in dadi, mezza libbra di pistacchi mondati, e ben verdi, cinque, o sei uova fresche crude, mescolate bene la composizione. Prendete una cazzarola proporzionata alla quantità della dose, copritela nel fondo con fette sottili di vitella, o manzo, e sopra la vitella, ed all’intorno fette di lardo, poneteci dentro la composizione, coprite di sopra come di sotto, e collate il coperchio della cazzarola con carta e pasta; fate cuocere per lo spazio di tre, o quattro ore al forno, o più, o meno, secondo la grossezza del Gattò: quindi fatelo raffreddare nella sua cazzarola, poscia rivoltatelo con diligenza sopra un coperchio, acciò non si rompa, raschiatelo all’intorno, e rifilatelo per tutto sottilmente acciò si vegga il malbrè del Gattò, servitelo sopra una salvietta naturalmente, con sotto alloro regio, e fette di limone tornito, ovvero coperto di un’aspic tremolante.


Gattò di Lepre in Malbrè.

Antremè Rifreddo = Quando averete fatto un Gattò come il precedente, e rifilato sopra ed all’intorno. Prendete una cazzarola un dito più larga di circonferenza del Gattò, poneteci nel fondo un dito e mezzo di buona aspic, fatela gelare sopra la neve, quindi fateci sopra qualche lavoro a disegno, come il prosciutto in Malbrè pag. 26., poneteci poscia sopra il Gattò, versateci tutto all’intorno dell’aspic alquanto rappresa, che venga a coprire lo stesso Gattò, e fate gelare con neve sotto, e sopra. Nel momento di servire immergete un istante il di fuori della cazzarola
VI.34
nell’acqua bollente, e rivoltate subito il Gatto nel piatto che dovete servire con sotto una salvietta.


Lepre all’aspic.

Antremè Rifreddo = Scorticate una buona Lepre, dissossatela del tutto, e lardatela ovunque di lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, erbe odorifere in polvere, e sugo di limone, involtatela poscia a guisa di una grossa mortadella, legatela tutto all’intorno con fittuccia larga di filo, mettetela in una braciera giusta alla sua grandezza con sotto fette di lardo, un garretto di mongana, qualche dissossatura di pollo, se lo avete, una foglietta e mezza di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato un terzo, altrettanto brodo, sale, pepe sano, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, due scalogne, una carota, uno spicchio d’aglio, una fetta di prosciutto; coprite con fette di lardo, ed un foglio di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra, finché cederà sotto il dito, levatela allora dal fuoco, passate al setaccio il fondo della cottura, digrassatelo, poneteci un poco di sugo per dargli un color d’oro, chiarificatelo come l’aspic. Vedetela nel Tom. I. pag. 17., fatela gelare sopra la neve, e servitela tremolante sopra la Lepra. Questa Lepre la potete servire anche in Malbrè in una cazzarola ovata. Vedete prosciutto in Malbrè pag. 26.


Porchetto da Latte in galantina.

Antremè Rifreddo = Sbollentate un Porchetto da latte come è descritto nel Tom. II. pag. 60., tagliategli la testa, e li piedi, levategli tutta
VI.35
la pelle senza romperla, dissossate tutta la carne, tagliate la migliore in grossi filetti, e l’altra tritatela con mezza libbra di lardo, pestatela poscia nel mortaio, e formatene una farsa delicata con midollo di manzo, una panata stretta sul fuoco con fiore di latte, e legata con tre rossi d’uova, condite con sale, spezie fine, prugnoli, tartufi, petrosemolo, scalogna, il tutto trito, e sei rossi d’uova crude; tagliate anche de’ filetti di lardo, di prosciutto, e di tartufi; slargate quindi la pelle del Porchetto sopra una tovaglia, stendeteci sopra la metà della farsa, e sopra la farsa aggiustateci i filetti di prosciutto, di lardo, di Porchetto, di tartufi, tramezzate il tutto con mandorle dolci, e pistacchi; continuate così finché tutta la pelle del Porchetto sarà piena, stendeteci allora il resto della farsa, ed unite bene col coltello bagnato nell’uovo sbattuto; avvolgete la pelle a guisa di una grossa mortadella, copritela di fette di lardo, e involtatela in una salvietta, o stamina, legatela con fittuccia di filo a diverse riprese, mettetela in una braciera con brodo, due fogliette di vino bianco consumato un terzo, un mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, una cipolla con tre garofani, una carota, una panè, due spicchi d’aglio, quattro scalogne, sale, pepe sano, macis; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, levate dalla Bresa, fate raffreddare, sciogliete, e servite sopra una salvietta al naturale; oppure decorato come il prosciutto in galantina pag. 25. ovvero con un’aspic tremolante.


VI.36
Porchetto da Latte al Moene-blanc.

Antremè Rifreddo = Allorché averete sbollentato e pulito un Porchetto da latte ben bianco, dissossatelo del tutto, alla riserva delli piedi, e della testa, ed abbiate attenzione a non rompere la pelle. Fate una farsa con magro di mongana, un poco di lardo, e midollo di manzo; quando sarà ben pesta, aggiungeteci una panata fatta con fiore di latte, disseccata sopra il fuoco, e stretta con tre rossi d’uova, quindi petrosemolo e scalogne se volete, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, spezie fine, sei rossi d’uova crude; tagliate de’ dadini di tartufi, di lardo, e di prosciutto, mescolateli alla farsa, riempiteci il Porchetto da latte, dategli la sua primiera forma, legatelo con una fittuccia, copritegli la schiena di fette di lardo, involtatelo in una salvietta, mettetelo in una braciera con brodo, una foglietta di vino bianco consumato un terzo, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, fette di cipolla, di carota, di panè, due spicchi d’aglio, quattro scalogne, sei garofani, macis, sale, pepe sano, due fette di limone senza scorza; fatelo cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto, levatelo dalla Bresa, fatelo raffreddare; indi svoltatelo, raschiatelo leggermente col coltello per levargli il grasso sopra la pelle, che sia ben bianco, e servitelo sopra una salvietta al naturale, o coperto con una buona aspic tremolante. Lo potete servire ancora caldo con sopra una buona Salsa piccante di vostro genio.


VI.37
Cosciotto di Mongana in Addobbo.

Antremè Rifreddo = Prendete un bel Cosciotto di mongana, lardatelo ovunque di grossi lardelli di lardo, e prosciutto conditi come quelli del manzo alla Moda Tom. I. pag. 124., mettetelo quindi in una braciera con fette di lardo sotto e sopra, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, due cipolle con quattro garofani, due carote, due spicchi d’aglio, una panè, quattro scalogne, sale, spezie fine; coprite con un gran foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto e sopra, poscia poneteci due fogliette di vino bianco consumato un terzo, due di brodo; fate finire di cuocere dolcemente. Quando sarà cotto prendete il fondo della cottura, passatelo al setaccio, digrassatelo, aggiungeteci un poco di brodo colorito, e quando è tiepido chiarificatelo con li medesimi ingredienti, che l’aspic. Vedetela nel Tom. I. pag. 17., quindi fatelo gelare sopra la neve, e servitelo tremolante sopra il Cosciotto di mongana.


Manzo alla Reale.

Antremè Rifreddo = Vedete manzo alla Moda nel Tom. I. pag. 124., ove si troverà spiegata la maniera di apprestare, e servire il manzo alla Reale.


Petto di Manzo Sfumato.

Antremè Rifreddo = Questo si appresta esattamente come la Culatta di manzo qui sotto, e si cuoce nello stesso modo.


Culatta di Manzo Sfumata.

Antremè Rifreddo = Dissossate una bella Culatta di manzo il più che potete senza guastarla,
VI.38
strofinatela per tutto con una libbra di salnitro, e lasciatela così ventiquattr’ore, mettetela poscia in una terrina, con tre libbre di sale comune, alloro, timo, basilico, ginepro, coriandoli, garofani, zenzero, pepe sano, aglio, macis, pepe lungo; copritela, lasciatela così dodici giorni; indi appendetela in un sito della cucina, che possa partecipare dell’aria, e del fumo; imperocché se la carne sarà dominata troppo dal caldo, quando si mangierà sentirà di riscaldato. Questa regola devesi avere a tutte quelle carni, che si vogliano sfumare, alle quali sarà sempre bene se gli si brucierà sotto dell’erbe aromatiche per quattro, o cinque giorni; fatela sfumare fino a tanto che sarà secca, e serbatela poscia in luogo asciutto, e fresco. Allorché volete cuocerla, ponetela in una marmitta con acqua senza sale, due bottiglie di vino bianco, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, due cipolle con qualche garofano, mezza noce moscata, macis, pepe sano, pepe lungo, due spicchi di aglio, sei scalogne, due carote, una panè; fate cuocere dolcemente, e mezzo raffreddare nella propria cottura; indi levatela, e servitela del tutto fredda sopra una salvietta al naturale, o guarnita di aspic tremolante. Se fosse troppo salata la potete fare dissalare un giorno, o due all’acqua fresca.


Lingue di Manzo Sfumate.

Antremè Rifreddo = Prendete dodici Lingue di manzo, tagliategli la regaglia della gola, fatele sgorgare nell’acqua fresca circa cinque, e sei ore, e poi per due ore tenetele bene
VI.39
asciugate tra pannolini; indi strofinatele con due onde di salnitro per ogni Lingua, e lasciatele così in una terrina per ventiquattr’ore. Intanto mescolate tre libbre di sale comune con una libbra di zucchero detto Lisbona, garofani, macis, pepe lungo, pepe sano, zenzero, ginepro, timo, alloro, basilico, coriandoli, il tutto a proporzione. Prendete un’altra terrina, aggiustateci le Lingue, salatele suolo, per suolo, e stringetele bene, copritele, metteteci sopra un peso di circa quindici libbre, che dopo tre giorni aumentarete di quanto volete. Lasciatele in questa concia per quindici giorni; dopo levatele, e infilatele per la punta con un ago, e un poco di spago, appendetele in un sito, che vi domini aria, e fume. Quando saranno secche ponetele in luogo fresco, e asciutto, per servirvene nelle occorrenze. Queste Lingue si fanno cuocere senza tenerle ammollo nell’acqua. Vedete l’Articolo delle Lingue di manzo Tom. I. pag. 100. fino a 107.


Lingue di Manzo Furrè.

Antremè Rifreddo = Dopo che averete tagliata la regaglia, e sgorgate le Lingue come sopra, ponetele in una marmitta sopra il fuoco con acqua, movendole spesso, fino a tanto, che gli si leverà la pelle, passatele allora all’acqua fresca, e asciugatele bene, poscia strofinatele col salnitro nello stesso modo, e mettetele in una concia come la precedente. In capo a quindici giorni levatele, prendete de’ budelli di manzo ben puliti, e tenuti in infusione unitamente alle Lingue, asciugateli, poneteli sopra un
VI.40
piatto, conditeli con un poco di finocchio trito, o alloro, o basilico, o aglio, in guisa, che ponendoci le Lingue, e rivolgendo il budello, il finocchio, o altro, resti al di dentro, infilatele ne’ budelli come se fossero salami; legate il budello dalla parte della regaglia, e sfumatele, e finitele come le altre.


Lingue di Manzo allo Scarlatto.

Antremè Rifreddo = Pulite bene dodici Lingue di manzo, tagliategli la regaglia della gola, fatele sgorgare qualche ora all’acqua fresca, e asciugatele bene, strofinatele quindi con due oncie di salnitro per cadauna, mettetele poscia in una terrina con tre libbre di sale comune, ed una di zucchero detto Lisbona mescolate insieme; fatele stare così quindici giorni con un peso sopra, poi tiratele fuora, e sfumatele come le altre.


Lingue di Maiale Furrè.

Antremè Rifreddo = Tagliate la regaglia da capo a quella quantità di Lingue, che vorrete, fatele sgorgare un’ora nell’acqua fresca, e sbollentatele poscia per levargli la prima pelle; indi asciugatele, ponetele in una terrina, una contro l’altra, salandole suolo per suolo con sale, salnitro, zucchero, e aromati. Per ogni dieci libbre di Lingue vi vogliono due libbre di sale comune, quattr’oncie di salnitro, e quattr’oncie di zucchero detto Lisbona, oltre di ciò coriandoli, ginepro, zenzero, basilico, alloro, garofani, pepe lungo, pepe sano, macis, il tutto in discreta quantità; metteteci sopra un peso giusto per tenerle strette e mettetele in luogo fresco per otto, o dieci giorni; indi
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levatele dalla concia, infilatele ne’ budelli di maiale ben puliti, stati in infusione unitamente alle Lingue, e con qualche odore di finocchio, come quelle di Manzo, legate le due estremità, fatele sfumare fino a tanto che saranno secche. Quando vorrete adoperarle mettetele a cuocere metà acqua o brodo, e metà vino bianco, un mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, fette di carota, di panè, di cipolla, di radiche di petrosemolo; e allorché sono cotte fatele raffreddare fuori la loro cottura. Per servirle levategli la pelle, ponetele nel loro piatto con sotto una salvietta, e guarnitele con una aspic tremolante, o con petrosemolo verde. Queste Lingue si servono anche calde in diverse maniere; cioè, in Certrosa, intere, o divise nel mezzo; alla Delfina dirizzate ritte, sopra il piatto, e decorate alla foggia de’ Delfini; divise nel mezzo e tramezzate con ale di Tocchini, o Pollanche, piccate, e glassate; e finalmente in tutte quelle maniere, che le Lingue di agnello; Vedetele nel Tom. II. pag. 14. fino al 22.; ma queste però non debbono essere lardate per traverso in alcuna maniera.


Pavone in Adobbo.

Antremè Rifreddo = Abbiate un Pavone giovane, grasso, e grosso, sventratelo, e trussatelo colle zampe nel corpo, fiambatelo, e spilluccatelo, lardatelo per traverso di lardelli di lardo, e prosciutto, conditi con sale, e spezie fine, e rifilati al paro della carne. Mettete nel fondo di una cazzarola ovata qualche fetta di vitella, di lardo, e prosciutto, posateci sopra il Pavone col petto al di sotto, un mazzetto
VI.42
d’erbe diverse, e odorifere, due scalogne, una cipolla con tre garofani, poco sale, coprite bene con fette di lardo, e un foglio di carta, fate sudare un quarto d’ora con fuoco sotto, e sopra; quindi bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato un terzo, e altrettanto brodo buono; fate cuocere dolcemente, e poscia quasi raffreddare nella propria Bresa; indi scolate il fondo della cottura, metteteci un poco di aspic, e di sugo per dargli il colore, passate al setaccio, digrassate, e chiarificate come l’aspic; fatela gelare sopra la neve, che sia color d’oro. Aggiustate il Pavone ben nettato dal grasso sopra il piatto che dovete servire, con sotto una salvietta, e guarnitelo sopra, ed all’intorno coll’aspic sminuzzata, e tremolante.


Pavone all’aspic in Cassa di butirro.

Antremè Rifreddo = Quando averete cotto un Pavone come il precedente, o in galantina come qui appresso, e chiarificata l’aspic, e gelata nella stessa maniera, aggiustatelo in una Cassa di butirro, come il prosciutto pag. 24. copritelo colla sua aspic, decorate la Cassa di butirro propriamente, e servite.


Pavone in galantina.

Antremè Rifreddo = Spennate, fiambate, e spilluccate un bel Pavone, dissossatelo del tutto, e lardategli la carne con lardelli di lardo conditi con sale, e spezie fine. Tagliate in filetti qualche petto di selvaggiume, come di starne, pernici, beccaccie ec., due orecchie di mongana, una libbra e mezza di lardo, mezza libbra di prosciutto, mezza di tartufi, e
VI.43
aggiungeteci tre oncie di pistacchi ben verdi, e mondati; condite il tutto con sale, spezie fine, erbe odorifere in polvere, riempiteci il Pavone, avvolgetelo a guisa di una grossa mortadella, legatelo con una fittuccia larga di filo; oppure cucitelo, e dategli la sua primiera forma, fatelo cuocere esattamente come il Pavone in Addobbo, ma con un poco di più di brodo. Quando sarà cotto scolatene tutto detto brodo per formarne uno aspic come sopra, e fate raffreddare il Pavone nella sua cazzarola, coperto col suo lardo, e carta, o sopra un piatto. Allorché sarà freddo scioglietelo, o scucitelo, pulitelo dal grasso, e servitelo sopra una salvietta, coperto colla sua aspic tremolante. Lo potete servire ancora coperto con un pannolino decorato come quello del prosciutto pag. 25., e guarnito all’intorno coll’aspic, o alloro regio, e fette di limone tornito o in una Cassa di butirro, o con sopra una Cloche.


Pavone in Malbrè.

Antremè Rifreddo = Fate cuocere un bel Pavone come quello in Addobbo, o in galantina.
Abbiate una buona aspic, aggiungeteci il fondo della cottura come sopra, chiarificatela con li medesimi condimenti, che quella del Tom. I. pag. 17., formate il Malbrè in una cazzarola nella stessa guisa che il prosciutto in malbrè pag. 26., e servite nello stesso modo.


Fagiano all’aspic in diverse maniere.

Antremè Rifreddo = Questo si appresta esattamente come il Pavone, cioè in Addobbo, in galantina, in Malbrè, all’aspic tremolante, in Cassa di butirro, al Naturale ec.


VI.44
Galline di Faraone, e Pratarole all’aspic, in diverse maniere.

Antremè Rifreddo = Anche queste si apprestano in tutte quelle maniere che il Pavone, e se una fosse poco, se ne mettano due, e si servono esattamente nella stessa guisa.


Pernici, e Starne all’aspic in diverse maniere.

Antremè Rifreddo = Spennate, sventrate, trussate, fiambate, lardate, e fate cuocere tre Pernici, o tre Starne giovani, grasse, e di buon odore, come il Pavone in Addobbo, o dissossato, come quello in galantina pag. 42., aggiungete il fondo della cottura all’aspic, chiarificatela con li medesimi ingredienti, che quella nel Tom. I. pag. 17., e apprestate le Pernici, o Starne, in tutte quelle maniere, che il Pavone. Le Beccaccie le potete preparare egualmente.


Lingue di Manzo in Malbrè.

Antremè Rifreddo = Abbiate delle Lingue di manzo o sfumate, o furrè, o allo scarlatto, fatene cuocere come la Culatta di manzo pag. 37., tre, o quattro, secondo la grandezza della cazzarola, che volete fare il Malbrè. Quando le Lingue saranno fredde levategli la pelle, la regaglia, e tagliatele in fette per traverso non molto grosse. Abbiate una buona aspic, come è descritto nel Tom. I. pag. 17., ponetene due dita scarse nel fondo della cazzarola, fate gelare con neve sotto, e sopra, poscia fateci sopra qualche disegno, come il prosciutto in Malbrè pag. 26., aggiustateci quindi un suolo di fette di Lingue e un suolo d’aspic alquanto rappresa, che le fette restino
VI.45
coperte, fate gelare di nuovo, replicate un altro suolo di Lingue, ed un altro d’aspic, e fate rigelare, continuate così suolo per suolo, finché la cazzarola sarà piena; tenete con neve sotto, e sopra, fino al momento di servire, immergete allora per un istante il fondo della cazzarola nell’acqua bollente, e rivoltate subito nel piatto sopra una salvietta, e servite.


Malbrè in diverse maniere.

Antremè Rifreddo = Potete preparare un Malbrè di tutto ciò, che volete, come il precedente; cioè in luogo delle fette di Lingue di manzo, ci potete mettere fette di galantina di Gallinaccio; fette di Gattò di Lepre; fette di Gattò alla Piamontese; fette di petti d’Oca in Addobbo; fette di galantina di Gallinaccietti, di Tocchini, di Capponi, di Pollanche; fette di petti di Gallinaccio in Addobbo; fette di prosciutto rifreddo; fette di galantina di Maiale; fette di Testa di Maiale, o di Cignale rifredda; fette di Manzo allo scarlatto; fette di Cosciotto di Mongana in Addobbo; fette di Porchetta da latte in galantina; fette di formaggio all’Inglese; fette di Gattò alla Savoiarda; Tenerumi di Mongana glassati, e rifreddi; Animelle di Mongana, o di Capretto glassate, e rifredde; Lingue di Maiale furrè ec. Oltre tutto ciò, petti di Pavoni cotti in Addobbo, o Arrosto, di Fagiani, di Pernici, di Starne, di Beccaccie, di Gallinaccietti, di Tocchini, di Capponi, di Pollanche, o interi, o emensè, cioè in fettine. Potete ancora
VI.46
guarnire questi Malbrè con gamberi cotti, e mondati, o code de’ medesimi, tartufi cotti, e mondati, o interi, o in fette, ma negli angoli soltanto qualora i petti siano interi, i tartufi ed i gamberi interi; ed essendo in fette un suolo per sorta, e le code de’ gamberi intere. Potete tramezzare anche petti e coscie, le coscie però di selvaggiume intere, e quelle di polleria dissossate, e ripiene, il tutto cotto e rifreddo. In questa sorta di vivande rifredde, il genio, ed il buon gusto v’ha una gran parte, mentre l’oggetto principale è l’aspic, questa deve essere di un color d’oro, limpidissima, di sostanza, e di un gusto rilevato, e sopra tutto abbastanza forte, acciò rivoltando il Malbrè sopra il piatto non si abbia da rompere. Veggasi nel Tom. I. pag. 17., come si prepara, e si chiarifica detta aspic.


Verrina Lattante di Maiale.

Antrè, o Antremè Rifreddo = Abbiate una buona Verrina lattante, che in Roma chiamasi ventresca, osservate che sia salata di recente; fatela dissalare ancora, se bisogna; raschiatela sopra la cotena, paratela all’intorno propriamente; fatela cuocere con acqua, una bottiglia di vino bianco, fette di cipolla, di carota, di panè, di radiche di petrosemolo, quattro scalogne, una testa di sellero, due spicchi d’aglio, una foglia di alloro, un mazzetto di finocchio dolce, una mignonette. Quando sarà cotta fatela raffreddare fuori del suo brodo, e paratela nuovamente all’intorno. Per rifreddo: copritela di un pannolino, e decoratela sopra, come il prosciutto in galantina.
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Tom. V. Cap. I. Se per Antrè, allora fatene cuocere soltanto un bel pezzo riquadrato nello stesso modo come sopra, e servitelo guarnito con Erbe in Hoscepot. Vedete Cappone in Hoscepot nel Tom. III. Cap. I., ma l’erbe le farete cuocere a parte, e servirete sopra la medesima Salsa.
Queste Verrine o Ventresche lattanti, sono molto stimate allorché è poco tempo che sono state salate, mentre quando sono vecchie, mai vengano servite sopra buone e delicate mense.


galantina di Maiale.

Antremè Rifreddo = Abbiate quella quantità di piedi, e orecchie di maiale, secondo la galantina che volete fare, fiambatela sopra un fornello ardente, nettatele bene, lavatele, e asciugatele; mettetele poscia in una terrina strofinate con un poco di salnitro, per ventiquattr’ore; poscia lavatele, ponetele in una marmitta con acqua che restino coperte, una foglietta di vino bianco consumato per metà, due cipolle con sei garofani, due carote, una panè, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, poco sale; fate bollire dolcemente circa cinque o sei ore, e schiumate bene. Quando saranno cotte, tiratele subito fuori della loro cottura: le orecchie tagliatele in quattro parti per lungo, e li piedi dissossateli del tutto, ponete ogni cosa in una terrina, aggiungeteci pistacchi ben verdi, e mandorle dolci ambedue pelati, de’ tartufi cotti, e tagliati in dadini, il tutto a proporzione; condite con pepe schiacciato, spezie fine, un pochino di rosolio di anaci, o aceto di dragoncello, e sale,
VI.48
se sarà di bisogno; mescolate il tutto insieme, e che sia di gusto rilevato, versate in una salvietta pulita, prima bagnata, e poi spremuta bene, dategli la forma di una grossa mortadella, stringendo, e torcendo da capo, e da piedi, legate con lo spago le due estremità, ed anche nel mezzo, sospendete in aria, e fate raffreddare. Quando sarà fredda, sciogliete la salvietta, ponete la galantina sopra il piatto che dovete servire, copritela con un pannolino decorato come il prosciutto in galantina, e guarnitela all’intorno coll’aspic tremolante, o con petrosemolo, alloro regio, e fette di limone, o coperta con una Cloche.
Potete a questa galantina dargli la forma di un Globo, stringendo la salvietta, e legarla come un pallone, ovvero metterla dentro una cazzarola senza legarla, e con un peso sopra il coperchio, acciò ne prenda la forma.


formaggio all’Inglese.

Antremè Rifreddo = Dissossate del tutto una testa di Mongana, levategli la lingua, involtatela, legatela, fatela cuocere in una Bresa ristretta, come le Orecchie Tom. I. pag. 158., ma con un bicchiere di vino bianco bollente, quando sarà cotta levatela, fatela intiepidire, e tagliatela in dadini, tagliate anche in dadini una lingua di manzo Furrè, o allo Scarlatto, due belle carote gialle, otto oncie di tartufi, un pugno di prugnoli secchi bene ammollati, o freschi, e tartufi secchi, o ambedue secchi, secondo la stagione, il tutto cotto una cosa giusta, con buon brodo, e quasi freddo; unite tutti questi dadini a quelli della testa in una
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terrina, aggiungeteci tre oncie di pistacchi ben verdi, e pelati, qualche dadino di lardo imbianchito, e di prosciutto crudo. Abbiate tanta farsa di mongana, per quanto è la dose suddetta, fatta come segue: tritate tre libbre di magro di mongana pulita dalle pelli, e nervi, con una zinna di mongana cotta, ed una libbra di lardo imbianchito, quindi pestate nel mortaio, aggiungeteci una panata fredda del volume, quanto la metà della carne, fatta con mollica di pane, latte, fiore di latte, disseccata sopra il fuoco, e stretta con quattro rossi d’uova: seguitate a pestare, con dite con sale pepe schiacciato, spezie fine, petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito e legato con otto rossi d’uova, e quattro bianchi, mescolate bene questa farsa con tutti i dadini di sopra accennati osservando, che il tutto sia ben condito, e giusto di sale; prendete una cazzarola proporzionata alla dose, copritela tutta al di dentro di fette di lardo, versateci la composizione, coprite di sopra come di sotto, fate cuocere al forno circa due ore più o meno, secondo la grossezza del formaggio, e raffreddare poscia nella propria cazzarola. Quando sarà freddo levatelo, pulitelo dal grasso, e rifilatelo per tutto col coltello, acciò mostri il bel Malbrè. Fate gelare sopra la neve un dito di buona aspic in una cazzarola un dito più grande della circonferenza del formaggio, posateci sopra detto formaggio, mettete altra aspic all’intorno, e sopra, che resti coperto, fate ben gelare con neve sotto e sopra, e nel momento di servire immergete un istante il
VI.50
fondo della cazzarola nell’acqua bollente, rivoltate subito nel suo piatto con sotto una salvietta, e servite.


Gattò alla Piamontese.

Antremè Rifreddo = I Francesi appellano questo Rifreddo, Pain de Chocon: per farlo prendete una cotena di maiale bella grande, e pulita, involtatela, e fatela cuocere con le medesime carni, come la Hure di Cignale pag. 17. in una Bresa del giorno antecedente, o come l’altra. Quando il tutto sarà cotto, stendete la cotena, copriteci tutto il di dentro di una cazzarola, e metteteci tutte le carni tagliate in pezzetti, o dadini, aggiungendoci qualche pistacchio verde, e pelato. Allorché la cazzarola sarà piena ripiegateci sopra la cotena, che sopravvanza su i bordi, coprite la cazzarola, metteteci un picciolo peso, fate raffreddare, rivoltate, e servite sopra una salvietta, guarnito sotto di alloro regio.


Gattò alla Savoiarda.

Antremè Rifreddo = Fate cuocere delle orecchie, e piedi di maiale, quella quantità che credete, dopo averli ben fiambati, e puliti, in una Bresa fatta con acqua, o brodo, una bottiglia di vino bianco, due cipolle, due carote, una panè, un mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, una mignonette, come quella della Hure di Cignale, sale, quattro scalogne, due spicchi d’aglio. Quando i piedi, e le orecchie saranno ben cotte, levatele, scolatele, dissossate i piedi, tritate l’uno, e l’altro grossolanamente, condite con spezie fine, pepe schiacciato, e sale se sarà di bisogno, sbruffateci un
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pochino di aceto di dragoncello, mescolate bene con un pugno di pistacchi verdi, e pelati, e versate in una cazzarola proporzionata alla dose, che venga piena; fate raffreddare, rivoltate, e servite il Gattò sopra una salvietta rifilato per tutto all’intorno, con sotto alloro regio, o all’intorno una buona aspic tremolante. Potete apprestare questo Gattò coll’aspic, come il formaggio all’Inglese.


Gattò di Lingue Salate.

Antremè Rifreddo = Vedete le Lingue di manzo in Malbrè, mentre il Gattò suddetto si appresta esattamente nello stesso modo.


Porcelletta all’aspic.

Antremè Rifreddo = Abbiate una bel Porcelletta, sventratela, levategli il nervo che tiene nell’osso della spina, lavatela, ponetela in una pescioniera con fette di lardo sotto e sopra, una bottiglia di vino di Sciampagna, o Reno, o altro vino bianco, consumato un terzo, un poco di brodo buono bianco, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, due fette di limone senza scorza, due scalogne, uno spicchio d’aglio, quattro garofani, qualche fettina di cipolla, e di carota, sale, pepe sano, coprite con fogli di carta, fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotta scolate il fondo della cottura, digrassatelo, passatelo al setaccio, aggiungeteci tanta buona aspic di grasso, per quanto ne avete di bisogno, dategli un bel color d’oro, con un poco di sugo, e chiarificatela come è descritto nel Tom. I. pag. 13., sbruffandoci un poco di aceto di dragoncello, e fatela poscia
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gelare sopra la neve. Ponete la Porcelletta fredda, e ben pulita sopra il piatto, che dovete servire, con sotto una salvietta pulita, guarnitela sopra, ed all’intorno coll’aspic sminuzzata, e tremolante, e servitela. La potete anche far cuocere tagliata in pezzi, e aggiustarla in una cazzarola in Malbrè; ovvero nella sua lunghezza in una forma di latta, lunga, e larga quanto la Porcelletta, fatta fare espressamente.
Di magro: ponete la Porcelletta ben pulita in una pescioniera, con fettine di carota, di cipolla, di panè, di radiche di petrosemolo, quattro scalogne, due spicchi d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, quattro garofani, pepe sano, sale, due fette di limone senza scorza, un pezzo di butirro, o un poco d’olio, una bottiglia di vino come sopra, un poco di brodo bianco di magro, coprite con fogli di carta unta di olio, o butirro; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotta, scolate il fondo, digrassatelo, aggiungeteci tanto sugo, e aspic di magro, quanto è necessario, e finite, e servite la Porcelletta, come la precedente. Una fetta di Storione la potete apprestare egualmente, dandogli però più cottura, e così qualunque altra sorta di Pesci.


galantina di Pesce.

Antremè Rifreddo = Spogliate due grosse Anguille dalla loro pelle, sventratele, e dissossatele, e tagliatele in filetti lunghi un palmo, e mezzo, e grossi un dito; unite a questi filetti altri filetti di pesce, come di Ombrina, Corvo,
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Spada, Spigola, Scorfano, Cappone, Carpio, Luccio, Salamone, Trotta ec. nettati bene dalle pelli, e spine, e mescolate anche parte di questi pesci insieme. Ponete tutti questi filetti in una terrina, conditeli con sugo di limone, sale, spezie fine, erbe odorifere in polvere, tartufi tagliati in dadi, prugnoli secchi bene ammollati, code di gamberi, qualche pistacchio. Bagnate, e spremete bene una salvietta, o un pezzo di stamina, ungetela di butirro se non sarà giorno di vigilia. Stendeteci sopra i filetti suolo per suolo, tramezzandoli colli tartufi, code, pistacchi ec. che il tutto sia ben condito, specialmente di sugo di limone, e rilevato di gusto, involtate la salvietta a guisa di una grossa mortadella, legatela da capo e da piedi con spago, e quindi all’intorno con fettuccia larga di filo. Mettete questa galantina in una pescioniera unta di butirro, o olio, con sotto, e all’intorno le dissosature, e pelli de’ Pesci, ma non le pelli dell’Anguille, fette di cipolle, di carote, di panè, di radiche di petrosemolo, un mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, quattro scalogne, due spicchi d’aglio, sale, pepe sano, garofani; fate sudare con fuoco allegro sotto, e sopra; quando l’acqua che averà reso sarà consumata, e senza essere niente attaccato, bagnate con una bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e un poco di brodo bianco di pesce quanto resti coperta la galantina, fate cuocere dolcemente circa un’ora, più, o meno secondo la grossezza della galantina; quando sarà cotta tiratela
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fuori e fatela raffreddare; colate il fondo della cottura, digrassatelo, passatelo al setaccio, dategli un color d’oro con un poco di sugo di magro, e formatene una aspic ben condizionata, e rilevata con un filetto di aceto di dragoncello. Vedetela nel Tom. V. pag. 24. Svoltate la galantina dalla salvietta, e servitela o intera coll’aspic suddetta, gelata, sminuzzata, e tremolante; o intera, o tagliata in fette in una cazzarola in Malbrè. Vedete i diversi Malbrè alla pag. 45.


Salami di Pesce.

Antremè Rifreddo = Prendete la carne di ogni sorta di pesce grosso, i migliori sono il Cefalo di mare, l’Anguilla, il Luccio, lo Scorfano, il Cappone, la Linguattola, o Palaia, la Spigola, l’Ombrina, il Corvo, la Cerna ec. Tagliate in grossi dadi de’ filoni riquadrati di Anguilla, o di Cefalo, onde imitare il grasso de’ salami di maiale; poneteli in infusione dentro una terrina per ventiquattr’ore, con sale, spezie fine, erbe odorifere in polvere, un pochino di vino di Cipro, o di Borgogna bianco, consumato per metà, e freddo, filetti di ottime alici salate. Quindi tritate ben fino la carne di altri pesci, la quantità necessaria, conditela come sopra, e coloritela nella seguente maniera: prendete della lacca minerale, pestatela in un mortaio di bronzo ben fino, ed intanto che la pestate stemperatela con olio buono, fino ad un certo punto di liquefazione non molto lunga: incorporatela alla carne trita, soltanto per fargli prendere colore. Terminato il tempo delle ventiquattr’ore
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d’infusione, mescolate la carne trita con i grossi dati. Abbiate pronti i budelli ben puliti, riempiteli con la composizione suddetta, legateli da capo, e da piedi, dandogli quella lunghezza che credete, mentre dovrete restringere di nuovo dopo che saranno cotti. Per cuocerli: fate un corto-brodo, come quello del Merluzzo al Corto-brodo Tom. V. Cap. III., passatelo al setaccio, ma senza aggiungerci olio; poneteci dentro i salami, e fateli bollire dolcemente finché saranno arrivati a cottura, pungendoli con un aco ove averanno dell’aria, ed ove si fosse deposto dell’olio, che non avesse attirata a se la composizione. Asciugati, e freddi che saranno li farete sfumare ad una stufa nello stesso modo che le mortadelle, e salami di maiale. Questi salami si servono ordinariamente intieri sopra una salvietta guarniti di petrosemolo verde. Io peraltro preferisco di fare le Mortadelle in luogo de’ Salami, mentre si possano servire in molte, e diverse maniere.


Malbrè di Code di Ragoste.

Antremè Rifreddo = Abbiate un’aspic di magro, come è descritta nel Tom. V pag. 24., ponetene circa due dita nella cazzarola in cui volete fare il Malbrè, fatela gelare con neve sotto e sopra; quindi formateci sopra un bel disegno, con tartufi cotti, e code di gamberi cotti, foglie, e fusti di petrosemolo, foglie di dragoncello, qualche pistacchio, e mandorla dolce, pelati; aggiustateci poscia sopra delle fette di code di Ragoste cotte, e alquanto grosse, coprite coll’aspic un pochino rappresa; fate
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gelare di nuovo, replicate le fette di code, e l’aspic, continuate così finché la cazzarola sarà piena; fate finire di gelare, e servite nello stesso modo, che il Malbrè di Lingue di manzo pag. 44.


Malbrè di Gamberi.

Antremè Rifreddo = Questo si appresta come il precedente, e solo varia che in luogo delle fette di code di Ragoste, si mettono delli gamberi tutti uguali, cotti, mondati, e rifreddi.


Tocchino all’aspic in Malbrè.

Antrè Rifreddo = Fate cuocere un Tocchino, come il Gallinaccio in galantina pag. 28. Quando sarà rifreddo, tagliatelo in fette per traverso, e formatene il Malbrè in una cazzarola. Vedete Malbrè in diverse maniere pag. 45. Lo potete anche mettere in Malbrè senza tagliarlo, ma in una cazzarola ovata. Vedete prosciutto in Malbrè pag. 26.


Pizzarde al Fumè all’aspic.

Antrè Rifreddo = Cinque o sei Pizzarde sono sufficienti per questo piatto. Queste si apprestano nello stesso modo, che i Tordi al Fumè all’aspic pag. 55.


Perniciotti in Pere all’aspic.

Antrè Rifreddo = Riempite cinque Perniciotti, come i Tordi in Pere al Gratino Tom. II. p. 211., ma con picciolo salpiccone nel mezzo della farsa; fateli cuocere come quelli per le Cassettine di pane pag. 209.; e quando saranno freddi infilategli ad ognuno la zampetta a guisa di pero. Fate gelare sopra la neve un dito di buona aspic nel piatto, che dovete servire, aggiustateci poscia sopra i Perniciotti scuciti, e ben
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puliti, con tramezzo fette di limone intagliate a guisa di creste, e piccioli gamberi cotti, e mondati; formate all’intorno del piatto un bordino di mostaccioletti di aspic, che averete fatto gelare sopra un altro piatto alla grossezza di un dito, e quindi tagliata col coltello, e servite coperti i Perniciotti con aspic sminuzzata, e tremolante.


Tenerumi di Mongana all’aspic.

Antrè Rifreddo = Quando i tenerumi di Mongana saranno cotti, e glassati, come quelli alla Perla. Vedeteli nel Tom. I. pag. 189., aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, con sotto un dito di aspic gelata, seminateci sopra qualche foglia di dragoncello, e all’intorno fateci un bordino di code di gamberi; copriteli con aspic sminuzzata e tremolante, e servite subito.


Coscie di Gallinaccietti in Anitrelle all’aspic.

Antrè Rifreddo = Fate cuocere quattro coscie di Gallinaccietti, come quelle de’ Tocchini Tom. II. pag. 210., fatele raffreddare nella propria cazzarola, dopo averne levato tutto il brodo; indi nettatele dal grasso, scucitele, e guarnitele come le altre a guisa di Anitrelle. Fate gelare sopra il piatto che dovete servire un dito di aspic, posate sopra detto piatto un cerchio di latta alto due dita, e della circonferenza del fondo del piatto, aggiustateci nel mezzo le Anitrelle, aggiungeteci un altro dito di aspic quasi rappresa, acciò non esca fuori del cerchio di latta, fate gelare sopra la neve, e prima di servire versate ancora un poco di aspic tremolante negli angoli delle
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Anitrelle, alzate detto cerchio, e servite. Questo cerchio di latta vi può essere utile per tutti gli Antrè rifreddi, che farete sopra il piatto. Potete anche servirvi di un bordino fatto con butirro fresco, o mescolato con grasso di vitella, o di castrato purificato, e raffreddato. Ma ciò non si consuma mai.


Tordi al Fumè all’aspic.

Antrè Rifreddo = Dissossate sette o otto Tordi, come quelli per le Cassettine di pane Tom. III. pag. 209., riempiteli con un picciolo salpiccone cotto, e assai ristretto di animelle, tartufi ec. dategli una forma rotonda, fateli cuocere, nello stesso modo, e raffreddare. Fate colle carcasse una Salsa chiara al Fumè. Vedetela nel Tom. I. pag. 79., ma bagnata coll’aspic, e chiarificatela come il solito. Prendete sette o otto picciole stampe rotonde, ponete a cadauna nel fondo un poco di aspic, fatela gelare sopra la neve; indi fateci sopra un picciolo disegno con filetti di code di gamberi, e foglie di dragoncello; posateci sopra il Tordo, coprite colla medesima aspic alquanto rappresa, che le stampe siano piene, e fate finire, di gelare. Nel momento di servire abbiate il piatto pronto con sopra mezzo dito di aspic gelata; scaldate un istante nell’acqua bollente il di fuori delle picciole stampe; rivoltatele subito, e aggiustatele con simetria nel piatto sopra all’aspic, e servire subito.


Allodole alla Perla all’aspic.

Antrè Rifreddo = Queste si apprestano esattamente come i Tordi all’aspic pag. 58., e si servono nella stessa maniera.


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Insalatina alla Majonese.

Antrè Rifreddo = Fate cuocere arrosto due o tre pollastri, e tagliateli poscia in otto pezzi per cadauno. Stemperate in una terrina con olio a proporzione due rossi d’uova dure, un poco di mostarda e un poco di aceto alla Ravigotta. Tritate petrosemolo, cerfoglio, pimpinella, dragoncello, rucchetta, foglie di finocchio domestico, sivette, crescione, il tutto in poca quantità, unite quest’erbe alla Salsa suddetta, aggiungeteci qualche filetto d’alici salate, qualche picciola cipolletta ben cotta e code di gamberi cotte e mondate, due scalogne trite, uniteci i pezzi di pollastri, condite con sale, pepe schiacciato, e un poco di sugo di limone, mescolate il tutto insieme; aggiustate con simetria sopra il piatto, che dovete servire con tutta la Salsa, coprite per tutto con un poco d’aspic tremolante, e servite, guarnito all’intorno di crostini fritti nel butirro di bel colore. Questa Insalatina la potete apprestare con qualunque sorta di pesce cotto e rifreddo, e tagliato in grossi filetti, o diviso a scaglie.


Insalatina alla Berten all’aspic.

Antrè Rifreddo = Abbiate due, o tre pollastri cotti arrosto tagliateli in quarti, levategli la pelle, e le ossa, e tagliate tutta la carne in fettine. Stemperate in una terrina due rossi d’uova dure con olio a proporzione, un poco di mostarda, un poco di aceto di dragoncello, e di basilico, ed un filetto di quello d’aglio; quindi aggiungeteci code di gamberi cotti e mondate, olive di Spagna dissossate,
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capperi fini interi, qualche picciolo cedrioletto sotto aceto e mondato, filetti di alici salate, petrosemolo, scalogna, e cipolletta trito, uniteci le fettine di pollastri, condite con sale, e pepe schiacciato; mescolate il tutto insieme; aggiustate con simetria sopra il piatto che dovete servire, fateci all’intorno un bordino di mostaccioletti di aspic, e coprite sopra con aspic tremolante, e servite. Anche questa Insalatina la potete apprestare con qualsivoglia sorta di pesce cotto e rifreddo.


Insalatina alla Ravigotta all’aspic.

Antrè Rifreddo = Tagliate in sei pezzi per cadauno due o tre pollastri cotti arrosto e rifreddi, poneteli in una terrina, conditeli con olio, aceto di dragoncello, sale, pepe schiacciato, un pochino di mostarda, e tutte l’erbe a ravigotte, cioè: petrosemolo, cerfoglio, pimpinella, dragoncello, rucchetta, foglie di finocchio domestico, sivette, crescione, il tutto trito, ed in quantità, un pizzico di capperi fini interi, e un bicchiere e mezzo o due di buona aspic; mescolate il tutto insieme acciò l’olio si mescoli bene colla Salsa, e fate gelare subito sopra la neve. Nel momento di servire aggiustate i pezzi di pollastri sopra il piatto, sminuzzate la Salsa, come un’aspic tremolante, e ponetela ovunque sopra i pollastri; guarnite all’intorno con de’ piccioli mucchietti di erbe a Ravigotta tritate grossolanamente e tramezzate detti mucchetti con dei cuoretti assai piccioli di lattuga, conditi con olio, sale, e aceto di dragoncello.


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Insalatina alla Barrì all’aspic.

Antrè Rifreddo = Questa Insalatina si appresta con ogni sorta di selvaggiume, castrato, piccioni, il tutto cotto arrosto, rifreddo, e tagliato in filetti. Questi si condiscono in una terrina, con una Salsa alla Remolada fredda, ma senza rossi d’uova, e con aceto di dragoncello. Vedetela nel Tom. I. pag. 69., code di gamberi, olive dissossate, capperi fini interi, cedrioletti sotto aceto mondati e tagliati in dadini; mescolate il tutto insieme, aggiustate sopra il piatto con simetria, coprite con un poco di aspic tremolante, guarnite all’intorno con crostini fritti nell’olio, e servite.


Insalatina alla Remolada all’aspic.

Antrè Rifreddo = Apprestate una Salsa alla Remolada fredda come è descritta nel Tom. I. pag. 69., conditeci i pollastri cotti arrosto, rifreddi, e tagliati in sei pezzi per cadauno, aggiustateli con tutta la Salsa sopra il piatto, che dovete servire, e copriteli con aspic tremolante. Questa Insalatina si appresta egualmente con pesce cotto, rifreddo, disfatto a scaglie, o tagliato in filetti.


Insalatina alla Polacca all’aspic.

Antrè Rifreddo = Questa si appresta come quella alla Berten pag. 59., e solo varia, che i pollastri si tagliano in pezzi, e gli si leva la pelle, ed inoltre vi si aggiungono cipollette picciole e ben cotte, e uovette nonnate cotte mollè e pelate, si cuopre coll’aspic tremolante, e si serve nello stesso modo. Anche questa la potete preparare con ogni sorta di pesce.


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Insalatina alla Moscovita all’aspic.

Antrè Rifreddo = Abbiate il petto di un’Oca cotta arrosto e rifredda, levategli la pelle, tagliatelo in fettine per traverso. Mescolate in una terrina due rossi d’uova dure, con olio, un poco di mostarda, un poco di aceto alla mariniera, ed un poco di sugo di arancio; indi metteteci le fette di petto d’Oca, aggiungeteci code di gamberi corte e mondate, olive di Spagna dissossate, capperi fini interi, filetti di alici salate, picciole cipollette cotte, punte di sparagi cotti, culi di carciofi cotti e tagliati a rotelline, piccioli cedrioletti sotto aceto e mondati, sei rossi d’uova fresche dure; condite con sale, pepe schiacciato, petrosemolo, cipolletta, scalogna, il tutto trito; quindi mescolate il tutto insieme, aggiustate le fettine di petto d’Oca sopra il piatto, che dovete servire, guarnite sopra con tutti gli ingredienti suddetti, e li rossi d’uova dure tagliati nel mezzo, versateci sopra la Salsa, guarnite all’intorno con rotelline di mollica di pane fritte nell’olio di bel colore, coprite coll’aspic tremolante, e servite subito. Questa Insalatina si appresta egualmente con qualunque sorta di pesce cotto, rifreddo, e diviso a scaglie, o tagliato in filetti.


Insalatina alla Belle-vue.

Antrè Rifreddo = Tagliate delle fettine di qualunque sorta di pollo, o selvaggiume cotto arrosto e rifreddo, aggiustatele propriamente sopra il piatto che dovete servire, con qualche cappero fino intero, e petrosemolo, e cipolletta trito, guarnite all’intorno di fettine
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di limone tagliate a guisa di creste; quindi formategli sopra un primo giro, ossia cordone di picciole cimette di broccoli cotte, un altro di code di gamberi cotti, e mondate, un altro di olive di Spagna dissossate, un altro di picciole cimette di cavolo fiore cotte, un altro di fettine di mezze uova dure, un altro di rotelline di carota rossa cotta, un altro di anelletti di mollica di pane fritti, un altro di cipollette assai picciole cotte seguitate così finché le fettine di carne saranno tutte coperte. Nel momento di servire, mescolate in una picciola terrina; olio, mostarda, aceto di dragoncello, di basilico, sugo di limone, un filetto di aceto d’aglio, sale, pepe schiacciato; versate sopra l’Insalatina, coprite, se volete, con dell’aspic tremolante, e servite subito. La potete fare nello stesso modo, con ogni sorta di pesce cotto e rifreddo.


Insalatina alla Biron.

Antrè Rifreddo = Aggiustate propriamente sopra il piatto, che dovete servire delle fettine di qualunque sorta di volatile domestico, o selvatico cotto arrosto, e rifreddo, e se fosse picciolo tagliato in pezzi; in questo caso però ponete negli angoli de’ pezzetti di aspic gelata, acciò il di sopra sia tutto eguale: quindi con filetti di alici, formateci sopra una stella, una croce di Malta, uno Stemma gentilizio, o altro disegno, ponete nei vani di questo disegno: in uno rossi d’uova fresche dure e trite, in un altro petrosemolo trito, in un altro piccioli capperi interi, in un altro scalogne trite, in un altro carota rossa cotta, e trita, in
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un altro fettine di cedrioletti sotto aceto e mondati, in un altro bianco d’uovo duro e trito, e così finché tutti i vani saranno pieni. Bisogna però tritare e tagliare tutte queste cose sopra una salvietta pulita, separatamente, presciendendo dal petrosemolo e scalogne. Nel momento di servire condite con una Salsa fatta come sopra, e guarnite all’intorno con un cordone di code di gamberi cotte e mondate, di cipollette cotte, e di olive di Spagna dissossate, poste con simetria una per sorta. Se questa Insalatina sarà di fettine di volatile, allora ci porrete sopra un poco di aspic tremolante prima di servire, se l’avete. Anche questa Insalatina la potete apprestare con ogni sorta di pesce cotto e rifreddo.


Variazioni delle Insalatine.

Antrè Rifreddo = In questa sorta di vivande rifredde l’aspic in un certo modo ne forma l’oggetto principale, onde devesi osservare, che sia ben fatta, limpida, color d’oro, di sostanza, e alquanto rilevata di gusto, sì di grasso, che di magro. Vedetele nel Tom. I pag. 17. e V. pag. 24. In quanto alle Insalatine, queste le potete apprestare con qualunque sorta di volati le domestico, o selvatico, cotto arrosto, o alla bresa, e rifreddo. Se l’uccello, o il pollo sarà picciolo lo tagliarete in pezzi, e se sarà grande in fettine, o filetti. Oltre di ciò potete fare delle Insalatine con filetti, o fettine di Lepre, di Coniglio, di Capriolo, di Cignaletto, di Porchetta, di Mongana, di galantina, di Lingue salate ec., il tutto cotto e rifreddo. Lo stesso potete fare con ogni sorta
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di Pesci sì di mare, che di acqua dolce, cotti allesso, o arrosto, o alla bresa, e rifreddi, tagliati in fettine, o filetti, o divisi a scaglie. Ordinariamente s’impiegano per sì fatte vivande le carni, o i pesci restati dalla tavola, e rare volte si fanno cuocere espressamente; questo però accade in quelle corti de’ Grandi, ove l’ordinario è copioso, ed ove nulla deve andare a male: ma per un pranzo ordinario bisogna far cuocere espressamente tutto quello, che bisogna. La maniera di decorare, e condire tutte queste Insalatine è presso a poco la stessa, dipendendo tutto ciò dal gusto, e genio di chi lavora.


Filetti di Anitre Emensè al Dragoncello all’aspic.

Antrè Rifreddo = Fate cuocere arrosto due Anitre selvatiche ben sugose; poscia fatele raffreddare in una cazzarola; indi tagliategli i petti, levategli la pelle, e tagliateli in fettine per traverso, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire con sotto mezzo dito di aspic alquanto rappresa; tritate quindi un poco di dragoncello ponetelo nel sugo, che averanno reso le Anitre raffreddandosi nella cazzarola, con un poco di sale, pepe schiacciato, e un poco di aspic alquanto rappresa e spandetela tutta sopra le fettine di Anitre. Nel momento di servire coprite tutto con dell’aspic tremolante, e fategli un bel cordone all’intorno di code di gamberi cotte, e mondate, e olive di Spagna dissossate.


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Animelle di Mongana in Tartarughe all’aspic.

Antrè Rifreddo = Fate cuocere quattro belle animelle di cuore di mongana, senza alcuna decorazione, in una bresa ristretta, come quelle alla Reale Tom. I. pag. 182., e fatele raffreddare nella loro cottura; quindi asciugatele, ponetele sopra una salvietta, infilategli cadauna le quattro zampe, e la testa, intagliate, e poco cotte. Vedete sopra di ciò Tartarughe di Spigola nel Tom. V. pag. 107., bagnategli quindi leggermente tutto il di sopra con un pochino di bianco d’uovo sbattuto, o un pochino di grasso squagliato della loro cottura; guarnitela poscia al di sopra a guisa di una conchiglia di tartaruga con fettine tagliate a scaglie di carote gialle, e rosse, cotte, fettine di tartufo cotto, foglie di lattughe cotte e ben verdi, e fettine fine di petto di pollo cotto. A misura, che ne aggiustate una copritela con un pezzetto di pannolino bagnato con brodo bianco e spremuto. Quando le averete fatte tutte, aggiustatele sopra il piatto che dovete servire con sotto mezzo dito di aspic gelata, posateci sopra un cerchio di latta alto due dita, grande come la circonferenza del fondo del piatto, versateci ne’ vani una buona aspic tremolante, che cuopra sino alla metà le Tartarughe, seminateci sopra delle foglie diritte di dragoncello, e tenete il piatto sulla neve. Nel momento di servire levate i pezzetti di panno lino, alzate il bordino di latta, versate un pochino di aspic quasi gelata sopra ad ogni Tartaruga per dargli il lustro, nettate il bordino del piatto, e servite subito.


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Piccioli Malbrè al Dragoncello.

Antrè Rifreddo = Abbiate delle picciole stampe a guisa di mezzi melloncini, o conchiglie, o gigli, o altra forma, nettatele bene, e ponete nel fondo di cadauna un pochino d’aspic ben rilevata di gusto di dragoncello; fate gelare sopra la neve; quindi fate sopra a detta aspic qualche picciolo disegno con foglie di dragoncello tagliate propriamente, aggiungeteci dadini di code di gamberi cotte e mondate, dadini di petto di pollo cotto arrosto, dadini di tartufo cotto, il tutto in poca quantità; coprite, e riempite le picciole stampe colla medesima aspic alquanto rappresa, fate gelare sopra la neve. Nel momento di servire abbiate il piatto pronto con un dito di aspic gelata nel fondo, scaldate un istante nell’acqua bollente il di fuori delle picciole stampe, rivoltatele subito, e ponetele con simetria nel piatto sopra all’aspic, e servite subito.


aspic in picciole stampe in Malbrè.

Antrè Rifreddo = Questi piccioli Malbrè si apprestano esattamente come sopra, e solo variano, che in luogo del dragoncello, si pone delle picciole foglie di petrosemolo, e si finiscono, e si servono nella stessa maniera. Questi due piatti di piccioli Malbrè si apprestano di magro, come di grasso, variando il petto di pollo, con polpa di pesce cotto, e l’aspic in luogo di grasso, e di magro.


Emensè di Anitre all’Erbe fine all’aspic.

Antrè Rifreddo = Vedete filetti di Anitre Emensè al dragoncello all’aspic pag. 65., mentre queste non variano, che nel far bollire un
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momento petrosemolo, scalogne, cipolletta, una punta d’aglio, un poco di dragoncello, il tutto trito, col sugo, che averanno reso le Anitre, ed un poco d’aspic, condite con poco sale, pepe schiacciato, ed il sugo di uno, o di mezzo arancio; fate poscia alquanto squagliare questa Salsa sopra la neve, e quindi spargetela sopra le fettine di Anitre: per il restante finite e servite come le altre.


Filetti di Beccaccie al Vino di Sciampagna all’aspic.

Antrè Rifreddo = Dirizzate nel mezzo del piatto, che dovete servire, con bianco d’uovo ed il piatto caldo, sei crostini di mollica di pare lunghi poco meno di mezzo palmo, tagliati in guisa che formino un arboscello, e fritti nel butirro di bel colore. Abbiate tre Beccaccie cotte arrosto, e sugose, levategli i sei mezzi petti, e del resto formatene una Salsa al Salmì, bagnata con mezza bottiglia di vino di Spagna consumato per metà, e aspic in luogo di Culì. Vedetela nel Tom. I. pag. 71., che sia legata una cosa giusta, e forte da potere gelare, passatela al setaccio, o alla stamina, e che sia di buon gusto; poneteci quindi i petti, e fate gelare sopra la neve. Nel momento di servire aggiustate i petti delle Beccaccie tagliati nel mezzo per lungo intorno all’arboscello de’ crostini, con tramezzo porzione della Salsa gelata, e sminuzzata; guarnite il bordo del piatto con mostaccioletti, o rotelle di aspic al Fumè, e coprite sopra con altra aspic al Fumè tremolante. Vedetela alla pag. 58., e servite subito.


VI.69
Anitrelle alla Nage all’aspic.

Antrè Rifreddo = Preparate otto coscie di Pollanche a guisa di Anitrelle. Vedetele nel Tom. II. p. 210., dove dice: Coscie di Tocchini in Anitrelle. Fatele raffreddare nella loro cottura, scolandone il fondo; quindi guarnitele come le altre, aggiustatele sopra il piatto, che dovete servire, con sotto un dito di aspic gelata, e finite questo rifreddo, come quello di coscie di Gallinaccietti in Anitrelle pag. 57. Potete a questi piatti seminare qualche foglia ben verde di draconcello diritto sopra all’aspic, o di picciolissime ramette di cerfoglio, all’azzardo come se fosse erba di mare.


