Risposta del signor Carlo Fontana alla lettera dell'illustriss. Sig. Ottavio Castiglioni

Trascrizione, revisione e edizione digitale a cura di Giovanni Urraci

  • Sottotitolo:
  • Autore: Carlo Fontana
  • Tipo opera: Descrizione banchetto
  • Tipologia testo:
  • Collocazione geografica: Roma
  • Datazione: 1668
  • Luogo di edizione: Roma
  • Collocazione (biblioteconomica o archivistica): Disponibile su Google Books
  • Pubblicata il: 09/11/2022
  • Condizioni accesso: Open Access
  • Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it
  • Copyright: AtLiTeG
  • DOI: 10.35948/ATLITEG/Corpus/73

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Il primo era piatto reale di biscottini alla savoiarda aggiustati sopra un suolo inargentato con una balaustrata attorno di cedro candito, su la quale risplendeva una stella, formata di sei fette di cocomero candito piene di piselli verdi canditi, e sopra di essa appariva un pomo d’Adamo dentro quattro foglie di pasta di marzapane, il cui cerchio sosteneva un piatto di castagnole di cioccolata, e in un mazzo di tulipani di zucchero terminava la cima di questo trionfo regalato di bischotti di zuchero colorati. Ricorreva intorno al secondo trionfo di biscotti di cioccolata una balaustrata di cedro candito, che sostentava quattro fronde di pasta di zucchero piene di amandoline, e briccocole verdi candite, sopra le quali usciva un pomo d’Adamo con foglie grandi, che reggeva il secondo piatto in aria con dentro castagnole di zucchero coll’odore d’anisi, risaltandovi un mazzo di fiori di zucchero lumeggiato d’oro, regalato il piatto di biscotti di zucchero bianco. Il terzo era un piatto di frittelle lavorate di pasta reale, ripiene di pistacchi, e persicate di cedro candito, e di cocuzzata, alzandosi sopra otto fronde di pasta di zucchero ripiegate un’altro piatto reale regalato di melangoli alla portoghese, covava nel mezzo un tartarucone di pasta di zucchero empito di canditi, con i fiori nella cima. Formavano il quarto tre tritoni, che reggevano un piatto reale di prugnoli alla portoghese, e nel mezzo rappresentante un mare, soprastava uno scoglio di canditi circondando l’orlo del piatto diverse conchiglie di pasta di marzapani, le perle delle quali erano pistacchi alla francese, con un mazzo di rose di zucchero colorito in cima. Quinto, un cappellone all’antica rialzato da una banda con penne di pavone, col merletto di zucchero, e con un centiglio di gioie fatte di canditi, serviva di pasticcio posto in aria sopra quattro menzole di pasta di zucchero, e di marzapane, sotto il quale stava un’altro piatto reale con grancitelli di pasta di zucchero, che portavano una canestra d’agresta, candita tutta, tocca d’oro. Sesto, un piatto di maccheroni alla francese adorno di castagnole con un mazzo di fiori di zucchero portato da tre tritoni, e con un scoglio fatto di canditi, regalato di conchiglie d’amandole alla francese. Il settimo trionfo era una torta di diversi canditi, tempestata di cime di cedro, e di sparigi canditi, che si foltivano una selva, con due statuette rappresentanti la favola di Pane, e Siringa alzate sopra una vite, che contornava il piatto, e nel mezzo siedeva un cagnolo di pasta di zucchero pieno di canditi regalato il piatto di frutti in aceto. L’ottavo mandava in aria una pianta di carcioffi fatti al naturale, ciascuno de’ quali chiudeva tra le foglie un limoncelletto candito, e quel di mezzo un cedro. Giravagli d’intorno fronde di lattuca di zucchero con tondini di brugnoli finti con mentuccia sopra, sendo la pianta tutta coronata di tulipani di zucchero di diversi colori. Si dilatava il nono in una fontana chiusa da tre balaustrate di canditi, che chiudevano tre delfini, e ognuno spandeva un velo, e dalla cima usciva un fiocco d’acqua fatta di canutiglia, e cadeva in sei tazze piene di frutti canditi con varii pezzi di zucchero candito, che componevano ghiacci. Nella seconda tazza erano tutti canditi in piedi, che servivano di Tartaro con ova filate, regalato il piatto di diversi biscottini, e gelsumini di zucchero. Un piatto basso di pasticcetti alla genovese formava il decimo trionfo lavorati con pasta di marzapani, con gelo di visciole intorno, e castagnole facendogli cima un mazzo di rose rosse di zucchero. Ma io lascio per ultimo, come il più grato in questi tempi così caldi il servigio de’ ghiacci, che consisteva in sei trionfi magnifici. Sorgeva nel mezzo a ciascuno di essi una piramide a triangolo, vestita di mortella con tre altre guglie di giaccio attorno il piatto, e queste tramezzate da piramidette di frutti freschi alla francese di tutte le sorti sopra piattini in aria ornati di mortella: nella medesima maniera ricorreva il secondo piatto, sin che sul terzo posava una guglia di ghiaccio alta palmi uno e mezzo; e questi sei trionfi erano distribuiti con molti altri piatti reali di varie sorti di canditi, paste, e confetti su le quattro tavole poste davanti la credenza, e bottigleria, assieme con due vasi di ghiaccio scannellati pieni di frutti finti ghiacciati imitanti il naturale composti di sorbetti, di pistacchiate, e di limonee coperte con una cuppola del medesimo ghiaccio colorito diversamente abbelliti con fiori, e verdure. Due urne di ghiaccio co i labri rivoltati alti palmi due, e mezo, tre larghi, e cinque longhi, e dentro vi era una ghirlanda di fiori al naturale, e frutti freschi, e nel mezzo una quantità di fiori. Posavansi queste due urne in un capo, e l’altro del tavolone maggiore, tramezzando fra tutti i trionfi della credenza quanto quei della cucina, dodici fruttiere dorate effiggiate piene di canditi, e di confetti, e molti tondini con meloni affettati posti sopra conchiglie larghe di ghiaccio. Contemplavano le dame, e i prencipi la magnificenza del regio apparecchio né si dava principio al rinfresco, ma volendo l’altre pigliar l’esempio della Signora D. Caterina questa con violenza gentile, pregata dalla signora principessa di Farnese principiò a gustare i frutti, e le paste, così per l’altra parte supplicato dal signor Cardinal Chigi, il signor Cardinal Rospigliosi diede motivo ai principi di far l’istesso. Giravano intanto le sottocoppe con Trebiani di Spagna, e moscatelli della Petraia con Montepulciani bianchi e rossi vecchi, magnaguerre rosse, con vini di visciole fatti di claretto, e Montepulciano, di Città di Castello bianchi, di moscatelli di Perugia, e claretti di Francia. Altri correva con caraffine di limonee cedrate ambrate, di cedro, di cedrate di Fiorenza, di gelsumini alla frangipane ambrate, di cannella bianca, e rossa colorita, e di persicata: né vi furono desiderati i sorbetti veramente preziosi poiché v’erano sorbetti di visciole, di cedrato, di limone, di persica, e di ambretta, e vi fu per compimento di soavità la lattata di seme di melone in gelo con ambra sorbettata; e tanto le acque quanto i vini si dispensavono nelle boccette, e nelle caraffine con una tazza di gelo per potervi vuotar dentro per maggior delizia di fresco, o l’une, o gl’altri.

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