La Singolare Dottrina Di M. Domenico Romoli sopranominato Panunto (Libro V)

Trascrizione, revisione e edizione digitale a cura di Veronica Ricotta

  • Sottotitolo: Dell'ufficio dello Scalco, dei condimenti di tutte le viuande, le stagioni che si conuengono a tutti gli animali, vcelli & pesci, Banchetti di ogni tempo, & mangiare da apparecchiarsi di dì, in dì, per tutto l'anno a Prencipi: Con la dichiaratione della qualità delle carni di tutti gli animali ... ; Nel fin un breve trattato del regimento della sanità ...
  • Autore: Domenico Romoli detto il Panunto
  • Tipo opera: Stampa
  • Tipologia testo: stampa
  • Collocazione geografica: Firenze
  • Datazione: 1560
  • Luogo di edizione: Venezia
  • Collocazione (biblioteconomica o archivistica): Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, MAGL. 3.8.838;
  • Pubblicata il: 05/01/2022
  • Condizioni accesso: Open Access
  • Licenza di utilizzo: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it
  • Copyright: AtLiTeG
  • DOI: 10.35948/ATLITEG/Corpus/68

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LIBRO QUINTO. DEL CONDIMENTO DEI CIBI

Quando il cappon grasso sarà cotto allesso, pigliate un pignattino, e mettavisi una parte di quel brodo grasso del cappone, mettasi il restante in una cazzuola polita. Farete la pasta di maccheroni sottile, o tagliategli a quadretti; distendansi, o lasciategli rasciugare, e quando il brodo bolle, mettansi pianamente distesi dentro il brodo, non gli rimescolate troppo spesso, vogliono buona cocitura. Quando saranno morbidi, pigliate un piatto cupo, mettavisi del cascio parmigiano, e provatura gratusciati mescolate con cannella nel fondo con un poco di quel brodo grasso nel pignattino, mettasi la schiena del cappone su il cascio, aprasegli il petto, e le coscie, mettavisi del cascio, e del brodo grasso, e dapoi cuoprasi ogni cosa di cascio, e di cannella, mettasi di sopra un'altro piatto caldo, scaldate una tovaglietta grossa, rivolgasi e cuoprasi il piatto serrato, e tengasi in luogo caldo una mezza hora, e mettusi sotto i matarazzi, e poi lievisi la tovaglia, e mandisi in tavola. Voi lo potrete con simile modo coprir di raviovioletti o di annolini, overo con un tocchetto di capretto o mangiar bianco semplice con granella di melagrane forti di sopra, ma al mio parere, non si esca di maccheroni.

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Senza tanto facende se coceranno le annatre o germani arrosto ungendoli con quel lardo nel brodo del capretto, perché la crosta loro sarà meglio che la carne quando sian grassi. Voi gli potrete coprire di mirausto o del tocchetto di capretto, overo del sauor di peverone.

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L’animelle da frigere vogliono esser di vitella mongana, e quando le saran rifatte, levarete le sue pellicine, e nervetti. Tagliate quelle della gola a pezzi larghi, e non molto grossi e quella tonda dello stomaco, lieviglisi via tutto quel che ha d'intorno, e così interi se gli dia un taglietto in croce, e quando lo strutto sarà ben caldo, mettasi a friggere, e quando saran resolate, cavinsi in un piatto, e mettasi sopra della salina bianca, e pepe con le sue melarancette tagliate.

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Se si vorran maritate, lascinsi bollir tanto che sien cotte, lievinsigli poi tutti i nervetti e pellicine che si è detto altre volte, poi taglinsi minute e pestinsi diligentemente. Farete del latte di amandole, e passato con un pezzo di mollica di pane bollito, e brodo magro, mettasi in una cazola con un pezzo di zuccaro, e nella bragia mesticandolo tasto continovamente, che sieno ripresse, e delicate, poi nettasi un mezzo cucchiaro di brodo grasso di capponi, overo un pezzetto di buturo fresco con un poco di giengevo bianco, e ne farete piattelletti con zuccaro grattato, e granelle di melagrane di sopra. E se le vorrete anco più gentili, e migliori, pigliate un poco di cascio parmigiano, e distemperatele con agresto, e brodo magro, e mettansi in un tegame con pepe, cannella, e pochi garofili, e mettasi il tegame al fuoco di bragia sopra un trepiedi, e quando havran così bollito, e restato poco brodo, piglinsi rossi di uova sbattuti con un poco di color di zafferano, e con esso le stringerete, e le venerete a far molto delicate, facendo poi di essi i vostri piattelletti con zuccaro, e cannella di sopra.

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Quando le animelle saran rifatte, e cotte, battansi grossamente con i coltelli, e mettansi poi a suffrigere con tanto strutto buono che non se ne habbia poi a cavare, e piglinsi dopo herbette odorifere con un poco di basilico, e finocchio fresco, e taglinsi minute, e mettansi nell'animel le con poco di uva passerina, che ne sentino, poi mettasi un poco di brodo di cappone, o di Vitella più presto grasso che magro, colorito col zafferano, e cosi le lasciaretesStufare tanto che ogni cosa sia cotta. Se le vorrete bruschette, mettanvisi quattro granelle di agresto, o un poco del vecchio, e così ne farete i vostri piattelli.

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Nelle beccacie arroste non entra manifattura se non il suo panonto però acciò sia buona convien che sia beccaccia giovane e grassa, presa e morta, e subito pelata, e arrostita senza votarla, o rifarla. Mettanvisi quattro lardelli, e quattro garofali nel petto, tagliate le punte delle ali, e tutti gli stinchi, ficcare il suo becco nella schiena, infilatela nello spiedo per il traverso come le quaglie, mettete sotto l'arrosto un tegame lungo e polito, pigliate un pan bianco groso, battete le coticcie, tagliatelo in fette lunghe, abbruscate alquanto e distendansi nel tegame, accioché vi caschi sopra tutto quel che uscirà del corpo loro, mettete sotto al tegame un poco di cenere calda, cuocansi adagio accioché non si sbudellino a un tratto, e quando il pane sarà unto mezzo mettavisi sopra un poco di polvere di finocchio, pepe e sale, e quando saranno sbudellate e cotte, mettete in un piatto una fetta del pane unto con la sua beccaccia di sopra, e due fette di limoni sottili.

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Piglierete per far brasciole la medesima coscia di vitella, e taglierete fette nel modo che si è detto delle coppiette, eccetto che queste han da esser piu grosse, più corte e più larghe; ammaccatele poi con le coste di cortelli, e da ogni banda imbrattatele di sla pisto, pepe e finocchio. Lasciale stare l’una sopra l'altra un'hora, poi pigliate la graticola pulita e distendetevela disopra. Dopo farete tante fettoline di lardo sottile quante sieno i pezzi delle brasciole e mettasi una per pezzo di sopra, dategli buona bragia di sotto, e quando le vorrete rivolgere, levate la fettolina del lardo e rivolgetela, ritornando il lardo di sopra, seguitando insino che saran cotte, mettetele in un piatto, con melangoli tagliati di sopra, saran buone calde e fredde. Voi le potrete stufare con lo adobbo delle sopradette polpe o con sugo di melagrane torte bollite con uva passera, zuccaro, pepe e cannella overo con agresta fatta con basilico, finocchio fresco, aglietti e spetierie, da questo sia meglio di ogni altro.

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Questa cipolla si farà al tempo delle zucche verdi, va lo questi capi e colli saran stati in molle, e levati si faran bollire con un pezzo di presciutto grasso e magro. Come saran schiumati, cavategli, e mettetegli in un tegamo cupo con un poco di strutto, poi tagliate grossamente delle cipolle vecchie e zucche, e mettansi nel tegame con un mezzo bicchier di mosto cotto, mezzo di vin bianco, granella di agresto, prune secche, visciole, uva secca, e zibibi, pepe, cannella, garofali, e zafferano, poi mettasi il tegame nel forno che non sia molto cocente, vedetela, e rivolgetela qualche volta,e quando sarà colorita e rasciutta sarà cotta e cavate alhora i capocolli in un piatto, e della cipollata farete i piattelletti con una fettolina di presciutto. Questa sarà buona in ogni tempo e con ogni arrosto di salvaticine, la Quaresima con olio dolce, e il Venere, e il sabbato con butiro fresco.

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Bisogna che si cuoca l'annatra nel modo de i piccioni stufati ma che sia grassa e frolla; quando sarà cotta cavisi tutto il grasso del brodo, tengasi in luogo caldo, pigliate un pan bianco duro e scorticciato, fatene fettoline sottili, seccatele al fuogo, pigliate un piatto cupo mezzano, mettetevi nel fondo del cascio parmigiano o provatura grattata, mescolata con cannella e con un poco di brodo grasso in zuppa, le fette del pane nel medesimo brodo magro, distendetele nel piatto, rimettavisi sopra del cascio. Pigliate le polpe delle annatre e tagliatele a fette sottili poi distendansi sopra alle fette del pane con tutte le pelli grosse delle annatre; rimettasi disopra un altro solo di fette del pane mettavisi del brodo grasso, facendo che ogni cosa sia inzuppata, e morbido, cuoprasi ogni cosa grassamente con cascio cannella e zuccaro, cuoprasi con un altro piatto caldo e tovaglietta e stufisi con il cappone coperto di maccheroni.

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Se vorrete il cappone arrosto buono, sciegliasi grasso, ma non impastato, vecchio, molto frollo. Pelatelo asciutto, e come sia abbruscato, aperto e voto, tagliategli mezzo il collo e l'unghie, lavatelo politamente, pigliate del lardo, tagliatelo in pezzi come dadi, mescolate con esso un poco di uva secca o zibibi, una cioccha di finocchio verde con un poco di pepe o sale. Riserrate poi il taglio, e rimettansegli le coscie, rifatelo nel brodo magro, mettasi duo lardelli nelle punte delle spalle, e così lo cocerete se non vi piace, non vi mettete lardelli, ma in cambio vadasi ungendo con qualche fetta di lardo nel modo di capretto arrosto così sarà più colorito e migliore; e quando sarà cotto dategli un poco di salina bianca, cavatelo, e mettetelo in un piatto con fette di limon sottile. Quando lo vorrete coperto, non lo empite di cosa alcuna, e se vi faran lardelli, come sarà cotto cavategli, mettetelo in un piatto apritegli le ali, il petto e le coscie, e copretelo co'l tocchetto del capretto, overo con ginestrata o con visciole stufate.

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Pigliate i tenerumi, e grassi del petto con le sue gangolette, fateli bollire tanto che sieno mezzo cotti, fatene pezzetti non molto grossi, e mettetegli a soffrire con strutto. Pigliate poi delle amandole abbruscate e ben secche, stropicciatele e nettatele, pistatele con un pezzo di biscotto o pan secco, e rossi di uova sodi diligentemente, passatele con un poco di brodo del capretto, e agresto, metteteci del pepe, cannella, e garofali, e un poco color di zafferano, e quando sarà soffritto, e quasi cotto, mettavisi di sopra il tocchetto, rimescolandolo spesso fin che sia cotto e delicato, e ne farete i piattelletti con zuccaro,e cannella di sopra.

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Quando il capretto di latte saàa scorticato, fategli un taglio per fianco, voltatelo destramente del tutto, abbruscatelo, pigliate la sua coratella, distrigate quelle budelline lattinate, facendole strupicciare con sale, e lavarle con acqua calda, fredda mettansi a bollire col restante della coratella senza il fegato, quando saran cotte alquanto, battinsi con i coltelli minatamente insieme con il fegato, e un pezzo di lardo buono, herbette odorifere, finocchio verde, uva passerina, prune, visciole secche, pepe, sale, cannella, e pochi garofali, con quattro granella di agresto, e con esse riempirete il capretto, poi ricuscirete il taglio, e lo metterete nello spiedo. Ligatelo ben sotto e sopra, che stia fermo, dategli il fuoco adagio, mettasi sotto lo arrosto un tegame con acqua tepida, e sale honestamente. Come comincia a riscaldarsi, bagnisi spesso con una rama di salvia con questa salamoia. Quando sarà ben riscaldato, pigliate una fetta di lardo buono grosso due dita buone e larga sei con la sua cotica, pigliate la punta di uno spiedo picciolo, o un bastoncello lungo e appuntato, ficcatelo nel pezzo del lardo, rasente la cotica a dilungo, e di continovo vadasi ungendo il capretto per tutto fino a tanto che sia cotto, perché habbia a far la sua crosta tenerella. Cotto, cavatelo in un piatto con fette di cedro o limoni di sopra, e saran migliori la crosta e il ripieno, che la carne, pur con la salsa verde sarà buona. La porchetta, il capriolatio, e l'agnellino lattinati quando gli ammazzate scannategli, e col suo sangue così caldo gli imbratterete e stropiccierete per tutto, perché meglio si pelararanno con l'acqua calda quando saran pelati, e voti, si terrà il cuocerli, che nel capretto.

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Vedrete di haver della carne di cinghiale in quella parte dove sarà stato ferito, che sarà più sanguinosa, pigliate delle sue gangole sua ventresca, quando sarà pelata e bianca, fatene de i pezzi al simile come di sopra, lavategli con vin bianco e acqua tepida, e se non sarà sanguinosa, pigliate un poco del suo sangue o di quel del porco domestico, passatelo per stamigna con l'acqua il vino delle lavature de i pezzi della carne, fategli soffrigere che sien cotti un terzo, e metteteglid bollire con la medesima lavatura in una pignatta di terra, mettavisi poco sale, e lascisi far la schiuma, quando sarà ben grossa, lievasi quella volta sola, pigliate un pezzo di lardo bianco che non sia giallo né rancio, tagliatelo a quadretti come dati grossi, mettetegli a bollir con la carne con pepe acciaccato, cannella, garofali e finocchio stricolato, e foglie di salvia rotte con le mani con un poco di una passerina coprite la pignatta con la carta, e nel modo de i piccioni stufati lo cocerete, e se vorrete il brodo un poco più tignente, pigliate un pezzo di fecato ben cotto con uva passerina, e diligentemente passatelo per stamigna co'l mosto cotto, e mettetelo nel brodo lardiero. Quando la carne sarà quasi cotta, farete i piattelletti con carne e brodo disopra, ma prima si rimescoli insieme ogni cosa.

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Pigliate la schiena di castrato che sia frolla, fate de ogni tre coste un pezzo, come sarà stata a molle e lavata mettasi in una pignatta che vi stia assettata e non stretta mettavisi due zerle di acqua e una di vino bianco che non sia fumoso, più presto dolce che brusco. Pigliate poi un pezzo di presciutto grasso e magro, dategli un bollo, nettatelo e mettasi con la carne, e come sia schiumata, ponete la pignatta in brascia, e mettanvisi pepe, cannella, garofili, noci moscate, zaffarano, e cuoprasi che sia stufata, facciasi bollire adagio, vedetela qualche volta accioché non si appicci alla pignatta. Quando poi vedrete consumato il brodo per la metà, e la carne essere quasi cotta, mettavisi qualche foglia di petrosemolo con altre herbette odorifere, e lasciatele fornir di cuocere, e se pur bisognasse aggiongervi brodo, mettavisi un poco del detto vino. Farete seccar al fuogo qualche fettolina di pane, mettetene ne i piattelli cupi, e farete le suppette con il brodo, mettendovi in ogni piattello un pezzo di carne con una fettolina di presciutto mangisi con la mostarda dolce.

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Pigliate una lacchetta o cossetto di castrato con la coda, de libre sei che sia in ogni modo frolla, e la farete stare a molle un'hora, poi lavatela, e stropicciatela con l'acqua fredda, poi rilavatela con la calda, mettasi in una pignatta, con il medesimo presciutto, come disopra con acqua tepida, e avertasi al sale. Come farà schiumata, mettasi in brascia, mettavisi del pepe acciacchato, un mezzo bicchier di vino bianco un poco color di zaffrano, e lascisi cuocere adagio, e volendoci delle barbe di petrosemolo o cipolle, mettanvisi hora, e se vi vorrete solo foglie di petrosemolo, mettanvisi non alhora, ma quando sarà quasi cotta, e quella sarà la vera cocitura del castrato.

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Questo castrato arrosto vuol esser nel tempo dell’invernata, accioché il castrato possa esser frollo. Pigliate un cicotto o cossetto o tondo di un castrato giovane, e grasetto, vedete che sia polito, dategli parecchi bastonate, imbussettatelo di garofali, e stecchi di cannella, mettavisi qualche rametto di salvia, o rosmarino, mettasi fermo nello spiedo, dategli il fuoco adagio, mettevisi un tegametto sotto con un cucchiaro di brodo di castrato, mezzo bicchier di agresto e mezzo di mosto cotto, sale, pepe, cannella, e garofali, vedete che il sugo dell'arrosto goccioli nel tegame, e perché meglio possa gocciolare, bucatelo qualche volta mentre che si cuoce con la punta di un coltello, bagnandolo spesso con questo intingolino con una rametta di salvia. Quando sarà quasi cotto, dategli un poco di sale, e cotto che sarà, mettetelo in un piatto col restante del brodacchino di sopra, e così sarà buono caldo e freddo. Una spalla di castrato stagionata si imbolletterà di spichi di aglio, e come sarà cotta si mandi in tavola così asciutta con fette di limoni, e di cedro condite.

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Quando havrete cotta una testa di vitella di porco, apritele il teschio, e cavatene le cervella destramente quanto più intiere si può, e mettansi nella malvagia o Trebbiano, e lascinsi star così calde tanto che da esse stesse vengano a raffreddarsi; poi cavatele, e fatene pezzi come grosse noci, e mettasi un tegamino su la bragia sopra un picciolo tripiedi; e mettavisi mezzo bicchiere di Trebbiano o altro buono e simile vino, un poco di agresto vecchio, e altro tanto brodo magro, un pezzetto di zuccaro, pepe, cannella, noce moscata, alquanto garofili con un poco di color di zafferano. Coprete dopo il tegamino in modo che resti ben serrato, e lasciate bollire ogni cosa insieme, tanto che il brodo sia più di mezzo consumato, e mettanvisi poi subito quei pezzetti delle cervella con qualche medolla di osso giovane e un poco di brodo grasso di capponi, e lascinsi stufar tanto che le medolle sien cotte. Dopo ne farete i vostri piattelletti e se le vorrete più nobili vi metterete di sora zuccaro e cannella.

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In quel modo che habbiamo ordinato le tomaselle, si ordineranno le cervella dorate. Voi distenderete la rete di porco, la imbratterete di rossi di zona, e in essa rivolgerete quelle pallottine delle cervella, e così tonde le imbratterete in una pastollina fatta con rossi di uova, un poco di fior di farina, vin bianco, pepe e zafferano, e quando lo strutto sia ben caldo, mettasi la padella sulla bragia sopra i tripiedi, e così impastate le metterete in essa a frigere che gallino nello strutto, girandogli la padella intorno tanto che elle sieno risolate, poi cavatele in un piatto, e mettavisi sopra zuccaro e cannella.

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Quando le cervella saran piste, pigliate un poco di cascio dolce grattusciato e con quattro uova dibattete insieme ogni cosa con due goccioline di vin bianco e un poco di color di zafferan, e se vi mettete qualche herbetta tagliate minutamente, le farete migliore. Pigliate poi del buturo fresco, e strutto buono, e così farete la vostra frittatina, la qual rivolterete da ogni banda nel cuocerla, operando, che sia morbida, ne vi manchino zuccaro e cannella. Se poi vorrete le frittelle di cervella, aggiongansi nella soprascritta compositione un poco di fior di farina, pepe e cannella, e faràssi la pasta più soda, o quando hauerete la padella con lo strutto caldo nel modo delle cervella dorate, prendete ili rampino di uno cucchiaro di ferro, e con esso tagliando la pasta della compositione, ne farete le nostre frittellette, mettendole con prestezza nello strutto, e così resolate mettansi in un piatto, ne anco in questo farete che manchino zuccaro e cannella di sopra.

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Quando haverete cavate le cervella della testa, pestinsi alquanto, e mettansi in un tegamino con brodo più tosto grasso che magro, mettavisi del pepe, cannella, e zafferano, e piglinsi rossi di uova sbattuti con agresto, e quando cominciano a bollire, mettanvisi le uova, e si ligheranno mesticandole delicate. Farete poi i vostri piattelletti di esse con cascio, e cannella di sopra, overo zuccaro e cannella.