Pollastri in Tartarughe all’aspic.

Antrè Rifreddo = Vedete Tocchini in Tartarughe nel Tom. II. pag. 157. I Pollastri si apprestano nello stesso modo, ma senza farsa di Chenef, bensì come le Animelle di Mongana in Tartarughe pag. 66. Quando i Pollastri saranno tutti pronti, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire, come le coscie di Gallinaccietti in Anitrelle pag. 57., e finite, e servite nello stesso modo.


Salmì di Beccaccie all’aspic.

Antrè Rifreddo = Fate una Salsa al Salmì di Beccaccie. Vedetela nel Tom. I. pag. 67., ma bagnata con aspic, e la metà del vino; passatela due volte alla stamina, o setaccio; e metteteci dentro li petti, e le coscie delle Beccaccie. Prendete una cazzarola proporzionata al Salmì, metteteci nel fondo un dito di buona aspic, fatela gelare con neve sotto e sopra; indi fateci nel mezzo una stella con fettine di
VI.70
mollica di pane fritte nel butirro di bel colore, ed all’intorno un giro di anelletti pure di mollica di pane fritti egualmente, aggiustate sopra detti crostini i petti delle Beccaccie, e copriteli col Salmì, fate gelare di nuovo, quindi aggiustateci le coscie, replicate il Salmì, e fate ancora gelare, poscia coprite con altri crostini di mollica di pane fritti, e inzuppati nel Salmì, e aggiungeteci sopra un dito traverso di aspic fate gelare tutto egualmente. Nel momento di servire immergete per un istante il fondo della cazzarola nell’acqua bollente, rivoltate subito sopra il piatto, e servite.


Pollastri in Ecrevisse all’aspic.

Antrè Rifreddo = Quando i Pollastri saranno apprestati, e cotti, come quelli in Ecrevisse. Vedeteli nel Tom. III. pag. 58., fateli raffreddare nella loro cottura, scolandone il fondo; quindi asciugateli, e guarniteli precisamente come gli altri, aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, esattamente come le coscie di Gallinaccietti in Anitrelle, e serviteli nella stessa maniera. Vedetele alla pag. 37.


Anitrelle di Pesce spada all’aspic.

Antrè Rifreddo = Apprestate sei Anitrelle di Pesce spada, o di qualunque altra sorta di Pesce nobile, come sono descritte nel Tom. V. pag. 106. Quando saranno fredde aggiustatele sopra il piatto, che dovete servire con sotto un dito di aspic di magro gelata. Vedetela nel Tom. V. pag. 23., posateci sopra un cerchio di latta alto due dita, della circonferenza del fondo di detto piatto, aggiungeteci un altro dito di aspic quasi rappresa, acciò non esca fuori
VI.71
del cerchio di latta; fate gelare sopra la neve, e prima di servire versate ancora un poco di aspic tremolante negli angoli delle Anitrelle, seminateci sopra qualche foglia ben verde di dragoncello, o picciolissime ramette di cerfoglio, poste diritte sopra all’aspic, e all’azzardo come se fosse erba di mare; alzate il cerchio di latta e servite subito.


Pollastrelli di Filetti di Linguattole all’aspic.

Antrè Rifreddo = Formate con largi filetti di Linguattole quattro belli Pollastrelli, ripieni come le Anitrelle di Pesce spada, cotti nella stessa maniera, e decorati a guisa di Pollastrelli. Vedete il Tom. V. pag. 106., e serviteli sopra il piatto nello stesso modo, e colla medesima aspic, che le Anitrelle di Pesce spada.


Piccioncini di Filetti di Pesce spada all’aspic.

Antrè Rifreddo = Con delle fettine sottili di Pesce spada, ed un buon Salpiccone ristretto, e rifreddo, formate quattro, o cinque Piccioncini, infilandogli la testa, le ale, i piedi, e la coda, come trovarete descritto nel Tom. V. pag. 106., fateli cuocere, ed apprestateli sopra il piatto nello stesso modo, e colla medesima aspic, che le Anitrelle suddette. Tutte queste vivande artefiziali di Anitrelle, Pollastrelli, Piccioncini ec., sì di grasso, che di magro, le potete guarnire con piccioli vasetti, secchietti, abbeveratoi ec., fatti di carota gialla, o rapa, o tartufo ec., cotti con buon brodo dopo di averli intagliati, e rifreddi riempiti di aspic tremolante, e posti in guisa nel
VI.72
piatto, come se l’uccello vi volesse bere. Vi potete anche servire di mollica di pane per fare detti lavori, friggerli nel butirro di bel colore, e riempirli quando sono freddi coll’aspic tremolante.


Tartarughe di Spigola all’aspic.

Antrè Rifreddo = Con qualsivoglia specie di Pesce nobile, come Ombrina, Corvo, Spigola, Spada, Cerna, Linguattole, Salamone, Carpio, Luccio ec. si possono apprestare queste vivande, tanto calde, che rifredde. Vedete Tartarughe di Spigola nel Tom. V. pag. 106., preparatene tre esattamente nella stessa maniera, e cotte egualmente. Quando saranno rifredde aggiustatele sopra il piatto che dovete servire con sotto un dito traverso di aspic gelata, quindi fateci all’intorno un bordino di code di gamberi cotti e mondate, posateci sopra il cerchia di latta, che le code restino al di dentro, versateci un altro dito di aspic quasi rappresa, e finite, e servite come le Anitrelle di Pesce spada all’aspic.


Delle Variazioni, e Decorazioni de’ Rifreddi.

Antrè, o Antremè Rifreddo = Come ho già accennato in più luoghi, le diverse variazioni, e decorazioni di queste fredde vivande, che negli eccessivi calori dell’Estate sono di non picciolo refrigerio al nostro corpo, dipendono del tutto dal genio, deligenza, e buon gusto di chi lavora, mentre in simili piatti non si può dare alcuna regola fissa; ciò non ostante in quanto alle variazioni dirò: che tanto i Malbrè, che le Insalatine, come i piccioli Malbrè, e finalmente le Galantine, e tutte le
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vivande all’aspic si possono variare come si vuole: eccone una succinta descrizione. Tutto ciò che è glassato, o piccato e glassato, come fricandò, Granadine di ogni specie, Animelle di Mongana, e di Capretto, Code di Mongana, e di Castrato, tutta sorta di Coscie, e Petti di Polleria, qualunque Volatile domestico dissossato, o non dissossato, tutte sorta di Emensè di animale quadrupede, o volatile, domestico, o selvatico, tutte le vivande decorate, come alla Contì, alla Reale, alla Giardiniera, ovvero semplici all’Ivoare, ogni specie di Selvaggiume volatile, tutta sorta di Filetti alla Polacca, alla Pompadura, alli Gamberi, alla Sen Germen, alli Tartufi ec. ogni sorta de’ Pesci sì di mare, che di acqua dolce, e questi si possano anche apprestare all’aspic sì di grasso, che di magro. Tutti questi Rifreddi si preparano in Malbrè nella cazzarola, o sopra il piatto, o in galantina. In quanto alle decorazioni esterne di questi piatti ognuno le può variare come gli piace: cioè, quelli che si servano per una Pezza rifredda nel secondo servizio, o sono decorati in galantina, o poco in una Cassa di butirro ben decorata, o in Malbrè in una cazzarola. Ma la più bella maniera di servire le Pezze Rifredde è la seguente. Abbiate un cerchio di legno sottile grande come la circonferenza del piatto che dovete servire, alto quattro dita traverse, e col fondo da una sola parte; copritelo con una salvietta, facendogli una increspatura all’intorno con aco e filo dalla parte di sotto dove non vi è fondo. Tagliate delle
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fascie di carta bianca alte quanto il bordo del cerchio, misuratene la lunghezza per averle giuste, stendeteci sopra da una sola parte un poco di butirro fresco, e sopra a questo butirro formateci un bel festone, o altri graziosi lavori con fiori freschi secondo la stagione, disposti con disegni e simetria, tramezzati con alcune delle loro foglie. Vi potete ancora servire delle foglie di alloro regio intagliate propriamente, e delle picciole ramette di mirto, secondo li differenti fiori che impiegate. Terminata che averete una fascia metteteci un pochino di butirro alle due estremità e nel mezzo, dalla parte di sotto, e attaccatela all’intorno del cerchio, formate l’altra, e attaccatela egualmente, finché averete coperto tutto il bordo del cerchio. Posatelo allora sul suo piatto, e collocateci sopra la Pezza Rifredda, o guarnita all’intorno con aspic tremolante, o con fiori graziosamente disposti. Sopra a questi tondi cerchiati, e così ben decorati ci potete servire qualunque Pezza Rifredda, sia Guarnita, Glassata, panata, in Malbrè, in galantina, in Addobbo, un pasticcio, ec. Questi piatti montati li potete fare anche ovati, secondo il modello del piatto sopra cui dovete servire il Rifreddo. Quelli poi che si servono per Antrè nel primo servizio, alcuni gli formano un picciolo bordino di butirro fresco alto un dito traverso, o poco più, che poi guarniscono con foglie di petrosemolo, di dragoncello, e qualche fioretto, o acino di granato: altri in luogo di questo, guarniscono all’intorno con olive dissossate, e code di gamberi
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cotte e mondate, altri vi pongono sopra un cerchio di latta alto due dita, e della circonferenza del fondo del piatto che poi levano: altri gli fanno un bordino con aspic gelata alla grossezza di un dito, e tagliata quindi a mostaccioli, o rotelline; ed altri finalmente guarniscono il bordo del piatto, come ho descritto nel Tom. IV. pag. 56., ma lo ripete per l’ultima volta, tutto ciò dipende dal sapere, e buon gusto di chi lavora.

De’ Pasticci Rifreddi di Grasso, e di Magro.
pasticcio di Manzo.

Antremè Rifreddo = Dissossate del tutto una bella culatta di manzo, e levategli circa un palmo di carne verso la punta, essendo questa parte assai più dura dell’altra; lardatela di grossi lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, quindi ponetela in una marmitta giusta alla sua grandezza con fette di lardo sotto e sopra, due fette di prosciutto, un grosso mazzetto d’erbe diverse e odorifere, due cipolle con otto garofani, due carote, una panè, sale, pepe schiacciato, mezza bottiglia di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato un terzo; fate cuocere in prima dolcemente, e poscia aumentate il fuoco a misura, che la carne caccia fuori il suo sugo; dopo due ore levatela dal fuoco, osservando, che siavi poca Salsa, che non sia salata, e che non abbia preso colore. Quando sarà fredda, dirizzate il pasticcio di pasta Brisè. Vedetela nel Tom. IV.
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pag. 247., poneteci nel fondo tre dita di lardo pesto nel mortaio, con qualche fegatino di pollo, e condito con sale, petrosemolo trito, una punta d’aglio, erbe odorifere in polvere, spezie fine, tartufi, e prugnoli triti, midollo di manzo ben nettato, e tagliato in fette. Questo apparecchio vi servirà per porre sotto a tutte le carni, che vorrete mettere in pasticcio rifreddo; quindi aggiustateci sopra la carne, aggiungeteci il fondo della sua cottura passato al setaccio, e rifreddo, coprite con fette di lardo, pezzi di butirro, e fette di midollo di manzo, il tutto a proporzione, onde il pasticcio sia ben nutrito; copritelo, decoratelo bene esternamente, indoratelo con uovo sbattuto, e fatelo cuocere ad un forno temperato circa quattro in cinque ore, e servitelo di bel colore, allorché sarà del tutto rifreddo sopra una salvietta. Se volete servire questo pasticcio caldo, quando sarà cotto scopritelo, levategli le fette di lardo, digrassatelo, e servitelo con quella Salsa, o ragù che vorrete. Devesi osservare che tutti i Pasticci rifreddi debbono essere conditi di gusto più rilevato, che i caldi, e turargli il caminetto subito levati dal forno.


pasticcio di Vitella Mongana.

Antremè Rifreddo = Prendete due o tre noci di mongana, secondo la grandezza del pasticcio, che volete fare, appropriatele bene, lardatele di grossi lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; condite ancora la carne nello stesso modo sotto
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e sopra. Dirizzate il pasticcio, poneteci nel fondo due dita di lardo pesto, e condito come il precedente, aggiustateci sopra la carne, coprite con fette di lardo, due di prosciutto, fette di midollo, e pezzi di butirro; coprite, e finite il pasticcio come sopra; fatelo cuocere ad un forno temperato circa quattr’ore, e servitelo di bel colore, allorché sarà del tutto rifreddo.


pasticcio di Castrato.

Antremè Rifreddo = Dissossate del tutto un bel cosciotto di Castrato giovane, e di buona qualità, lardatelo bene di grossi lardelli di lardo e prosciutto conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; aggiustatelo nel pasticcio con sotto due dita di lardo pestato e condito come per il pasticcio di Manzo pag. 75., condite sopra anche la carne con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite con fette di lardo, e pezzi di butirro; finite il pasticcio, decoratelo propriamente, indoratelo, e fatelo cuocere ad un forno temperato cinque, in sei ore, e servitelo di bel colore, allorché sarà del tutto rifreddo.


pasticcio alla Condè.

Antremè Rifreddo = Abbiate due filetti di Lepre, e due di Coniglio, tagliateli dopo averli nettati dalle pelle, e nervi in grosse fette per sbiescio. Abbiate ancora de’ petti di Anitre, di Pernici, di Starne, di Beccaccie, di Pollanche, secondo la grandezza del pasticcio, che volete fare, e una libbra di tartufi, mondati, e tagliati in fette. Dirizzate il pasticcio, fateci nel fondo un suolo di lardo pestato, e
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condito con sale, spezie fine, erbe odorifere in polvere, prugnoli bene ammollati e spremuti, petrosemolo, e una punta d’aglio, il tutto trito, ed un suolo di tartufi; aggiustateci sopra i petti tramezzati colle fette de’ filetti; condite leggermente con sale, e spezie fine, coprite con un altro suolo di lardo, e tartufi; continuate così suolo per suolo, finché il pasticcio sarà quasi pieno, terminando colla carne; copritelo allora con fettine sottili di mongana, fette di lardo, e pezzi di butirro; finite il pasticcio come il solito, fatelo cuocere al forno di bel colore circa quattro, o cinque ore, e servitelo quando sarà del tutto rifreddo. Potete, in luogo del lardo, e fette di tartufi, tramezzare detti petti con una farsa alla Pericord fatta con zinna di mongana cotta, lardo imbianchito, o cotto, e una libbra di tartufi mondati, il tutto pesto assai fino nel mortaio, e condito con sale, spezie fine ed erbe odorifere in polvere.


pasticcio di Porchetto da Latte.

Antremè Rifreddo = Dissossate del tutto un Porchetto da Latte dopo che lo averete sbollentato e pelato. Vedetelo nel Tom. II. pag. 60., lasciatelo infrollire almeno una giornata, lardategli poscia le spalle, e le coscie di lardelli di lardo e prosciutto, conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; indi aggiustatelo nel pasticcio dirizzato bislungo, con sotto due dita di lardo pestato e condito come il solito; condite bene sopra il Porchetto con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, copritelo di fette di lardo, e pezzi di
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butirro; finite il pasticcio come gli altri, e fatelo cuocere al forno circa quattro o cinque ore. Poco prima della totale cottura, metteteci un bicchiere di vino di Sciampagna consumato due terzi, e servitelo allorché sarà del tutto rifreddo.



Antremè Rifreddo = Dissossate del tutto un prosciutto recentemente salato, rifilatelo all’intorno, lasciategli la cotena, e fatelo dissalare bene nell’acqua tiepida; indi ponetelo in una braciera con metà vino bianco, e metà acqua, un grosso mazzetto d’erbe diverse e odorifere, ed una mignonette. Vedetela alla Testa di Cignale; fatelo bollire dolcemente e ben ristretto circa due ore, poscia tiratelo fuori, e fatelo raffreddare. Dirizzate il pasticcio, metteteci nel fondo due dita di grasso di prosciutto pestato e condito con spezie fine, erbe odorifere in polvere, e qualche tartufo trito, poneteci sopra delle fette sottili di vitella e aggiustateci quindi il prosciutto, ponete negli angoli qualche pezzo di vitella lardata di grossi lardelli di lardo conditi; condite sopra con spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite di fette di lardo, e pezzi di butirro; finite il pasticcio come il solito, fatelo cuocere al forno di bel colore circa cinque ore, e servitelo quando sarà del tutto rifreddo. Il pasticcio caldo si appresta egualmente, colla sola differenza che gli si leva la cotena (come potete fare lo stesso anche a questo) per servirlo caldo subito cotto lo scoprirete, lo digrasserete, e lo servirete con una Salsa piccante dolce di sale.


VI.80
pasticcio di Cignale.

Antremè Rifreddo = Questo pasticcio lo potete apprestare nello stesso modo di tutto ciò, che chiamasi selvaggiume grosso quadrupede, come Cignale, Caprio, Cervo, Daino, Capriolo, Cignaletto ec. Per farlo: prendete la coscia, o i filetti, levategli le pelli e nervi, lardatela di lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, aggiustatela nel pasticcio dirizzato con sotto due dita di lardo pesto e condito come quello per il pasticcio di Manzo pag. 75., condite sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite con fette di lardo, e pezzi di butirro, o fette di midollo di manzo; finite il pasticcio come gli altri; fatelo cuocere cinque, sei, o sette ore secondo la qualità della carne dell’Animale, e servitelo di bel colore allorché sarà del tutto rifreddo.


pasticcio di Gallinaccio.

Antremè Rifreddo = Anche questo pasticcio lo potete apprestare nello stesso modo con Gallinacci, Gallinaccietti, Tocchini, Capponi, Capponesse, Pollanche ec., non essendo, che la qualità della Polleria, che ne regola più o meno la cottura. Per farlo dunque: fiambate, spilluccate, e dissossate il Gallinaccio, o altra Polleria, ovvero rompetegli soltanto le ossa più grosse; indi o nell’una, o nell’altra maniera lardategli la carne di grossi lardelli di lardo e prosciutto conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, uniteci de’ pezzi di noce di mongana lardati, e conditi egualmente, ciò che darà più corpo e
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sostanza al pasticcio. Aggiustate la carne nel pasticcio con sotto due dita di lardo condito come per quello di Manzo, condite sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite di fette di lardo, e pezzi di butirro; finite il pasticcio come il solito, fatelo cuocere ad un forno temperato circa cinque ore, e servitelo totalmente rifreddo. Potete aggiungere a questo pasticcio qualche tartufo fresco intero e mondato, se sarà la stagione.


pasticcio alla Morise.

Antremè Rifreddo = Fate cuocere per metà due prosciutti ben dissalati, con metà vino bianco, e metà acqua, un grosso mazzetto d’erbe diverse e odorifere, ed una mignonette. Vedetela nel Tom. II. pag. LXV., quindi fateli raffreddare fuori della loro cottura, levategli poscia quasi tutto il grasso, lasciandone pochissimo attaccato al magro, tagliate detto magro in fette sottili per lungo, e pestate il grasso nel mortaio, conditelo con spezie fine, erbe odorifere in polvere, e una punta d’aglio. Dirizzate il pasticcio, fateci nel fondo uno strato di lardo, ed uno di fette di prosciutto, replicate il lardo, e quindi il prosciutto, continuate così suolo per suolo finché il pasticcio sarà quasi pieno; coprite allora con delle fettine sottili di mongana, e fette di tardo. Finite il pasticcio come gli altri; fatelo cuocere al forno circa quattr’ore, e servitelo di bel colore rifreddo. Questo pasticcio lo potete fare a guisa di timballo in una cazzarola, ma con pasta di fornaio, e servirvene per viaggio.


VI.82
pasticcio d’Amiens.

Antremè Rifreddo = Sventrate, e trussate colle coscie nel corpo due Anitre selvatiche, fatele rinvenire sopra un fornello ardente, nettatele bene, tagliategli il di sopra del coderizzo, lardategli la carne per traverso di lardelli di lardo, conditele dentro e fuori con sale, pepe schiacciato, qualche coriandolo, garofani, cannella, noce moscata, alloro, timo, basilico, il tutto come in polvere; aggiustatele quindi ben condite nel pasticcio, che sia riquadrato, con sotto un dito di lardo pestato, mescolato con un poco di butirro, e negli angoli qualche tartufo intero e mondato; coprite con fette di lardo, e pezzi di butirro, finite il pasticcio come gli altri, fatelo cuocere al forno di bel colore quattro, o cinque ore. Quando sarà mezzo freddo versateci per il caminetto circa due bicchieri di aspic tiepida, abbastanza forte, acciò si possa gelare nel pasticcio, turate bene il caminetto, e servitelo del tutto rifreddo. A tutti i Pasticci rifreddi si può aggiungere un bicchiere, o due di buona aspic tiepida, quando il pasticcio sarà mezzo freddo, e servirlo allorché lo sarà del tutto.


pasticcio di Pernici, o Starne.

Antremè Rifreddo = Abbiate delle Pernici, o Starne, la quantità che vi bisognano; le vecchie saranno ottime da mettere in pasticcio, sventratele, trussatele colle coscie nel corpo, battetegli il petto, fatele rinvenire sopra un fornello ardente, spilluccatele bene, nettatele, e rompetegli le coscie, acciò non torpischino nel pasticcio, lardatele di lardelli di
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lardo conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, farsitele con i loro fegati triti, mescolati con lardo rapato, sale, e spezie fine. Dirizzate il pasticcio, metteteci nel fondo circa due dita di lardo pestato e condito come per il pasticcio di Manzo pag. 75., poneteci negli angoli de’ tartufi freschi interi e mondati, e dei pezzi di mongana lardati egualmente; condite sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; ovvero in luogo de’ pezzi di mongana, copritele con fette sottili di mongana, e condite nello stesso modo; coprite con fette di lardo, e pezzi di butirro; finite il pasticcio, fatelo cuocere cinque in sei ore, e servitelo di bel colore rifreddo.


pasticcio di Pernici alla Scioesie.

Antremè Rifreddo = Fiambate, e dissossate del tutto quattro Pernici. Abbiate altrettanti fegati d’Oca sgorgati nel latte, ed imbianchiti all’acqua bollente, lardateli di filetti di alici ben dissalate, e filetti di tartufi. Pestate le carcasse delle Pernici assai fine, passatele al setaccio, mescolate ciò che è passato con i fegati delle Pernici triti, e tartufi triti, lardo rapato, sale, pepe schiacciato, riempiteci le Pernici, aggiustatele nel pasticcio con sotto un dito e mezzo di lardo pestato, e condito come il solito, tramezzatele con i fegati d’Oca suddetti, e quattro o sei tartufi freschi interi e mondati; condite sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; coprite con fette sottili di mongana, e fette di lardo, e pezzi di butirro; finite, e fate cuocere il pasticcio
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circa cinque ore, e servitelo di bel colore, quando sarà del tutto rifreddo.


pasticcio di Beccaccie, Pivieri, Pizzarde, e Pizzardoni.

Antremè Rifreddo = Questi uccelli si apprestano in pasticcio tutti nella stessa maniera; cioè: sventrateli, gettate via il griscile, tritate bene le interiore, mescolatele con lardo pestato, sale, spezie fine, tartufi triti, erbe odorifera in polvere: trussate gli uccelli colle zampe ripiegate sotto le coscie, fateli rinvenire sopra un fornello ardente, nettateli, lardateli di lardelli di lardo conditi come il solito, riempiteli con un terzo della farsa suddetta; aggiustateli nel pasticcio con sotto il resto della farsa, e negli angoli qualche tartufo fresco intero e mondato, condite sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite con fette sottili di mongana, fette di lardo, e pezzi di butirro; coprite, e finite il pasticcio, fatelo cuocere circa quattr’ore, e servitelo di bel colore del tutto rifreddo.


pasticcio di Perniciotti, Starnotti, Tordi, Quaglie, e Quagliardi.

Antremè Rifreddo = Anche questi uccelli si preparano in pasticcio nella stessa maniera; cioè sventrateli, trussateli colle coscie nel corpo, fiambateli, riempiteli con un poco di farsa fatta con i loro fegati triti, e qualche fegatino grasso di pollo, lardo rapato, butirro, sale, spezie fine, tartufi triti, ed erbe odorifere in polvere, aggiustateli nel pasticcio con sotto un dito di lardo pestato, e condito come quello per il pasticcio di manzo pag. 75., conditeli sopra con
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sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, copriteli con fettine sottili di mongana, fette di lardo, e pezzetti di butirro; e finite, e servite il pasticcio come gli altri, dandogli tre in quattr’ore di cottura.


pasticcio di Oche, Anitre, e Garganelle.

Antremè Rifreddo = Dissossate le Oche, e le Anitre, le Garganelle lasciatele intere, lardate la carne di questi uccelli con lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine ed erbe odorifere in polvere, condite anche la carne con sale, e spezie fine; aggiustatele nel pasticcio, con sotto un dito o più di lardo pesto, e condito come il solito, qualche tartufo negli angoli, se l’avete; coprite con fette di lardo, pezzi di butirro, finite il pasticcio, fatelo cuocere circa sei ore se sono Oche, cinque se sono Anitre, e quattro se sono Garganelle, e servitelo di bel colore rifreddo come gli altri.


pasticcio di Pavoni, Fagiani, Galline Pratarole, e di Faraone.

Antremè Rifreddo = Tutti questi uccelli si apprestano in pasticcio nella stessa maniera; cioè sventrateli, trussateli colle coscie nel corpo, lasciateli interi, fateli rinvenire sopra le bracie di un fornello, rompetegli le osse più grosse, acciò non turpischino nel pasticcio, lardategli la carne di lardelli di lardo, conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, riempiteli di una farsa fatta con il loro fegato trito, tartufi triti, lardo rapato, butirro, sale, spezie fine; aggiustateli nel pasticcio, con sotto un dito e mezzo del solito
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lardo pestato. Vedetelo al pasticcio di manzo pag. 75., conditeli sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, qualche tartufo intero mondato negli angoli, copriteli con fettine sottili di mongana, fette di lardo, e pezzetti di butirro, coprite il pasticcio colla solita pasta, finitelo, fatelo cuocere circa cinque ore ad un forno temperato, e servitelo di bel colore, quando sarà del tutto rifreddo.


pasticcio di Pernici alli Tartufi.

Antremè Rifreddo = Tritate assai fini i fegati delle Pernici con alcuno di pollo, mescolateli quindi con una buona quantità di tartufi triti, lardo pesto, spezie fine, poco sale, ed erbe odorifere in polvere; ponete la metà di questa farsa nel fondo del pasticcio, ed il resto nel corpo delle Pernici, dopo averle trussate colle zampe nel corpo, fatte rinvenire sulle bracie di un fornello, e rotte le coscie, lardategli la carne con lardelli di lardo conditi con sale, e spezie fine; aggiustate le Pernici nel pasticcio con una buona quantità di tartufi freschi interi e mondati, condite sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite con fettine sottili di mongana, fette di lardo, e pezzi di butirro; finite il pasticcio, fatelo cuocere di bel colore circa cinque ore, e servitelo del tutto rifreddo.


pasticcio Caldo Rifreddo.

Antremè Rifreddo = Dirizzate un pasticcio, riempitelo di ciò che volete, e fatelo cuocere di bel colore; indi scopritelo, digrassatelo, e metteteci una Salsa, o un ragù di vostro genio; ricopritelo, e non lo servite, che il
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giorno dopo, allorché sarà del tutto rifreddo. Questi Pasticci una volta si servivano alla Corte di Francia in tempo di Madama Pompadura.


pasticcio alla Perigord.

Antremè Rifreddo = Sventrate quattro Pernici, trussatele colle zampe nel corpo, fatele rinvenire sulla bracia di un fornello, lardatele con lardelli di lardo conditi con sale, e spezie fine. Fate una Farsa alla Perigord con tre libbre di lardo, i fegati delle Pernici, ed una libbra di tartufi, il tutto pesto assai fino nel mortaio, e condito con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere. Stendete cinque fogli di carta grande, detta Imperiale sopra la tavola della Pasticciera, incollateli uno sopra all’altro con un poco di pastella fatta con farina, poco di acqua, uova e sale, e lasciategli all’intorno circa otto dita di spazio senza colla, non dovendo essere incollati detti fogli, che fin dove giunge il ripieno; stendeteci nel mezzo in forma riquadrata la metà della farsa, aggiustateci sopra le quattro Pernici con una quantità di tartufi interi e mondati, condite sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite con il resto della farsa, e fette di lardo; ripiegateci quindi sopra la carta foglio per foglio, a guisa di una papigliotta riquadrati; ma siccome non giungerà detta carta a coprire del tutto il pasticcio, supplite con altri fogli di carta, andando sempre incollando colla pastella suddetta. Questo pasticcio, si fa ordinariamente con cinque fogli di carta sotto, e cinque mezzi sopra, incollati bene, cioè quelli di sopra con
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quelli di sotto tramezzandoli a vicenda, e riportando nell’ultimo tutto all’intorno delle striscie di carta larghe tre dita, bene incollate, e poste con qualche simetria; fategli quindi un buco nella sommità, largo come la moneta di un paolo, formategli un camminetto di carta lungo più di mezzo palmo, bene incollato da piedi, e all’intorno, che farete star diritto mediante uno stecchetto di legno, che gli infilarete dentro sino alla carne del pasticcio; indi copritelo tutto all’intorno colla pastella suddetta; fatelo cuocere sopra una lastra di rame, ad un forno temperato cinque, o sei ore. Subito cotto levategli il camminetto, turategli il buco con una rotella di carta bene incollata, e che averete fatto prendere colore al forno con sopra un poco di pastella; e servitelo sopra una salvietta allorché sarà del tutto rifreddo. Questi Pasticci si conservano lungamente, e sono ottimi per viaggio.


pasticcio di Piccioni, e Pollastri.

Antremè Rifreddo = Sventrate, e trussate i Piccioni, o Pollastri colle coscie nel corpo, fateli rinvenire sulle brade di un fornello, riempiteli con i loro fegati triti, e mescolate con lardo rapato, sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; aggiustateli nel pasticcio, con sotto un dito, e più di lardo pestato; e condito come quello per il pasticcio di manzo pag. 75., conditeli sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, qualche tartufo fresco intero, e mondato, se sarà la stagione, coprite con fette di lardo, e pezzi di butirro, finite il
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pasticcio, fatelo cuocere circa quattr’ore, e servitelo di bel colore come gli altri.


pasticcio di Lepri, e di Conigli.

Antremè Rifreddo = Dopo scorticati i Lepri, o i Conigli, sventrateli, tagliateli in pezzi, dissossateli, lardatene la carne con lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, condite anche la carne egualmente, formatene il pasticcio come gli altri, ma senza tartufi, e fatelo cuocere quattro, o cinque ore, e servitelo nello stesso modo.


pasticcio di Piccioli Uccelli.

Antremè Rifreddo = Le Castriche, gli Strigliozzi, i Rondoni da nido, le Allodole, i Beccafichi, gli Ortolani, ed altri minuti uccelli si preparano in pasticcio tutti nella stessa maniera; cioè sventrateli, tagliategli le zampe, fiambateli, fendeteli lungo la schiena, riempiteli di una farsa fatta con i loro fegati, ed alcuno di pollo, triti, lardo rapato, sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; aggiustateli nel pasticcio con sotto un dito di lardo pestato, e condito come il solito. Vedetelo al pasticcio di manzo pag. 75., conditeli sopra con sale, spezie fine, ed eroe odorifere in polvere, copriteli con fette sottili di mongana, fette di lardo, e finite il pasticcio come i precedenti, dandogli tre in quattr’ore di cottura.


De’ Pasticci di Pesce.

Si possono fare de’ Pasticci di tutte sorta di Pesci sì di mare, che di acqua dolce. La maniera è sempre la medesima, e la cottura non varia, che per la grossezza, e qualità del
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Pesce. Questi si apprestano di grasso, al butirro, e all’olio. I Pesci grossi si tagliano in grosse fette, o rocchi, ma senza spine, e pelli, e gli altri si dissossano; cioè si dividono nel mezzo lungo la schiena, e se ne formano due filetti senza spine, e pelli. Riguardo a questi Pasticci io non parlerò, se non di quelli, che sono i migliori, ed i più stimati.


pasticcio di Storione, Spada, Ombrina, Cerna, Corvo, Tonno, e Spigola.

Antremè Rifreddo = Lo Storione, il Pesce spada, l’Ombrina, le Cerna, il Corvo, il Tonno, e la Spigola grossa, si apprestano in pasticcio tutti nello stesso modo, tanto di grasso, che all’olio, o al butirro. Tagliate dunque un grosso pezzo di Storione, in rocchi, o grosse fette, levategli le spine, e la pelle, aggiustatelo dentro il pasticcio con sotto due dita di butirro fresco, conditelo bene con sale, spezie fine, erbe odorifere in polvere, e fette di tartufi, o tartufi interi mondati, copritelo di fette di lardo, e pezzi di butirro; finite il pasticcio, fatelo cuocere al forno quattro ore, o più, o meno, secondo come è grosso, e servitelo di bel colore allorché sarà del tutto rifreddo, turandogli il camminetto subito levato dal forno. La Cerna richiede la stessa cottura dello Storione, lo Spada, l’Ombrina, ed il Corvo un’ora di meno, e la Spigola due. Alcuni costumano di lardare il pesce di lardelli di lardo conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, ma io non pratico sì fatto metodo che al solo Tonno, lardando gli altri con soli filetti d’alici. Anche a questi Pasticci
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potete aggiungerci un bicchiere, o due di buon’aspic di grasso, o di magro, secondo come è condito il pesce. Vedete pasticcio d’Amiens pag. 82.
Al butirro. Lardate il pesce di filetti di anguilla conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, e filetti di alici; condite il pesce egualmente dentro il pasticcio, poneteci molto butirro sotto e sopra, qualche fetta di tartufi, o tartufi interi, e finitelo come l’altro.
All’olio. Lardate il pesce di filetti di anguilla conditi come i precedenti, e filetti di alici ben dissalate. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un bicchiere e due di olio buono, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, qualche tartufo in fette, prugnoli secchi bene ammollati, o freschi, e tartufi secchi, o ambedue secchi bene ammollati e mondati, mentre quando uno di questi condimenti è fresco l’altro è secco; quindi tirate fuori dal fuoco, e stemperateci cinque, o sei alici passate al setaccio, e fate raffreddare. Condite il pesce con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, aggiustatelo nel pasticcio con sotto, e sopra la Salsa suddetta, e osservate, che sia sufficiente per cuocere il pesce. Finite il pasticcio come gli altri, e alla metà della cottura metteteci, se volete, un bicchiere di vino di Sciampagna consumato due terzi.
Alcuni, dopo che hanno lardato il pesce, prendono una tiella grande piana con lardo squagliato, o butirro, o olio, e quando è
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caldo ci mettono mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, lo lasciano consumare del tutto, e quindi ci mettono le fette di pesce, e sopra un fuoco allegro lo imbianchiscono d’ambe le parti rivoltandolo, e facendogli consumare parte della sua acqua; ma questo si prattica a soli pesci grossi; imperocché i piccioli, o mezzani si cuocerebbero in tal guisa. Quando questo pesce è freddo lo mettono nel pasticcio condito, come ho detto di sopra. Ecco presso a poco la regola per tutti i Pasticci di pesce rifreddi.


pasticcio di Salamone.

Antremè Rifreddo = Squamate, lavate, dissossate un Salamone, cioè fendetelo lungo la schiena fino alla coda, dividetelo in due parti, e levategli tutte le spine, e la pelle, lardatelo di filetti di alici, e di anguilla conditi con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; condite anche il pesce con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere; aggiustatelo nel pasticcio tagliato in pezzi, o involtato in forma di ruladine, con molto butirro fresco sotto e sopra, qualche tartufo fresco in fette, o prugnolo fresco, e finitelo come l’altro.
Di grasso. Lardate il Salamone egualmente, conditelo nello stesso modo nel pasticcio, copritelo di fette di lardo, e finitelo nello stesso modo.
All’olio. Quando averete lardato il Salamone, come il precedente, conditelo nel pasticcio con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, versateci sotto e sopra una Salsa all’olio, come quella per lo Storione pag. 90.,
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e finitelo egualmente, dandogli due ore e mezza di cottura. Se il Salamone sarà grosso tagliatelo in grosse fette, e levategli le spine, e la pelle.


pasticcio di Trotte.

Antremè Rifreddo = Quando averete squamato, lavato, e diviso le Trotte, come il Salamone; lardatele di filetti di alici, e di tartufi, se sarà la stagione, e finite il pasticcio al butirro, come quello di Salamone.
Di grasso. Apprestatelo come quello di Storione, formandone delle rulade.
All’olio. dopo che avete lardato il pesce come sopra, conditelo in una terrina con porzione della Salsa all’olio, come quella per lo Storione, sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, aggiustatelo nel pasticcio, versateci sopra il resto della Salsa, finitelo come il solito, fatelo cuocere di bel colore circa due ore, e servitelo del tutto rifreddo.


pasticcio di Linguattole.

Antremè Rifreddo = Abbiate delle grosse Linguattole, squamatele, lavatele, asciugatele, e dissossatele del tutto, cioè levate a cadauna i quattro filetti; marinateli per un’ora con sugo di limone. Prendete due libbre di butirro fresco, più, o meno, secondo la quantità delle Linguattole, e mescolatelo con sei grosse alici, lavate, e trite fine, mezza libbra di tartufi triti, sale, pepe schiacciato, noce moscata, basilico in polvere, petrosemolo, e cipolletta trito; quindi scolate i filetti di Linguattole, asciugateli, formatene tante ruladine. Fate un suolo nel fondo del pasticcio col
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butirro suddetto, ed un suolo di ruladine di Linguattole, continuate così suolo, per suolo, sino al fine, terminando col butirro; indi coprite il pasticcio, finitelo, fatelo cuocere circa due ore, o più secondo la sua grossezza, e servitelo di bel colore, rifreddo come tutti gli altri.
Di grasso. Non mescolate i tartufi triti nel butirro, ma ponetene una libbra in fette distribuiti suolo per suolo, e coprite con fette di lardo, diminuendo parte del butirro.
All’olio. Marinate i filetti come sopra, e poscia formatene le ruladine. Abbiate una Salsa all’olio, come quella del pasticcio di Storione pag. 90. ponetene un poco nel fondo del pasticcio, aggiustateci sopra le ruladine, condite con poco sale, e spezie fine, replicate la Salsa, e le ruladine nella stessa maniera, e finite colla Salsa dell’erbe trite; coprite il pasticcio, e fatelo cuocere come l’altro.


pasticcio di Anguille.

Antremè Rifreddo = Spogliate le Anguille, sventratele, passatele sopra un fornello ardente, raschiatele subito col coltello, per levargli la pellicola scura, e renderle bianche, lavatele, asciugatele, e tagliatele a rocchi lunghi quattro dita traverse, e rifilateli sulla schiena, e sul ventre dalle spine, lardateli di filetti di alici conditi con spezie fine, ed erbe fine; aggiustate i pezzi di Anguilla nel pasticcio con sotto un poco di butirro, conditeli sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite di butirro fresco, e finite il pasticcio come il solito.
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All’olio. Lardate i pezzi di Anguille con filetti di alici, conditeli nel pasticcio con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, la solita Salsa dell’erbe trite, olio, e alici, come quella dello Storione pag. 90., e finite il pasticcio come gli altri.
Di grasso. Dopo che averete lardato i pezzi di Anguilla come sopra, aggiustateli nel pasticcio con sotto un poco di butirro, conditeli sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, coprite con fette di lardo, e pezzi di butirro, e finite il pasticcio come quello di Storione, dandogli circa due ore e mezza di cottura. Se non volete spogliare le Anguille della seconda pelle poco importa; e se non le volete mettere in rocchi, le potete dissossare, e formarne delle ruladine.


pasticcio di Luccio.

Antremè Rifreddo = Allorché averete squamato, sventrato, e lavato un Luccio: se è grosso tagliatelo in fette per traverso, e levategli le spine, e la pelle: e se è picciolo dissossatelo come il Salamone, dividendolo in due parti, marinatelo per un’ora con sugo di limone; indi asciugatelo, lardatelo di filetti di alici, e filetti di anguilla conditi con sale, spezie fine, ed erbe trite; aggiustatelo nel pasticcio con sotto un poco di butirro fresco, conditelo sopra con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, e qualche tartufo in fette; coprite con molto butirro, finitelo, fatele cuocere due ore, e servitelo di bel colore come gli altri.
All’olio. Lardate la carne del Luccio come l’Anguilla, e finite, e servite il pasticcio nella stessa maniera.
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Di grasso. Lardate, condite, e finite il pasticcio come quello al butirro, ma coprite il pesce di fette di lardo. Alcuni in luogo di marinare questo pesce col sugo di limone, gli fanno una marinada come segue: passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o olio, fette di cipolla, di carota, di radiche di petrosemolo, due scalogne, uno spicchio d’aglio, una foglia di alloro, un poco di basilico, tre garofani; quindi bagnate con una bottiglia di vino bianco, fate bollire, e consumare due terzi, fate poscia raffreddare, e marinateci il Luccio per cinque o sei ore; dopo asciugatelo lardatelo ec.


pasticcio di Dentale.

Antremè Rifreddo = Squamate, sventrate, lavate, e asciugate un grosso Dentale, dissossatelo, cioè dividetelo in due parte lungo la schiena, levategli le spine, e la pelle, lardatelo di filetti di alici, e di anguilla conditi con sale, spezie fine, ed erbe trite, formatene due ruladine, o tagliatelo in pezzi, conditelo nel pasticcio con butirro sotto, e sopra, fette di tartufi freschi, sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, e finitelo, fatelo cuocere due ore, e servitelo di bel colore come il solito.
All’olio. In luogo del butirro, condite il pesce con una Salsa all’olio come quella del pasticcio di Storione pag. 90., e finitelo, e servitelo come sopra.
Di grasso. Ponete un poco meno butirro, e coprite il pesce di fette di lardo.


VI.97
pasticcio di Cefalo.

Antremè Rifreddo = Abbiate un bel Cefalo di mare, squamatelo, e dissossatelo come il Dentale, lardatelo nello stesso modo, marinatelo un’ora con sugo di limone; indi asciugatelo, formatene due rulade, o tagliatelo in pezzi, conditelo nel pasticcio sotto, e sopra con butirro fresco, sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, qualche fetta di tartufo, se sarà la stagione, e finitelo come gli altri.
All’olio. In luogo del butirro servitevi di una Salsa all’olio, come sopra, e senza erbe trite alli filetti di Anguilla.
Di grasso. Lardate la carne del Cefalo come quella del Dentale, marinatela come sopra, e finite il pasticcio coperto di fette di lardo, mettendo un poco meno di butirro; fatelo cuocere due ore, e servitelo egualmente.


pasticcio di Carpio.

Antremè Rifreddo = Squamate, sventrate, lavate, e dissossate un grosso Carpio, che sia freschissimo, lardatene la carne come quella di Luccio, marinatela egualmente, e formatene il pasticcio nella stessa maniera al di grasso, che di magro.


pasticcio di Spigola.

Antrentè Rifreddo = Questo si appresta come quello di Dentale, sì di grasso, che al butirro, o all’olio, e si serve nella stessa maniera.


pasticcio di Martino.

Antremè Rifreddo = Prendete una bella coda di Martino, o due, levategli le pelli, dissossatela dalla spina, tagliatela a rocchi,
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lardatela di filetti di alici, e di anguilla conditi con sale, e spezie fine. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o olio, petrosemolo, cipollette, scalogne, il tutto trito, uno spicchio d’aglio, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, se sarà di grasso, sbruffateci quindi un poco di vino di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, metteteci i pezzi di pesce, e sopra un fornello ardente fate consumare parte dell’acqua che caverà detto pasce; indi levatelo, ponetelo sopra un piatto, e fatelo raffreddare; formatene il pasticcio come il solito, tanto di grasso, che al butirro, o all’olio, mettendoci il fondo dove ha cotto il pesce, osservando che sia poco e freddo, e finitelo come gli altri.


pasticcio di Anitrelle Marine.

Antremè Rifreddo = Spennate, sventrate, e scorticate le Anitrelle, tagliategli le coscie, ed i petti, appropriateli come per una fricassè di Pollastri. Passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogne, il tutto trito, uno spicchio d’aglio, fette di tartufi, o tartufi interi, prugnoli secchi bene ammollati, e spremuti; quindi versate sopra un piatto, e fate raffreddare, levate l’aglio; formatene il pasticcio con sotto e sopra butirro fresco; coprite di fette di lardo, se sarà di grasso, e finitelo come gli altri.
All’olio. Passate le Anitrelle, tagliate come sopra, nella stessa maniera, ma con olio a sufficienza, e quattro alici passate al setaccio stemperate fuori del fuoco dentro la Salsa, e finitelo come i Pasticci di pesce all’olio.


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pasticcio di Fologhe.

Antremè Rifreddo = Spennate, e sventrate le Fologhe, trussatele colle zampe dentro il corpo, fatele rinvenire sopra le bracie, riempitele col loro fegato trito mescolato con erbe trite, spezie fine, e butirro fresco, lardategli la carne di filetti di alici, aggiustatele nel pasticcio con butirro sotto e sopra, e condite con sale, spezie fine, ed erbe odorifere in polvere, e finite il pasticcio come il solito, dandogli due ore e mezza di cottura.
Di grasso. Apprestate il pasticcio come quello di Amiens pag. 82.
All’olio. Passatele un poco sopra il fuoco in una cazzarola colla Salsa dell’erbe trite, come le Anitrelle marine, e quando sono fredde aggiustatele nel pasticcio, e finitelo, fatelo cuocere due ore, e servitelo di bel colore rifreddo.

VI.100
CAPITOLO SECONDO.De’ Crostacei, e Conchiglie, sì di grasso, che di magro, e dell’Erbe di magro.
De’ Crostacei in genere.

Comprende questo nome la Ragosta, l’Astaco, il Leone, il Gambero, la Squilla, ed il Granchio. Varie sono le specie di questi Crostacei, che sarebbe ora inutile il descrivere; onde qui non troverassi che la Ragosta marina, il Gambero di acqua dolce, la Squilla, ossia Canocchia marina, il Granchio di mare, il Granchio di acqua dolce, e le Tartarughe di mare, e terreste.


Della Ragosta.

Questo è un Pesce Crostaceo del genere de’ Gamberi di mare, ed ha le medesime virtù, e proprietà, che il Gambero di acqua dolce.
La sua carne nutrisce molto, e produce un alimento assai sodo, e fortificativo, il suo sugo è dolcificante, e conviene particolarmente ne’ calori di petto; ma questa carne è di difficile digestione, e più di quella de’ Gamberi di acqua dolce. Nulladimeno la Ragosta viene servita sopra tutte le buone, e delicate mense, per la squisitezza della sua carne.
Trovasene quantità ne’ nostri mari, e sulle nostre coste, e abbondano moltissimo in tutte le Città marittime d’Italia, e segnatamente in Roma, Napoli, e Genova.
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Questo Crostaceo è buono in ogni stagione, ma più quando è preso in tempo del Plenilunio, dal mese di Ottobre fino ad Aprile. La femmina piena di uova devesi preferire al maschio, essendo molto migliore.
Devesi scegliere la Ragosta grossa, pesante, e viva; distinguensi dagli Astachi, e Leoni marini a motivo, che questi tengono due grosse tanaglie più lunghe, e più larghe della mano, dovecché la Ragosta tiene due gran barbe lunghe come le braccie, e scabrose; l’una, e gli altri crescono sino ad avere una grandezza straordinaria, dimodoché se ne veggano, che hanno due, tre, e quattro piedi di lunghezza.
Le Ragoste vivono ne’ luoghi pietrosi del mare, riveggonsi l’Inverno comparire verso le spiaggie, e sulle sponde de’ fiumi, e nell’Estate si ritirano in luoghi profondi. Si battono fra esse colle loro corna, e si nutriscono di piccioli pesciolini, che trovano intorno ad esse.
La carne dell’Astaco, e del Leone, ossia Elefante, ha le medesime proprietà, che quella della Ragosta, ma è più dura, più difficile a digerirsi, e per conseguenza meno delicata dell’altra.
Sì l’uno, che l’altro di questi Crostacei, si apprestano nello stesso modo, che la Ragosta.


Ragoste al Corto-brodo.

Antremè = Legate la coda alle Ragoste, turategli il buco dell’ano, acciò non scolino, fatele cuocere con acqua bollente, sale, ed un filetto d’aceto; ovvero in un Corto-brodo,
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come i Gamberi, con vino, o senza. Quando saranno cotte scioglietele tagliatele nel mezzo per lungo, levategli il picciolo intestino di mezzo, e servitele sopra una salvietta con petrosemolo intorno, e qualche Salsa nelle salsiere, se volete. Le Ragoste cotte in questa maniera le potete servire a guisa di una grande piramide per un Antremè rifreddo.


Ragosta all’Inglese.

Antremè = Quando averete cotta una Ragosta come sopra, tagliatela nel mezzo per lungo, levategli le zampe e mondatele, vuotate le due mezze conchiglie Crostacee; tritate tutta la carne in dadini passatela in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto, se sarà di grasso, sbruffateci quindi un pizzico di farina, bagnate con latte di vacca, condite con sale, pepe schiacciato, noce moscata, aggiungeteci le interiora della Ragosta; fate bollire con fuoco allegro, e consumare a poca Salsa, riempiteci le due conchiglie Crostacee, spolverizzate sopra con mollica di pane grattata, mescolata con due rossi d’uovo dure e trite, aspergete con butirro squagliato; fate prendere colore al forno, e servite subito.


Ragosta alla Biron.

Antremè = Vuotate una Ragosta divisa nel mezzo per lungo come sopra; tagliatene tutta la carne in dadini, ponetela in una terrina, sbruffateci dentro le interiora, aggiungeteci capperi fini interi, olive di Spagna dissossate, e tagliate in dadini, cedrioletti sotto aceto
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mondati, e tagliati in dadini, il tutto in discreta quantità; petrosemolo, cerfoglio, dragoncello, pimpinella, sivette, ruchetta, il tutto trito, sale, pepe schiacciato, olio, sugo di limone, aceto di basilico, un filetto di quello di aglio, un bicchiere di buona aspic di grasso, o di magro; mescolate il tutto bene acciò l’olio si mescoli coll’aspic, e fate gelare subito sopra la neve; riempiteci quindi le due mezze conchiglie Crostacee della Ragosta, e servite sopra una salvietta, con petrosemolo intorno.


Ragosta in diverse maniere.

Antremè = Potete riempire le due mezze conchiglie Crostacee della Ragosta colla carne della sua coda, e delle sue zampe mondate, tagliata in dadini, o in fette sottile, o filetti, mescolate colle sue interiora, e con una Salsa alla Remolada, o alla Vinegrette, o alla Berten, o all’Erbe fine, o Verde, e servirla fredda con petrosemolo intorno.


Coda di Ragosta alla Mariniera.

Antremè = Inzuppate nove picciole freselle di pane nel vino di malaga, aggiustatele sopra il piatto, che dovete servire a guisa di cuppola, coprite questo pane colla coda di una Ragosta cotta, e tagliata in fette sottili, fateci all’intorno una guarnizione colle zampe della Ragosta mondate, qualche picciolo gambero cotto, e mondato, qualche calamaretto fritto, qualche oliva di Spagna dissossata, qualche fettina di cedrioletto sotto aceto e mondato, qualche anelletto di mollica di pane fritto, qualche filetto di alice ben dissalata. Nel
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momento di servire aspergete sopra per tutto, con una Salsa alla Remolada fredda. Vedetela nel Tom. I. pag. 84., e servite subito.


Coda di Ragosta alla Vinegretta.

Antremè = Quando averete cotto al Corto-brodo, e tagliata nel mezzo una bella Ragosta, levategli la coda, e le zampe, mondate quest’ultime dalla loro spoglia crostacea, e fate una Salsa come segue: Tritate le interiora della Ragosta colla carne delle zampe più picciole, e due alici ben lavate; passate quindi al setaccio, stemperate con olio, sugo di limone, sale, e pepe schiacciato, che la Salsa sia legata una cosa giusta, ponetela sopra il piatto che dovete servire, aggiustateci sopra con simetria, la coda della Ragosta tagliata in sei fette per lungo, colle zampe più grosse, e le barbe mondate, guarnite all’intorno con rotelline di mollica di pane fritte nell’olio, o nel butirro di bel colore, e servite subito.


Coda di Ragosta alla Berten.

Antremè = Passate al setaccio la Salsa come sopra, ma con un rosso d’uovo duro; indi stemperate con olio, sugo di limone, un filetto di aceto di dragoncello, e basilico, aggiungeteci petrosemolo, e cipolletta trito, un pizzico di capperi fini interi, un pochino di mostarda, sale, e pepe schiacciato. Servite questa Salsa sotto alla coda di Ragosta cotta, e tagliata come la precedente, e guarnita con crostini, come sopra.


Coda di Ragosta all’Erbe fine.

Antremè = Quando averete passato una Salsa al setaccio come sopra, aggiungeteci
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petrosemolo, dragoncello, cipolletta, cerfoglio, pimpinella, sivette, il tutto trito, e in discreta quantità, qualche cappero fino intero, e filetto di cedrioletto sotto aceto, un pochino di mostarda, sale, pepe schiacciato, stemperate con olio, sugo di limone, aceto di basilico, e un pochino di quello di draconcello. Servite questa Salsa sotto ad una coda di Ragosta cotta, e tagliata come sopra, e guarnita con crostini nello stesso modo.


Coda di Ragosta alla Remolada.

Antremè = Fate una Salsa alla Remolada fredda. Vedetela nel Tom. I. pag. 84. aggiungendoci le interiora della Ragosta, e servitela sotto ad una coda di Ragosta cotta, e tagliata come la precedente aggiungendovi un pochino di aceto di dragoncello, e basilico, come quella alla Berten, e servitela guarnita di crostini fritti, come l’altra.


Coda di Ragosta alla Salsa verde.

Antremè = Quando averete preparata una Salsa verde, come è descritta nel Tom. I. pag. 81., aggiungendoci le interiora della Ragosta, ponetela nel piatto che dovete servire, e aggiustateci sopra la coda della Ragosta cotta, e tagliata in fette come le precedenti, e guarnita di crostini fritti, come sopra.


Coda di Ragosta alla Pulette.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un pugno di prugnoli freschi ben nettati, o due tartufi freschi tagliati in fette; quando l’acqua de’ prugnoli sarà consumata, metteteci una coda di Ragosta cotta, e mondata dalla spoglia
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Crostacea, e tagliata in pezzi per traverso, un mazzetto d’erbe diverse, e una fetta di prosciutto se sarà di grasso; passate sopra il fuoco, sbruffateci quindi un buon pizzico di farina, bagnate con brodo buono bianco di grasso, o di magro, condite con sale, pepe schiacciato, sbruffateci le interiora della Ragosta, fate bollire a fuoco allegro un quarto d’ora in circa, e consumare la Salsa al suo punto. Nel momento di servire levate il mazzetto, e prosciutto, legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, e servite con sugo di limone, e li soliti crostini fritti intorno.


Coda di Ragosta alla Vestale.

Antremè = Questa si appresta come sopra, ma senza prugnoli, si lega egualmente, e si ser ve nella stessa maniera. Se volete potete guarnire sopra con cipollette glassate, e crostini di mollica di pane fritti nel butirro.


Coda di Ragosta al Verd-prè.

Antremè = Imbianchite all’acqua bollente un buon pizzico di petrosemolo trito fino, con un poco di cerfoglio, e di dragoncello; indi spremetelo, e mettetelo nella liason, legateci la Salsa della coda di Ragosta ben bollente, come quella alla Vestale, e servite subito con un buon sugo di limone, e crostini come sopra.


Coda di Ragosta alla besciamella.

Antremè = Fate un poco di Culì alla besciamella, come è descritto nel Tom. V. pag. 26., stendetene la metà nel piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra una coda di Ragosta cotta e tagliata in fette per traverso,
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coprite bene col resto della besciamella, spolverizzate sopra con mollica di pane grattato, aspergete con butirro squagliato, fate prendere un color d’oro ad un forno temperato, e servite. Alcuni fanno un bordino di mollica di pane all’intorno del piatto. Vedete questi Bordini nel Tom. IV. pag. 56.


Coda di Ragosta alla Senteminult.

Antremè = Passate una coda di Ragosta cotta, tagliata nel mazzo, e mondata, in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro; sbruffateci quindi un pizzico di farina, bagnate con un poco di latte di vacca, aggiungeteci le interiora della Ragosta, condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire e consumare a poca Salsa, e ben legata. Quando sarà quasi raffreddata, mescolate due rossi d’uova crude nella Salsa. Spaccate nel mezzo per lungo le due mezze code di Ragosta, metteteci tramezzo un poco della Salsa suddetta, riunitele, avvolgetele per tutto colla stessa Salsa, spolverizzatele di mollica di pane grattato, aggiustatele sopra il piatto che dovete servire, aspergete sopra con butirro squagliato, fate prendere un bel colore dorato ad un forno temperato, e servite con sotto una picciola Salsa chiara; scolate però prima il butirro, se vi fosse.


