Convito fatto ai figliuoli del re di Napoli da Benedetto Salutati e Compagni mercanti fiorentini il 16 febbraio 1476

1vHordine delle vivande, e prima:
17 piattelletti, a ciaschuno il suo, et in ciaschuno due pezzi di pinnochiati dorati e grandi.
17 schodellette di maiolicha di una vivanda che si chiama natta, fatta di fiore di latte,
8 piatti d’argento di gelatina lavorata chon arme e divise, di polpe di capponi; infra quali n’era uno che andò al Signor Duca, che era uno condotto o vero fontana, che gitava in aria aqua lanfa avantegiata.
17 pasticci di tommacelli di cavretto: a ciascuno il suo.
4 piatti grandi, in ciascuno uno pezzo di vitella, uno quarto di castrato, et 5 capponi et prosciutti, tutto lesso; e con esso:
17 scodelle di biancho mangiare, a ciascuno la sua.
4 piatti grandi, in ciascuno 6 pagoni arrosto con la salsa di pago.
4 piatti grandi di starne arrosto squartate, cioè le polpe e cosce, suvi una salsa.
4 piatti grandi, in ciascuno uno pezzo di vitella, una spalla di castrone et 5 capponi, tutto arrosto, con limoncelli tagliati sopra essi.
14 piatti mezani di fagiani squartati, suvi una salsa biancha con zuppa dorata.
4 piatti grandi di fagiani arostiti nel lardo, chon sugho di melarancia.
4 piatti grandi di starne arrosto, con loro salsse.
4 piatti grandi, ciascuno 4 pasticci di ghalline, cioè una ghallina intera per pasticcio, con uno intingholo di rossi d’uova e aqua roxa, e spezierie e zuchero drento al pasticcio.
4 piatti grandi, in ciascuno VI pasticci di vitella.
4 coppi di pipioni e pollastri, con coperchi lavorate a uxo di champana; infra quali n’era uno che scoprendolo davanti al Signor Duca, era pieno d’ucelletti vivi che volarono per la sala. Et qui si levò la prima tovaglia.
4 piatti grandi di pasterelle di carne con con zuchero e spezierie
4 piatti grandi di zuppe o vero schiacciate sfogliate.
4 piatti grandi di paperelle a guisa di lucernuzze
4 piatti grandi, in ciaschuno una torta di latte con zuchero, aqua rosa e lanfa, con coperchi di pasta lavorati con una grilanda di mortella intorno.
4 piatti grandi di simili torte, ma di vario sapore.
4 piatti grandi, in ciaschuno VI tortelle di simile composizione, ma vario sapore.
4 piatti grandi di pasterelle piciole di zucchero.
4 piatti grandi di guanti o vero crespelli molto gentili.
6 piatti grandi di torte marzapane picciole e sottile con calde, molto gentili, di zuchero con muscho.
14 piatti mezani di nievole o vero cialde alla buona maniera, di 2 sorte, con una tazza d’ipocassio a ciaschuno. E qui finì il convito, con dare aqua amante finissima e levare tovaglie.
E in su e tapeti venne al Signor Duca uno grande bacino lavoratovi su una montagnia di verdura conposta di ramagletti e finissmi odori, con carrafelle di polvere, e aque molto degnie, che si sparsono per tutta la tavola.
2rCiaschuna vivanda veniva in tavola con buono ordine e a suono di tronba.
Et circha a mezzo il convito venne una mummerìa di 8 giovani vestiti a guisa di cacciatori, con corni e cani e preda di selvagiume, i quali erano tutti musichi della chappella del Signor Re. Et giunti in sala davanti ale tavole, cantarono una nuova maniera di canto molto bello, et partironsi.
E vini furono di diverse ragioni, come apresso fia noto. E su per la tavola erano fra e 2 una lista di carta notatovi su tutti i deti vini, et ciascuno domandava da bere di quello che più gli agradava.
Malvagia, Moscadello, Vernacia, Grecho, trebbiano, Fianello, Falsamico, Bonagia di Trapani, vino del Cilento, Fasigniano, Mazachane, Asprino bianco, Asprino rosso. Il Fassigniano e Mazachane furono i più adomandati, per essere vini legieri.
Levatosi da tavola, sanza levare le tavole, si ritrassono nelle predette 2 camere, e chi sonava, e chi chantava, e chi ragionava di quello che più li piaceva. L’esercizio del Signor Duca fu apartarsi con li 3 merchanti fiorentini, il Conte di Belchastro parlando sempre dele cose di Firenze, e del tempo che detto Signor Duca stette in Toscana. Et stato circha a una ora, venne la colezione, che furono 17 bacini d’argento pieni di diverse colezioni, e sopra esse uno coperchio lavorato di cera e zucchero di diversi colori, con certi animali, e a cascuno de’ convitati fu presentato il suo, il quale era adorno sopra il deto coperchio di bandiere di charta dipinta dell’arme e livree di ciascuno; e quelle de’ merchanti aveano l’arme e ’l segnio. Et co’ deti bacini venono li scudieri, ciaschuno con tazze e coppe d’ariento e d’oro per dare bere a chi ne volle. E fatto la collezione, poco apresso, ciascuno prese licenzia, che era circha di ore 5 di notte, e quando si missono a tavola era circha d’ore una di notte o poco più.
Furono servitori e cortigiani assai di tutti quelli signori, che la casa era tutta piena. E oltre alla bontà delle vivande, che furono tutte cose avantagiate, ve ne fu copia grandissima, tantoché tutto homo n’ebe più che sua parte. E in efetto ciascuno s’acorda sia stato così degno convito et abondante, quanto potessi esser fatto senza nessuno rispiarmo.
Erasi lasciato il far menzion che quando venono i pagoni arrosto apresso al bianco mangare, venne in tavola 2 bacini d’argento, in cascuno uno pagone cotto, ritto in piè, aconcio co· le sue penne, et con la coda rotata, che parevano vivi; e in becco aveano l’uno uno profummo, l’altro una certa materia odorifera che ardeva come una candela, con certi brevi al chollo che dicevano: «Modus et ordo» e al petto pendeva l’arme del Signor Duca. Quali non si tochorono, ma stati uno poco in tavola per magnificenza, furono poi levati.