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Pigliate di porri tutto il bianco, faccinsi bollire un poco con brodo magro, e un pezzo di gota salata poi gli batterete grossamente con i coltelli tagliate la gota in fette, e le code in pezzi così cotte mettasi poi a soffrigere ogni cosa in una cazzola con lardo battuto, e come sarà soffritta alquanto, mettavisi un cocchiaro di brodo di castrato un mezzo bicchiere di vin bianco un mezzo di mosto cotto, pepe che ne senta con un poco color di zaffarano e un poco di uva passerina, farete poi i vostri piattelletti che ognuno partecipi di ogni cosa. Quando la vorrete su la graticole cosi cotta e calda, dategli di sopra qualche taglietto, imbrattatela di polvere di sale, pepe, finocchio e pan secco, lasciatela freddare, e mettasi su la graticola con poca bragia, rivolgetela spesso, fate bollire un poco di aceto forte con sale, pepe e uva passerina mettete la coda in un piatto con l'aceto bollito di sopra, stufatela, mandisi in tavola.

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Quando havrete abbondanza di tutte queste regagliette, lavatele e ben polite mettasi a bollire e quando saran queste cose quasi cotte, tagliate la testa, e lievategli l’osso del collo, e serbate tutto quel sangue ripreso, mettete poi su le bragie dui o tre de i medesiini figatelini, e lasciategli cuocer tanto che sien ben secchi, e pistategli con quel sangue e un poco di uva passerina, diligentemente passategli per stamegna con sugo di mele grane forti e molto cotto, e fatelo adobbo un poco tegnente, e mettete a soffrigere tutte quaste regagliette insieme, e quando saran presso che cotte, se vi fosse troppo strutto, cavatene, e mettetevi di sopra il guazzetto, e mesticandogli spesso, lasciatele fornir di cuocere, che saran delicate. Ma sopra tutto mettavisi zuccaro e cannella con pepe e garofoli.

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Pigliate la cossa di vitella è altra carne giovane, tagliate quei lumbetti o lucertoli, e fatene certe fettoline sottilette lunghe un palmo, per il filo della carne; distendansi in una tavoletta polita appresso l'una l'altra, battansi destramente con le coste di cortellini. Piglisi poi di buon lardo battuto, e così imbratterete le fettoline di carne da quella banda disopra, e rivolgetele a una a una facendo un rotellino stretto, lasciatele star così rivolte distese due hore, mettansi in uno spiedo sottile, e nel principio diasegli il fuogo adagio. Quando saran colorite o mancate di grosezza, faran cotte. Cavinsi alhora, e mettansi in un piatto con fette di cedro, o limoni sottili. Volendole stufate, quando saran cotte i duo terzi, mettansi a rifrigere in un tegame con poco strutto, e mettete con esse a soffrigervi cipollette malige tagliate con herbette e finocchio fresco, un poco di uva passerina, pepe, cannella, e zafframe, un mezzo bicchiere di mosto cotto, e mezzo di agresto vecchio, overo qualche granella del nuovo, un mezzo cocchiaro di brodo grasso e così stufate le lascierete fornir di cuocere. Farete poi di esse piatelletti con due copiette in ciascuno col suo brodacchino di sopra.

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Pigliate quella coratella di capretto con le sue budella lattinate e distrigatele, apritele, e stropicciandole, con un poco di sale, poi lavatele con acqua calda due a tre volte, e lasciatele stare nella fredda un pezzo, levate il fegato e tutto il restante con le budella, mettetele a bollir tanto che sieno mezze cotte, cavatele e tagliatele con cortelli e tutto minutamente, e mettitele a suffrigere in una cazzuola con poco strutto, e mettavisi delle herbette odorifere tagliate, una passerina, pepe, cannella, zafferano, un poco di brodo grattato, ma non però molto, e così ne farete i vostri piattelletti. Se le vorrete più nobili, senza l'herbette e l’vua passerina, le ligherete, con i rossi di uova e agresto che le sieno delicate, e sopra i piattelletti metterete zuccaro e cannella.

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Il fecato di troia lattinata di vitella mongana sono i migliori di tutti gli altri per far fegatelli. Piglisi di essi qual si vorrà, e lieviglisi il fele, quella pellicina che hanno addosso,e facciansi i pezzi quadretti, larghi,et grossi duo dita, elunghi tre. Come saran tagliati asciughensi con una spogna polita, o canavaccio bianco, e lievinglisi tutti i nervi, poi piglisi la rete del porco grassa, non magra e mettasi nel brodo magro, e acqua tepida, e distendasi in una tovaglietta polita. Pestisi poi grossamente del finocchio ben secco, e pepe insieme, e imbrattinsi con essa i pezzi del fegato, e così gli rivolgerete nella rete facendo i fegatelli. Non ci mescolarete alcuna sorte di assogna o altri grassi, né ci metterete sale per niente se non quando gli havrete cavati, cotti nello spiedo. Volendogli di animelle, tenerete il medesimo modo,e imbrattinsi con pepe solo; l’animelle di vitella han da esser bollite in brodo magro e rifatte alquanto, che a quelle di agnelli e di capretto non fa bisogno.

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Farete i pezzetti del fecato alquanto più piccioli, e piu sottili de i fecatelli ordinarii,e secondo la quantità della cosa piglisi alcune milze di Castrato, o una di vitella, un pezzetto di fegato, e cuociasi su la bragia bene, poi abbruscisi una fetta di pane, e passisi tutte tre diligentemente più che per stamegna. Doppo pigliate prugne secche , zibibi, uva passa, e qualche persico secco, overo spicchi di pere cotogne, e faccinsi bollire con vin rosso, agresto, o mosto cotto, come fian ben cotte, lascinsi raffreddare, e passinsi per stamigna,e sia l'adobbo alquanto tegnente, e passaransi con il medesimo brodo loro. Dopo mettasi la passatura nel mortaio dove faran le milze; e il pezzetto del fegato, e fetta di pane, e stemperaransi ogni cosa insieme, e dopo prendasi un tegame o cazzuola polita, e facciani suffrigere i pezzetti del fegato con un poco di strutto, e come saran presso che cotti, vi metterete dentro l'adobbo, rimescolando spesso le farete fornir di cuocere, mettendovi pepe, do cannella con pochi garofili, e dopo farete i vostri piattelletti con zuccaro, e cannella di sopra e sia buono caldo, e freddo.

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Piglierete quel fegato di vitella lattinata, o di troia lattinata, di capretto o Capriolo che si vorrà, e quando, come vi ho insegnato gli hauerete levato il fele, la pelle, etutti i nervi, piglisi la medesima polvere del finocchio, e pepe, e imbrattinsi insieme con la rete, farete del fegato prima un pezzo lungo, e non quadro, levandogli quelle sue alette, imbullettisi con alquanti garofali, rivolgasi nella rete, e non si faccia povero di panni. Lascisi così involto un'hora o due, ma meglio sarebbe la sera per la mattina, dandogli due ligature con un poco di spago, acciò che la rete stia ferma. Piglisi poi lo spiedo non molto sottile, e scaldisi bene in quella parte dove il fegato si ha da firmare, e quivi lo infilzate accioché non si rivolga nello spiedo. Diasegli il fuogo adagio nel principio, habbisi avvertenza, che la rete si fa subito colorita per rispetto dell'acqua, e sangue che esce di dentro, parerà cotto e non sarà, ma per assicurarsene piglisi la punta di un coltello, e ficchisi ben dentro, e uscendone l'acqua, non sia cotto. Nondimeno vuol esser con qualche poco di humido, perché fa verde mezzo, e quando sarà nel piatto lo insalarete, mettendovi di sopra fette sottili di cedro o limone, e sopra tutto mangisi caldo. Volendolo fritto, così pelato taglisi a fette grosse un dito picciolo, larghe; e lunghe come vi pare. Rasciughisi con canavaccio bianco. Piglifi dopo la padella polita con buono strutto, e quando sia ben caldo, mettasi dentro, e presto sia cotto. Volendolo piu rosolito, infarininsi le fette con fior di farina e mandinsi in tavola con pepe, e sale di sopra, non gli mancando della sua melarancetta.

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Questa frittata da frati, sarà come dire una torta, pigliate diece o dodici uova, fate bollire una mollichetta di pan bianco con vin bianco dolce passata per stamigna col medesimo vino, ma sia poca quantità di essa. Prendete delle herbette odorifere, tritatele grossamente e soffrigetele un poco con buturo, lascinsi ben freddare, e dibattete la mollica con l'uova mettavisi dopo un poco di pepe cannella e Zuccaro, o cosi dibattute lasciatele star un'hora, e quando vi metterete un poco di cascio grasso parmigiano o provatura grattate, saran migliore. Pigliate una padella polita da frittate, mettansi buona quantità di buturo fresco; quando sarà ben caldo farete la frittata mantenendola morbida e risolata da ogni banda, fate che sia alta due dita almeno, cavata in un piatto, mettavisi di sopra zuccaro, e cannella.

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Tutti questi volatili che saran giovani, grassi e frolli si prepareranno e arrostiranno nel modo del pavone vecchio; e si coceran come le lepre con le pappardelle saranno migliori assai li giovani, e saran migliori così cotti freddi che caldi.

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Piglierete qual coratella di volatili domestici che vorrete, e lieveglisi il fele, poi lavasi con vino, e mettasi in una cazzuola, overo tegame polito, e mettavisi tanto Strutto che non se ne habbia a cavare, poi le farete soffrigere tanto che sieno mezze cotte, pigliarete poi dell’uva passa polita, mettisi a bollire con sugo di melarancie forti, overo aceto, e mosto cotto, e un pezzo di zuccaro fino, e farete bollire ogni cosa insieme una mezza hora adagio adagio, e poi prendete due o tre coratelle cotte bene su la bragia, cavisi l'uva passa, e pistisi insieme con le dette coratelle cotte su la bragia, diligentemente poi passisi col brodo di detta uva passa, e vedrete che farà la passatura un poco trita, poi mettisi sopra alle coratelle soffritte, e rimescolerete spesso.

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Farete i pezzetti del latte e fegato, e gli farete soffrigere alquanto con olio o buturo, se saranno uova di storione, fatele bollire un poco, l'altre non ne hanno di bisogno. Mettete a soffrigere con latte e fegato, herbette tagliate e uva passerina, come saran cotte un poco, mettavisi un mezzo bicchiere di vin bianco, altre tanto agresto, pepe, cannelle e garofali, e un poco color di zafferano, e così cotto, ne farete i vostri piattelletti. Se le vorrete più delicate, non vi si metta una passera né l'herbette, ma quando le saran cotte, mettanvisi rossi di uova dibattuti, e così gli ligherete delicate, farete i vostri piattelletti con zuccaro e cannella di sopra.

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La prima cosa che farete alla lampreda grossa sarà farla morire o nella maluagia o in vin Greco di Somma. Rasciatela, cavatele la lingua e i denti, e per la bocca cavategli quel budello che ha fino al bellico, pigliate un punterolo o stecco forte appuntato, ficcatelo in tutti quei buchi che ha presso all'occhio, perché ne esca tutto il sangue, cavatelo in vso polito, ratturate quei buchi con un garofolo, e uno stecco di cannella per uno, mettasegli una noce moscata nella bocca e atturatela con un poco di bambage polita. La potrete poi cuocere su la graticola nel modo delle lampredozze; vero è che tutto il suo grasso si perde, ma fanne un rotolo e mettetela in un tegame con oglio di mandole dolci freddo e salina bianca, così la lascierete fornir di cuocere, ma rivolgasi sþesso. Pigliate di pignuoli freschi abbruscati coloriti e secchi; pistategli con una passerina, fate bollire zibibi e dattali con vin bianco e mosto cotto, ripistategli quando saran ben cotti con i pignuoli passati per stamigna ogni cosa nel piatto ove sarà il sangue della lampreda, mettete ogni cosa poi in una cazzuola con pepe, cannella e garofali, un pocchetto di zuccaro mescolate insieme che sia delicato e non molto sodo, mettasi ogni cosa poi nel tegame sopra la lampreda, cuoprasi il tegame stufato, lasciategli la bragia di sotto, lasciatela stufare alquanto, poi mettasi in un piatto con tutto il suo adobbo di sopra, né anco sopra vi manchino zucchero e cannella.

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Quando havrete netta e lavata la lampreda e preparata come di sopra, non gli cavate il sangue. Quando ne havretéefatto un rotolo, infilatela così rotonda. Pigliate quelle cannuccie, come si è detto della porcelletta, e ligatela in modo che stia ferma nello spiedo, mettete sotto di essa (quando l'havrete messa al fuoco) un tegamino polito che riceva tutto quel sangue e grasso che di essa uscirà. Mettete sotto il tegame un poco di brasciolina e dentro alquanto di malvagia o vin Greco dolce o di altra aorte buono, un poco di mosto cotto, uva passerina e zibibi, oglio dolce, poco sale, pepe, cannella e garofali . Cuocasi adagio la lampreda, ungasi spesso di oglio dolce e di mandole dolci, fate bollire pianamente il tegamino, e come alla Lampreda, diasi un poco di sale bianco. Dopo cavatela in un piatto, e mettavisi il suo intingolino del tegame, cuoprasi, e così coperta mandisi in tavola.

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La lepre vecchia arrosto vuol esser grassa e frolla e solo di essere arrostite le parti di dietro, la rifarete con vino, acqua e sale, salvia, rosmarino e brodo magro di salvadigine rilardato e imbollettate di garofali, e così l'arrostirete, poi le potrete coprire di peverone, di salsa di melagrane forti, o di mirausto di piccioni. I suoi lombetti saranno buoni adobbo come quelli del porco domestico similmente arrostiti. I leprotti piccolini come saranno scorticati, abbruscati e voti riempiansi con un poco di lardo battuto, uva passerina, una ciocca di finocchio verde, sale, pepe, cannella, e garofali. Riserrate il taglio, pigliate una rete di porco, imbrattatela di polvere di pepe e finocchio, rinvolgetelo dentro, e fermatela nello spiedo con lo spago, avvertite di non gli rompere le zampette, né rivolgerle nella rete, ma fasciatela con una pezza bagnata, acioché i peli non si abbruscino, cocetelo adagio, bagnate spesso la pezza de i piedi, quando la rete sarà ben colorita, sarà cotto, e alhora cavatelo in un piatto, levate la pezza de i piedi, e lo spago della rete, mandatelo in tavola con fette di cedro disopra. Il coniglio si cocerà al simile senza la rete del porco rifatto, lardellato e bullettato; come sarà cotto volendolo in salmonea, pigliate il suo fecatino e fatelo bollir con una passera nello aceto forte, tanto che sia cotto, pistatelo con uva, passatelo per stamigna serrato con il medesimo aceto, rimettetelo a bollire con zuccaro, cannella, e pepe, garofali e sale un pezzo, aggiongavisi dell’uva passerina intiera. Come sia cotto il coniglio mettetelo in un pignattino e mettavisi sopra così calda la salmonea, ricuoprasi con un altro piatto, e così stufato mandisi in tavola.

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Bisogna che habbiate una lepre grassa, che non sia stata sparata, che sia stata presa di fresco, e gli farete un poco di taglio, tanto che destramente se ne cavan le budella e le trippe, mettanvisi dentro due ciocche di salvia rosmarino e alloro, lasciatela star tanto che divenga frolla, scorticatela, abbruscatela, levategli il fecato, il pulmone e tutto il sangue, mettetelo in un vaso polito. Tagliate tutte le parti dinanzi della lepre, lavatela con l'acqua con la quale si cocerà con il pulmone e fegato del medesimo vaso, accioché sia piu sanguinosa, e lavate con esso un poco di pugniticcio di porco domestico, cioé in quella parte dove il porco sarà stato ferito. Pigliate un pezzo di buon presciutto grasso e magro senza olio, dategli un bollo, e mettetevi a bollire con la lavatura ogni cosa, schiumatela una o due volte, quando la schiuma sarà grossa, fate che il brodo sia nero e pieno di sangue, e se il suo non basterà, pigliatene uno di porco. Quando farà schiumata mettavisi buona quantità di pepe acciaccato, e come è cotta, cavatela, da mettasi tutto il brodo in una cazzuola bene stagnata e quando comincia a bollire mettetevi delle lasagne sottili delicate e morbide, e di esse farete le scudelle, mangiando la carne co'l savor di peverata.

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Quando havrete rifatta, pelata, e imbollettata la lingua nel sodo metterete qualche lardello e così l'arrostirete, e quando sia cotta così semplice, sarà buona mangiandola con una fresca, o limoni trinciati. Quando la vogliate in peverone, cavategli i lardelli, e cosi cotta e calda metterasi in un piatto, e cuoprasi di favor di peverone alla fiorentina, e questa così fatta, sarà buona calda e fredda, e se la vorrete dorata, quando farà cotta allesso, spartasi per il mezzo, frigetela, e la dorarete come la testa di vitella.

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Pigliate una lingua di vitella latinata e mettasi a bollire sino a tanto che sia mezza cotta, cavisi e pelisi il sodo imbollettatela di garofili, mettasi su la graticola a fuogo lento, e ungasi sþesso con strut to buono; e quando sarà cotta, pigliate delle amandole e nocciuole monde, e abbruscatele tanto che sieno colorite o secche, poi habbiate tre o quattro rossi di uova sodi, un pezzo di biscotto, o pane secco, e pistare ogni cosa insieme diligentemente, poi passatele per stamigna con aceto forte e mosto cotto, mettavisi di pepe, cannella da garofili, e un pezzetto di zuccaro. Metterete poi l'adobbo in una cazzuola, e masticandolo lo lascierete riprender, e alhora che sarà un poco tegnente, mettavisi la lingua così calda, e quando vi sarà stata alquanto, mettasi in un piatto col suo adobbo disopra, mettendovi anco sopra de i sulignati o pignoli freschi. E il simile si farà a tutte.

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Quando il porco è sparato e aperto, pigliate un cortello, tagliate di esso ogni parte, quei duo lombetti che son sotto i rignoni, tanto quanto sieno lunghi, lascinvisi i rignoni con tutto il suo grasso appiccato, e cosi sanguinosi, imbrattategli, e stropicciateli con polvere di pitartima e finocchio, pepe, e sale, imbollettategli con quattro garofali, stringetegli insieme, e lasciategli stare un'hora; pigliate poi una rete di porco distendetela, e imbrattatela con la medesima polvere, rivolgetevi i lombetti ognun da per sé, ligate la rete con poco di spago, e così lunghi gli metterete in spiedo sottile. Dategli il fuoco adagio, quando la rete sarà ben colorita, saran cotti, e saran buoni caldi e freddi. Se gli vorrete in adobbo quando gli havrete spiccati dal porco, stropicciategli con sale, vino e aceto, imbollettategli con garofali, mettetegli in un piatto di terra con origano, pitartima, aglio pisto e pepe. Stringetegli insieme e lasciategli stare una notte. Cavategli così imbrattati in luogo che si rasciughino, e rasciutti, mettetevi quattro lardelli per ciascuno, e cosi gli cocerete. Questi saranno migliori freddi che caldi.

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Pigliate una rista o schiena di porcaftro giovane e frolla, pongasi nello spiedo così intiera a dilungo, dategli il fuoco adagio, mettete sotto l’arosto un tegame lungo con un poco di strutto e poco fuoco di sotto. Pigliate delle cipolle piane, tagliatele per metà come se faceste una rosa, distendasi nel tegame con un poco di salvia e pepe di sopra, mettasi delle spicchi di pere cotogne, e pianamente si coceranno, mentre si cuoce lo arrosto. Rivolgetele destramente qualche volta, come la carne sarà rinsalata, e cotta e le cipolle rosolute, mettete la schiena o lonza in un piatto e di sopra asciutte le cipolle del grasso e pere, se vorrete l'arrosto freddo, non vi mettete di sopra le cipolle.