Coda di Ragosta panata all’aspic.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito; indi metteteci una coda di Ragosta cotta tagliata nel mezzo, e spogliata dalla sua
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crosta, condite con sale, pepe schiacciato, sbruffateci le interiora della Ragosta, e passate ancora un pochino sopra il fuoco. Quando sarà fredda avvolgetela bene nella Salsa, spolverizzatela di mollica di pane grattata, ponetela sopra il piatto che dovete servire con sotto un pochino della medesima Salsa, e sopra aspergete coll’olio della stessa Salsa senza l’erbe fine; fare prendere un leggiero color d’oro ad un forno alquanto caldo, e servite con sotto una Salsa all’aspic. Gli potete far prendere colore anche sopra la gratella, aspergendo coll’olio della Salsa, ma senza l’erbe fine.


Coda di Ragosta alla Melfi.

Antremè = Mescolate un rosso d’uovo crudo con un pezzo di butirro squagliato, e le interiora della Ragosta, sale, e pepe schiacciato; ungete bene con questa Salsa la coda di una Ragosta cotta, tagliata nel mezzo per lungo, e mondata dalla spoglia Crostacea, spolverizzatela di mollica di pane grattata, fategli prendere colore sopra la gratella, aspergendola con butirro squagliato, e servitela con sotto una Salsa alla Scalogna di grasso, o di magro, e sopra sugo di limone.


Insalatina di Coda di Ragosta.

Antremè = Vedete le diverse Insalatine all’Articolo de’ Rifreddi. Questa si appresta in tutte quelle maniere, poiché in luogo del Pesce si mette la coda della Ragosta cotta, divisa nel mezzo, spogliata, e tagliata in fettine per traverso, o per lungo.


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Coda di Ragosta a diverse Salse, e ragù.

Antremè = La coda di Ragosta quando sarà cotta al Corto-brodo, come tutte le altre, la potete servire calda, tagliata nel mezzo, o in fette per lungo, o per traverso, con sopra, o sotto qualunque Salsa, o ragù di grasso, o di magro. Le migliori Salse sono: alla Remolada calda, alla Ravigotta, alli Capperi, Ascè, Culì di gamberi, all’Inglese, Roberta, all’Alici, Piccante, Culì di pomidoro, Cedrioletti, Ammiraglio, mostarda, Agro-dolce ec. In quanto ai ragù: alla Massedoene, Finansiere, di code di Gamberi, di Piselli, di Cipollette, di Olive, di tutta sorte di Frutti di mare, di Tartufi, di Prugnoli, Melè, di latti e fegati di Pesce, alla Valiere, alla Folette ec. Vedete queste Salse, e questi ragù nel Tom. I. IV., e V.


Del Gambero di Acqua dolce.

È questo un pesce Crostaceo molto stimato, e servite sulle mense più delicate; esso è migliore di quello marittimo, più facile alla digestione, e di maggior nutrimento. Devesi scegliere vivo, grosso, e pesante, e preferire la femmina al maschio.
La sua carne è umida, molle, assai nutritiva, e di buon sapore; contiene un sugo oleoso e balsamico, proprio a nutrire, a umettare, e a dolcificare le acrimonie del petto; ma questo sugo essendo di una natura lenta e vischiosa, fa sì, che la rende difficile a digerirsi.
L’uso di questo Crostaceo è di un gran soccorso nell’eccessiva magrezza, ma non
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bisogna, che sia troppo continuato, poiché il suo sugo racchiude qualche cosa di narcotico, il quale col tempo potrebbe pregiudicare alla salute.
I Gamberi nascono, e vivono ne’ fiumi, ne’ laghi, e ne’ ruscelli; distinguonsi in Minore, e Maggiore: si nutriscono d’erbe, di ranocchie, e di ogni sorta d’immondizie.
La pesca de’ Gamberi fassi tutto l’anno, ma la più abbondante, e nel cui tempo sono migliori è nella Primavera, e segnatamente ne’ mesi di Marzo, e di Aprile, nella luna crescente.
Per distinguere i maschi, dalle femmine, sì de’ Gamberi di mare, che di acqua dolce, fa d’uopo osservare, che tutte le membra sono più grosse ne’ maschi, che nelle femmine, non meno, che per le barbe della coda. Queste ultime non ne hanno che quattro paia, ed i maschi ne tengono cinque. Hanno inoltre le femmine nell’estremità di dette barbe certe picciole fibre, alle quali stanno attaccate le uova.


Gamberi alla Sciantiglì.

Antremè = Prendete quella quantità de’ Gamberi, che credete, poneteli in infusione per sei o sette ore nel latte, e un poco di petrosemolo. Ponete in una cazzarola metà acqua, e metà vino bianco, fette di cipolla, mezza foglia di alloro, due spicchi d’aglio, due scalogne, quattro garofani, sei foglie di dragoncello, due di basilico, sale, pepe sano; fate bollire; indi metteteci i Gamberi scolati dal latte; fateli cuocere a fuoco allegro. Quando
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saranno cotti scolateli, levategli le barbe, le picciole zampe, e serviteli sopra una salvietta con petrosemolo intorno, se volete.


Gamberi al Corto-brodo.

Antremè = Fate cuocere i Gamberi come sopra aggiungendo un poco di petrosemolo nel brodo, e senza averli posti in infusione nel latte, e serviteli nella stessa guisa.


Gamberi alla Pulette.

Antremè = Spilluccate de’ Gamberi cotti al Corto brodo, o con vino, o senza, o con un filetto d’aceto, cioè levateci le picciole zampe, spuntategli le grandi, mondategli la coda, tagliategli la punta della testa, alzategli la conchiglia sopra la schiena, e metteteli in una Salsa alla Pulette di grasso, ovvero di magro, ma senza prugnoli. Vedetela nel Tom. V. pag. 66., o in una Italiana bianca, o Culì bianco. Nel momento di servire levate il mazzetto, e prosciutto se vi sarà, e legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di fiore di latte, o brodo, e servite con sugo di limone.


Gamberi all’Inglese.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro, ed una fetta di prosciutto se sarà di grasso, con un pizzico di farina, e una cipolletta trita. Quando sarà quasi cotta, bagnate con brodo bianco di grasso, o di magro, la quantità che vi bisogna per la Salsa, allorché bolle schiumate, e aggiungeteci de’ Gamberi cotti e mondati come sopra, un mazzetto d’erbe diverse; fate bollire a fuoco allegro, e consumare la Salsa al
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suo punto. Nel momento di servire levate il mazzetto, e prosciutto, legate con una liason come la precedente, con petrosemolo trito imbianchito, e sugo di limone.


Gamberi all’Olandese.

Antremè = Questi si apprestano come i precedenti, e solo variano, che si legano con una liason in cui averete messo un poco di colore verde, come è descritto nel Tom. I. pag. 21., e si servono egualmente, osservando però, che la Salsa deve essere di un color pomere.


Gamberi alla Sultana.

Antremè = Prendete otto, o dieci belli Gamberi grossi, fateli bollire un momento con acqua, e sale; indi spilluccateli come quelli alla Pulette pag. 110., e levategli tutto ciò che trovasi sotto alla conchiglia della schiena, metteteci in vece un pochino di farsa di Chenef di grasso, o di magro, e nel mezzo un tantino di Salpiccone cotto, minuto, ben legato, e freddo, coprite con un altra poca di farsa, unite con uovo sbattuto, spolverizzate con mollica di pane grattata, e fate friggere di bel colore: ovvero non li panate, ma copriteli con bianco d’uovo sbattuto, mescolato con un poco di butirro squagliato, e quasi freddo, petrosemolo trito imbianchito, e poco sale; fategli prendere colore sopra una tortiera ad un forno temperato; ponete un poco di sugo chiaro, e sugo di limone nel fondo del piatto che dovete servire, e serviteci sopra i Gamberi.


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Gamberi alla Flamande.

Antremè = Ponete de’ Gamberi vivi in una cazzarola con Birra sufficiente, un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, delle foglie di petrosemolo, sale, e pepe schiacciato; fate cuocere a fuoco allegro, e consumare al punto di una picciola Salsa: aggiustate i Gamberi sopra il piatto colle foglie di petrosemolo, e aspergeteli colla Salsa, e servite.


Gamberi all’Italiana.

Antremè = Levate le picciole zampe, e le barbe a dei Gamberi vivi, metteteli in una cazzarola con un poco d’olio, uno, o due bicchieri di vino bianco, il sugo di uno, o mezzo limone, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta d’aglio, un poco di dragoncello, e di basilico, il tutto trito, sale, pepe schiacciato: fate bollire a fuoco allegro, e consumare al punto di una picciola Salsa; aggiustateli quindi sopra il piatto, aspergeteli sopra ovunque colla Salsa, e servite.


Gamberi alla Vestale.

Antremè = Quando averete fatto squagliare in una cazzarola sopra il fuoco, un buon pezzo di butirro, con una fetta di: prosciutto se sarà di grasso, ed un mazzetto d’erbe diverse, poneteci de’ Gamberi cotti, e mondati come quelli alla Pulette pag. 110., passateli un momento sopra il fuoco, quindi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con latte buono di vacca, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire a fuoco allegro, e consumare a Salsa ben legata; levate allora il mazzetto, e prosciutto, e servite subito.


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Gamberi all’Erbe fine.

Antremè = Ponete in una terrina de’ Gamberi cotti, e mondati, come quelli alla Pulette pag. 110., conditeli con olio, aceto di dragoncello, sugo di limone, petrosemolo, cipolletta, cerfoglio, dragoncello, sivette, pimpinella, rucchetta, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato; aggiustate con simetria i Gamberi sopra il piatto, e versateci sopra la Salsa.


Gamberi all’Intendente.

Antremè = Fate cuocere e stufare a picciolo fuoco in una cazzarola ben coperta, de’ Gamberi vivi, con un buon pezzo di butirro, il sugo di un limone, tartufi, prugnoli, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, sale, pepe schiacciato. Quando saranno cotti, mondateli come quelli alla Pulette, rimetteteli a mano a mano nella cazzarola; allorché saranno freddi avvolgeteli bene nella loro Salsa, nella quale averete mescolato un rosso d’uovo crudo, spolverizzateli di mollica di pane grattata; fategli prendere colore al forno, e serviteli con sotto una Salsa alla Scalogna con sugo di limone. Se volete, li potete panare senza mondare, e senza rosso d’uovo nella Salsa, e farli cuocere nella stessa maniera.


Gamberi in Atelette.

Antremè = Questi si apprestano in diverse maniere, ma le più ordinarie sono tre. La prima: quando avete cotto i Gamberi come all’Inglese, fateli raffreddare, avvolgeteli poscia colla propria Salsa, infilateli a spiedini di legno, o di argento: abbiate un piatto con
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butirro squagliato mescolato con uno, o due rossi d’uova crude, ungeteci bene per tutto i spiedini, spolverizzateli di mollica di pane grattata, fategli prendere colore sopra la gratella, e serviteli con sotto una Salsa chiara alla Scalogna, e sugo di limone. La seconda: quando saranno cotti come all’Intendente e freddi, avvolgeteli nella propria Salsa, infilateli a dei spiedini, spolverizzateli di mollica di pane, fategli prendere colore sulla gratella, e serviteli come sopra. La terza: fate una Salsa come segue: passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogne, prugnoli, una punta d’aglio, il tutto trito; quindi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, poneteci de’ Gamberi cotti all’acqua, o al Corto-brodo, e spilluccati come quelli alla Pulette; conditeli con poco sale, e pepe schiacciato, avvolgeteli bene nella Salsa, infilateli alli spiedini, spolverizzateli di mollica di pane grattata, fategli prendere un leggiero colore sopra la gratella, e serviteli con sotto una Salsa chiara di magro con sugo di limone.


Gamberi alla Condè.

Antremè = Quando averete preparato i Gamberi nella terza maniera, come sopra, in luogo d’infilarli alli spiedini, spolverizzateli di mollica di pane grattata, e aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, con sotto un pochino della loro Salsa, aspergeteci sopra egualmente colla stessa Salsa, ma senza erbe trite, fate prendere colore al forno, e
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servite con sotto un poco di sugo chiaro di magro, e sugo di limone sopra.


Gamberi alla Senteminult.

Antremè = Questi sono i medesimi, che i primi, e secondi in Atelette, colla sola differenza, che non vanno infilati a spiedini, ma aggiustati sopra il piatto, e fatto prendere colore al forno; ovvero involti in una Senteminult ben ristretta, e spolverizzati di mollica di pane grattata, aggiustati sopra il piatto, fatto prendere colore al forno, e serviti con sotto una picciola Salsa chiara, con sugo di limone.


Gamberi alla Spagnuola.

Antremè = Fate cuocere dodici grossi Gamberi tutti eguali, con acqua, sale, due fette di limone senza scorza, mezzo bicchiere di vino bianco, un mazzetto d’erbe diverse. Quando saranno cotti, spilluccateli come quelli alla Pulette, aggiustateli sopra il piatto, tramezzati con crostini di mollica di pane tagliati a guisa di creste, e fritti nel butirro, e serviteci sopra una Salsa alla Spagnuola di grasso, o di magro con sugo di limone. In questa guisa ci potete servire qualunque altra Salsa di vostro genio.


Gamberi in diverse maniere.

Antremè = Quando i Gamberi saranno cotti semplicemente con acqua e sale, o al Corto-brodo li potete servire in Buison per un Rifreddo; cioè aggiustati sopra un gran piatto a guisa di cuppola. Li potete anche dopo spilluccati come alla Pulette, servirli con sotto, o sopra tutte quelle Salse fredde, o calde, come sono descritte alla Coda di Ragosta.


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Delle Squille.

Varie sono le specie di questi Crostacei, distinti secondo Rondelezio, Jostonio, ed altri Autori in Squilla lata, o Ursa, in Carangone, in Squilla gibba, in Squilla parva, e in Squilla mantes.
Tutte queste Squille vengono denominate volgarmente Canocchie, e Gamberelli. Nella prima classe sonovi quattro specie di squille, indicate sotto la denominazione di Squilla lata, o Ursa, e le altre sono tutte una specie di Gamberelli.
Vivono questi Crostacei in mare paludoso e sassoso, se ne trovano nell’oceano Germanico, e Gallico, nel mare Tirreno, e Adriatico. Si nutriscono di carne di ostriche, e di alga di mare.
Giovenale nomina le Squille un pesce prezioso, e Apicio tanto le aveva in pregio, che navigò sino in Africa sulla supposizione, che colà fossero più grandi, che in Italia.
Benché non si possa negare, che la carne di codesti Crostacei sia di un gratissimo e saporoso cibo; nulladimeno si digerisce difficilmente, nuoce allo stomaco, ed eccita desideri venerei. Vogliono peraltro, che il suo sugo sia dolcificante, utile al petto, e assai favorevole agli Etici.


Della Squilla lata, ossia Ursa.

Comprende questo nome, come ho detto di sopra, quattro specie di Squille, che noi conosciamo sotto i nomi di Canocchie, o Sparnocchie, e Messanette. Queste ultime sono la Squilla lata di Rondelezio, e la Squilla Ursa
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minore. Le altre due sono la Squilla lata, o Ursa maggiore, e la Squilla lata di Baren-Krebs.
Questi quattro Crostacei poco variano nella loro figura, eccettuatane la Squilla Ursa minore, ma bensì nella loro grandezza, ed hanno qualche rassomiglianza colla Ragosta, ma sono più larghi, più irsuti, e più depressi di corpo.
Si debbano scegliere queste Squille vive, o almeno freschissime, pesanti, e che siano piene di corallo, cioè d’uova; queste uova si ritrovano annesse al ventre, e aderenti alla carnosità della coda d’ambi i lati dell’intestino, contenute da una sottile membrana. Tali uova formano tutto il gran pregio di questi Crostacei.
Queste specie di Squille abbondano moltissimo nel mare Adriatico, ma scarseggiano al contraria nel Mediterraneo, di modo che sono assai rare in Francia, e da quella parte dell’Italia, che viene bagnata da questo mare. In Affrica per altro sono frequentissime, ed in molta abbondanza.
La loro stagione più propria, e nel cui tempo sono assai lodate, è nell’Inverno, e Primavera, prima che si siano sgravate delle loro uova.
In quanto alla Squilla Ursa minore Rondelezio la nomina Cicala marina, avendo qualche similitudine colla Cicala grande terreste: questa peraltro ha il dorso egregiamente scolpito, e variato con artefizioso lavoro dalla natura, mediante le sue scaglie, ed è tutta rossa.
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Per maggiore intelligenza de’ Leggitori, queste Squille verranno indicate sotto il nome di Canocchie.


Canocchie in diverse maniere.

Antremè = La migliore maniera di mangiare le Canocchie è di farle cuocere allesso con acqua, sale, un mazzetto d’erbe diverse, e mezza cipolla in fette; quindi scolatele, fategli una incisione lungo la coda, onde scoprirgli il corallo, ossia l’ovaia, e conditele con olio, aceto di dragoncello, o sugo di limone, sale, pepe schiacciato, e petrosemolo trito: o con solo sale, pepe, e aceto: ovvero conditele crude con olio, sale, e pepe schiacciato, spolverizzatele di mollica di pane grattata, fatele cuocere di bel colore sopra la gratella, e servitele con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa all’aspic, o altra: infarinate e fritte sono ottime: cotte al Corto-brodo, come i Gamberi, e servite sopra una salvietta con petrosemolo intorno; e finalmente cotte, spilluccate sulla coda, e preparate, e servite come i Gamberi all’Intendente, all’Erbe fine, alla Condè, alla Senteminult, in Diverse maniere ec.


Del Carangone.

Rondelezio dà questo nome ad una specie di Squilla della figura quasi di un Gambero di mare, lungo poco più o poco meno di un palmo, e ricoperto di una crosta sottile, leggiera, e candida, sparsa di alcune macchiette rossine; quando però è cotta diviene tutta rossa, come quelle del Gambero.
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Fra i Crostacei si crede, che questo possa essere il più saporito di tutti: la sua carne è tenera, dolce, e delicata, somministra buono alimento, e non è tanto dura alla digestione.
Questo crostaceo in Napoli si chiama volgarmente Mazzacogno, ed è moltissimo stimato, e caro di prezzo, perché raro.
Le code di questa specie di Gamberi cotti allesso, e tolte dalle loro spoglie crostacee, sono in molto pregio ne’ mesi di Febbraio, Marzo, Aprile, e Maggio.
Essi si apprestano come le Ragoste marine, e come i Gamberi di acqua dolce, e segnatamente le code. Vedete questi due Crostacei ai loro articoli particolari. La migliore maniera di mangiare i Mazzacogni è cotti allesso si servono intieri con la loro spoglia crostacea, guarniti di petrosemolo.


Della Squilla gibba.

Questo Crostaceo appellasi gibba, attesa la gobba che mostra nell’atto che si curva: esso è più piccolo del Carangone, e specialmente nell’estremità della coda: anche questi sono una specie di Gamberelli: buonissimi infarinati e fritti, o allessati con acqua e sale, e conditi come le Canocchie.


Della Squilla parva.

Questa Squilla si nomina parva, cioè picciola, ed è priva di nome proprio. Se ne trovano di due specie: una grande di una crosta più dura della Squilla gibba, che in Roma appellasi Gamberello: l’altra è così picciola, che appena mille formano il peso di una libbra: sono abbondanti nel mare Adriatico dalla parte
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di Venezia, ed anche sulle nostre spiaggie. Questi Gamberelli vivi sono di un colore bianchiccio, ma dopo cotti divengono rossi.
Nascono nel mare, e ne’ fiumi, sebbene Bellonio afferma essere essi più abbondanti nel mare. Tarentino le chiama Squille fluviatili.
La loro carne è così dolce, che cagiona fastidio a chi ne mangia, e come dice Rondelezio non v’è altro cibo di tal genere più dolce di questo.
Lavati e cotti in acqua d’orzo sono di molto giovamento agli Eteci.
La migliore maniera di mangiare codesti Gamberelli è di farli cuocere allesso, e condirli come le Canocchie; ovvero infarinarli, farli friggere, e servirli con petrosemolo fritto.


Della Squilla Mantis di Rondelezio.

Prende il nome questa Squilla da un picciolo animale del genere delle Locuste, e da Bellonio viene appellata Cicala marina.
La sua crosta è sottile, di un bianco lucido trasparente, e la natura l’ha fornita di un incredibile artefizioso lavoro.
La sua carne è molle, dolce, e delicata. Viene apprestato, e servito questo picciolo Crostaceo allesso, o infarinato, e fritto.


De’ Granchi in genere.

Sono varie le specie de’ Granchi: gli uni vivono nelle conchiglie, altri fuori di esse: gli uni vivono in mare, ed altri in acqua dolce. Quelli che vivono in mare, sono, il Granchio marino, il Granchio detto maja, il Granchio paguro, il Granchio eques, il Granchio giallo, il Granchio ordato di Rondelezio, il Grachio vario, e
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il Granchio cordis. Quelli che vivono in acqua dolce, sono detti da’ Greci Granchi fluviatili.
Di tutti questi Granchi qui non farassi menzione, che del Marino, Maja, Paguro, e Fluviatile, essendo superfluo il parlare degli altri.
I Granchi di mare si nutriscono di conchiglie, e di polipi; quelli di acqua dolce sono Sarcofagi, cioè si mangiano l’uno coll’altro.
Amano codesti Crostacei luoghi molli e pietrosi: si ritrovano anche sotto terra. L’Inverno vengono verso le spiagge del mare, e sulle sponde de’ fiumi, e l’Estate si ritirano in luoghi opachi, e nascosti.
Secondo Plinio distinguesi il maschio dalla femmina, avendo questa il primo piede doppio, dove che il maschio lo tiene semplice, ed ha due spine tra il ventre e la coda, di cui la femmina ne è priva.
La loro carne è dura alla digestione, ma somministra un alimento sodo, e fortificativo.


Del Granchio marino.

Codesto Granchio ha il corpo rotondo, e non supera il più grande la larghezza di quattro dita: si distingue in maschio, e in femmina. Il maschio ha un color rosso, e la femmina un color rossastro tendente al turchino.
Di questi Granchi sono assai lodate le femmine, allorché si ritrovano piene di uova: e per quel che dicesi hanno un sugo assai dolce in tempo del plenilunio, ma ne sono prive nella luna calante.
La carne del Granchio marino è di un ottimo sapore, e di buon nutrimento, ma
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difficile alla digestione; nulladimeno Rondelezio l’ha esperimentata assai utile agli Eteci.
Le stagioni migliori per questi Granchi sono l’Autunno, e la Primavera, nel cui tempo fassi la loro pesca.
Si preparano, e si servono come il Granchio paguro; ovvero allessati, aperta un poco la conchiglia Crostacea di sopra, e serviti sopra una salvietta con petrosemolo intorno per Antremè.


Del Granghio detto Maja.

Appellasi così questo Granchio a motivo della sua grandezza. Differisce dal Paguro, essendo questi più largo nella parte anteriore, ed il Maja nella posteriore.
Si ritrovono nel mare Mediterraneo, e Adriatico, e abbondano molto dalla parte di Venezia. I maschi sono buoni nell’Autunno, nell’Inverno, e nel mese di Aprile, in tempo del plenilunio. Le femmine poi in tutto il resto dell’anno sino a Settembre.
Questi Granchi si apprestano esattamente come il Paguro, e si servono per Orduvre, o Antremè.


Del Granchio Paguro.

Questo Granchio chiamasi Paguro, atteso che si raggira in luoghi scoscesi del mare: esso è più largo che lungo: pesa alcuna volta più di dieci libbre, e va ricoperto di una forte, e sottile spoglia Crostacea.
Secondo Scaligiero il maschio è più rotondo, e più grande della femmina, e la sua spoglia tende al nero. La femmina è più picciola, più quadrata, e di un colore verde pallido.
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Questi Granchi sono compresi fra i cibi più esquisiti, ma sono come gli altri difficili alla digestione.
Si ritrovano ne’ mari Tirreno, e Adriatico, e segnatamente verso le coste della Dalmazia, ove sono appellati Paguri. In Venezia sono freguentissimi, e le femmine tanto del Maja, che del Paguro vengono nominate volgarmente Grancevole, e quelle de’ Granchi marini Mezzanette.


Grancievole in diverse maniere.

Antremè = Allessate con acqua, e sale, o con acqua di mare quattro Grancievole, turandogli prima la bocca, e l’ano, acciò non scoli il liquido che contengono; indi scolatele, alzategli la conchiglia crostacea di sopra, vuotatele, levategli il cattivo, prendete il corallo, le uova, e tutto ciò che è carne, o tenerume; mettete ogni cosa sopra un piatto, riempiteci due delle conchiglie ben nettate, e disposto con simmetria, aggiustatele sopra il piatto con sotto una salvietta, e guarnite all’intorno colle zampe delle Grancievole, e petrosemolo verde. Nel momento di servire condite dentro la conchiglia con sale, pepe schiacciato, olio, sugo di limone, o aceto, e servite: alcuni ci aggiungono petrosemolo trito: altri condiscono soltanto con una Salsa alla Remolada fredda; altri ci mettono petrosemolo trito, capperi fini interi, qualche filetto d’alici, e di cedrioletto sotto aceto, e nel momento di servire condiscono con olio, aceto, sale, pepe schiacciato, un poco di mostarda, e un rosso d’uovo duro, il tutto
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stemperato insieme: altri mondano anche le zampe, e condiscono prima il tutto in una terrina con olio, sugo di limone, sale, e pepe schiacciato: ed altri finalmente servono senza alcun condimento, lasciando in arbitrio, che in tavola ognuno le condisca come più gli piace. Queste Grancievole si possono anche cuocere al forno, e servirle egualmente: allorché si cuociono, o nell’una, o nell’altra maniera, diventano un poco rosse, ed un poco nere.


Del Granchio di Acqua dolce.

Galeno, chiama questo Granchio Paguro fluviatile, il quale differisce da quello marino per avere la spoglia Crostacea più dura, e di un colore di foligine, o bianca. In Francia, e Germania non si trova; e comune peraltro in Grecia, nell’Isole di Candia, e Sicilia, ed in Italia.
Si distinguono i Granchi d’acqua dolce, o fluviateli, in due specie cioè di fiume, e di fosso: i primi non sono gran cosa in uso fra noi, imperocché non si spogliano: i secondi, che sono eccellenti, nascono sul margine dell’acqua de’ fossi, che forano, onde formarsi una tana; ivi le femmine partoriscono, ed ivi nel gran caldo dell’Estate si spogliano della loro, tunica Crostacea. In queste loro tane vengono presi con molta facilità, conoscendosi dall’apertura, della medesima se il Granchio vi si trova, o se n’è sortito.
I grossi Granchi sono di un colore ferrugineo, ed i piccioli bianchi; giungono ad avere i più grandi quattro dita di larghezza, e cinque di lunghezza.
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Siccome codesti Crostacei sono Sorcofagi, cioè che si divorano l’uno coll’altro, così bisogna tenerli legati ben stretti in un sacchetto con entro qualche poco d’erbaglia, onde evitare che si mangino fra di loro.
La carne di codesti Granchi somministra buon nutrimento, provoca l’orina, e purga le renelle; ma è di difficile digestione, e pesante sullo stomaco, specialmente quando il Granchio viene fritto.
Si mangiano in ogni tempo impiegati ne’ brodi per le zuppe di magro; ma l’Estate, e segnatamente il mese di Agosto sono eccellenti, essendo in questo tempo spogliati della loro veste Crostacea, in guisa che vengono serviti sulle migliori, e più delicate mense, sotto la denominazione di Granci teneri.
Il Granchio di acqua dolce ha moltissime virtù riguardo il corpo umano, che pratticasi in Roma, onde spogliarlo della sua tunica Crostacea.


Granchi teneri fritti.

Orduvre = Prendete de’ Granchi teneri vivi, fateli stare in infusione nel latte, tre o quattro ore, se non sarà vigilia; indi scolateli, infarinateli, indorateli con uova sbattute, fateli friggere di bei colore, e serviteli guarniti di petrosemolo fritto: se sarà vigilia, infarinateli solamente, fateli friggere nell’olio ben caldo, e serviteli egualmente. Li potete anche dopo indorati, spolverizzarli di mollica di pane.


VI.127
Granchi teneri al sugo di Pomidoro.

Orduvre = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o un pezzo di butirro, petrosemolo, e cipolletta trito, stemperateci quindi fuori del fuoco due alici passate al setaccio, poneteci i Granchi teneri vivi che uno non stia sopra all’altro, condite con sale, pepe schiacciato; fate soffriggere un poco, indi bagnate con un pochino di vino bianco consumato per metà; fate bollire a fuoco allegro; poco prima di servire aggiungeteci un poco di sugo di pomidoro, e servite con poca Salsa, tramezzati i Granchi con crostini di mollica di pane tagliati a guisa di creste, e fritti di bel colore.


Granchi teneri Brodettati.

Orduvre = Quando averete fatti affogare i Granchi teneri nel latte; passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro un poco di petrosemolo trito, e un tantino di persa; metteteci quindi un pochino di farina, bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, e un pochino di acqua, o brodo di magro, metteteci dentro i Granchi, condite con sale, pepe schiacciato, un mazzetto d’erbe diverse; fate bollire a fuoco allegro. Nel momento di servire levate il mazzetto, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con sugo di limone, e servite con crostini fritti all’intorno.


Granchi teneri panati.

Orduvre = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, un pochino di
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basilico; il tutto trito; fate quindi raffreddare. Asciugate sei belli Granchi, conditeli sopra un piatto con sale, pepe schiacciato, versateci sopra la Salsa suddetta, ungeteli bene, spolverizzateli di mollica di pane grattato; aggiustateli sopra il piatto che dovete servire con sotto un poco della stessa Salsa; fateli cuocere al forno, e serviteli con un poco di sugo di pomidoro. Li potete anche aggiustare nelle cassettine di carta fritte, e farli cuocere al forno, e servirli nella stessa maniera.


Granchi teneri in diverse maniere.

Orduvre = Non si può contradire, che la migliore maniera di mangiare i Granchi teneri sia quella di farli friggere, e quindi condirli con sale, pepe schiacciato, e sugo di limone. Quando peraltro codesti Granchi sono fritti, o indorati, o soltanto infarinati, li potete servire con sotto una Salsa di vostro genio, ma un poco piccante, e rilevata di gusto: come Agra-dolce, Verde fredda, di Capperi, Remolada, di Culì di pomidoro, di Cedrioletti ec.


Della Tartaruga, o Testuggine.

Questo animale è ricoperto di una scaglia convessa di una specie particolare; rimarchevole per la sua grandezza, per la sua durezza, e per la sua bellezza, fatta alla foggia di scudo, ed impressa di vari colori: la testa, e la coda di codesto animale rassembra a quelle del serpente, ed i piedi a quelli del leopoldo.
Sonovi quattro specie di Tartarughe; cioè Marine, Terresti, di Fiume, e di Pantano. Le sole due prime sono in uso fra gli alimenti.
VI.129
La Tartaruga terreste partorisce le uova con un guscio duro, e di due colori, come quelle degli uccelli; quindi le seppellisce sotto terra, e visitandole spesso le cova. In capo ad un anno si schiudano, ed esce fuori il picciolo animaletto.
Le migliori sono le più grosse, e piene di uova. La loro stagione più propria è da Giugno a tutto Ottobre. Si debbono nutrire di buoni alimenti, e tenerle in luogo pulito. Le uova, ed il fegato di codesti animali, sono come quelli di pollo, avendone quasi lo stesso gusto.
La Tartaruga di mare, è ordinariamente molto grande, e senza uova ma il suo fegato, e l’intestino passano per un cibo esquisito.
Si veggano la Primavera, e parte dell’Estate verso le spiaggie del mare, e vicino alle imboccature de’ fiumi, ove vengono prese, e quindi si ritirono in luoghi profondi: si nutriscono di cadaveri, e di tutte sorta d’immondizie. La loro stagione migliore è da Marzo a tutto Giugno.
La carne delle Tartarughe, e segnatamente di quelle di mare è assai buona, e rassomiglia a quella della mongana: essa nutrisce molto, e forma un alimento sodo e durevole; imperocché contiene un zucchero oleoso, balsamico, e salino; questo zucchero la rende ancora ristorativa, e pettorale.
Da un altro canto ella è dura, e vischiosa, e difficile alla digestione; genera degli umori vischiosi e grossolani, e rende il corpo pesante, e infingardo.
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Diversi sonosi immaginati, che non v’era nulla di migliore agli Eteci, che di mangiare delle Tartarughe; ma sono i brodi di Tartarughe, e non le Tartarughe medesime, che convengono agli Eteci. La carne di codesti animali, dice il Padre Goutier, è di una sostanza troppo terreste, onde potersi digerire come dovrebbe nello stomaco di un Etico.
Le uova delle Tartarughe sono buone a mangiarsi, e Pisanelli le consiglia ai febricitanti, esse conciliano il sonno, e rinfrescano. Quelle che sono macchiate ed hanno il guscio più duro passano per le migliori: sono più salubri un poco conservate, che tutte recenti.


Tartaruga marina all’Inglese.

Antrè, o Rilievo = Se la Tartaruga è grande la potete servire per un Rilievo, e se è mezzana per un Antrè. Tagliate la testa alla Tartaruga subito presa, e fategli sortire tutto il sangue; indi apritegli col coltello le due conchiglie, staccatene tutta la carne, levategli il fegato, e l’intestino, spaccate questo per lungo, lavatelo, e tagliatelo in pezzi lunghi poco più di mezzo palmo: levate bene il fiele al fegato. Dividete la Tartaruga in quattro parti, levategli il grasso, spuntategli i piedi, e la coda, e tagliatela in pezzi; lavate bene ogni cosa, ponete sopra il fuoco con acqua fredda, quando principia a bollire, tirate indietro; nettate i pezzi di Tartaruga dalla pelle, rilavate il tutto all’acqua fresca, e asciugate con un pannolino. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, e una fetta di prosciutto, se sarà di grasso, petrosemolo
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e scalogne trito, metteteci quindi i pezzi della Tartaruga, e dell’intestino, condite con sale, e pepe schiacciato; fate consumare sopra un picciolo fuoco l’acqua che sortirà dalla carne; quindi bagnate con mezza, o una bottiglia di vino di Carcavello; fate bollire a gran fuoco, e consumare tutto il vino, sbruffateci allora un buon pizzico di farina, bagnate con buon brodo colorito di grasso, o di magro, un mazzetto d’erbe diverse; fate cuocere, e consumare la Salsa al suo punto: poco prima della totale cottura aggiungeteci il fegato della Tartaruga tagliato in grossi dadi. Prendete la conchiglia di sopra della Tartaruga, pulitela bene, dirizzate un bordino di pasta in quei vani della testa e zampe, acciò la Salsa non sorti fuori, fatelo cuocere all’aria del forno, o del fuoco; levate il mazzetto, e prosciutto dal ragù, versatelo nella conchiglia con parte della Salsa, aggiustandoci sopra il fegato, l’intestino, e qualche rosso d’uovo fresco duro, coprite il tutto con altra poca di Salsa, spolverizzate di mollica di pane grattata, aspergete con butirro squagliato; fate stufare al forno circa mezz’ora, o più, secondo la grandezza della conchiglia, la quale devesi alquanto intenerire. Nel momento di servire aspergete sopra col resto della Salsa, e sugo di limone: aggiustate la conchiglia sopra il piatto con sotto un poco di pasta acciò resti ferma, e servite subito.


Tartaruga marina al Sole.

Antrè, o Rilievo = Fate cuocere i soli pezzi di Tartaruga come sopra: ma senza
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l’intestino, e bagnate con solo brodo bianco di grasso, o di magro; fate cuocere e consumare a poca Salsa; indi levate il mazzetto, e prosciutto, legate ben bollente con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, stemperata con sugo di limone, e fate raffreddare in una terrina; avvolgete bene ogni pezzo di Tartaruga colla propria Salsa, indorate con uovo sbattuto, spolverizzate di modica di pane grattato; fate friggere di bel colore, e servite sopra un ragù fatto coll’intestino, e fegato della Tartaruga in questa maniera: dopo che sarà imbianchito all’acqua l’intestino, ed il fegato, unitamente alla Tartaruga, come sopra; tagliate il primo in pezzi lunghi tre dita, ed il secondo in dadi. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto se sarà di grasso, un mazzetto d’erbe diverse, e un buon pugno di prugnoli freschi, o secchi bene ammollati e spremuti; indi metteteci i pezzi dell’intestino, fate consumare sopra un picciolo fuoco l’acqua che renderà, sbruffateci allora un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere, o due di vino di Carcavello, o di Sciampagna consumato per metà, sugo, e un poco di brodo di grasso, o di magro, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire dolcemente, e consumare la Salsa al suo punto: poco prima della totale cottura aggiungeteci il fegato, e un poco di petrosemolo trito imbianchito, levate quindi il mazzetto, e prosciutto, e servite con sugo di limone sotto i pezzi di Tartaruga, come ho detto di sopra. Se volete fare detto ragù al
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bianco, bagnate con brodo bianco, e legate con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, e sugo di limone.


Tartaruga marina alla Biron.

Antrè, o Rilievo = Dopo che averete imbianchiti, e ben nettati dalla pelle i pezzi di Tartaruga, metteteli in una cazzarola con fette di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di cipolla, e di carota, quattro scalogne, sale, pepe schiacciato, un bicchiere, o due di vino di Carcavello, o di Sciampagna, o altro vino bianco bollente, brodo buono, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto e sopra. Quando sarà cotto fate una Salsa come segue: scolate il fondo della bresa, passatelo al setaccio, digrassatelo, fatelo consumare se fosse troppo, avendo attenzione al sale, metteteci allora un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di fiore di latte, quattro, o cinque rossi d’uova crudi, o più, secondo la quantità della Salsa, fate stringere sopra il fuoco, e poscia un poco raffreddare, che sia sufficientemente legata, e giusta di sale; stendete questa Salsa intorno ai pezzi di Tartaruga scolati dalla bresa, asciugati, e freddi, spolverizzate di mollica di pane grattato; fategli prendere un bel color d’oro al forno sopra una tiella di rame, e serviteli sopra un ragù fatto come il precedente con il fegato, e l’intestino della Tartaruga. Di magro: fate cuocere la Tartaruga come alla Senteminult qui appresso.


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Tartaruga marina alla Senteminult.

Antrè, o Rilievo = Dopo che averete nettati dalla pelle i pezzi di Tartaruga come sopra, metteteli in una marmitta con mezza bottiglia, o una di vino di Carcavello, o altro vino bianco bollente, un pezzo di butirro, un grosso mazzetto d’erbe diverse, latte bollente un poco di acqua, o brodo, che i pezzi di Tartaruga restino coperti, sale, pepe sano, quattro scalogne, sei garofani; fate bollire dolcemente. Quando sarà cotto, scolate i pezzi di Tartaruga, poneteli sopra un piatto, conditeli ancora con un poco di sale, e pepe schiacciato, e buona porzione del grasso della cottura, fate quasi raffreddare, mescolate allora uno, o due rossi d’uova crude nella Salsa, ungeteci, bene i pezzi di Tartaruga, spolverizzateli di mollica di pane grattata, fategli prendere colore sopra la gratella, e serviteli sopra un ragù fatto col fegato, e l’intestino della Tartaruga, come il precedente.


Tartarughe terresti in Fricassè.

Antrè = Mettete dell’acqua in una marmitta con sale, una cipolla con tre garofani, un grosso mazzetto d’erbe diverse, e odorifere, un pezzo di butirro, due fette di limone; allorché bolle tagliate la testa, la coda, e le zampe a tre Tartarughe, fategli sortire bene il sangue, ponetele nel brodo suddetto, fatele bollire un momento, poscia scolatele, distaccategli le conchiglie, tagliate le Tartarughe in quarti, mettete a parte le uova, ed i fegati alli quali levarete bene il fiele; ponete il tutto in una cazzarola sopra il fuoco con acqua, quando
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principia a bollire, passate all’acqua fresca, nettate i pezzi di Tartarughe dalla pelle, e appropriatele come se fossero coscie di pollastri per una Fricassè, lavate, e asciugate bene ogni cosa. Passate la sola carne in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto se sarà di grasso, un pugno di prugnoli freschi, o funghi freschi, secondo la stagione, condite con sale, e pepe schiacciato; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino di Carcavello, o di Sciampagna, o altro vino bianco, consumato per metà, e brodo bianco di grasso, o di magro, quanto basti; fate cuocere a picciolo fuoco. Quando sarà quasi cotto aggiungeteci le uova, ed i fegati tagliati in grossi dadi; fate dare ancora qualche bollo; indi levate il prosciutto, e mazzetto, digrassate, e legate ben bollente con una liason di tre, o quattro rossi d’uova stemperata con sugo di limone o di agresto, e servite con crostini fritti intorno. Non sarà che bene, se ucciderete le Tartarughe la sera per la mattina, acciò non siano coriacee.


Tartarughe terrestri all’Etuvè.

Antrè = Quando averete tagliate le Tartarughe come le precedenti, e pulite dalla pelle; fate un Rosso con un pezzo di butirro, o olio, ed un pizzico di farina. Vedetelo nel Tom. I. pag. 19., bagnatelo con mezza bottiglia di vino di Carcavello, o altro vino bianco consumato un terzo, e brodo colorito di grasso, o di magro. Aggiustate i pezzi delle
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Tartarughe in una cazzarola con un mazzetto d’erbe diverse, e qualche fungo, o prugnolo, una fetta di prosciutto se sarà di grasso, poneteci dentro il Rosso passato al setaccio, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire dolcemente: poco prima della totale cottura aggiungeteci le uova, ed i fegati delle Tartarughe tagliati in pezzi. Nel momento di servire levate il mazzetto, e prosciutto, digrassate, che la Salsa sia consumata al suo punto, e di buon gusto; aggiustate la carne nel piatto che dovete servire, o in una terrina, guarnite sopra con le uova, ed i fegati, versateci sopra la Salsa, e guarnite con una dozzina di cipollette glassate, e crostini tagliati come noci moscate, e fritti di bel colore nel butirro, o nell’olio.


Tartarughe terrestri in Matalotta.

Antrè = Allorché averete tagliati i quarti delle Tartarughe a guisa di coscie di pollastri per Fricassè, e ben nettati dalla pelle, fateli cuocere esattamente come all’Etuvè: a due terzi della cottura metteteci una dozzina di cipollette bianche prollessate, e finite, e servite la Matalotta come l’Etuvè, ma senza cipollette glassate.


Tartarughe terresti Agro-dolce.

Antrè = Se è di grasso mettete li quarti delle Tartarughe in una cazzarola con qualche fetta di lardo sotto, e sopra, una fetta di prosciutto, un mazzetto d’erbe diverse, una cipolla con tre garofani, due scalogne, un buon bicchiere di vino di Carcavello, o altro vino bianco bollente, brodo bianco quanto basti, sale, e pepe schiacciato, coprite con un foglio di
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di carta; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra. Quando sarà cotto fate una Salsa Agro-dolce. Vedetela nel Tom. I. pag. 77., aggiungeteci un poco del fondo della cottura digrassato e passato al setaccio, o tutto, se fosse poco, fate bollire e consumare al suo punto; poneteci i pezzi di Tartarughe, con le uova, ed i fegati; fate ancora bollire qualche momento, e servite con poca Salsa, o nel piatto, o in una terrina, con qualche cappero fino intero. Se sarà di magro mettete un pezzo di butirro in luogo del lardo, e prosciutto, e bagnate con brodo di magro: e se sarà vigilia né lardo, né prosciutto, e né butirro, ma un poco d’olio.


Tartarughe terrestri in ragù.

Antrè = Quando averete tagliati come coscie di pollastri i quarti delle Tartarughe, e nettati dalla pelle, metteteli in una cazzarola con un pezzo di butirro, una fetta di prosciutto se sarà di grasso, un mazzetto d’erbe diverse, un pugno di funghi freschi di buona qualità, tre tartufi in fette, o tartufi, e prugnoli secchi bene ammollati, e spremuti; passate sopra il fuoco, sbruffateci poscia un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino bianco bollente, e sugo di grasso, o di magro, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire dolcemente: poco prima della totale cottura aggiungeteci le uova, ed i fegati delle Tartarughe. Quando sarà il tutto cotto, o con poca Salsa, levate il mazzetto, e prosciutto, digrassate, e servite con sugo di limone, o sopra il piatto, o in una terrina.
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Se lo volete fare al bianco bagnate, con brodo bianco, e legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con sugo di limone, e guarnite sopra, ed all’interno con crostini di mollica di pane fritti.


Tartarughe terrestri al Culì di Pomidoro.

Antrè = Fate cuocere i pezzi delle Tartarughe come quelle di ragù, ma con poca Salsa, e senza prugnoli, e tartufi: a due terzi della cottura aggiungeteci un Culì semplice di pomidoro a spicchi, metteteli in una cazzarola con mezza cipolla a fette, un poco di fusti di petrosemolo, un pochino di basilico, uno spicchio d’aglio; fateli cuocere più di mezz’ora, e passateli poscia al setaccio con espressione in guisa che restino le sole pelli e semi nel setaccio, osservate che deve essere denso come un Culì; fate finire di cuocere dolcemente, metteteci le uova, ed i fegati delle Tartarughe coma sopra. Quando sarà il tutto cotto, e di buon gusto, digrassate, levate il mazzetto, e prosciutto, e servire con poca Salsa, o sopra il piatto, o in una terrina con crostini conte sopra.


Tartarughe terrestri in diverse maniere.

Antrè = Queste Tartarughe cotte in Fricassè, o in una Bresa come per Agro-dolce, le potete apprestare come quelle Marine; cioè al Sole involte nella propria Salsa, o panate alla Biron, o alla Senteminult, e colorite al forno, o sulla gratella. Gli potete servire sotto, se volete, un ragù fatto colle loro uova, i loro fegati, e qualche latte, o fegato di
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pesce, e code di gamberi, qualche fetta di tartufo, o prugnolo, o fungo. Potete ancora friggere sì le une, che le altre; cioè dopo cotte alla bresa come per Agro-dolce, fargli una marinata simile alle Cotelette di mongana alla Vinegrette Tom. I. pag. 195., indi asciugarle, intingerle in una pastella da frittura, farle friggere di bel colore, e servirle con sopra pepe schiacciato, sale, sugo di arancio, e petrosemolo fritto. Le Terrestri si possono anche marinare crude come i Pollastri marinati all’Inglese Tom. III. pag. 61., e friggerle, e servirle come sopra.


Delle Conchiglie, o Frutti di mare in genere.

Animali testacei i cui corpi sono molli, senza sensibili articolazioni, e ricoperti in tutto, o in parte da un inviluppo di sostanza dura, di natura cretacea, che nominasi conchiglia.
Questo nome generico per altro comprende qui soltanto quelle famiglie di conchiglie, i di cui animali vengono mangiati crudi, o cotti. Il Signor d’Argenville si estende moltissimo sulla descrizione delle conchiglie, e ne forma un sistema sopra osservazioni paragonate, e rettificate dietro a quanto hanno detto i più celebri Naturalisti; ma siccome questo non è il luogo, onde diffondersi sopra una materia cotanto vasta, parlerò soltanto di quelle che ci servono di alimento.
Le conchiglie dunque i di cui animali sono buoni a mangiarsi vengono indicate fra noi sotto le respettive denominazioni di Ostriche, di Came, o Peverazze, di Soleni, o Cannolicchi, di Foladi, o Dattili di mare, di Spondili,
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di Gongole, di Telline, di Mitoli, di Pinne, o Buccardini, di Fontrivole, di Muscoli, o Cozze di Taranto, di Lepas, o Patelle, di Pettini, o Cocciole, di Balani, o Ghiande di mare, di Echini, o Ricci di mare, di Volute, o Sconcigli, di Viti, o Maruzzelli, di Nerite, o Chioccole, di Lumache ec.
Si dividono codeste Conchiglie in tre classi, cioè in Univalve, in Bivalve, e in Moltivalve: le prime sono quelle la di cui conchiglia è composta di un solo pezzo, le seconde di due pezzi, e le terze di molti pezzi.
Di tutte queste conchiglie io qui farò menzione soltanto di alcune di esse le più importanti; mentre la maggior parte apprestandosi come le Ostriche, le Came, le Cozze, le Telline, i Cannolicchi, le Gongole, le Cocciole, i Dattili, le Ghiande ec. sarebbe un ripetere le medesime cose.


Dell’Ostrica.

È questa una Conchiglia bivalva molto comune nei mari Mediterraneo, e Adriatico, benché l’Oceano, ed il Baltico ne somministrano in quantità all’Inghilterra, alla Francia, alla Polonia, alla Danimarca, alla Svezia, e alla Russia, ove a quest’ultima viene portata da Danzica.
Sonovi un gran numero di specie di Ostriche, che variano fra di loro per il luogo, per la grandezza, per il colore, e per il sapore: tutte peraltro buone a mangiarsi.
Le Ostriche ritrovano non solo nel mare, ma ancora secondo Plinio in acque dolci, e luoghi pietrosi benché privi di acqua.
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Esse si mangiano crude, e cotte, e Bellonio asserisce essere l’Ostrica il più nobile di tutti i testacei. Si debbono scegliere freschissime, di una grandezza mediocre, umide, delicate e di buon sapore, e sopra tutto, che non siano state prese in acque sucide, e limacciose.
Le migliori sono quelle che si prendono nell’Inverno, e Primavera durante il declinare della luna. Esse stanno fitte ne’ scogli, e si nutriscono di acqua marina, e di musco.
Le Ostriche abbondano moltissimo in diverse Città marittime dell’Italia, e segnatamente in Napoli, e Venezia. Si pretende, che quelle del mare Adriatico siano migliori di quelle del Mediterraneo, e specialmente quelle che si prendono nelle vicinanze di Venezia dal mese di Decembre, a tutto Maggio. Di queste siamo noi provveduti in Roma, mediante i Corrieri di codesto stato Veneto, che le recano molto ben legate, e condizionate.
Le Ostriche sono molte appetitose, sopra tutto mangiate subito sortite dal mare.
Per impedire che le Ostriche si aprino, e perdino l’acqua marina racchiusa nella loro conchiglia, la quale ne forma tutto il pregio, devonsi tenere legate ben strette entro un sacchetto, o una stoia con un peso sopra, se è possibile.
Varie sono le opinioni intorno alla carne di codeste conchiglie. Galeno dice essere umida, e tenace, e che perciò generi un umore denso, crudo, e freddo, che cruda tramandi un sugo salso, quale rilassa il ventre, onde la
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crede meglio cotta. Al contrario Plinio asserisce, che cruda da tuono allo stomaco, e toglie la nausea de’ cibi. Altri finalmente asseriscono essere più salutifera cruda, e cotta, imperocché cotta rendesi indigesta, e cruda, aiuta la digestione, eccita l’appetito, e provoca l’amore: sonovi per altro de’ stomachi, che non possono soffrirla cruda, ed il mio è uno di questi.
Fra cotanti dispareri, ecco cosa dice Mr. Lemerj intorno alla carne dell’Ostrica: La carne di questo Testaceo nutrisce poco, e la digestione, che se ne fa nello stomaco è piuttosto una semplice dissoluzione, che una perfetta digestione, cioè a dire, che l’Ostrica si consuma nello stomaco senza produrvi che pochissimo chilo; essa si risolve tutta in acqua, e quest’acqua, che è della natura di quella di cui si è nutrito l’animale nella sua conchiglia, cioè un poco frizzante, irrita dolcemente le fibre dello stomaco, e degl’intestini; ciò che l’impedisce di dimorarvi lungamente, e ciò che è cagione nello stesso tempo, che se ne può mangiare un gran numero senza esserne incomodati. Di fatto si veggono una infinità di persone mangiarne mattina, e sera una grande quantità senza risentirne alcun male; come ho io veduto in Francia, in Polonia, ed in Russia.


Maniera di mangiare le Ostriche crude.

Orduvre = Abbiate delle Ostriche recentemente sortite dal mare, apritele, non versate l’acqua marina, che trovansi nella conchiglia, aggiustatele sopra tondini, e servitele nel primo servizio della mensa: a misura che si mangiano
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si condiscono con pepe schiacciato, e sugo di limone, e vi si beve appresso del buon vino di Sciampagna.


Avvertimento sopra le Ostriche.

Se le Ostriche non sono freschissime, come accade in quei luoghi lontani dal mare, distaccatele dalle conchiglie, lavatele bene con acqua fresca salata; quindi scolatele, ponetele in una cazzarola sopra il fuoco, ed imbianchitele, come se fossero nella loro acqua muriatica. Lo stesso potete pratticare per farle cuocere arrosto, cioè dopo lavate come sopra, scolatele bene, rimettetele nelle loro conchiglie, e conditele come si dirà qui sotto. Quando poi le Ostriche sono freschissime, apritele con diligenza, acciò non si rompano le conchiglie, e sporchino l’Ostrica, distaccate le Ostriche dalle conchiglie, senza lavarle, e versare l’acqua marina, che racchiudano, e conditele come si dirà qui sotto.


Ostriche Arrostite.

Antremè = Mescolate della mollica di pane grattata, con un poco di petrosemolo trito, e pepe schiacciato. Aprite le Ostriche con diligenza acciò non si versi la loro acqua muriatica; aggiustatele sopra la gratella, spolverizzatele bene sopra con la mollica di pane suddetta, conditele con olio fino, o butirro squagliato: fatele cuocere a fuoco allegro, passateci sopra la pala rovente senza toccare, e servitele con sopra un buon sugo di limone. Questa è la maniera la più sana, e la più gustosa di mangiare le Ostriche cotte.


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Ostriche Fritte.

Antremè = Fate marinare delle Ostriche levate dalla loro conchiglia, con erbe diverse intere, un poco d’acqua, un filetto d’aceto, sale, pepe schiacciato; indi scolatele, asciugatele, intingetele in una pastella da frittura, e fatele friggere di bel colore, o nell’olio, o nello strutto, o nel butirro affinato. Le potete anche friggere senza marinarle.


Ostriche alla Pulette.

Antremè = Imbianchite delle Ostriche nella loro acqua, fatele scolare, e ponetele in una Salsa alla Pulette, dopo che sarà legata colla liason. Vedetela nel Tom. V. pag. 66., e servite all’intorno con crostini di pane fritti nel butirro.


Ostriche alla besciamella.

Antremè = Quando le Ostriche saranno imbianchite come sopra, e scolate, ponetele in una Salsa, o Culì alla besciamella. Vedetelo nel Tom. V. pag. 26., fate scaldare senza bollire, e servite con crostini fritti all’intorno.


Ostriche al Forno alla besciamella.

Antremè = Allorché averete apprestate le Ostriche come le precedenti; abbiate il piatto, che dovete servire con un bordino all’intorno o di pane, o di pasta, versateci dentro le Ostriche, spolverizzate sopra con mollica di pane grattata, aspergete con butirro squagliato, fate prendere colore al forno, e osservate, che non bolla.


Ostriche al Naturale.

Antremè = Ponete le Ostriche sopra la gratella a un gran fuoco, passateci sopra la palla
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rovente, il calore le farà aprire, e servitele così nel loro stato naturale ben calde.


Ostriche in Cassettine di carta.

Antremè = Abbiate delle cassettine di carta fritte di bel colore nell’olio, o nello strutto, poneteci nel fondo un poco di farsa di Gratino fatta con fegati di polli, o di pesci. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci quindi fuori del fuoco due alici passate al setaccio; poneteci delle Ostriche imbianchite nella loro acqua, condite con pepe schiacciato; aggiustatele dentro le cassettine con il loro condimento, spolverizzate sopra con mollica di pane grattato, aspergete con butirro squagliato, o olio del condimento delle Ostriche; fate prendere colore al forno, e servite con sopra sugo di limone, e un poco di Salsa alla Spagnuola di grasso, o di magro. Se volete, le potete apprestare anche senza farsa, mettendo soltanto nel fondo delle cassettine un poco del condimento delle erbe trite, e mollica di pane grattata.


Ostriche al vino di Sciampagna.

Antremè = Levate due o tre dozzine di Ostriche dalle loro conchiglie, ponetele sopra un setaccio con un piatto sotto, acciò riceva la loro acqua; ponete quindi quest’acqua in una picciola cazzarola con un poco di Culì di grasso, o di magro, pepe schiacciato, petrosemolo, scalogne, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato
VI.146
per metà, un pezzetto di butirro maneggiato con un pochino di farina; fate bollire e consumare al punto di una Salsa legata; metteteci a scaldare le Ostriche senza farle bollire, e servitele guarnite con crostini di pane fritti nel butirro.


Ostriche in Cassettine di pane.

Antremè = Guarnite un pochino il di dentro delle cassettine di pane di farsa di grasso, o di magro. Vedetele nel Tom. IV. pag. 45., e V. pag. 78., e tenetele calde alla bocca del forno. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, o butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, qualche prugnolo, se sarà la stagione, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio bagnate quindi con Culì di grasso, o di magro quella quantità che vi bisogna per la Salsa alle Ostriche, aggiungeteci mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato due terzi, condite con pepe schiacciato; fate bollire e consumare a poca Salsa. Nel momento di servire digrassate, poneteci delle Ostriche imbianchite nella loro acqua; fate scaldare bene senza bollire, scompartitele dentro le cassettine, e servite con sugo di limone.


Ostriche alla Militare.

Antremè = Fate imbianchire le Ostriche nella loro acqua, essendo prossime a bollire, tiratele indietro, e fatele scolare; prendete la loro acqua la più chiara che sia possibile; fatela bollire e consumare a poca Salsa con un pezzo di butirro, un poco di Culì, scalogna,
VI.147
petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, un’idea di basilico in polvere, pepe schiacciato; metteteci le Ostriche aggiustatele quindi nelle loro più belle conchiglie, quante ve ne possono stare, spolverizzate sopra con mollica di pane grattata; fate prendere colore al forno, e servite con un buon sugo di limone.


Ostriche in Atelette.

Antremè = Fate imbianchire delle Ostriche nella loro acqua senza bollire, scolatele, mettetele in una Salsa, fatta con butirro, o olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, poco sale, pepe schiacciato, poneteci dentro le Ostriche, passatele un momento sopra il fuoco, legatele con tre o quattro rossi d’uova, infilate quindi le Ostriche a spiedini d’argento, o di legno, involti con più di Salsa che sarà possibile, spolverizzateli di mollica di pane grattata; fatele cuocere dolcemente sopra la gratella di un bel color d’oro, e servitele con sotto una picciola Salsa chiara di grasso, o di magro con un buon sugo di limone. Se sono all’olio non ci mettete rossi d’uova.


Ostriche in Sortù.

Antremè = Quando le Ostriche saranno imbianchite, e scolate come le precedenti, ponetele in una Salsa fatta con butirro, o olio, e erbe trite, come alle Ostriche in cassettine di carta pag. 145., rimettetele nella loro conchiglia con sotto un pochino di farsa di Chenef di grasso, o di magro, coprite con la medesima farsa, indorate con uovo sbattuto,
VI.148
spolverizzate di mollica di pane grattata, aspergete con butirro squagliato, fate prendere colore al forno, e servite con sopra un poco di sugo chiaro, e sugo di limone. All’olio: fate di meno d’indorare, e aspergete coll’olio della Salsa dell’erbe trite, e servite con sugo di magro.


Ostriche alla Servante.

Antremè = Dopo che le Ostriche saranno imbianchite, e scolate come sopra, tagliatele in filetti. Fate una farsa con mollica di pane cotta con fiore di latte, due alici passate al setaccio, cipolletta, scalogna, e petrosemolo, il tutto trito, un pezzo di butirro, pepe schiacciato, e tre, o quattro rossi d’uova crudi; mescolateci i filetti delle Ostriche, rimettete questa composizione nelle loro conchiglie più belle, spolverizzate sopra con mollica di pane grattata, aspergete con butirro squagliato; fate cuocere al forno, e servite con un poco di sugo chiaro di grasso, o di magro, e un buon sugo di limone.


Ostriche al parmigiano.

Antremè = Imbianchite, e scolate le Ostriche dalla loro acqua, aggiustatele nel piatto che dovete servire bene imbutirrato, condite con pepe schiacciato, cipolletta e scalogna trita, coprite con parmigiano grattato, aspergete con butirro squagliato, fate glassare al forno, e servite con crostini fritti all’intorno.


Ostriche alla Provenzale.

Antremè = Levate le Ostriche dalle loro conchiglie, se sono freschissime non le lavate, e se non lo sono lavatele come ho avvertito di
VI.149
sopra pag. 143., mettetele in una cazzarola ben scolate, con un buon pezzo di butirro, e sopra un fuoco allegro fatele bene imbianchire, sbruffateci un pochino di vino di Sciampagna, condite con pepe schiacciato, e un poco di petrosemolo trito; rimettete quindi le Ostriche nelle loro più belle conchiglie unite alla Salsa, e copritele con mollica di pane grattata, e fritta nel butirro di un color d’oro; fatele stufare un quarto d’ora ad un forno temperato, e servitele con sopra un buon sugo di limone.


Zuppetta di Ostriche.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, o scalogne, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio; metteteci dentro delle Ostriche tolte dalle conchiglie, e lavate, o non lavate, secondo come sono fresche, conditele con pepe schiacciato, e fatele bene imbianchire sopra un fuoco allegro; quindi aggiungeteci mezzo bicchiere di vino bianco, o di Sciampagna, o del Reno, consumato per metà, un pochino di brodo di grasso, o di magro; fate dare ancora un bollo, e servite con un buon sugo di limone, con sotto delle fettine sottili di pane abbrostolite. Potete apprestare queste Ostriche al butirro mettendolo in vece dell’olio. Se sono di grasso aggiungeteci una fetta di prosciutto, che poi levarete.


VI.150
Delle Came, o Peverazze.

I Conchiologisti danno il nome di Cama ad un genere di conchiglia bivalva di cui note ne sono varie specie, che si possono dividere in Rotonde, in Ovali regolari, ed in Ovali irregolari; le prime peraltro sono le vere Came. Tutte queste conchiglie hanno i due nicchi uguali, convessi, e perfettamente simili. Ve ne hanno di sottili e di grosse, di rigonfie e di depresse, di scambrose e di lisce, indistintamente in ciascheduna delle tre forme precedenti.
Le Came sono più o meno grandi, fragili, e diversamente colorite: alcune si trovano disperse sulla spiaggia del mare fra l’arena: altre nel fango: altre sotto il musco; ed altre attaccate ai scogli.
Jostonio le distingue in Scambrose, e Liscie. Le prime hanno la conchiglia lineata esternamente, e liscia su i bordi. Si pescano sulla spiaggia del mare fra l’arena. Le seconde hanno la conchiglia assai liscia e sottile, sono bianchissime dentro, e fuori, e la loro carne è molto bianca. Si pescano anche queste nell’arena come le Telline.
I Veneziani le tengono immerse ne’ vasi pieni di acqua fresca, acciò non moiano con tanta facilità. Quando queste conchiglie sono fresche, lavate dall’arena, e ancor vive, non sono punto inferiori alle Telline.
Sono abbondanti sì le une, che le altre nel mare Adriatico, e segnatamente verso le parti di Venezia, e della Dalmazia. Le loro stagioni migliori sono l’Autunno, e la Primavera, benché si peschino tutto l’anno.
VI.151
Queste conchiglie si apprestano esattamente come le Telline, e come le Cozze di Taranto.
Vengono dagli Italiani appellate queste conchiglie Cappe, e Peverazze, non già perché abbiano un sapore di pepe, ma perché si mangiano condite con pepe.
Vi sarebbero altre conchiglie della famiglia delle Came buone a mangiarsi, come la Nera di Rondelezio, la Glicimerida, la Pelorida ec., ma si andrebbe molto a lungo con tante descrizioni, e questo Tomo verrebbe assai più voluminoso degli altri. Nulladimeno intorno a queste conchiglie dirò, che la prima è ovale irregolare e biancastra, la seconda è ovale regolare di un bianco rossastro, e rassomiglia per la sua figura alquanto alla cozza di Taranto. La terza è ancor’essa irregolare, e prende il suo nome dal Promontorio di Peloro, o Capo di Faro, nel mare di Sicilia, ove si ritrovano in abbondanza, e molto buone.
Tutte queste conchiglie sono comprese secondo Aldovrando nella classe delle liscie. La loro carne è bianca, di un sapore, e di un sugo assai dolce, e grato al gusto; ma alquanto più dura di quella delle Telline. Esse si apprestano come la Cozze di Taranto, come le Telline, ed anche come le Ostriche.


De’ Soleni, o Cannolicchi.

Genere di conchiglia della classe delle bivalve, appellata da’ Francesi manche de Couteau, e da’ Veneziani Cappa lunga. Se ne distinguono di tre specie buone a mangiarsi, sotto le denominazioni di comuni, di ferrati, e di Stortarelli; e queste specie si dividono in maschi, ed in femmine.
VI.152
Il Comune sopra di un fondo alquanto bigio ha delle macchie tendenti al pavonazzo. Il ferrato è così detto da’ pescatori, ed è gigantesco, essendovene de’ lunghi più di un palmo. Lo storto è più picciolo del comune, assai più lucido, e scriziato di più belle macchie.
Vivono codesti animali entro a buchi profondi da esso loro formati nell’arena, ed il buco stesso che giunge sino alla superfice della stess’arena lo fa ravvisare al pescatore, il quale scavandola tosto col piede ne cava fuori immediatamente il cannolicchio.
Abbondano molto codesti testacei nel golfo, e spiaggie di Napoli vicino le rive. Abbondano anche nel mare Adriatico dalla parte di Venezia.
Si pescano tutto l’anno, ma le loro stagioni migliori sono nell’Autunno, e Primavera; vivono di acqua, e di arena.
I Soleni si mangiano crudi, e cotti. La loro carne è bianca, dolce, di un sapore esquisito, ed ha le medesime proprietà, che quella dell’Ostrica, benché alcuni la credano alquanto più dura alla digestione.
Codesto frutto di mare è eccellente per brodi, e zuppe di magro, e viene servito inoltre sulle mense più delicate. Il comune passa per essere migliore degli altri. Si conservano per alcuni giorni tenendoli legati insieme in un fascio, ed in luogo alquanto fresco.
Si apprestano come le Ostriche, le Telline, e le Cozze di Taranto, si debbano scegliere vivi, pesanti, e carnuti.


VI.153
Cannolicchi a diverse Salse, e ragù.

Antremè = Abbiate de’ Cannolicchi quella quantità, che vi bisognano, osservate che siano vivi, e ben lavati dall’arena; metteteli in una cazzarola sopra il fuoco, subito che saranno aperti tirateli indietro, levateli dalle loro conchiglie, e apprestateli come le Cozze di Taranto, ad anche in alcune maniere come le Ostriche; servendovi sempre della loro acqua per bagnare la Salsa, e badare a non farli bollire, che un momento, mentre, come tutti i frutti di mare, più cuociono, e più divengono duri, e attrapiti.


Cannolicchi Arrostiti.

Antremè = Quando i Cannolicchi saranno aperti come sopra, levategli soltanto la metà della conchiglia, aggiustateli con dentro un poca della loro acqua, in una tiella piana di rame, spolverizzateli sopra con mollica di pane preparata come quella delle Ostriche, conditeli con olio, fino, o butirro squagliato. Nel momento di servire passateci sopra la pala rovente, acciò la mollica di pane prenda un leggiero color d’oro, spremeteci un buon sugo di limone, aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, e serviteli subito. Li potete cuocere arrosto panati come le Ostriche pag. 143.


Zuppetta di Cannolicchi.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, o butirro, petrosemolo; cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del fuoco un’alice passata al setaccio, poneteci quindi de’ Cannolicchi vivi, e ben lavati; passateli sopra
VI.154
il fuoco, quando saranno aperti metteteci mezzo bicchiere di vino bianco, o di Sciampagna consumato per metà, ed un poco di brodo di magro se lo avete, o un pochino d’acqua; condite con un poco di pepe schiacciato; fate dare ancora qualche bollo, e servite con sugo di limone sopra a delle fettine di pane abbrostolite. Crudi si condiscono, e si mangiano come le Ostriche.


Delle Foladi, o Dattili di mare.

Sono queste conchiglie della classe delle bivalve. Se ne distinguono di due specie, cioè di pietra, e di arena. La prima specie appena sviluppatasi mediante un sugo glutinoso ch’esce dall’animale si attaccano alle pietre, e ai sassi subaquei; e questo sugo essendo inoltre caustico si forano né sassi medesimi ognuno una tana da se, in cui crescono fino ad avere un pollice, o più di lunghezza. La tana s’ingrandisce a misura dell’ingrandimento dell’animale, il quale a cagione della picciolezza del foro non può più quindi uscire. Così i Dattili passano come imprigionati tutto il corso del viver loro.
Nell’Adriatico, e segnatamente sulle coste della Dalmazia, e del Piceno, ve ne sono in grandissima quantità, come lo stesso in porto Venere.
Per cavar fuori queste conchiglie si leva il sasso dall’acqua, si rompe in pezzi con maglio, o picco di ferro, e così si prendono i Dattili.
Quelli di arena si prendono sulla spiaggia del mare, come le Telline.
VI.155
I Dattili sono ottimi per brodi, e zuppe di magro, ed anche apprestati in altre maniere, come le Telline, e le Ghiande di mare: essi sono molto ricercati per essere di ottimo sapore, benché Ateneo dica che sono grati al palato, ma di cattivo sugo.


Degli Spondili.

Conchiglia della classe delle bivalve, e del genere delle Ostriche. La sua forma è rotonda a foggia di un unghia d’asino, concava e liscia al di dentro, e scambra, e nericcia al di fuori.
Nascono queste conchiglie fra i scogli del mare, ai quali scanno così attaccate, che per prenderle bisogna distaccarle con un maglio, ovvero rompere il sasso da quello parte ove sono.
La loro carne è alquanto dura, racchiude un sugo frizzante, è simile a quella dell’Ostrica, ed ha le medesime proprietà. Si mangia cruda, e cotta, come l’Ostrica.


Delle Gongole.

Conchiglie della classe delle bivalve. Plinio, ed Aldovrando ne distinguono dieci specie, che si possono dividere in Scambrose, o Striate Rugose, e Liscie.
Codeste conchiglie variano ancora fra di loro per la figura, per il luogo, per il colore, per l’animale che le abita, e per il sapore del medesimo.
In Napoli se ne conoscono di due specie, sotto le denominazioni di Gongole comuni, e di Gongole veraci.
VI.156
La carne di queste conchiglie è di un copioso, ed ottimo sugo, commendabile cruda, e cotta, ed ha quasi lo stesso sapore, che quella dell’Ostrica, e dello Spondilo.
Si apprestano come le Cozze di Taranto, come le Telline, ed anche in alcuna maniera come le Ostriche.


Delle Telline.

Sono queste Conchiglie del genere delle bivalve molto abbondanti sulle spiagge del mare Tirreno, e segnatamente verso lo stato Pontificio; non meno, che nell’Adriatico dalla parte di Venezia, ove vengono appellate volgarmente Capperozzole.
Se ne distinguono di varie grandezze, specie, e colori, che Ateneo, e Rondelezio restringono a due sole specie differenti, cioè Marine, e Fluviateli, ma queste ultime non sono punto stimate fra noi. Le prime si dilettano di stare in luoghi arenosi del mare, ove vengono prese.
Le recenti, secondo Dioscoride, sono assai grate allo stomaco, specialmente il loro sugo: sono esse di un sapore dolce, appetitose, facili a digerirsi, somministrano ottimo alimento, e lubricano il ventre. Sono buone tutto l’anno, ma più nella Primavera. Si nutriscono di acqua marina, e di arena.
In Roma si abbonda di questo frutto di mare, più, che in qualunque altro luogo, e segnatamente ne’ mesi di Marzo, e di Aprile.
Le Telline sono eccellenti per brodi, e zuppe di magro, ed apprestate ancora in moltissime altre maniere.
VI.157
Si debbano scegliere freschissime, grosse, e pesanti. Per conservarle qualche poco di tempo si debbano tenere legate assai strette in un sacchetto, ed in luogo fresco.


Telline alla Liason.

Antremè = Ponete in una cazzarola sopra il fuoco tre, o quattro libbre di Telline ben lavate, con mezzo bicchiere d’acqua; quando saranno tutte aperte tiratele indietro, e scolate la loro acqua in una picciola cazzarola. Lasciate la quinta parte delle Telline nelle loro conchiglie, e le altre levatele tutte, lavatele bene a più acque fresche in un passabrodo, e poscia scolatele. Passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro, un mazzetto d’erbe diverse, una fetta di prosciutto se sarà di grasso, e un pizzico di farina; allorché il butirro sarà squagliato e incorporato colla farina, bagnate coll’acqua delle Telline, che colarete leggermente a motivo della rena, e un poco di brodo bianco di grasso, o di magro, se lo avete, o un poco di acqua. Fate bollire e consumare la Salsa al suo punto, che sia legata una cosa giusta. Poco prima di servire poneteci le Telline, fate dare un bollo, o scaldare bene senza bollire, levate il mazzetto, e prosciutto, legate ben bollente con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di acqua, o brodo, e servite con sugo di limone, ed un poco di pepe schiacciato, con crostini intorno di mollica di pane fritti.


Telline all’Erbe fine.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o un poco
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d’olio, petrosemolo, scalogne, cipolletta, una punta d’aglio, qualche prugnolo fresco se sarà la stagione, il tutto trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, un pizzico di farina, bagnate coll’acqua delle Telline, aperte come quelle in ragù Tom. V. pag. 70., e un poco di sugo di grasso, o di magro; fate bollire e consumare la Salsa al suo punto. Nel momento di servire poneteci le Telline, come le precedenti, fate dare un bollo, o scaldare bene senza bollire, e servite con poca Salsa, un tantino di sugo di limone, pepe schiacciato, e crostini sopra fritti nel butirro, o nell’olio. Se sarà di grasso potete metterci un pezzo di prosciutto e poi levarlo, e se di magro all’olio bisogna digrassare la Salsa.


Telline in diverse maniere.

Antremè = Le Telline allorché sono levate tutte dalle loro conchiglie, lavate a più acque fresche, e colata assai bene la loro acqua, le potete apprestare in ragù. Vedetelo nel Tom. V. pag. 70., e servirle in Cassettine di pane. Le potete anche apprestare alla besciamella, al Forno, in Cassettine di pane, al parmigiano, in Zuppetta, come le Ostriche. Vedetele dalla pag. 143. fino a 149.


Dei Mitoli.

Codeste conchiglie sono della classe delle bivalve, hanno qualche rassomiglianza colle Telline, eccettuatane la Nera a pinna di Bellonio, e vengono appellate volgarmente in Napoli Conchiglie Fasolare.
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Secondo Plinio, ed Aristotile nascono in luoghi arenosi, o muscosi del mare: ma le prime sono inferiore alle seconde. Quelle peraltro prese l’Autunno ove l’acqua de’ fiumi imbocca, e si mescola con quella del mare, sono molto buone, e lodate, specialmente allorché contengono le loro uova.
La loro carne quando è cruda ha un sapore di cipolla, ma che perde mediante la cottura, ed i condimenti. Le più grandi hanno una carne dura, difficile a digerirsi, producono un sangue denso, e sono di cattivo sugo: nulladimeno somministrano copioso nutrimento.
Se ne distinguono di due specie, cioè marine, e fluviateli: sono quasi simili nella figura, e solo differiscono, che le fluviatili sono più picciole, ed hanno un sapore meno grato.
Queste conchiglie si apprestano come le Telline, e come le Cozze di Taranto.


Delle Pinne, o Bucardini.

Conchiglie del genere delle bivalve, dette volgarmente in Napoli Conchiglie spere. Rondelezio ne distingue tre specie, Bellonio due, e Aldovrando quattro. Io per non entrare in sì fatta descrizione, che sarebbe molto lunga, dirò, che codeste conchiglie poco variano nella loro figura aculeata, o a cuore, ma bensì nella grandezza, ne’ colori, e ne’ capillamenti.
Nell’Adriatico non si trovano, o almeno vi sono rare, abbondano peraltro ne’ golfi di Lione, e di Napoli.
L’interno di queste conchiglie è a guisa dello Spondilo, e l’animale che racchiude è
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come quello dell’Ostrica. Vivono fisse in luoghi del mare arenosi, fangosi, e fra i scogli.
Secondo Wottono quelle prese l’Estate in siti paludosi, tranquilli, e privi di vento, ed ove mescolansi l’acqua de’ fiumi con quella del mare sono piene, polpute, e tenere.
Le picciole, e le mezzane sono migliori delle grandi: hanno la carne delicata, bianca, e dolce. Quelle che si prendono nella Primavera, e nell’Estate sono più grate ai gusto, più piene, e di maggior pregio.
Dice Ateneo, che la carne de’ Chori, o Buccardini è difficile a digerirsi, ma che provoca l’orina, e che sia di buon nutrimento.
Queste conchiglie si apprestano come le Cozze di Taranto, e in molte maniere come le Ostriche: bisogna però ben nettarle al di fuori, e aprirle sopra il fuoco in una cazzarola.


Dalle Fontrivole.

In Napoli sono così appellate codeste conchiglie, e sono della classe delle bivalve.
La loro carne è tenera, di un buon sugo, e per il sapore ha qualche rassomiglianza con quella de’ Mitoli.
Si preparano come le Cozze di Taranto, e come le Telline.


Delle Cozze di Taranto.

Sono queste conchiglie del genere delle bivalve, e della famiglia delle Came; hanno una grandissima corelazione con i Muscoli, se non sono i Muscoli stessi. Nascono nel picciolo golfo di Taranto all’intorno de’ scogli, da cui ritraggono il nome, e si nutriscono di un poco d’acqua marina.
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Queste conchiglie sono ovali regolari, ed in ciò differiscono alcun poco dai Muscoli; le più grandi non eccedono la lunghezza di due pollici; sono sottili e leggiere; nere o torchine al di fuori, e quasi sempre ricoperte di lanuggine, o di musco; al di dentro liscie e risplendenti, e d’un bianco celeste.
La carne che contengono è grande come una grossa fava; pallida allorché è cruda, ma cotta diviene color di rosso d’uovo; di un sugo ottimo e copioso, molto nutritiva, grata al gusto, e non tanto dura alla digestione. La loro stagione migliore è nella Primavera.
Vengano tali conchiglie trasportate, e regalate come una cosa rara. Ecco in succinto ciò che riguarda le Cozze di Taranto.
In quanto ai Muscoli, così chiamati da’ Latini a motivo della similitudine, che hanno coi muscoli del corpo umano, solo variano, che se ne distinguono di due specie; cioè di mare, e di acqua dolce. Quelli di mare sono i migliori, e somministrano più copioso nutrimento. Quelli di acqua dolce sono di carne dura, e difficile a digerirsi, a cagione di un sugo vischioso, gommoso, ed insipido che contengono.
I marittimi sono in ogni tempo buoni a mangiarsi, ma i migliori di tutti sono quelli, che si prendono nell’Oceano Germanico, e nel mare Mediterraneo.
Queste conchiglie si mangiano cotte: sono buonissime nelle zuppe di magro, arrostite nelle proprie conchiglie, ed apprestate in tutte
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quelle maniere, che le Ostriche, e le Telline; debbano essere però freschissime.


Cozze in diverse maniere.

Antremè = Lavate le Cozze in diverse acque, e strofinatele forte, quando saranno ben nettate, e scolate, ponetele in una cazzarola coperta sopra un fuoco allegro acciò si aprino; indi levatele dal fuoco, scolate l’acqua che averanno resa; levate le Cozze dalle conchiglie, e lavatele a più acque. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o olio, petrosemolo, e cipolletta trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio, bagnate con un poco di Culì, ed un poco della loro acqua: fate bollire, e consumare dolcemente al punto di una Salsa, metteteci le Cozze, fate scaldare bene, o bollire un momento, e servite con crostini fritti all’intorno. Quando le Cozze sono levate dalle conchiglie come sopra, le potete apprestare alla Pulette alla besciamella, alla Liason, all’Erbe fine, in bignè, in Atelette, in ragù ec. come le Ostriche.


Cozze alla Provenzale.

Antremè = Mettete in una cazzarola con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, prugnoli, tartufi, o secchi ammollati, o freschi, una punta d’aglio, il tutto trito: passate sopra il fuoco, sbruffateci dopo un pochino di vino di Sciampagna, o altro vino bianco, fatelo consumare del tutto; indi bagnate con Culì, ed un poco dell’acqua delle Cozze aperte come sopra; fate consumare al punto di una Salsa legata, metteteci quindi le Cozze ben lavate,
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e scolate; fate dare un bollo, o scaldare bene senza bollire, e servite con pepe schiacciato, sugo di limone, e crostini di pane fritti all’intorno.


Cozze all’Italiana.

Antremè = Passare in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, e una punta d’aglio, il tutto trito, bagnate quindi con mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, e un poco dell’acqua delle Cozze aperte come il solito, fate bollire un pochino, metteteci le Cozze ben lavate, e scolate, condite con pepe schiacciato, fate dare un bollo, e servite con sotto fettine di pane abbrostolite.


Cozze alla Gravina.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, o olio, un pugno di prugnoli treschi ben nettati, un mazzetto d’erbe diverse, e una fetta di prosciutto se sarà di grasso, quando l’acqua de’ prugnoli sarà consumata, sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco consumato due terzi, un poco dell’acqua delle Cozze aperte come sopra, e un poco di sugo assai colorito di grasso, o di magro: fate bollire dolcemente: quando i prugnoli saranno cotti metteteci le Cozze ben lavate, e scolate, condite con pepe schiacciato, e un poco di petrosemolo trito, levate quindi il mazzetto, e prosciutto se vi sarà, digrassate, e servite con un poco di sugo di limone, e crostini di mollica di pane fritti all’intorno.


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Cozze Arrostite.

Antremè = Quando le Cozze saranno aperte come ho detto di sopra, levategli soltanto la metà della conchiglia, lasciandogli dentro un pochino della loro acqua, e conditele, fatele cuocere, e servitele come le Ostriche arrostite pag. 143.


De Lepas, o Patelle.

Conchiglie della classe dette univalve. Se ne distinguono varie specie, che Rondelezio divide in grandi, e picciole.
Stanno per ordinario codesti animali attaccati fortemente ai scogli, e ricoperti di una conchiglia rotonda irregolare più o meno grande, fatta a foggia di un piatto da mangiare, alla quale stanno egualmente attaccati: codeste conchiglie sono liscie, e bianche al di dentro, e cenericcie e scambrose al di fuori.
Ritrovansene nel Mediterraneo sulle coste della Guascagna, della Provenza, e della Linguadoca; ma principalmente nell’Arcipelago, e intorno all’Isola di Lepadusas, o Lampedosa, d’onde secondo Ateneo presero il nome di Lepade attesa la grande abbondanza che quivi ve n’era. Ne abbiamo anche moltissime sulle coste di Napoli, e segnatamente all’intorno della scogliera del Porto, ove vengono prese da’ pescatori.
Per distaccare queste conchiglie dai sassi fa d’uopo di un coltello puntuto, che ponendolo fra il sasso, e la patella facilmente si distacca.
Si mangiano queste conchiglie dai pescatori e dagli abitatori delle coste marittime
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crude; ma sono assai meglio se leggiermente si cuociono. In questa guisa si digeriscono più facilmente, e danno un miglior sugo. Le stagioni loro più proprie sono l’Autunno, e la Primavera.
Le Patelle mangiate crude subito prese dal mare, si condiscono come le Ostriche pag. 143., e cotte si apprestano egualmente come le Ostriche, tanto nelle proprie conchiglie, che fuori di esse. Vedetele dalla pag. 143. fino a 149.


De’ Pettini, o Cocciole.

Conchiglie della classe delle bivalve. Se ne distinguono differenti specie, che variano per la grandezza, per il luogo, per i colori, per la maniera con cui sono diversamente striate, per l’animale che le abita, e per il sapore del medesimo.
In Venezia vengono appellate volgarmente Cappe Sante. In Napoli Cocciole di Pellegrini, o di S. Giacomo.
Si ritrovano ne’ luoghi del mare arenosi, e limacciosi: sono freguentissime dalla parte della Guascagna, e della Normandia; come pure ne’ mari Ionio, Illirico, e Tirreno: accade a questi testacei che se ne prendono assai in tempi piovosi.
Fu il loro uso celebre tra gli Antichi, e si servivano nei pranzi i più magnifici. Celso, ed Archigene dicono che sono grate allo stomaco. Galeno, che il loro sugo lubrica il ventre a guisa del siero di latte. Senocrate che sono dolci, e che si digeriscono più facilmente delle Ostriche. Altri Autori le credano più o meno buone secondo la varietà de’ luoghi ove
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allignano: e così Varrone lodava quelle dell’Isola di Scio, Orazio quelle di Taranto; ma le migliori secondo il parere di tutti sono quelle dell’Isola di Malta.
Codeste conchiglie per essere ottime debbano avere una giusta grandezza, concave e di color nericcio. Sono in verità assai buone quelle prese nella Primavera, e nell’Estate in tempo dell’accrescimento della Luna.
Si mangiano cotte, apprestandosi come le Ostriche, e come le Cozze di Taranto, aprendole prima sopra il fuoco in una cazzarola.


Del Balano, o Ghianda di mare.

È questa una conchiglia del genere delle moltivalve, che si attacca in forma di picciolo vase sù gli scogli, sù i sassi, sulle conchiglie, sù i crostacei, non che sulle piante marine, sù i litofi, sù i coralli, sul dorso de’ pesci cetacei, e sopra tutto delle testuggini: se ne ritrovano ancora nelle fissure, sù i pali, e sul fondo de’ vascelli vecchi, che lungo tempo soggiornano in acqua, e si trovano sempre aggruppate in gran numero, ed unite dalla stessa materia che forma la conchiglia.
Quelle che si trovano attaccate sul fondo de’ Vascelli, e che in Venezia appellansi volgarmente Pedocchi dell’arsenale, sono più lunghe nella loro forma, e nel loro calice, che le altre, le quali hanno comunemente la bocca ristretta, ed il loro colore è o bianco, o rosso, o violetta.
Rondelezio distingue questi testacei in maggiori, in minori, e in Egiziani: i primi sono quelli, che nascono sù i scogli: i secondi quelli
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che nascono sù i sassi, sù i legni, e sopra ogni altra cosa: ed i terzi, quelli che si prendono nelle foci del Nilo. I primi sono i più stimati de’ secondi, ma i terzi superano gli altri due.
Sono frequenti i primi in quella parte della Spagna, che viene bagnata dall’Oceano, nella Normandia, e Gran Brettagna, ove se ne prendono attaccati, e aggruppati ai scogli del mare de’ così grandi, che giungono ad avere cinque dita di lunghezza, ed un pollice di grossezza. I secondi sono abbondanti in Venezia, e molto buoni; ma in Napoli non se ne fa uso fra cibi.
La carne di queste conchiglie viene lodata da Epicarmo come di un ottimo sapore, ristora lo stomaco, ed è buona contro gli appetiti disordinati delle donne, ma è alquanto dura a motivo dell’acqua salsa di cui si nutrisce l’animale. Galeno dice che conviene a quelli, che hanno inapetenza de’ cibi.
Circa quelle di Egitto Ateneo dice che la loro carne è dolce, tenera, grata al palato, di copioso nutrimento, di un sugo abbondante, diurettica, e solutiva.
I maggiori, ed i minori di questi testacei dopo aperti in una cazzarola sopra il fuoco si cava la polpa dalla conchiglia, la quale è lunga rotonda e rossa, e si prepara in diverse maniere, come si dirà qui appresso.


Ghiande di mare alla Veneziana.

Antremè = Nettate bene al di fuori le Ghiande, lavatele a più acque, e scolatele. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, una punta
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d’aglio, il tutto trito, metteteci quindi le Ghiande, passatele sopra un fuoco allegro, conditele con sale, e pepe schiacciato; quando saranno aperte sbruffateci un pochino di vino bianco consumato per metà, e servite con tutte le conchiglie, un poco di sugo di limone, e qualche fettina di pane sotto abbrostolito.


Ghiande di mare in Fricassè.

Antremè = Ponete le Ghiande ben pulite, e lavate in una cazzarola sopra il fuoco con mezzo bicchiere di acqua; quando saranno tutte aperte tiratele indietro, levate la polpa a due terzi delle conchiglie, e lasciate le altre come si ritrovano. Fate una Salsa colla loro acqua, come quella delle Telline alla liason, metteteci dentro le Ghiande, fate dare un bollo, legate con la liason, e servite nella stessa maniera.


Ghiande di mare Arrostite.

Antremè = Allorché averete aperte le Ghiande in una cazzarola sopra il fuoco, levatele tutte dalle loro conchiglie, aggiustatele dentro a conchiglie di Ostriche, quante ve ne possono stare, con un pochino della loro acqua, conditele sopra come le ostriche arrostite pag. 143., e servitele esattamente nella stessa maniera. Se non avete conchiglie di Ostriche servitevi di qualunque altra sorta di conchiglie.


Zuppetta di Ghiande di mare.

Antremè = Quando le Ghiande saranno aperte come le precedenti, levatele tutte dalle loro conchiglie, e colate leggiermente la loro acqua. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta,
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una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci quindi fuori del fuoco due alici passate al setaccio, bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco consumato un terzo, e l’acqua delle Ghiande, condite con pepe schiacciato; fate bollire un poco, metteteci poscia le Ghiande, fate dare un bollo, e servite con sugo di limone, sopra a fettine di pane abbrostolite.


Ghiande di mare in diverse maniere.

Antremè = Le Ghiande aperte che saranno in una cazzarola sopra il fuoco, levatele dalle loro conchiglie, colate l’acqua leggermente, e apprestatele in ragù, alla Pulette, in Cassettine; ovvero dentro altre conchiglie in Sortù, alla Servante, alla Provenzale, come le Ostriche. Vedetele dalla pag. 143. fino a 149. Le potete apprestare ancora come le Telline, e come le Cozze di Taranto. Vedete i loro articoli particolari. I Dattili di mare si preparano, e si servono esattamente nella stessa maniera.


Degli Echini, o Ricci di mare.

Gli Echini detti volgarmente in Napoli Ancini, sono conchiglie della classe delle moltivalve. Se ne distinguono non solamente di varie grandezze, ma eziandio di varie specie, e colori. Noi lasciando di parlare di quelli, che non sono di alcun uso, diremo qualche cosa de’ rimanenti, che sono buoni a mangiarsi.
Gli Echini buoni a mangiarsi sono di due specie differenti. Uno dicesi Echino Comune, e l’altro Echino Castagnola. Il corpo dell’Echino
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comune ha d’ordinario la grandezza di un melarancio compresovi le spine che lo circondano, e la sua forma può dirsi emisferica. Il colore sì del corpo, che delle spine è estremamente vario; taluni Echini avendolo nero, altri di color castagno: ve n’ha de’ biondi, e de’ violetti, e codesti colori sono anche variamente degradati: ve n’ha finalmente di quelli, che su di un fondo di bellissimo violetto hanno le punte delle spine tutte bianche.
Si ritrovano gli Echini ne’ mari Ionio, Baltico, Tirreno, Adriatico, e Arcipelago: ma i migliori, e senza contradire i più stimati, sono quelli, che si prendono sulle coste, e vicinanze di Napoli.
L’ordinaria dimora di questi animali è negli strepoli degli scogli marini, d’onde escono poscia per pascolarsi, specialmente in mezzo all’arga di mare.
La parte più notabile della sostanza dell’Echino è l’ovaia, ch’essendo in taluni bianca, in altri gialla, in altri rossa, e quasi in tutti lattaginosa, è disposta nel guscio dell’Echino a foggia di una stella, i cui raggi procedono tutti dal centro del guscio medesimo. Codesta ovaia, ch’è in verità assai delicata e saporosa, è quella, che purgata dagli intestini dell’animale che la circondano, serve di cibo nelle mense. Il tempo in cui l’ovaia suol’essere ripiena notabilmente, e feconda, è propriamente ne’ mesi di Gennaio, e Febraio, a misura che si avanza la stagione dopo de’ mesi accennati, gli Echini vanno deteriorando nella loro qualità, e divengono meno buoni a
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mangiarsi. Le fasi della luna nulla contribuiscono alla loro buona, o cattiva qualità: vi contribuiscono però moltissimo i vari siti ov’essi allignono, per cagione della diversità de’ pascoli, che loro somministrano, siccome è noto agli stessi Pescatori.
Gli Echini detti Castagnale distinguonsi dai Comuni mercé la loro picciolezza, e delicatezza. Di fatti non eccedono in grandezza una delle più grosse castagne, e le spine sono corte, e minute. Il colore è quasi sempre un cannella, o biondo verdastro. La strottura dell’animale è la medesima di quella degli Echini comuni, e il loro sapore si reputa da parecchi essere più delicato. La loro stagione propria è in tempo del carnevale.
L’ovaia degli Echini si mangia cruda, ed è stimato il miglior frutto di mare che siavi: aiuta la digestione, eccita l’appetito, e somministra un nutrimento umidetto, e leggiero, il quale secondo Galeno è valevole ad accomodare, e coroborare lo stomaco; che poi netti il ventre è quasi affermato da tutti i Scrittori; onde si può concludere che non produca alcun cattivo effetto, se non che mangiandone con eccesso.
Gli Echini si debbano scegliere assai recenti, pieni di uova, ed aperti poco prima, o nell’atto di mangiarli. Essendo per altro la loro ovaia assai tenera e delicata ne deriva per conseguenza, che gli Echini non si possono conservare più di due, o tre giorni dentro di sporte, oppure cesti ricoperti di alga, di fuchi, o di altr’erbe marine. Scorso un
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tal tempo si abbattono le spine, e dimostrano con ciò la già seguita morte dell’animale.


Modo di servire gli Echini.

Si taglia nel mezzo la conchiglia dell’Echino come un melarancio, si gettano via gli intestini, e si serve la mezza parte inferiore, e rotonda della conchiglia, in cui resta attaccata l’ovaia, sopra tondini guarniti di alga di mare. I Pescatori sogliono vuotare dalla loro ovaia una quantità di Echini, e riempirci un dato numero di mezze conchiglie di Echini, alle quali hanno abbattute tutte le spine; indi le apparecchiano sopra spaselle tutte ricoperte di alga di mare, e così preparati li recano alle tavole de’ Grandi Personaggi in tempo appunto di doverli mangiare: questo tempo peraltro dipende dal genio, o dal costume; imperocché taluni li mangiano nel principio del pranzo, ed altri nel fine.


Delle Volute, o Sconcigli.

Conchiglie del genere delle univalve. Se ne distinguono di Grandi, di Orecchiute, di Tuberose, di Angolose, fatte a foggia di Morice, di Pentedattilo: oltre di ciò le Tuberose si dividono in lunghe, sottili, puntute, liscie, bianche, nere, e varie. Aldovrando ne cita quattordici specie.
Parte di codesti testacei allignano attaccati ai sassi marini, ove vivono ricoperti della loro conchiglia turbinata, e parte nascono nelle pietre spugnose del mare.
Si debbano scegliere recentemente prese dal mare; le picciole sono più tenere delle grandi, benché generalmente la carne di
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codesta sorta di conchiglie sia sempre dura, e indigesta; nulladimeno è di buon sapore, e di ottimo sugo.
Si trovano molti di questi testacei all’intorno della scogliera del Porto di Napoli.


Sconcigli in diverse maniere.

Antremè = Ponete queste conchiglie ben lavate in una cazzarola sopra il fuoco con un bicchiere d’acqua, o niente, copritela, e movete le conchiglie di tempo in tempo; quando la loro carne sarà bene imbianchita tiratele indietro; levate allora l’animale dalla conchiglia, e apprestatele in tutte quelle maniere, che le Cozze di Taranto, le Ghiande, le Telline, le Ostriche ec. Le potete far cuocere, con tutte le conchiglie come le Ghiande di mare, e servirle egualmente.


Delle Viti, o Maruzzelli.

Sono queste conchiglie della classe delle univalve, e del genere delle Turbinate. Se ne distinguono non solo di varie grandezze, ma eziandio di varie specie, e colori: alcune sono picciole altre grandi, tutte bislunghe, e attorcigliate a foggia di una vite. Alcune si trovano fra i scogli, ed altre tra le pietre pomici del mare; di queste però se ne conoscono molte specie.
La carne di codeste conchiglie è sugosa, e di buon sapore; ma alquanto dura, e difficile alla digestione. I Greci la mangiano cruda, ma cotta, è assai migliore. Si debbano scegliere recentemente sortite dal mare, e picciole. Sono freguenti sulle coste di Napoli, e si preparano esattamente nello stesso modo, che i Sconcigli.


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Delle Nerite, o Chioccole.

Conchiglie della classe delle univalve, elegantissime per i vari colori. Se ne distinguono di grandi, e di picciole, di rotonde, e d’inanellate all’intorno. Generano nelle fissure cavernose degli scogli, e veleggiano sopra all’acqua colle loro conchiglie.
La loro carne è polputa, tenera, e di buon sapore. In Grecia si mangia cruda, e per eccitare l’appetito la condiscono colla cipolla; cotta però è molto migliore, e più grata, più amogenea allo stomaco, e si digerisce con più facilità.
Sotto il nome di Nerite vengono comprese anche le Chioccole, apprestandosi nello stesso modo. Si debbano scegliere recentemente sortite dal mare. La loro stagione migliore è nel mese di Ottobre.


Chioccole all’Erbe fine.

Antremè = Lavate le Chioccole, mettetele in una cazzarola sopra il fuoco, copritela, e movetele di tempo in tempo. Quando la carne sarà bene imbianchita, tiratele indietro; levate le Chioccole dalle loro conchiglie, e colate leggermente la poca d’acqua che averanno resa. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, e una fetta di prosciutto se sarà di grasso, petrosemolo, cipolletta, due o tre funghi, una punta d’aglio, il tutto trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco, e di Sciampagna consumato per metà, l’acqua delle Chioccole, e un poco di sugo ben colorito di grasso, o di magro; fate
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bollire e consumare a poca Salsa; metteteci le Chioccole, condite con pepe schiacciato; fate dare un bollo, levate il prosciutto se vi fosse, e servite con crostini fritti all’intorno, o fettine sotto di pane abbrostolite.


Chioccole alli Tartufi.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra li fuoco con un poco d’olio l’erbe trite come sopra, e due o tre tartufi mondati e tagliati in fette; stemperateci quindi le alici; bagnate nello stesso modo, metteteci le Chioccole, e finite, e servite egualmente.


Chioccole alla Puselle.

Antremè = Abbiate un Culì bianco di grasso, o di magro, quella quantità che vi bisogna per la Salsa. Vedeteli nel Tom. I. pag. 12., e Tom. V. pag. 22. Quando sarà ben bollente poneteci le Chioccole levate dalle loro conchiglie come sopra; fate dare un bollo, legate con una liason di tre rossi d’uova stemperata con un poco di brodo, e sugo di limone, e servite con crostini fritti all’intorno.


Chioccole al sugo di Pomidoro.

Antremè = Queste si apprestano come quelle all’Erbe fine, e solo variano, che in luogo del sugo di grasso, o di magro, si mette sugo di pomidoro, e si finiscono, e si servono nella stessa maniera.


Chioccole Arrostite.

Antremè = Allorché averete levate le Chioccole dalle loro conchiglie come sopra, mettetele in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, o olio; passatele sopra il fuoco, sbruffateci quindi un pochino di vino bianco,
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condite con pepe schiacciato, e petrosemolo trito; aggiustatele dentro ad altre conchiglie, quante ve ne possono stare con tutto il loro condimento, come sarebbero di Ostriche, di Cocciole, di Came, di Gongole ec., copritele con mollica di pane grattata, e se non sono all’olio fatela friggere ben bionda nel butirro: in questo caso fatele stufare al forno, e nell’altro mettetele al fuoco sopra la gratella, e passateci sopra la pala rovente senza toccare, e servite sì le une, che le altre, con un buon sugo di limone.


Chioccole in diverse maniere.

Antremè = Quando le Chioccole saranno imbianchite, e levare dalle loro conchiglie, come si è detto di sopra, le potete apprestare alla Pulente, alla besciamella, in Cassettine di carta, e di pane, al vino di Sciampagna, in Atelette, al parmigiano ec. Poste in altre conchiglie: alla Militare, in Sortù, alla Servante ec., come le Ostriche. Vedetele dalla pag. 143. sino a 149. I Dattilli di mare, le Ghiande di mare, i Sconcigli, Maruzzelli ec., si possono preparare nello stesso modo che le Chioccole, dopo aperti sopra il fuoco in una cazzarola.


Osservazioni sopra le Zuppe di Frutti di mare.

Qualunque zuppa di grasso, o di magro la potete apprestare con ogni sorta di frutto di mare, descritto in questo Volume. Le Ostriche, i Spondili, e le Patelle imbianchiti prima nella loro acqua, o come ho accennato all’Avvertimento pag. 143., e tutte l’altre conchiglie aperte sopra il fuoco in una cazzarola. Ecco
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due zuppe, che potranno servire di regola per tutte l’altre.


zuppa di Ostriche, o Spondili, o Patelle.

Levate le Ostriche, i Spondili, o le Patelle dalle loro conchiglie; se sono fresche imbianchitele nella loro acqua, e se non lo fossero, lavatele con acqua fresca salata, scolatele, ponetele in una cazzarola sopra il fuoco, e fatele bene imbianchire senza bollire; indi scolatele, mettetele in una picciola cazzarola con un poco di brodo bianco di grasso, o di magro, quanto restino coperte. Se poi fossero fresche, dopo imbianchite nella loro acqua senza bollire, colatela leggermente, e mettete il frutto di mare in un poco di brodo bianco come sopra. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con olio, o butirro, una fetta di prosciutto se sarà di grasso, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio, bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, brodo colorito di grasso, o di magro, e l’acqua che avete colata; fate bollire dolcemente un quarto d’ora; indi metteteci il frutto di mare, condite con un pochino di pepe schiacciato, fate dare un bollo, che sia giusto di sale, levate il prosciutto, digrassate, e servite in una terrina sopra alle croste di pane già mittonate, o con brodo colorito di grasso, o di magro.


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zuppa di Cappe, Mitoli, Telline, Bucardini, Soleni, Chioccole, Gongole, Dattili, Ghiande, Cozze, Cocciole, Sconcigli ec.

Tutte queste conchiglie sono o di scoglio, o di arena. Lavate, e raschiate le prime dalla lanugine, o filamenti, come le Cozze, i Bucardini ec. Le seconde lavatele bene a più acque a motivo dell’arena, come le Telline, le Gongole, le Cappe ec. Le rimanenti lavatele soltanto, come le Chioccole, i Dattili, le Ghiande ec., quindi ponetele in una cazzarola coperta sopra il fuoco, movendole di tempo in tempo; quando le bivalve, o moltivalve saranno tutte aperte, e le univalve imbianchita bene la loro carne, tiratele indietro dal fuoco, levate ad una ad una l’animale dalla sua conchiglia, e colate leggermente, dopo che sarà ben posata l’acqua che averanno resa. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con olio, o butirro, il prosciutto se sarà di grasso, e l’erbe trite come sopra, stemperateci l’alici, bagnate nella stessa maniera, e poneteci il frutto di mare, che averete levato dalle conchiglie; fate dare un semplice bollo, acciò non induriscano, levate il prosciutto se vi fosse, digrassate, e servite queste zuppe esattamente come quelle delle Ostriche, Spondili, o Patelle ec. Se sarà la stagione ci potete aggiungere nell’atto che le bagnate un poco di sugo di pomidoro, e se non fosse, un poco di conserva de’ medesimi.


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Modo di servire i ragù di Frutti di mare.

Codesti ragù non solamente si servono per Antremè guarniti all’intorno di crostini di mollica di pane fritti; ma eziandio sopra Oche, Anitre, Garganelle, Gallinacci, Capponi, Pesci ec. Il modo di apprestarli si può dire lo stesso, basta a distinguere le conchiglie di scoglio, da quelle di arena, e le Ostriche, Spondili, e Patelle, che si aprono crude, da quelle che si aprono in una cazzarola sopra il fuoco. Quando tutte queste conchiglie sono freschissime bisogna avere attenzione di conservare la loro acqua. In quanto alla maniera di apprestarli. Vedete nel Tom. V. Cap. I. i diversi ragù di Ostriche, di Telline, di Cappe ec., e le altre diverse maniere ai loro articoli particolari in questo volume.


Delle Lumache.

Conchiglie del genere delle univalve, i di cui animali diconsi testacei. Si ritrovano nel mare, ne’ fiumi, e nella terra; ma qui non parlerassi, che di quest’ultime; imperocché le marine si possono apprestare come le Nerite, o Chioccole, e le fluviatili non sono in uso fra cibi. Le terrestri dunque variano nella grandezza, colore, figura, luogo, nutrimento, e vita. Sono, o nere, o bianche, o gialle, o rosse, o varie, o nude, o vestite. Si attaccano al fico, all’alloro, alla vite, alle siepi, e a schiere sulle foglie de’ cardi. Nell’Inverno per il freddo si ritirano sotto terra, e nell’Estate si dilettano di luoghi ombrosi, e freschi: esse vivono del loro succo.
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Le più grosse, e stimate sono quelle di Sardegna, di Africa, di Sicilia, di Scio, delle montagne di Genova, e di Norcia.
Erano le Lumache molto in uso sulle tavole degli antichi Greci, e Romani: questi ultimi ne componevano diverse vivande dopo di averle fatte ingrassare di una maniera particolare in certe specie di sotteranei destinati a tal’uso.
Intorno alla loro carne non sono d’accordo i Scrittori se sia di buono, o di cattivo sugo. Celso dice ch’è buono. Galeno asserisce ch’è cattivo. Dioscoride ch’è utile allo stomaco, e Mattioli ch’è più buono, che cattivo; ma nonostante tanti pareri diversi, tutti i moderni medici convengono, che la carne delle Lumache è assai pesante, e difficile a digerirsi; che non pertanto nutrisce molto, ma che facendone un uso troppo grande genera la nera bile.
Ecco cosa dice Mr. Andry sopra le Lumache: questi animali sono di una sostanza si vischiosa, e mucillagginosa, che malgrado tutte le diligenze, che gli si usano nel cucinarli, non possano produrre nel corpo, che degli umori, grossolani, e di cagionare delle ostruzioni considerabili nelle principali viscere.
Alcuni consigliano agli Eteci, e a quelli che vogliano ingrassare di mangiare delle Lumache; ma questo nutrimento è troppo difficile a digerirsi per essergli proprio, ed è con ragione che de’ saggi, e dotti medici le condannano, come pericolose in queste occasioni.
Del rimanente se questi animali non sono salubri in alimento, hanno il loro gran
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merito in medicamento, e se ne preparano dei brodi, che sono molto propri per addolcire le acrimonie del petto, per ingrossare gli umori troppo affinati, e per procurare il sonno.
Le stagioni loro più proprie sono la Primavera, e l’Autunno, e le migliori quelle che si prendono nelle vigne, siepi, e luoghi montuosi. Quelle di Norcia, e di alcune altre montagne sono molto stimate per il loro squisito sapore, e grossezza. Quelle di vigna, e di siepi le meno mal sane, ma né le une, né le altre meritano luogo sopra mense delicate.


Lumache in diverse maniere.

Intendo qui per nome di Lumache quelle grosse di Norcia, o altre montagne, che vengono alcune volto in Roma regalate come cosa rara; e quelle di campagna. Per purgare queste Lumache, mettetele in un vaso coperto per alcuni giorni, visitandole ogni mattina, e levando quelle che fossero morte; quando vedrete che si forma una specie di velo sull’apertura della conchiglia, è segno che sono purgate; lavatele allora, ponetele in una marmitta, fatele cuocere con acqua, sale, un mazzetto d’erbe diverse, e qualche fetta di limone senza scorsa. Quando saranno cotte scolatele, levate con una spilla la Lumaca dalla conchiglia, nettatele dagli escrementi che trovansi nell’estremità, e a misura ponetele in un piatto. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con olio a sufficienza, petrosemolo, due, o tre spicchi d’aglio, un poco di mentuccia, il tutto trito, una fetta di prosciutto se sarà
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di grasso, una cipolletta con due garofani, stemperateci quindi tre alici passate al setaccio, metteteci le Lumache, condite con sale, e pepe schiacciato; fatele soffriggere dolcemente, bagnate poscia con un buon bicchiere di vino bianco consumato un terzo, un pochino di sugo di pomidoro se sarà la stagione; fate stufare sopra un picciolo fuoco, e servite con poca Salsa con sotto fettine di pane abbrostolite, o crostini all’intorno fritti nell’olio. Quando le Lumache sono allessate, levate dalle conchiglie, e nettate come sopra, le potete apprestare in molte maniere, come le Chioccole, come le Cozze, come le Ghiande, e in alcuna maniera come le Ostriche. Le più grosse, dopo condite con una Salsa fatta con olio, e erbe trite, come sopra, le potete rimettere nelle loro conchiglie con parte del condimento, spolverizzarle bene sopra di mollica di pane grattato, e nel momento di servire metterle al fuoco sopra la gratella, farle bollire un pochino, passarci sopra la pala rovente, e servirle con un buon sugo di limone.


Lumache di Vigna in diverse maniere.

Lavate bene le Lumache di Vigna con acqua, sale, e aceto; vedrete che caccieranno una grandissima spuma, lavatele poscia all’acqua fresca e scolatele. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con olio a sufficienza, petrosemolo, aglio, mentuccia, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, metteteci le Lumache, condite con sale, e pepe schiacciato; fatele soffriggere sopra un fuoco allegro; indi bagnatele
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con un bicchiere di vino bianco consumato due terzi: poco prima della loro totale cottura aggiungeteci un poco di sugo di pomidoro, se sarà la stagione, e servitele con poca Salsa con sotto se volete, fettine di pane abbrostolite. Queste Lumache le potete, dopo cotte come sopra, levare con una spilla dalle conchiglie, nettarle dagli escrementi, rimetterle nella loro Salsa, e servirle con sotto, le fettine di pane suddette, o all’intorno crostini di mollica di pane fritti nell’olio. Se non vi sarà sugo di pomidoro, servitele con sugo di limone. Preparate in questa guisa le potete servire in Cassettine di pane fritte, in Atelette, Panate sopra altre conchiglie e preso colore al forno, o sopra la gratella, colla pala rovente. Finalmente se sono grandi le potete apprestare e servire come quelle di Norcia.


Delle Ortiche di mare.

Le Ortiche marine sono del genere de’ Zoofiti, ossiano Pianteanimali. Se ne distinguono di varie specie: alcune sono picciole ed ottime a mangiarsi, altre grandi ma dure: alcune attaccate fisse ai sassi ne’ seni cavernosi del mare: altre camminano, ed amano la spiaggia in cui vanno vagando. Secondo Rondelezio alcune rimontano i scogli, ed altre vi stanno fisse, come l’Ortica picciola, che trovasi nascosta nelle fissure de’ sassi: come quella che nasce attaccata alle Porpore e Buccini: e come la cenerina a lunghi ricci. Quelle, che cambiano di luogo, e vanno vagando, come l’Ortica porpurea, vengono appellate volgarmente Ortiche libere. L’Ortica picciola appena
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supera la grandezza di due noci, tutta carnosa, con breve riccio, e di colori vari, essendovene delle turchine, delle verdi, delle tendenti al nero, ma sparse di alcuni puntini azzurri biondi e rossi. L’Ortica cenerina prende il nome dal suo colore, ed è sottile come una fronda, con molto riccio, e poca carne. L’Ortica porpurea, ossia Fenicea detta d’alcuni Rosa, e le altre dette Posterole, non variano della prima, che per la lunghezza, e copiosità delle foglie. L’Ortica che nasce attaccata alle Porpore e Buccini ha la parte esterna dura, rigida, e soda, ed ha intorno brevissimo riccio. Bellonio riferisce alle Ortiche picciole quelle che sono di corpo rotondo spruzzate di rosso, ed altre di più granelletti azzurri all’intorno con molti ricci, e grandi come Scarafaggi. Del genere delle picciole è ancora la cenerina di Rondelezio, la quale nasce ancora fra sassi, e con pochissimi ricci, fatta a foggia di cappello, colore di scarlatto, eccettuata la sommità, che è verde con una nera e rotonda macchia. L’Ortica libera ha la figura di un polipo allorché resta sospesa, il suo colore è di un vitreo lucido, la sua forma superiore è rotonda e l’inferiora concava a foggia di conchiglia, ed il riccio a modo de’ Polipi.
Tutte codeste Ortiche si mangiavano una volta, e si mangiano ancora presentemente. Pitagora ne vietò l’uso a’ suoi discepoli, a motivo, come dicesi, che eccitano stimoli venerei, ed anche perché erano consagrate alla Dea Ecate. Asserisce Aristotile, che sono molte buone dopo l’equinozio Invernale, e Senocrate, che
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sono grate al gusto, ma che non convengono allo stomaco. Difilo poi dice, che nettano il ventre, e che provocano l’orina.
Le migliori, e le più stimate sono le piccole, di qualunque specie di sopra accennate, e segnatamente la picciola propriamente detta.
La migliore maniera di mangiare le Ortiche marine, è quella di nettarle, e lavarle bene, tagliarle in pezzi, allessarle all’acqua bollente, scolarle, asciugarle, infarinarle, farle friggere nell’olio ben caldo, o nel butirro, o nello strutto, e quindi condirle con pepe schiacciato, e sugo di limone; ovvero dopo fritte servirle con sotto una Salsa verde fredda, o una Remolada fredda. Alcuni dopo allessate, e asciugate le apprestano come i funghi, e come i frutti di mare ed altri le nettano e le tagliano dopo lavate, ed allessate.


Dell’Erbe di magro.

Principierò quest’Articolo dall’Erbe solite mangiarsi dal già Em(inentissim)o Cardinal de Bernis, le quali termineranno, ove dice Tartufi al Vino rosso di Spagna, e che possano servire ancora per Antremè.


brodo di magro all’olio per dette Erbe.

Mettete in una picciola marmitta con acqua fredda, mezza libbra di ceci ammollati con acqua tiepida, nella quale abbiano cotto dei spinaci, una cipolla con due garofani, una carota, due spicchi d’aglio, una testa di sellero, un porro, una radica di petrosemolo, e un poco d’olio; fate bollire leggermente. Quando i ceci saranno cotti,
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passate il brodo con un setaccio fino in una terrina.


brodo di magro al butirro per dette Erbe.