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Se vorrete i migliacci al modo nostro, e che sieno ghiotti, bisogna che sieno sottili, e non grossi, unti, e non grassi, rosolati, e non abbruscati, però è necessario che quando il porco è morto subito si riceva quel sangue così caldo in un vaso di terra polito, e perché non vi entrasse alcuna delle sue setole, mettete sopra del vaso uno straccio o stamegna rada, mettetevi alquanto di fior di farina, pepe e sale, e mettendovi duo rossi di uova non saran cattivi. Lavarete le mani polite, e con elle misticate col sangue ogni cosa, rompendo tutto quel sangue quagliato, levando tutte le sue pellicine, lasciate star il vaso in luogo caldo un'hora, pigliate poi dell'assugna del porco fresca, battetela minutamente, e fate dello strutto vergine. Pigliate una padella da torta piana e bene stagnata, mettetela su il tripiedino con buona bragia sotto, mettetevi del detto strutto assai honestamente, e quando bolle, pigliate un ramaioletto, o con esso stendete il sangue per tutta la padella sottile, rimescolando prima il sangue a sofficienza, mettasi poi di sopra subito il coperchio col fuoco racente, vedasi spesso, perche si gonfia, e vengasi dispiccando allo intorno dalla padella. Lasciatelo rosolare, e cuocere di sotto. Se vi sarà troppo strutto, cavisene, non lo lasciate raffreddare, pigliate un piatto piano, mettetevi delle cioche verdi dello alloro, e sopra di esse metterete il migliaccio, e disopra, del pepe e salina bianca. E sopra tutto, mangisi caldo.

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Voi piglierete di quella forte di piccioni che più vi parerà da arrostire e nel medesimo modo si prepareranno e coceranno, e quando saran quasi cotti, pigliate delle amandole abbruscate e ben secche, pistatele diligentemente con qualche rosso di uova sode, e un pezzetto di biscotto, o pan fecco. Fate poi bollire di dattali, zibibi, persiche secche e prune damascene con vin bianco, agresto e molto cotto, e quando saran ben cotte, pigliate una stamigna, e passate con le amandole piste ogni cosa co’l medesimo brodo loro, e quando non bastasse, aggiongavisi un poco di brodo magro di cappone, o di vitella, non fatte la passatura troppo soda, havendola a ricuocere, mettavisi un pezzo di zuccaro, pepe e cannella e pochi garofoli, apransi i piccioni così caldi alquanto le punte delle ali a le coscie, e mettansi in una cazzuola larga, e sopra di essi mettete il mirausto. Mettete la cazzuola fu la bragia rimescolandola spesso pianamente insino che i piccioni saran cotti e il mirausto delicato. Farete i piattelletti con un piccione per ciascuno coperto di esso, mettendovi disopra del zuccaro e cannella con pignoli freschi.

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Pigliate un pezzo di ombrina o simile della pancia, stendadi per la schiena, fatene pezzi grossi un pugno, lavategli con vino, mettetegli distesi su la tavola con buona quantità di sale disopra e di sotto. Lasciategli stare un'hora, pigliate una cazzuola o tegame crepo, nettate il pesce dal sale senza lavarlo, mettasi nel tegame con vin bianco e acqua, che a fatica sia coperto, lievategli la prima schiuma, mettete il tegame su la brascia, o mettetevi un pezzo di buturo, pepe, cannella e garofali, noce moscate, giengievere, e zaffarano, coprite il tegame stufato, lasciate consumare il brodo assai, rivolgetelo qualche volta se bisogna, abbruscate delle fettoline di pane. Se vorrete far un piatto alla tedesca, mettete le fette del pane in un piatto, cavate il pesce in un altro e farete una suppa del brodo con zuccaro e cannella disopra, overo farete i piattelletti con le suppette. Mangiasi il pesce con la mostarda forte al modo loro o vuoi savor di noci.

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Farete le fette pin picciole, e più sottili di quelle disopra, farete una pastolina con rossi di uova, in poco di fior di farina e farina di anici stemperata con un poco di vino bianco, e colore di zaffarano, seccate al fuoco le fette del pane, mettetele nella pasta, pigliate una padella polita da torta, mettetevi buona quantità di butiro fresco e la padella co'l trepidino in buona brascia, e quando il butiro bolle mettanvisi ad una ad una le fette del pane impastate, rivolgetele una sola volta, cavatele asciutte in un piatto distese, e mettavisi disopra il zuccaro e cannella.

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Pigliate un pan grosso duro, scorticatelo, tagliatelo in fette non troppo grosse, mettetele a seccare al fuoco, pigliate quando arrostirete una rignonata di vitella, e come sarà cotta tagliate il rognone con parte del suo grasso, lasciatelo freddare, battetelo diligentemente con le coltella, battete minutamente alcune herbette e finocchio fresco, mescolate ogni cosa con pepe, cannella, zuccaro e un poco di sale, di quella compositione mettetene su le fette del pane alta un mezzo dito, da una banda delle fette, ungete una padella grossamente di butiro fresco, distendetevi le fette da quella parte che non vi è nulla, mettetevi disopra il coperchio caldo, e quando faran resolate alquanto, pigliate di rosi di uova sbattuti, e con una penna ungerete con essi de fette del pane, e per tutto gli ridarete un altro poco il coperchio caldo disopra, cavatele e manda tele in tavola con zuccaro, e cannella di sopra.

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Quando havrete fatte le fette del pane nel modo della rignonata e abbruscate, mettetele a soffrigere con buturo, rivolgetele una volta distendete le fette nella padella, e mettetevi per ciascuna una fetta sottile di provatura fresca, mettasi disopra il coperchio caldo, e come la provatura farà risolata, spruzzivisi un poco di acqua rosa, e mettavisi disopra il zuccaro e cannella, cavate poi, mandatele in tavola e sopra tutto operate che si mangino calde.

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Voi taglierete i pezzi della pancia del pesce come disopra, gli farete soffrigere e cuocere con buturo fresco, pigliate un pezzo del suo fegato, dattili, zibibi, uva passa, persiche secche, prune damascene, qualche spicchio di pere cotogne, una fettolina di pane abbruscato; fate bollire ogni cosa con vino rosso molto cotto, un poco di agresto, tanto che ogni cosa sia ben cotta. Lasciatelo freddare, passatelo per stamigna con il lor brodo ogni cosa ma prima pistate il fegato cotto e il pane con giengevere, se vi mancasse il brodo, di quella cosa che sarà al proposito, può pigliarsene. Non sia però troppo agro, fate la passatura tegnente, mettasi sopra al pesce con pepe, cannella, garofali e un pezzo di zuccaro, rivolgasi spesso destramente, tanto che il zuccaro, e se le spetiarie si habbiano a incorporare, cavateli in un piatto overo piattelletto con pesce e pottaggio disopra. Mettavisi sopra de i pignuoli freschi con zuccaro e cannella.

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Pigliate un pezzo di pancia di porco salvatico pelate e raschiate bene la sua cotenna con l'acqua bollita, tanto che divenga ben bianca, mettetela a bollire con vin bianco, un poco di aceto, e acqua, e quando sarà quasi cotta, cavisi e lasciasi raffreddare, e tagliata a pezzetti quadri, mettasi a soffrigere con brodo battuto o strutto mettauisi poi il savor di peverata mescolandola insieme due o tre volte, ma fate che il savor sia caldo, e farete i piattelletti con folignati disopra. Se la vorrete in adobbo torrete il medesimo de i lumbetti del porco domestico, ma questi così intieri si coceran su la graticola e si mangierà con mostarda forte.

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Farete i pezzi del pesce e gli soffrigerete nel modo di quelli altri alla portughese, e quando saran cotti pigliate delle mandole fresche, o messe a molle e pelate, pistatele con alquanti rosi di trova sode, abbruscate qualche mela appia, mondatela, e pigliate la polpa loro, e pistate con le amandole diligentemente in suppa una mollica di pane, e farete bollire nell'agresto, passate la mollica, e l'altre cose piste con agresto, vin bianco in una cazzuola, quando la vorrete di grasso per copertura, passatela col brodo magro di capponi, mettavisi un pezzetto di zuccaro, sale, e cannella, un poco di gengevere, e un poco di color di zafferano, mettasi in bragia, mescolate fin che la sia ripresa e delicata, mettete a quella magra un pezzetto di buturo fresco, e alla grassa brodo graffo di capponi, mettasi di sopra al pesce, lasciatela stare un poco, rimescolate destramente, e così farete i piattelletti con pesce e coperti di ginestrata mettavisi di sopra zuccaro e cannella. Questa servirà a coprire gli volatili domestici arrosto e allesso e in minestra.

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Pigliate la mezza parte della pancietta di vitella mongana, tagliata fra pelle un poco, e con le dita gli farete un buco tanto largo quanto si potrà. Pigliate poi del cascio vecchio parmigiano e provatura grattata, uva passerina, prune senza osso, due uova, pepe, cannella zafferano, e mesticate ogni cosa insieme, e riempete la pancetta modestamente ricuscite il taglio e mettetela a bollire. Se la vorrete bollita, finitela di cuocere, ma volendola in graticola, quando sarà schiumata, cavatela, e mettasi su la graticola, bagnandola spesso con brodo grasso, misticatovi agresto, specie e zaffrano, e rivolgasi spesso, e come è cotta, mettasi in un piatto con il restante dello adobbo di sopra. E volendola nel forno, quando sarà rifatta, mettasi in un tegame cupo e mettanvisi tutte quelle bazzicature della cipollata di castrato.

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Se vorrete il pan unto buono, farete bollire prima la sommata. La gota quando sarà di un porcastro giovane bisogna che la sia mezza cotta, pigliate un pan tondo e basso, spartito per la metà, pigliate una fetta di lardo larga quanto è il pane, tagliate la sommata in fette e fornitela di cuocere su la graticola, mettetela su il pan unto, tagliatela sottile e si mangi con aceto forte e specie dolci, ma quando voi darete di morso al pane, fate che quella parte che sarà unta tocchi la lingua disopra e con il palato perché sentiate il sapor del pan unto.

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Pigliate un pezzo del lombo del bue sotto il rignone grasso,e magro, fate che sopra tutto sia frollo, fatelo bollire tanto che sia mezzo cotto, con un pezzo di sommata o di presciutto. Fate poi il pasticcio di pasta alto, rotondo, in fondo più grossetto, empietelo di farina, e mettetelo net forno tanto che la pasta sia alquanto cotta poi votate la farina, o lasciatelo polito, mettasi la carne, e la sommata con alquanto del suo brodo grasso, e magro con pepe ammaccato, cannella, e qualche garofalo intiero, e zaffarano, e fate un altro.coperchio di pasta, rimettetelo nel forno, lasciatelo fornire di cuocere, vedendolo spesso, e sopra tutto si mangi caldo.

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Pigliate un pezzo di rognonata di vitella, e di essa tagliate e spiccate tutta la carne e il grasso d'intorno allosso, e battisi co'l grasso minuta come la salciccia, e mettasi in una pignatta polita con un cocchiaro di brodo grasso. Ponete la pignatta su la bragia co’l suo coperchio e fuogo disopra, mesticandola spesso, e quando sarà mezza cotta, mettavisi sale, pepe acciaccato, cannella pista e soda con qualche garofolo intiero, lascisi fornir di cuocere. Pigliate poi qualche rosso di uova intiero freddo, con due garofoli dentro. Se la vorrete bruschetta mettanvisi quattro grani di agresto, ne sarà cattivo qualche herbetta e finocchio fresco tagliato, e essendo troppo asciutta, aggiongavisi un poco di brodo. E volendola più delicata, pigliate di rossi di uova sbattuti con agresto e fate che sia un poco più brodosa, e con essi la ligherete, facendola delicata.

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Pigliate il pavon vecchio o giovane asciutto, abbruscatelo, e votisi diligentemente, mettavisi dentro subito un carbon di fuogo acceso, e come vi si sarà spento, cavisi politamente, rimettansegli le coscie verso il petto, e ficcatevi uno stecco che lo tenga, scorticategli tutto il collo, e lasciate la pelle, tagliate le punte delle ali, e mettasi il petto su la bragia viva, e quando il petto sarà gorzfiato, e rifatto, volgasi per tutto. Pigliate un canavaccio polito, e nettasi, pigliate del lardo che non sia rancio, tagliatelo, e sieno della grandezza i suoi pezzi di un dato, mescolate con esso un poco di salina, pepe, cannella e garofali, e mettasi ogni cosa nel pavone con due o tre ciocche di finocchio verde o secco con alcune foglie di salvia, riserrisi poi il buco. Mettansi nella punta della spalla quattro lardelli, e due nelle coscie, imbollettate il petto con stecchi di cannella, e garofali, e così semplice si cocerà, ma volendo fasciarlo nelle carte, non lo lardate, ma fate delle fetti sottili di lardo larghe, e lunghe, pigliate un foglio reale, distendasi su la tavola, imbrattinsi le fette del lardo, il pavone con la polvere della empitura, mettasi delle fette su il foglio tanto che cuoprano la schiena del pavone, e l'altre di sopra al petto, rivolgasi, e fasciasi col foglio, ligatelo presso l'osso del collo, e presso gli stinchi, e così si cocera, e sfasciatelo, accioché veggia il fuoco in viso. E mentre lo arrostirete fasciate prima con stoppa o pezza bagnata l'osso del collo, bagnandolo di continovo, accioché non si abbrusci . Quando sarà poi cotto, cavisi e lievisi la stoppa o pezza e con la sua pelle e capo rivestasi il collo, madisi in tavola con fette di cedro e fiori di sopra, e si mangi con salsa di pago o sugo di melagrane forti o di visciole.

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I pavoni, e capponi salpamentati non vogliono esser molto grassi, ma giovani, carnuti e frolli, e quando saranno cotti alle allesso, mettansi in un piatto così caldi, apransi le ali del petto e le coscie, fate una polvere di pepe, cannela, garofali, e salina bianca, e imbrattategli per tutto dentro, e fuori, ristringansi insieme, mettavisi sotto e sopra qualche ciocchetta di salvia, e rosmarino, e così si lascieranno stare una notte, e saranno migliori che in pasticcio. Voi potrete anco salpamentare tutti quei pesi grosi che vorrete, quando saran cotti allesso, con simil regola.

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Pigliate tutti i pesci che si marinano, ma il meglio di tutti saranno i cefali di buon budello, perché non si han da cavar le budella, ma a tutti gli altri si cavano, orate, fragolini, corvi, dentali trotte, carpioni, ma non sian grossi al più di tre libre l'uno. Quando saran marinati e fatti; mettansi al trepiede con un vaso di terra o di rame stagnato lungo il fuoco, presso la padella con aceto forte bianco, buona quantità di salina bianca, assai pepe acciaccato, che ne senta, foglie di mortella polite, non troppo secche né troppo verdi. Quando l'aceto bolle, cavate il pesce della padella e subito ve lo metterete dentro, rivolgetelo una sola volta nello aceto, e quando il pesce vi hvurà bollito dentro un poco poco, lievatelo dal fuoco e lasciatelo raffreddar nello aceto. Mettete in un piatto di rametti di salvia e rosmarino e mortella e così lo serberete quanto vorrete. Voi gli potrete mangiare con sugo di melangoli forti, mosto cotto, pepe, cannella, garofali, sale, uva passarina, e saran migliori caldi che freddi. Potrete anco mangiare con zuccaro, aceto e spetiarie. Vi sarà buono agresto nuovo con aglio pisto, basilico e finocchio fresco, ma come il pesce sarà messo così caldo nel piatto, mettavisi disopra lo agresto, e stufatelo un poco. Vuol saper di pepe e di aglio. Sarà buono agresto vecchio con pepe, sale solo, quando il pesce sarà così caldo nel piatto coperto di sole foglie di petrosemolo, mettasi nell'olio bollente, cauisi subito e mettavisi sopra l'agresto bollito, come sarà stufato si mangi caldo.

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Pigliate la padella dalle frittate polita e grandicella, mettavisi alquanto di olio dolce e fate una fritattina sottilissima, che empia tutto il corpo della padella, pigliate un taglier largo a misura e con esso cavatola, pigliatene un altro e rivolgetela sottosopra, tagliatela a quadretti larghi più di quattro dita e lunghi più di sei, pigliate della pasta marzapane e mangiar bianco, overo della compositione dell'uova ripiene, metterete in ogni parte della frittata quanto una grossa noce, fatela lunghetta, e rivolgetela ne i pezzi della frittata come un cartoccino, pigliate la padella da torta con buona quantità di buturo fresco o strutto buono, mettetela su il tripiedino con buona brascia di sotto, e quando lo strutto o buturo bolle, pigliate i pesci di uova, e imbrattategli bene di rossi di uova, debattuti, mettansi a frigere, non gli toccando fin che gli rivolgiate una volta sola. Vogliono poca cocitura, cavati, asciutti e risolati in un piatto, e mettavisi di sopra zuccaro e cannella.

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Тagliate una fetta grossa due dita presso al bellico dello storione o simile, quando sia grosso il pesce, raschiatela, lavatela, e asciugatela, imbrattatela di sale in oglio, mettetela a cuocere su la graticola, bagnatela con vino bianco, oglio, pepe e sale caldo, e cocetelo adagio pigliate de i pignuoli o amandole abbruscate e ben secche, pigliate del fegato e uova sue abbruscate poi una fetta di pane, mettetela a bollire insieme con zibibi, e fegato nel vin rosso dolce, sugo di melagrane forte overo un poco di aceto forte, pestate con diligenza le amandole e i pignuoli, cavate il fegato e l'altre cose e ripestategli con le mandole, passatelo per stamegna col medesimo brodo del fegato, mettetelo in una cazzuola su la bragia con un pezzo di zuccaro, pepe, e cannella, e garofali, misticateli di continovo fin che il zuccaro e le speciarie sieno incorporate, e l'adobbo tegnente; mettete poi la fetta di storione o altro pesce così calda in un piatto, e mettavisi di sopra lo adobbo con pignuoli freschi, zuccaro, e cannella. Quando lo vorrete per la state, mettavisi di sopra le visciole stufate nel modo delle lor suppette di pane, overo col favor di verzure, aggiongendovi un poco di sapor di aglio, e di sopra lo adobbo delle visciole il zuccaro e cannella, e anco lo potrete coprire di genestrata di peverone e di mirausto.

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Per far piccioni stufati, saran migliori de gli altri, i piccioni torrigiani, le palombelle e quelli giovani da ghianda, nondimeno nel brodo dei domestici vi si potran accommodare di molte minestrine al proposito nostro, de gli altri sarà buono il brodo così semplice, aggiongendosi col pepe due foglie di salvia, e il medesimo che si dimostra ne i domestici, si osservi de i salvatici però quando è l'uno o l'altro sarà pelato, o bruscato, votisi con destrezza, e per niente non se gli cavi il fegato, e con la lavatura colata si metteranno a cuocere. Pigliate poi un pezzo di presciutto grasso magro senza osso, non sia dolce, facciasi bollire alquanto da per sé, da poi mettasi a cuocer con i piccioni, e quando saranno schiumati, mettavisi del sale a sofficienza, e con regola, considerato che vi è il presciutto, mettavisi del pepe acciaccato che ne sentino, cuoprasi la pignatta con una carta doppia, e sopra il suo coperchio, sotterrisi mezza la pignatta nella cenere, o brascia minuta, e lasciategli bollire adagio, vedetegli qual che volta, quando saran mezzi cotti, mettavisi di piselli verdi, e herbette tagliate, lasciandogli con essi finir di cuocere. Cotti, cavinsi in un piatto, e fate le minestre di piselli con una fetta di quel presciutto per ciascuna e se vorrete i piselli col guscio, si faran cuocere prima in altro brodo grasso, e quando i piccioni saran cotti mettasi un piccione per piattelletto, apransegli il petto, e le coscie, e mettanvisi sopra i piselli asciutti con una fetta di presciutto, e di quel brodacchino de i piccioni mescolato bene, e mettasi per ciascuno un poco, quando vi ci piaccia l'agresta, ponete mente quando i piccioni son quasi cotti, e mettetevi delle granella di agrefto, e herbette tagliate quanto si vuole, fate che l'agresta non si cuoca troppo, e resti intiera, e al simile farete i piattelletti. Questi domestici, e torrigiani si mangieranno col savor di verzure, e le salvatia che con la mostarda dolce.