Questo brodo si appresta come il precedente, e solo varia, che in luogo de’ ceci metterete fagioli, e a due terzi della cottura un buon pezzo di butirro, e niente olio. Allorché i fagioli saranno cotti, digrassate, e passate il brodo al setaccio come sopra. Questi due brodi vi serviranno per bagnare tutte quelle Erbe, che apprestarete all’olio, o al butirro, benché il primo brodo sia ottimo sì per le une, che per le altre.


sugo di Pomidoro di magro.

Vedete questo sugo alla pag. 138., ove dice Tartarughe al Culì di Pomidoro.


Spinaci al butirro.

Nettate, lavate, allessate, spremete bene, e tritate i Spinaci, come quelli di grasso. Vedete Tom. IV. pag. 84., poneteli in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, e noce moscata. Nel momento di servire passateli bene sopra il fuoco, finché vedrete che si attaccano nel fondo della cazzarola, movendoli spesso con una cucchiaia di legno; indi movete la stessa cazzarola, acciò i Spinaci si unischino insieme a guisa di un cuscinetto, e serviteli subito giusti di sale.


Lattuga all’Acetosa.

Nettate, lavate, allessate, e spremete sei piedi di lattuga cappuccina, ovvero le sole foglie. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un buon pezzo di butirro, petrosemolo, e
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scalogne trito; indi stemperateci fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, aggiungeteci un picciolo pugno di acetosella nettata, lavata, e trita grossolanamente, ovvero sugo di pomidoro, fate cuocere due minuti, bagnate poscia con un pochino di brodo di magro, poneteci dentro la lattuga, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire dolcemente, e consumare a poca Salsa. Nel momento di servire ponete la Salsa nel piatto, o in una picciola giatta, e aggiustateci sopra i piedi di lattuga.


Coste di Bieta alla Salsa bianca.

Abbiate delle coste di bieta polpute, bianche, e fresche, nettatele, lavatele. Ponete in una picciola marmitta acqua a sufficienza per cuocere le coste di bieta, con un pezzo di butirro, sale, e una cipolla con due garofani; quando bolle poneteci le coste di bieta, e fatele cuocere dolcemente. Nel momento di servire ponete in una picciola cazzarola un buon pezzo di butirro, un pizzico di farina, mezzo bicchiere di acqua, o brodo di magro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate stringere e bollire un momento sopra il fuoco. Scolate bene le coste di bieta, ponetele nella Salsa, fate ancora dare un bollo, e servite subito con un filetto d’aceto, e qualche cappero fino intero.


Carote rosse alla padella.

Fate cuocere al forno una buona Carota rossa, indi pelatela, e tagliatela in fette per traverso. Passate in una padella sopra il fuoco, con un buon pezzo di butirro, un poco di cipolla trita, quando principia a divenire
VI.188
color d’oro, poneteci le fette di carota, condite con sale, e pepe schioccato, fate soffriggere sopra picciolo fuoco acciò prendino sapore; quindi sbruffateci un tantino di farina, bagnate con un pochino di brodo di magro, o acqua; fate bollire ancora un momento, e servite subito con un filetto d’aceto, ed un tantino di mostarda.


Carote gialle alla Salsa di butirro.

Fate cuocere le carote gialle come le coste di bieta; indi scolatele, mondatele, e tagliatele a fette per traverso. Fate una Salsa bianca come quella delle coste di bieta, poneteci dentro le fette di carote, e servitele subito nello stesso modo senza capperi, ma con un pizzico di cerfoglio trito imbianchito.


Finocchi panati.

Nettate quattro belli finocchi tutti eguali, tagliateli nel mezzo, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, scolateli, fateli cuocere precisamente come le lattughe all’acetosa pag. 186.; indi fateli raffreddare. Sbattete due uova, con un pochino di sale, indorateci bene i finocchi, facendogli tenere attorno più Salsa che sia possibile, spolverizzateli di mollica di pane grattata, aggiustateli sopra una tiella, o un piatto unto bene di butirro. Poco prima di servire ponete il piatto sopra un trepiede, con fuoco sotto; quando averanno preso colore da una parte, rivoltateli dall’altra, fateli colorire egualmente, e serviteli subito.


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Salsefine alla Salsa bianca.

Raschiate le Salsefine, lavatele, imbianchitele un momento all’acqua bollente, e fatele cuocere in un bianco, come quello delle coste di bieta; quindi tiratele fuori da detto bianco, raschiatele di nuovo leggermente, e tagliatele in pezzetti lunghi tre dita traversi, rimettetele a mano a mano nel loro bianco. Nel momento di servire fatele scaldare bene, e ponetele ben scolate in una Salsa bianca, come quella delle coste di bieta pag. 187., fate dare un bollo, e servite nello stesso modo, con capperi, o senza.


Rape Glassate.

Mondate sei belle e buone rape tutte eguali, e tondi, imbianchitele un momento all’acqua bollente; indi scolatele, ponetele in una cazzarola giusta alla loro quantità con un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, e una cipolla con due garofani; fate cuocere dolcemente con fuoco sotto, e sopra; quando averanno preso un bel color d’oro da una parte voltatele dall’altra, e fatele colorire egualmente. Nel momento di servire aggiustate le rape, che siano ben cotte, nel loro piatto, ponete un filetto d’aceto nella cazzarola dove hanno cotto, e un pochino di mostarda; fate scaldare in un istante, e servite sotto le rape.


Indivia all’Acetosa.

Questa si appresta esattamente come la lattuga pag. 186., e si serve nello stesso modo.


VI.190
Carciofi Allesso.

Abbiate quattro belli carciofi freschi, tagliategli il gambo all’estremità del carciofo, è fateli cuocere in una picciola marmitta, con acqua bollente, sale, e un pezzo di butirro, o senza. Quando saranno cotti, scolateli, poneteli sopra il piatto, e versateci dentro a cadauno un poco di butirro squagliato, o un poco di Salsa bianca, come quella delle coste di bieta, ma senza capperi, o mostarda.


Fagioletti alla padella.

Ponete nella padella sopra il fuoco un poco d’aglio, o un pezzo di butirro con mezza cipolla trita, fate prendere un bel color d’oro: indi poneteci de’ fagioletti verdi fini allessati all’acqua bollente giusta di sale, condite con un poco di pepe schiacciato, passate bene sopra il fuoco acciò prendino sapore, e servite con un filetto di aceto, ed un pochino di mostarda.


Gobbi alla Salsa di butirro.

Quando averete fatto bollire mezz’ora i gobbi all’acqua come sono descritti nel Tomo IV. pag. 20., e tagliati nello stesso modo; metteteli in una picciola marmitta con acqua bollente quanto restino coperti, un pezzo di butirro, sale, una cipolletta con due garofani, e una fetta di limone senza scorza; fateli finire di cuocere dolcemente. Nel momento di servire fate una Salsa di butirro, come quella delle coste di bieta pag. 187., scolate bene i gobbi, poneteli nella Salsa, fategli dare un bollo, e serviteli con capperi fini interi, ed un filetto di aceto, o sugo di limone.


VI.191
Gobbi fritti, in bignè, e panati.

Allorché i Gobbi saranno cotti in un bianco come i precedenti, e tagliati in quadretti, o filetti, scolateli bene, asciugateli, intingeteli in una pastella da frittura, fateli friggere di bel colore nel butirro chiarificato, e serviteli subito: per farli panati; quando li averete scolati, bagnateli con uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattata, e fateli friggere egualmente.


Gattò di Spinaci.

Apprestate, e fate cuocere i spinaci esattamente come quelli al butirro pag. 186., ma in luogo di servirli in tavola sbruffateci un pizzico di farina, e bagnateli con un poco di brodo di magro, fateli cuocere almeno quattro minuti, e poscia raffreddare, ungete bene una picciola cazzarola di butirro chiarificato e freddo, spolverizzatela di mollica di pane, sbattete bene un uovo fresco o due, poneteli nelli spinaci, mescolate insieme, e che stiano bene di sale, versateli nella cazzarola panata, spolverizzate anche sopra di mollica di pane; fate cuocere ad un forno temperato quasi un’ora: conoscerete quando il Gattò sarà cotto, allorché di verrà gonfio, e crepacciato, rivoltatelo, e servitelo subito.


Gattò alla Certosina.

Questo si appresta precisamente come l’altro, che trovarete descritto nel Tom. IV. p. 107., ma bagnate l’erbe soltanto con un poco di brodo di magro, e poneteci un uovo, o due, come qui sopra; ungete, spolverizzate la cazzarola come l’altra, versateci la composizione,
VI.192
fate cuocere, e servite il Gattò nelle stesso modo.


Fusti diversi alla Salsa bianca.

Mondate bene de’ fusti di lattuga, o di indivia, tagliateli lunghi tre dita, imbianchiteli un momento all’acqua bollente, scolateli, fateli cuocere in un bianco, come le coste di bieta. Nel momento di servire scolateli bene, poneteli in una Salsa bianca come l’altra, e serviteli nella stessa maniera.


Fusti diversi fritti.

Quando i fusti saranno cotti come sopra, scolateli bene, e fateli friggere esattamente come i gobbi, o nell’una, o nell’altra maniera. Vedeteli pag. 191.
Prendete soltanto le foglie della lattuga cappuccina, lavatele, e allessatele a tutta cottura nell’acqua bollente; indi passatele alla fresca, scolatele, spremetele assai forte, tritatele assai fine, mettetele in una picciola cazzarola con un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, e noce moscata, passatele bene sul fuoco, fatele rosolare come i spinaci; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con un poco di brodo di magro; fate bollire ancora qualche minuto, e quindi raffreddare. Finite il Gattò come quello di Spinaci pag. 191., e servitelo nello stesso modo.


Gattò d’Indivia.

Questo si appresta, e si serve esattamente nello stesso modo, che quello di lattuga, colla sola differenza, che bisogna fare rosolare un poco più l’indivia, prima di sbruffarci la farina, e bagnarla.


VI.193
Selleri fritti.

Prendete il cuore più tenero, e bianco de’ Selleri, tagliateli lunghi cinque dita traversi, imbianchiteli un momento nell’acqua bollente, scolateli, legateli in un mazzetto, spuntateli da piedi tutti eguali, fateli cuocere in un bianco come le coste di bieta, quanto restino coperti; quando saranno cotti scioglieteli, spremeteli, intingeteli in una pastella da frittura, e fateli friggere di bel colore nel butirro chiarificato, e serviteli subito.


Selleri panati.

Allorché i selleri saranno cotti in un bianco come i precedenti, scolateli, asciugateli, intingeteli nell’uovo sbattuto, spolverizzateli di mollica di pane grattato, poneteli sopra una tiella unta bene di butirro; nel momento di servire fateli cuocere come i finocchi pag. 188., e serviteli subito. Li potete anche far friggere nel butirro, di bel colore.


Cipolle glassate.

Mondate sei cipolle tutte eguali, imbianchitele un momento all’acqua bollente, scolatele, ponetele in una cazzarola giusta alla loro quantità, con un buon pezzo di butirro, sale, e pepe schiacciato, ponetele sopra un trepiede, con fuoco sotto, e sopra, quando averanno preso un bel color d’oro da una parte, voltatele dall’altra, e fatele colorire egualmente, osservando che siano cotte, allorché le servite alla tavola, aggiustatele allora sul piatto, ponete un filetto d’aceto nella cazzarola, dove hanno cotto, mescolatelo col
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butirro, un tantino di mostarda, fate scaldare senza bollire, e versate sotto alle cipolle.


Cipolle allesso.

Imbianchite sei cipolle come le precedenti, ponetele poscia in una picciola marmitta con acqua bollente quanto le cuopra, un buon pezzo di butirro, due garofani, e sale a sufficienza; fatele cuocere dolcemente. Nel momento di servire scolatele bene, ponetele sopra il piatto, aspergetele con un filetto d’aceto, un poco del butirro della loro cottura, pepe schiacciato, e servite subito.


Carciofi fritti.

Mondate bene sei carciofi, tagliateli in quattro parti, poneteli nell’acqua fresca con un poco di sugo di limone, e sale: se saranno teneri lasciateli così, e se saranno tosti levategli il pelo, e imbianchiteli un poco all’acqua bollente. Nel momento di servire scolateli bene, infarinateli, fateli friggere di bel colore nel butirro chiarificato, e serviteli subito: li potete anche intingere in una pastella da frittura, e friggerli egualmente.


Fagioli bianchi alla Maitre d’Hotel.

Abbiate de’ Fagioli bianchi di buona qualità, cotti semplicemente all’acqua: se saranno freschi sono assai migliori. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, e scalogne, il tutto trito; indi poneteci quella quantità di fagioli ben scolati all’acqua, condite con sale, e pepe schiacciato, passate ancore un poco sopra il fuoco, movendo la cazzarola, e servite con un filetto d’aceto, o sugo di limone.


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Gattò di Luppoli, o Luperi.

Capate le puntarelle più tenere de’ luperi, lavatele bene, allessatele all’acqua bollente, scolatele, passatele alla fresca, spremetele bene, tritatele assai fine, ponetele in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, noce moscata, passatele sul fuoco come li spinaci, sbruffateci la farina, e bagnatele nello stesso modo: quindi fatele raffreddare, poneteci due uova sbattute, formatene il Gattò, fatelo cuocere, e servitelo esattamente come quello di Spinaci, pag. 191.


Gattò di Porri.

Mondate i porri, prendetene il più bianco, tagliateli in fette fine per traverso, lavateli all’acqua fresca, spremeteli, e asciugateli, poneteli in una cazzarola sopra il fuoco con un buon pezzo di butirro, fateli rosolare movendoli spesso con una cucchiaia di legno, quando saranno color d’oro, sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con un poco di brodo di magro; condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire un quarto, d’ora dolcemente, e poscia raffreddare. Ungete bene una picciola cazzarola con butirro chiarificato, e freddo, spolverizzatela di mollica di pane grattata: mescolate uno, o due uova fresche sbattute nelli porri, mescolate insieme, versate nella cazzarola panata, spolverizzate anche sopra di mollica di pane; fate cuocere ad un forno temperato circa un’ora, conoscerete quando è cotto allorché sarà gonfio, e crepacciato; rivoltatelo allora nel suo piatto, e servitelo subito.


VI.196
Gattò di Cipolle.

Questo si appresta esattamente come il precedente, tagliando le cipolle soltanto in filetti sottili.


Gattò di Rape.

Dopo che averete mondate sei o sette rape, tagliatele in minutissimi dadini, passateli in una cazzarola sopra il fuoco con un buon pezzo di butirro. Quando saranno color d’oro sbruffateci un buon pizzico di farina, bagnate con un poco di brodo di magro, condite con sale, e pepe schiacciato; fate bollire ancora dolcemente un quarto d’ora, e quindi raffreddare. Imbutirrate, e spolverizzate una picciola cazzarola, come il solito, ponete nelle rape due uova fresche sbattute, e un pochino di zucchero in polvere, mescolate bene insieme, versate nella cazzarola panata, spolverizzate sopra con un poco di mollica di pane, fate cuocere come quello di porri, e servite nello stesso modo.


Pasticcietto di Lattughe.

Fate cuocere delle Lattughe come quelle all’Acetosa pag. 186., ma soltanto le foglie, senza i fusti, e che vi resti pochissima Salsa. Dirizzate un picciolo pasticcio di pasta brisè, poneteci dentro le lattughe, e sopra un pezzo di butirro fresco, coprite il pasticcio colla sua pasta, decoratelo un poco esternamente, doratelo con uovo sbattuto, fatelo cuocere un’ora ad un forno temperato, e servitelo subito.


pasticcio di Finocchio.

Mondate bene cinque Finocchi, spaccateli nel mezzo, lavateli, imbianchiteli all’acqua
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bollente, asciugateli, e fateli esattamente cuocere come le Lattughe all’Acetosa pag. 186., e che vi resti pochissima Salsa; quando saranno freddi poneteli nel picciolo pasticcio, con tutto il condimento, e sopra un pezzo di butirro fresco, coprite con la solita pasta, e finite, fate cuocere, e servite come l’altro.


pasticcio di Fusti diversi.

Mondate propriamente de’ fusti di lattuga, o d’indivia, imbianchiteli all’acqua bollente, fateli cuocere in un bianco, come quelli alla Salsa bianca pag. 192. Fate una Salsa di acetosella come per le lattughe pag. 186., ma senza le lattughe, e senza bagnarla col brodo di magro; quando sarà, freddo l’uno, e l’altra, ponete nel fondo del pasticcietto un poco della Salsa suddetta, aggiustateci sopra i fusti ben scolati dal bianco, coprite col resto della Salsa, metteteci sopra un pezzo di butirro fresco, e finite il pasticcietto come gli altri.


Pasticcietto di Luperi, o Luppoli.

Quando averete capato le puntarelle dei Luperi, lavatele, imbianchitele un momento all’acqua bollente, e spremetele bene; fatele cuocere come le Lattughe all’acetosa pag. 186., quando saranno fredde, e con pochissima Salsa, ponetele nel pasticcietto, con sopra un pezzo di butirro, copritelo, indoratelo, fatelo cuocere, e servitelo come sopra.


Pasticcietto di Sparagi.

Tagliate, e mondate le punte più tenere de’ Sparagi verdi, o bianchi, imbianchitele all’acqua bollente, legateli in mazzetti, fateli cuocere in un bianco come le coste di bieta
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pag. 187. Fate una Salsa di acetosella come quella delle Lattughe; quando sarà freddo l’uno e l’altra, finite, fate cuocere, e servite il pasticcietto coma quello de’ Fusti diversi.


Pasticcietti di Selleri.

Questo si appresta esattamente come quello di Sparagi, e si serve nella stessa maniera; bisogna però tagliare i Selleri corti, lasciarli interi, e prendere soltanto il cuore di mezzo.


Pasticcietto di Carote.

Intagliate delle carote a guisa di grosse mandorle, imbianchitela un momento all’acqua bollente; fatele poscia quasi cuocere in un bianco, come le coste di bieta. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un pezzo di butirro, petrosemolo e scalogne trito, indi stemperateci fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, poneteci dentro le carote ben scolate dal bianco, condite con un poco di pepe schiacciato, passate ancora un momento sopra il fuoco, e poscia fate raffreddare; aggiustatele quindi nel pasticcietto con sopra un pezzo di butirro fresco, coprite, fate cuocere, e servite subito.


Pasticcietto di Raponsoli.

Raschiate, e lavate i soli Raponsoli senza le foglie, fateli cuocere come le carote qui sopra, e fateci il pasticcietto nello stesso modo. Se volete, potete aggiungerci qualche cuoretto di lattuga cotta come quella all’Acetosa.


Pasticcietto alla Certosina.

Imbianchite un momento all’acqua bollente tutte le erbe, come sono descritte al
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Gattò alla certosina pag. 191., quindi spremetele, dategli quattro tagli grossolanamente, e fatele cuocere esattamente come le Lattughe all’acetosa pag. 186. Quando saranno fredde e con poca Salsa, ponetele nel pasticcietto, con sopra un pezzo di butirro fresco, fate cuocere, e servite come il solito.


Pasticcietto di Gobbi.

Quando i Gobbi saranno cotti come quelli alla Salsa di butirro pag. 190., scolateli, passateli in una Salsa come le carote qui sopra, e finite, e servite il pasticcietto nello stessa maniera.


Rape alla Salsa bianca.

Intagliate le Rape a guisa di lumache, imbianchitele all’acqua bollente, e fatele poscia cuocere in un bianco come le coste di bieta pag. 187. Nel momento di servire fate una Salsa bianca, come quella delle coste suddette poneteci le rape ben scolate dal bianco, fate dare un bollo e servite con un pizzico di capperi fini interi un pochino di mostarda, ed un filetto di aceto, o sugo di limone.


Pastinache alla Salsa bianca.

Tagliate le Pastinache in mostaccioli tutti eguali, fatele cuocere in un bianco, come le coste di bieta pag. 187., e servitele colla medesima Salsa.


Lattughe panate.

Fate cuocere le Lattughe, precisamente come quelle all’acetosa pag. 186., quando saranno fredde intingetele piede per piede nell’uovo sbattuto, facendogli tenere attorno più
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Salsa che sia possibile, spolverizzatele di mollica di pane grattata, ponetele sopra una tortiera, o piatto di rame, unto bene di butirro fresco. Nel momento di servire ponete sopra il fuoco, e fate cuocere, e colorire come i finocchi pag. 188.


Lattughe Fritte.

Allorché le Lattughe saranno panate come sopra, le potete friggere di bel colore nel butirro chiarificato, e servirle subito.


Punte di Sparagi al butirro.

Fate cuocere le punte di Sparagi ben nettate, con acqua, e sale. Nel momento di servire scolatele bene, e servitele con sopra una Salsa di butirro, come le coste di bieta pag. 187.


Broccoli all’Erbe fine.

Mondate le cimarelle de’ Broccoli, allessatele all’acqua bollente condita di sale, e scolatele. Passate nella padella sopra il fuoco con un poco d’olio, cipolletta, petrosemolo, e una buona punta d’aglio, il tutto trito, indi stemperateci fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, poneteci i Broccoli, fateli soffriggere sopra il fuoco, conditi con sale, e pepe schiacciato; quando averanno preso sapore, serviteli con sugo di limone.


Indivia al butirro.

Questa si appresta esattamente come li Spinaci al butirro pag. 186., ma bisogna farla rosolare maggiormente sopra il fuoco, acciò prenda sapore.


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Raponsoli alla Salsa bianca.

Quando i Raponsoli saranno raschiati, e cotti con acqua, sale, e un pezzetto di butirro, scolateli bene, metteteli in una Salsa bianca, come quella delle coste di bieta pag. 187., e serviteli subito nella stessa maniera.


Salsefine trite.

Quando le Salsefine saranno cotte in un bianco, scolatele, asciugatele, intingetele in una pastella da frittura, fatele friggere di bel colore nel butirro chiarificato, e servitele subito.


Pomi di terra alla Salsa bianca.

Fate cuocere quattro o cinque Pomi di terra sotto la cenere, o allesso con acqua; indi mondateli, tagliateli in fette, poneteli in una Salsa bianca, come quella di coste di bieta, e servite nello stesso modo.


Pomi di Terra fritti.

Mondate i Pomi di terra crudi, tagliateli poscia in fette fine, ponetele nell’acqua fresca. Nel momento di servire scolatele, infarinatele, fatele friggere di bel colore nel butirro chiarificato, e servite subito.


Selleri alla Salsa di butirro.

Fate cuocere le teste di Selleri in un bianco, come le coste di bieta. Nel momento di servire scolatele bene, spaccatele nel mezzo, e servitele con sopra una Salsa di butirro.


Finocchi all’Acetosa.

Mondate, spaccate nel mezzo; e imbianchite un momento all’acqua bollente quattro o cinque finocchi. Fate una Salsa di acetosa come per le lattughe pag. 186.; poneteci i
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finocchi ben scolati, condite con sale, e pepe schiacciato; fate cuocere dolcemente, e servite la Salsa sotto, ed i finocchi sopra ben aggiustati.


Erbe alla Certosina.

Preparate quest’erbe esattamente come per il Pasticcietto pag. 198., ma in luogo di porle nel pasticcietto, servitele sopra il piatto, o in una picciola giatta.


Erbe alla Certosina al butirro.

Allessate del tutto l’erbe alla Certosina. Vedetele al Pasticcietto pag. 198.; indi spremetele bene forte, tritatele assai fine, e passatele sul fuoco, e servitele, come li Spinaci al butirro pag. 186.


Porri al Gratino.

Fate cuocere quattro porri in un bianco, come le coste di bieta pag. 187.; dopo di averli imbianchiti all’acqua bollente; indi scolateli. Ungete la picciola giatta, o il piatto che dovete servire di butirro fresco, poneteci sopra qualche fettina sottile di mollica di pane, spolverizzate sopra con un pochino di sbrinzo, e parmigiano grattato mescolato insieme, qualche pezzettino di butirro fresco, aggiustateci sopra i porri, spolverizzate ancora sopra con un tantino di sbrinzo e parmigiano, condite con un’idea di pepe schiacciato, coprite il piatto, o la giatta, ponete sopra un picciolo fuoco, fategli prendere un bel gratino, e servite subito.


Cavoli al Gratino.

Prendete un picciolo cavolo Bolognese, tagliatelo in quattro parti, allessatelo
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all’acqua bollente, indi levategli tutte le coste, formatene quattro mazzetti, legati, e ben spremuti, poneteli in una picciola marmitta con brodo di magro, un buon pezzo di butirro, una cipolla con due garofani, sale, e pepe schiacciato; fatelo cuocere dolcemente. Quando sarà cotto scolatelo, scioglietelo, e aggiustatelo sul piatto, o nella giatta esattamente come i Porri al gratino, e servitelo nella stessa maniera.


Cipolle al Gratino.

Queste si apprestano come i Porri al gratino, e si aggiustano sul piatto, o giatta intere, o tagliate in quarti, e si servono egualmente.


Luperi al butirro.

Lavate, allessate, spremete, e tritate fine le punte delli Luperi, e passatele sul fuoco, e sarvitele esattamente come i Spinaci ai butirro pag. 186.


Erbe diverse al Gratino.

I Selleri, i Finocchi, le Rape, le Carote, i Sparagi, i Fusti diversi si preparano al Gratino come i Porri. I Luperi, l’Indivia, la Lattuga, l’Erbe alla certosina, cotte come per mettere in Pasticcietto, ma in vece aggiustate sul piatto come i Porri, e servite nello stesso modo.


Erbe diverse in Cassettine di pane.

Intagliate cinque o sei cassettine di mollica di pane, fatele friggere nel butirro chiarificato di bel colore, e vuotatele subito. Vedetele nel Tom. IV. pag. 55. Nel momento di servire le potete riempire di Spinaci al butirro,
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di Lattuga all’acetosa, d’Indivia all’acetosa, d’Indivia al butirro, di Raponsoli al butirro, di Erbe alla certosina al butirro, di Luperi all’acetosa, e al butirro, di punte di Sparagi al butirro ec.


Erbe diverse in Cassettina di carta.

Abbiate una cassettina di carta fritta di bel colore nel butirro chiarificato. Abbiate anche de’ Selleri o Finocchi, o Rape, o Carote, o Coste di bieta, o Fusti diversi, o Salsefine, o grossi Sparagi, o Carciofoletti, o Gobbi, o Raponsoli o Cipollette d’inverno; il tutto cotto in un bianco come le coste di bieta pag. 187. Ungete il fondo della cassettina di butirro fresco. Squagliate in una picciola cazzarola un pezzo di butirro, mescolateci un rosso d’uovo crudo ed un poco di pepe schiacciato, ungeteci le erbe suddette; cioè i Selleri, Carciofoletti, e Finocchi tagliati nel mezzo, le Rape tagliate in fette, le Carote tagliate in fette lunghe quattro dita, le Coste di bieta, i Fusti diversi, le Salsefine, li Sparagi, i Gobbi, lunghi tre dita, i Raponsoli, e le Cipollette intere; indi spolverizzatele di mollica di pane grattato nel quale averete mescolato un pochino di parmigiano grattato, aggiustate quest’erbe nella cassettina, aspergete sopra con butirro squagliato; fate prendere un bel color d’oro al forno, e servite subito.


Erbe diverse Fritte.

Si possono friggere tutte sorta d’erbe, fusti, e radiche: l’erbe dopo cotte come le Lattughe all’acetosa pag. 186., scolate, asciugate, indorate e panate; e le radiche, e
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fusti diversi dopo cotti con acqua, e sale, ed un pezzetto di butirro, scolati, asciugati, e intinti in una pastella da frittura, il tutto fritto di bel colore con butirro affinato.


Pasticcietto Vol-o-vant.

Dirizzate un Pasticcietto come il solito, riempitelo di dadini di mollica di pane fritti nel butirro, copritelo, doratelo, e fatelo cuocere al forno di bel colore. Nel momento di servire, scopritelo, vuotatelo, e riempitelo di qualunque sorta d’erbe: come di Lattughe all’acetosa, di Indivia all’acetosa, di Finocchi all’acetosa, di Selleri, di Salsefine, di Fusti diversi, di Pomi di terra, di Luperi, d’Erbe alla certosina, di Gobbi; il tutto cotto alla cazzarola; o messo in una Salsa bianca, ricoprite, e servite subito.


Torta Vol-o-vant.

Tagliate, e fate cuocere una picciola Torta, come è descritta nel Tom. IV. pag. 276. Nel momento di servire riempitela o di Spinaci al butirro, o di Lattughe all’acetosa, o di Erbe alla certosina al butirro, o di Luperi all’acetosa o al butirro, o d’Indivia all’acetosa, e al butirro, o di punte di Sparagi al butirro, o di Finocchi all’acetosa, o di Carote rosse alla padella, o di Selleri al butirro; ovvero di tutte le erbe, o radiche, apprestate alla Salsa bianca. Vedetele ai loro articoli particolari; ricoprite la Torta e servite subito.


Tartufi al Vino Rosso di Spagna.

Mondate, e lavate cinque o sei buoni Tartufi, tagliateli in fette. Squagliate in una picciola cazzarola un pezzo di butirro con
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petrosemolo, e scalogna trito, una punta d’aglio, quindi poneteci i tartufi, condite con sale, e pepe schiacciato, passateli sopra il fuoco, sbruffateci poscia un pizzico di farina, bagnate con un bicchiere di vino rosso di Spagna bollente, fate bollire dolcemente, digrassate, e servite con un pochino di sugo di limone, sopra crostini di pane fritti nel butirro.
E qui termina il regime dell’Erbe di magro solite mangiarsi dal già Em(inentissim)o de Bernis: Principe Grande, che per Trattamento di sua casa spendeva circa centomila Scudi l’anno; senza contarvi tutti i Pranzi d’impegno imbanditi per conto della Corte di Francia in occasione di passaggio di Teste Coronate, o di altri Personaggi di distinta considerazione. Tutte queste Erbe di magro si possono anche servire per Antremè ne’ giorni di magro.


Spinaci all’Olio.

Antremè = Prendete de’ Spinaci che abbiano le loro radichette attaccate, nettateli, raschiategli leggiermente, e spuntategli le dette radichette, lavateli bene, metteteli in una cazzarola grande con mezzo bicchiere d’acqua; fateli quasi cuocere, e scolateli poscia nel passa brodo. Ponete in una cazzarola olio a sufficenza e una punta d’aglio, fate soffriggere un momento sopra il fuoco, quindi stemperateci tre alici passate al setaccio, metteteci dentro i Spinaci senza spremere, condite con sale, e pepe schiacciato; fateli cuocere leggermente e alquanto rosolare, aggiungeteci un buon pizzico di passerina, e serviteli con crostini
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intorno fritti nell’olio di bel colore. Alcuni vi mettono anche dei pignoli.


Gobbi all’olio.

Antremè = Quando i Gobbi saranno mezzi cotti all’acqua, e nettati, come sono descritti nel Tom. IV. pag. 96.; lasciate le foglie nella loro lunghezza di sei dita traversi, ovvero tagliatele in pezzi. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci quindi fuori del fuoco due alici passate al setaccio, poneteci dentro i Gobbi, fateli soffriggere sopra un picciolo fuoco, indi bagnateli con mezzo bicchiere di vino bianco consumato un terzo, e brodo di magro quanto restino coperti, condite con sale, e pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta, fate cuocere con fuoco sotto, e sopra, e consumare a poca Salsa. Poco prima di servire aggiungeteci un buon pizzico di passerina, aggiustate i Gobbi sopra il piatto, e versategli sopra la Salsa.


Carciofi all’olio.

Antremè = Mondate bene i Carciofi, tagliateli nel mezzo, imbianchiteli all’acqua bollente, con un poco di sugo di limone, e passateli alla fresca. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, petrosemolo, e cipolletta trito, due spicchi d’aglio piccati, con due garofani, quindi bagnate con un bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà, e un poco di brodo bianco di magro, poneteci dentro i carciofi ben scolati, e asciugati dall’acqua,
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che restino soltanto coperti, condite con sale, e pepe schiacciato, coprite con un foglio di carta; fate cuocere con fuoco sotto, e sopra, e servite con poca Salsa, levando l’aglio.


Cavoli fiori all’olio.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con olio a sufficienza, due tartufi freschi in fette, o secchi bene ammollati, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta d’aglio, il tutto trito, quindi stemperateci fuori del fuoco quattro alici passate al setaccio, bagnate, con un pochino di Culì di magro, se lo avete, o senza, condite con sale, pepe schiacciato, spremeteci il sugo di un limone: e servite questa Salsa sopra de’ Cavoli fiori cotti con acqua e sale, e ben scolati, e aggiustati sopra il piatto. Se non vi saranno tartufi nella Salsa aggiungeteci un pizzico di capperi fini interi.


Broccoli all’olio.

Antremè = Questi si apprestano esattamente come i Cavoli fiori, e si servono nello stesso modo.


Piselli all’olio.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con olio a proporzione, cipolletta, e petrosemolo trito, stemperateci quindi due alici passate al setaccio, metteteci de’ Piselli fini teneri, e freschi, condite con sale, e pepe schiacciato, fate cuocere dolcemente i Piselli nel loro proprio sugo, movendoli di tempo in tempo, e serviteli guarniti di crostini fritti di bel colore nell’olio. Potete metterci unitamente alli Piselli qualche cuoretto di lattuga cappuccina.


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Fave all’olio.

Antremè = Queste si apprestano come i Piselli; ma alle Fave si leva la prima, e la seconda buccia, e vi si aggiunge qualche cuoretto di Lattuga cappuccina.


Fagioletti verdi all’olio.

Antremè = Se i Fagioletti sono piccioli lasciateli interi, e se sono grandetti tagliateli in filetti, allessateli con acqua bollente e sale, e scolateli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con olio quanto, basti un poco di cipolla trita; quando sarà color d’oro, aggiungeteci un pizzico di petrosemolo trito, e se volete stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio; poneteci quindi i fagioletti, conditeli con sale, e pepe schiacciato; fateli stufare e insaporire sopra il fuoco circa mezz’ora, rivoltandoli di tempo in tempo, e serviteli asciutti con crostini all’intorno di pane fritti nell’olio.


Fagioletti verdi al sugo di pomidoro.

Antremè = Questi si apprestano esattamente come i precedenti, e solo variano, che dopo stufati, e insaporiti un poco, si bagnano con uno o due piccioli ramaioli di sugo di pomidoro, come è descritto alla pag. 186., si lasciano ancora insaporire, e consumare a poca Salsa, e si servono con crostini fritti all’intorno.


Sparagi all’olio.

Antremè = Fate una Salsa come quella de’ Cavoli fiori pag. 208., e servitela sopra a degli Sparagi cotti con acqua, e sale, e bene scolati, e aggiustati sopra il piatto.


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Finocchi all’olio.

Antremè = Mondate bene sei Finocchi, e tagliateli nei mezzo, imbianchiteli all’acqua bollente, e scolateli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio, cipolletta, petrosemolo, qualche prugnolo fresco, una punta d’aglio, un pochino di mentuccia, il tutto trito, stemperateci quindi due alici passate al setaccio, e bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, e un pochino di brodo di magro, o acqua, poneteci dentro i finocchi, condite con sale, e pepe schiacciato; fare cuocere dolcemente, e consumare a pochissima Salsa, e servite con crostini all’intorno fritti di bel colore nell’olio.


Fagioli bianchi all’olio.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, cipolletta, petrosemolo, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci quindi fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, poneteci quella quantità di fagioli bianchi, che richiede la Salsa cotti all’acqua, e scolati, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, passate ancora un momento sopra il fuoco, e servite con un buon sugo di limone, e crostini all’intorno di pane fritti di bel colore nell’olio. Se sarà la stagione de’ Fagioli freschi, aggiungete nella Salsa un pochino di sugo denso di pomidoro; ma allora non ci ponete sugo di limone. Vedete pag. 186.


Zucchette all’olio.

Antremè = Raschiate delle Zucchette, e tagliatele in dadini. Passate in una cazzarola sopra
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il fuoco con olio a sufficienza, cipolletta, petrosemolo, un poco di basilico, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del fuoco tre alici passate al setaccio, poneteci le Zucchette, condite con sale, e pepe schiacciato; fatele cuocere dolcemente, e servitele asciutte con crostini all’intorno fritti nell’olio.


Tartufi all’olio.

Antremè = Mondate, lavate, e tagliate in fette una libbra e mezza di tartufi, poneteli in una cazzarola con un poco d’olio, sale, e pepe schiacciato, passateli sopra il fuoco mezzo quarto d’ora, e serviteli con un buon sugo di limone sopra a fettine di mollica di pane abbrostolite all’aria del fuoco.


Prugnoli all’olio.

Antremè = Nettate bene i prugnoli, lavateli bene, e scolateli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, cipolletta, e petrosemolo, un pochino di mentuccia, una buona punta d’aglio, il tutto trito; indi stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio, poneteci i prugnoli, condite con sale, pepe schiacciato; fate bollire a fuoco allegro, e consumare tutta la loro acqua, bagnateli allora con mezzo bicchiere di vino bianco consumato per metà, un poco di Culì di magro se lo avete, o niente; fate bollire, e servite con pochissima Salsa, e crostini all’intorno fritti di bel colore nell’olio.


Ceci all’olio.

Antremè = Prendete de’ Ceci di buona qualità, nettateli, poneteli la sera per la mattina in
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una terrina, con un poco di sale, ed un poco d’olio, maneggiateli un poco, e quindi metteteci dell’acqua tiepida, nella quale averete cotto degli spinaci. La mattina scolateli, poneteli in una picciola marmitta con altra acqua tiepida de’ spinaci; fateli cuocere dolcemente con un pochino d’olio, due spicchi d’aglio, ed una rametta di rosmarino. Quando saranno cotti: passate in una cazzarola sopra il fuoco con olio, petrosemolo e scalogne trito, stemperateci poscia due alici passate al setaccio, scolate i ceci poneteli nella Salsa, condite con pepe schiacciato, e sale se bisogna, moveteli bene sopra il fuoco, bagnandoli con un pochino del loro brodo, e serviteli con un filetto d’aceto, ed un tantino di mostarda, che siano ben legati.


Lenticchie all’olio.

Antremè = Abbiate delle Lenticchie cotte all’acqua. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, scalogna, una punta d’aglio, il tutto trito, stemperateci quindi fuori del fuoco due alici passate al setaccio, metteteci le Lenticchie ben scolate, condite con sale, e pepe schiacciato, passate ancora un poco sopra il fuoco, e servite con un filetto d’aceto, e crostini fritti all’intorno.


Zucchette al sugo di Pomidoro.

Antremè = Queste si apprestano come quelle all’olio, aggiungendoci di più un poco di sugo di Pomidoro di magro pag. 186.


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Cavoli all’olio.

Antremè = Levate le coste più grosse ad un Cavolo Bolognese, allessatelo all’acqua bollente, passatelo alla fresca, spremetelo bene, e tagliatelo grossolanamente. Passate sopra il fuoco in una cazzarola, o stufarola, con olio a sufficienza, due spicchi d’aglio e petrosemolo trito, quindi stemperateci due alici, poneteci i cavoli, condite con sale, e pepe schiacciato, due garofani, fate cuocere dolcemente, aggiungeteci un bicchiere di vino consumato per metà, e poscia un poco di sugo di Pomidoro, se sarà la stagione, e servite con un pizzico di finocchio secco, senza quasi niente Salsa, e con crostini fritti all’intorno.


Radiche all’olio.

Antremè = Le pastinache, e le radiche di cicoria si apprestano nello stesso modo, onde parlerò soltanto delle prime. Mondate bene le pastinache, tagliatele in pezzi, con un pochino delle loro foglie, lavatele, allessatele per metà, e spremetele; fatele cuocere come i cavoli all’olio, e servitele con un buon pizzico di passarina, senza quasi niente Salsa.


Marignani all’olio.

Antremè = Mondate, e tagliate in dadini de’ piccioli Marignani bianchi, e conditeli in una terrina, con un poco di sale. Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con olio a sufficienza, un poco d’aglio, petrosemolo, e mentuccia, il tutto trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio; indi metteteci i marignani spremuti assai forte, condite con sale se bisogna, e pepe schiacciato;
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fate soffriggere sopra un fuoco allegro, e bagnateli con mezzo bicchiere di vino bianco, consumato due terzi. Quando saranno quasi cotti aggiungeteci un poco di sugo di Pomidoro; fate finire di cuocere, e servite con poca Salsa, e crostini all’intorno fritti nell’olio.


Carciofi all’olio.

Antremè = Mondate i carciofi, tagliateli in quarti, levategli il pelo, se ne avessero, non li allessate, e fateli cuocere come li Cavoli, ma senza sugo di pomidoro, e serviteli senza Salsa, e senza finocchio.


zuppa di Visciole fresche.

Prendete la quantità di Visciole marasche, o papali, che avete di bisogno per la zuppa, levategli l’osso, ed il pericolo: fatele bollire con vino rosso buono, zucchero a proporzione, una scorza di limone, uno spicchio di cannella, un poco di vainiglia, ed acqua; schiumatele bene. Quando le visciole saranno cotte, scolate il loro bagno; mettete in una Giatta, o Terrina delle fette, o grosse di pane glassate al forno di zucchero; fate stringere al suo punto il bagno, se non lo fosse abbastanza, levate alle visciole la cannella, la vainiglia, il limone, ponetele nello sciroppo; fate bollire un momento, e versate sopra le croste di pane, e servite subito. Alcuni in luogo del pane mettono delli biscottini alla Miller.


zuppa di Pere al sugo di pomidoro.

Antremè = Abbiate un sugo di pomidoro, come è descritto alla pag. 186. Abbiate anche delle
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pera riccarde, mondatele, e tagliatele a spicchi. Passate sopra il fuoco in una cazzarola, o stufarola, con un poco d’olio, tre spicchi d’aglio e petrosemolo trito, stemperateci poscia fuori del fuoco due alici passate al setaccio, metteteci le pera, fatele soffriggere un poco movendole spesso, condite con sale, e pepe schiacciato, bagnate quindi col sugo di pomidoro la quantità secondo le pera; fate cuocere dolcemente. Poco prima di servire abbrostolite delle fette di mollica di pane, ponetele sopra il piatto, versateci sopra le pera con tutta la Salsa, aggiustatele bene, coprite il piatto, fate stufare sopra la cenere calda, e servite. Alcuni aggiungono un poco di zucchero nella Salsa. Il sugo di pomidoro Vedetelo alla pag. 186.


Zuppetta di Prugnoli.

Antremè = Mondate, e lavate bene i prugnoli, asciugateli. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un poco d’olio, petrosemolo, cipolletta, una punta d’aglio, un pochino di mentuccia, il tutto trito, stemperateci quindi fuori del fuoco due alici passate al setaccio, poneteci i prugnoli, condite con sale, e pepe schiacciato, fate cuocere a fuoco allegro, e consumare tutta l’acqua, bagnate allora con mezzo bicchiere di vino bianco consumato un terzo, e un poco di Culì se lo avete, o brodo di magro. Fate finire di cuocere, e servite con un poco di sugo di limone, sopra a delle fettine di mollica di pane abbrostolito.


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Zuppetta di Tartufi.

Antremè = Quando averete mondati, lavati, e tagliati in fette i Tartufi, fateli cuocere, e serviteli esattamente come i prugnoli, ma senza mentuccia, e metterci il vino poco dopo che averanno soffritto coll’erbe fine, l’olio, e l’alici.


Zuppetta di Funghi.

Antremè = Mondate, tagliate, e lavate i funghi, che siano di qualità sinceri, e fateli cuocere, e serviteli come i prugnoli, aggiungendoci soltanto un poco di sugo di pomidoro in luogo del Culì di magro.


Zuppetta di Visciole.

Antremè = Abbiate delle Visciole marasche, tagliategli le code corte poco più di un dito traverso, e fategli un taglio al di sotto per levargli l’osso, ponetele in una cazzarola con un bicchiere di vino rosso, uno stecco di cannella, e un buon pezzo di zucchero in pane, o chiarito a sciroppo; fate cuocere, e consumare a poca Salsa, e che sia dolce una cosa giusta. Levata allora la cannella; abbiate un piatto con fettine di mollica di pane abbrustolite, aggiustateci sopra le Visciole una alla volta colle code in aria, e versateci sopra la Salsa; fate raffreddare, e servite.


Pomi di Terra al butirro.

Antremè = Mondate, tagliate in dadini, e lavate due libbre di Pomi di terra. Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un buon pezzo di butirro, un poco di cipolla trita, quando sarà cotta senza prendere colore, metteteci i pomi di terra ben scolati, un
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mazzetto d’erbe diverse, sale, pepe schiacciato; fate soffriggere un poco sopra il fuoco; quindi bagnate con acqua bollente, quanto restino coperti, e fate bollire a fuoco allegro; allorché saranno quasi cotti, e consumata due terzi e più dell’acqua, aggiungeteci un picciolo ramaiolo, o due di sugo di pomidoro di magro, e fate bollire ancora un poco dolcemente. Nel momento di servire levate il mazzetto, e legateli ben bollenti con un buon pugno di parmigiano grattato, e servite con crostini all’intorno fritti nel butirro. Se sono di grasso metteteci una fetta di prosciutto unitamente alla cipolla trita, e bagnate con brodo bianco di grasso in luogo di acqua.


Pomi di Terra all’olio.

Antremè = Quando la cipolla trita sarà cotta come sopra con olio in vece di butirro, aggiungeteci un pizzico di petrosemolo trito, e stemperateci fuori del fuoco due alici passate al setaccio; indi metteteci i Pomi di terra tagliati e lavati come i precedenti, condite con sale, e pepe schiacciato; fate soffriggere un poco sopra il fuoco, bagnate poscia con acqua bollente; fate bollire a fuoco allegro, e consumare quasi tutta l’acqua, aggiungeteci allora il sugo di pomidoro di magro, fate ancora bollire un poco dolcemente, e servite con poca Salsa, e crostini all’intorno fritti nell’olio.
Anche moltissime di quest’altre Erbe era io solito di servire al già mio degnissimo padrone l’Em(inentissim)o Card. de Bernis.

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CAPITOLO TERZO.Della Pasticceria di magro, diversi altri Piatti di magro, e de’ Pesci salati, e sfumati.
Della Pasticcieria di magro.

Questa Pasticcieria comprenderà indifferentemente quella apprestata all’olio, e quella apprestata al butirro, trattandosi specialmente di Pasticci, Torte, e Pasticcietti di pesce, e finalmente tutta quella, che trovasi mancante nel Tom. IV. Cap. IV. In quanto alle Croccanti: ne’ giorni di vigilia si potranno fare di pasta croccante, o di mandorle, e gli altri giorni di pasta alla condè. Benché abbia detto altra volta, che questo genere di pasticcieria dipende totalmente dal genio, e sapere di chi lavora; nulladimeno dirò qualche cosa di quelle Croccanti le più triviali, che potrà servire per quei Cittadini, che volessero farle eseguire per servirle sulle loro mense. Riguardo a Pasticci, Torte, e Pasticcietti di pesce al butirro: questi si apprestano con pasta brisè, e sfoglia; circa gli altri all’olio, ecco le sole paste che noi abbiamo in uso.


Pasta Brisè all’olio.

Ponete sopra la tavola della pasticceria tre libbre di farina, fateci un buco nel mezzo, metteteci un poco di sale, e un poco d’olio, sei bianchi d’uova, impastate con vino bianco, e formatene una pasta soda, e maneggevole.
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Questa vi servirà per Pasticci caldi, e rifreddi; ma per quest’ultimi la pasta deve essere più soda. Prima di servirvene fatela riposare qualche tempo involta in un pannolino. Alcuni la fanno con metà vino, e metà acqua, che fanno scaldare insieme, e senza bianchi d’uova, o con sola acqua calda, olio, e sale.


Pasta Brisè fina all’olio.

Mettete una libbra di farina sulla tavola della Pasticcieria, fateci un buco nel mezzo, poneteci un poco di sale, un poco d’olio fino, due bianchi d’uovo sbattuti in fiocca, ed un poco di vino bianco; formatene una pasta alquanto tenera. Questa vi servirà per Torte, e Pasticcietti di pesce di ogni specie.


Pasta sfoglia all’olio.

Fate un buco nel mezzo alla farina come sopra, poneteci un poco di sale, ed impastate con acqua tiepida, formatene una pasta alquanto molle, e fatela poscia raffreddare come sopra, e un pochino lievitare; quindi tagliatela in pezzi grossi, e rotondi secondo la Torta, o Pasticci che volete fare, stendeteli collo stendarello, e poscia colle mani più sottili che sia possibile a guisa di un velo. Queste sfoglie si mettono una sopra all’altra con olio tramezzo, come si dirà qui appresso.


Pasta frolla all’olio.

Questa si appresta come quella al butirro. Vedetela nel Tom. IV. pag. 247., colla sola diversità che in luogo del butirro si mette dell’olio fino, ed in quello de’ rossi d’uova si mettono de’ bianchi sbattuti in fiocca.


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Pasta frolla alle Mandorle all’olio.

Mescolate metà pasta frolla come la precedente, e metà mandorle peste ben fine, sbruffate con bianco d’uovo, e condite di zucchero fino.


Pasta di marzapane di Mandorle dolci.

Allorché averete pestate finissime una libbra di mandorle dolci, asperse con bianco d’uovo, mescolateci quattordici oncie di zucchero in polvere bianchissimo, e bianchi d’uova sbattuti in fiocca, quanto bastino, onde formare una pasta tenera e maneggevole. Questa pasta può servire a diversi usi.


Pasta di marzapane di Mandorla amara.

Per questo marzapane, si mettono metà mandorle dolci, e metà mandorle amare, ed oncie sedici zucchero in polvere. Se il zucchero sarà in pane il marzapane verrà più bianco, e si finisce come l’altra. Si stendano queste Paste di marzapane con zucchero in polvere, e si fanno cuocere in lastre di rame sopra fogli di carta, ad un forno assai temperato. Se ne fanno anche diversi ripieni di Pasticcieria, piccioli gattò, mostaccioletti, sopra ostia bianca, e coperti con gelo di zucchero.


Pasta Croccante, e di Mandorle.

Vedete queste paste nel Tom. IV. pag. 249., e 251. Le rammento qui essendo esse di magro.


Modo di dirizzare i Pasticci.

Allorché la pasta brisè sarà riposata, stendetela tonda, o uovata, secondo volete fare il pasticcio, e grossa un dito traverso o più o meno, alzatela allora all’intorno a forza
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di dita, andando sempre stringendo, e alzando la pasta, che formi come uno stuccio da manicotto, lasciandoli la circonferenza del fondo larga a proporzione della grandezza e altezza del pasticcio, osservate che deve essere più largo nella circonferenza da piedi e da capo, che nel mezzo del corpo, e che la pasta sia tutta eguale all’intorno, altrimente cuocendosi cede da quella parte ove è più sottile. Quindi rifilatelo nella sommità, assottigliate l’orlo colle dita, e ripiegatelo alquanto in fuori, riempitelo, indoratelo sul bordo o con uovo, o con acqua fresca, coprite con una sfoglia di pasta, saldatela bene all’intorno, rifilatela, pizzicatela colle dita, fategli un buco nel mezzo del coperchio, formateci un camminetto, decorate il pasticcio esternamente di fiori di pasta foglie ec., indoratelo, fatelo cuocere di bel colore, e servitelo caldo, o rifreddo, secondo il ripieno.


De’ Pasticci caldi di Pesce di grasso.

Antrè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con un buon pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta d’aglio, il tutto trito, qualche fetta di tartufo fresco, o prugnolo fresco, o fungo sincero, o secchi, secondo la stagione, una fetta di prosciutto, sbruffateci quindi un pochino di vino di Sciampagna, fatelo consumare del tutto, e stemperateci poscia fuori del fuoco tre alici passate al setaccio. Quando questo condimento sarà quasi freddo, poneteci il pesce che volete servire nel pasticcio, o in grosse fette, o a rocchi, o in rulade, nettato dalla pelle e spine;
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e lardato di lardelli di lardo conditi con sale, e spezie fine; condite anche il pesce con sale, pepe schiacciato, e noce moscata, aggiustatelo dentro il pasticcio di pasta brisè con tutto il condimento, poneteci sopra la fetta di prosciutto, mezza foglia di alloro, e due fette di limone senza scorza, coprite con fette di lardo, e la solita pasta; decoratelo esternamente, doratelo, e fatelo cuocere al forno di bel colore un’ora, più o meno, secondo la qualità del pesce. Nel momento di servire scopritelo, levate il prosciutto, alloro, e lardo, digrassatelo, e metteteci un buon ragù, o una buona Salsa di grasso: un ragù di frutti di mare, o una Salsa alla Spagnuola gli conviene assai. Devo avvertire che facendo il pasticcio di rulade di linguattole non gli si leva la pelle, e non si lardano, come non larderete neppure le rulade de’ pesci piccioli.


De’ Pasticci caldi di Pesce al butirro.

Antrè = Fate un condimento come il precedente, ma senza prosciutto, e meno butirro; lardate il pesce di filetti di alici, ponetelo nel condimento suddetto, conditelo con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; aggiustatelo nel pasticcio di pasta brisè con sopra mezza foglia di alloro, due fette di limone senza scorza, e butirro fresco a proporzione, copritelo, decoratelo, doratelo, fatelo cuocere, e servitelo ben digrassato, e levato l’alloro, e limone, con sopra un buon ragù, o una buona Salsa di magro.


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De’ Pasticci caldi di Pesce all’olio.

Antrè = Apprestate un condimento come il precedente, ma fatto con olio sufficiente per nutrire il pasticcio. Lardate il pesce di filetti di alici, ponetelo nel condimento, conditelo con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; aggiustatelo nel pasticcio di pasta matta, con sopra l’alloro, e limone, coprite con la solita pasta, decoratelo, doratelo con bianco d’uovo sbattuto, con un poco d’acqua di zafferano; fatelo cuocere più o meno secondo la qualità del pesce, e servitelo ben digrassato, con sopra una Salsa, o un ragù di magro.


Variazioni di detti Pasticci.

Potete fare un pasticcio, riempito soltanto de’ rimasugli di pesci de’ brodi, o di mollica di pane tagliata in dadi e fritta, o grattata, decorarlo, dorarlo, e farlo cuocere di bel colore. Nel momento di servire scoprirlo, vuotarlo bene, e metterci un buon ragù di pesce, come di Ruladine, Melè, di Chenef, con un Culì di gamberi ec. Se non sapete dirizzare il pasticcio, lo potete fare sopra una nella come è descritto nei Tom. IV. pag. 253., con dentro il pesce che vorrete. In ordine a detti pesci, come ho detto all’Articolo de’ Pasticci rifreddi, alcuni dopo lardati li fanno imbianchire d’ambe le parti sopra il fuoco in una tortiera, con lardo rapato bollente, o butirro, o olio, e poi li mettono nel pasticcio col condimento solito, ma ciò si prattica soltanto a fette di pesci grossi, e non a rulade, o ruladine di pesci piccioli. L’erbe trite, i tartufi in fette,
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i prugnoli, che si mettono nel condimento de’ pesci, debbono essere in poca quantità, e poco passati sopra il fuoco. Finalmente bisogna regolarsi per le cotture de’ Pasticci secondo la grossezza, e qualità de’ pesci, imperocché non vi è nulla di più disgradevole, quanto un pasticcio di pesce soverchiamente cotto, o poco cotto.


pasticcio di Baccalà.

Antrè = Dopo che il Baccalà sarà cotto all’acqua senza bollire, dividetelo a scaglie. Abbiate della panna di latte fresca, passatela al setaccio in una cazzarola, ponetela sopra il fuoco, con un pezzo di butirro maneggiato con un pochino di farina, sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate spuntare a bollire, muovendo con una cucchiaia di legno. Quando averà bollito un poco poneteci il Baccalà, mescolate, e levate dal fuoco. Abbiate del riso cotto col latte, un pezzo di butirro, condito con sale, pepe schiacciato, noce moscata, e denzo, come per un Sortù. Dirizzate una cassa di pasticcio di pasta brisè, d’una grandezza proporzionata al Baccalà, e Riso; metteteci nel fondo un suolo di Riso, e sopra un suolo di Baccalà, con porzione della Salsa, continuate così suolo per suolo, finché il pasticcio sarà pieno, terminando col riso, poneteci sopra de’ pezzetti di butirro fresco, coprite il pasticcio con la sua pasta, guarnitelo come gli altri, doratelo, fatelo cuocere di bel colore, e servitelo subito. Se non volete dirizzare il pasticcio, formatene un timballo in una cazzarola.


VI.225
Delle Torte di Pesce di grasso.

Antrè = Fate sudare un istante, quanto imbianchischino, delle ruladine, o rocchi di pesce lardati di filetti di alici, in una cazzarola sopra il fuoco, con un condimento, come quello de’ Pasticci caldi di pesce di grasso pag. 221., condite con sale, pepe schiacciato; quindi stendete una sfoglia di pasta sfoglia, ponetela sopra una tortiera, o piatto di rame, o di argento, stendeteci sopra un dito di farsa di Chenef di pesce fatta al butirro. Vedetela alla Tom. V. pag. 78., aggiustateci sopra il pesce, con tutto il condimento, e ponete nei vani qualche picciola Chenef fatta colla farsa suddetta, e formata sopra la tavola della pasticcieria, con un poco di farina; coprite con fette di lardo, due fette di limone senza scorza, e mezza foglia di alloro, bagnate su gli orli con uovo sbattuto, coprite la Torta con un’altra sfoglia di pasta sfoglia, e finitela, doratela, fatela cuocere come quella di grasso Tom. IV. pag. 168.; nel momento di servire scopritela, levate il lardo, limone, e alloro, digrassatela, ponetela nel suo piatto, e versateci una buona Salsa, o un ragù di grasso, ricopritela, e servitela subito.


Delle Torte di Pesce al butirro.

Antrè = Queste si apprestano nello stesso modo, che quelle di grasso, e solo variano, che non si cuoprono di fette di lardo, ma con un poco di butirro fresco, e si servono con una Salsa, o un ragù di magro.


VI.226
Delle Torte Vol-o-vant.

Antrè = Fate una Torta Vol-o-vant, come è descritta nel Tom. IV. pag. 276. Nel momento di servire scopritela, vuotatela, e riempitela di un ragù di pesce di grasso, o di magro; ovvero con una coda di Ragosta alla Pulette, alla Vestale, al Verd-prè ec. Vedetele alle pag. 105. e 106., oppure con baccalà apprestato alla crema, al Pere-moene, alla Provenzale, al Fiore di latte, al Culì di pomidoro ec. Vedete all’Articolo del Baccalà.


Delle Torte di Pesce all’olio.

Antrè = Fate un condimento, come quello de’ Pasticci di pesci di grasso pag. 221. ma con olio in luogo di butirro, e senza prosciutto, fateci sudare un istante il pesce quanto imbianchisca, condite di sale, e pepe schiacciato. Abbiate una pasta sfoglia all’olio pag. 219.; stendetene sopra una tiella, o piatto di rame, o di argento unto di olio, una sfoglia assai sottile, quindi ungetela bene sopra con un mazzetto di penne bagnato in olio fino, ponete sopra un’altra sfoglia, ungete di nuovo, e così continuate fino a sette o otto sfoglie; stendete sopra all’ultima mezzo dito di Farsa di Chenef di pesce fatta all’olio. Vedetela alla pag. 41. Tom. IV., aggiustateci sopra il pesce suddetto, ponete nei vani qualche picciola Chenef fatta colla medesima Farsa, e formata sopra la tavola della pasticcieria, con un poco di farina, aspergete ovunque con tutto il condimento del pesce, coprite con altrettante sfoglie di pasta unte nella stessa maniera, rifilate all’intorno, ungete bene sopra
VI.227
con olio, e dopo qualche poco dorate con bianco d’uovo sbattuto con un poco d’acqua di zafferano; fate cuocere al forno di bel colore. Nel momento di servire scoprite, levate il limone, e alloro, digrassate bene, e versateci una buona Salsa, o un ragù di magro. I Frutti di mare, i Tartufi, i Prugnoli, le code de’ Gamberi, i Latti e fegati di pesce ec.; sono ottimi da mettere in ragù per queste Torte. Le Salse migliori sono un Culì di Gamberi, di Pomidoro, alla Carpe ec., o una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa, o Ascè ec.


Torta di Baccalà.

Antrè = Questa si appresta con Baccalà, e Riso, come per il pasticcio, e solo varia perché si fa sul piatto d’argento, o sulla tortiera, con pasta sfoglia, e si serve sortendo dal forno.


De’ Pasticcietti di Pesce al butirro.

Orduvre = Quelli alla Mazzarina, alla besciamella, alla Spagnuola, alla Perigord, alla Minselle, alla Scioesie, alla Mariè, alla Marescialle ec. Si apprestano come quelli di grasso, e solo variano, che in luogo della Farsa di Chenef di magro, s’impiega della Farsa di Chenef di magro, cioè al butirro, ed in luogo de’ filetti di petto di pollo, si mettono filetti di pesce cotto, come di Linguattole, di Scorfano, di Cappone ec., e per i Culì alla besciamella, e alla Rena impiegasi quelli di magro pag. 25. e 26. Tom. V.: circa i piccioli Salpicconi; questi li potete fare come più vi aggrada. Vedeteli nel Tom. V. pag. 78.


De’ Pasticciettti di Pesce all’olio.

Orduvre = Questi Pasticcietti li potete fare,
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o con pasta sfoglia all’olio, come le Torte, o con pasta brisè all’olio, ovvero con pasta croccante. La migliore maniera di servirli è scoperta, cioè coprite il fondo delle barachiglie, con una delle paste di sopra accennate, e fatele cuocere. Nel momento di servire riempitele con un ragù ben fatto di Code, e Culì di Gamberi, di Tartufi, di Prugnoli, di Frutti di mare, di Fegati, e Latti di pesci ec., o con qualche Salpiccone, o Ascì. I ragù, e Salpicconi vedeteli nel Tom. V. Cap. I., e le diverse Ascì nel Cap. IV. di questo Tomo. Il tutto però dev’essere con poca Salsa.


Delle Torte, Tartellette, ed altra Pasticcieria d’Antremè.

Comprende questo nome tutta quella Pasticcieria, che si serve nel secondo servizio della menza, come ho accennato nel Tom. IV. pag. 253.


Torta di Spinaci.

Antremè = Capate, lavate, ed allessate all’acqua bollente de’ Spinaci; allorché saranno ben cotti, scolateli, fateli raffreddare, e spremeteli forte, pestateli nel mortaio, e passaceli al setaccio. Pestate ben fine nel mortaio ott’oncie di mandorle dolci, aspergendole con un poco d’acqua di tempo in tempo; quindi aggiungeteci zucchero fino a proporzione, i spinaci suddetti, un poco di cannella in polvere, un tantino di sale, e tre bianchi d’uova sbattuti in fiocca; mescolate il tutto bene. Stendete una sfoglia di pasta di mandorle assai sottile, mettetela sopra il piatto, che dovete servire, stendeteci sopra la composizione, fateci
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sopra una gratella molto stretta, con filetti fini della medesima pasta, bagnando gli orli con un pochino di acqua, o bianco d’uovo, riportateci all’intorno una fittuccina larga due dita scarse, fateci qualche lavoro; fate cuocere di bel colore ad un forno assai temperato, e servite spolverizzata di zucchero fino. Conoscerete quando è cotta allorché gonfierà, e farà delle crepaccie.


Torta di Fravole.

Antremè = Ponete un fondo sottile di pasta di mandorle sopra il piatto che dovete servire fateci un bordino sottile all’intorno, alto meno di mezzo dito traverso, e fate cuocere di bel colore ad un forno assai temperato. Tagliate ancora un coperchio colla medesima pasta assai sottile, tondo e grande, che posi quando sarà cotto sopra il bordino della Torta. Prendete un piatto di argento, o di rame, pulitegli bene la parte di sotto, fatela scaldare, ungetela, passandoci sopra leggermente un pezzo di cera bianca, e pulitela subito con un foglio di carta suga a più doppi. Ponete sopra a questo fondo di piatto la sfoglia suddetta di pasta di mandorle, intagliatela propriamente, e fatela cuocere ad un forno di bel colore come il fondo. Nel momento di servire, riempite detto fondo con una composizione di fravole, come quella delle Tartellette. Vedete nel Tom. IV. pag. 300., coprite col suo coperchio, che averete glassato con una glassa Reale, e ci averete aggiustato sopra delle fravole intere come alle Tartellette.


VI.230
Torta Gelata.

Antremè = Ad una Torta cotta come la precedente. Nel momento di servire la potete riempire di qualunque sorta di sorbetto gelato, e servirla con coperchio, o senza.


Torta di Visciole.

Antremè = Preparate delle visciole come quelle per la Torta Tom. IV. pag. 288. con le code o senza, fatele raffreddare, e nel momento di servire ponetele in una Torta come quella di Fravole, e servitela col coperchio, o senza.


Torta di Persiche.

Antremè = Mondate, e spaccate delle persiche dette della Maddalena, fatele cuocere con un poco di vino bianco, zucchero, uno stecco di cannella, e le loro mandorle pelate, e spaccate nel mezzo. Quando saranno cotte al suo punto, fatele raffreddare, levate la cannella; e nel momento di servire aggiustatele sopra un fondo di pasta di mandorle, cotto di bel colore, con sopra ad ogni mezza persica la sua mezza mandorla, e servite col coperchio, o senza.


Torta all’agresto.

Antremè = Vedete Tartellette all’agresto nel Tom. IV. pag. 299. Questa Torta si appresta egualmente, e solo varia, che in luogo della pasta frolla, farete un fondo di pasta di mandorle, lo farete cuocere di bel colore, e nel momento di servire ci metterete la composizione suddetta, e servitela coperta cogli acini di agresto inzuccherati sopra il coperchio.


VI.231
Torta di Albicocche.

Antremè = Questa non varia, come tante altre, che per la sola pasta di mandorle, e si aggiustano le albicocche nella Torta, come le Persiche, e si serve o scoperta, o coperta.


Torta di Frutta diverse.

Antremè = Potete fare delle Torte, come le precedenti, con qualunque sorta di frutta o in marmellata, o in composta, e porle sopra un fondo di pasta di mandorle con un picciolo bordino all’intorno ben decorato, cotto di bel color d’oro, e nel momento di servire metterci il ripieno, e servire la Torta scoperta.


Variazione delle Torte.

Qualunque sorta di Torta di Frutta, o Gelata, la potete servire con pasta croccante, in luogo di quella di mandorle. Potete anche far cuocere la Torta con entro le frutta sciroppate e fredde, e fargli poscia sopra una gratella stretta con filetti fini della stessa pasta, cioè o di mandorle, o croccante, o frolla all’olio, ma queste paste debbono essere stese assai sottili. Anche quella di Spinaci la potete apprestare con pasta croccante, o frolla all’olio.


Delle Tartellette.

Sarebbe qui veramente un ripetere le medesime cose, dopo avere descritto questo genere di pasticcieria alquanto diffusamente nel Tom. IV. Cap. IV., non variando una gran parte di dette Tartellette, che per la pasta di mandorle, o croccante, le quali paste le preferisco alla pasta frolla all’olio, benché quella alle mandorle non vi sia tanto male; ciò nonostante dirò qualche cosa in generale.


VI.232
Tartellette in diverse maniere.

Antremè = Nettate bene il di fuori delle stampe da pasticcetti, scaldatele, e ungetele leggiermente con un pezzetto di cera bianca, che subito ci passerete sopra un foglio di carta suga a più doppi, onde ce ne resti quasi niente attaccata; stendete la pasta di mandorle grossa come una moneta da un pavolo. Vedetela nel Tom. IV. pag. 251., tagliatene con un taglia paste rotondo, tanti tondi grandi come la circonferenza delle barachiglie, aggiustateceli sopra, fateli cuocere di un bel color d’oro ad un forno assai temperato; quindi lasciateli un pochino raffreddare, e levateli dalle stampe. Potete far cuocere anche de’ coperchi, della medesima pasta, alquanto traforati, qualora vogliate servire le Tartellette coperte, come quelle di Fravole, all’agresto ec., ed ancora quando le riempite di qualunque marmellata, gelatina, o composta di Frutta; ma per Sorbetti gelati, Fravole al naturale, cioè semplicemente lavate con vino bianco, scolate bene, e condite con zucchero in polvere; con pere intere tornite cotte e servite con porzione del proprio sciroppo debbono essere scoperte. Tutte queste Tartellette le potete anche apprestare, e servire con pasta croccante, o frolla di magro alle mandorle, come ho detto di sopra.


Pagnottelle al prosciutto.

Mettete cinque libbre di farina in una terrina grande, fateci un buco nel mezzo, stemperateci la sera con acqua tiepida una pagnotta di lievito. La mattina aggiungeteci due libbre
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di strutto buono, dieci oncie di zucchero fino, dieci uova, ed un’oncia di sale fino; formatene una pasta, mettetela sopra la tavola della pasticcieria, e incorporateci poco per volta altre cinque libbre di farina, sbruffandoci di tempo in tempo colle mani dell’acqua tiepida, finché la pasta sia ben formata, e piuttosto tenera; affinatela bene a forza di polzi: conoscerete quando è arrivata, allorché si staccherà dalle mani, e da sopra la tavola; mescolateci allora una libbra, o più di prosciutto magro tagliati in minutissimi dadini; formatene quindi le pagnottelle di una discreta grandezza, ponetele sopra lastre, o tielle di rame, fatele lievitare ad una stufa temperata circa tre ore; indi indoratele sopra con uovo sbattuto e un mazzetto di penne, fatele cuocere di bel colore al forno, e servitele calde sopra una salvietta.


Pagnottelle all’Olio.

Queste si apprestano nella stessa maniera, e solo variano, che si mettono due fogliette e mezzo d’olio fino, in luogo dello strutto, niente uova, ed in vece del prosciutto una libbra, e mezza di passerina.


Maritozzi fini Glassati.

Formate esattamente una pasta lievitata come quella delle Pagnottelle; ma con due fogliette e mezzo di olio fino, dieci oncie di zucchero fino, ed un’oncia e mezza di sale fino. Questa pasta deve essere un pochino più tenera dell’altra, e devesi affinare a forza di braccie mandandole su e giù; quando si staccherà dalle mani, e dalla tavola sarà
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arrivata, mescolateci allora tre libbre tra pignoli e passarina, e una libbra o più di candito tagliato in minuti dadini. Formatene quindi i maritozzi di quella grandezza che crederete, poneteli sopra lastre, o tielle di rame, fateli lievitare ad una stufa temperata due ore o più, secondo come sono grandi, e poscia cuocere al forno di bel colore. Quando saranno cotti copriteli con una Glassa bianca di zucchero alla Reale, o alla Maringa, fateli asciugare ad un forno assai temperato, e serviteli caldi sopra una salvietta.


Maritozzi Ordinari.

Questi si preparano precisamente nello sfesso modo, e solo variano, che si mette soltanto una foglietta d’olio, una libbra di passerina, poco candito, e prima di cuocerli s’indorano sopra con uovo, o bianco d’uovo sbattuto.
L’essenziale, tanto delle Pagnottelle, che de’ Maritozzi è quello di sapere conoscere la stufa, acciò non siano né troppo, né poco lievitati; ma ciò si conosce assai facilmente dal gonfiamento sì delle une, che degli altri, dopo un certo tempo che sono stati alla stufa.


Stinchetti di Mandorle.

Questi detti volgarmente Ossi di morti che si fanno in Perugia. Prendete una libbra di zucchero fino e asciutto, dodici bianchi d’uova fresche, una libbra di mandorle filettate ed asciugate alla stufa, un poco d’olio zuccheroso di cedrato, o di portogallo; unite li bianchi d’uova al zucchero in un pozzonetto da credenza, e sopra un fuoco leggiero movete
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sempre con una cucchiaia di legno, finché vedete che stringe, e si ammassa come una pasta, uniteci allora le mandorle, ed incorporate che sono, ponete la pasta sopra la tavola della pasticcieria spolverizzata di zucchero fino, e finché è calda, formatene stinchetti lunghi mezzo palmo, o ciambellette o gattoncini, e tutto ciò che vi piacerà. Ponete sopra foglie di rame con carta sotto, e fate cuocere ad un forno temperatissimo, come le spume, e che siano di bel colore.


Fiori diversi.

Antremè = Intagliate della pasta di mandorle stesa sottile come una moneta di un pavolo, a guisa di qualunque sorta di fiori colle loro foglie, fateli cuocere sopra carta da servire ad un forno temperato; quindi coloriteli al naturale, e serviteli tramezzati con diversa pasticcieria.


Canestrelle.

Antremè = Coprite di una sfoglia di pasta di mandorle ben sottile, il di fuori delle picciole stampe da pasticcietti ovate, profonde, e ben pulite, unte come le Tartellette pag. 231., guarnite al di fuori con filetti assai fini di detta pasta a guisa di Canestrelle; fatele cuocere di un bel color pallido ad un forno molto temperato; formate altrettanti manichini colla medesima pasta tagliata in filetti sottili e attorcigliati insieme, e tagliati, e inarcati a proporzione delle Canestrelle fateli cuocere al forno sopra carta da scrivere. Quando il tutto sarà cotto, alzatele Canestrelle dalle stampe, attaccategli i manichini con un pochino di
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caramello, coloritele se volete, o glassatele bianche, o lasciatele col loro colore naturale; servitele con entro della picciola pasticceria, o confezzioni diverse.


Rosette.

Antremè = Stendete assai fina della pasta di mandorle, formatene delle picciole Rosette della maniera che vorrete, fatele cuocere, glassatele al naturale, e servitele tramezzate con altra pasticcieria.


Cestini.

Antremè = Quando averete stesa assai sottile la pasta di mandorle, copriteci il di dentro delle stampe da pasticcietti tonde, e profonde, ben pulite, e unte leggermente di butirro chiarificato e rifreddo; fatele cuocere, e levatele dalle stampe; quindi coprite anche il di fuori di dette stampe colla medesima pasta, e intagliatela a guisa di Cestini; tagliate a parte altrettanti piccioli manichi a guisa di conchiglia, e tanti coperchi a guisa di cuppola per quanti sono i Cestini; fate cuocere il tutto di bel colore; quindi attaccate i manichi d’ambe le parti con un poco di caramello, ponete dentro i Cestini la loro anima cotta dentro le stampe, e nel momento di servire riempiteli di una crema gelata, come quella della Torta di fravole Tom. IV. pag. 290., o altra; o di un sorbetto gelato di frutta, di cioccolata ec.


Parterre.

Antremè = Tagliate un tondo di pasta di mandorle grossa come uno scudo, e grande come il fondo del piatto che dovete servire, tagliate anche delle strisce della medesima
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pasta, ma assai più sottile, larghe un dito traverso; formate con queste strisce poste ritte sopra il fondo suddetto tanti rabeschi, fronde, e ornati, come un parterre di un Giardino, che farete tenere con bianco d’uovo sbattuto; contornate il tondo con una medesima striscia, e fate cuocere di un color d’oro pallido ad un forno assai temperato. Nel momento di servire riempite detti ornati con diverse Gelatine di frutta.


Tabacchiere.

Antremè = Coprite, ed ornate di pasta di mandorle delle Tabacchiere quadre, o rotonde, come le avete, fatele cuocere di bel colore, e al di fuori con un pennellino coloritele con diverse glasse colorite, e servitele con entro diversa picciola pasticcieria, o confetture.


Vasi.

Antremè = Questi si apprestano come i Cestini, mentre non è che la stampa, e il disegno, che ne forma la differenza. Quando saranno cotti, e nel momento di servire li riempirete con una crema gelata come segue: mettete in una cazzarola tanto caramello di zucchero, e tanto fiore di latte, scaldate sopra un picciolo fuoco; quando sarà ben mescolato, aggiungeteci quattro rossi d’uova fresche, fate stringere sopra il fuoco senza bollire, finché le uova saranno incorporate col fiore di latte, e fate gelare in una picciola sorbettiera. Li potete ancora riempire di qualunque sorbetto gelato.


VI.238
Saliere.

Antremè = Coprite con della pasta di mandorle delle stampe fatte a guisa di Saliere, e unte con un pochino di cera come le Tartellette pag. 231. Quando saranno cotte di bel colore, e nel momento di servire riempitele di una marmellata, o gelatina di frutta, o di una crema gelata, o sorbetto gelato.


Mastelli.

Antremè = Abbiate della pasta di mandorle grossa come una moneta da un pavolo, tagliatene de fondi tondi, larghi poco più di uno scudo, e delle strisce alte tre dita, rifilate un pochino queste strisce da una sola parte, lasciandogli il sito da formare due buchi uno incontro all’altro, e che questi buchi sopravanzino l’orlo del Mastello, collate con un poco di bianco d’uovo queste strisce alla intorno del fondo suddetto, e unite ben insiemi i lembi de’ bordi, decorateli al di fuori di piccioli fioretti della stessa pasta ma colorita, e fateli cuocere sopra fogli di carta da scrivere ad un forno assai temperato, o asciugare alla stufa. Abbiate tanti piccioli bastoncelli della stessa pasta lunghi quattro dita traverso, e grossi a proporzione de’ buchi de’ Mastelli, fateli cuocere egualmente. Nel momento di servire riempite i Mastelli di ciò che vorrete, come gelatina, o composta di frutta, crema gelata, sorbetto gelato ec., e infilateci i loro bastoncelli.


Lavori diversi di pasta di Mandorle.

Antremè = Allorché la pasta di mandorle sarà ben fatta, e ben maneggiata, e che si abbia
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dell’immaginazione, della diligenza, e del disegno, si possano fare tutte sorta de’ bei lavori, tanto per Guarnizione, che per Antremè, e glassarli di diverse glasse di zucchero, ovvero decorarli con ornati della stessa pasta di vari colori.


Pasta di Mandorle a diversi colori.

Guarnizioni = Prima di fare cuocere la pasta di mandorle alla cazzarola come è descritto nel Tom. IV. pag. 251.; aggiungeteci quel colore che più sarà di vostro genio: come per il rosso un poco di amarante di uvetta lacca: per il verde un poco di verde di spinaci assoluti, come è descritto nel Tom. I. pag. 23., per il giallo fate asciugare del zafferano sufficiente all’aria del fuoco, mettetelo poscia in infusione in un poco d’acqua bollente, dopo un’ora e più colatela con un pannolino e spremete bene il zafferano, fate consumare quest’acqua una cosa giusta, e ponetela poscia nella pasta di mandorle: per il nero cioccolata a sufficienza, squagliata e bollita con un poco d’acqua, e assai ristretta; osservando di fare cuocere detta pasta sopra un fuoco moderato acciò non bruci. Vedete Tom. IV. pag. 251. la maniera di stenderla.


Cialdoncini di Mandorle.

Antremè = Pestate nel mortaio ben fine otto oncie di mandorle dolci, aspergendole di tempo in tempo con un poco di bianco d’uovo; quindi aggiungeteci ott’oncie di zucchero in polvere, e tre bianchi d’uova, seguitate a pestare, acciò il tutto si mescoli insieme. Scaldate due o tre lastre di rame ben pulite,
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passateci sopra un pezzetto di cera bianca, e subito un foglio di carta suga piegato a più doppi. Quando saranno fredde stendeteci sopra col coltello la pasta di mandorle suddetta alla grossezza di una moneta di un pavolo, e quindi stendete sopra a detta pasta del bianco d’uovo sbattuto in fiocca, spolverizzate bene sopra di zucchero in polvere, e seminateci degli anacini; fate cuocere ad un forno temperato, e di un bel color d’oro; poscia tirate fuori dal forno, e col coltello tagliate de’ quadretti larghi tre dita traversi, abbiate pronta una canna, e a mano, a mano avvolgeteli ben caldi a detta canna, e serviteli sopra una salvietta, o per guarnizione.


Cannelli di Mandorle.

Antremè = Stendete sopra a delle lastre la pasta di mandorle, come la precedente, ma senza metterci sopra bianco d’uovo, e anaci; quando sarà cotta, e di bel colore, tagliatela, avvolgetela a guisa di Cannelli, e quando sono freddi, e nel momento di servire riempiteli di una marmellata, o gelatina di frutta, turando uno de’ buchi con rotelline tagliate espressamente, quando tagliate i Cannelli, e attaccatele con un poco di caramello. Servite sopra una salvietta.


Paste frolle Glassate.

Antremè = Vedete paste frolle glassate nel Tom. IV. pag. 310. Queste si apprestano nello stesso modo colla pasta frolla fatta all’olio semplicemente, o con mandorle. Vedetele alla pag. 219. e 220.


VI.241
Paste frolle diverse.

Antremè = Tutto ciò che si mescola alle paste frolle fatte al butirro, si può mescolare alle paste frolle fatte all’olio. Vedete le prime nel Tom. IV. pag. 309.


Spume di Mandorle dolci.

Guarnizioni = Sbollentate, e pelate mezza libbra di mandorle dolci con sei di amare, pestatele nel mortaio ben fine bagnandole di tempo in tempo con un poco di bianco d’uova, quando saranno ben peste, aggiungeteci due libbre di zucchero fino, e due bianchi d’uova fresche sbattuti in fiocca; seguitate a pestare acciò il tutto si mescoli bene e formi una pasta maneggievole e tenera; formatene le Spume a guisa di pallottine, o colla seringa a foggia di ciambellette, o serpette sopra carta da scrivere, fatele cuocere ad un forno assai temperato, che siano di un color d’oro pallido.


Spume di Mandorle amare.

Guarnizioni = Apprestatele precisamente nello stesso modo, e aggiungeteci un poco di odore di limone, o di portogallo cioè strofinate la superfice di un limone, o arancio di portogallo con un pezzo di zucchero in pane, onde averne lo spirito, e quindi raschiate detto zucchero dentro la composizione delle mandorle.


Spume di cioccolata.

Guarnizione = Rapate tre oncie di buona cioccolata, mescolatela con una libbra di zucchero fino, due bianchi d’uova fresche sbattuti in fiocca; formatene una pasta maneggievole come
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la precedente, ma un pochino più soda, e formatene le spume nella stessa maniera.


Spume di Caffè.

Guarnizioni = Mescolate un’oncia di ottimo caffè abbrostolito, pestato assai fino, e passato al setaccio, con una libbra di zucchero fino, e due bianchi d’uova fresche sbattuti in fiocca; formatene le Spume, e fatele cuocere come sopra.


Spume di Pistacchi.

Guarnizioni = Queste Spume si fanno come quelle di Mandorle.


Spume di Cannella.

Guarnizioni = Impastate una libbra di zucchero fino con due bianchi d’uova fresche sbattute in fiocca, aggiungeteci un’oncia di buona cannella in polvere finissima; formatene una pasta maneggievole.


Mandorle alla Perlina in diverse maniere.

Guarnizioni = Fate cuocere una libbra di zucchero alla plume; indi metteteci una libbra di mandorle dolci scelte, movetele colla cucchiaia sopra un fuoco leggiero, acciò il zucchero granisca e si attacchi tutto all’intorno delle mandorle. Quando crocchieranno sarà segno che sono cotte; levatele allora di sopra il fuoco copritele con un foglio di carta, e fatele raffreddare Si perlina nello stesso modo le nocchie o nocciole, e i pistacchi mondi, e naturali. Per farle rosse: subito che hanno preso il zucchero levatele di sopra il fuoco, crivellatele, il zucchero che cade rimettetelo nel pozzonetto con tre oncie di zucchero fino, e un poco d’acqua acciò si squagli,
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fatelo cuocere a Cassè, aggiungeteci allora tanto colore amarante di uvetta lacca, quanto è necessario per dare un bel colore al zucchero; fatelo ribollire di nuovo e tornare al grado di cassè, metteteci le mandorle, tirate indietro dal fuoco, e movetele bene colla cucchiaia finché saranno asciutte, e ben granite. Per farle bianche: sbollentate e pelate le mandorle, asciugatele alla stufa, mettetele nel zucchero cotto a Cassè, fategli dare un bollo insieme; indi maneggiatele colla cucchiaia, e finitele come le prime.


Mandorle Glassate.

Guarnizioni = Quando le mandorle saranno pelate e asciugate alla stufa, mettetele in una glassa composta di zucchero fino, bianco d’uova, fiori di arancio, o di limone canditi e triti, rotolatele bene nella glassa, ponetele sopra un foglio di carta, e fatele asciugare alla stufa.


Mandorle Sufflè.

Guarnizioni = Bagnate bene le mandorle pelate e asciugate, con bianco d’uovo, indi avvolgetele con zucchero fino, e se non fossero ben glassate replicate una seconda volta, e fatele poscia asciugare alla stufa. Le nocchie, ed i pistacchi si possono apprestare egualmente.


Maringhe.

Guarnizioni = Abbiate tre bianchi d’uova fresche sbattuti in fiocca: abbiate anche una libbra di zucchero bianco in polvere, versatelo a poco per volta ne’ bianchi d’uova suddetti, movendo sempre e aggiungendoci un
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pochino d’olio essenziale zuccheroso di cedrato o di limone. Osservate che la dose devesi tenere diritta allorché l’alzate colla cucchiaia; formatene quindi sopra carta fina le Marenghe tonde, o bislunghe, e più picciole della metà di un uovo, con un cucchiaio di argento, spolverizzatele bene sopra con zucchero fino dentro un setaccino di seta; fatele cuocere di un colore pallido sopra la tavola coperte di un forno da campagna ben chiuso acciò non svaporino. Quando saranno cotte distaccatele col coltello, vuotatele un poco al di dentro, riempitele di una visciola sciroppata, o fravola cruda, o pezzetto di candito, o altro; unite due Maringhe insieme a foggia di un uovo, e servite per Guarnizione.


Maringhe di Pistacchi.

Guarnizioni = Queste si apprestono nello stesso modo, e sole variano, che vi si aggiunge un poco di pistacchi mondati e pesti, o tagliati in filetti.


Croccante di pasta di Mandorle.

Antremè = Ungete con butirro chiarificato e rifreddo il di fuori di un rame ben pulito, di quella forma che volete fare la Croccante. Abbiate della pasta di mandorle ben fatta. Vedetela nel Tom. IV. pag. 251., che sia maneggievole, e non troppo disseccata; stendetela alla grossezza di una moneta da un paolo, tagliatela secondo il disegno che volete fare, cioè a fascie, foglie, fioretti ec., aggiustate tutti questi pezzi sopra la stampa con disegno e simetria, facendo tenere gli uni cogli altri con bianco d’uovo, e che non formino che
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un solo pezzo; fate quindi cuocere di un colore d’oro pallido ad un forno assai temperato, e poscia raffreddare. Per tirare poscia la Croccante dalla stampa, ponetela sopra un fornello con sotto cenere calda, allorché vedete che si distacca, alzatela leggermente; quindi glassatela sopra con una glassa Reale, o di diversi colori, ovvero lasciatela nel suo color naturale; posatela sopra un fondo della medesima pasta, cotto di bel colore, con sotto diversa sorta di pasticcieria. In questa maniera potete fare qualunque sorta di Canestre, Vasi, Urne ec., basta che abbiate le forme di rame, che corrispondino a sì fatte cose. Colla pasta Croccante, o alla Condè potete fare lo stesso.


Croccante di Pasta Croccante.

Antremè = Coprite tutto il di fuori di un rame unto come sopra, di pasta Croccante, o alla Condè, grossa come un paolo. Vedete ambedue queste paste nel Tom. IV. pag. 249.; indi col coltello intagliatela propriamente, facendogli qualche bel disegno; fatela cuocere di bel colore, levatela dal rame come l’altra, e servitela egualmente. Queste Croccanti le potete fare con fiori, fronde, e filetti di pasta riportati, e aggiustati a gratella, o in altra maniera sopra il rame. Potete anche colorire la pasta Croccante, mescolandoci quando l’impastate il colore che volete. Vedete i diversi colori alla pasta di Mandorle pag. 244.


Croccante di Mandorle al caramello.

Antremè = Fate bollire in un pozzonetto da credenza una libbra di zucchero in pane, o
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fioretto, con un poco di acqua. Quando sarà quasi al punto di caramello metteteci una libbra di mandorle dolci pelate, tagliate in filetti, e asciugate alla stufa, fate anche bollire, e rosolare alquanto le dette mandorle; quindi versate sopra una lastra grande di rame unta con un idea di olio, e spandete subito col coltello in forma rotonda, e più sottile che potete; abbiate pronta una cazzarola pulita, e unta al di fuori come la lastra, posateci sopra le mandorle, piegate colle mani all’intorno a guisa di un berretto, e fate raffreddare; servite sopra una salvietta, con cannellini, o diavoloni, attaccati ritti sopra, e all’intorno, con un poco dello stesso zucchero restato attaccato nel pozzonetto delle mandorle.


Croccanti dirizzate.

Antremè = Stendete della pasta Croccante, o alla Condè, alla grossezza di una moneta di due paoli. Abbiate de’ cartoncini intagliati, che formino qualche Casino, o Arco, o Cocchio ec., poneteli sopra la pasta, e con un coltellino intagliate la pasta su detti modelli; fateli cuocere di un bel color d’oro sopra lastre di rame; e quindi sopra un fondo della stessa pasta dirizzateli, facendoli tenere gli uni, cogli altri a forza di caramello, e servite sopra di una salvietta. Si avverte però che la pasta alla Condè deve essere indorata con uovo sbattuto prima di farla cuocere.


Gerbe.

Antremè = Tagliate un tondo di pasta alla Condè grande secondo la circonferenza del
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piatto che dovete servire, e grosso come due scudi, indoratelo, e fatelo cuocere di bel colore. Formate con della pasta Reale alquanto soda, e magra una quantità di bastoncelli colle punte tonde, grossi come il dito mignolo, e lunghi per degradazione; cioè uno più lungo di tutti gli altri, e proporzionato alla grandezza del piatto; fateli cuocere sopra lastre di rame di un bel color d’oro. Quando saranno freddi dirizzateli tutti sopra il fondo suddetto, con un poco di caramello, che il più lungo sia nel mezzo, e gli altri tutti all’intorno per degradazione, in guisa, che tutto il fondo sia coperto, e gli ultimi bastoncelli alti poco più di tre dita traverse formino una palizzata. Potete guarnirei l’orlo del fondo, con delle picciole spume di mandorle amare, e servite sopra una salvietta.


Croccante alla Flamande.

Antremè = Quando averete tagliate le mandorle in filetti, come per la Croccante al caramello, inumiditele con acqua fresca, e spolverizzatele bene con zucchero fino, fatele friggere nell’olio ben caldo di un color dorato, e poscia colatele nel passabrodo, quindi ponetele subito in una cazzarola, e con una cucchiaia spandetele alla grossezza di due scudi: questo non sarà che un pezzo: fatene un altro simile, e unitelo al primo, continuate così finché averete formata la Croccante, che servirete di quell’altezza, e grandezza che vorrete, sopra una salvietta, guarnita tutta di sopra, e all’intorno, con cannellini posti diritti.


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Cotture di Zucchero.

I gradi delle cotture di zucchero si dividono in sei, che sono i seguenti, in Francese, e in Italiano.


Chiarificazione di Zucchero.

Ponete in una caldaia, o pozzonetto quella quantità di zucchero fioretto, che credete: per ogni dieci libbre di zucchero, mescolate un bocale di acqua comune con un bianco d’uovo sbattuto, ponete tre terzi di quest’acqua nel zucchero; fatelo bollire sopra un fuoco di carbone, e schiumatelo di tempo in tempo, mettendoci un poco per volta tutta l’acqua col bianco d’uovo che avete lasciato; finalmente dopo che lo averete ben schiumato, e che lo sciroppo sia giunto al grado di Lissè, cioè alla Lisa, che è la vera cottura per conservarlo, passatelo al cappuccio, o panno lino prima bagnato e spremuto bene.


Zucchero a Lisa, o Lissè.

Questo è il primo grado di cottura, che si dà al zucchero, conoscerete quando è giunto al suo punto, allorché prendendolo col dito di mezzo, e mettendolo sopra il pollice non scorrerà, ma vi resterà tondo come un picciolo pisello. Questa cottura si divide in due, che i Francesi appellano il grande, ed il picciolo Lissè; ben inteso, che il primo è più forte del secondo.


Zucchero alla Perla, a Perlè.

Anche questa cottura si divide in due, cioè in picciola, e grande perla. Questa si conosce perfetta, allorché prendendo il zucchero col dito, e mettendolo sopra il pollice,
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poscia riaprendo le dite se ne forma un picciolo filo. Allorché questo filo si stende tanto quanto si aprono le dita, chiamasi questa cottura grande perla, e quando si stende meno, picciola perla. Si conosce ancora questa cottura quando il bollore forma varie specie di perle rotonde, e elevate: ecco il secondo grado.


Zucchero alla Penna, o alla Sufflè.

Questa cottura è perfetta quando immergendo la cucchiaia bucata nel zucchero, e soffiandoci a traverso, vedesi il zucchero volare all’aria per foglie secche. Se cola non è ancora cotto. Si può egualmente immergere una spatola di legno nel zucchero, e se scuotendola il zucchero vola in aria è cotto: questo è il terzo grado.


Zucchero alla Piuma, o Plumè.

Si conosce questa cottura, allorché dopo qualche bollo di più, che per la cottura precedente, in cui soffiando à traverso la cucchiaia bucata, e scuotendo la spatola di un rovescio di mano, le scintille, o picciole palline che ne sortono sono più grosse, e si alzano più in alto. Questa è la picciola Piuma. Quando però dopo di avere provato diverse volte, queste palline appariscono più grandi, e in maggior quantità, in guisa, che si tengono come legate le une alle altre, ecco la grande Piuma, ed il quarto grado.


Zucchero alla Palla, o Cassè.

Bagnate il dito nell’acqua fresca, immergetelo nel zucchero bollente, ritiratelo subito, e rimettetelo nell’acqua fresca; se si rompe
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e diviene secco nell’acqua è cotto, ma se è molle e si maneggia non lo è ancora. Se temete di scottarvi il dito, fate la stessa esperienza colla punta del coltello, o con un picciolo bastoncello. Questa cottura è il quinto grado.


Zucchero al caramello.

La cottura del zucchero al caramello è il sesto, ed ultimo grado, che si dà al zucchero che si cuoce. Si conosce tale allorché mettendolo sotto il dente, non vi si attacca come una specie di gomma, ma si rompe netto. Quando si fa il zucchero al caramello, bisogna avere attenzione di prenderlo al suo punto di cottura, imperocché e a temere che non bruci: ciò che gli dà un sapore acre e disgustevole, da non potersi servire.
Se alcuna delle sopraccennate cotture passa di un grado ad un altro, mediante l’azione del fuoco, un pochino di acqua lo farà ritornare al grado di prima.


Glasse diverse alla Reale di zucchero.

Pestate una libbra di zucchero in pane di Olanda, setacciatelo assai fino, mettetelo in un piatto di argento, con due bianchi d’uova fresche, e con una cucchiaia parimente d’argento, macinatelo sopra detto piatto, mettendovi altro bianco d’uovo poco per volta, ed un pochino di sugo di limone. Osservate che questa glassa non deve essere né tanto liquida, né tanto densa, ma giusta da potersi stendere senza che scoli, sopra qualunque Gattò, o altra Pasticcieria. Per farla rossa: aggiungeteci sufficiente colore amarante di uvetta lacca.
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Per farla verde: un poco di verde di spinaci assoluti. Vedetelo nel Tom I. pag. 21. Per farla gialla: un poco d’acqua di zafferano assai carica e ristretta. Vedetela a Paste di mandorle a diversi colori: mettendo però codesti colori, bisogna metterci meno bianco d’uova, acciò non riesca soverchiamente liquida. Per farla nera: mescolate mezza libbra di cioccolata rapata, con il zucchero in polvere, e macinate con poco bianco d’uova sul principio, che poi aumentarete a misura che la cioccolata s’incorpora con il zucchero, e forma un perfetto morato, aggiungendoci un tantino di sugo di limone.


Glasse diverse alla Marenga di zucchero.

Stancheggiate un poco, con una cucchiaia di argento, una libbra di zucchero bollente cotto alla Plumè; quando il zucchero si attaccherà alla cucchiaia, metteteci poco per volta quattro bianchi d’uova fresche sbattuti in fiocca, movendo sempre colla cucchiaia; aggiungeteci quindi un pochino di sugo di limone, e mescolate finché sia quasi fredda. Osservate, che questa Glassa dev’essere liquida una cosa giusta, onde poterla stendere, senza che scoli, sopra a qualunque sorta di Pasticcieria. Per farla colorita: quando il zucchero sarà cotto alla Plumè come sopra, metteteci il colore che volete, fatelo ribollire, e tornare di nuovo al suo grado di Pluma; indi stancheggiatelo un poco con una cucchiaia di argento, metteteci poscia poco per volta il bianco d’uovo, e finitela nella stessa maniera.


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Glassa di cioccolata.

Squagliate mezza libbra di buona cioccolata con un bicchiere d’acqua comune, fatela bollire, e consumare l’acqua per metà; indi versatela in una libbra di zucchero cotto a tiraggio; fate bollire insieme finché il zucchero torna alla sua cottura di tiraggio, levatela allora dal fuoco, maneggiatela colla cucchiaia, aggiungeteci un tantino di sugo di limone; e servitevi di tutte queste Glasse alla marenga, allorché saranno tiepide, o fredde.
Qualunque sorta di Pasticcieria glassata, bisogna subito farla asciugare ad un forno assai temperato, e non alla stufa, acciò i colori restino naturali, ed il bianco candido; imperocché alla stufa scuriscono, e il bianco diviene Gialletto.


Pangiallo.

Stemperate sul mezzo giorno con un poco di acqua tiepida, una pagnotta di lievito, in cinque libbre di farina, facendogli un buco nel mezzo. La sera formatene una pasta tenera come se fosse pane, aggiungendoci mezza foglietta di olio, un’oncia di sale fino, e acqua tiepida quanto basti; quindi mescolateci dieci libbre di zibibbo ben mondato, cinque libbre di mandorle, due libbre di candito tagliato in dadi, e un poco d’acqua di zafferano, che farete mettendo in infusione il zafferano in un pannolino legato, o piommacciolo dentro un poco d’acqua calda. Quando il tutto sarà bene incorporato insieme, formatene le pagnotte di quella grandezza che credete, ponetele sopra una tavola, e lasciatele così fino alla mattina
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seguente, coperte con una tovaglia; allora con un mazzetto di penne, e un poco d’acqua di zafferano ben carica, indoratele sopra, e fatele cuocere al forno, come se fosse pane. Se sarà di grasso, in luogo dell’olio, potete metterci mezza libbra di strutto, come si costuma in Venezia; in questa maniera sarà assai migliore.

Altri Piatti diversi di magro, e di grasso.
Zeppole.

Antremè = Fate bollire in una cazzarola, due fogliette d’acqua, con una di vino bianco, una rametta di rosmarino, e sale; dopo pochi minuti levate il rosmarino, e poneteci mezza libbra di semolella, movendo col manico di uno stenderello, e quindi tanta farina, quanto bisogna, onde formare una pasta tenera, e maneggevole, fatela cuocere, e movetela finché non si attaccherà alle dita, osservando che non sia grumelosa; versatela allora sopra la tavola della pasticcieria unta di olio. Quando sarà un poco raffreddata, maneggiatela con una foglietta e mezza d’olio, o due, mettendovelo poco per volta; formatene quindi le Zeppole a guisa di ciambelle, di una discreta grossezza, e che i rotoletti della pasta siano grossi nel mezzo, e per declinazione sottili nelle punte, incrocicchiate queste punte una sopra all’altra. Poco prima di servire fatele friggere poche per volta in una padella grande con molto olio: alla metà della cottura
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bucatele con uno spiedino, acciò sorti fuori la pasta, e che dentro restino vuote, essendo questo il loro pregio. Servitele di bel colore, ben calde, e bene inzuccherate, asperse sopra con sciroppo di zucchero caldo. Queste Zeppole apprestandole la sera, e friggendole la mattina, saranno meglio. Alcuni in luogo dello sciroppo di zucchero, vi mettono del melè di Spagna caldo.


Frittelle di Riso.

Antremè = Mondate, lavate, e fate cuocere con acqua bollente, e sale, una libbra di riso, muovendolo spesso con una cucchiaia di legno. Quando sarà cotto, e divenuto come una pasta liquida, fatelo raffreddare; mescolateci quindi un pochino di farina, e formatene le frittelle con un picciolo ramaiolo, intingendolo prima nell’olio cado, fatele friggere di bel colore, e servitele spolverizzate di zucchero fino.


Frittelle di Pasta.

Antremè = Prendete dal fornaio un pane di sei oncie di pasta crudo, fatelo lievitare due o tre ore, secondo la stagione, mentre lieviterà più presto l’Estate, che l’Inverno, ciò che conoscerete allorché sarà tutto crepacciato. Ponete in una terrina cinque libbre di farina, con sale a sufficienza, stemperateci il lievito suddetto con acqua tiepida, maneggiando bene colla mano pulita; formatene una pasta alquanto liquida. Quando vedrete che si staccherà dalla mano, sarà segno che è giunta al suo punto; poneteci allora qualche poco di passarina ben mondata, coprite la
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terrina con un pannolino, e lasciate così per otto o dieci ore. Poco prima di servire abbiate la padella al fuoco con olio ben caldo, prendete colla mano bagnata nell’acqua fresca un poco di detta pasta, stendetela rotonda, e sottile, con ambe le mani bagnate come sopra, a guisa di una frittella, e mettetela nella padella; continuate così finché la padella sarà piena; allorché saranno cotte da una parte, voltatele dall’altra, e servitele ben calde, spolverizzate di zucchero fino.


Frontaggio alla Perla.

Antremè = Formate una specie di pastella da frittura, con farina, un pochino di zucchero fino, un’idea di sale, un pochino d’olio fino, e vino bianco; passatela quindi per un setaccio rado in una terrina, osservando, che non sia né troppo liquida, né troppo soda, ma che fili una cosa giusta; fatela lievitare due o tre ore, la terrina coperta. Nel momento di servire abbiate al fuoco una picciola cazzarola con olio o strutto ben caldo, prendete con un ramaiolo porzione della pastella, gocciolatela per un passabrodo, o cucchiaia bucata, dentro l’olio, e formatene una frittella trasparente, grande quanto è larga la cazzarola, e grossa come il dito mignolo. Quando sarà di bel colore levatela dall’olio, e subito sopra ad uno stenderello piegatela a guisa di cialdone. Fatte che saranno tutte servitele ben calde, spolverizzate di zucchero fino. Alcuni aggiungono alla pastella uno, o due bianchi d’uova sbattute in fiocca nel momento di doverla friggere.


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Frontaggio alla Tedesca.

Antremè = Abbiate un ferro da Frontaggio in figura di fungo, di stella, di croce di malta ec., pulitelo bene, intingetelo nell’olio o strutto ben caldo, e quindi in una pastella fatta come la precedente, ponetelo nella padella, o cazzarola dell’olio; poco dopo si staccherà detto ferro dalla pasta, e lascierà detta pasta colla sua forma. Quando saranno fritte tutte, e ben calde, servitele spolverizzate di zucchero, e ripiene ne’ vani con un poco di gelatina, o marmellata di frutta.


Flane di Portogallo.

Antremè = Fate bollire ott’oncie di zucchero in pane con acqua. Quando sarà alla cottura di Pluma, aggiungeteci ott’oncie di mandorle pestate fine, fatele asciugare bene col zucchero sopra il fuoco, versate in un catino, e movete fino che si raffredda. Sbattete quattro uova fresche intere, e quattro rossi, con scorretta di portogallo candita e trita, due cucchiai di sugo di Portogallo. Sbattete bene il tutto per una buona mezz’ora; versate quindi in una cazzarola d’argento, o piatto con un bordino, Fate cuocere ad un forno temperato, e servite di bel colore.


Flane di cedrato.

Antremè = Abbiate una libbra di mandorle non tanto pestate, mettetele in una terrina con una libbra di zucchero cotto come sopra, delle scorzette sciroppate di cedrato tagliate fine, sbattete tutto insieme, più della precedente, aggiungendo di tempo in tempo un uovo intero fresco, fino al numero di sei o sette.
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Cuocete questo Flane in una cazzarola di argento, o in una giatta, ad un forno temperato, e servite di bel colore.


Cassettine di Grattaculi.

Antremè = Mettete in una terrina quattro oncie di zucchero fino in polvere con sei rossi d’uova fresche, sbattete che diventi ben leggiero; sbattete in fiocchi i bianchi d’uova, aggiungeteli alla composizione, ed incorporateci due oncie di farina di grattaceli, mescolate come un pan di spagna, ponete nelle cassettine di carta, e fate cuocere ad un forno temperato, e servite subito.


bignè Mignoni all’Ostia.

Antremè = Tagliate delle rotelle di ostia bianca grandi come mezzi scudi, ponete sopra ad ogni rotella e nel mezzo un pochino di marmellata, o gelatina di frutta, bagnate i bordi con un pochino d’acqua fresca, coprite con un’altra rotella, saldate bene all’intorno. Nel momento di servire intingetele in una pastella da frittura. Vedetela alla pag. 21. Tom. I., ma senza pepe, o friggetele nell’olio, o strutto di bel colore d’oro, e servitele ben calde, spolverizzate di zucchero fino.


polenta Fritta.

Antremè = Fate una polenta come è descritta nel Tom. III. pag. 241., ma senza parmigiano, e butirro, ed in vece un poco di zucchero fino. Quando sarà fredda tagliatela col coltello a mostaccioletti, fatela friggere nell’olio ben caldo, e di bel colore; e servitela spolverizzata, o glassata di zucchero colla pala rovente senza toccare.


VI.258
Atelette alla Fermiere.

Orduvre = Passate delle ostriche in una Salsa come quelle in Atelette pag. 147., aggiungeteci altrettante code di gamberi cotti e mondate, e tanti dadini di fegati di pesci imbianchiti all’acqua bollente; quindi infilate a spiedini di argento, o di legno un’ostrica, una coda di gambero, ed un dadino di fegato, e finite, e servite queste Atelette come quelle di Ostriche.


Cappone di Galera alla Siciliana.

Antremè = Intingete un pochino nove freselle maiorchine nel vino di malaga; indi aggiustatele sopra il piatto che dovete servire, fateci sopra una bella decorazione con filetti di alici, e di tarantello ben dissalato, capperi, cedrioletti, olive dissossate, gamberelli e calamaretti fritti, ostriche imbianchite nella loro acqua, e qualche filetto di linguattola fritta, che il piatto sia ben guarnito, e pieno. Nel momento di servire versateci sopra una Salsa come segue: pestate assai fini due oncie di pistacchi ben verdi e pelati, stemperateli poscia con olio fino, aceto di dragoncello, o altro aceto, sale, pepe schiacciato, e passate al setaccio.


Cappone di Galera all’Inglese.

Antremè = Quando averete bagnate, e aggiustate le freselle sopra il piatto, come le precedenti; fateci sopra una bella decorazione con filetti d’alici, olive dissossate, capperi, cedrioletti, filetti di pesce allesso, o di petto di pollo arrosto, qualche cimetta di cavolo fiore cotta, code di gamberi cotti, cipollette
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cotte, fettine di uova sode, e di carote rosse; che il piatto sia ben guarnito. Nel momento si servire versateci sopra una Salsa fatta come segue: tritate dell’erbe a Ravigotta. Vedetele nel Tom. I. pag. 67., pestatele poscia nel mortaio con tre alici, e tre rossi d’uova sode, passate quindi al setaccio e stemperate con olio, aceto, ed un poco di sugo di limone, condite con sale, e pepe schiacciato. Alcuni in luogo di questa Salsa si servono di una Salsa verde fredda. Le freselle sono una specie di ciambellette di pane, spaccate, e asciugate al forno ad uso di biscotto; chi non le avesse può addoperare le croste di pane, come quelle della zuppa.


Gattò di Ricotta alla Piemombrù.

Antrè = Imbutirrate bene una cazzarola giusta per l’Antrè che volete fare, spolverizzatela di mollica di pane grattata, e copritela tutta di frittatine sottili tagliate a strisce. Mescolate in due libbre e mezza di ricotta fresca, due pugni di parmigiano grattato, sei rossi d’uova e due bianchi, condite con sale, pepe schiacciato, e noce moscata; mescolate bene; mettetene la quarta parte dentro la cazzarola; stendetela, e fateci sopra un suolo di strisce di frittatine, replicate poscia la ricotta, e le frittatine tre altre volte, e terminate colla ricotta; uguagliate sopra col coltello, e uovo sbattuto; fate cuocere ad un forno non tanto caldo più di un’ora. Nel momento di servire rivoltate il Gattò sopra il piatto, che sia ben gonfio e tremolante, e servite subito.


VI.260
timballo di Code di Ragoste.

Antrè = Questo si appresta di grasso, e di magro, come la Granada di filetti di linguattole Tom. V. pag. 173., e solo varia, che in luogo de’ filetti, si mettono quattro code di picciole ragoste cotte allesso, spaccate nel mezzo, e mondate, e ne’ vani delle medesime cipollette cotte, e piccioli piedi di lattughe cotte e ben spremute. Per il resto finitelo, fatelo cuocere c servitelo come la Granada suddetta.


Gattò di Gamberi.

Antrè = Di grasso coprite la cazzarola di fette di lardo, di magro con strisce di carta imbutirrata, e guarnitela poscia tutta di code di gamberi cotti. Abbiate una farsa di Chenef di grasso, o di magro, fatta con butirro di gamberi. Vedetela nel Tom. IV. pag. 44., stendetene con una cucchiaia bagnata nell’uovo sbattuto, alla grossezza di due dita sopra le dette code, metteteci nel mezzo un ragù melè di grasso, o di magro, ben ristretto, e legato con butirro di gamberi; coprite con altra farsa, che la cazzarola sia piena, appianate sopra col coltello e uovo sbattuto: se è di grasso fate cuocere al forno circa un’ora: e se è di magro a Bagno-maria circa due ore. Nel momento di servire rivoltate la cazzarola sopra un coperchio, fate un poco riposare; indi alzatela leggermente, levate il lardo, o la carta; scolate bene il grasso, ponete sopra il piatto, e servite con sopra una Salsa alla Spagnuola, o Italiana chiara di grasso, o di magro.


VI.261
Granada di Gamberi.

Antrè = Questa si appresta di grasso, e di magro, nella stessa maniera, che il Gattò; ma in luogo di code de’ gamberi, si mettono gamberi interi non tanto grossi cotti e mondati, e la farsa di Chenef senza butirro di gamberi: per il rimanente si finisce, si fa cuocere, e si serve nello stesso modo.


pane di Gamberi.

Antremè = Sbattete otto rossi d’uova fresche e due bianchi con sett’oncie di butirro di gamberi quasi tiepido, quando sarà bene incorporato coll’uova e freddo, aggiungeteci una panata fatta colla mollica di un pane di dieci oncie, latte, e fiore di latte, stretta sul fuoco e fredda, le code di due libbre di gamberi cotti, mondate e trite, sale, pepe schiacciato, e noce moscata; che il tutto sia bene unito ed incorporato. Imbutirrate bene una cazzarola, spolverizzatela di mollica di pane grattata, versateci la composizione, appianatela sopra col coltello e uovo sbattuto, spolverizzatela egualmente, e fate cuocere ad un forno temperato un’ora e più. Nel momento di servire rivoltate sopra il piatto, e servite con sotto un poco di sugo chiaro.


formaggio di Gamberi.

Antremè = Pestate nel mortaio il petto di una pollanca cotta arrosto, o della polpa di pesce cotto allesso, aggiungeteci tre rossi d’uova sode, tre oncie di butirro di gamberi, stemperate poscia con un buon Culì di gamberi caldo, e passate al setaccio; indi metteteci dieci rossi d’uova e due bianchi, condite con sale,
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pepe schiacciato, e noce moscata, ripassate di nuovo al setaccio, versate in una cazzarola coperta di strisce di carta bene imbutirrata, e guarnita tutta di code di gamberi; fate cuocere circa due ore a Bagno-maria con fuoco sotto e sopra. Nel momento di servire rivoltate leggermente la cazzarola sopra il piatto, levate la carta, scolate il grasso, e servite con sotto un poco di sugo chiaro.


ragù di Gamberi alla Fermiere.

Apprestate un Culì ben legato con trenta gamberi, spilluccate le code e mettetele a parte. Passate in una cazzarola sopra il fuoco tre tartufi tagliati in grossi dadi, con un pezzo di butirro, o olio, un mazzetto d’erbe diverse; quindi bagnate con un poco di brodo bianco di sostanza senza sale di grasso, o di magro; alla metà della cottura aggiungeteci le code de’ gamberi; fate bollire e consumare a niente Salsa, condite con un poco di pepe schiacciato, e nel momento di servire metteteci il Culì de’ gamberi; fate scaldare senza bollire, e servite per guarnire qualche Antrè di polleria, o di pesce.


Struscioli.

Antremè = Fate una pasta maneggievole, come quella di Flappe, con farina, un poco d’olio, o butirro, o strutto, vino bianco, bianco d’uova, o uova intere, un poco di zucchero in polvere, un pochino di sale, ed un poco di cannella fina, o rapatura di limone, o di arancio di portogallo: dopo che la pasta sarà riposata un poco attondatela, e assottigliatele colle mani alla grossezza del dito mignolo,
VI.263
tagliatela quindi in mostaccioletti, e fategli un picciolo solco nel mezzo colla costa del coltello, fatela friggere di bel colore nell’olio ben caldo, o nello strutto. Abbiate un pozzonetto con una libbra di zucchero cotto alla Piuma e bollente, metteteci dentro i Struscioli, movete fuori del fuoco con una cucchiaia, finché il zucchero granisca, e si attacchi tutto intorno alla pasta, e servite caldo sopra una salvietta. Alcuni li servono spolverizzati di zucchero, e aspersi sopra con zucchero cotto a Lissè.


Flappe.

Antremè = Stendete una pasta di Flappe alla grossezza di due paoli. Vedetela nel Tom. IV. pag. 251., quindi tagliatela a fittuccie più, lunghe che potete, e larghe, due dita scarse, attorcigliatele e annodatele a diverse riprese, e fatele friggere leggermente in una cazzarola con abbondanza di strutto un gruppo per volta. Se non volete tagliarle così, tagliatele come vi pare, e servitele, spolverizzate bene con zucchero fino. Se volete le potete aspergere sopra con zucchero cotto a Lissè, come le Zeppole, e come i Struscioli.


Fegati, e Latti di Pesce in Cassettine di pane.

Antremè = Abbiate de’ latti, e fegati de’ pesci imbianchiti all’acqua bollente, e tagliati in dadini. Fate una Salsa come quella delle Ostriche in cassettine di pane pag. 146., aggiungendoci qualche dadino di tartufo. Nel momento di servire digrassatela, poneteci i fegati, e latti suddetti; fate bollire un momento, e servite nelle cassettine di pane con
VI.264
sugo di limone. Vedete queste cassettine alla stessa pag. 146.


formaggio all’Olandese.