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Non vi voglio insegnare il cuocere di questi piccioni ma solo il preparargli. Quando i piccioni domestici saran morti, mettetegli subito nel gozzo dell'acqua tante volte che lo votate, cavategli solo le budella, e ventricchio, e vedete di non gli rompere il fegato. Pigliate del lardo battuto, poco sale, pepe, e cannella, e un poco di uva passerina, e al tempo due sole granella di agresto; misticata ogni cosa con il lardo, e riempiete il corpo, e il gozzo comodamente, riserrate il taglio, e così lo cocerete, e se pur gli vorrete rifare, nel brodo magro saran piu grossi, e si coceranno meglio. Questa è la vera cocitura de i piccioni domestici. Al tempo della neve i piccioni giovani di ghianda vogliono esser grassi, quando saran pelati, e abbruscati, mettavisi qualche lardello con qualche garofalo nel petto, e così senza votargli né di ghiande, né di budella, si coceranno, e al suo tempo saran molto ghiotti, mangiandogli con fette di cedro condite. Le palombelle saran migliori stufate, o in altre pottaggierie.

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Pigliate piccioni domestici teneri e grassi, e quando seran pelati, voti e lavati serbati i secati loro, poi tagliate i piccioni in quattro pezi, fategli soffrigere con strutto, co'l graso di una rignonata di vitella co'l rignone, e battete minutamente ogni cosa con coltelli, poi mettetegli a soffrigere con i piccioni, e pigliate un pezzo di sommata e fatela bollire alquanto, tagliatela poi in fette, e metteteuila dentro, mettavisi delle prune, zibibi, persiche secche e spichi di pere cotogne con un poco di vino, mosto cotto, e agresto, pepe, garofali e pignoli; e quando saran quasi cotti, farete un pasticcio alto alla francese, e mettavisi dietro ogni cosa non molto brodoso, vi metterete poi di sopra un poco di zuccaro e cannella e farete il coperchio come una crostata, o pasticcio sfogliato, così lo cocerete nel forno che non sia rovente, overo in un fornello di rame, e perché non ve ne scordaste, mettavisi dentro i suoi fegatini.

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Quando i piedi di vitella saran cotti, lievensegli quelle osse più disutile mettansi a soffrigere nel modo della coda, e senza i porri e carne secca vi metterete tutte l'altre cose di ossa, aggiongendovi herbette tagliate, canella, e garofali,e così stufati saran buoni caldi e freddi. Se gli vorrete dorati levate via così cotte tutte l’ossa, e con la medesima pastolina e doratura delle cervella gli frigerete senza zuccaro e cannella disopra, e si mangieranno con salsa verde.

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Quando havrete cotti, e arrostiti i pollastri, tagliategli le ali, e apransegli il petto, e le coscie, trinciate del limone buona quantità a fetti sottili, mettasi dell'acqua rosa, salina, zuccaro e cannella, mettansi pollastri in un tegame o pignatta, mettendovi di sopra i limoni rimescolate con la pignatta ogni cosa, lasciategli stare alquanto stufati, e cavategli in un piatto con i limoni, e intingolo di sopra.

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Pigliate dela coscia di una vitella di latte, e fatene pezzi di due libre l’uno, stropicciategli con vino e aceto, pigliate della pitartina pepe, finocchio, e sale, pitate poi ogni cosa insieme grossamente, e con essa stropicciate a imbrattate i pezzi della carne smettansi insieme stretti, mettasi di sopra e di sotto il restante della polvere pongasi d isopra poi una tavoletta, o un tagliere polito con un sasso o gravezza di altro peso che le tenga in soppressa un’hora, e quell'acqua che di essee uscirà, serbatela, mettasi per ogni pezzo qualche lardello, poi mettansi nello spiedo, dandosegli il fuogo adagio, e saran presto colorite, ma non però saran cotte. Alhora pigliate un mezzo bicchiere di vin bianco, mezzo di aceto, mezzo di mosto cotto, e mettete ogni cosi con quella acqua uscita delle polpe con un cocchiaro di brodo grasso in una cazzola, e farete bollire ogni cosa, un pezzetto con pepe, cannella e garofoli e poco sale, cavate le polpe in un piatto cupo, e così calde gli metterete sopra lo adobbo. Dopo cuopransi di sopra con un altro piatto, e così stufate mandinsi in tavola. E se le vorrette far mangiar fredde scavatele così asciutte dello spiedo, e saran buone calde e fredde.

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Pigliate una porcelletta non molto picciola, fatene rocchi come l'anguilla, infilategli nello spiedo più presto piano che quadro, spartite una cannuccia per metà, nettata e spaccata polita, mettetene una mezza da ogni banda della porceletta, e infra ogni duo rocchi, ligateli forte con lo spago, che vi stia ben ferma. Dategli il fuoco adagio, fate una salamora di vin bianco e Sale, pigliate una ciocca di salvia, e bagnate con essa la porcelletta sia ben calda, e dopo ungetela di continovo con oglio di amandole dolci. Quando sarà cotta fate una polverina sottile di biscotto pisano, zuccaro, e cannella, e mettavisi di sopra per tutto, ma guardate che non habbia troppo fuoco, date duo girate allo spiedo, e cavatela in un piatto con fette di cedro, e si mangi con uva fresca.

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Alle porcellette e altri pesci piccioli in graticola come lo storione, fate la salamora con vin bianco, agresto vecchio, uva passerina, oglio, pepe, cannella e garofali, fate che il vasetto di terra dove essa salamora sarà dentro stia presso la graticola in luogo caldo, pigliate una ciocca di salvia e con essa bagnate il pesce di continovo, e quando sarà cotto, mettetelo in un piatto col restante della salamora di sopra, avertiscasi che prima che si metta in graticola, si lavi bene e rasciughi, e ungasi con l'oglio e imbrattisi di sale. Se vorrete le porcellette coperte, pigliate una quantità di capi doli di porri bianchi, cioè quattro dita di capi, tagliategli grossamente mettetegli a soffrigere e cuocere con assai buturo, pepe, cannella e garofali, e noce moscata con un poco di color di zaferano, con un mezzo bicchiere di vin bianco e mezzo di mosto cotto, fate che sieno morbide e ben cotte, mettete poi la porcelletta in un piatto con i porri di sopra. Voi la potrete coprire con savor di salsa reale o di peverone.

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Pigliate le fette del presciutto non molto sottile grasso e magro, mettetele nella padella polita, e quando saran quasi cotte, mettetevi delle foglie di salvia, pepe, cannella, un mezzo bicchier di mosto cotto, e un mezzo bicchier di aceto fortissimo, come sarà fornito di cuocere, mettasi ogni cosa in un piatto, sarà buon caldo e miglior freddo.

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Pigliate delle cime di cavoli verdi, nettategli che non vi sia bruttura, rompetegli con le mani, pigliate buona quantità di lardo buono, e battetelo diligentemente, mettete i cavoli e il lardo battuto, e pepe che ne sentano in una pignatta schietti, ne vi si metta gocciola di acqua o altro, mettasi la pignatta in buona bragia, piglisi una cucchiara di legno, di continovo misticategli forte quanto più si può, per insino che saran cotti, vogliono esser verdi mezzi. Quando le quaglie saranno arrostite e cotte, e che sieno grasse, mettasene una per piatto e disopra cuoprisi co'l cavolo strifolato. Ne vi fate beffe di questa vivanda che io ve la dò a pruova. I passerotti, se gli vorrete ristorativi buoni, farete che sieno in un medesimo tempo morti pelati abbruscati, voti, e lavati nel vino, e si coceranno stufati nel modo delle cervella alla tedesca e al simile si faranno in pasticcio. Gli stornelli, sapete che il diavolo non gli volle ne i suoi conviti, nondimeno coceranno stufati con la salciccia come i tordi. La invernata i petti rossi, quando son grassi, son molto buoni, arrostiti come i beccafichi, ma volendo di essi un guazzettino; votategli, tagliategli il becco e gli stinchi e mettasi a soffrigere con strutto. Quando saran presso che cotti, cavate lo strutto, e mettetevi un cucchiaro di brodo grasso di vitella, un poco di agresto, uva passerina, herbette tagliate, pepe e zafferano, fate che non sieno troppo brodosi, così farete i piattelletti di essi. Se gli vorrete più delicati, tagliategli per metà, e quando saran soffritti e cotti, metttetevi mezzo cucchiaro di brodo magro, un poco di pepe, cannella e zaffarano pigliate de i rosi di uova debattuti con l'agresto, e con essi ligherete il soffritto, facendolo delicato, e farete i piattelletti con specie dolce disopra.

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Se vorrete fare i ravioli ignudi per i giorni grassi, pigliate quella pasta che havete fatta per le uova ripiene con la polpa del cappone sola, aggiongavisi un poco di fior di farina, pigliate la padella da frigere con buono strutto, e assai fatelo bollire alla fiamma, e subito mettete la padella su la bragia, infarinate la grattacascio di riverso. pigliate una pallottina della compositione, fregatela sopra di quei buchi, e farete come un cartoccino con le palle, e lasciateli andare di mano in mano nella padella, ma quando saranno due a lavorare si faranno più presto. Avertite che lo strutto non bolla troppo forte, che diventarebbono neri, saranno presto cotti, mettetegli in un piatto con zuccaro e cannella di sopra. Se gli vorrete bolliti con pasta o senza, infarinate una tavoletta liscia, e farete i ravioli lunghetti e rotondi su la tauola, pigliata del brodo magro di vitella o capponi, e mentre che bolle cosi mettavisi dentro e non gli toccate, e come han bollito un poco, mettete la cazzuola su la bragia, o lasciategli stare nel brodo, ma sia poca bragia che a fatica gli mantenga caldi, mettete in un piatto del cascio dolce grattusciato e cannella, e un poco di brodo grasso, e copretigli di sopra, e mandinsi in tavola, e fe voleste fare i piattelletti fate un solo apunto, ma quelli senza pasta farete i piattelletti a suolo a suolo, e all'ultimo mettavisi cascio e cannella e brodo grasso. Se gli vorrete in minestra, tirate la pasta sottile, e farete i ravioletti tondi, e frappate la pasta e saranno più nobili; e fateli bollire nel brodo di capponi cotti con cervellata milanese, e così farete le nostre minestrine con cascio e cannella disopra, ma per rispetto della pasta, vorranno maggior cocitura, e lasciateli star nel brodo un poco che gli ingravidi, la pasta diventi morbida e grassa. Se gli vorrete di herbe pigliate delle foglie di bietole, lievategli le loro costoline, tagliatele minute, e fatele soffrigere nel buturo che sieno mezze cotte, lasciategli raffreddare del tutto, mettavisi del cascio dolce grattato, delle uova sbattute, e se gli vorrete ignudi, mettetegli un poco di fior di farina, mettavisi del pepe, e poca cannella, e al medesimo modo saran cotti nell'acqua insalata con poco di buturo, fategli con la pasta al simile, e a l'imbandirgli in cambio di brodo grasso, mettavisi del buturo.

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Voi piglierete tutte le polpi di capponi, pavoni, fasciani, o qual più vi piacerà, pigliate poi del grasso di una rignonata di un porcastro giovane per il terzo delle polpi, battetete con coltelli minutamente nel modo che si minuta la salciccia, e mettavisi del sale a discretione, pepe ammaccato, fenocchio striculato di men sapore, un poco di cannella e garofoli, e mescolate ogni cosa insieme in una pasta e stringetela, lasciandola star due hore. Quando le budella del parco saran nette diligentemente scarnate sottili, e state in salamora otto dì in circa, cavatele e lavatele due o tre volte con acqua fredda, gonfiatele e così si rassiugheranno. Empiansi poi della detta pasta o compositione so farete i rocchii ligati, lunghi mezzo palmo o poco più. Fati che le budella sieno sottili, mettansi a rasciugare in una stufetta dove sia un poco di fuogo, e così asciutte le arrostirete. Ma perché non si habbiano a rompere nello spiedo cocendosi, mettansia ristare in brodo magro un pezzo e poi le cocerete su la graticola con poco fuogo. E questa sarà nobil salciccia, e mangisi con uva fresca savor di peverone o mostarda dolce.

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Pigliate quella quantità di carne di bue fredda, grassa e magra, che vorrete trinciata minuta; mettetela a soffriggere con un poco del suo brodo grasso, herbette tagliate, pepe tanto che ne senta, quattro granella di agresto se sia il suo tempo, overo un poco del vecchio, se vi piacerà brusca. Vuol essere asciutta e non brodosa. Così farete i vostri piattelletti; quando vi metterete qualche rosso di uova sodo imbullettalo con duo garofali che sarà migliore e più nobile.

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Volendo buona questa sommatą arrosta, conviene che sia di una porcastra piena di latte, tagliatela così come se la volesse insalare, disgrassatela più che si può, mettendola nell'acqua bollita, tanto che il latte sia ripresso, tagliatela a dilungo per metà, mettetela nella spiedo così lungą, che vi stia ferma, imbollettatela di garofali e ftecchi di cannella. Cuocasi adagio, vorrà buona cocitura. Quando sarà mezza cotta, dategli un poco di sale, e quando sarà cotta, pigliate un poco di pepe mescolato con cannella, lievate se vi fosse troppo fuoco, e in cambio di sale ve li metterete di sopra, poi cavisi, e mettasi in un piatto con fette di cedro.

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Volendosi haver questa spalla di castrato buona ripiena convien che habbiate la carne molto frolla. Piglierete il gambetto con tutta la paletta della spalla appiccata insime. Tagliate poi via tutta la carna in modo che l’osso resti netto e tutto intiero, lavate la carne con vino e aceto e acqua, poi mettasi a bollire con brodo magro di castrato e come sia mezza cotta, cavatela, pigliate poi del grasso del sua rignonata e con la canre il batterete come la salciccia. Pigliate del buon cascio che picchi un poc, grattusciatelo e pigliate con esso uva passerina, herbette tagliate, aglietto (volendone), due o tre uova, pepe, cannella, garofili, zaffarano, e sale a sofficienza, mescolate poi ogni cosa insieme con la carne, ristringetel e lasciatela stare un pezzo. Pigliate una rete grassa di porco, s enon di castrato, e mettasi nell’acqua tepida, distendasi su la tavola, ungasi di rossi di uova, e imbrattisi di polvere di finocchio e pepe. Piglisi la metà della carne e distendasi su la rete grossa due dita e larga e lunga quanto era prima la spalla, mettavisi di sopra l’osso della spalla, e di qua l’altra carne, riformando la spalla, fasciandola con la rete e ligandola con lo spago diligentemente e li bisogna che la rete sia doppia.Lasciatela poi rassciugare una mezza hora, mettasi su la graticola a fuogo lento e rivolgasi spesso, vorrà buona cocitura, e come sia cotta, mettasi destramente inun piatto, levandone lo spago, e sarà buona calda e fredda.

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Quando le starne saran cotte arroste, pigliate di dattali, prune damascene e zibibi, fategli bollire con vin rosso, sugo di melagrane forte e mosto cotto, mettetevi del pepe, cannella di garofali. Quando saran ben cotte aprite alle starne il petto e le coscie, e così calde, mettasene una per piatto, e disopra i dattali e le prune stufate con cannella o zuccaro disopra. Potrete con simil modo cuocere le beccaccie, piccioni da ghianda, tortore e palombelle.

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Perché in questo convien prima mostrare come si cuocono i cauli. Pigliate un pezzo di vaccina grassa e frolla con un poco di pancia di cinghiale e un pezzo di presciutto buono, e quando vogliete la cavolata sotto starne mettasi de i palombi da ghianda, o palombelle e pepe che ne senta, e volendo cavoli capuccio, taglisi in pezzi e facciasi bollire prima alquinto co'l presciutto, poi cavatelo, e tenetelo disteso tanto che scoli l'acqua, e così farete la sua cavolata. Se vi metterete qualche granello di finocchio sarà tanto migliore. Se vi voreste cavoli torzuti, mondategli e tagliategli in fette con le sue cime tenerine, e senza altra lavatura e bollitura farete la cavolata. Se li vorrete migliori quando saran quasi cotti, tagliategli minutamente, mettetegli in un tegame col medesimo brodo più grasso con l'herbette tagliate finocchio stritolato, pepe e un poco color di zaffarano. Così ne farete i piattelletti mangiando con la carne il savor di noci con aglio. Volendolo con le starne non vi bisogna altri volatili in compagnia, ma quando la carne e il presciuto saran cotti, cavatela della pignata, e mettete nel brodo bona quantità di cime tenerine de cavoli verdi, pigliate poi le starne arrosto tanto che sieno quasi mezze cotte, e cavate se vi fossero lardelli, apritegli destramente il petto e le coscie, mettetele ne i cavoli, e con essi si finiranno di cuocere, ne vi si metta finocchio, ma si bene farete che senta di pepe. Farete i vostri piuttelletti, mettendo per ciascun di essi una starna coperta di cavoli, e una fetta del suo presciutto, e queste si mangeranno con savor bastardo con aglio overo con mostarda dolce. Le potrete finir anco di cuocer così arroste, e nel modo de i pollastri si faranno alla catelana. Le potrete stufar anco nel modo de i piccioni domestici con tutte quelle minestrine de salvatici, e saran buone in ogni altra pottaggeria.

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I duo animaletti salvatici si arrostiranno e prepareranno al modo del pavone giovane arrosto, ma questi si rivolgeranno in ogni modo nella carta, perché son tenerini, e saran cotti presto, pur non sarà fuor di proposito quando saran quasi cotti levargli quella carta accioché vedano il fuogo in viso, e perché sieno piu coloriti. Quanto a i pulcinelli, bisogna che sieno grassetti, e non maggiori delle quaglie, convien che subito che son morti sieno pelati, e così caldi votargli desstramente, abbruscargli, e lavargli, rimettasi nel corpo il suo fecatino, un poco di lardo battuto, quattro uve passerine, un poco di pepe e cannella, e una ciocca di finocchio fresco, riserrisi il buco rifacciasi nel brodo magro, e così fasciato nella carta si cocerà come gli altri, questo sarà buono, come sarà fuor dello spiedo, così caldo messo in un piatto con aceto rosato, zuccaro, cannella bollito di sopra, cuoprasi e così stufato mandisi in tavola, gli altri manginsi con uva fresca, o savor di visciole o salsa reale.

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Tutti gli altri pesci grossi vogliono esser freschi dallo storione in fuore, massimamente il vecchio. Pigliate un pezzo rotundo quanto è groso il pesce fra la testa e la coda, raschiatelo e tengasi a molle un pezzo, mettasi nella navicella con acqua sola, e salina bianca, non vi mettete né aceto né vino, se già non fosse troppo frollo, fatelo bollire adagio, accioché si possa schiumare diligentemente, e quando sarà schiumato e mezzo cotto, mettasi la navicella su la bragia, mettavisi in poco di oglio o buturo fresco, cuocasi adagio, vorrà buona cocitura, e bisogna che sia bianco e morbido quando sia cotto; mettasi poi in un piatto così intiero con fiori e herbette di sopra, quello si mangieran con savor bianco di amandole, ma gli altri con savor di noci, con aglio o senza.

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La importanza de i pesci fritti grossi e piccioli è che vogliono esser raschiati, voti, lavati insalati, e rasciutti, dico tutti quei che han gran quantità di scaglie. Le tinche si fenderanno per la schiena, lasciandovi le sue budelle appiccate, ma destramente si fendino, e se gli lievi il fele. A quei mezzani che si frigeranno intieri, si darà un taglio di qua e di là fra la schiena e la pancia. Quei piu grossi si taglieranno a fette rotonde grosse due dita. Infarinategli diligentemente, quando saran ben rasciutti, mettete buona quantità di oglio buono nella padella. Quando comincia a bollire, mettavisi una fetta di pane, accioché l'oglio si purghi, e quando sarà colorito, cavatela, e subito mettavisi dentro il pesce, girate la padella ritonda qualche volta non lo toccate fin a tanto che lo rivolgete una volta sola, lasciatelo ben cuocere, pigliatelo in su la cocchiara, toccatelo col dito, se lo trovarete sodo, e rossolato, sarà cotto, scolatelo ben dall'oglio, mettasi in un piatto con salina bianca, fette di limoni di sopra con qualche melangoletta tagliata per metà, e avvertiscafi di non coprire pesce fritto di niuna sorte quando sarà caldo, perché diventarebbe alesso, oltre che è cosa mortifera il mangiarne, come si dirà. I pisciolini, anguillotte, lumache, e ranocchi, tutti quei che havranno scaglie, si rischino, e votino quando saran lauati, e rasciutti, e mettansi in un crivello, con la farina vengansi crivellando tanto che restino solo infarinati, pigliate una cocchiara di ferro bucata, e con ella gli metterete a frigere a poco a poco, fate che gallino nell'oglio, perché non bisogni di rivolgirli, ma vadasi aggirando la padella fin che gli cuoca, pigliatene parecchi su la cocchiara, se saran cotti soneranno; cavateli e salatigli in un piatto come di sopra.