Antremè = Coprite il di dentro una mezzanella cazzarola di strisce di carta imbutirrata, guarnitela poscia per tutto con un gioco da Dama fatto con quadretti di petto di pollo cotto arrosto, e di quadretti di tartufi cotti, e nell’angolo della cazzarola fateci un cordone di code di gamberi cotti. Abbiate un Culì alla Rena ben fatto, freddo, e piuttosto denso, metteteci otto rossi d’uova fresche e tre bianchi; passate due volte al setaccio, che stia bene di sale, versatelo nella cazzarola suddetta; fate cuocere a Bagno-maria circa due ore, e nel momento di servire fate un poco riposare; quindi rivoltate la cazzarola con diligenza, levate la carta, scolate, e servite con sotto un poco di sugo chiaro. Potete servirlo anche di magro, mettendo carota gialla cotta, in luogo del petto di pollo, ed in vece del Culì alla Rena di grasso, uno di magro. Vedetelo nei Tom. V. pag. 22.


Zabaglione alla Savoiarda.

Antremè = Mettete in una terrina dodici rossi d’uova fresche, e tanto vino bianco buono, se sarà forastiere sarà meglio, per quanto ne possono contenere le dodici uova, aggiungeteci zucchero in polvere a proporzione, mescolate bene, e passate per un setaccino di seta; versate quindi in una cioccolattiera, metteteci un buon stecco di cannella; e sopra un fuoco moderato frullate la composizione, come una cioccolata, ma senza bollire. Quando verrà
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spumoso e denso sarà segno che è giunto al suo punto di cottura. Versatelo allora nelle tazze, o dentro un Gattò di Savoia, o con un bordo di biscottini fatto colla stessa pasta; levando la cannella alcuni lo mettono nei vasetti a guisa di crema, e lo fanno gelare sulla neve, amandolo freddo; ma ordinariamente si serve caldo. Nel Piemonte, nella Savoia, ed in molti Paesi freddi, lo bevano la mattina nelle chicchere, come noi facciamo della cioccolata, e ci mangiano anche inzuppato qualche biscottino, o crostino di pane abbrustolito.


Gattoncini alla Bregnesca.

Antremè = Abbiate de spinaci cotti all’acqua, spremuti bene, e tritati assai fini, stemperateli in una terrina con sei rossi d’uova fresche e tre bianchi, un poco di fiore di latte, un poco di zucchero in polvere, un tantino di sale, e cannella fina, che la dose sia liquida una cosa giusta. Imbutirrate delle picciole stampe a foggia di turbartini, riempitele colla composizione suddetta, fatele cuocere a Bagno-maria; quindi rivoltatele, e servitele senza Salsa. Sa sarà di grasso potete aggiungere ai spinaci un poco di midollo di manzo ben pulito e trito, e scaldarli un poco prima di metterci le uova.


Gattoncini alla Lombarda.

Antremè = Pestate nel mortaio mezza libbra di mandorle dolci, pelate con alcuna di amara, spruzzandole con un poco di bianco d’uova; quindi aggiungeteci mezza libbra di zucchero fino, e seguitate a pestare, mescolateci poscia otto rossi d’uova fresche. Imbutirrate le picciole stampe, riempitele colla dosa
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suddetta; fate cuocere a Bagno-maria; indi rivoltate, e servite subito.


Uova in trippa alla Burgioese.

Antrè = Squagliate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro, con un pizzico di farina, quindi bagnate con mezza foglietta, o poco più di latte di vacca, condite con sale, e pepe schiacciato, fate bollire un pochino, metteteci sette uova sode tagliate in fette per traverso, qualche frondina di menta, e servite subito.


Uova in trippa al parmigiano.

Antrè = Quando le uova saranno apprestate come sopra metteteci qualche frondina di menta trita. Abbiate il piatto che dovete servire con un bordino di pane all’intorno, versateci le uova, spolverizzate bene sopra di parmigiano grattato, aspergetele con butirro squagliato, fategli prendere colore colla pala rovente, e servite subito.


Frittatine in trippa al parmigiano.

Antrè = Tagliate delle frittatine assai sottili, e senza colore, in fittuccine larghe un dito, aggiustatele suolo per suolo sopra il piatto, o in una terrina, con parmigiano grattato in cui averete mescolato qualche frondina di menta trita, pezzettini di butirro, ed un poco di besciamella, come è descritta nel Tom. V. pag. 26., coprite colla besciamella, parmigiano, e butirro; fate prendere colore ad un forno alquanto caldo, e servite subito.


Brodetti diversi di Primavera.

Zuppe = Sbattete cinque uova fresche, indi stemperatele con semplice brodo bianco
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bollente di agnello; o con acqua bollente condita di sale, ed un pezzo di butirro; fate stringere sopra il fuoco col sugo di un limone, muovendo sempre, finché sarà quagliato. Versate questo brodetto sopra a delle fette, o croste di pane asciugate all’aria del fuoco, e mittonate, o con brodo di agnello, o con acqua condita come sopra, e servite subito. Potete fare ancora questo brodetto con sugo di pomidoro di magro, o di grasso, mettendolo in vece del brodo di agnello, o dell’acqua, ma allora non ci va posto il sugo di limone.


Uova sperse in zuppa al butirro.

zuppa = Mettete in una cazzarola l’acqua che vi bisogna per la zuppa, conditela con un pezzo di butirro fresco, e sale, quando bolle metteteci sette o otto uova fresche uno la volta: a misura che saranno cotte levatele, emettetele sopra a delle fette di pane asciugate all’aria del fuoco e tramezzate con parmigiano grattato; indi aggiungete un altro pezzo di butirro nell’acqua, fatelo squagliare, e versatela sopra le fette di pane, spolverizzate sopra con parmigiano grattato, e servite subito.


Uova in trippa al Culì di Pomidoro.

Antrè = Queste si apprestano come quelle alla Burgioese, ma si bagna la Salsa, metà sugo di Pomidoro assai denso, e metà fiore di latte.


Mela fritte.

Antremè = Queste sono la stessa cosa, che le mela in bignè alla Mariè Tom. IV. pag. 235., e solo differiscono, che si fanno friggere con
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olio, in luogo di strutto, e si servono nello stesso modo.


Crostini Fristec.

Colazione = Abbrostolite delle fette di pane tagliate tutte eguali, stendeteci sopra quando sono fredde del butirro fresco, e quindi de’ filetti, o fettine di vitella mongana cotta arrosto, e rifredda, condite con sale, e pepe schiacciato; coprite con un’altra fetta di pana abbrostolita e con butirro come sopra, e servite sopra una salvietta.


De’ Pesci Salati, e Sfumati.

Comprende questo nome il Baccalà, il Salamone, l’Aringa, il Tarantello, e l’Alice. Si tralascia qualche altra specie di Pesci salati, essendo cibo troppo ordinario.


Del Baccalà.

In Italia, e segnatamente in Roma si conoscono solo due specie di Baccalà; una lungo, grosso, bianco, polputo, e attorcigliato a bastone, di buon odore, tenero, e di un alimento gustoso; benché alcuni di questi Baccalà rieschino duri, tigliosi, e di poco buon sapore, ma ciò deriva dal non essere essi recenti; imperocché in Olanda, Inghilterra, Francia, e tutti i Paesi del Nord sono di un esquisito cibo. L’altra specie è picciolo, non molto bianco, spaccato, e il più delle volte di un odore, e di un sapore poco grato, benché alcuni anni questi Baccalà siano bianchi, teneri, e di un sapore eccellente; ma ciò deriva, come ho detto di sopra, che non sono recenti, o mal conservati.


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Baccalà alla crema.

Antrè = Se il Baccalà sarà grosso, mettetelo a dissalare con acqua per lo spazio di circa due giorni, cambiandogliela mattina, e sera. Quando sarà dissalato, lavatelo bene, e tagliatelo in grossi pezzi, mettetelo in una cazzarola sopra un fuoco leggiero, con acqua a sufficienza, fatelo stare lungamente così, che bolla, e non bolla, mentre se bolle viene assai duro, e lasciatelo poscia alquanto raffreddare nella propria acqua. Poco prima di servire, scolatelo, e dividetelo a scaglie. Abbiate una Salsa fatta con un pezzo di butirro, un pizzico di farina, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta, d’aglio, il tutto trito, pepe schiacciato, fiore di latte, e stretta sopra il fuoco; poneteci dentro il Baccalà, con tre o quattro cucchiai d’olio buono, il sugo di un limone, un poco di scorzetta di arancio grattata; scaldatelo sopra il fuoco senza bollire, movendo sempre la cazzarola fino a tanto, che l’olio siasi mescolato colla Salsa, e servite subito. Questo Baccalà grosso si può apprestare in tutte quelle maniere, che il picciolo, che noi abbiamo, e di cui ne parlo qui appresso.


Baccalà alla Flamande.

Antrè = Prendete uno, o due piccioli Baccalà, che siano bianchi, polputi, e di buon’odore, fateli dissalare sufficientemente con acqua, cambiandogliela più volte, indi tagliateli in pezzi, metteteli in una cazzarola con acqua fredda sopra il fuoco; quando vedrete che sarà per bollire, tirateli indietro,
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copriteli, e lasciateli intiepidire nella propria acqua. Nel momento di servire aggiustateli sopra il piatto, o in pezzi ben nettati dalle spine, o disfatti a scaglie, con molto butirro sotto e sopra, pepe schiacciato, e noce moscata, coprite il piatto, fate scaldare senza bollire; e muovete bene a misura, che lo mangiate.


Baccalà alla Certosina.

Antrè = Passate sopra il fuoco in una cazzarola, con un pezzo di butirro, qualche prugnolo fresco, se sarà la stagione, due spicchi d’aglio irritati con due garofani, erbe fine intere; indi sbruffateci un pizzico di farina, bagnate con latte, o fiore di latte quanto basti; fate bollire circa mezz’ora, e che la Salsa sia ben legata; passate al setaccio; poneteci il Baccalà cotto come sopra, e diviso a scaglie; fate scaldare senza bollire, aggiungendoci un pezzo di butirro, pepe schiacciato, noce moscata, sale se bisogna, e petrosemolo trito imbianchito; muovete sopra il fuoco, acciò il butirro si mescoli colla Salsa, e servite subito.


Baccalà alla Turca.

Antrè = Preparate poco prima di servire del Baccalà. E Riso, come per il pasticcio. Ved. pag. 224. Fate un bel bordo di riso intorno al piatto, versateci dentro il Baccalà, coprite col resto del riso, come un globo, oppure lasciate scoperto, e servite subito.


Baccalà al Pere-moene.

Antrè = Passate sopra il fuoco in una cazzarola, con un pezzo di butirro, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta d’aglio, il tutto trito, poscia poneteci il Baccalà cotto,
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scolato, e diviso a scaglie, con un pochino della sua acqua, aggiungeteci due rossi d’uova dure, due cedrioletti, un pizzico di capperi, due alici, il tutto trito, pepe schiacciato, noce moscata, sale se bisogna, un pezzo di butirro, sugo di arancio; muovete sopra il fuoco fino o tanto che il butirro formi una Salsa legata, e servite subito.


Baccalà alla Giardiniera.

Antrè = Tagliate in filetti carota, testa di sellero, pane, rapa, radica di petrosemolo, imbianchiteli all’acqua bollente, e cuocere poscia con brodo di magro; indi scolateli, metteteli in una cazzarola con un poco di butirro, pepe schiacciato, il Baccalà cotto all’acqua come sopra, e diviso a scaglie; muovete la cazzarola copra il fuoco; ponete sopra il piatto, e serviteci sopra una Salsa bianca, nella quale averete posto un poco di mostarda, e sugo di limone. Vedetela nel Tom. I. pag 85., ma fatta con acqua, o brodo bianco di magro.


Baccalà alla Provenzale.

Antrè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco con olio, o butirro, o ambedue, petrosemolo, cipolletta, scalogne, mezzo spicchio d’aglio, il tutto trito, e in abbondanza; quindi poneteci il Baccalà cotto come sopra, scolato, e diviso a scaglie, con un grosso pezzo di butirro, mezzo bicchiere d’olio fino, o olio solo, un pochino d’acqua dello stesso Baccalà, pepe schiacciato, noce moscata, sale se bisogna, un pochino di scorzetta di arancio grattata, il sugo di un limone, o di due aranci, muovete bene la cazzarola sopra il fuoco senza
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bollire, fino a tanto, che il butirro, l’olio, e l’acqua siano unite insieme, e formino una Salsa legata, e servite prontamente. Alcuni vi aggiungono de’ spinaci cotti all’acqua, spremuti, triti, e passali sopra il fuoco con un pezzo di butirro, sale, pepe schiacciato, e noce moscata.


Baccalà alla Maitre d’Hotel.

Antrè = Allorché il Baccalà sarà cotto allesso come alla Flamande, aggiustatelo a scaglie sopra il piatto che dovete servire, conditelo con petrosemolo e cipolletta trito, pepe schiacciato, noce moscata, sale se bisogna, un pezzo di butirro, il sugo di un limone; fate scaldare senza bollire, e servite subito. A misura che viene mangiato dev’essere mescolato col cucchiaio.


Baccalà al Fiore di Latte.

Antrè = Fate una Salsa con un buon pezzo di butirro, un pizzico di farina, fiore di latte quanto basti, pepe schiacciato, noce moscata, sale se bisogna, un poco di petrosemolo trito imbianchito; fare stringere sopra il fuoco; indi poneteci a scaldare il Baccalà diviso a scaglie, e servite subito.


Baccalà all’agresto.

Antrè = Dividete nel mezzo degli acini di agresto, levategli i semi, imbianchitelo un momento all’acqua bollente, ponetelo in una Salsa fatta con fiore di latte, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, pepe schiacciato, noce moscata, sale se bisogna, e stretta prima sopra il fuoco; poneteci a scaldare il Baccalà cotto, e diviso a scaglie, e servite subito.


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Baccalà alla besciamella.

Antrè =Preparate del Baccalà, come quello al fiore di Latte, ma senza petrosemolo, ponetelo sopra il piatto, che dovete servire, spolverizzatelo sopra di mollica di pane grattata; fategli prendere un bel colore al forno, o sotto un coperchio da campagna, osservando, che non deve bollire.


Baccalà al butirro nero.

Antrè = Quando averete cotto, scolato, e diviso a scaglie il Baccalà, aggiustatelo sopra il piatto che dovete servire con un poco di aceto, un cucchiaio di brodo, pepe schiacciato, sale se bisogna; fatelo un poco stufare sopra la cenere calda; nel momento di servire versateci sopra del butirro nero ben bollente, e servitelo con petrosemolo fritto intorno.


Baccalà alla mostarda.

Antrè = Allorché il Baccalà sarà dissalato, tagliatelo in belli pezzi riquadrati, o filetti, fatelo cuocere come il solito; indi scolatelo, nettatelo, marinatelo con sugo di limone, erbe fine intere, pepe schiacciato, e sale se bisogna. Nel momento di servire, scolatelo, asciugatelo, bagnatelo con bianco d’uovo sbattuto, infarinatelo, fatelo friggere di bel colore, e servitelo con sotto una Salsa alla mostarda, o Agro-dolce, di Pomidoro, o Roberta, o Cedrioli ec., ma fatte con brodo di magro. Se il Baccalà sarà grosso dividetelo a scaglie, e finitelo come sopra.


Baccalà in bignè.

Orduvre = Apprestate il Baccalà come il precedente, ed in luogo di bagnarlo con bianco
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d’uovo, intingetelo in una pastella da frittura, fatelo friggere di bel colore, e servitelo con petrosemolo fritto intorno, se volete.


Baccalà al Gratino.

Antrè = Stendete sopra il piatto che dovete servire mezzo dito di farsa di Chenef, che trovarete nel Tom. V. pag. 78., aggiustateci sopra il Baccalà, apprestato come quello alla crema pag. 269., ma che la Salsa sia ben stretta; squagliate un pezzo di butirro, mescolatelo con due rossi d’uova crudi, copriteci tutto il Baccalà, spolverizzate sopra di mollica di pane grattata; fate prendere un bel color d’oro al forno, e servite subito.


Baccalà alla Biron.

Antrè = Fate una Salsa con filetti d’alici, polpa di limone tagliata in dadini, petrosemolo, cipolletta, scalogne, una punta d’aglio, il tutto trito, un buon pezzo di butirro, pepe schiacciato, sale se bisogna, mezzo bicchiere d’olio buono; fatela scaldare sopra il fuoco, movendola acciò si mescoli l’olio col butirro. Ponete un poco di questa Salsa nel fondo del piatto, che dovete servire, aggiustateci sopra il Baccalà cotto all’acqua, ben scolato, e diviso a scaglie, o in filetti, o una bella coda, guarnite all’intorno con crostini di pane fritti, coprite col resto bella Salsa, spolverizzate sopra con scrostatura di pane fina; fate stufare sopra un picciolo fuoco, e nel momento di servire fategli prendere sopra un bel colore colla pala rovente senza toccare.


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Baccalà Agro-dolce.

Antrè = Abbiate una Salsa Agro-dolce ben fatta, come trovarete descritta nel Tom. V. pag. 57. Poco prima di servire metteteci il Baccalà cotto all’acqua come il solito, ben scolato, e diviso a scaglie, o filetti; fatelo stufare dolcemente senza bollire, e servitelo guarnito di crostini di pane fritto.


Baccalà al Culì di Pomidoro.

Antrè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco una cipolletta trita con un poco d’olio; quando sarà color d’oro, bagnate con un bicchiere di Culì di Pomidoro. Vedetelo nel Tom. V. pag. 26., fate bollire, e consumare a Salsa ben legata. Nel momento di servire poneteci il Baccalà cotto, e diviso a scaglie, un pochino di zucchero in polvere, movete sopra il fuoco senza bollire, e servite subito con crostini all’intorno fritti nell’olio di bel colore.


Baccalà alla Roberta.

Antrè = Fate una buona Salsa Roberta ben legata. Vedetela nel Tom. V. pag. 59. Poco prima di servire poneteci il Baccalà cotto all’acqua, ben scolato, e diviso a scaglie, un pochino di mostarda, sugo di limone; fate scaldare senza bollire, e servite con crostini come sopra.


Baccalà in diverse maniere alla Burgioese.

Antrè = Tagliate fine una o due cipolle, mettetele in una cazzarola, con mezzo bicchiere d’olio buono, fategli prendere un leggiero color d’oro sopra un fuoco moderato; indi bagnate con un bicchiere di vino bianco consumato per metà, fate bollire un poco, poneteci quindi il Baccalà cotto all’acqua, e diviso
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a scaglie, condite con petrosemolo trito, pepe schiacciato, sale se bisogna, pignoli, e passarina; fate stufare dolcemente sopra la cenere calda senza bollire, muovendo di tempo in tempo, e servite con un poco di zucchero, e poca Salsa. In luogo del vino potete bagnare con un poco di sugo di Pomidoro. Lo potete fare anche arrosto; cioè dopo dissalato tagliarlo in pezzi, farlo cuocere all’acqua come il solito ovvero crudo quindi scolarlo, asciugarlo, marinarlo con olio, pepe schiacciato, finocchio in grana, sale se bisogna, spolverizzarlo di mollica di pane grattato, oppure senza, e farlo cuocere di bel colore sulla gratella. Questo Baccalà arrosto sarà meglio farlo cuocere crudo sulla gratella: se è panato servirlo con sugo di limone, e al contrario con olio, e sugo di limone.


Salamone Sfumato in Cassettine.

Orduvre = Abbiate sette, o otto cassettine di carta riquadrate, larghe due pollici, e fritte nell’olio di bel colore. Tagliate in filetti un pezzo di Salamone sfumato, mettetelo mezz’ora nell’acqua per farlo rinvenire; indi scolatelo, mescolatelo con butirro squagliato, petrosemolo, cipolletta, scalogne, prugnoli, un poco di basilico, una punta d’aglio, il tutto trito, pepe schiacciato, niente sale; riempiteci le cassettine, spolverizzate sopra con crostatura di pane fina, aspergete sopra con butirro squagliato; fate cuocere ad un forno temperato, e servite con sugo di limone.
All’olio: lo potete fare egualmente, passando l’erbe trite coll’olio, e poscia porci i
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filetti di Salamone, e finire, e servire nella stessa maniera.


Salamone salato all’Olandese.

Orduvre = Secondo la grossezza del Salamone sono necessari due o tre giorni per dissalarlo, cambiandogli l’acqua due volte il giorno; non bisogna però maneggiarlo quando è nell’acqua, mentre ciò l’impedisce di rinvenire. Allorché sarà dissalato a proposito, fategli spuntare il bollo nell’acqua sopra il fuoco; indi scolatelo subito, e disfatelo a scaglie. Fate una Salsa con un buon pezzo di butirro fresco, un pizzico di farina, pepe schiacciato, una punta d’aglio, un buon pizzico di petrosemolo trito imbianchito, stemperate con fiore di latte quanto basti; fate stringere sopra il fuoco, che la Salsa sia alquanto densa; metteteci le scaglie di Salamone, e versate sopra il piatto che dovete servire, spolverizzate sopra con mollica di pane grattata, e aspergete con butirro squagliato, o pezzettini di butirro fresco; fate prendere colore al forno, o sotto un coperchio da campagna, e servite subito.


Salamone salato a diverse Salse, e ragù.

Antrè = Quando averete dissalato il Salamone come sopra, lo potete servire o disfatto a scaglie, o intero con sopra qualunque Salsa, o ragù, al butirro, o all’olio: come una Salsa fatta con butirro, farina, acqua, capperi interi, alici trite, pepe schiacciato, noce moscata, niente sale, stretta sopra il fuoco, e servita con sugo di limone; ovvero un’altra Salsa con butirro, erbe fine, e finita come la precedente.
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All’olio: con sopra una Salsa di Capperi, Ascè, di Cedrioletti, di Pomidoro ec., o un ragù di Ostriche, di Cannolicchi, di Olive, di Fegati di Pesce, di Telline ec. Tanto all’olio, che al butirro, potete guarnire il Salamone con cimette di cavolo fiore, quando lo servite con sopra una delle descritte Salse.


Insalatina di Salamone Salato.

Orduvre = Col Salamone dissalato, cotto all’acqua come sopra, e disfatto a scaglie, ci potete apprestare qualunque Insalatina, come quelle di Pesce, mettendo il Salamone in vece del Pesce. Vedetele nel Cap. I.


Aringhe salate alla Senteminult.

Orduvre = Tagliate la testa e la coda alle Aringhe, fatele dissalare per metà nell’acqua, e finitele di dissalare nel latte, se volete; gli potete levare la pelle e la spina, e dividerle in due filetti; indi scolatele e asciugatele bene. Squagliate un pezzo di butirro, mescolatelo con un rosso o due d’uova, un poco di basilico in polvere, pepe schiacciato; ungeteci bene i filetti di Aringhe, spolverizzateli di mollica di pane grattata, fategli prendere un color d’oro sulla gratella con sotto un fuoco assai leggiero, e servitele con sopra sugo di limone, e sotto una Salsa chiara alla Scalogna di magro. All’olio: apprestatele egualmente, mettendo l’olio in luogo del butirro, e senza rossi d’uova, e finirle e servirle nella stessa maniera.


Aringhe sfumate all’Erbe fine.

Orduvre = Fate ammollare le Aringhe o intere o in due filetti, come le precedenti, fino a
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tanto che saranno ben dissalate, asciugatele, e aggiustatele sopra il piatto che dovete servire, conditele sopra e sotto con butirro fresco, petrosemolo, cipolletta, scalogne, prugnoli secchi, o freschi; il tutto trito, basilico in polvere, mezzo bicchiere di vino di Sciampagna, o altro vino bianco consumato per metà; fate stufare sopra un picciolo fuoco, finché non resta niente Salsa; scolatene allora il butirro, e servitele con sopra un poco di Culì, e sugo di limone, guarnite all’intorno di crostini di pane fritti nel butirro.
All’olio: fate soffriggere un momento nel piatto l’erbe trite con un poco d’olio; indi metteteci i filetti di Aringhe dissalate nell’acqua, poneteci il vino, e finite come sopra.


Filetti di Aringhe salate, o sfumate in bignè.

Orduvre = Levate le spine alle Aringhe, fendetele sulla schiena, dividetele in filetti, dissalateli nel latte, o nell’acqua; indi asciugateli, levategli la pelle, intingeteli in una pastella da frittura, fateli friggere di bel colore nell’olio, o butirro, e servite, con petrosemolo fritto.


Filetti di aringhe salate, o sfumate, a diverse Salse.

Orduvre = Quando i filetti d’Aringhe saranno fritti come sopra; ovvero dissalati, marinati con un poco d’olio, e appena scaldati sulla gratella, li potete servire con sotto ai primi, e con sotto ai secondi una Salsa di vostro genio: come Agro-dolce, Purè verde, di Capperi, Verde fredda, Remolada, Bianca di
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butirro, Poevrada, Roberta, Culì di pomidoro ec.


Tarantello a diverse Salse, e ragù.

Orduvre = Prendete un bel pezzo di Tarantello di buona qualità, fatelo dissalare all’acqua fresca cambiandogliela spesso; indi ponetelo sopra il fuoco con acqua fredda, un mazzetto d’erbe diverse, un poco d’olio, o un pezzo di butirro, fette di cipolla, di carota, di panè, di radica di petrosemolo, due scalogne; quando averà bollito tre minuti tiratelo indietro, fatelo alquanto raffreddare nel suo brodo, poscia scolatelo, asciugatelo, levategli la cotena, e servitelo con sopra una Salsa, o un ragù di magro di vostro genio, ma alquanto piccante.


Tarantello in diverse maniere.

Orduvre = Allorché il Tarantello sarà cotto come il precedente, lo potete tagliare in fette o in filetti, e condirli, e servirli sopra il piatto nello stesso modo, che i filetti di Aringhe: lo potete friggere egualmente intinto in una pastella da frittura: ne potete formare qualunque sorta di crostini come le Alici, tagliandolo in filetti sottili. Potete anche formarne delle cassettine di carta come il Salamone, e delle Insalatine. Finalmente lo potete apprestare alla Senteminult, cioè: dopo che sarà dissalato, e cotto tutto di un pezzo come sopra, asciugatelo, avvolgetelo di una Senteminult fatta con fiore di latte, un pezzo di butirro maneggiato nella farina, pepe schiacciato, e noce moscata, stretta sopra il fuoco, e legata con tre rossi d’uova crudi; indi
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spolverizzate tutto all’intorno con mollica di pane grattata, fate prendere un bel colore al forno, e servite con sotto un sugo chiaro di magro. Il Tarantello lo potete fare dissalare come le Aringhe.


Alici salate alla Perla.

Orduvre = Abbiate delle belle Alici salate, lavatele, fatele dissalare con acqua e aceto; indi scolatele, spaccatele nel mezzo, levategli la spina, intingetele in una pastella da frittura, fatele friggere nell’olio di bel colore, e servitele con petrosemolo fritto.


Crostini al Canapè.

Antremè = Tagliate de’ crostini di mollica di pane, a guisa di mostaccioli, o di cuori, o tondi, o come volete, ma tutti eguali, abbrostoliteli leggermente sulla gratella, o al forno; quando saranno freddi stendete sopra ad ogni crostino del butirro fresco alla grossezza di uno scudo; e quindi con filetti di alici dissalate tagliati sottili, e tutti uguali formate sopra ad ogni crostino un bel disegno, come un parterre di un Giardino, mettendo ne’ piccioli rabbeschi, in un rosso d’uovo duro, in un altro petrosemolo, in altro bianco d’uovo duro, in altro cipolletta novella, il tutto trito fino con molta pulizia; in altro piccioli capperi interi, in altro fettine assai sottile di piccioli cedrioletti, aggiustate questi crostini con simetria sopra il loro piatto. Nel momento di servire sbattete un poco di olio fino, con un poco di aceto di dragoncello, un picciolo filetto di quello d’aglio, un poco di pepe schiacciato, e con un cucchiarino
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conditeci sopra leggermente i crostini, e servite subito. Potete, se volete, tramezzare i filetti di Alici, con filetti di code di gamberi cotti e mondati. Se sarà giorno di vigilia non ci mettete butirro, e uovo trito.


Crostini di Alici salate all’Erbe fine.

Antremè = Condite i fletti di Alici dissalate, e tagliati come sopra, con olio fino, aceto di dragoncello, o di basilico, un’idea di quello d’aglio, petrosemolo e cipolletta novella trito, capperi fini interi, pepe schiacciato, mescolate bene; formate con questi filetti una stretta gratella a mostaccioletti sopra a dei crostini coperti di butirro come i precedenti, ponete in ogni mostaccioletto in uno i capperetti, e in altro l’erbe trite; aggiustate i crostini sopra il loro piatto. Nel momento di servire sbattete un poco la Salsa, e con un picciolo cucchiaio versatela con diligenza sopra i crostini. Devo però avvertire che tanto questa Salsa, che l’altra per i crostini al Canapè, deve essere poca, non dovendo cadere sopra il piatto. Se sarà giorno di vigilia fate di meno del butirro.


Alici salate in cassettina di carta.

Antremè = Fate dissalare assai bene le Alici all’acqua fresca, dopo averle lavate; indi spaccatele nel mezzo, e aggiustatele in una cassettina di carta come le Alici fresche pag. 191. Tom. V., ma senza farsa, e con molta mollica di pane grattata. Le potete tramezzare, se volete, con qualche coda di gambero cotto, mondata, e tagliata in mezzo, o qualche fettina di coda di Ragosta cotta e mondata. Se
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avete un poco di farsa di pesce all’olio, le potete riempire come le fresche.


Alici salate in Cassettine di pane.

Antremè = Passate in una cazzarola sopra il fuoco, con un poco d’olio buono, petrosemolo cipolletta, e scalogne trito, qualche cappero fino intero; indi metteteci delle code di gamberi cotti, mondate, e tagliate in dadini, condite con un poco di pepe schiacciato, e levate dal fuoco; aggiungeteci quindi delle Alici ben dissalate, spaccate, e tagliate in dadini, un filetto d’aceto, e un tantino di mostarda; riempite con questa composizione delle cassettine di pane fritte nell’olio di bel colore, e servite subito con poca Salsa. Vedete le Cassettine di pane nel Tom. IV. pag. 55. Potete servire queste cassettine fredde, mettendoci una composizione di Alici condite, come quelle per i crostini all’Erbe fine pag. 282., e se non sarà vigilia aggiungerci due rossi d’uova dure trite, e guarnire il di dentro delle cassettine di butirro fresco.


Insalatine di Tonno sott’olio, e sotto aceto.

Antremè = Queste Insalatine si preparano nello stesso modo, e colli medesimi condimenti, che quelle di Pesce: mettendo le scaglie di Tonno in luogo di quelle di Pesce, e si finiscono, e si servono egualmente.


Crostini Agro-dolci di Pesci salati.

Antremè = Tagliate in minuti dadini un pezzo di tarantello ben dissalato, mettetelo in una picciola cazzarola, con un poco d’olio, fatelo soffriggere un pochino sopra il fuoco,
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metteteci quindi un pochino di salvia trita, e poco dopo aceto a sufficienza; fate bollire ancora un pochetto; aggiungeteci poscia del mostacciuolo pesto, un poco di zucchero, un tantino di cannella, e di noce moscata, e fate bollire ancora qualche poco dolcemente; osservate, che la salsa deve essere densa, e non superi né l’aceto, né il zucchero. Quando sarà fredda stendetela col cucchiaio sopra a delli crostini tagliati a mostacciuoli, e abbrostoliti all’aria del fuoco. Se volete, li potete coprire con un latte alquanto denso di pignoli; cioè pestate ben fini un buon pizzico di pignoli, aspergendoli in principio, e stemperandoli in fine con un poco d’acqua. Con salamone dissalato, con filetti d’aringhe dissalate, e con filetti d’alici dissalate, si possano apprestare i medesimi crostini. Potete servire anche questa composizione dentro a picciole cassettine di pane fritte.

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CAPITOLO QUARTO.Delle Vivande da riservirsi sulla Mensa, del Modo di conservare diverse sorta d’Erbe, e della Farina de’ Pomi di terra, ed una Spiegazione generale de’ termini Francesi.
Delle Vivande da riservarsi sulla Mensa.

È questo, come ho detto altre volte, uno de’ maggiori requisiti, che possa avere un ottimo Cuoco. Si vegga la prefazione nel Tom. I. pag. III., imperocché non si può negare, che una gran parte de’ Cuochi, tanto Italiani, che di altre Nazioni ignorino un ricapito di tanta importanza, il quale non solo è necessario nelle Corti magnifiche de’ Grandi; acciò nulla si perda, o vada a male; ma eziandio nelle case de’ semplici privati, mentre restando alcuna vivanda, la possano apprestare in guisa, che cambi di aspetto, e sapore; inoltre ciò, che v’è di più particolare in questo ramo di cucina, così essenziale si è, che la maggior parte di queste vivande non possano essere conosciute neppure dalle persone della professione, a meno che non le veggano, o non gli si dica, essere esse avanzate il giorno antecedente.


Coscie di Polleria diversa alla Roberta.

Antrè = Colle coscie di Gallinaccio, di Gallinacciette, di Tocchini, di Pollanche, di
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Capponi, tutto restato dalla tavola, cotto arrosto, e rifreddo, si può apprestare la vivanda suddetta: levate le due coscie al Gallinaccio, o al Gallinaccietto, o quattro se sono di Tocchini, o sei se sono di Pollanche, o di Capponi, tagliatele alla giuntura della gamba, fategli de’ leggieri tagli incrocicchiati sotto e sopra, conditele con sale, pepe schiacciato, e olio fino, o butirro squagliato, o buon grasso di Garofanato, o altra carne cotta in umido. Nel momento di servire ponetele sopra la gratella ad un fuoco allegro, fategli prendere un leggiero color d’oro, aspergendole col loro condimento, e servitele con sotto una Salsa Roberta, che trovarete nel Tom. I. pag. 85.


Coscie di Polleria diversa alla Tartara.

Antrè = Abbiate della Polleria cotta arrosto, restata dalla tavola, e rifredda, levategli le coscie come sopra, tagliategli le gambe, e conditele con sale, e pepe schiacciato: squagliate quindi un buon pezzo di butirro, mescolateci un rosso d’uovo, se volete, ungeteci per tutto le coscie, spolverizzatele di mollica di pane grattato, fategli prendere un bel color d’oro sopra la gratella, ad un fuoco moderato, e servitele con sotto una Salsa alla Scalogna, o un poco di sugo chiaro, o Salsa all’aspic. Se non volete adoperare butirro, prendete del buon grasso di Garofanato, o di altra carne cotta in umido.


Salmì di vario Selvaggiume.

Antrè = Colle Beccaccie, Pizzarde, Pizzardoni, Starne, Pernici, Pivieri, Tortore, Perniciotti, Starnotti, e Tordi, il tutto cotto
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arrosto, restato dalla tavola, e rifreddo, si possono apprestare degli ottimi Salmì. Vedete i diversi Salmì di Beccaccie nel Tom. III. pag. 183. Non avendo però interiora per formarne de’ crostini, i quali saranno stati già mangiati, potete in vece guarnire il Salmì sopra, ed all’intorno, con crostini di mollica di pane fritti di bel colore nel butirro. Potete ancora fare qualsivoglia Salmì con petti di Oche, Anitre, Garganelle, Piccioni selvatici ec., come pure con filetti di Capriolo, Lepre, Coniglio ec.; il tutto come ho detto di sopra cotto arrosto, restato dalla tavola, e rifreddo: per i primi levate i petti all’Oca, o Anitra ec., spogliateli della pelle, tagliateli per traverso in fettine assai sottile, aggiustateli sopra il piatto, che dovete servire, versateci sopra una Salsa al Salmì, che trovarete nel Tom. I. pag. 67.; fate scaldare senza bollire, e servite con crostini fritti nel butirro di bel colore, sopra, ed all’intorno: per i secondi tagliate i filetti dopo averli levati di sopra all’animale, o piccati, o non piccati, tagliateli in fettine fine per traverso, aggiustateli sopra il piatto, versateci la Salsa, e serviteli come sopra.


Emensè di vario Selvaggiume.

Orduvre = A tutta sorta di Selvaggiume cotto arrosto, che potrà essere restato dalla tavola, come Oche, Anitre, Garganelle, Beccaccie, Piccioni selvatici, Starne, Pernici, Pivieri, Tortore, Pavoncelle ec.; levategli i petti, spogliateli dalla pelle, tagliateli per traverso in fettine assai sottili, aggiustatele in una cazzarola d’argento, o sopra un piatto, versateci
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sopra una Salsa, o un ragù alquanto piccante; fate scaldare senza bollire, e servite con sopra crostini di mollica di pane fritti nel butirro. Le Salse che più convengono a questa sorta di vivande sono: di Capperi, all’Arancio, Italiana rossa, di Cedrioletti, Agro-dolce, Poevrada, Roberta, al Porchetto, di Pomidoro, Polacca, Salmì, Nivernoese, Fumè, Piccante, all’Anitra ec.; in quanto i ragù: di Cipollette, di Cedrioli, di Tartufi, di Prugnoli, di Rape, di Olive, di Pomi di terra, di Piselli, di Frutti di mare ec.


Ascì di diverse sorta di Carni.

Orduvre = Le Ascì si apprestano al Rosso, e al Bianco, con tutta sorta di carne domestica, o selvatica, quadrupede, o volatile. Per farle al Rosso: ponete in una cazzarola un pezzo di butirro con un poco di farina, e una fetta di prosciutto, mettete sopra un fuoco leggiero e fate divenire color d’oro, muovendo sempre con una cucchiaia di legno, indi poneteci un poco di trita, o un pizzico di scalogne trite, fatele ancor esse divenire color d’oro, e bagnate quindi con metà sugo, e metà brodo bianco, o solo brodo bianco; fare bollire dolcemente, e digrassate di tempo in tempo. Quando questa Salsa sarà consumata al suo punto, levate il prosciutto, metteteci qualunque sorta di carne cotta arrosto; restata dalla tavola, rifredda, nettata bene dai nervi, e pelli, e trita assai fina; fate scaldare senza bollire, condite con sale, pepe schiacciato, ed un poco di petrosemolo trito imbianchito, legate ben caldo con una liason
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di tre, o quattro rossi d’uova, stemperata con sugo di limone, o di agresto, e servite con crostini intorno di mollica di pane fritti di bel colore nel butirro, e sopra sette, o otto uova fresche sperse all’acqua, e ben scolate. Ovvero abbiate un buon Culì ristretto, o una Salsa alla Spagnuola, o Italiana rossa, quanto è necessario per l’Ascì, metteteci dentro la carne trita come sopra, legate ben caldo, con la liason suddetta, e servite nella stessa maniera. A queste Ascì potete aggiungervi qualche tartufo, o prugnolo cotto e trito. Se non volete metterci le uova sperse, servitale senza, con soli crostini all’intorno. Per farle al Bianco: ponete in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro con un pizzico di farina, ed una fetta di prosciutto, quando sarà squagliato, bagnate con brodo bianco buono, ed un mazzetto d’erbe diverse, condite con poco sale, pepe schiacciato; fate bollire dolcemente, e consumare al suo punto, digrassando di tempo in tempo. Poco prima di servire passate al setaccio in un’altra cazzarola, metteteci dentro la carne che averete, trita come la precedente; fate scaldare senza bollire, legate ben bollente con una liason come sopra, e servite nello stesso modo. Se avete una buona Italiana bianca, sarà molto meglio del Culì suddetto. Le Ascì al Rosso convengono più a qualunque selvaggiume, sì quadrupede, che volatile, castrato ec., che alla polleria, mongana ec., nulladimeno si può apprestare sì gli uni, che gli altri come si vuole, ed aggiungere ad ognuno un poco di Culì di pomidoro. Il punto
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essenziale in questa sorta di vivande, è di levare con attenzione le pelle, ed i nervi alla carne, e tritarla ben fina con pulizia: del resto sono questi ottimi piatti appellati in Italiano Piccatigli.


Marinate di varie sorta di Carni.

Orduvre = Con Pollanchette, Pollastri, Piccioni, Tenerumi, Petti, Code, Lingue, Cervelli, Ale, il tutto cotto, e restato dalla tavola, si apprestano dell’eccellenti Marinate in questa maniera: tagliate in pezzi le Pollanchette, o Pollastri, o Piccioni; le Ale lasciatele come sono, e così i Tenerumi; le lingue tagliatele in fette, o in pezzi; le Code intere, o in pezzi; i Cervelli egualmente in pezzi; marinate queste carni in una terrina con sale, pepe schiacciato, tre garofani, fette di cipolletta, una foglia di alloro in pezzi, fusti di petrosemolo, un poco di basilico, due spicchi d’aglio, un poco di aceto, o sugo di limone, ed un filetto d’aceto di dragoncello. Dopo due ore scolate la carne, asciugatela, intingetela in una pastella da frittura, fatela friggere di bel colore, e servitela con petrosemolo fritto.


Insalatine diverse sì di Carni, che di Pesci.

Orduvre, o Antremè = Con tutte sorta di polleria, e selvaggiume cotto arrosto, o in altra maniera, restato dalla tavola, e rifreddo; come anche con ogni specie di pesce cotto allesso, o al corto-brodo, o fritto, o alla bresa ec., e restato egualmente dalla tavola, si possano apprestare tutte sorta d’Insalatine. Vedete su quest’oggetto all’Articolo de’ Rifreddi in questo Tomo, dalla pag. 17. fino a 99.


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Besciamelle di varie specie al Forno.

Orduvre = Abbiate un Culì di grasso alla besciamella, come è descritto nel Tom. I. pag. 11., ovvero di magro, come trovarete nel Tom. V. pag. 26.; il primo potrà servire per carni bianche come polleria, mongana ec., ed il secondo per pesci. Tagliate dunque in fettine sottili per traverso del petto di qualunque pollo, o mongana, cotto arrosto, restato dalla tavola, e rifreddo; levandogli però prima la pelle se sarà pollo; stendete un pochino di Culì di grasso alla besciamella nel fondo del piatto che dovete servire, aggiustateci sopra le fettine di pollo, o di mongana, coprite ovunque con altrettanta besciamella, replicate le fettine, e quindi la besciamella, e così di mano in mano, terminando colla besciamella, spolverizzate sopra con mollica di pane grattata, aspergete con butirro squagliato, fate prendere un leggero color d’oro ad un forno temperato, osservando che non bolla, e servite subito. La coscia, o il lombo sono migliori per fare questa vivanda. A questi piatti non sarà male, se gli si farà un bordino all’intorno o di pane, o di pasta. Vedete questi Bordini nel Tom. IV. pag. 56. Per i pesci cotti, restati dalla tavola, e rifreddi: se sono interi e grossi, serviteli, o rifreddi, o riscaldati in un corto-brodo, con petrosemolo verde intorno, e salse nelle salsiere; ovvero essendo caldi con sopra un buon ragù alla Finansiere, o altro; se poi detti pesci sono rotti, si possano apprestare alla besciamella, in Bianchetta, in
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Insalatina, dopo averli ben puliti dalle spine, e pelli, e averli disfatti a scaglie. In quanto quelli alla besciamella si apprestano come ho detto di sopra, ponendo le scaglie di polpa di pesce in vece delle fettine di petto di pollo, o di mongana, e si finisce, e si serve questo piatto come l’altro. Per le altre due maniere: la prima viene qui appresso, e la seconda vedete le diverse Insalatine all’Articolo de’ Rifreddi in questo Tomo.


Bianchette di varie Carni, e Pesci.

Orduvre = Tagliate delle fettine di petto di pollo, o di mongana, precisamente come sopra, e mettetele in una terrina, o in una cazzarola di argento. Abbiate una Salsa all’Italiana bianca, o un Culì bianco, o alla Burgioese. Vedeteli nel Tom. I. Cap. I., ponetene in una cazzarola quella quantità che vi bisogna per la Bianchetta, legate questa Salsa ben bollente con una liason di tre, o quattro rossi d’uova, stemperata con un poco di brodo freddo, e versatela con un gran sugo di limone sopra le fettine di pollo, o di mongana; fate scaldare senza bollire, e servite o in una terrina, o in una cazzarola di argento, o sopra il piatto con crostini di mollica di pane all’intorno fritti nel butirro. Per le Bianchette di pesce; abbiate un Culì bianco, o un Culì di ranocchie alla Pulette. Vedeteli Tom. V. pag. 22. pag. 28.; aggiustate il pesce diviso a scaglie, se è grasso, o tagliato in filetti se è picciolo, in una terrina di argento, o cazzarola, legate la Salsa ben bollente con la liason, come la precedente, versatela quindi sopra il pesce; fate
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scaldare senza bollire, e servite nella medesima maniera. Tanto alle une, che alle altre di queste Bianchette, potete aggiustarci sopra nel momento di servire qualche fetta di tartufo cotto e tagliata a guisa di fiore, o di stella, o in altra maniera. Queste Bianchette si possano apprestare ancora in altra maniera, cioè: passate in una cazzarola sopra il fuoco un pezzo di butirro, con un pizzico di farina, una fetta di prosciutto se sarà di grasso, un mazzetto d’erbe diverse, qualche fetta di tartufo, o prugnolo intero, secondo la stagione, indi bagnate con brodo bianco buono di grasso, o di magro; fate bollire, e consumare al suo punto, digrassando di tempo in tempo, quindi levate il prosciutto, levate il mazzetto, legate ben bollente con la solita liason, versate sopra la carne, o pesce, fate scaldare senza bollire, e servite con crostini, come ho detto di sopra.


Emensè di Vitella alla besciamella.

Orduvre = Avendo della coscia, o lombo di vitella arrosto e rifredda, tagliategli tutto l’esteriore, e quindi tagliate la carne bianca in sottilissime fette. Fate una buona besciamella semplice. Vedetela nel Tom. I. pag. 20., aggiungeteci le fettine di vitella, mescolate insieme, aggiustate sopra un piatto con un bordino di pane o di pasta all’intorno, spolverizzate sopra con mollica di pane grattato mescolata con un poco di parmigiano grattato, aspergete con butirro squagliato. Fate prendere un bel color d’oro ad un forno temperato, ma senza bollire, e servite.
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Il petto di Gallinaccio arrosto, levata la pelle, e tagliato in fettine per traverso, potete apprestarlo nella stessa maniera; come anche petto di Capponi, di Pollanche ec.


formaggio di Cappone.

Orduvre = Fate ammollare nel latte la mollica di una pagnotta, e quindi fatela bene disseccare sul fuoco in una cazzarola, che diventi come una pasta. Quando sarà fredda mettetela in una terrina con quattro oncia di butirro fresco mescolate bene, aggiungeteci tre o quattro rossi d’uova, uno per volta, sempre movendo, ciò che fa alleggerire la composizione. Averete della carne bianca di cappone cotto arrosto, e restato dalla Tavola, levategli la pelle, tritatela, aggiungetela alla dose suddetta; seguitate a mescolare, condite con sale, pepe schiacciato,, noce moscata, cannella fina, uniteci due o tre bianchi d’uova sbattuti in fiocca; versate in una Giatta d’argento, o in un piatto con un bordino intorno; fate cuocere dolcemente ad un forno temperato, e servite di bel colore. Potete ancora versare in una cazzarola, guarnita di carta imbutirrata, e cuocere al forno. Quando sarà cotto, rivoltarlo, levargli la carta, e servirlo.


Senteminult di varie specie di Polleria, e Pesci.

Orduvre = Fate una Salsa alla Senteminult con brodo di grasso, o di magro, in questa maniera: mettete in una cazzarola un pezzo di butirro maneggiato nella farina, un poco di brodo bianco, un poco di fiore di latte, due
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o tre rossi d’uova, secondo la quantità della Salsa, condite con sale, e fate stringere sopra il fuoco movendo con una cucchiaia di legno: stendete questa Salsa, che sia sufficientemente legata, sopra a tutto ciò che vi sarà restato dalla tavola; come code di Mongana, di Castrato, e di Agnello; petti di Mongana, di Castrato, di Agnello, e di Capretto; animelle di Mongana; Lingue di qualunque sorta; culatta di Mongana; cosciotto di Castrato, di Agnello, e di Capretto; spalla di Mongana; ad ogni specie di Pollo; tenerumi di Mongana; orecchie di Mongana; Cervelli di ogni sorta; cotelette di Mongana; culatta e lombo di Manzo; palati di Manzo. A diverse di queste carni si stende soltanto sopra la Senteminult, e alle altre vi si avvolge tutte all’intorno, e si spolverizzano tutte con mollica di pane grattato; quindi si pone sopra un piatto unto di butirro, qualora la carne sia avvolta di Senteminult; o con un poco di Senteminult, allorché la Senteminult non sarà che sopra la carne; e ad un forno assai temperato gli si fa prendere un bel color d’oro, e si serve ordinariamente con sotto una Salsa chiara con un filetto di aceto di dragoncello. Devo però avvertire, che tutte queste carni debbano essere state cotte alla Bresa, e non arrosto, o allesso. In ordine ai pesci, questi si possano coprire con una Senteminult di magro tanto cotti prima al Corto-brodo, che alla Bresa; come sarebbero Storione, Spigola, Spada, Rombo, Linguattola, Anguilla, Carpio, Arzilla ec., fargli prendere un bel color
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d’oro come le carni, indi cambiargli il piatto, e servirli con sotto una Salsa chiara di magro come sopra. Si fa anche un’altra specie di Senteminult, colorita sulla gratella; ma questa la metto nel rango delle Tartare; nulladimeno all’articolo de’ pesci fritti dirò alcuna cosa delle Linguattole apprestate in questa maniera.


Emensè di Petti di diversa Polleria, e di diverse Carni.

Orduvre = Con petti di Gallinaccio, di Gallinaccietti, di Tocchini, di Capponi, di Pollanche, di Pollanchette, di Pollastri, di Piccioni; come pure con magro di Mongana, di Castrato, di qualunque sorta di selvaggiume quadrupede grosso, o picciolo, il tutto cotto arrosto, rifreddo, e avanzato dalla tavola, si possono apprestare dell’eccellenti Emensè, cioè: levate la pelle ai petti di Polleria; ed i nervi, e le pelli alle altre carni; tagliate tanto i primi, che le seconde in fettine assai fine per traverso, aggiustatele in una cazzarola di argento, o piatto, versateci sopra una Salsa, o un ragù di vostro genio fate scaldare senza bollire, e servite con sopra crostini di mollica di pane fritti nel butirro: le Salse, ed i ragù, che più convengono all’Emensè di Polleria, e Mongana, sono Spagnuola, Ravigotta, Italiana rossa, Italiana chiara, picciola Italiana, Pulette, Sultano, Verd-galant, Tartufi, Niscion, Pomidoro, Rape, Blu-celeste, Rena, agresto; un Culì di prosciutto, di Gamberi, di Tartufi, di Prugnoli, Imperiale ec., un ragù di code e Culì di
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gamberi, Melè, Massedoene, Finansiere, Cipollette, Fermiere, Conti, Duca, Piselli, Reale, Cedrioli, Sparagi, Selleri, Rape, Tartufi, Prugnoli ec. Per l’Emensè poi di selvaggiume quadrupede, come Filetto, Coscie ec. sono come quelle descritte all’articolo dell’Emensè di petti di selvaggiume volatile pag. 287. Vedete tutte queste Salse, e ragù nel Tom. I. Cap. I. e Tom. IV. Cap. I.


Tartare diverse di Polleria, ed altre Carni.

Orduvre = Restando dalla tavola qualunque sorta di pollo cotto alla bresa, o allesso; se è grosso dividetelo in pezzi, o quarti; se poi e picciolo spaccatelo nel mezzo per lungo, ponetelo sopra un piatto, conditelo, fatelo cuocere, e servitelo precisamente come le coscie diverse alla Tartara pag. 286. I petti di Mongana, di Castrato, di Capretto ec. I tenerumi di Mongana, di Manzo ec. Tutte sorte di Animelle ec. Si possono apprestare intere nello stesso modo.


Malbrè di ogni sorta di Carni.

Antrè, o Antremè = Con petti di qualunque sorta di polleria, e di selvaggiume volatile cotto arrosto, o alla Bresa, rifreddo, e avanzato dalla tavola, si possono apprestare ogni sorta di Malbrè. Vedete su questo particolare all’articolo de’ Rifreddi Cap. I. Lo stesso potete fare con qualunque coscia di polleria cotta in Anitrella, in Ecrevise ec., con qualunque pollo dissossato, ripieno, e cotto alla Bresa, tagliandolo in fette per traverso, o lasciandolo intero; con animelle, tenerumi di Mongana, di Capretto ec. Finalmente con tutto
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ciò, che avanza dalla tavola in genere di carni, si può apprestare un Malbrè; basta che l’aspic sia buona, e di sostanza, e che il Malbrè sia ben decorato.


Crocchetti diversi.

Orduvre = I Crocchetti, come le Ascì si possono apprestare con ogni sorta di carni, sì di polleria, che di selvaggiume, cotte arrosto, o alla bresa, o allesso, rifredde, e avanzate dalla tavola. Per farli; levate le pelle, e nervi alla carne, tritatela assai fina, prendete una cazzarola, metteteci un pezzo di butirro, e un pizzico di farina, ponetela sopra il fuoco, quando sarà squagliato, bagnate con brodo buono, e un poco di fiore di latte aggiungeteci, tartufi e prugnoli secchi, o freschi, secondo la stagione, una fetta di prosciutto che abbia prima sudato in una cazzarola, il tutto trito assai fino, fate bollire, e consumare a Salsa molto legata, e consistente; uniteci allora la carne trita, condite con poco sale, pepe schiacciato, noce moscata, fate scaldare senza bollire, e legate ben caldo con una liason di tre rossi d’uova stemperata con sugo di limone. Quando questa composizione sarà raffreddata formatene delle pallottine, ossiano piccioli Crocchetti grossi come noci moscate, infarinateli, bagnateli con uovo sbattuto, e spolverizzateli di mollica di pane grattato assai fino. Osservate che siano tondi, e tutti uguali. Nel momento di servire fateli friggere nello strutto ben caldo, acciò prendino subito un bel color d’oro, e serviteli guarniti di petrosemolo fritto. Con Animelle, Cervelli,
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Palati di manzo, Schinali ec., si possono apprestare de’ Crocchetti come sopra.


Besciamelle diverse per Ripieno.

Antremè = Con qualunque sorta di volatile, domestico, o selvatico, cotto arrosto rifreddo, e restato dalla tavola, se ne può tagliare la polpa, e segnatamente i petti, in sottili filetti, levandogli prima le pelli, e i nervi, e formarne de’ ripieni alla besciamella, come è descritto nel Tom. IV. pag. 278. Per tutto ciò che è selvaggiume, in luogo della besciamella potete metterci un buon Culì al Salmi, o alla Beccaccia, o alla Polacca. Questi ripieni si possono servire per ogni sorta di Pasticcietti, rissole, Cassettine di pane, Genovese ec. Potete anche servirvi per detto ripieno di Animelle di qualunque specie restate dalla tavola, e tagliate in filetti, o dadini assai minuti.


Atelette diverse.

Orduvre = Tutte sorte di animelle restate dalla tavola, come di Mongana, Capretto, Abbacchio, cotte alla Bresa, o in Fricassè, o Glassate, o in qualunque altra maniera, fuori che fritte; sono ottime per formare ogni sorta di Atelette. Vedete su questo articolo Tom. II. pag. 40., ove dice Animelle di Capretto in Atelette.


Fritture diverse al Sole.

Orduvre = Restando dalla tavola qualsivoglia Fricassè, come di Pollastri, di Piccioni, di Ale qualunque, di tenerumi di Mongana, di tenerumi di Capretto, di palati di Manzo ec. ci potete apprestare una frittura al Sole. Vedete la maniera di farla nel Tom. III. pag. 62.


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Ripieni diversi per Cappelletti, Tortellini, e Ravioletti.

zuppa, o Antremè = Questi ripieni li potete apprestare con ogni sorta di volatile domestico, o salvatico, cotto arrosto, e restato dalla tavola; cioè: levate tutta la polpa all’uccello, senza la pelle, e nervi, ovvero i soli petti, e formatene un ripieno come è descritto nel Tom. I. pag. 39. Con questo ripieno ci formarete, come ho detto di sopra, Ravioletti, Tortellini, Cappelletti, o per zuppa, o per Antrè.


Variazioni delle Salse, ragù, e Guarnizioni.