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Pigliate un pezzo della pancia di storione o simil pesce, fatene pezzi riquadrati, fategli soffrigere con buona quantità di buturo fresco, e salina bianca. Quando sarà cotto alquanto, mettanvisi delle cipolle tagliate a fette sottili, pepe, cannella, e con garofali, e herbette tagliate, e quando queste cipolle saran soffritte e presso che cotte, mettavisi un mezzo bicchier di vin bianco colorito con zafferano e un poco di mosto cotto; e quando ogni cosa sia cotta, fate i piattelletti con i pesci, e le cipolle di sopra, e se vi metterete di uva passerina, non vi sarà cattiva.

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Tutte le teste grosse di pesce si coceranno allesso e stufate, e accioché non si rompano, convien che si stufino in vasi di terra o cazzuole larghe e poche volte maniggiate e rivolte, e quando saran mezze cotte allesso, pigliate buona quantità di buturo fresco, e quando fosse oglio di amandole dolci, sarà migliore. Quando sarà cotta mettasi in un piatto così intiero, e mettanvisi di sopra tutte le tre accompagnature stufate con essa, ma a quelle allesse fiori e herbette.

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Volendo che le testa di vitella allessa, quando sarà cotta resti bianca bisogna la prima cosa procurare di haver testa di vitella di latte di pelo rosso e non nero, quando sarà pelata, e fatta bianca cavatele destramente la lingua, nettate le narici del naso e delle orecchie, tagliatele un cerchietto che ha intorno allo occhio, levandole tutti quei peli, mettasi poi nell'acqua chiara, ove stia per un'hora. La laverete poi con la calda, stropicciandola dentro e fuore, che non vi resti sangue, e mettasi in una pignatta agiata a mettavisi l'acqua fredda, e ponetela a bollire senza sale, e si schiumi diligentemente con una cocchiara di legno, operando che non bolla mai scoperta, e bolla adagio, e quando sarà quasi cotta, mettauisi della salina bianca, e sopra tutto guardate che non si appicchi alla pignatta, toccatele la sua pelle, e quando la sentirete molle, sarà cotta, e alhora cavatela così polita in un piatto con fiori e herbe disopra.

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Quando la testa sarà mezza cotta, cavategli tutto il brodo e in cambio di esso mettavisi buona quantità di strutto, mettasi la pignatta su la bragia col coperchio e fuogo di sopra, rivoltatela spesso, e quando sarà così soffritta alquanto, mettasi dentro delle prune secche damascene, visciole, uve secche, e qualche spicchio di pere cotogne, e mettavisi anco un cocchiaro di brodo di vitella, un bicchieretto di mosto cotto, e un'altro di agresto vecchio, pepe, cannella, garofoli, e zafferano, e così stufata rivolgendola spesso si finirà di cuocere. Volendola migliore, si farà bollire delle barbe di petrosemolo nel brodo magro, e come sieno mezze cotte taglinsi a pezzetti, mettendole nella testa con altre herbe odorifere prune, e con simil modo sisStuferà qualunche testa o lingua si sia.

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Se vorrette la testa di vitella dorata, convien che sia picciola et di latte, quando farà preso che cotta allesso, cavisi, tagliatela e partitela per mezzo che in ogni parte vi restino le sue cervella, e quando sarà fredda mettasi su le cervella un poco di fior di farina sottilmente, e poi piglisi una padella di torta di tal grandezza che mezza testa vi stia agiata e quivi la frigerete con buono strutto, rivolgendola però in modo che non eschino le cervella, poi pigliate delle uova e cascio parmigiano grattato con un poco di pepe e cannella, e con due gocciole di vin bianco dibatterete ogni cosa, e pigliate una padella da frigere larga e polita, e con lo strutto farete una frittata sottilissima larga quanto tiene la padella, e subito sopra di essa metterete la mezza testa, facendo che le cervella tocchino la frittata, poi pigliasi un piatto capace, e rivolgete sottosopra la testa in modo che la frittata resti di sopra, e così vi metterete zuccaro e cannella, e con simil regola si doreranno tutte l'altre teste.

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Tutti li soprascritti fegati per far tomaselle aran buoni, e migliori saranno di capriolo o di rosfolatto. Quando sara ben netto e polito, tagliato in due parti, e fatto bollire in brodo magro tanto che sia cotto. Grattisi con diligenza con lu grattacascio del cascio vecchio parmigiano al terzo del fegato. Piglisi una poppa di vitella mongana o grasso della rignonata con un pezzo di gota di porco salato giovane, e fate bollire l'uno e l'altro insieme, operando che sia ben cotto; poi cavate, e levate via tutte quelle pellicine o neruetti della poppa, e battansi insieme minute come la salciccia, e poi mescolate insieme il fegato, e cascio, una passerina ben netta, e ben lavata, pepe, cannella, e alquanti garofali; poi facendo una pasta d'ogni cosa insieme stretta, lasciatela stare due hore, e poi pigliate la rete del porco, e distendasi sopra una tavoletta, pigliate poi di rossi di uova bene sbattuti e con due penne gli imbrattarete grossamente di essi, mettetegli sopra la polvere di finocchi e pepe. Pigliate della pasta quanto una palla di essa compositione, e così ritonda la rivolgerete nella rete, rivolta schiaccisi facendone una rotellina, e lascisi star due o tre hore; poi piglisi una padella da torta con buona quantità di strutto buono che levi gallino dentro, e non li rivolgete infino che la rete non sia colorita da ogni banda, che allhora saran cotte. Volendonle più delicate piglisi de medesimi rossi di uova e inanzi che si frigha imbrattisi per tutto e così saranno dorate e mandinsi in tavola ocn zuccaro e canella di sopra. Nel far le tomaselle di carne si terrà il medesimo modo non già de grattusi, pigliarete una rignonata di vitella che sia mezza cotta arrosto e quando sarà fredda tagliasi dalla carne tutto il grasso e il rognone insieme con il lombo; e con queste cose metti di quella gota di porco salata e battasi ogni cosa insieme ocn i coltelli minutamente e così tenendo l’ordine di sopra con tutte l’altre cose, farete cuocere e servirete di tomaselle.

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Bisogna che ci leviamo dinanzi prima i piu piccioli e migliori e così come uno di essi sarà ordinato e cotto, saran gli altri, dico che i beccafichi, hortolani, allodole e rondoni. Convien che sopra tutto questi uccelli sieno freschi e grassi, e pelati che saranno diligentemente, eabbruscanti a una fiamma di brascia viva piglisi un bastonetto lungo e sottile che vi possan capire dodici di essi infilati, piglisi poi uno spiedo non molto grosso né largo, e così infilati volgasi la loro schiena su lo spiedo, e con lo spago gli farete due o tre ligature, fa te che sia il fuoco chiaro, ma nel principio non molto grande, vero è che quando poi cominciano a gocciolare conviene di darglielo maggiore, rivoltando |154v| lo spiedo spesso e con destrezza, e come saran coloriti alquanto, saranno cotti. Alhora piglisi un pan grosso, spartito per mezzo e distendasi in un piatto, e mettavisi subito disopra lo spiedo con i beccafichi, e guardate che non si perda quel suo grassolino, poi lievasi lo spago, e mettavisi sopra un poco di salina bianca, così infilzati nel bastoncino disopra il pane si mandino in tavola. I tordi non son da niente se non son grassi e freschi, nondimeno cocendogli con la salciccia stufati come i piccioni saran buoni. Quando sien grassi sfoggiati si coceranno arrosti senza alcuna altra cosa, come i beccafichi, e si mangeranno tagliandogli su il pan unto che essi faranno, non si dia loro il sale, fin che non sien fuor dello spiedo. Le tortore, quando sieno giovani e grasse, si arrostiranno nel medesimo modo de i tordi, le vecchie si coceranno stufate.

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Se vorrete la trippa buona, la pigliarete di vitella camporeccia grassetta, le voleste che io vi mostrasse in che modo l'habbiate da nettare, non lo so, ma dicovi che si pigli quella trippa più grassa che noi chiamiamo la croce, e solo il budello culaio, e il gentile, e facciansi di ciascuno pochi pezzi, mettansi a bollire con acqua fredda, nel modo della testa senza sale e schiumatela diligentemente. Vorrà gran cocitura, non la lasciate bollire scoperta dal brodo, quando sarà tenera, sarà cotta, e mettasi in un piatto con poco brodo con salvia e cannella. Questa sia buona a mangiar così semplice, o pure con mostarda dolce o forte, overo aceto arrabbiato, e pepe. Se la vorrete alla tedesca, lasciatela freddare, e così asciutta e imbrattata con polvere di finocchio, pepe e sale, mettasi su la graticola, ungasi spesso con lardo battuto, e così cotta si mangia con la mostarda forte, ma volendola da dovero alla tedesca, frigansi porri o cipolle con butturo fresco, pepe, cannella, e garofoli, noci moscate, zafferano, e un mezzo bicchiere di uvino bianco. Mettete la trippa così cotta su la graticola in un piatto, sopra mettasi questo guazzetto, e saranno alla tedesca, e bonissime. Se vorrete quel budello gentile ripieno, quando sarà ben bollito per metà, cavisi e lascisi freddare, poi pigliate del cascio parmigiano e provatura grattata, dell'uva passerina, delle herbette tagliate, e qualche rosso di uova, e mesticate ogni cosa insieme con pepe, cannella, e poco sale, riempiasi il budello che non sia troppo pieno legato da ogni testa non si facciano nel tagliarlo i pezzi troppo lunghi, mettasi a bollire con capponi, galline o vitella; e quando sarà cotto, così caldo sarà buono con la mostarda dolce, e se lo vorrete su la graticola, così cotto sarà buono caldo e freddo.

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Questa vivanda sarà brutta e buona, né per molti si costuma. Quando il porco sarà stato morto tanto che il sangue sia corso al cuore e ghiacciatovili, si spaccherà il porco, cavandogli prima le trippe politamente. Pigliate poi un vaso polito, e tagliate tutto il restante del fegato, polmone, e cuore, grassoli, animellette, gangole, e sangue, e mettete ogni cosa cosi sanguinosa in quel vaso. Lievate il fegato dal polmone e vi lascierete le punte e quelle sue alette. Lavate ogni cosa con vino bianco e acqua, con la medesima lavatura con tutto il sangue se viene sarà del ripresso, qe uanto più sanguinoso sarà, sarà migliore. Mettete ogni cosa a bollire con la medesima lavatura, in una pignatta di terra, come la schiuma sara ingrossata, si lievi questa sola volta, lasciatelo cuocere i duo terzi, cavatelo su la tauola polita, e tagliate ogni cosa insieme grossamente. Pigliate de porri bianchi e tagliategli similmente alla grossa, e fategli soffrigere da per sé, e tanto che sieno quasi cotti mettete il paracuore nel tegame o cazzuola polita con il fondo del suo brodo più sanguinoso, che a fatica sia coperto. Mettetevi poi i porri soffritti, herbette odorifere tagliate e pepe acciaccato che ne senta, lasciatelo fornir di cuocere,e farete i nostri piattelli con spetie dolci di sopra.

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Se vorrai queste uova buone, non uscite della regola che io ni darò. Pigliate sedeci uova fresche, rompetele destramente pe'l mezzo, con tutto lo ablume, serbate il rosso intiero nel suo mezzo guscio, misticate lo ablume con un mezzo bicchiere di latte polițo, dibattete bene ogni cosa, mettetelo in una cazzuola bene stagnata, mettetela sula brascia con l’ablume dentro, misticatelo di continovo fin che la cocchiara si cominci a imbrattare e diventar bianca; levate la cazzuola dal fuogo, e pigliate un tegame basso di orli, ungete il fondo con butiro, e imbrattatelo sottile con fior di farina; poi mettavisi l’ablume non molto caldo, mettasi il tegame su il tripiedino con pochisimo fuoco di sotto, mettansi rossi di uova nel brodetto, spartitegli per tutto così interi, mettavisi un testo di terra di sopra caldissimo senza fuoco, vedansi spesso: vogliono esser tenere e non sode. Spruzzarete di sopra un poco di acqua rosa, zuccaro e cannella; mettasi il tegame in un piatto coperto con un altro, e mandisi in tavola con dui cocchiari di argento. Se gli vorrete migliori pigliate il medesimo tegame, mettavisi buona quantità di agresto alto un dito, mettavisi del cascio parmigiano e provatura grattata, mescolata con cannella, pigliate uova fresche, rompetele tutte in un piatto, non vuol esser gran quantità, e quando l'agresto bolle mettansi dentro, vedete che non si cuocano troppo di sotto, mettete di sopra il medesimo coperchio, e quando l'uova saran bianche di sopra per tutto, levate il tegame dal fuoco e mettetevi di sopra del cascio e cannella, rimettavisi di sopra il coperchio poco poco, lievatelo e mandate il tegame in tavola nel medesimo modo di sopra, e se vi vorrete mescolare col cascio un poco di zuccaro, e spruzzar l'uova con acqua rosa, non sarà cattivo.

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Pigliate quella quantità dell'uova sode che vorrete, tagliatele a dilungo per metà, cavate destramente il rosso sodo. Pigliate cascio parmigiano, e provatura fresca, e rossi di uova dilingentemente, aggiongetevi un pezzetto di buturo, di zuccaro, pepe, cannella e pochi garofali, ripistate, e con due uova sbattute fate liquida la compositione, e con essa riempiete i bianchi di uova nel luogo de i rossi, pigliate la padella da torte, ungasi destramente di buturo, distendanvisi l'uova ripiene col ripieno di sotto, accioché sieno risolate, rivolgetele che stieno strette insieme, mettavisi di sopra un poco di cascio e cannella sottilmente per tutto, e mettasi di sopra il coperchio caldo; e quando il cascio sarà risolato, lievatele dal fuoco, e farete i piattelli. Se le vorrete dorate in cambio del cascio di sopra, bagnatele con rossi di uova, mettete il coperchio caldo, e subito saran dorate; mettauisi di sopra subito zuccaro e cannella, e poi farete i vostri piattelletti, e saran buone calde e miglior fredde. Quando havrete tagliato e cavato i rossi di uova come di sopra, pigliate delle herhette odorifere e pistate con le bietole, farete buona quantità di sugo, e quando l'uova saranno risolate, rivolgansi di sopra, come di sopra si è detto; pigliate il restante ripieno, e con il sugo e due uova lo distemperate liquido, mettasi di sopra all’uova, dategli poco fuoco di sopra e di sotto, vedansi spesso, e quando saranno ripresse e tenere, vi spruzzerete sopra acqua rosa e cannella e nel medesimo modo le manderete in tavola. Quando le vorrete di grasso, spigliate la rignonata di vitella battuta, come se haueste a fare il pan unto; aggiongetevi midolle di ossa e polpe di cappone piste con un poco di herbette odorifere tagliate minute, e come le havrete ripiene, cocetele nel medesimo modo, queste si doreranno a ogni modo e sopra tutto adoprivisi zuccaro e cannella di sopra, e si mangino calde o fredde che in tutti i modi saranno bonissime.

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Pigliate delle uove che non sien troppo fresche, ma non però stantive, e per ogni piattello ne bisogneranno tre almeno, debattetele diligentemente, pigliate delle medesime herbette come di sopra, piste e stemperate con un poco di sugo di bietole fatto con un poco di agresto vecchio, ma non volendole dolci, un poco di vin bianco e zuccaro grattugiato, misticate con l'uova pepe e cannella. Mettansi in una cazzuola o tegame polito con un poco di buturo, overo olio dolce. Mettasi la cazzuola su la bragia e quando cominciano a riscaldarsi, rimescolinsi di continovo con una cocchiara di legno, e quando si comincieranno a ristringere, levate la cazzuola dal fuoco, e non le abbandonate fin che non sieno tegnenti, e delicate, e farete i piattelli con zuccaro, e cannella di sopra.

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Quando vorrete la vitella mongana arrosto, pigliate un pezzo di rignonata è della punta della schiena di essa, fate che sia stata morta, la state un giorno almeno, e quando la lievi dal beccaio, fate che sia polita, mettavisi fra pelle, e pelle dalla parte di sopra qualche lardello, poi la metterete nello spiedo, procurando che sia cotta adagio, e non in furia, e quando sarà quasi cotta, insalatela, dopo cotta cavisi con fette di limoni di sopra, e questà serà la miglior fredda che calda. La camporeccia vuole stare a molle, lavata, e rifatta in brodo magro, quando sarà fredda, e lardata si arrostirà come la mongana; e volendola allesso, vul essere un pezzo dove sia lo scannello appiccato. Non darà noia che questa stia così cotta alquanto e nel suo brodo. La mongana per allesso vuol esser la scannatura appiccata con un pezzo di spicco di petto, e quando sarà stata a molle e lavata, si cocerà come la testa di vitella, ma vi si metta prima il sale e se la vorrete più bianca, non la lasciate star troppo nel brodo. La vacca, e il bue per allesso vuole essere un pezzo della schiena grassa, e frolla, overo un pezzo di coscia, overo culatta, vuole stare a molle quattro hore almeno, lavata con acqua fredda, e calda, schiumata diligentemente, e quando sia cotta, se starà nel suo brodo coperta una mezza hora, sarà migliore. Quelle crostole se saran saliprese, saran migliori.

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Pigliate diece uove, ponetele con due oncie di acqua rosa, sbattendole tanto che sieno come acqua, poi pigliate tre libre di zuccaro ben pisto, incorporate ogni cosa insieme con tanta farina che basti a far le forme, come ciambelle, gli cocerete a fuoco lento.

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Di ogni uovo, sbattuto il bianco e il rosso, si han da mettere tre oncie di zuccaro, poi piglisi della farina quanto ne piglia l'uova e facciasene pasta tenerella, acciò si possa lavorare, e farne come ciambellette piccioline attaccandole insieme, bagnandole con l'acqua da quel canto che si vorranno attaccare insieme, e se ne fanno a varii modo di fantasia. Vanno cotti come i zuccherini.

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Piglisi ricotta di pecora overo capra di peso di una libra, dui bianchi di uova e quattro oncie di zuccaro, e posta ogni cosa insieme, pistisi in un mortaio avertendo di non far la compositione troppo tenera, e di essa se ne farà ballottine al modo delle cepole, cocendole nello strutto di porco, come son rosolate, cavinsi in un piatto sbruffandole con un poco di acqua rosa, e zuccaro sopra.

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Si han da pigliar le noci che fien grosse, e tenere, e si han da pertugiar tutte, e metterle in acqua per quindeci giorni o vinti, mutandosegli ogni dì l'acqua. Dopo prendansi queste noci, o mettansi in un caldarello di acqua bollente per giorni dodici ogni dì, in capo de quali convien di pigliare una caldara, e mettervi le noci, e farvele bollire sino a tanto che divengano tenerelle. Bollite che faranno convien cavarle, e metterle in un canestro, perché vi si scolino, per spatio di un giorno. Dopo si ha da chiarificare il zuccaro come si è detto nel conciar delle persiche, lasciarle bollire nel medesimo modo che delle persiche si disse. Ma prima che si mettano a bollire in detto zuccaro così purificato, bisogna metter in dette noci cannella, e garofali sani, dico ne i basi di dette noci, e quando saran bollite tre volte in questo modo vi si ha da metter di ogni sorte di speciaria dal zafferano in poi, e poi conservarle. Poi anco conciarle così col mele senza zuccaro.

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Prendansi venti limoncelli overo citrangoli subito colti, e dalla parte disopra sien tagliati in croce, e gli metterete dentro un caldaro di acqua fresca, mettendogli al fuoco subito a bollire, e han da bollire tanto che rientrino una spingola. Havete poi a tenere in ordine un altro caso pure con acqua bollente, e levati i citrangoli, dalla caldara dopo che havran bollito, gli metterete dentro in questo altro vaso che ho detto, o se vipar lauargli con la detta acqua bollente, lo potete fare, e ponetegli una caraffa di aceto forte, e una branca di sale, coprendo ben forte che non essali il fume, così lo tenerete per spatio di ventiquattro hore, e poi due altre volte per duo di farete la medesima mutatione dell'acqua calda, e porci l'aceto, ma non il sale tenendole coperte. Dopo le ponerete in acqua fresca, e mattina, e sera muta rete l'acqua fin che sien dolci. Fatte dolci, le pigliarete, e metterete sopra un panno bianco ad una ad una, accioché si asciughino, poi piglierete una volina di ovo fresco, e la scorza dell’ouo, e lo metterete dentro lo stagnatello è caldaro con un poco di acqua, e sbatterete forte la volina con la mano che faccia la schiuma, e poi vimetterete tre libre di zuccaro di taglio che stia per un’hora a molle nell'acqua,e quo, poi lo metterete al fuoco, e la schiumerete nel modo che si è detto del conciar de i bericocoli, e poilo tornerete a far bollire, e dati quei boli, posar il caldaro in terra, perché si raffreddi il zuccaro, e raffreddato, si poneramo le citrangole o limoncelli dentro una fesina, e disopra si gitterà il zuccaro stemprato, e cotto, che fare avanzato, come si è detto nel confettionar de i bericocoli puntalmente.

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Le tinche perche habbian la lor vera stagione vogliono eser prese del mese di marzo, di aprile, o di maggio, e sono anco più grasse ordinariamente che in ogni altro tempo. Convien che si spacchino, e gli sien cavate le interiora, e sien salate leggiermente, piglisi poi dell'ortica facciasene fuoco che faccia fume, e sopra quel fume tengansi le tinche si che si vengano a seccare che non vengano troppo dire, poi mettansi in un vaso che sien coperte bene sotto oglio. Son molto buone a mangiare, e durano, quanto tempo vorrà l'huomo tenerle. Si mangiano in minestra di lenticchie, in questo modo che quando la minestra è mezza cotta si piglia la tinta cosi bagnata di oglio, e si mette in detta minestra. Et son parimente buone con altre minestre di legumi particolarmente.

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Piccioni che si metton sotto oglio voglion esser de i salvatichi, e convien che sieno spaccati per mezzo, e salati, e seccati al fume di legna, ma avertasi che nel porsi a seccare, non vengano a seccarsi a fatto, e quel che si dice de i piccioni si intende similmente di grue, altri ucelli è carne che così si ha da conservare. Seccati in questo modo, mettansi nella vettina o pignatta dove havran da stare. I piccioni, e tordi, e simili ucelli cosi conservati in ogni tempo son buoni a mangiare, e cotti come l'huom vorrà e particolarmente fritti nella padella con un poco di mosto cotto, e aceto, menta, e petrosemoli.

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I cefali particolarmente han la loro stagione, come già si è detto, dal mezzo settembre fino al mezzo novembre, bisogna lavargli senza scagliargli né aprirgli, e poi cuocergli su la gradella, ma che non sieno finiti di cuocere, poi salargli, e fra l'uno, e l'altro metter del finocchio nel vaso ove si vorrà tenergli, e parimente del sale, e vedasi che lo aceto sia forte, e del migliore. I lucci si scaglino poco, e le orate non deono scagliarsi, ma si ben lavarsi.

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Piglisi zuccaro fino ben pisto, e passato per stamigna, e ponetelo in una scudella con acqua rosa, e muschio, fin che sia liquefatto non però molto, ma che gli resti alquanto del tenente, dopo pongasi di questa mistura sopra le dette cose, metteretelo a cuocere in un forno non molto caldo in tondi di ferro con farina di sotto, acciò non si attacchino, e poi che saran cotte levatele dal forno e raffreddate indoratele.

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Per ogni uovo, sbattuto il bianco e il rosso, va una libra di zucchero pisto con anici, come si vuol, pisti overo intieri e del levito con quanta farina vogliono a far la pasta duretta. Fatta che sia questa pasta convien lasciarla elevare e poi tirarla sottiletta come una pasta di cortello, facendosi grandi e lunghi, come al’huom piace, in pizze over forma di morseletti, e vanno cotti come i zuccherini. Convien per quando son mezzi cotti, cioè fatti bianchi, haver in ordine in una pignatta un bicchier di acqua con la chiara di un uovo ben sbattuta che faccia la schiuma con acqua rosa dentro e ongerne i biscotti con una penna, ego poi haver del Zuccaro fino, e coprir molto bene il bagrar dell'uva con detto zuccaro, e tornargli a cuocere fin che il zuccaro faccia crosta, e così saran fatti.

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Prendete cinquanta bricocole grosse, e sottilmente con un cortello levategli l'ossa di dentro senza far pezzi del bericocolo, poi mondateli, ponetegli dentro una conca di acqua fresca, acciò non perdano il colore, prendasi poi una caldaia di acqua, e mettasi a bollire, nel bel bollire gli metterete dentro i bericocoli, che ci cuocano per duo bolli, poi gli cavarete ponendogli sopra un panno bianco in un canestro, perché scolino bene. Dopo pigliate uno stagnatello dentro, il quale porrete il bianco di uno uovo con la sua scorza, e lo metterete a fuoco con un poco di acqua, e sbattetelo. Prendete poi tre libre di zuccaro di taglio, e tenetelo tanto al fuoco che bolla, e faccia la schiuma. Quando alzerà ben la schiuma, levate lo stagnatello dal fuoco, e schiumate il zuccaro, poi colate il zuccaro con un panno sottile, e rimettetelo allo stagnatello, e quando comincierà il zuccaro a bollire di nuouo, woi vimetterete le bericocole ad una ad una con la cocchiara dentro, ilquale gli tenerete per tre o quattro bolli, tanto che si vengano a incorporar col zuccaro, poi gli levate ponendogli in un piatto, facendo cosi bollir nel zuccaro gli altri fin c'havrete finitigli tutti. Poi piglierete il zuccaro che avanza nello stagnatello, a lo farete bollir fin che fili, e filando lo metterete sopra i bericocoli così cotti, e dopo il giorno dietro gli spanderete ad uno ad uno sopra una tavola al sole, e del zuccaro che avanzerà a i piatti, ne ungerete i bericocoli con voltargli due volte il dì o più secondo che il sole sarà potente, e come saran dorati gli metterete dentro i suoi vasi per conservargli.

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Piglinsi tre rosi di uova sbattuti, e una libra di zuccaro pisto ammassando ogni cosa bene con un poco di farina, e poi farle in forma di zuccarini tondette, e parimente cuocerle al modo che si cuocono i zuccherini.

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L’uova di storione per far caviaro, tanto si faran migliore quanto piu sian nere, convien di nettarle bene, e mondarle da quelle pelligine, e per ogni libra di esse uova, bisogna mettervi un terzo di oncia di sale, e un'oncia, o mezza di pepe ammaccato, di non pisto. Si metteranno poi nel vaso, ove si vorran tenere lasciandovele per una notte, e più. Dopo trattele, e postele sparse su in una tavola che habbia le sue sponde, si teneranno |196r| nel forno honestamente caldo per spacio di un credo o poco più, e trattele, mescolinsi con un cocchiaio di legno, e poi si rimettan di nuovo nel forno, lasciandovisi per quel medesimo spacio un'altra volta, e così andarete facendo fine a tanto che saran cotte e sarà la pruova, se assaggiandone non scopreran più sotto il dente, e saran scemate presso al terzo Questo si potrà venir mangiando di continovo, ma se lo voleste far per conservare non vi anderebbe pepe, che lo farebbe rancido. Di questo da conservar non ve ne parlo, perché sempre se ne truova fatto, ho voluto dirvi di questo da mangiar fresco fresco, perché si puo far alla mano: è cosa che molto diletta.

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Abbiate tre libre di amandole, tre di zuccaro ben piste, e incorporate inteme, ne farete ciambelle o biscotti, come vi parerà, aver tendo però, che alle ciambelle bisogna il naspro di sopra, il quale si fa a un altro modo come segue.

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Prenderete otto uova e le romperete e sbatterete insieme e quanto un guscio di uovo di acqua rosa mescolata insieme. Pigliate poi tre libre di zuccaro di taglio, e pestando sottilmente e mescolando con l'uova e acqua rosa, pigliate farina e impastate con l’uova e zuccaro per quanta farina ce ne entra . La pasta vuol esser molle e lavorativa, e ponetela a cuocere al forno overo allla tiella con farina sotto e testi disopra.

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Habbiate cinque oncie di zuccaro, e ponetelo dentro una cazzuola con tanta acqua rosa che il zuccaro sia ben bagnato, e si converta in acqua, dopo habbiate diece oncie di amandole monde, e tagliategli a lungo in modo che i pezzi sieno a guisa di pignuoli. Ponerete la cazzuola con detto zuccaro, e acqua rosa al fuoco lento, fin che bolla. Ponerete poi le dette amandole dentro, e con una mescola andarete voltando tanto che bolle, e quando non si attaccaranno alla cazzuola più, sarà segno che son cotte. Dopo habbiate un tavolino bagnato, e mentre son così calde le stenderete a modo di pizze tonde di quella grandezza che vi piacerà.

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Voler fare un buon piatto di maccheroni pigliate due fogliette di latte di capra o di vacca, e habbiate farina bianca la quale impaste rete col detto latte tirandone sfogliate sottili come se si volesse far tagliolini ma un poco più larghetti. Mettansi a cuocere in una caldara quando l'acqua più bolle salata primi. Quando son cotti cavinsi ne i piatti, havendo prima fatto grattare più presto dure che fresche e cannella ben pista e zuccaro quanto vi parerà conveniente, ogni cosa incorporando insieme con che si incascieranno i maccheroni secondo che si veneran cavando ne i piatti.

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Ogni tre uova sbattute vogliono una libra di zuccaro di madera pisto e un'oncia di cannella fina pista e bene spolverizzata con un gruno di muschio, e far la casa della farina mettendovi ogni cosa dentro mescolandosi molto bene con manco farina che si può, facendosi in forma di morselletti, e deono cuocersi al modo de i biscotti e ravioli con fuoco adagio. Si cocerebbon meglio quando sfornato il pane si mettesser nel forno: quando faran cotti creperanno.

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Habbiansi libre tre di zuccaro di taglio, quattro once di cannella fina, e mescolate un pezzo insieme pistate sottilmente, piglisi una libra di acqua rosa e pongasi dentro una scutella dentro la quale metterete a poco a poco il zuccaro e la cannella sempre menando, e come il zuccaro e cannella saran stemprate con acqua, si piglierà farina fina, e si metterà a poco a poco l'acqua pur sempre menando, fine a tanto che si faccia pasta da lavorare i mostacciuoli, avertendo che la pasta vuol esser piu tosto molle che tosta, e gli potrete cuocere come gli altri di amandole.

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Pigliate libre tre di zuccaro pisto, e ponetevi una libra di acqua rosa, di cannella pista tre oncie, di gengevere, di pepe, e di garofali una quarta di oncia tutte ben piste, e parimente una noce moscata, dopo tutte queste cose si han da incorporare con tanta quantità di farina quanto basti a far pasta un poco duretta, e di essa faccinsi i mostaccioli, i quali ponerete a cuocere al forno a fuoco lento dentro la tiella.

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Prendansi libre tre di amandole e facciansi scaldare e mondare, e pongonsi a molle in acqua frresca, poi si pigli zuccaro di taglio libre tre di cannella fina oncie quattro, il qual zuccaro e cannella farete pistar insieme, e dopo pisterete le amandole separatamente con pistello nel mortaio in modo facendosi nel pistarle che le arnandole non facciano oglio. Dopo le mescolerete con detto zuccaro, e cannella, e cosi farete per tutta la quantità che ne vorrete impastandole co'l zuccaro e cannella respettivamente secondo la quantità detta e se vi paresse di mettervi muschio, ve ne potrete inserir nella pasta quella quantità che vorrete. Di questa pasta voi farete i mustacciuoli ponendogli a cuocer nella tiella di fezze ungendola sottilmente di sotto di oglio e sì poco che non non ne senta, e se gli darà sopra fuoco leggiero accioché non abbrusci e disopra testi caldi e cotti che sieno; si potranno indorare overo inorpellar di bianco.

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Abbiate corgniali che sieno ben maturi e rompansi in una pignatta con le mani, e poi mettete nella medesima pignatta una quantità agresto nuovo, assai peuere, e molto sale, e si metterà a bollir la pignatta un'hora almeno poi passinsi per il setaccio, e questo sapor che ne uscirà conservarete bene in vaso vitreato, ove si metta zuccaro, e specie a giudicio di chi lo farà.

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Ponendo il pesce in una gradella a cuocere o su la bragia o arrosto in altro modo, sarà singolare se sopra havrà del seguente sapore, detto cordiale, che si fa in questa maniera. In agresto, e sapa per ugual portione sbattansi dentro duo rossi di uova con zafferano, e mostrinsi al fuoco fin che se ne faccia corpo, ma poi gettisi sopra quel pesce che cocerete, con zuccaro, e cannella sopra, volendovi il dolce.

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Volendo voi far dui bei piatti di strufoli, piglierete vinti uova di gallina delle piu fresche, le quali farete sbattere molto bene, come se voleste fare una frittata, e habbiasi fior di farina bianca di grano sopra una tavola, e mettasi dette uova in mezzo della farina, e vadansi sbattendo le uova insieme con la farina tanto che incorporata se ne faccia pasta la più tenera che si possa co’l menarla molto bene, fin che alzerà certe vesciche, e poi stendasi e facciasi in pezzi, come se si volessero far zambelle picciole, e quei pezzetti stendansi, sopra una tavoletta come quando si fan le zambellette più sottili che si può a similitudine di vermicelli, e taglinsi a minuto che vengano a rimanere quadretti e non tondetti dapoi cuociansi con strutto di porco. Mettete lo strutto in una cocchiara di ramo, e habbia un fuoco chiaro di vampa e facciasi che detto strutto non boglia molto forte, acciò non gli faccia venir rossi, e tengansi voltati sempre ad una mano. Quando vengon disopra è segno che son cotti, e pigliandosi in mano si vedrà che si sfregolano. Convien de mutargli lo strutto spesso a fin che vengano bianchi, essendo cotti bene habbiate in ordine una cocchiara bugiata che riversandoglisi dentro lo strutto cada fuore, e vada in altro vaso, restando gli strufoli asciutti. E quello strutto così caduto in altro ́vaso è buono a farci cuocere altri strufoli mutandosi spesso lo strutto si è detto. Ma avertasi che questo strutto sia grasso e di porco grasso castrato, e vuol esser di quella assogna che sta accanto il fecato e non lardo. Ciò fatto, convien di pigliare una conca di speciaro, dove essi dimenano il mele e per ogni tre uova messe si ha da pigliare una libra di mele e da sé gli strufoli non fossero elevati o ingrossati in sei uova, mettavisi una libra e mezza di mele, come sarebbe a dire in vinti uova vi vanno sei libre e mezza di un poco più di mele, e avertasi che vuol esser di mele bianco, acciò gli strufoli vengano più bianchi e più belli: il mele spagnuolo è il meglio. Bisogna in essa conca dimenarlo con un bastone molto bene, senza allentar mai, come fanno gli speciari in far la chiara, e come gli haverete dimenati un pezzo, gli farete dare il fuogo lentamente se in ogni cinque libre di mele, mettanvisi dui alunni di chiara di uova che sien fresche, perché lo fa venir più bianco. Per conoscer quando sia cotto da potervi metter gli strufoli dentro, facciali la sperienza con pigliar un poco di esso mele e metterlo in una scudella di acqua fresca, se ne anderà a fondo e sarà duretto sarà segno di esser cotto a bastanza. Alhora piglinsi detti strufoli da gittinsi dentro la conca del mele così cotto e con duo cocchiari tengansi spesso voltati, acciò che piglino ugualmente il mele per tutto, e verrete facendoli in pezzi o in alte forme come al’huom piace. Questi si fanno per il più nel tempo del carnevale e si mantengono poi gran pezza oltre.

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Il far delle torte è hormai tanto volgare che non è cuoco o donna che non si sappia accomodare a farne di che sorte l'huom vuole perché dall’una si impara di far l'altra però qui se ne diran di poche forti, e dirò prima della torta del melone. Si piglierà un buon melone di quei che non son molto fatti, ma più tosto mal maturo, e se gli leveran le anime con la sua madre, grattando solamente quel buono che si mangia, prendansi poi otto uova con otto oncie di zuccaro pistato, e otto oncie di cascio fresco, e quattro di duro dolce, e grattisi con un'oncia di cannella pista, un poco di garofali, e pepe, incorporisi ogni cosa insieme, facendosene pasta e torta; e si ha da cuocere come la torta bianca.

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Piglisi del zucchero fino e pestisi in un mortaio, poi habbiasi un uovo fresco nato quel giorno te facciasigli un buco e vadasi scolando la chiara di esso nel zuccaro, vengasi continovamente pistando fin che il zuccaro venga a diventare una pasta, la qual vuol esser più presto dura che tenera. Dopo facciansi imbracciatelle di che sorte più piace. E habbiasi una tiella da far torta che si unga di strutto liggiermente, e con il fior di farina copra i la tiella, e mettasi a cuocere detti zuccherini dandosegli lento fuoco sopra e sotto, e vedansi spesso che non si abbrusciano.

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Habbiasi agresto ben con colato, basilico e finocchio verde se si è in tempo che se ne truovi, se non del secco, e con molle di pane pestisi ogni cosa insieme e si distemperi nel mortaio con agresto e poi si passi per setaccio con un poco di pepe e di zaffarano, pongasi poi in una pignatta, facciasi elevarli il bollo tanto, perche si ingrossi e faccia corpo come la mostarda.

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Habbiate tre libre di amandole ambrosine pelate, e pestate con diece oncie di zuccaro, un'oncia di cannella, sei oncie di acqua rosa con un quarto di pepe, e piste che sieno tutte queste cose bene insieme, piglinsi quattro libre di farina tre oncie di zuccaro, e fino, otto rossi di uova con cinque oncie di strutto con tanto di zafferano, che basti a dargli il colore, e di tutto facciasi una pasta, si farà poi la spoglia sottilissima, e di detto battuto piglisi quanto sia una grossa noce, e si vada stendendo sopra la spoglia sopradetta la qual taglierete col vostro bussolo per attondarle, e frigasi poi con buon butiro o strutto secondo che piu diletterà al gusto, e sopra visi metta del zuccaro nello imbandirle.

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Facciasi la medesima pasta di zuccaro, amandole come di sopra,e pongasi in una catinella con tre oncie di cannella pista, e acqua rosa a vostro giudicio, tanto che possano tenersi, stendete dopo la pasta sottilissima incorporata di zuccaro, di acqua rosa, e fate le forme di detta pasta distesa rotonde, empiendole della detta mistura, e lavorate al giro come vi piacerà, e ponetele al forno a modo delle ciambelle, quando faran cotte, habbiate una cazzuola con zuccaro fino e acqua rosa che habbia dato duo bolli, e calate ad una ad una dette pastadelle in quella acqua, do ponetele nel piatto con zuccaro, cannella di sopra.

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Piglisi della ricotta, dell'uova delle herbe, come nelle uova messe, e speciarie e zuccaro, e pistisi bene ogni cosa poi facciasi una sfogliata di nova, farina, buturo zuccaro, facendosi in forma di pizze, piccole come l'huom vuole, empiendo poi le pizze delle dette compositioni, facendogli a torno merlezoletti, mettendosi poi sopra zuccaro.

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Piglisi una libra di ceci rossi, una libra di castagne monde secche e mezza di nocchie. Bisogna che i ceci sian mondati della scorza a uno per uno, le castagne convien che sien cotte ben monde, poi si ha di pistar ogni cosa molto bene e mondar le nocchie levandogli quella pellicina e pistarle da per sé senza cuocerle, poi piglisi herba persa, herba amara e altre herbe odorifere, e pistisi ogni cosa da per sé e mettasi ogni cosa insieme con una mezza libra di zuccaro, mezza oncia di cannella e un poco di garofali e pepe ogni cosa piste e habbiasi un poco di levito (avertendo che nella stagion calda vi ha da ire manco levito) e disfarlo in un bicchier di acqua e un bicchiere di vino bianco buono che non sia dolce. Si han da incorporare tutte queste cose insieme, e la sera per la mattina, havendo riguardo di far che la compositione non sia molto soda né anco molto liquida, poi con una cucchiara picciolina metterle nella padella in moda che vengano tonde, dove sia buono olio caldo al fuoco e bisogna di andarle rivoltando tanto che vengano rosolate, poi si han da cavar fuore, e haver del mele disfatto in una padella e rivoltatelo dentro perché lo imbevano in un piatto ponedosi poi con zuccaro e cannella sopra per farle venir spongose si può metter qualche cimarella di ortica.