Oltre tutto quello che si è detto sopra questo Articolo, resta ora il più essenziale da spiegare, cioè il modo di riservire le medesime vivande senza romperle, o mascherarle in alcuna maniera, ma solo cambiandogli la Salsa, o ragù, o Guarnizione, di cui erano guarnite la prima volta che furono servite in tavola. Per esempio qualunque specie di carne piccata e glassata in fricandò (parlo ora di volatile, e quadrupede domestico) è stata servita, prima con sotto una Salsa d’erba, come di Spinaci, Indivia, Acetosa, Selleri, Cedrioli, Pomi di terra ec., dopo che sarà riscaldata in una cazzarola con un pochino di brodo buono, e poco fuoco sotto e sopra, e di nuovo glassata, la servirete con sotto un ragù di vostro genio. Vedete l’articolo de’ ragù nel Tom. IV. Cap. I., ovvero con una bella Guarnizione d’erba. Vedete anche questa nel Tom. IV. pag. 53., oppure con sotto un Culì colorito, che trovarete nel Tom. I. Cap. I. Se poi prima
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era con un ragù, o Guarnizione, o Culì colorito, per variarla, servitela la seconda volta con sotto una Salsa d’erba. Le animelle piccate e glassate si possono variare egualmente, e una Salsa chiara può entrare benissimo in detta variazione. In quanto poi alla Polleria cotta alla Poele, alla Bresa, in Papigliotta ec., dopo che l’averete fatta riscaldare leggermente in una cazzarola con poco fuoco sotto e sopra, Poele o Bresa, se l’avete conservata, o con un poco di brodo buono bianco, coperta con qualche fetta di lardo cotta, o imbianchita nel brodo bollente, e coperta con un foglio di carta; gli potete variare la Salsa, o ragù, o Guarnizione, che prima aveva. Per questa sorta di vivande le Salse, i ragù, e le Guarnizioni sono assai più numerose, che per quelle piccate e glassate, onde per variarle. Vedete il Tom. I. Cap. I., e Tom. IV. Cap. I. Finalmente per ogni sorta di selvaggiume volatile, che restasse dalla tavola, cotto alla Bresa, o piccato e glassato; come Pavoni, Fagiani, Galline pratarole, o di Faraone, Starne, Pernici, Beccaccie, Anitre, Garganelle, Pivieri, Picconi da ghianda, Quaglie, Tordi ec., scaldatelo come la Polleria, o come i fricandò, e servitelo con sopra, o sotto una altra Salsa, o Culì, o un ragù, o Guarnizione, diverso da ciò, che aveva, allorché lo serviste la prima volta alla tavola. Per tutto quello che non è piccato, ma soltanto glassato, come Petti, Animelle, Tenerumi, Code, Carrè ec., a questi, se volete, gli potete levare la glassa nell’atto che li scaldate con
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un poco di brodo in una cazzarola, e quindi servirli con sopra una Salsa, o un Culì, o un ragù di vostro genio, in guisa che non si conosca, che prima erano glassati; ovvero tornarli di nuovo a glassare di un bel color d’oro, e servirli con sotto un’altra Salsa diversa d’erba, o un Culì colorito, o un ragù, o una bella Guarnizione, sempre all’opposto di ciò che vi era prima.
In ordine alle Granade, e alle Certrose, che restano dalla tavola; le prime scaldatele ad un forno temperato nello stesso lor piatto coperte con un rame rotondo, e quindi glassatele di bel nuovo (se sono da glassare) scola te bene la Salsa che prima v’era, nettate bene il bordo del piatto, e servitele con una nuova Salsa alla Spagnuola. Se poi non si debbono glassare, versateci in questo caso la nuova Salsa sopra. In quanto alle Certrose, queste sarebbe bene di non riservirle imperocché essendo composte più di cavoli, e di altre erbe, che di carne, è sempre una povera vivanda riscaldata; nulladimeno la potete scaldare come la Granada, e servirla con sopra una nuova Salsa alla Spagnuola.
Tutti i ragù di carne, Salmì, Fricassè, Composte, Giblotte ec. Potete variare queste vivande, come tutte le altre; mentre con tutte queste carni restate dalla tavola, ci potete fare dell’eccellenti Torte di pasta sfoglia, mettendoci nel fondo un poco di farsa di Chenef, e sopra qualche fetta di lardo cotta; indi dopo cotta la Torta la scoprirete, levarete il lardo, e servirete con un poco di Salsa, secondo il
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ripieno della Torta. Ovvero versare una delle suddette vivande ben calda in una Torta Vol-o-vant, e servire subito. Avverto però di levare le cipollette alle Composte, e alle Giblotte. Alle Torte fatte con Salmì di selvaggiume volatile, non sarà male se si serviranno con sopra un ragù di tartufi. A quelle fatte con Fricassè di polleria un ragù di prugnoli alla Pulette, o altro ragù alla liason, che trovarete all’Articolo de’ ragù. Alle Torte fatte con tenerumi di mongana, lingue animelle ec. restato dalla tavola, ci potete mettere nell’atto che le servite un picciolo ragù melè. Oltre di ciò tutti i ragù ove non siavi erbe, chenef, uovette nonnate, uovette composte, vi possono servire per ripieno in una Granata, in un pasticcio di maccaroni, in un timballo di lasagne ec. Se volete riservire una Fricassè, o un Salmì, come la prima volta, bisogna che lo scaldate a Bagno-maria.
Finalmente le erbe restate dalla tavola, come cavoli fiori, gobbi, broccoli, sparagi, carciofi, piselli, salse fine, finocchi, selleri, fagioletti verdi ec. si possono apprestare in guisa, che saranno buonissime, e faranno una figura tutta diversa della prima volta, che furono servite alla tavola. Se per esempio i cavoli fiori sono stati serviti la prima volta in insalata, cioè allesso, o alla Salsa di butirro, o a qualunque altra Salsa, li lavarete con brodo caldo, e quindi li scolarete, e li farete friggere di bel colore nello strutto intinti in una pastella da frittura; ovvero li apprestarete al parmigiano. I gobbi con qualunque Salsa siano
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stati serviti, li potete preparare come li cavoli fiori. I broccoli se la prima volta sono stati serviti allesso, la seconda li potete servire con sopra un ragù di tartufi, o d’erbe fine. I Sparagi dopo che li averete lavati con brodo caldo dalla Salsa del giorno antecedente e scolati, li potete servire con sopra un altra Salsa fresca, ovvero apprestarli al parmigiano, o friggerli come i cavoli fiori. Se i carciofi sono stati serviti interi ben mondati con sopra qualche Salsa, li potete riservire come li sparagi. Se i piselli sono stati serviti al butirro Maniè, o in ragù, o in altra maniera, ma senza erbe trite. Li potete riservire di nuovo al butirro maniè scaldandoli nel momento di servire a Bagno-maria, aggiungendoci un pochino di brodo bianco, e in altra maniera li potete legare, con una liason. Le salse fine le potete apprestare come li sparagi. I finocchi come i cavoli fiori. I selleri egualmente. I fagioletti verdi se sono stati serviti in ragù, li potete riservire alla Liason, e se alla Liason in ragù, cioè con Culì colorito. I spinaci serviti a qualunque Culì, li potete nel momento di servire riscaldare, aggiungendoci un pochino di Culì, o capo di latte, e riservirli nello stesso modo, osservando, che siano ben verdi; ovvero ne potete formare un Gattò. Vedete Gattò di Spinaci nel Tom. IV. pag. 86.


Variazione de’ Pesci al Corto-brodo.

Qualunque sorta di Pesce sì di mare, che di acqua dolce, sì grosso, che picciolo, essendo stato servito intero la prima volta al Corto-brodo, o semplicemente allesso, e
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volendolo riservire egualmente intero, lo potete scaldare dolcemente con un Corto-brodo fatto espressamente, o con acqua bollente condita di sale, e quindi levargli le squame se le avesse, e servirlo ben scolato con sopra una Salsa, o un ragù di vostro genio, sì di grasso, che di magro, ma che sia alquanto rilevato di gusto. Le Salse che più convengono a questi Pesci sono di butirro alli Capperi, Bianca, Ascè, alla Maitre d’Hotel, alla Morve, al Culì e code di Gamberi, all’Italiana rossa, al Culì di pomidoro, alli Cedrioletti, alla Carpe, al Vino di Spagna ec. In quanto ai ragù: un ragù alla Finansiere, di Gamberi, di Tartufi, Melè, di Prugnoli, di Cedrioli, alla Valiere, alla Folette, Imperiale, di qualunque Frutto di mare, di latti e fegati di Pesci, di Ostriche e Tartufi, di Chenef ec., ovvero coprirli con una buona Senteminult, spolverizzarli di mollica di pane grattata, fargli prendere un bel colore al forno, e servirli con sotto un Culì di grasso, o di magro, o una buona Salsa alla Spagnuola, o Italiana chiara.


Variazione de’ Pesci Fritti.

Orduvre = Di tutti i Pesci fritti restati dalla tavola, le sole linguattole si possano diversificare in varie maniere, cioè: fate cuocere un poco di riso con brodo di magro, o acqua e sale, quando sarà quasi cotto e denso, mescolateci un buon pezzo di butirro fresco, e quindi un poco di besciamella. Vedetela nel Tom. V. pag. 26., condite con sale, e pepe schiacciato. Allorché il riso sarà vicino ad esser freddo, riempiteci le linguattole fritte, aprendole dalla parte
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scura, e levandogli la spina, avvolgetele poscia bene con butirro squagliato mescolato con un rosso d’uovo, e spolverizzatele per tutto di mollica di pane grattata, ponetele sopra la gratella dalla parte bianca, e nel momento di servire fategli prendere dalla parte di sotto un bel color d’oro sopra un fuoco allegro, e dalla parte di sopra colla pala rovente senza toccare, e servite con sugo di limone.
In altra maniera: riempitele con una buona Salsa d’Indivia, densa, e legata con rossi d’uova freschi. Vedetela nel Tom. V. pag. 60., e finitele, e servitele come sopra.
In altra maniera: riempitele con un pezzo di butirro mescolato con sale, pepe schiacciato, noce moscata, petrosemolo, cipolletta, un pochino di basilico, una punta d’aglio, il tutto trito, ed un poco di mollica di pane grattata, e finitele, e servitele come sopra.
In altra maniera: subito fritte le linguattole, apritele dalla parte bianca, levategli la spina, e riempitele con un pezzo di butirro condito come per i Maccarelli. Vedeteli nel Tom. V. pag. 198., e servitele subito.
In ordine ai filetti di Linguattole fritte, e restate dalla tavola; questi si apprestano in varie maniere, cioè: levate a due linguattole quattro filetti per cadauna, avvolgeteli con butirro squagliato mescolato con un rosso d’uovo, sale, pepe schiacciato, spolverizzateli bene di mollica di pane grattata, e nel momento di servire fategli prendere sopra la gratella un bel color d’oro ad un fuoco allegro, e servite, con sugo di limone.
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In altra maniera: quando avrete levati i filetti come i precedenti, aggiustateli sopra il piatto che dovete servire, e versateci sopra una Salsa fredda fatta con olio, sugo di limone, un poco d’aceto di dragoncello, o altro aceto, un buon pizzico d’erbe a Ravigotta trite. Vedetele alla Salsa alla Ravigotta Tom. I. pag. 67., tre alici passate al setaccio, un poco di mostarda, qualche cappero fino intero, sale, e pepe schiacciato, mescolate bene, versate, e servite.
In altra maniera: scaldate i filetti di linguattole con un poco di brodo di magro, o con acqua bollente e sale; indi scolateli, asciugateli, poneteli sopra il piatto, e serviteli con sopra una Salsa di vostro genio di grasso, o di magro, come di Cedrioletti, di Capperi, Roberta, di Cedrioli, di Pomidoro, Ascè, Ravigotta, Remolada, di Gamberi, Agro-dolce ec., ovvero un ragù di Frutti di mare, di code e culì di Gamberi, di Olive, alla Valiere, alla Foletta, di Tartufi ec. Vedete tutte queste Salse, e ragù nel Tom. I. IV. e V.

Modo di conservare diverse sorta d’Erbe.
Sparagi.

Abbiate de’ belli Sparagi, nettateli bene, e tagliateli tutti della stessa lunghezza, fategli quindi dare un bollo nell’acqua bollente con molto sale; indi levateli subito, lasciateli scolare, e raffreddare; poneteli poscia in un
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vaso di terra verniciato, che i Sparagi restino nella loro lunghezza, con qualche garofano, molto sale, fette di limone, metà aceto, e metà acqua, (alcuni non vogliono, che sale, e acqua, o sale, e aceto) coprite con un pannolino doppio, e sopra tre dita di butirro squagliato, o olio; coprite bene il vaso, e mettetelo in un luogo temperato. Servitevi di una cucchiaia di argento per prenderli, allorché ne averete di bisogno, badando di non toccare con le mani la concia, fateli stare qualche poco nell’acqua tiepida, e quindi cuoceteli, e serviteli come gli altri.
Li potete ancora conservare sott’olio, dopo che li averete imbianchiti all’acqua bollente come sopra, ed usare le medesime cautele nel prenderli.
Li potete conservare anche crudi, cioè dopo nettati spolverizzateli con sale fino, e garofani schiacciati grossolanamente; quindi aggiustateli in un vaso di terra, facendo un suolo di sale, ed uno di Sparagi, e così sino al fine: osservando che il primo, ed ultimo suolo sia di sale; riempite poscia il vaso di buon’aceto bianco, e chiudetelo bene. Servitevi d’un cucchiaio d’argento per tirarli fuori quando ne avete di bisogno, e che la mano non tocchi l’aceto. Per servirvene fateli cuocere con molt’acqua.


Carciofi.

Per conservare i culi levate ai Carciofi tutte le foglie, nettategli bene col coltello i detti culi, e a misura gettateli nell’acqua fresca con un filetto d’aceto, o sugo di limone, acciò non divenghino neri; quindi fateli cuocere
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nell’acqua bollente, finché vedrete che gli si leva il pelo, passateli allora all’acqua fresca, nettateli bene, scolateli, e fateli seccare al sole sopra delle stoie, o tavole, o ad un forno temperato sopra lastre di rame stagnate. Se volete li potete ben infarinare prima di farli seccare. Allorché ve ne vedete servire, fateli stare ammollo nell’acqua fresca ventiquattr’ore.
Per conservarli secchi interi. Quando sono imbianchiti all’acqua bollente con tutte le foglie, e levatogli il pelo, fateli scolare bene, e poscia seccare al sole, o ad un forno moderato; avanti di servirvene bisogna farli rinvenire nell’acqua tiepida per ventiquattr’ore, o più.
Per conservarli alla salimoia. Apprestate una salimoia con due terzi d’acqua, ed uno di aceto, sale secondo la quantità della salimoia, cioè una libbra di sale per tre fogliette d’acqua. Fate scaldare questa salimoia sopra il fuoco, finché il sale siasi squagliato; lasciatela allora riposare, e colatela chiara. Prendete de’ Carciofi, secondo la quantità, mondateli bene, e fateli cuocere più della metà all’acqua bollente; indi passateli alla fresca, scolateli, asciugateli, metteteli in un vaso di terra verniciato, versateci sopra la salimoia fino all’orlo del vaso, metteteci sopra due dita di olio, o butirro squagliato; ponete il vaso in un luogo, che non sia né troppo caldo, né troppo freddo, e non l’aprite che quando ne avete di bisogno. Fateli dissalare nell’acqua fresca prima di servirvene.


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Fagioletti Verdi.

Prendete de’ Fagioletti verdi la quantità che vorrete, sceglieteli freschi, teneri, non tanto grossi, e filacciosi, mondateli da capo e da piedi, fateli cuocere all’acqua bollente mezzo quarto d’ora, e passateli subito alla acqua fresca. Quando saranno freddi levateli dall’acqua, scolateli bene, metteteli in un vaso verniciato, copriteli di salimoia come i Carciofi qui sopra, poneteci il butirro, o olio, mettete il vaso in un luogo temperato, ben coperto con più doppi di carta, e non l’aprite, che quando ne avete di bisogno, osservando di non toccare la concia con le mani.
Per farli seccare; prendete de’ Fagioletti come i precedenti, mondateli, ed imbianchiteli egualmente. Quando saranno scolati, infilateli con un ago e filo, appendeteli al solaio in un luogo asciutto, e si conserveranno lungamente così: allorché vorrete servirvene, fateli ammollare nell’acqua tiepida finché averanno reso la loro prima verdura; fateli quindi cuocere nell’acqua bollente, e apprestateli nello stesso modo, che i Fagioletti freschi novelli. Nella stessa maniera farete cuocere i Fagioletti sotto la salimoia.
Potete anche mettere i Fagioletti crudi, e mondati in una terrina, con due oncie di sale fino per ogni libbra di Fagioletti; quindi per ventiquattr’ore mescolarli spesso; poscia, lavarli all’acqua fresca, se volete, scolarli, e metterli in un vaso di terra, e coprirli d’aceto bianco.
Bisogna prima di apprestarli lavarli, e farli cuocere con molt’acqua.


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Piselli fini.

Sbucciate de’ Piselli fini, freschi, e di buona qualità, quella quantità che credete necessaria, spandeteli sopra gran fogli di carta, e fateli seccare ad un forno assai temperato, coperti pure di fogli di carta; ovvero al sole con panni lini sotto, e sopra. Quando saranno ben secchi poneteli in un sacchetto di tela, e conservateli in un luogo asciutto. Per servirvene fateli cuocere con acqua fredda, e quindi apprestateli come i freschi, cioè al butirro maniè, alla crema, alla Liason, e qualunque Culì, per Zuppe, Purè ec., ma per quest’ultime bisogna farli cuocere con brodo buono.


Tartufi.

Mondate leggermente col coltello quella quantità di Tartufi che vorrete, che siano grossi, sinceri, e marmorati neri, quindi lavateli all’acqua fresca, asciugateli bene, e tagliateli in fette, stendeteli sopra lastre di rame stagnate, fateli seccare ad un forno assai temperato, e conservateli dentro un sacchetto di tela, in un luogo asciutto; per servirvene fateli ammollare nell’acqua calda vicino al fuoco.
Per conservarli sott’olio. Lavateli bene con acqua fresca, ed una scopetta; quindi asciugateli, fateli cuocere per metà con vino rosso, o bianco, bollente, e un poco di sale, poscia scolateli, asciugateli, fateli raffreddare, metteteli in vasi di vetro, con olio fino sino all’orlo del vaso, copriteli bene con carta pecora, legata all’intorno, e per servirvene, lavateli prima nell’acqua calda. Di questi Tartufi fassene un gran commercio in tutti i paesi del
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Settentrione, ove vengono portati di Francia; ma i primi qualora siano seccati con attenzione, e ben conservati, sono molte più superiori in bontà ai secondi, che hanno sempre un gusto d’olio poco grato, benché bellissimi in apparenza, ed in oltre costano assai di più degli altri.


Prugnoli.

Abbiate de’ piccioli Prugnoli freschi, e sinceri, quella quantità che credete, mondateli e nettateli bene senza lavarli; quindi con un ago infilateli ad un filo uno la volta, e formatene tante corone; fateli seccare ad un forno assai temperato, o al sole, ma il sole non sarà sufficientemente caldo allorché è la stagione de’ Prugnoli, onde sarà sempre meglio al forno; e quindi appendeteli in un luogo asciutto. Per potervene servire fateli ammollare come i Tartufi.


Funghi.

Abbiate degli Ovoli, o altri Funghi, che siano sicuri, quella quantità che volete conservare, nettateli, lavateli, e fategli fare un bollo nell’acqua bollente, indi versateli sopra un rame bucato acciò scolino bene; allorché saranno ben scolati, e freddi, poneteli in un vaso di terra, o picciolo bariletto, con qualche foglia di alloro, fusti di finocchio domestico, garofani, moscata, e pezzetti di cannella in bastone. Abbiate una salimoia fatta con acqua e sale, fatela riposare due ore, e quindi colatela nel vaso, o bariletto, che i Funghi bagnino bene. Chiudete il bariletto, e conservatelo in luogo asciutto. De’ Funghi preparati
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presso a poco in questa guisa i Genovesi ne fanno gran commercio ne’ Paesi esteri. Se poi detti Funghi saranno in un vaso, copriteli con butirro chiarificato, o olio, ed il vaso ben turato, mettetelo in un luogo fresco.
Per conservarli in altra maniera: dopo che averete nettati, spilluccati, e lavati i Funghi, passateli un momento sopra il fuoco in una cazzarola con un buon pezzo di butirro, o olio, secondo la quantità de’ Funghi, e conditeli di spezie fine; metteteli quindi in un vaso di terra, con un poco di salimoia, e aceto bianco, copriteli con butirro, o olio, chiudete ben il vaso, e conservateli in luogo asciutto. Avanti d’impiegare questi Funghi bisogna metterli a dissalare in diverse acque tiepide. Questi si apprestano in ragù come i freschi.
I Funghi secchi si preparano come i Prugnoli, cioè si puliscono, si tagliano in pezzetti, s’infilano, e si seccano nello stesso modo, e per vero dire sono eccellenti ne’ ragù, e assai preferibili a quei salati.
Potete anche fare la polvere di Prugnoli, o di Ovoli, o di Caldarelle, o di altri buoni Funghi; cioè nettate bene i Funghi, tagliateli in fette, fateli seccare al soie, o al forno, indi pestateli nel mortaio, passateli ad un setaccio fino, chiudete questa polvere in una scatola di latta, acciò non svapori. Questa vi potrà servire tutto l’anno per mettere ne’ ragù, ne’ Pasticci caldi, e rifreddi, e a condire tutta sorta di lardoni per lardare le carni.


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Cedrioli, e Cedrioletti.

Scegliete de’ Cedrioli, che siano mezzanetti, di bella qualità, e non troppo maturi, aggiustateli in un vaso, o bariletto con sale, e aceto, (alcuni ci mettono metà acqua per renderli meno acri), copritelo bene, e lasciateli così un mese senza toccarli, in un luogo fresco, e che i Cedrioli bagnino sempre nella salimoia: se questa mancasse bisogna aggiungere dell’altra.
Quando la stagione de’ Cedrioli è passata vi potete servire di questi, dopo che li averete pelati, e fatti stare un poco nell’acqua fresca. Questi vi potranno servire a tutti quegli usi, che i Cedrioletti.
I Cedrioletti si apprestano in questa maniera: fate bollire un poco, dell’aceto a sufficienza per la quantità de’ Cedrioletti, con sale, pepe lungo, e ramette di finocchio domestico; quando sarà freddo aggiustate i Cedrioletti, che siano freschi in un vaso di terra, versateci dentro l’aceto, che restino ben coperti, chiudete il vaso, mettetelo in un luogo asciutto, e lasciateli qualche tempo prima di servirvene.
Ovvero salate i Cedrioletti come i Fagioletti crudi, e poscia versateci sopra l’aceto suddetto, senza sale; oppure altro aceto bianco naturale, colli stessi condimenti, o senza.


Olive.

Si conciano le Olive nel tempo in cui sono ancor verdi, e qualche volta si salano le mature, e si seccano al sole. Gli antichi conciavano le Olive con molta attenzione, e
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avevano inventati diversi metodi per dargli il gusto grato, che la natura sembra gli abbia negato.
I moderni ne hanno trovato uno più semplice, poiché non impiegano per quest’effetto che l’aceto, e il sale, o l’acqua, e il sale.


Carote rosse.

Fate cuocere al forno sopra una tavola coperte delle loro foglie quella quantità di Carote rosse che volete, che siano picciole e non filacciose: quelle di Viterbo sono le migliori. Quando sono cotte fatele raffreddare; indi pelatele, mettetele in un vaso di terra, copritele di buon aceto bianco, con un poco di sale, qualche garofano, e fusti di finocchio domestico, osservando che sempre siano coperte dall’aceto. Levatele con una cucchiaia senza toccare colla mano.


Capperi.

Questi dopo che sono stati scelti piccioli, e mondati, si pongono in un vaso di terra, si cuoprono con buono aceto bianco, o salimoia, si tura bene il vaso, e si pone in luogo asciutto. Si possono acconciare i Capperi anche in vasi di vetro.



Si sceglie l’uva acerba avanti il sole leone, e si prepara, lasciandola colla vinaccia per più giorni coperta con una tela grossa, finché la vinaccia si sollevi, la feccia se ne vada al fondo, e si chiarifichi l’agresto. Fatto in questo modo, e imbottigliato si conserva chiaro, ed incorrotto tutto l’anno.


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Farina de’ Pomi di Terra.

Molti Autori hanno scritto sopra questo frutto Americano, e tra le altre cose del modo di estrarne la farina, farne pane ec. Io per non entrare ne’ loro diversi pareri, dirò ciò che l’esperienza mi ha insegnato riguardo lo estrarne la farina per uso soltanto della cucina.
Prendete dieci libbre di Pomi di terra, mondateli dalla loro pellicola, tagliateli in fette sottili, e sopra una stoia, o ponieri, fateli seccare al sole, coperti con fogli grandi di carta, o panno lini fini, acciò non scuriscano, movendoli di tempo in tempo. Quando saranno ben secchi, pestateli nel mortaio, passatene la farina ad un setaccio fino, e servitevene in luogo di quella di grano.
Se sarà d’Inverno in luogo di farli seccare al sole, fateli seccare ad un forno temperato, collo stesso metodo, ma sopra lastre di rame stagnate.
Potete anche fare detta farina in altra maniera, cioè, dopo separati i Pomi di terra dalla sottile corteccia, grattateli con una grattugia sopra un panno lino, e quindi spandeteli al sole, per disseccarli, e separarli affatto dall’umido, con mescolarli, e rivoltarli bene spesso; dopo pestateli nel mortaio, passatene la farina ad un setaccio, e servitevene ai medesimi usi che quella di grano. Se sarà d’Inverno fatele seccare al forno come sopra.
Con questa farina potrà farsi tagliolini, Maccaroni, Gnocchi, lasagne, polenta, Creme, Biscotti, Ciambelle, Flappe, ed altra Pasticceria; come parimenti si può fare lo
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stesso con la metà farina di grano, e la metà farina di pomi di terra, o pasta fatta con detti pomi di terra, cioè cotti prima con acqua, poscia pelati, e pesti nel mortaio.
Per fare lievitare la farina stemperateci la sera il lievito con acqua calda, e la mattina seguente formatene la pasta con acqua egualmente calda, nello stesso modo, come si pratica a quella di grano.


Altro modo per lievitare il Pangiallo.

Mettete la sera il lievito nella farina, la mattina formatene la pasta come l’altra, e scaldate le mandorle, ed il zibibbo in una saccoccia di tela, o alla stufa, o in altra maniera; formatene quindi le pagnotte, fatele lievitare sopra il letto con una tovaglia sotto e sopra, e coperte con panni di lana, acciò stiano calde poscia indoratele, e fatele cuocere al forno come l’altre. Vedetele pag. 252.


Marmellade diverse.

Fate cuocere qualunque frutto con acqua quanto basti, uno stecco di cannella, ed una scorzetta di limone; quando sarà cotto, e consumata l’acqua, passatelo al setaccio; indi mescolateci per ogni sei libbre di frutto, sei libbre di zucchero cotto alla Plume; fate bollire, finché la Marmellada regga alla cucchiaia, mescolando spesso, acciò non bruci; riempitene quindi de’ barattoli, e quando sarà fredda spolverizzatela sopra con zucchero fino. Se a qualcuna gli volete dare un bel colore, metteteci un poco di amarante di uvetta lacca. Per le Marmellade di scorze di cedrato, di limone, e di portogallo, tagliatele in quarti,
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ponetele all’acqua fresca, e mettetele poscia a bollire con altr’acqua; finché diventino molle; passatele poscia all’acqua fresca, che glie la cambierete spesso per lo spazio di due giorni; indi scolatele, stringetele in un panno lino, pestatele nel mortaio, e passatele al setaccio, mescolateci quindi tanto zucchero cotto alla Plume, per quanto è il peso del frutto, e finite come sopra mettendoci il sugo di uno o due limoni.

SPIEGAZIONE GENERALEDe’ Termini Francesi.

sugo, significa brodo colorito.
Culì, significa brodo legato.
Consomè, vuol dire brodo consumato.
Restoran, equivale a brodo ristorante.
Suage, è questo un brodo per Zuppe.
Bresa, significa condimento per cuocere Carni, Pesci, Erbe ec.
aspic, significa brodo chiarificato, o da gelare, o naturale, e rilevato di gusto.
Tablette, sono mattoncini di brodo per viaggio.
Glassa, significa brodo assai consumato per dare il lustro a qualunque vivanda piccata, o non piccata.
Poele, è questo un condimento per cuocere ogni sorta di Carni, e specialmente di Polleria.
Purè, è questo un brodo legato con Erbe, o Legumi per qualunque zuppa, o Salsa.
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ragù, vedete nel Tom. IV. pag. 5., cosa significhi.
Salpiccone, significa grosso piccatiglio.
Ascì, significa fino piccatiglio.
Farsa, significa Carne qualunque, Pesce qualunque, Erba qualunque, pesta, o passata al setaccio.
fricandò, significa qualunque sorta di Carne, o Pesce piccato di lardo, o in altra maniera.
Fricassè, specie di vivanda di Polleria brodettata.
Chenef, specie di polpette di Pollo, o di altra Carne, o Pesce ec.
Matelotta, specie di vivande di Pesce.
carbonata, vivanda di Castrato con Cipolle.
Aricò, vivanda di Castrato con Rape.
Salmì, vivanda di Selvaggiume con Crostini.
composta, specie di vivanda fatta di Piccioni, Pollastri ec.
Etuvè, significa stufato. Si apprestano in questa guisa Polli, Pesci ec.
escaloppe, significa fettine fine di qualunque sorta di Carne cruda.
Emensè, significa fettine fine di qualunque sorta di Carne cotta.
Ruladine, sono una specie di braciole involtate, sì di Carne, che di Pesce.
Filetto, significa quella striscia di Carne, che trovasi sotto alle coste d’ogni Animale quadrupede.
Filetti mignoni, sono quelle striscie di Carne, che trovasi sotto i petti d’ogni Volatile.
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Sella, vuol dire il groppone di un Castrato, o Capretto.
Rot-de-Bif, vedetelo nel Tom. II. pag. 53.
Filetti di Pesci: sono questi o le due parti laterali del Pesce, dissossate, o tagliate a strisce dopo dissossate, o levati dal Pesce dopo cotto.
Atelette, sono piccioli spiedini con Animelle, o Fegatini, o Palati ec.
Tartellette, specie di Pasticcietti.
rissole, sono questi piccioli Ravioletti fritti, o dolci, o bruschi.
Carrè, significa quattro o cinque Cotelette di Animale quadrupede unite insieme, e tagliate le osse delle coste corte, che forma un pezzo di Carne riquadrata. Carrè significa Quadrato.
Cotelette, sono Costolette, ossiano braciole.
Piccare, è una specie di recamo, che fassi con piccioli lardelli di lardo tagliati assai regolarmente, e un ago, sopra a qualunque sorta di Carne, o Pesce. Si può piccare ancora con filetti di tartufi, di carote, con fusti di petrosemolo ec.
Lardare, s’intende infilare nella Carne de’ lardelli di lardo, e prosciutto, conditi.
Ambigù, significa una Cena servita tutta in una portata.
Trussare, significa incosciare, o aggiustare propriamente qualche Pollo, o altro Volatile colle zampe nel corpo, o sopra il petto, o in altra guisa.
Fiambare, significa fare rinvenire un poco qualunque Volatile, all’aria di un fornello
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ardente, onde poterlo poi spilluccare da tutte le puche.
Spilluccare, significa, dopo che il Volatile sarà fiambato, levargli colla punta del coltello tutte le puche, onde renderlo netto.
Imbianchire, all’acqua bollente, significa prolessare, o allessare qualunque cosa.
Panate, vuol dire, spolverizzate di mollica di pane grattata.
Senteminult, Salsa, o brodo, così nominato.
Epluche, sono frondine minute di petrosemolo, che si mettono nelle Salse.
Ascè, significa trito.
Piccante, vuol dire brusco.
Farsire, significa riempire.
Vol-o-vant, vuol dire pasticcio, Torta, o Pasticcietto cotto vuoto, e poi ripieno.
Malbrè, è questa una Vivanda rifredda, decorata in cazzarola, o stampa di rame.
galantina, altra Vivanda rifredda, decorata sul piatto.
Diversi altri Termini Francesi si trovano spiegati nel Tom. I. pag. LV.

Fine del Tomo Sesto, ed Ultimo.

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INDICE

CAPITOLO PRIMO.Degli Arrosti, e Rifreddi di grasso, e di magro.Regole per la Cottura degli Arrosti. Pag. 1
Avvertimenti sopra la Polleria. 5
Della Pollanca. 6
Della Capponessa di Bologna. ivi
Del Gallinaccio, Gallinaccietto, Tocchino, e Cappone. 7
Del Pollastro. ivi
Del Piccione. ivi
Della Vitella Mongana. 8
Del Capretto. ivi
Dell’Oca, Anitra, Garganella, ed altri Uccelli acquatici. 9
Del Palombaccio, e Tortorella. ivi
Degli Uccelli serviti con Crostini. 10
De’ Pivieri, Beccaccie, Pizzarde, e Pizzardoni. ivi
Del Pavone, Pavoncella, Fagiano, Pernice, Starna, Gallina di Faraone, e Pratarola, Perniciotto, e Starnotto. 11
De’ Tordi. ivi
Delle Quaglie, e Quagliardi. 12
Della Lepre, e Lepratta. ivi
Del Coniglio. 13
VI.323
Del Cignaletto, Cerviatto, Capriolo, e altro Selvaggiume Quadrupede. 14
Costate di Manzo alla Napolitana. ivi
Filetto di Manzo in Bif-stec. 15
Ruladine di Manzo. ivi
Ruladine diverse con Crostini. ivi
Degli Arrosti di Pesce. 16
De’ Rifreddi di grasso, e di magro. 17
Osservazioni sopra i Rifreddi. ivi
Hure, ossia Testa di Cignale. ivi
Hure, ossia Testa di Maiale. 19
galantina di Testa di Maiale. 20
prosciutto alla Majanse. 22
prosciutto all’Inglese. ivi
prosciutto alla Marescialle. 23
prosciutto all’aspic in Cassa di butirro. ivi
prosciutto Glassato. 25
prosciutto allaspic tremolante. ivi
prosciutto in galantina. ivi
prosciutto in Malbrè. 26
Gallinaccio al Pert-dugliette. 27
Gallinaccio in galantina. 28
Gallinaccio in Addobbo. 29
Gallinaccio Furrè. ivi
Oca in Addobbo. 30
Cosciotto di Cignale in Addobbo. 31
Cosciotto di Cignale alla Moda. 32
Gattò di Lepre. ivi
Gattò di Lepre in Malbrè. 33
Lepre all’aspic. 34
Porchetto da Latte in galantina. ivi
Porchetto da Latte al Moene-blanc. 36
Cosciotto di Mongana in Addobbo. 37
Manzo alla Reale. ivi
VI.324
Petto di Manzo Sfumato. ivi
Culatta di Manzo Sfumata. ivi
Lingue di Manzo Sfumate. 38
Lingue di Manzo Furrè. 39
Lingue di Manzo allo Scarlatto. 40
Lingue di Maiale Furrè. ivi
Pavone in Adobbo. 41
Pavone all’aspic in Cassa di butirro. 42
Pavone in galantina. ivi
Pavone in Malbrè. 43
Fagiano all’aspic in diverse maniere. ivi
Galline di Faraone, e Pratarole all’aspic in diverse maniere. 44
Pernici, e Starne all’aspic in diverse maniere. ivi
Lingue di manzo in Malbrè. ivi
Malbrè in diverse maniere. 45
Verrina Lattante di Maiale. 46
galantina di Maiale. 47
formaggio all’Inglese. 48
Gattò alla Piamontese. 50
Gattò alla Savoiarda. ivi
Gattò di Lingue Salate. 51
Porcelletta all’aspic. ivi
galantina di Pesce. 52
Salami di Pesce. 54
Malbrè di Code di Ragoste. 55
Malbrè di Gamberi. 56
Tocchino all’aspic in Malbrè. ivi
Pizzarde al Fumè all’aspic. ivi
Perniciotti in Pere all’aspic. ivi
Tenerumi di Mongana all’aspic. 57
Coscie di Gallinaccietti in Anitrelle all’aspic. ivi
VI.325
Tordi al Fumè all’aspic. 58
Allodole alla Perla all’aspic. ivi
Insalatina alla Majonese. 59
Insalatina alla Berten all’aspic. ivi
Insalatina alla Ravigotta all’aspic. 60
Insalatina alla Barrì all’aspic. 61
Insalatina alla Remolada all’aspic. ivi
Insalatina alla Polacca all’aspic. ivi
Insalatina alla Moscovita all’aspic. 62
Insalatina alla Belle-vue. ivi
Insalatina alla Biron. 63
Variazioni delle Insalatine. 64
Filetti di Anitre Emensè al Dragoncello all’aspic. 65
Animelle di Mongana in Tartarughe all’aspic. 66
Piccioli Malbrè al Dragoncello. 67
aspic in picciole stampe in Malbrè. ivi
Emensè di Anitre all’Erbe fine all’aspic. ivi
Filetti di Beccaccie al Vino di Sciampagna all’aspic. 68
Anitrelle alla Nage all’aspic. 69
Pollastri in Tartarughe all’aspic. ivi
Salmì di Beccaccie all’aspic. ivi
Pollastri in Ecrevisse all’aspic. 70
Anitrelle di Pesce Spada all’aspic. ivi
Pollastrelli di Filetti di Linguattole all’aspic. 71
Piccioncini di Filetti di Pesce Spada all’aspic. ivi
Tartarughe di Spigola all’aspic. 72
Delle Variazioni, e Decorazioni de’ Rifreddi. ivi
De’ Pasticci Rifreddi di grasso, e di magro. 75
pasticcio di Manzo. ivi
VI.326
pasticcio di Vitella Mongana. 76
pasticcio di Castrato. 77
pasticcio alla Condè. ivi
pasticcio di Porchetto da Latte. 78
pasticcio di prosciutto. 79
pasticcio di Cignale. 80
pasticcio di Gallinaccio. ivi
pasticcio alla Morise. 81
pasticcio d’Amiens. 82
pasticcio di Pernici, o Starne. ivi
pasticcio di Pernici alla Scioesie. 83
pasticcio di Beccaccie, Pivieri, Pizzarde, e Pizzardoni. 84
pasticcio di Perniciotti, Starnotti, Tordi, Quaglie, e Quagliardi. ivi
pasticcio di Oche, Anitre, e Garganelle. 85
pasticcio di Pavoni, Fagiani, Galline Pratarole, e di Faraone. ivi
pasticcio di Pernici alli Tartufi. 86
pasticcio Caldo Rifreddo. ivi
pasticcio alla Perigord. 87
pasticcio di Piccioni, e Pollastri. 88
pasticcio di Lepri, e di Conigli. 89
pasticcio di Piccioli Uccelli. ivi
De’ Pasticci di Pesce. ivi
pasticcio di Storione, Spada, Ombrina, Cerna, Corvo, Tonno, e Spigola. 90
pasticcio di Salamone. 92
pasticcio di Trotte. 93
pasticcio di Linguattole. ivi
pasticcio di Anguille. 94
pasticcio di Luccio. 95
pasticcio di Dentale. 96
pasticcio di Cefalo. 97
VI.327
pasticcio di Carpio. ivi
pasticcio di Spigola. ivi
pasticcio di Martino. ivi
pasticcio di Anitrelle Marine. 98
pasticcio di Fologhe. 99CAPITOLO SECONDO.De’ Crostacei, e Conchiglie, sì di grasso, che di magro, e dell’Erbe di magro.De’ Crostacei in genere. 100
Della Ragosta. ivi
Ragoste al Corto-brodo. 101
Ragosta all’Inglese. 102
Ragosta alla Biron. ivi
Ragosta in diverse maniere. 103
Coda di Ragosta alla Mariniera. ivi
Coda di Ragosta alla Vinegretta. 104
Coda di Ragosta alla Berten. ivi
Coda di Ragosta all’Erbe fine. ivi
Coda di Ragosta alla Remolada. 105
Coda di Ragosta alla Salsa verde. ivi
Coda di Ragosta alla Pulette. ivi
Coda di Ragosta alla Vestale. 106
Coda di Ragosta al Verd-prè. ivi
Coda di Ragosta alla besciamella. ivi
Coda di Ragosta alla Senteminult. 107
Coda di Ragosta panata all’aspic. ivi
Coda di Ragosta alla Melfi. 108
Insalatina di Coda di Ragosta. ivi
Coda di Ragosta a diverse Salse, e ragù. 109
Del Gambero di Acqua dolce. ivi
Gamberi alla Sciantiglì. 110
VI.328
Gamberi al Corto-brodo. 111
Gamberi alla Pulette. ivi
Gamberi all’Inglese. ivi
Gamberi all’Olandese. 112
Gamberi alla Sultana. ivi
Gamberi alla Flamande. 113
Gamberi all’Italiana. ivi
Gamberi alla Vestale. ivi
Gamberi all’Erbe fine. 114
Gamberi all’Intendente. ivi
Gamberi in Atelette. ivi
Gamberi alla Condè. 115
Gamberi alla Senteminult. 116
Gamberi alla Spagnuola. ivi
Gamberi in diverse maniere. ivi
Delle Squille. 117
Della Squilla lata, ossia Ursa. ivi
Canocchie in diverse maniere. 119
Del Carangone. ivi
Della Squilla gibba. 120
Della Squilla parva. ivi
Della Squilla Mantis di Rondelezio. 121
De’ Granchi in genere. ivi
Del Granchio Marino. 122
Del Granghio detto Maja. 123
Del Granchio Paguro. ivi
Grancevole in diverse maniere. 124
Del Granchio di Acqua dolce. 125
Granchi teneri fritti. 126
Granchi teneri al sugo di Pomidoro. 127
Granchi teneri Brodettati. ivi
Granchi teneri panati. ivi
Granchi teneri in diverse maniere. 128
VI.329
Della Tartaruga, o Testuggine. ivi
Tartaruga marina all’Inglese. 130
Tartaruga marina al Sole. 131
Tartaruga marina alla Biron. 133
Tartaruga marina alla Senteminult. 134
Tartarughe terrestri in Fricassè. ivi
Tartarughe terrestri all’Etuvè. 135
Tartarughe terrestri in Matalotta. 136
Tartarughe terrestri Agro-dolce. ivi
Tartarughe terrestri in ragù. 137
Tartarughe terrestri al Culì di Pomidoro. 138
Tartarughe terrestri in diverse maniere. ivi
Delle Conchiglie, o Frutti di mare in genere. 139
Dell’Ostrica. 140
Maniera di mangiare le Ostriche crude. 142
Avvertimento sopra le Ostriche. 143
Ostriche Arrostite. ivi
Ostriche Fritte. 144
Ostriche alla Pulette. ivi
Ostriche alla besciamella. ivi
Ostriche al Forno alla besciamella. ivi
Ostriche al Naturale. ivi
Ostriche in Cassettine di carta. 145
Ostriche al Vino di Sciampagna. ivi
Ostriche in Cassettine di pane. 146
Ostriche alla Militare. ivi
Ostriche in Atelette. 147
Ostriche in Sortù. ivi
Ostriche alla Servante. 148
Ostriche al parmigiano. ivi
Ostriche alla Provenzale. ivi
Zuppetta di Ostriche. 149
Delle Came, o Peverazze. 150
VI.330
De’ Soleni, o Cannolicchi. 151
Cannolicchi a diverse Salse, e ragù. 153
Cannolicchi Arrostiti. ivi
Zuppetta di Cannolicchi. ivi
Delle Foladi, o Dattili di mare. 154
Degli Spondili. 155
Delle Gongole. ivi
Delle Telline. 156
Telline alla Liason. 157
Telline all’Erbe fine. ivi
Telline in diverse maniere. 158
Dei Mitoli. ivi
Delle Pinne, o Bucardini. 159
Delle Fontrivole. 160
Delle Cozze di Taranto. ivi
Cozze in diverse maniere. 162
Cozze alla Provenzale. ivi
Cozze all’Italiana. 163
Cozze alla Gravina. ivi
Cozze Arrostite. 164
Del Lepas, o Patelle. ivi
De’ Pettini, o Cocciole. 165
Del Balano, o Ghianda di mare. 166
Ghiande di mare alla Veneziana. 167
Ghiande di mare in Fricassè. 168
Ghiande di mare Arrostite. ivi
Zuppetta di Ghiande di mare. ivi
Ghiande di mare in diverse maniere. 169
Degli Echini, o Ricci di mare. ivi
Modo di servire gli Echini. 172
Delle Volute, o Sconcigli. ivi
Sconcigli in diverse maniere. 173
Delle Viti, o Maruzzelli. ivi
Delle Nerite, o Chioccole. 174
VI.331
Chioccole all’Erbe fine. ivi
Chioccole alli Tartufi. 175
Chioccole alla Puselle. ivi
Chioccole al sugo di Pomidoro. ivi
Chioccole Arrostite. ivi
Chioccole in diverse maniere. 176
Osservazioni sopra le Zuppe di Frutti di mare. ivi
zuppa di Ostriche, o Spondili, o Patelle. 177
zuppa di Cappe, Mitoli, Telline, Bucardini, Soleni, Chioccole, Gongole, Dattili, Ghiande, Cozze, Coccioli, Sconcigli ec. 178
Modo di servire i ragù di Frutti di mare. 179
Delle Lumache. ivi
Lumache in diverse maniere. 181
Lumache di Vigna in diverse maniere. 182
Delle Ortiche di mare. 183
Dell’Erbe di magro. 185
brodo di magro all’olio per dette Erbe. ivi
brodo di magro al butirro per dette Erbe. 186
sugo di Pomidoro di magro. ivi
Spinaci al butirro. ivi
Lattuga all’Acetosa. ivi
Coste di Bieta alla Salsa Bianca. 187
Carote rosse alla padella. ivi
Carote gialle alla Salsa di butirro. 188
Finocchi panati. ivi
Salsefine alla Salsa bianca. 189
Rape Glassate. ivi
Indivia all’Acetosa. ivi
Carciofi Allesso. 190
Fagioletti alla padella. ivi
Gobbi alla Salsa di butirro. ivi
VI.332
Gobbi fritti, in bignè, e panati. 191
Gattò di Spinaci. ivi
Gattò alla Certosina. ivi
Fusti diversi alla Salsa bianca. 192
Fusti diversi fritti. ivi
Gattò d’Indivia. ivi
Selleri fritti. 193
Selleri panati. ivi
Cipolle glassate. ivi
Cipolle Allesso. 194
Carciofi fritti. ivi
Fagioli bianchi alla Maitre d’Hotel. ivi
Gattò di Luppoli, o Luperi. 195
Gattò di Porri. ivi
Gattò di Cipolle. 196
Gattò di Rape. ivi
Pasticcietto di Lattuga. ivi
pasticcio di Finocchio. ivi
pasticcio di Fusti diversi. 197
Pasticcietti di Luperi, o Luppoli. ivi
Pasticcietto di Sparagi. ivi
Pasticcietti di Selleri. 198
Pasticcietto di Carote. ivi
Pasticcietto di Raponsoli. ivi
Pasticcietto alla Certosina. ivi
Pasticcietto di Gobbi. 199
Rape alla Salsa bianca. ivi
Pastinache alla Salsa bianca. ivi
Lattughe panate. ivi
Lattughe Fritte. 200
Punte di Sparagi al butirro. ivi
Broccoli all’Erbe fine. ivi
Indivia al butirro. ivi
Raponsoli alla Salsa bianca. 201
VI.333
Salse fine trite. ivi
Pomi di terra alla Salsa bianca. ivi
Pomi di Terra fritti. ivi
Selleri alla Salsa di butirro. ivi
Finocchi all’Acetosa. ivi
Erbe alla Certosina. 202
Erbe alla Certosina al butirro. ivi
Porri al Gratino. ivi
Cavoli al Gratino. ivi
Cipolle al Gratino. 203
Luperi al butirro. ivi
Erbe diverse al Gratino. ivi
Erbe diverse in Cassettine di pane. ivi
Erbe diverse in Cassettine di carta. 204
Erbe diverse Fritte. ivi
Pasticcietto Vol-o-vant. 205
Torta Vol-o-vant. ivi
Tartufi al Vino Rosso di Spagna. ivi
Spinaci all’Olio. 206
Gobbi all’Olio. 207
Carciofi all’Olio. ivi
Cavoli Fiori all’olio. 208
Broccoli all’olio. ivi
Piselli all’olio. ivi
Fave all’olio. 209
Fagioletti verdi all’olio. ivi
Fagioletti verdi al sugo di Pomidoro. ivi
Sparagi all’olio. ivi
Finocchi all’olio. 210
Fagioli bianchi all’olio. ivi
Zucchette all’olio. ivi
Tartufi all’olio. 211
Prugnoli all’olio. ivi
Ceci all’olio. ivi
VI.334
Lenticchie all’olio. 212
Zucchette al sugo di Pomidoro. ivi
Cavoli all’olio. 213
Radiche all’olio. ivi
Marignani all’olio. ivi
Carciofi all’olio. 214
zuppa di Visciole fresche. ivi
zuppa di Pere al sugo di Pomidoro. ivi
Zuppetta di Prugnoli. 215
Zuppetta di Tartufi. 216
Zuppetta di Funghi. ivi
Zuppetta di Visciole. ivi
Pomi di Terra al butirro. ivi
Pomi di Terra all’olio. 217CAPITOLO TERZO.Della Pasticcieria di magro, diversi altri Piatti di magro, e de’ Pesci salati, e sfumati.Della Pasticcieria di magro. 218
Pasta Brisè all’olio. ivi
Pasta Brisè fina all’olio. 219
Pasta sfoglia all’olio. ivi
Pasta frolla all’olio. ivi
Pasta frolla alle Mandorle all’olio. 220
Pasta di marzapane di Mandorle dolci. ivi
Pasta di marzapane di Mandorla amara. ivi
Pasta Croccante, e di Mandorle. ivi
Modo di dirizzare i Pasticci. ivi
De’ Pasticci caldi di Pesce di grasso. 221
De’ Pasticci caldi di Pesce al butirro. 222
De’ Pasticci caldi di Pesce all’olio. 223
VI.335
Variazioni di detti Pasticci. ivi
pasticcio di Baccalà. 224
Delle Torte di Pesce di grasso. 225
Delle Torte di Pesce al butirro. ivi
Delle Torte Vol-o-vant. 226
Delle Torte di Pesce all’olio. ivi
Torta di Baccalà. 227
De’ Pasticcietti di Pesce al butirro. ivi
De’ Pasticcietti di Pesci all’olio. ivi
Delle Torte, Tartellette, ed altra Pasticcieria d’Antremè. 228
Torta di Spinaci. ivi
Torta di Fravole. 229
Torta Gelata. 230
Torta di Visciole. ivi
Torte di Persiche. ivi
Torta all’agresto. ivi
Torta di Albicocche. 231
Torta di Frutta diverse. ivi
Variazione delle Torte. ivi
Delle Tartellette. ivi
Tartellette in diverse maniere. 232
Pagnottelle al prosciutto. ivi
Pagnottelle all’olio. 233
Maritozzi fini Glassati. ivi
Maritozzi Ordinari. 234
Stinchetti di Mandorle. ivi
Fiori diversi. 235
Canestrelle. ivi
Rosette. 236
Cestini. ivi
Parterre. ivi
Tabacchiere. 237
Vasi. ivi
VI.336
Saliere. 238
Mastelli. ivi
Lavori diversi di pasta di Mandorle. ivi
Pasta di Mandorle a diversi colori. 239
Cialdoncini di Mandorle. ivi
Cannelli di Mandorle. 240
Paste frolle Glassate. ivi
Paste frolle diverse. 241
Spume di Mandorle dolci. ivi
Spume di Mandorle amare. ivi
Spume di cioccolata. ivi
Spume di Caffè. 242
Spume di Pistacchi. ivi
Spume di Cannella. ivi
Mandorle alla Perlina in diverse maniere. ivi
Mandorle Glassate. 243
Mandorle Sufflè. ivi
Maringhe. ivi
Maringhe di Pistacchi. 244
Croccante di Pasta di Mandorle. ivi
Croccante di Pasta Croccante. 245
Croccante di Mandorle al caramello. ivi
Croccanti dirizzate. 246
Gerbe. ivi
Croccante alla Flamande. 247
Cotture di Zucchero. 248
Chiarificazione di Zucchero. ivi
Zucchero a Lisa, o Lissè. ivi
Zucchero alla Perla, a Perlè. ivi
Zucchero alla Penna, o alla Sufflè. 249
Zucchero alla Piuma, o Plumè. ivi
Zucchero alla Palla, o Cassè. ivi
Zucchero al caramello. 250
Glasse diverse alla Reale di zucchero. ivi
VI.337
Glasse diverse alla Marenga di zucchero. 251
Glassa di cioccolata. 252
Pangiallo. ivi
Altri Piatti diversi di magro, e di grasso. 253
Zeppole. ivi
Frittelle di Riso. 254
Frittelle di Pasta. ivi
Frontaggio alla Perla. 255
Frontaggio alla Tedesca. 256
Flane di Portogallo. ivi
Flane di cedrato. ivi
Cassettine di Grattaculi. 257
bignè Mignoni all’Ostia. ivi
polenta Fritta. ivi
Atelette alla Fermiere. 258
Cappone di Galera alla Siciliana. ivi
Cappone di Galera all’Inglese. ivi
Gattò di Ricotta alla Piemombrù. 259
timballo di Code di Ragoste. 260
Gattò di Gamberi. ivi
Granada di Gamberi. 261
pane di Gamberi. ivi
formaggio di Gamberi. ivi
ragù di Gamberi alla Fermiere. 262
Struscioli. ivi
Flappe. 263
Fegati, e Latti di Pesce in Cassettine di pane. ivi
formaggio all’Olandese. 264
Zabaglione alla Savoiarda. ivi
Gattoncini alla Bregnesca. 265
Gattoncini alla Lombarda. ivi
Uova in trippa alla Burgioese. 266
Uova in trippa al parmigiano. ivi
Frittatine in trippa al parmigiano. ivi
VI.338
Brodetti diversi di Primavera. ivi
Uova sperse in zuppa al butirro. 267
Uova in trippa al Culì di Pomidoro. ivi
Mela Fritte. ivi
Crostini Fristec. 268
De’ Pesci Salati, e Sfumati. ivi
Del Baccalà. ivi
Baccalà alla crema. 269
Baccalà alla Flamande. ivi
Baccalà alla Certosina. 270
Baccalà alla Turca. ivi
Baccalà alla Pere-moene. ivi
Baccalà alla Giardiniera. 271
Baccalà alla Provenzale. ivi
Baccalà alla Maitre d’Hotel. 272
Baccalà al Fiore di Latte. ivi
Baccalà all’agresto. ivi
Baccalà alla besciamella. 273
Baccalà al butirro nero. ivi
Baccalà alla mostarda. ivi
Baccalà in bignè. ivi
Baccalà al Gratino. 274
Baccalà alla Biron. ivi
Baccalà Agro-dolce. 275
Baccalà al Culì di Pomidoro. ivi
Baccalà alla Roberta. ivi
Baccalà in diverse maniere alla Burgioese. ivi
Salamone sfumato in Cassettine. 276
Salamone salato all’Olandese. 277
Salamone salato a diverse Salse, e ragù. ivi
Insalatina di Salamone salato. 278
Aringhe salate alla Senteminult. ivi
Aringhe sfumate all’Erbe fine. ivi
Filetti di Aringhe salate, o sfumate in bignè. 279
VI.339
Filetti di Aringhe salate, o sfumate, a diverse Salse. ivi
Tarantello a diverse Salse, e ragù. 280
Tarantello in diverse maniere. ivi
Alici salate alla Perla. 281
Crostini al Canapè. ivi
Crostini di Alici salate all’Erbe fine. 282
Alici salate in Cassettina di carta. ivi
Alici salate in Cassettine di pane. 283
Insalatine di Tonno sott’olio, e sotto aceto. ivi
Crostini Agro-dolci di Pesci salati. iviCAPITOLO QUARTO.Delle Vivande da riservirsi sulla Mensa, del Modo di conservare diverse sorta d’Erbe, e della Farina de’ Pomi di Terra, ed una Spiegazione generale de’ termini Francesi.Delle Vivande da riservarsi sulla Mensa. 285
Coscie di Polleria diversa alla Roberta. ivi
Coscie di Polleria diversa alla Tartara. 286
Salmì di vario Selvaggiume. ivi
Emensè di vario Selvaggiume. 287
Ascì in diverse sorta di Carni. 288
Marinate di varie sorta di Carni. 290
Insalatine diverse sì di Carni, che di Pesci. ivi
Besciamelle di varie specie al Forno. 291
Bianchette di varie Carni, e Pesci. 292
Emensè di Vitella alla besciamella. 293
formaggio di Cappone. 294
Senteminult di varie specie di Polleria, e Pesci. ivi
VI.340
Emensè di Petti di diversa Polleria, e di diverse Carni. 296
Tartare diverse di Polleria, ed altre Carni. 297
Malbrè di ogni sorta di Carni. ivi
Crocchetti diversi. 298
Besciamelle diverse per Ripieno. 299
Atelette diverse. ivi
Fritture diverse al Sole. ivi
Ripieni diversi per Cappelletti, Tortellini, e Ravioletti. 300
Variazioni delle Salse, ragù, e Guarnizioni. ivi
Variazione de’ Pesci al Corto-brodo. 304
Variazione de’ Pesci Fritti. 305
Modo di conservare diverse sorta d’Erbe. 307
Sparagi. ivi
Carciofi. 308
Fagioletti Verdi. 310
Piselli fini. 311
Tartufi. ivi
Prugnoli. 312
Funghi. ivi
Cedrioli, e Cedrioletti. 314
Olive. ivi
Carote rosse. 315
Capperi. ivi
sugo di agresto. ivi
Farina de’ Pomi di Terra. 316
Altro Modo per lievitare il Pangiallo. 317
Marmellade diverse. ivi
SPIEGAZIONE GENERALE.
De’ Termini Francesi. 318IL FINE.