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Pigliate la pasta del marzapane e zuccaro assai e le medesime herbe che vanno in quelle di ceci, e un poco di acqua rosa per amollar la pasta, e un poco di cannella pista si faranno tonde con il gittarla con la cocchiara e aitandola col dito, come quelle de i ceci.

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Prendasi una libra di riso, una libra di zuccaro, una libra di amandole farne latte, poi cuocere il riso e il zuccaro molto bene, e tanto che venga a restar asciutto, poi pigliar del zucccaro pisto farina e acqua, e farne una cosa brodosa, pigliando di esso riso e farne ballottine con un poco di farina a torno, da bagnarle in detta cosa brodosa, e subito metterle nella padella a cuocere, e vogliono esser cotte adagio, che restano bianche; imbandirle con zuccaro solo.

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Piglinsi persiche gialle duraci, che non sieno né troppo mature né troppo acerbe, e mondinsi sottilmente, cacciandosene l’ossa senza romper in tutto le persiche. Prendasi poi tunto zuccaro quanto al peso sarà eguale alle persiche cose disossate, poi si pigli un bianco di uovo, e si sbatta mettendosi in detto zuccaro, avertendo che col zuccaro per ogni libra di esso si metta un bicchier di acqua con un bianco di uovo. Mettasi poi ogni cosa così a bollire fin che faccia la schiuma, sia ben purificato. Dopo bisogna che si lasci alquanto riposare, e poi colarlo; raffreddato poi, convien colarlo, e così raffreddato mettergli le persiche dentro, e così lasciandocele stare a molle fin a quattro dì, e poi pigliare le persiche con detto zuccaro, e farli bollire quanto sarebbe a dire il termine in che si soglion cuocere i caoli verdi, e il dì seguente poi fargli bollire per il medesimo tempo, e un poco più il terzo giorno, poi dargli la cotta tanto che il zuccaro a metterlo sopra un piatto venga a fare i fili e così caldi mettergli ne i vasi, e conservargli Con questa medesima regola si concieran similmente i torsi delle lattughe.

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Alici Anguilla rivolta in pasta reale. Anguilla in adobbo di lampreda, overo di salsa reale Anguille grosse nel tegame alla fiorentina. Anguilla arrosta con farina e zuccaro e lauro intramezzato, la qual farina e zuccaro va dopo mezza cotta sopra. Anguilla di Marta arrosta con cauli verdi sopra. Anguilla stufata nel modo della testa di vitella. Anguille ciriole fatte con salsa sopra, overo agresto. Aligosti ripieni in graticola. Agoni di lago fritti con melangoli forti e zuccaro. Barboni grossi nella graticola con sapor di salsa, ma convien fuggir l'uova Barboni accarpionati. Belicolo di storione in pottaggio Bianco mangiar di lucci fritti Budelorbi Budella di tinche con sugo di melagrane e pepe Cappe da deo in bragia Cappe di San Giacomo fatte di pasta reale Caviale riconcio Calamari in pottaggio fritti Calamari in adobbo. Caperata morella di lucci Caperata Carpioni accarpionati Carpioni fatti con salsa reale Cefalo salpamentato Cefali in graticola Cefali marinati Cefali inginestrata Cefali grosi con savor di bianco allessi Cefali in pottaggio Cefali fritti Chieppe in brodo giallo Chieppe cioè telline in vin dolce Code di trotta grande fritte Code e zampe di gambari fritti con aceto Code di luccio saliprese fritte Code di luccio grande in adobbo Cipolle in forno. Cipolle ripiene. Code di luccio marinate con aglio. Crostate di dattali, prugnoli, prugne e zibibi. Crostate di mele appie, zibibi e pignuoli . Crostate di latte e fegato di pesce. Crostate di anguilla. Crostate di gambari. Crostate di pignuoli e formagio grasso. Cresentina di buturo, torli di uova e zuccaro. Dattali stufati. Dentali in brodetto e fritti e allessi. Fasoli fritti con la scorza. Fegato e latte di lucci stufati. Fegato di ombrina e ranocchie fritte. Ferule racconcie. Fiadoncelli di zibibi e pignuoli. Fiordeligi alla francese. Fiadoni piccioli di formento passato e formaggio. Frittelle di maccheroni. Frittelle di pomi, trasmarino e salvia. Frittelle di pastinache. Frittelle di uova e cascio e fior di sambuco. Frittelle amare con uva passa. Frittelle di pomi e fichi secchi. Frittelle di pesci ignudi. Frittelle di pomi amare. Frittelle impignolate. Frittelle gonfie in graticola Frittate verdi da frati. Frittate verdi con fior di Sambuco, Frittate di caviaro. Frittate con cipolle. Frittate verdi con pignuoli e uva pasa. Frittelle sfogliate ripiene. Frittelle da mondche fredde. Frutti in forma alla tedesca. Frittura. Fragolini. Frittelle di budelorbi con salsa verde. Funghi prugnoli stufati. Funghi porcini giovani nel tegame alla fiorentina. Funghi prataroli piccioli con pan unto come i prugnoli. Funghi porcini fritti con savor de i prugnoli. Funghi di Genova con savor di noci fritti. Gambari ripieni. Gamburi alla tedesca. Gambari di mare allessi con finocchio. Gambari in favor alla francese. Gambari con limoni trinciati. Galane fritte col suo sapore. Galane in pottaggio in più modi. Gelatina di pesce schiavona. Gielo di color di ambra in bocconi. Gelatina di gambari. Gelatina di anguilla. Gengerello con latte. Giozzi di pesciolini con salsa verde. Goi fritti coperti con savor giallo. Gongole asciutte. Granceole in tielle piene satostate. Herbolati alla fiorentina. Inginestrata di uova e fecato di luccio. Latte e milze di lucci fritte con melangoli cannella e zuccaro. Latte e fegato di storione stufato. Lamprede alla portughese. Lamprede coperte di genestrata. Lamprede in graticola coperte di salsa reale. Laccie nella graticola con il suo savor e petrosemolo. Laccie allesse coperte di fiori con il savor di noci. Latterini fritti e marinati. Latteroli in coppo. Linguatte fritte marinate con agresto e petrosemolo. Lucci in sale in pezzi coperti di savor giallo. Lucci grossi nello spiedo con il savor della giotta e aceto sopra. Lucci in adobbo. Lucci allesi alla tedesca coperti di fiori. Lucci in vino alla fiammenga con cedro tagliato minuto. Lucci cotti con i piselli con cannella. Lucci grandi fritti coperti di brugnata con anici. Lumache allesse, fritte con salsa verde. Malige fritte di salvia e rosmarino. Mangiar bianco alla catelana. Mangiar bianco con ombrina over di lucci. Maccheroni rosolati alla fiorentina. Maccheroni alla napolitana con buturo, cannella e formaggio sopra. Maccheroni alla romana. Melaterane di Genova. Merlacci alla tedesca. Mirausto di maccherelli. Mirausto di tonno. Mirausto di sparagi . Mirausto di cefali. Mirausto di pancia di storione Miglioramenti arrosti con zuccaro cannella. Morena in potaggio alla francese. Norena alla pollacca. Offelle alla milanese. Ombrina salpamentata. Ombrina allessa coperta di fiori con sapor di amandole. Ombrina regia in adobbo. Ova messe alla romana. Ova dure spaccate per mezzo piene con savor francese. Ova sode di latte di amandole. Ova ripiene asciutte montegares alla spagnuola. Ova ripiene in herbolate. Ova maritate. Ova sperdute. Ova tenere. Ova affrittellate con mostorda dolce e cascio. Ova di ferole asciutte con pepe e sale. Ova di ferole nel modo di tartufi. Orate cotte nella graticola con petrosemoli e cipolle minute soffritte nel butiro e specie sopra. Orate fritte. Ostreche alla tedesca. Ostreche fritte con limoni tagliati sopra. Ostreche in bragia. Panonto intorno di latte e zuccaro. Pan buffetto di zuccaro e latte. Pandorato. Pan unto con buturo. Pan impepato alla fiorentina. Pasta tedesca in frittelle . Pappardelle alla Romana. Pancia di salmone. Palamide in potaggio. Pancia di lucci grandi cotta su la graticola con aceto, pepe o petrosemolo. Passare in pottaggio alla francese. Passerotti freddi accarpionati. Pastinache con sugo di noce e aglio. Pasta alla tedesca piena del pastume di marzapane. Passere fritte coperte di savor giallo. Pasticci di pesci ignudi. Pasticci di tonno freddi. Pasticci di ombrina freddi. Pasticci di latte e fegato di pesci. Pasticci di pancia di tonno alla francese. Pasticci di tartarughe. Pasticci di prugnoli. Pasticci di sfogliati di mangiar bianco. Pasticci di anguille. Pasticci di barbe di petrosemolo. Pasticci di cavi di latte. Pasticci piccolini di farro alla tedesca. Pastelli discoperti di tartufi o capparini. Pastelli pieni di polpe di storione. Pastelli di mirausto tedesco nel forno rosolato. Pasticci di ombrina alla francese. Pastelli di uova di trutta. Pastelli di crema francese. Pasticci di uva passa, datteli e pignuoli. Pasticci di fecati di ranocchi. Pasticci di tartufi. Pasticci di fava fresca di torli di uova formaggio e crispina. Pasticci di pere cotogne. Pasticci di carciofi. Pasticci di tartufi. Pasticce di prugne dumascene. Pasticci di arbricocoli. Pasticci di mele rose. Pesce di uova ripiene. Pastinache in tocchetto. Pisciolini in tocchetto. Pisciolini e giozzi con salsa verde fritti. Petranciani con savor di noci e aglio fritti. Pice sfogliate catalane. Piccioncini di zuccaro e latte. Piselli alla fiammenga. Pan di buturo. Porchette in graticula coperte di pevere. Pottaggio di maccherelli. Pottaggio di tinche alla francese. Pottaggio di tartarughi. Pottaggio di lucci con aceto cotto vecchio. Pottaggio di seppe alla vinitiana. Ravioli bianchi ignudi. Ravioli alla lombarda. Raine grosse in brodo nero con mandole tagliate sopra. Raine in brodo giallo. Ranocchie fritte con l'agresto. Ranocchie fritte con l'agresto. Ricotte di latte di amandole. Ricotte rifatte. Ritortoli grandi alla milanese pieni. Riso maritato. Ritortoli alla fiorentina pieni di zuccaro e cannella. Rombi marinati con agrefto e petrosemolo. Rombi fritti. Sarde in graticola. Savonea. Schinal seco con aceto rosato e savor di amandole. Spigola nel tegame alla fiorentina. Spigola in forno. Sparagi stufati. Storione in graticola con aceto rosato sopra. Storione allesso con agliata sopra. Storione in pezzi in pignata alla alemana in vernaccia e sugo di melangoli. Storione tagliato minuto fritto nel buturo con il suo sapore. Stacciatine di polvere di Rosmarino. Stacciatine sfogliate. Stacciatine di buturo e zuccaro. Suppe di pere. Suppe di visciole e altre frutte. Suppe di calcinelli. Suppa dorata di buturo. Suppa di prugne secche overo fresche. Suppa di uua passa passata. Tartarette di pasta di marzapane. Tartarette di mangiar bianco. Tartarette di latte. Tarantello dissalato in adobbo. Testa di storione coperta di mangiar bianco con granella di melangole forte. Testa di storione stufuta nel moda della vitella. Testa di ombrina allessa e inginestrata. Testa di tonno coperta di mirausto. Testa di lucci grandi con le faccie dorate in gelatina. Testa di dentale congelatina schiavona. Tegami di fava menata con alige. Telline con zuppe. Tinche rivestite alla francese coperte di salsa. Tinche di monte Rosoli coperte di herbe allesse. Tinche nel tegame alla fiorentina. Tinche alla tedesca. Tinche riverse in tiella con il suo sapore. Tinche fritte con il sugo di melangoli. Tonno inginestrata. Tonno in graticola. Tocchetto di lumache alla fiorentina. Tochetto di pastinache Tocchetto di pesci ignudi . Tocchetto di anguilla. Tortelle de interiori di pesci. Tortelle di pomi in fette alla tedesca. Torta di datteli do pomi. Torta di caviale. Torta di gambari. Torta bolognese. Torte di formento passate discoperte. Torte di pere moscatelle. Torte di riso alte con cannella con fetta sopra. Torte di fascioli con le reticelle sopra. Torta di castagne. Torta di cipolle. Torte verdi. Torta di meloni Torta di sparigi. Torta di ceci rosi. Torte di mele rose, zibibi e pignuoli. Torta di zucca. Torte brusche di code di gambari milze di lucci con altre richieste. Torte di pignoli e olive. Torta di herbolato. Tortelle piccole di rane. Tortelle di sparigi fritti. Torta di visciole. Triglie in graticola. Trotte marinate. Trotte in pasticcio fredde. Trotta salipresa con aceto e pepe. Trotte in brodo alla comasca. Trotte in vino all’ungaresca con fette di pane sotto. Varoli alla tedesca con cipolle Varoli in morelli sotostati. Zenzeverata. Zibibi stufati.

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Farete cuocer il farro ben mondato in brodo grasso e dopo l’esser bene scolato e passato per setaccio, habbiasi della carne di porco più tosto grassa che magra, e levatigli quei nervetti che suole havere cotta molto bene si pesterà con il petrosemolo, e dentro mettansi uova, cannella e zuccaro, con un poco di garofali, pevere, e provatura fresca, e dura, e incorporato ogni cosa insieme, ongasi la tiella con grasso assai, e sopra quel grasso mettanvisi delle lasagne da vento che sara come una sfogliata di sotto, dentro si metta poi la compositione, e come fra alquanto cotta mettasi di sopra delle lasagne, acciò habbia a fare una bella crostatella, e poi sopra zuccaro, cannella, e acqua rosa.

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Azzerole. Arbricocoli Amandole fresche. Biscotti pisani Biricocoli di Siena. Berlingozzi Bracciatelle di latte e zuccaro con farina. Calisoni a figure dorati . Cascio provatura. Cascio marzolino. Cascio parmigiano. Cascio cavallo. Cascio di guaine Cascio raviolo. Cascio maiorchino. Cascio ova di bufala. Cascosse. Capi di latte, Cappari. Carciofi freschi e cotti . Carciofi corti mezzi allessi e poi nella padella con lo strutto. Carciofi cotti ne lmodo di tartufi nella pignatta. Castagne cotte in bragia. Castagne cotte in vino con anici. Ciarabelle corte con zuccaro e uova. Cialdoni. Confetti, ristaurativi in forma di morseletti overo tortelletti. Coriandoli moscati. Cresentina di buturo con torli di uova. Cotognate di più sorti. Confetti di più sorti. Corneline. Coppete. Confettioni siroppate. Fiorita con zuccaro. Fragole con latte e zuccaro Fior di melangole confette. Finocchio fresco. Finocchio confetto. Finocchio fresco abbruscato con vin greco. Frutte sfogliate ripiene. Fulginati. Frutte di varie forti alla vinitiana. Frittelle di monache. Gelatina di cotogni. Gielo di visciole altre frutte. Gioncate. Latte e mele. Lattuca zuccarata . Limonea. Mandole in compostella. Mandole monde. Meloni. Melangoli dolci. Mele appie. Melarose e di altre sorti. Mostracciuoli romaneschi e napolitani. Mostacciuoli di zuccaro. Nespole fresche e siroppate. Nocchie fresche e secche abbruscate. Noci monde nel vin rosso con sale sopra. Olive. Ostreghe fritte coperte di salsa forte. Ostreghe levata una cuscia e datagli una calda nella tiella con melangoli sopra. Pan buffetto con zuccaro e latte. Persichi in cotognata alla genovese e di altra sorte. Pere guaste con fulignati sopra. Pere ruspide. Pere moscatelle, Pere ghiacciuole. Pere francese. Pere pergamotte, Pere caravelle. Pere azzerole. Pere riccarde. Pere papa. Pere cotogne. Pistacchea dorata. Pignoccati freschi. Prugne cou zuccaro. Savor di cotogni. Schiuma e latte. Stecchi. Struffoli alla romanesca. Zengeuerata.

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Animelle fritte nella padella. Animelle stufate. Animelle alla tedesca. Animelle maritate Animelle alla francese. Animelle arrosto. Anatrotti arrosti coperti di brugnata e pignoli mondi. Anatre Stufate alla pollacca. Anatre appastate coperte di mangiar bianco co granella di melagrane sopra. Anudine allessa. Beccafichi arrosti. Beccafichi cotti nelle foglie sotto la bragia. Beccafichi cotti nella tiella con agresta over uva. Beccafichi con pan unto. Beccaccie alla francese con pan sotto per coglier le budella. Bianco mangiar di cappone. Brasciola di vitella stufata. Brasciola con agresto e baselico. Brodo lardiere di tutte le sorti salvaticine. Budella di vitella ripiene alla lombarda. Budella salipresa. Capponi salpamentati. Capponi smembrati crudi e poi cotti in pasticcio. Capponi a pasta e pezzi de vitella nella vernaccia e presciuto minuto. Capponi arrosti appastati freddi. Capponi coperti di mangiar bianco e granella di melangole sopra. Capponi grassi allessi con fette di pane sotto, e cinghiale in ongaresso. Capponi cotti in vino all’ungarefca da mortadelle. Capponi coperti di anolini, overo maccheroni, o altre sorte di paste. Capponi coperti di ginestrata. Capponi alla tedesca con vin dolce con macis. Capponi senza osso con mortadelle di fegato. Capponi infracassa alla francese. Capponi freddi arrosto impastati. Capponi arrosto alla fiorentina con salsa reale. Capponi impastati arrosto con il sapor di cipolle alla francese, overo fatte di cedro. Capponi arrosto con cañuelico sopra, e pere sotto in fette. Capretti interi pieni di beccafichi arrosto. Capretto arrosto con limoni trinciati. Capretto in tocchetto alla fiorentina. Capretto con salsa verde overo reale arrosto. Capretto lesso li quarti dinanzi. Capirota di polpe di pavoni. Capirota alla napolitana. Capirota morella. Capirota con polpe di fagiani e capponi. Carabazata di meloni. Carabazata di cocuzza. Carabazata di petronciani. Carabazata di cipolle. Capi e colli in cipollata. Castrato in cipollata overo nel forno. Castrato lesso overo cotto nel vin dolce con cipolla, e spetiarie. Castrato gingotti arrosto con aglio, salvia, rosmarino. Cervella di porco dorate. Cervella in frittelle. Cervella di vitella dorate. Cervella alla tedesca. Cervella maritate alla francese. Cervella bianco nella padella. Cervella bianche accompagnati con renne di vitella cotte lesse, e poi fritte alla padella. Cervione in brodo nero con anolini confetti. Cigniale in ongaresca impezzi. Coppiette rivolte stufate overo arrosto. Coratelle di polli stufate. Coratelle di capretto alla fiorentina. Coratelle di capretto alla francese piene. Conigli in salmonea. Conigli coperti in salsa uerde. Conigli e lombi di lepre accompagnati, arrosto coperti di pevere sopra. Costole di bue. Cossetto di capriolo coperto di pevere sopra overo cappari. Cossetto di caprio e porco alla francese con limoni trinciati. Code di castrato lesse e poi in graticola con finocchio pitartima e aceto. Crostate di animelle e ceruellate di capretto. Crostate di fegatelli. Crostatc di piccioni e pignuoli sfogliate. Crostate di orecchie, ceruella di porco over capretto. Crostate di cervella. Croce di trippe alla fiorentina. Cresentina di butiro con torli di uova. Dattili stufati. Fagioli di pasta di marzapane. Fagiani freddi smembrati. Fagiani arrosti con salsa reale, over sugo di melangoli forti, zuccaro, e cannella. Fagiani stufati in pignatta con presciutto tagliato cotti in forno Fagiani in pottaggio con la suppa sotto. Fagiani accompagnati con le polpe arrosto, Fagiani piccioli pieni arrosto. Fegati di vitella in pecchiapotte alla fiorentina. Fegati di capretto garofolati nello spiedo. Fegati di animelle di capretto dorati. Fegati di vitella intieri con le reti di porco. Fegati di polli stufati. Fegati di caprii fritti, e altri modi. Fegati di capponi involti nella rete accompagnati con uccelletti. Fegati di capponi, tomaselle, salciccia gialla in pezzi, e latticini di vitella fritti con zuccaro, Fegati di capretto, e agnello pieni. Fegati di pavone e altri fegati e latticini di vitella con fette di presciutti fritti. Fette di mortadella. Fiadoni di uva, zibibo, e riso. Fiordeligi grandi. Frittelle di maccheroni con fior di sambuco fritte. Frittelle di cervella con uva, zuccaro, e cannella. Frittelle grasse allafFrancese. Frittelle di uova, e cascio. Frittelle di monache. Frappole. Frutte sfogliate ripiene. Frutte in forma alla tedesca. Fracassea di rignoiri pesti sopra fette di pane. Galline d'India arroste, allesse, in piuùmodi. Galline coperte di maccheroni. Galline allesse con del pepe nel brodo. Galline in pastelli a piu modi come i capponi. Gelatina torbida di polpe di capponi, pavoni e pernici. Gelatina di pancia di ruffolatto, overo fette della testa. Gelatina a varii modi, e colori. Gelatina di polpe di capponi. Gelatina con polpe di pernici con foglie di lauro. Germani arrosto. Germani coperti di pevero over di mirausto. Grugni e orecchie di porco allessi e poi in graticola con salsa verde. Herbolati alla fiorentina. Inginestrate di più sorte come di magro. Latticini di vitella fritti con zuccaro, e cannella sopra. Lacchetta di piano over castrato giovane con carne salata allessa. Laccherta di castrato con barbe di petrosemolo e presciutto. Lavori di pasta. Latteroli in coppo caldi, e freddi. Lepri arrosti con savor di visciole over salsa. Lepre in peverone con pignuoli sopra. Lepore in brodo lardiere. Lepore in brodo cerviero. Lepore con le pappardelle alla fiorentina. Lepore allesso con fiori sopra. Lingue di bue salate tagliate in fette. Lingue di vitella dorate. Lingue di vufala. Lingue in adobbo reale overo dorate. Lingue di vitella arrosto. Lingue di vitella stufate alla polacca. Lingue di manzo in adobbo in malvagia, e lombi arrosto accompagnati in detto adobbo. Lingue coperte di pevero arrosti, over con limoni trinciati sopra, o con savor di noci. Lingue di ruffolatto con cipolle, e pere cotogne o cotte sotto lo arrosto. Lonza di vitella calda e fredda con limoni trinciati sopra. Lombi di porco con pitartima arrosto over di caprio. Lombi di caprio in peverata gialla. Lombi di porco domestico con pitartima, arrosto. Lombi di bue alla Alemana. Lombi di manzo in adobbo di malvagia. Lombi di manzo alla tedesca. Mentegares. Miglioramenti in morelli. Miglioramenti freschi arrosto con zuccaro e cannella. Mirausto di lingue di vitella. Mirausto di piccioni e fegatelli e mortadelle ferrarese. Migliacci bianchi alla fiorentina. Migliacci rossi. Mortadelle grosse di fegato in pastello. Mortadelle lucchese tagliate in fetta cotte nella padella in mosto cotto. Mortadelle gialle. Offelle. Ova ripiene di rignonata di vitella alla fiorentina. Oche salvatiche allesse e arrosto. Oche salate allesso. Pasta di marzapane fatta in varie forme. Pan dorato con rignonata di vitella. Pavoni con fette di cedro, e salsa di pago arrosto. Pavoni arrosti in pezzi coperti di savor bianco, e mostarda. Pavoni nella tiella. Pavoni in forno ripieni. Pavoni alla polacca stufati. Papari nella tiella. Papari pieni arrosti con salsa di visciole, overo salsa verde. Pappardelle alla romana. Pappardelle alla fiorentina, Pancia di ruffolatto in peverone. Pancietta di vitella cotta nel forno. Pancia di vitella cotta in forno alla fiorentina. Pancia di vitella ripiena nella graticola. Palombe stufate alla polacca. Palombe nel mirausto. Paracuore alla fiorentina. Pasticcio di ostreghe. Pasticcio di vitella battuta. Pasticcio di vitella fredda. Pasticcio sfogliato di coratelle di polli. Pasticci sfogliati di animelle. Pasticci sfogliati di passerotti. Pasticcio di bue. Pasticcio di anetre. Pasticci di alodole alla francese. Pasticci di arbricocoli. Pasticci pieni di lomboli in adobbo. Pasticci di caprio freddi e caldi alla francese. Pasticci di castrato alla francese. Pasticci di cervella alla francese. Pastelli di cavi di latte. Pasticci di coratelle di polli. Pasticci di carciofi. Pasticcio di datteri. Pasticci di fagiani caldi. Pasticci di lingue di vitella. Pasticci di lodole sfogliati. Pasticcio di mortadelle fresche di fegato, Pasticcio di mele appie. Pasticcio di ostreghe. Pasticcio di passerotti. Pasticci in potta. Pasticcio pieno di polpette. Pasticcio di petti rossi. Pasticcio di piccioni casalenghi spezzati. Pasticcio di piccioni alla francese. Pasticcio di pasta reale pieno di vilanata. Pasticcio di pollastri alla francese. Pasticcio di porco caldo. Pasticci sfogliati di pernice freddi. Pasticci pieni di quaglie. Pasticci freddi di cerviata alla francese. Pasticci di stracciatine alla francese, Patti di vitella in pottaggio reale, overo alla francese. Petti di vitella in pezzi sotostati. Petti di vitella allessi poi soffritti. Petti di vitelli dorati. Petti di vitella in brodo giallo con presciutto, e fetti di pane sotto. Petti di vitella allessi coperti di mangiar bianco. Pernici arrosto nel mirausto in pezzi. Pernici smembrate coperte di salsa reale, over savor francese. Pernici ne i caoli bianchi e cervella ducali. Pernigoncelli arrosti. Pernice in brodo lardiere. Pernice alla alemana stufate nella pignatta. Persciutto tagliato con grani di melagrani confetti. Pizze sfogliate. Piccioni casalenghi pieni trapelle arrosti. Piccioni arrosti alla fiorentina. Piccioni arrosti con aceto rosato. Piccioni in coppo alla fiorentina. Piccioni in bafetta fritti con cedri tagliati sopra. Piccioni stufati alla fiorentina con savor di verzure. Piccioni in ginestrata. Piccioni spezzati in mirausto. Piccioni pieni alla lombarda. Piccioni in biafetta con zuccaro e cannella sopra. Piedi di vitella con zuccaro grattato. Piedi di vitella dorati. Piedi di vitella overo castrato in pottaggio stufati con mosto cotto e uva. Polpette fritte in baffetta over nella tiella in savore. Polpe in brodo nero con pistacchi sopra. Polpe di vitella mongana in tocchetto alla fiorentina. Polpe di vitella mongana calde e fredde. Polpe di ruffolatto con pitartima alla romana. Polpette in savore. Polpe di cappone involte nel mangiar bianco, poi fritte con zuccaro e cannella. Polpe di cappone arrosto, fritte con sugo di limoni, aceto, zuccaro e pevere sopra. Polpe di pavone e fette di mortadelle coperte di salsa verde. Polanche d'India infagianate con salsa di pago. Polanche d'India stufate con presciutto over savor di verzure. Polanche infagianate con savor di verzure o di visciole. Pollastri in baffetta. Pollastri a modi di starnotti con salsa reale sopra. Pulcinelli con aceto rosato sopra. Pollastre alla catelana. Pollastri stufati con agresta e petrosemolo. Pollastri spezzati in pottaggio. Polcinelli arrosto con aceto rosato. Pottaggio di piccioni torresani. Pottaggio di vitella alla fiorentina. Pottaggio di fitella in fracassea all'ungarefca. Pottaggio di piedi di vitella gratinati. Porchetta piena arrosto. Quaglie in pasticcio. Quaglie arrosto con finocchio sopra. Quaglie allesso messe ne i canoli strufolati. Rape armate. Ravioli di polpe di capponi. Ravioli di pasta a piu modi. Ritortelli alla melanese pieni. Ricotte rifatte. Ricotta rifatta nella padella con mosto cotto e zuccaro e cannella sopra. Rondoni con pan unto. Savonea. Salciccia gialla. Salviata. Salciccioni bolognesi. Schiena di bitella arrosto calda e fredda con feta di cedro. Schiena di ceruio salipresa. Schiena di annudine. Sfogliata catelana. Sfogliatelle di mangiar bianco. Sfogliatelle di pignuoli. . Sfogliatelle di presciutto e mortadelle. Somaselle perfettissime. Spalla di castrato ripiena alla francese. Spalla di capretto ripiena. Spalla di vitella rivolta nella rete con cannella e garofali fritti dentro. Spalla di castrato imbroccata con rete, e rosmarino sopra. Starne alla polacca. Starne con melangoli forti, Starne con cavoli. Stiacciatine in sfogliate alla fiorentina. Sommata fresca con fiori di sambuco. Sommata con pan unto e aceto rosato, e cannella sopra. Sommata fresca con una fresca alla fiorentina. Suppa alla lombarda con polpe di capponi e cannella sopra. Suppa con uva passa passata. Suppa capirota francese. Suppa di zibibo reale. Suppa di visciole fresche con zuccaro e cannella. Tartarette di latte e zuccaro. Tartarette di pasta di marzapane. Tartarette di mangiar bianco. Tartarette di latte allafFrancese . ” Tartarette di bianco mangiare alla catelana. Tartarette di carne alla fiorentina. Tartarette di cervella. Testicciuola di ruffolatto fredda. Testa di ruffolatto cotta nel vino e aceto e specie. Testicoli di capretto dorati. Testicciuole di capretto stufate alla polacca. Testicciuota di vitella stufata. Testicciuola di vitella dorata . Testicciole di capretto fritte con salsa verde. Tortelle bianche di fegati e latticini di vitella. Tortelle di cani di latte. Tortelli ne i piatti con zuccaro e cannella. Torta di visciole. Torta con una pergolese. Torta di carne alla fiorentina. Torta furagara alla genovese. Tortelli di coprir allessi. Torta bianca di cialdoncini . Torta di herbe alla francese e Romagnola. Torta di piselli. Torta di Meloni. Torta di Pere. Torta lombarda. Torta bolognese. Torta bianca. Torta inherbolata alla fiorentina. Torta di pere cotogne e altre frutte. Torta di cipolle. Torta di cocuzza marina. Torta di pomi in fette alla tedesca. Torta di pane. Torta di formento passato con anici confetti sopra. Torta di amito. Torta di riso. Torta matta. Tocchetto di vitella alla fiorentina. Tocchetto di capretto. Tortore in brodo lardieri. . Tortore arrosto. Tordi, e salciccia. Trippe lombarde. Vermicelli di buturo. Vermicelli di ricotta. Visciole stufate con le suppe. Visciole in gelo di zuccaro.

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Insalata di anchioe. Allegretti, e fiori di crispini. Bottarghe. Cappari, tartufi, e zibibi. Cappucci alla fiorentina. Crescioni e cime di radici e Cedri. Cipolle cotte con molto cotto. Cicoria bianca. Carote bianche e rosse. Indivia e cime di radicchi, raponzoli, e cedri tagliati minuti. Fiori di bugolosa. Fiori di ramerino. Fior di cicoria. Grumi di lattuca . Herbe e cedri fatti a varie arme e lettere. Lupoli. Lattuca. Menta fiori e capparini. Piedi di castrato con aceto e pevere. Polpe di pavoni con aceto rosato zuccaro e pevere. Radici tagliate a varie figure. Sparragi con uva passa.

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Amito. Agresta. Barbe di petrosemoli. Biete e borragini. Brodetto. Cavoli cappucci, e altre forti. Cavoli bolognesi con le pere cotogne alla fiorentina Cavoli fiori. Carabazzata di meloni, overo zucche. Carabazzata di petronciani. Carabazzata di citrioli overo cipolle. Carabazzata di zucca marina. Carabazzata di torsi di lattuca. Carabazzata di meloni alla spagnuola. Carabazzata di pomi. Carciofi. Cocuzze con agresta calcio e uova. Ceci verdi e secchi di grasso e magro. Fava infranta con cipolle e uva pasa. Farro alla turchesca. Fongbi. Fascioli verdi e secchi. Fiorita passata con zuccaro e acqua rosa. Finocchi bianchi. Ginestrata. Gengarella. Lasagnotti. Meloni. Nagoni. Orzo passato sustantioso. Pignuoli. Puina in tegole soffritta. Pan grattato. Pastume di savonea . Piselli. Peverata. Pappardelle. Riso con torli di uova. Riso alla ciciliana. Riso alla turchesca. Riso maritato. Rape armate. Radici di lattuga in forina di cocuzze. Ravioli alla lombarda. Ravioli di carne. Riso con latte di amandole. Spinaci in savor a più modi. Vermicelli e altre paste. Zucca ripiena. Zucca marina alla spagnuola. Zucche in cipolle.

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Se si havrà un luccio di sei libre, piglinsi i limbi con la pancia ben purgati da spine, e da squamme, poi taglinsi minutamente, e tanto come se si tagliasse lardo per mettere in minestra, piglinsi poi varie herbe odorifere, a particolarmente petrosemolo, e con una libra di butiro le pistarete molto bene, e tutte queste cose ben mescolate insieme si metteranno a cuocere a fuoco lento con sugo di naranci, otto torli di uova, tre oncie di uva passa, un pizzichetto di cannella, un poco di pepe, secondo che giudicherà il buon cuoco convenirgli s |197r| e alquanti garofali, e cuocasi la minestra agiatamente.

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Piglisi una volina di ovo fresco e in un piatto si sbatta forte, tanto che faccia gran schiuma, e piglisi una libra di zuccaro di panetto per ogni volina di uovo, facendola pistar sottilmente e passar per stamegna e la metterette a poco a poco alla schiuma dell'ovo sempre battendo forte con porci un poco di succo di limoncello e tanto di acqua rosa che basti a poter menar l'indaspro che non sia né tosto né liquido. E questo è il bianco e volendolo lionato, vi ponerete tanta cannella pistata che gli dia il colore.

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Prendansi disciotto uova e faccinsi cuocere in modo che vengano alquanto dure onde si possan mondare dalla scorzi, e cosi calde facciansi mondare e passar subito per stamegna, che se forsero fredde non si potrebbon pasare, e dentro visi metta una libra di zuccaro pista, e manco di mezza oncia de cannella, un poco di garofili, e un pocchetto di pepe, e mezza provatura, overo mezza libra di ricotta, e pistinsi e piglinsi delle herbe odorifere cioè, menta, persa, serpillo, e simili, ma non in gran quantità avertendo che ivi sian messe a foglia a foglia pistandosi solamente le foglie, poi incorporisi ogni cosa insieme, facendole tonde al modo delle pappardelle, mettendovi ove sbattute come se si volesse fare in frittata con zucchero dentro un poco di farina, e far al modo delle cepole, cocendole nello strutto con zuccaro e cannella sopra.

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Si fa la pasta al modo di quella de gli strufoli impastandosi un poco più duretta mettendovisi del zucchero pesto e spolverizzato. Dopo che sia ben questa pasta ammasata, tirinsi le sfoglie più sottili che si può, e con una speronella se ne han da far pezzi lunghi come un mezzo foglio di carta o poco meno, per il traverso della lunghezza andargli facendo tagli lunghi che non finiscan di tagliar tutta la pasta e haver un fuso e in esso venir torcendogli accioché quei pezzi così tagliati non si attacchino insiem perché toccandosi si ridurrebbono in una massa, e haver preparato un vaso a modo di schiumarello, il qual si ha da metter al fuoco, con lo strutto al modo che si cuocono gli strufoli, come bolle, pongavisi detta palla di pasta, e tengasi menato dentro essa palla col fuso, accioché venga senza attaccarsi i pezzi insieme a gonfiarsi. Fatti gli accomodarete in un piatto, e acconcisi il mele al modo de gli strufoli ma non sia cotto, e con esso si va melando dette palle. E pongavisi sopra delle viole quattro o sei per palla secondo che vi aggraderà più.

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Piglinsi torli di uova duri e fegatelli di polli cotti su le bragie, poi con aceto forte e mollica di pane ammollata in buono aceto sian queste co se peste con perrosemolo finocchio e basilico e con zucchero, volendosi dolce e forte, e con specie, eStemperata con detto aceto farà cosa eccellente.

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Savor bianco. Savor di visciole. Savor giallo e imperiale. Savor di codogni. Savor ginestrino. Savor di pago. Savor camelino. Savor di noci bastardo. Savor reale. Savor di prugne over persiche. Savor di bricocoli. Savor di uva. Salsa verde. Salsa certosina. Salsa di grano verde. Salsa di finocchio, baselico, nocchie e agresta.

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Poi che i gambari saran cotti allesso, mondasegli solo la coda, lasciandosegli così monda attaccata al corpo, e mettansi a frigere nella padella con butiro fresco, dopo mettasegli sopra aceto agresto, o sugo di pomaranci con alquanto di cannella fina, e diansegli due rivolte nella padella con qualche granello di crespina o di agresta, o di visciole intiere. Quando è poi il tempo levategli dalla padella, lasciandogli, prima che si mangino, star alquanto stufati.

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Sia la anguilla molto ben cotta allesso, e tagliata in pezzi, e o con grasso o con butiro sia minutamente battuta: dopo taglinsi petrosemoli, pignuoli, qualche poco di uva passa, e con cinnamomo gengevere, e pepe, e garofali ben pisti, e minutamente tagliati, farassi compositione, e si verrà stendendo sopra una crosta fatta di pasta che sia ben unta, e quando sia vicina allo esser cotta, piglinsi due oncie di amandole piste, e con agresta, do zafferano pistato il tutto bene, e passato per setaccio sopra di essa distendasi pian piano, poi si finisca di cuocere. Con questa medesima regola si porrà far anco, torta di lucci, e altri pesci, ma più specie, per rispetto della sanità, si metta nelle torte di pesci che in quelle di carne, o pur senza l’uno, e l'altro per esser il pesce humido, e si viene a medicare con simile speciarie che sono aromatice e secche.

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Si han da mondar le pera, levandosegli quel di mezzo, e la scorza, e pistate si han da passar per stamegna il resto della compositione, e cuocerla come quella de i meloni. Le mele appie si abbruscheranno, overo stuferanno in una pignatta con un poco di zuccaro, e poi pistarli, e far come le pere.

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Rendansi le polpe di questi uccelli, o carne che si vuole, con tutto il resto di essi ucelli che sien atte a poter pestarsi; e cotte allesso, si faran pistare bene con tre o quattro fette o piu, secondo la quantità della carne, ammollate nel brodo di esse con una libra o più di medolla di bue, e un poco di strutto, e vi saran anco buone diece amandole o qualche pignuolo. Queste cose si faran pistar molto bene con un poco di brodo, e passate per Stame= gna viaggiongerai fino a cinque provature marzoline non molto fresche, ne molto stantive ova, pepe e cannella, e qualche poco di formaggio piacentino grattato con qualche poco di una passa, e zafferano tanto quanto gli dia colore, e incorporate tutte queste cose insieme, e mettendovi un poco di acqua rosa con una libra e più di zuccaro che vi si ponga supra con butiro, si farà torta, cocendosi a fuoco lento, come si è dato ordine nel cuocere dell'altre.

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Piglisi una ricotta e si pisti molto bene, poi piglinsi quattro overo sei alumi di uova secondo che si vorrà far grande, e un poco di lacte; e con mezza libra di zuccaro incorporisi ogni cosa e si cuoca come la torta bianca.

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Piglisi delle biete, e pistinsi facendone succo di quantità di un buon mezzo bicchiero, similmente si sarà succo di persa romana un quarto in comparatione del sugo delle biete, e un poco di succo di petrosemoli, meno di quel della persa. Si havrà prima in ordine la compositione che va nella torta di pera o di meloni, e subito che fia in ordine il sugo, incorporare insieme ogni cosa, e cuocerla al modo delle altre torti.

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